Home Blog Pagina 177

Vampire Academy: i vampiri vanno al college

Sulla fortunata scia delle saghe di vampiri inaugurata dalla trilogia di Twilight, nei romanzi della scrittrice americana Richelle Mead arriva Vampire Academy, i vampiri approdano al college: qui si intrecciano le vicende di Rose Hathaway, una dhampir ovvero metàvampira e metàumana e l’amica Lissa Dragomir, una principessa vampira che ha il compito di proteggere in quanto discendente della stirpe reale dei vampiri Moroi.

“Non so nella vostra, ma nella mia scuola siamo un po’fuori di testa… Molti di noi stanno svegli tutta la notte e ci crediamo tutti immortali…ammesso che si sopravviva al diploma!”

La coppia di ragazze dovrà affrontare i pericoli celati nella St. Vladamir Academy minacciata dagli strogoi, una razza di vampiri malvagi e immortali, mentre studiano e affrontano le difficoltà tipiche di ogni ambiente scolastico. La situazione si complicherà ulteriormente quando Rose si innamorerà del suo aitante istruttore/mentore, il dhampir Dimitri che nel frattempo la allenerà per renderla una degna guardia del corpo per la principessa Lissa. Rose sarà in grado di gestire pericoli, sentimenti e pensare all’incolumità della sua migliore amica?

Vampire Academy si presenta con tutti gli ingredienti possibili per essere un cult fra gli adolescenti: storie di vampiri, pericolosi intrecci amorosi, una buona dose di ironia, enigmi da risolvere e un pizzico di azione con un’atmosfera fra il dark alla Twilight, i misteri e l’ambientazione scolastica “magica” che ricorda la saga del maghetto Harry Potter e i combattimenti e l’umorismo della popolare serie tv Buffy L’ammazzavampiri.

Vampire Academy teaser poster animato

0
Vampire Academy teaser poster animato

E’ on line il primo teaser poster animato di Vampire Academy, la nuova storia ambientata nel mondo dei vampiri diretta da Mark Waters e con protagonisti Zoey Deutch, Lucy Fry, Sarah Hyland, Olga Kurylenko e Joely Richardson con la partecipazione straordinaria di Gabriel Byrne.

Vampire Academy teaser poster animato :

Il film uscirà il 14 febbraio 2014 e di seguito trovate la trama:

Rose Hathaway (Zoey Deutch) è una diciassettenne Dampira, metà vampiro metà umana, che ha il compito di proteggere Lissa Dragomir (Lucy Fry) una ragazza Moroi, ovvero appartenente alla stirpe reale dei vampiri. Dopo un tentativo di fuga, Rose e Lissa vengono catturate e costrette a ritornare all’Accademia dalla quale erano fuggite per imparare a difendersi dagli Strigoi, vampiri immortali e assetati di sangue che minacciano Lissa. Qui Rose intreccia una relazione proibita con il suo affascinante e misterioso istruttore Dimitri Belikov (Danila Kozlovsky).

vampire academy teaser poster animato

Vampire Academy primo trailer ed immagini esclusive

0
Vampire Academy primo trailer ed immagini esclusive

The Weinstein Company ha diffuso online il primo trailer ufficiale ed una serie di immagini in esclusiva di Vampire Academy, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Richelle Mead, diretto da Mark Waters (Mean Girls) e sceneggiato da Daniel Waters.

Vampire Academy trailer

Vampire Academy immagini

VAMPIRE ACADEMY

VAMPIRE ACADEMY

VAMPIRE ACADEMY

Il film uscirà il 14 febbraio 2014 ed ha come protagonisti Zoey Deutch, Lucy Fry, Sarah Hyland, Olga Kurylenko, Joely Richardson e Gabriel Byrne. Di seguito trovate la trama:

Rose Hathaway (Zoey Deutch) è una diciassettenne Dampira, metà vampiro metà umana, che ha il compito di proteggere Lissa Dragomir (Lucy Fry) una ragazza Moroi, ovvero appartenente alla stirpe reale dei vampiri. Dopo un tentativo di fuga, Rose e Lissa vengono catturate e costrette a ritornare all’Accademia dalla quale erano fuggite per imparare a difendersi dagli Strigoi, vampiri immortali e assetati di sangue che minacciano Lissa. Qui Rose intreccia una relazione proibita con il suo affascinante e misterioso istruttore Dimitri Belikov (Danila Kozlovsky).

Vampire Academy primo trailer ed immagini

Fonte: Coming Soon

 

Vampire Academy il teaser trailer

0
Vampire Academy il teaser trailer

È online il teaser trailer italiano della nuova saga sui vampiri che sta appassionando migliaia di lettori Vampire Academy che vede nel cast Zoey Deutch, Olga Kurylenko, Sarah Hyland, Joely Richardson e Gabriel Byrne.

Ecco il video:

[iframe width=”640″ height=”360″ src=”//www.youtube.com/embed/JmvzCIe8_ks” frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

Vampire Academy è basato sul romanzo di Richelle Mead, diretto dal regista di Mean Girls Mark Waters e sceneggiato da Daniel Waters.

Lissa Dragomir, principessa Moroi, vampiro mortale, dev’essere protetta a tempo pieno dalle minacce degli Strigoi, i vampiri più pericolosi, quelli che non muoiono mai. La sua migliore amica e custode, Rose, è una Dhampir, un incrocio fra vampiro e umano. Rose e Lissa, dopo due anni di fuga dal loro mondo per assaggiare un po’ di realtà, vengono intercettate e riportate a St. Vladimir’s, l’Accademia dei Vampiri in cui studiano. Quando ci riescono: perché tra balli e innamoramenti, flirt con i più anziani, fascinosi tutor e conflitti sempre aperti con gli insidiosi Strigoi hanno pochissimo tempo per pensare ai libri.

Vampire Academy Blood Sisters primo trailer del film

0
Vampire Academy Blood Sisters primo trailer del film

Yahoo! ha pubblicato il primo trailer di Vampire Academy: Blood Sisters. Eccolo di seguito.

Il film è basato sul romanzo di Richelle Mead, diretto dal regista di Mean Girls Mark Waters e sceneggiato da Daniel Waters.

Lissa Dragomir, principessa Moroi, vampiro mortale, dev’essere protetta a tempo pieno dalle minacce degli Strigoi, i vampiri più pericolosi, quelli che non muoiono mai. La sua migliore amica e custode, Rose, è una Dhampir, un incrocio fra vampiro e umano. Rose e Lissa, dopo due anni di fuga dal loro mondo per assaggiare un po’ di realtà, vengono intercettate e riportate a St. Vladimir’s, l’Accademia dei Vampiri in cui studiano. Quando ci riescono: perché tra balli e innamoramenti, flirt con i più anziani, fascinosi tutor e conflitti sempre aperti con gli insidiosi Strigoi hanno pochissimo tempo per pensare ai libri.

Vampire Academy Blood Sisters : Olga Kurylenko nel cast!

0
Vampire Academy Blood Sisters : Olga Kurylenko nel cast!

L’attrice Olga Kurylenko è entrata ufficialmente nel cast di Vampire Academy: Blood Sisters, primo film dell’adattamento della serie di romanzi di Richelle Mead e intitolata Vampire Academy.

A rivelarlo è Deadline che annuncia anche il suo ruolo che sarà quello di Korova, direttrice dell’Accademia. Vi ricordiamo inoltre che Vampire Academy Blood Sisters sarà diretto dal regista di Mean Girls Mark Waters. Nel cast del film confermati anche Zoey Deutch (apparsa recentemente in Beautiful Creatures) che interpreterà il ruolo di Rose, ​​Lucy Fry che sarò Lissa e Danila Kozlovsky che interpreterà il ruolo di Dmitri, tutto studenti dell’accademia. Vampire Academy Blood Sisters sarà prodotto da Susan Montford, Don Murphy, Deepak Nayer e Michael Preger.

L’accademia dei vampiri (titolo italiano del romanzi Vampire Academy) è una serie paranormal romance e urban fantasy, scritta dalla scrittrice americana Richelle Mead, e narra le vicende di Rose Hathaway, una dampira di diciassette/diciotto anni che si allena come guardia del corpo della sua migliore amica Vasilisa “Lissa” Dragomir, una moroi. Mentre impara come sconfiggere gli strigoi che hanno invaso la St. Vladimir Academy, Rose intreccia una relazione proibita con il suo istruttore, Dimitri Belikov.

La serie è composta da sei volumi, pubblicati in Italia da Rizzoli a partire dal 2009. A dicembre 2010, la serie aveva venduto più di 4,5 milioni di copie cartacee e ha fatto il suo debutto nella New York Times Best Seller list nel 2008 con la pubblicazione di Shadow Kiss, classificatosi quarto. Anche i romanzi successivi sono comparsi nella classifica, e Spirit Bound si è posizionato alla prima posizione poco dopo essere stato pubblicato.

Tutte le info utili nella nostra Scheda: Vampire Academy: Blood Sisters.

Vampire Academy Blood Sister: nuovo trailer

Vampire Academy Blood Sister: nuovo trailer

Vampire Academy sarà l’adattamento cinematografico del romanzo di Michelle Meard, che vedrà al lavoro diretto il regista di  Mark Waters e lo sceneggiatore Daniel Waters.. Vi proponiamo il nuovo trailer del film, che è stato da poco distribuito online:

http://www.youtube.com/watch?v=T4Boeu30le4

Vampire Academy uscirà il 14 febbraio 2014. Nel cast del film confermati anche Zoey Deutch (apparsa recentemente in Beautiful Creatures) che interpreterà il ruolo di Rose, ​​Lucy Fry che sarò Lissa e Danila Kozlovsky che interpreterà il ruolo di Dmitri, tutto studenti dell’accademia. Vampire Academy Blood Sisters sarà prodotto da Susan Montford, Don Murphy, Deepak Nayer e Michael Preger.

Ecco la trama:

Rose Hathaway (Zoey Deutch) è una diciassettenne Dampira, metà vampiro metà umana, che ha il compito di proteggere Lissa Dragomir (Lucy Fry) una ragazza Moroi, ovvero appartenente alla stirpe reale dei vampiri. Dopo un tentativo di fuga, Rose e Lissa vengono catturate e costrette a ritornare all’Accademia dalla quale erano fuggite per imparare a difendersi dagli Strigoi, vampiri immortali e assetati di sangue che minacciano Lissa. Qui Rose intreccia una relazione proibita con il suo affascinante e misterioso istruttore Dimitri Belikov (Danila Kozlovsky).

Vampira umanista cerca suicida consenziente: recensione del film

0
Vampira umanista cerca suicida consenziente: recensione del film

Presentato a Venezia nella sezione Giornate degli Autori 2023, Vampira umanista cerca suicida consenziente arriva sulla piattaforma IWONDERFULL dal 4 febbraio.

L’immaginario del vampiro sorge dall’incubo, ma da decenni è ormai diventato anche sinonimo di bellezza e fascino. I più cool di sempre sono i protagonisti di Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmusch: raffinati, si cibano di surrogati e sembrano divi da tappeto rosso. In qualche modo hanno fatto scuola, alimentando la deriva adolescenziale che ha come capostipite la saga di Twilight. in cui il racconto di vampiri si fonde con il coming of age. 

La trama di Vampira umanista cerca suicida consenziente

È il caso di Vampira umanista cerca suicida consenziente (titolo tra i più creativi dell’anno) di Ariane Louis-Seize. Potrebbe essere un film di Tim Burton o una nuova puntata della famiglia Addams. Sasha, la giovane protagonista, si rifiuta di uccidere per ottenere la sua dose di emoglobina quotidiana, ed è subito scandalo. La madre va su tutte le furie, il padre cerca di aiutarla, la sorella le impone un’educazione siberiana. Sembra che la situazione non si possa risolvere, finché non entra in scena Paul, un ragazzo eccentrico che susciterà in Sasha emozioni inaspettate.

Vampira umanista cerca suicida consenziente si muove in quella zona grigia tra commedia e brivido, senza mai virare del tutto verso l’horror o il dramma puro. Non ha la forza perturbante di Lasciami entrare (la versione svedese di Tomas Alfredson, ovviamente), ma si distingue per la leggerezza e la simpatia con cui affronta una cronaca giovanile dai toni dark.

Vampira umanista cerca suicida consenziente – Foto Credits Pavlin Shawn

La “vampira umanista” e il “suicida consenziente”

La vera intuizione non è però la “vampira umanista”, bensì il “suicida consenziente”. Dietro il personaggio di Paul si avverte un disagio esistenziale profondo, una difficoltà nello stare al mondo che lo porta a esplorare nuove strade per rivendicare il proprio posto. Il film si rivela così una parabola sulla sensibilità, sul mettersi nei panni dell’altro, sulla negazione della violenza. Essere gentili non è una colpa, ma anzi diventa il motore che trasforma i dannati in santi. Un cinema non moralista, ma morale, che rispetta gli stilemi del genere e cerca di strappare un sorriso in mezzo alla tragedia.

Louis-Seize firma un’opera che si nutre di suggestioni pop e gothic, con un’estetica che richiama i lavori di Tim Burton e la malinconia disincantata di Ghost World. L’ironia e il tono leggero convivono con tematiche più profonde, regalando un’esperienza che sa intrattenere e far riflettere.

Due traumi che si incontrano

Il film si apre con un flashback che spiega la fobia di Sasha per il sangue: da bambina, i suoi genitori avevano pensato di “offrirle” un clown per il suo compleanno, con la sorpresa finale che sarebbe stata lei a morderlo e nutrirsene. Il trauma di quell’evento segna la sua crescita: dieci anni dopo, le sue zanne non si sono ancora sviluppate e si accontenta del sangue delle prede dei suoi genitori, tra la frustrazione della madre. Poi, l’incontro con Paul cambia tutto: un ragazzo emarginato, vittima di bullismo, deciso a togliersi la vita e che si offre a lei come pasto consenziente. La loro relazione, più dolce che sensuale, si sviluppa con naturalezza, portando Sasha a riconsiderare il suo ruolo nel mondo.

Vampira umanista cerca suicida consenziente – Foto Credits Pavlin Shawn

Nonostante il tema macabro, Vampira umanista cerca suicida consenziente evita il melodramma, preferendo un registro ironico e distaccato. La regia di Louis-Seize è elegante e misurata, capace di bilanciare i toni senza mai cadere nell’eccesso. La colonna sonora sottolinea i momenti chiave con un mix di malinconia e vivacità, accompagnando il viaggio interiore dei protagonisti.

Sara Montpetit nei panni di Sasha è perfetta: il suo volto esprime tutta l’insicurezza e il desiderio di trovare una strada diversa da quella imposta dalla sua natura. Félix-Antoine Bénard offre un’interpretazione toccante di Paul, dando vita a un personaggio fragile ma determinato.

Un piccolo inno alla gentilezza, al ribaltamento degli sguardi e delle prospettive, capace di far sorridere mentre affronta tematiche profonde. Una storia di formazione diversa dal solito, con un tocco di umorismo dark e una sensibilità inaspettata.

Vampira umanista cerca suicida consenziente: intervista alla regista Ariane Louis-Seize

0

Presentato alle Giornate degli Autori di Venezia 2023, Vampira umanista cerca suicida consenziente (qui la recensione) di Ariane Louis-Seize ha finalmente trovato un modo per arrivare al pubblico italiano, grazie a IWONDERFULL.

In occasione dell’uscita del film sulla piattaforma il 4 febbraio, abbiamo raggiunto la regista Ariane Louis-Seize, che ha risposto alle nostre curiosità sul film:

-Il film è palesemente figlio di influenze ben precise, il genere vampirismo e quello del teen movie. È un connubio già visto ma che assume una declinazione completamente nuova, come avete lavorato per costruire l’originalità di questa storia e del suo tono?

L’originalità deriva dalla prospettiva: affrontare il vampirismo non attraverso l’orrore o la seduzione, ma attraverso il conflitto morale e la comicità impassibile. Volevo eliminare la grandiosità spesso associata ai vampiri e concentrarmi invece sull’imbarazzo, la moderazione e il peso della tradizione. Allo stesso tempo, gli elementi del passaggio all’età adulta non sono romanticizzati, ma affrontano questioni esistenziali più profonde: alienazione, scopo e cosa significhi appartenere. Penso che l’equilibrio tra umorismo nero, malinconia e momenti surreali mi abbia aiutato a dare forma a un tono che sembra distinto.

-Per il suo Nosferatu, Eggers si è ovviamente ispirato a Muranu, all’espressionismo tedesco e a un cinema molto alto, il risultato è un horror raffinato con tracce importanti di modernità. Inserendo “Vampira Umanista” nella tradizione del cinema di vampiri, il film mi sembra molto più debitore di Herzog e della sua visione dolente e nostalgica del mondo. Con le dovute differenze, cosa pensa di questo paragone?

Adoro questo paragone. Nosferatu di Herzog è un film che si sofferma sul dolore, sul tempo e sulla natura ineluttabile dell’esistenza. Penso che Vampira umanista cerca suicida consenziente condivida una sensibilità simile nel modo in cui rappresenta l’isolamento e l’esaurimento morale. Sasha è intrappolata, non in senso fisico, ma in un limbo psicologico ed emotivo, lottando per esistere alle sue condizioni. Come i vampiri di Herzog, porta con sé un profondo desiderio, ma invece di essere romantico o esistenzialmente tragico, è intriso di uno strano umorismo impassibile. C’è qualcosa di assurdo nel sentirsi così fuori posto nella propria natura, e questa assurdità è, forse, un punto in cui il mio film diverge dalla visione di Herzog.

Vampira umanista cerca suicida consenziente – Foto Credits Pavlin Shawn

-Sara Montpetit e Félix-Antoine Bénard sono irresistibili, come si è svolto il processo di casting? Hanno contribuito a creare i loro personaggi con le rispettive personalità o si sono affidati solo alla scrittura?

Conoscevo già Sara Montpetit dai suoi ruoli precedenti e ho sentito istintivamente che sarebbe stata una vampira perfetta. Ha un’aura di mistero ma anche un’incredibile profondità nel suo sguardo. Domina lo schermo con una performance precisa e minimalista, ed era esattamente ciò che volevo esplorare. Félix-Antoine è stato una scoperta completa durante il casting. Non lo conoscevo prima, ma dalla sua prima audizione, ho avuto la sensazione di incontrare il mio personaggio. In quel momento mi sono tolto un peso enorme dalle spalle.

Poi, quando lui e Sara hanno fatto l’audizione insieme, la magia è avvenuta completamente. Ho visto il tono del mio film, questo mix di umorismo imbarazzante e tenerezza, prendere vita proprio davanti ai miei occhi. Sembravano due strane piccole creature che si conoscevano con cautela, e mi hanno completamente sciolto il cuore. Entrambi hanno un incredibile senso del tempismo e sono stati dei partner creativi straordinari nel creare questa delicata danza tra commedia e tragedia.

Leggi la recensione di Vampira umanista cerca suicida consenziente

-Cosa c’è di tanto affascinante nella creatura del Vampiro che lo rende un soggetto sempre attuale e interessante da indagare con storie e generi sempre diversi?

Il mito del vampiro è infinitamente adattabile perché parla dei più fondamentali dilemmi umani: mortalità, potere, isolamento, desiderio. Ogni epoca lo reinventa per riflettere le proprie ansie. Per me, l’aspetto più interessante è stato esplorare i vampiri attraverso la colpa e la paralisi etica. Cosa succede quando un predatore si rifiuta di predare? Cosa significa vivere per sempre quando ci si sente emotivamente distaccati dalla vita? Eliminando le solite dinamiche di potere del vampirismo, volevo esplorare qualcosa di più fragile: una crisi esistenziale avvolta in zanne.

Oltre all’espressionismo tedesco, i teen movie, i film di Vampiri nello specifico, ci sono in “Vampira Umanista” delle ispirazioni più specifiche e ricercate che magari non sono state ancora portare alla luce?

Oltre alle evidenti influenze di genere, sono stato profondamente ispirato da un mix di musica, fotografia e film di formazione non convenzionali. L’immobilità e la malinconia poetica di Wings of Desire di Wim Wenders sono stati un riferimento chiave, così come Under the Skin di Jonathan Glazer: entrambi i film esplorano figure soprannaturali che osservano il mondo con profondo desiderio ma senza appartenergli veramente.

Per l’umorismo impassibile, sono stato influenzato dal minimalismo di Roy Andersson, in cui i personaggi provano emozioni profonde ma lo esprimono in modi sobri, a volte assurdi. Ho anche guardato lavori fotografici di artisti come Gregory Crewdson, le cui immagini di periferia catturano un’inquietante, sospesa immobilità. La musica, tuttavia, gioca un ruolo importante nel mio processo creativo dalla scrittura alla post-produzione. Sono attratto dalla musica che evoca immediatamente un senso di nostalgia e romanticismo in modo giocoso. Amo anche mescolare suoni di epoche diverse, musica che parla sia al mio istinto che al mio cuore, creando un contrasto emotivo che rispecchia il tono del film.

Vampira umanista cerca suicida consenziente è disponibile sulla piattaforma IWONDERFULL dal 4 febbraio.

Valley of the gods, recensione del film di Lech Majewski

Valley of the gods, recensione del film di Lech Majewski

Valley of the gods è il nuovo film del regista polacco Lech Majewski. L’artista dalla ricca formazione, e i poliedrici interessi culturali, ha finito di girare il film al termine del 2019, che però uscirà il 3 giugno prossimo grazie all’attesa della CG Entertainment a volerlo presentare, proprio per permetterne l’inaugurazione nelle sale cinematografiche e non su piattaforma.

Lech Majewski vanta una carriera che affonda le radici nei meandri della pittura e di cui Busquiat del 1995, e il trittico girato dal 2004 al 2013 (composto da Il giardino delle delizie, I colori della passione e Onirica) ne sono un chiaro esempio di celebrazione.

Nel corso dei decenni ha dunque avuto modo di tracciare sempre più chiaramente il suo stile, assestandosi su un tratto narrativo che rimarca il gusto per il fantastico e che si muove principalmente sul piano del sogno, se non addirittura del metacinema. E Valley of the gods è quasi completamente immerso in questo discorso.

La trama di Valley of the gods

Il film si apre col mostrare la crisi lavorativa e relazionale dello scrittore John (Josh Hartnett), che, spinto dal suo analista, riprende a scrivere raccontando la storia di Wes Tauros (John Malkovich), l’uomo più ricco del mondo, che vive angosciato e annoiato in un castello in compagnia del suo maggiordomo (Keir Dullea), tentando di trovare una donna che sia l’esatta copia della moglie defunta (Bérénice Marlohe).

E, in tutto ciò, su un piano che si potrebbe definire forse più reale, le terre del popolo dei Navajo sono minacciate dall’azienda dello stesso Tauros, delle quali vuole impadronirsi per sfruttarne i giacimenti di uranio.

Tutta la storia si sviluppa quindi su due livelli: John che, perso, devastato dalla fine del suo matrimonio, scrive circondato dai Navajo che gli fanno da sfondo, anche loro aggrediti da un nemico che non si vede, ma che subdolamente attacca ed erode da dentro; e ciò che nasce dalla penna di John, un mondo in penombra a cui accediamo attraverso i suoi sogni notturni. E, con cambi talvolta surreali, i due piani si scambiano e comunicano continuamente, confondendosi e mettendo del tutto in disparte la fluidità della narrazione, proprio perché secondaria.

Lo scopo di Lech Majewski è dichiaratamente quello di parlare dello stesso linguaggio con il quale racconta. Il popolo dei Navajo, apparentemente inerme di fronte alla forza predatoria dello sfruttamento, possiede una ricchezza interiore dall’altrettanto enorme potere creativo, se non addirittura distruttivo. Esattamente come John che – a detta proprio di Wes Tauros – con la sua penna può dare la vita, toglierla o ferire.

E il regista è esattamente questo che mette in scena: la potenza dell’arte, nella sua più profonda spiritualità, che racconta se stessa e quel che è in grado di fare. Poiché, nella sua versione più pura e primordiale, è la sola in grado di mettere l’uomo in dialogo con la propria bellezza.

Valley of the gods, la conferenza stampa con Lech Majewski

Valley of the gods, la conferenza stampa con Lech Majewski

In diretta sulla piattaforma Zoom, è stato presentato in Italia il nuovo film di Lech Majewski: autore eclettico, non solo regista, ma anche scrittore e pittore, dalla carriera più che trentennale e la collaborazione con i più disparati artisti internazionali.

Valley of the gods è stato il suo ultimo lavoro, finito di girare appena prima dell’inizio della pandemia, e che CG Entertainment ha atteso a lungo a distribuire proprio per realizzarne l’uscita esclusiva nelle sale cinematografiche.

Durante l’incontro stampa mediato da CG Entertainment, il regista ha narrato la genesi dell’idea del film e della sua realizzazione. Insieme a lui c’era parte del cast rappresentata da Bérénice Marlohe (Song to song e Skyfall) e Keir Dullea (2001 Odissea nello spazio), che ha regalato un piacevolissimo siparietto iniziale nel quale, per diversi minuti, ognuno dei tre si è festosamente salutato di fronte alla divertita partecipazione di stampa ed esercenti.

Il film è un racconto che si addentra nella mente di uno scrittore (Josh Hartnett), senza curarsi troppo di dettagliati riferimenti cronologici e lineari, la cui vita entra in collisione con l’uomo più ricco del mondo (John Malkovich) che sta per appropriarsi di un vasto territorio appartenente al popolo dei Navajo, per sfruttarne i giacimenti di uranio.

Lech Majewski spiega che l’ispirazione gli è venuta qualche decennio fa. Con Viggo Mortensen stava pianificando i dettagli del film Gospel according to Harry e, nel cercare un paesaggio desertico, si era trovato per la prima volta nella Monument Valley. Il contatto con quella realtà lo aveva lasciato senza fiato, in particolar modo quando era riuscito a entrare in relazione con gli abitanti di quelle terre: «I Navajo sono continuamente proiettati verso gli spiriti dei loro antenati», racconta Majewski, «E in tutto ciò che osservano ne colgono i significati, quello che si nasconde. Nonostante le condizioni di disagio in cui vivono, hanno una vita interiore ricchissima, che li rende persone sempre in pace e in armonia. Con questo film ho infatti desiderato creare uno scontro tra il cinema commerciale, con la sua cultura pop che spesso abusa degli effetti speciali facendone quasi una pornografia, e la mitologia antica. E l’ambientazione scelta per il lussuoso castello con il maggiordomo, ad esempio, è un chiaro riferimento a Batman e al suo rapporto con Alfred».

Ambientazione che fa da eco ai ceti più potenti degli Stati Uniti, prosegue il regista: «Quando stavo scrivendo e producendo Basquiat ho intervistato alcuni dei miliardari più famosi degli USA, e ciò che più mi aveva colpito è che, nonostante abbiano una marea infinita di possibilità, vivono blindati in gabbie dorate, impauriti e protetti da un mondo esterno pieno di pericoli. E gli unici con cui hanno rapporti costanti, sono i loro collaboratori».

Persone fragili e interiormente inconsistenti, proprio come il magnate interpretato da John Malkovich, Wes Tauros. E alla domanda su come sia stato lavorare con l’attore, il regista risponde che gli era stato detto che non sarebbe stato facile: «Secondo alcuni è un tipo intransigente, invece l’ho trovato di una gentilezza rara. Disponibile e umile a qualunque indicazione gli dessi».

Così come per Josh Hartnett, che gli ha addirittura confessato di essere stato ispirato da Basquiat nella scelta di voler fare l’attore.

Viene poi chiesto a Bérénice Marlohe come si sia trovata a lavorare a questo progetto, dopo aver interpretato nella sua carriera – tra gli altri – ruoli in film di Terrence Malick e David Lynch: «Devo stare attenta a quel che dico perché mi sente», dice ridendo, «Mi sono sinceramente appassionata al modo in cui Lech ha affrontato temi così complessi e sfaccettati, proprio com’è lui stesso. Dopo aver letto la sceneggiatura la prima volta, ho pensato che condividessi pienamente il suo punto di vista. Vedere film come Valley of the gods oggi è molto difficile. Penso che sia una sorta di magia dare voce a civiltà dalle radici così preziose e di cui non si parla quasi mai».

La parola passa di nuovo al regista quando gli viene chiesto quale sia il suo rapporto con il cinema italiano. E Lech Majewski svela quanto la sua formazione nasca interamente dall’arte italiana, partendo proprio dalla pittura: «Quando da ragazzo studiavo per diventare pittore, ero rimasto impietrito davanti alla “Tempesta”, il dipinto del Giorgione esposto alla Galleria dell’Accademia di Venezia. Avevo provato la stessa sensazione al cinema per una scena di Blow Up. Ho pensato che se Giorgione fosse stato ancora vivo sarebbe stato Michelangelo Antonioni. Così mi è scattata la scintilla che mi ha fatto scegliere d’iscrivermi alla scuola di cinema».

Il regista rivela che fin da adolescente guardava film in italiano, pur non capendo quasi nulla dei dialoghi. E alla curiosità sull’eventualità di un nuovo film da girare proprio in Italia, risponde: «Mi piacerebbe tantissimo. Ho un debole per Dino Buzzati».

Il film uscirà in sala il 3 giugno.

Valley of the Gods con Josh Hartnett al cinema dal 3 Giugno

Valley of the Gods con Josh Hartnett al cinema dal 3 Giugno

L’uscita nelle sale italiane, posticipata a causa dell’emergenza sanitaria, è confermata: Valley of the Gods, il nuovo film scritto e diretto da Lech Majewski – il visionario autore de “I Colori della Passione” e “Onirica” –  sarà distribuito al cinema dal 3 GIUGNO da CG Entertainment in collaborazione con Lo Scrittoio.

Con il due volte candidato al Premio Oscar John Malkovich, Josh Hartnett (“The Black Dahlia”, “Penny Dreadfull”), Bérénice Marlohe (“Song to Song”, “Skyfall”) e il protagonista di “2001 Odissea nello spazio” Keir Dullea, VALLEY OF THE GODS si presenta come un’esperienza visiva ed emotiva inedita. Il maestro polacco torna ad affrontare con questa opera temi a lui cari come l’amore, la perdita, il sogno e ovviamente l’arte: L’essenza dell’arte è il contrasto. Qui abbiamo un contrasto enorme tra sistemi di valori diversi: da un lato il mondo ancestrale dei Navajo, abitanti della Valle degli dei, e dall’altro quello del magnate Wes Tauros (John Malkovich), l’uomo più ricco del mondo”. “Tutto ciò che accade lo vediamo attraverso gli occhi e le descrizioni di uno scrittore (Josh Hartnett). Non sappiamo se abbia rappresentato la pura realtà o se l’abbia piegata alla sua scrittura. Siamo nella mente dell’artista, e questa è l’idea alla base del film”. Lech Majewski

Lech Majewski ha ricevuto il premio alla carriera al Lucca Film Festival-Europa Cinema 2020 e il premio speciale per la regia al 27th EnergaCAMERIMAGE 2019; VALLEY OF THE GODS ha vinto il premio come miglior film all’International Uranium Film Festival Berlin 2020 ed è stato selezionato in competizione al 53° Sitges Film Festival 2020 e al 44th Polish Film Festival 2019.

La trama

Wes Tauros (John Malkovich), l’uomo più ricco sulla terra e collezionista di arte, vive nascosto dal mondo in un misterioso palazzo, conservando un segreto che lo tormenta. John Ecas (Josh Hartnett), dopo una separazione traumatica dalla moglie, inizia a scrivere la biografia di Tauros e accetta un invito nella sua magione. La società del magnate, che estrae uranio, ha deciso di scavare anche nella Valle degli Dei, violando una terra sacra: secondo un’antica leggenda Navajo tra le rocce della Valle sono rinchiusi gli spiriti di antiche divinità.

Il film è stato co-prodotto da Lorenzo Ferrari Ardicini, presidente di CG Entertainment, e la produzione esecutiva per le scene girate in Italia è stata curata da Clara Visintini. “In questi mesi così complicati CG Entertainment non si è mai fermata: abbiamo proseguito il nostro lavoro di distribuzione, in home video e in digitale. Ora siamo entusiasti di poter tornare in sala e soprattutto di poterlo fare con Valley of the Gods, l’incredibile film di Lech Majewski di cu siamo anche co-produttori. Siamo rimasti travolti dal suo talento, dall’originalità della storia narrata – interpretata da un cast internazionale straordinario – dall’universalità dei temi affrontati e dalla potenza visiva di ogni scena, che sul grande schermo farà spiccare il volo all’immaginazione del pubblico”. Lorenzo Ferrari Ardicini, co-produttore e presidente di CG Entertainment

IL TRITTICO DI LECH MAJEWSKI

La collaborazione tra CG Entertainment e Lech Majewski è iniziata nel 2011, quando la sua fama di artista (poeta, scrittore, pittore, compositore, regista) era nota a livello internazionale –  basti pensare alle retrospettive a lui dedicate dal MOMA di New York o dal Louvre di Parigi –  ma non ancora in Italia. CG decise di distribuire in sala (e successivamente in home video e in digitale) quello che è stato definito IL TRITTICO DI LECH MAJESKI, una trilogia di film ispirati al mondo della pittura e dell’arte: Il giardino delle delizie, ispirato all’omonimo dipinto di Bosch, I colori della passione, con Rutger Hauer e Charlotte Rampling, ispirato a La salita al calvario di Pieter Bruegel, e Onirica, ispirato alla Divina Commedia.

Valley of Love: recensione del film di Guillame Nicloux

Valley of Love: recensione del film di Guillame Nicloux

Una donna cammina lungo una strada soleggiata, poco traffico attorno e un motel appena dietro l’angolo. Siamo in America, in California, lungo la zona che costeggia la fascinosa Death Valley. I telefoni hanno una pessima ricezione e il caldo asfissiante mette a dura prova esseri umani e condizionatori d’aria, spinti oltre i limiti. Ad attendere, in una camera non lontano dal primo lungo piano sequenza, un uomo enorme, ingrassato e sfatto, probabilmente malato. Sono un padre e una madre che si rivedono dopo anni e una separazione traumatica, non tanto per loro che hanno ricostruito le proprie vite, per il figlio Michael, che da adulto prende coscienza del vuoto abissale della vita e si suicida ingoiando una manciata di pillole. Solo, senza il suo compagno di vita, abbandonato dalla famiglia per quasi un decennio (presumibilmente per la sua omosessualità, anche se non è esplicito).

Valley of Love, il film

Prima di lasciare questo mondo, scrive e invia con estrema lucidità due lettere distinte ma sostanzialmente simili ai genitori con le quali spiega le sue ultime volontà. I due dovranno non solo ritrovarsi, dovranno anche visitare insieme – in una data precisa – una serie di luoghi in sequenza all’interno della Valle della Morte, il tutto per una ricompensa solenne: rivederlo faccia a faccia, di ritorno dal mondo dei morti. Guillame Nicloux scrive, dirige e dedica al padre un’opera dolorosa e a tratti grottesca, un viaggio intimo e visionario che tenta di analizzare e scavalcare la sofferenza che ogni separazione si porta dietro. Un malessere che colpisce non tanto i genitori coinvolti, che nel loro momentaneo egoismo hanno il solo scopo di allontanarsi, affonda nella miseria i figli, che si scoprono abbandonati nella vastità del vivere.

Valley of Love

Il sacrificio di Michael, che nel film si uccide con l’intento di riunire il padre e la madre, capovolge il significato della morte. È così che la famosa Valley of Death diventa la Valley of Love del titolo, la valle dell’amore, un luogo oltre l’umano capace di farci scontrare con i nostri fantasmi, le nostre paure e i nostri insormontabili rimorsi. Talvolta abbiamo così tanta fretta di cambiare le cose, di voltare pagina, da distrarci dall’essenza degli eventi, inciampando nell’errore. Da spettatori, ci ritroviamo costantemente dietro le spalle dei protagonisti intenti a seguirli con attenzione e viva curiosità, anche grazie ad una sceneggiatura ben bilanciata.

Se poi i genitori in questione sono sullo schermo Isabelle Huppert e Gérard Depardieu, di nuovo insieme 41 anni dopo I Santissimi e 35 dopo Loulou, il racconto diventa ancor più appassionato. L’attrice francese è sempre statuaria, capricciosa e severa, capace di fulminare gli elementi con lo sguardo pur conservando – segretamente – una scintilla di dolcezza per chi lo merita. Depardieu, goffo e appesantito, è particolarmente ispirato e colleziona un’interpretazione di spessore come non regalava al suo pubblico (e alla sua carriera) da tanto. Un film tecnicamente semplice, lineare, ma con numerose sfumature e un sottotesto complesso, che nonostante i dialoghi un po’ scarni merita più di una visione per essere compreso a fondo.

Vallanzasca – Gli angeli del male: recensione

0
Vallanzasca – Gli angeli del male: recensione

Vallanzasca – Gli angeli del male racconta un uomo con il lato oscuro un po’ pronunciato. Renato Vallanzasca è un rapinatore di banche. Lui e la sua banda operano perlopiù a Milano e nell’hinterland, irrompono negli edifici e con fare da film americano, depredano gli istituti di credito. Vallanzasca dice di essere nato ladro, come si nasce biondi o a Roma o Milano e che quindi non ci può fare niente, è la sua natura.

Passa quindi dalla rapina ai rapimenti, entra ed esce dalla galera, alla fine viene arrestato a Roma. Renato è  ha una buona parlantina e davanti ai giornalisti e alle telecamere che stanno riprendendo l’evento dà esempio della sua battuta pronta. E’ anche belloccio, il che gli vale diverse copertine sulle riviste e l’appellativo di “Bel Renè”. In carcere riceve moltissime lettere di ammiratrici, una la sposa, addirittura. Quindi evade per l’ultima volta, e ne approfitta  per andare a Radio Popolare a concedere un’intervista, poi sulla strada per forse ricominciare la propria vita in qualche altro modo, si addormenta, viene raggiunto dalla polizia che lo arresta definitivamente. Vallanzasca è tutt’ora in carcere, dallo scorso Marzo può uscire per lavorare.

Vallanzasca – Gli angeli del male, il film

Michele Placido affronta ancora una volta il decennio più attivo, controverso e vivace della storia italiana: gli anni settanta. Questa volta affronta la biografia di Renato Vallanzasca, scritta a quattro mani con il giornalista di Repubblica Carlo Bonini “I fiori del male”. A differenza di “Romanzo criminale” e “Il grande sogno”, questa storia non è collettiva, ma riguarda un solo uomo, Renato, interpretato da Kim Rossi Stuart, questa volta alle prese con il dialetto milanese, e l’incoscienza apparente con cui attraversa la sua vita. Non esiste una banda a cui portare rispetto e fedeltà, non esiste un gruppo politico di cui rispettare le regole.

Il bel Renè è il re dell’improvvisazione, fa quello che gli viene in mente. Il regista non sembra prendere una posizione giudicante nei suoi confronti, il personaggio Vallanzasca è già controverso di suo, appare come un immaturo effettivamente condannato da un destino già segnato a fare il criminale, anche se senza troppi rimorsi. Il personaggio non si riesce a ben delineare, è un uomo immaturo con la battuta pronta che non si rende conto della gravità delle cose che sta facendo o un lucido criminale che intesse in prigione relazioni e redige trattati di amicizia usando come sigillo il matrimonio con una delle tante ammiratrici? Sono del suo carattere che rimangono un po’ sospesi.

A differenza della storia delle Brigate Rosse e della Banda della Magliana, qui non c’è una parabola. Sia perché Vallanzasca è ancora vivo, ma anche perché effettivamente, non si avverte mai un sentimento di sconfitta o di naturale fine, si tratta semplicemente di un gioco di guardia e ladri in cui alternativamente vince uno o l’altro personaggio. Quello che viene fuori dal film è comunque un ritratto interessante della nostra nazione in quegli anni, con alcune anticipazioni di ciò che sarà. Le copertine dei giornali, le interviste alla radio, la creazione del personaggio Vallanzasca avviene tramite i media che da lì a poco avranno un ruolo principale nella costruzione dell’opinione pubblica. La volontà di rimanere fuori, Placido la sottolinea anche con i piani fissi accentuati che sono presenti in buona parte del film, in cui ha un ruolo importante anche il suono, più  volte usato come connessione tra una sequenza e l’altra e anche in termini evocativi.

La fotografia di Vallanzasca – Gli angeli del male è calda e con molto chiaroscuro, nei momenti drammatici, ossia gli scontri in cui perdono la vita i membri della banda della Comasina di Vallanzasca o i poliziotti, sono invece desaturati e contrastati, forse a sottolineare di essere capitoli importanti per il cambiamento del personaggio. Un capitolo a parte va dedicato poi al personaggio di Enzo, interpretato drammaticamente da Filippo Timi. Una mina vagante nella banda della Comasina, completamente schiavo della dipendenza da droga. Valeria Solarino, che interpreta la prima compagna di Vallanzasca, appare nella prima mezz’ora di film, per poi eclissarsi. La produzione che è dietro alla pellicola è Fox, la stessa di Romanzo Criminale, film e serie. Il che mi lascia ipotizzare che forse ci sia un interesse a tentare la stessa operazione anche con questo personaggio, vedremo.

Valerio Mastandrea: 10 cose che non sai sull’attore

Valerio Mastandrea: 10 cose che non sai sull’attore

Tra i più apprezzati attori italiani vi è Valerio Mastandrea, personalità versatile che negli hanno ha dato vita ad interpretazioni memorabili, ricche di emotività e gentilezza. Apprezzato da critica e pubblico, Mastandrea si è distinto come una delle personalità più influenti nell’attuale panorama cinematografico italiano, continuando a rinnovarsi senza concedersi facilmente, partecipando solo ai progetti in cui crede davvero.

Ecco 10 cose che non sai di Valerio Mastandrea.

Valerio Mastandrea: i suoi film

1. Ha recitato in celebri lungometraggi italiani. Mastandrea debutta al cinema nel 1994 con il film Ladri di cinema, per poi recitare in film come Bruno aspetta in macchina (1996), La classe non è acqua (1997), Viola bacia tutti (1997), L’odore della notte (1998), La carbonara (2000), Velocità massima (2002), Gente di Roma (2003), Il caimano (2006), N – Io e Napoleone (2006), Tutta la vita davanti (2008), Non pensarci (2008), Un giorno perfetto (2008), Nine (2009), La prima cosa bella (2010), Nessuno mi può giudicare (2011), Romanzo di una strage (2012), Gli equilibristi (2012), Viva la libertà (2013), Pasolini (2014), La felicità è un sistema complesso (2015), Perfetti sconosciuti (2016), Fiore (2016), The Place (2017), Tito e gli alieni (2018), Euforia (2018), Moschettieri del re (2018), Il grande salto (2019) e Figli (2020).

2. Ha ricoperto il ruolo di produttore. Nel corso degli anni Mastandrea ha più volte prodotto diversi film, tra cui Good Morning, Aman (2009), L’Aquila bella mè (2009), Pezzi (2012), La mia classe (2013) e Non essere cattivo (2015), per cui è stato apprezzato lo sforzo produttivo, e in seguito i film Fiore (2016) e Ride (2018).

3. Ha esordito alla regia. Nel 2018 Mastandrea esordisce alla regia con il film Ride, di cui ha firmato anche la sceneggiatura. Questo è incentrato su una donna che, rimasta vedova, non riesce a versare lacrime di dolore. Particolarmente apprezzato, il lungometraggio ha permesso a Mastandrea di ricevere la nomination ai David di Donatello come miglior regista esordiente.

valerio-mastandrea-figli

Valerio Mastandrea è su Twitter

4. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Twitter, con un profilo seguito da ltre 196 mila followers. Qui l’attore è solito condividere tweet particolarmente ermetici, con cui esprime la propria opinione sui principali fatti di cronaca.

Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi

5. Sono in ottimi rapporti. Mastandrea è stato fidanzato per diverso tempo con l’attrice Paola Cortellesi, con cui è rimasto in ottimi rapporti anche in seguito alla loro separazione. I due attori reciteranno insieme nel film Figli, scritto da Mattia Torre.

Valerio Mastandrea: chi è sua moglie

6. È stato sposato. Mastandrea è stato sposato con Valentina Avenia, attrice e autrice televisiva. I due hanno avuto un figlio, chiamato Giordano, nel marzo del 2010. Particolarmente riservati, e lontani dai social, i due coniugi hanno raramente rilasciato notizie circa la loro vita privata. Nel 2018, tuttavia, i due attori hanno annunciato la separazione.

Valerio Mastandrea e il monologo “Figli”

7. Il suo monologo diventerà un film. Scritto da Mattia Torre, il monologo figli diventerà un film per il cinema. Il testo fu interpretato da Mastandrea in occasione di un episodio dello show E Poi C’è Cattelan, riscuotendo ottimo successo di pubblico. Il monologo descrive la fatica dell’essere genitore senza sfociare in facili stereotipi.

valerio-mastandrea-twitter

Valerio Mastandrea in Diabolik

8. Reciterà nell’adattamento dell’omonimo fumetto. L’attore sarà tra i protagonisti del film Diabolik, dove avrà il ruolo dell’ispettore Ginko. A ricoprire il ruolo del protagonista mascherato sarà invece l’attore Luca Marinelli, mentre Miriam Leone darà vita al personaggio di Eva Kant.

Valerio Mastandrea e Paolo Ruffini

9. Ci sono state incomprensioni su un loro scambio di battute. Nell’edizione dei David di Donatello del 2014, dove Paolo Ruffini era conduttore, Mastandrea ha dato vita con ad uno scambio di battute che ha fatto ipotizzare molti circa un loro conflitto. In seguito è stata chiarata la natura ironica delle loro battute, fugando ogni dubbio.

Valerio Mastandrea età e altezza

10. Valerio Mastandrea è nato a Roma, in Italia, il 14 febbraio 1972. L’attore è alto complessivamente 183 centimetri.

Fonte: IMDb

Valerio Mastandrea … è faticoso. Ma imprescindibile

Valerio Mastandrea … è faticoso. Ma imprescindibile

La mamma è faticosa.” Dice perentorio il buttafuori Sergej al suo collega Cianca, che gli racconta del suo difficile rapporto con la medesima, in una serata di lavoro come tante, fuori dalla discoteca UFO. I due bizzarri personaggi sono interpretati rispettivamente da Marco Giallini e Valerio Mastandrea e danno vita a una esilarante miniserie comico-demenziale-filosofica in onda su Rai 3: Buttafuori. È il 2006. Torna in mente ora, non solo per la sua ingegnosità, ma perché in effetti, stare dietro alle innumerevoli declinazioni di Valerio Mastandrea è faticoso: il cinema, il teatro, la letteratura, l’impegno civile, il pessimismo, l’ottimismo, Roma e la Roma. Ma lo si fa con piacere, perché si da il caso che sia uno dei più bravi attori italiani in circolazione.

L’ultimo Festival di Venezia l’ha visto protagonista della pellicola di Ivano De Matteo Gli equilibristi, ora nelle sale, in cui veste egregiamente i panni drammatici, ma anche ironici, dell’impiegato statale Giulio, in equilibrio precario sull’orlo dell’indigenza. A Locarno invece, è andato con l’opera seconda di Edoardo Gabriellini I padroni di casa, in uscita il prossimo 4 ottobre. Mentre, sempre a ottobre, lo vedremo nel nuovo film di Silvio Soldini Il comandante e la cicogna.

In circa vent’anni di carriera ha interpretato giovani in cerca di sé, trentenni in crisi, ladri, poliziotti, sindacalisti, scrittori, ex mariti ossessivi, ex pugili depressi, per citarne solo alcuni. I suoi personaggi sono disillusi, pessimisti, tristi, con un disagio, un malessere esistenziale più o meno pronunciato, ma sono anche – quasi sempre – ironici, sarcastici, a volte comici e buffi. Ed è proprio questo mix a renderli unici. Per interpretarli, ha messo a frutto la sua indole da romano doc, fatta di disincanto e pungente ironia, ma in fondo, non priva di un cauto ottimismo. Tuttavia, ha dimostrato negli anni di saper anche prendere artisticamente le distanze da quella romanità che incarna così bene, ma che rischiava di intrappolarlo in un cliché. Così sono nati personaggi come il protagonista de La prima cosa bella di Virzì, o quello di Un giorno perfetto di Ozpetek, che ne hanno rivelato la versatilità.

Oltre a recitare, produce, dirige – finora solo un cortometraggio e uno spettacolo teatrale – e scrive, ma sempre mantenendo nell’atteggiamento quel basso profilo che è dote piuttosto rara nel panorama cinematografico nostrano. Non è da lui auto incensarsi, anzi, semmai il contrario. Partecipa e si spende in opere di registi emergenti. È attore, ma anche cittadino, volto noto che si impegna in iniziative culturali e sociali: presiede la Scuola Provinciale d’Arte Cinematografica Gian Maria Volontè, che offre corsi gratuiti a chi vuole imparate “i mestieri del cinema”; ha collaborato a un documentario sull’Aquila post terremoto e diretto il corto Trevirgolaottantasette riguardo le morti sul lavoro; ha prestato il suo volto per spot pubblicitari a scopo benefico e di sensibilizzazione (Amref, FAO, test HIV); non teme di metterci la faccia, quando c’è da schierarsi e manifestare le proprie idee (a sostegno della legge 194,  del Teatro Valle, del Cinema Palazzo e di altri centri culturali occupati, perché restino tali e non vengano sottratti alla loro funzione, o contro i tagli al FUS).

Valerio Mastandrea nasce a Roma, alla Garbatella, il 14 febbraio del 1972. Frequenta la scuola fino al diploma, poi due esami all’università e lascia gli studi per intraprendere il percorso da attore. Esordisce in teatro nel ’93 e l’anno successivo al cinema, con una commedia di Piero Natoli, seguita da una piccola parte in Cuore cattivo di Umberto Marino. Poi è ospite in alcune puntate del Maurizio Costanzo Show. Ed è il primo incontro con la notorietà.

Nel ’95 entra a far parte della scorta che conduce un ragioniere della mafia e sua figlia da Palermo a Milano per un processo in Palermo – Milano solo andata di Claudio Fragasso. Interpreta Tarcisio: il più fragile del gruppo, il più  giovane, quello con meno esperienza, che guadagna e perde di più da quel viaggio. La sua scena finale è drammaticamente ironica. L’anno successivo, si fa notare nell’esordio di Fulvio Ottaviano, Cresceranno i carciofi a Mimongo.

Ma il primo film a vederlo protagonista indiscusso e a far emergere in maniera inequivocabile il suo talento è l’intelligente e originale commedia Tutti giù per terra di Davide Ferrario (1997). Qui, è estremamente convincente nel dare corpo ai tormenti del giovane Walter, ventenne degli anni Novanta non molto dissimile da tanti ventenni di oggi, senza particolari ideali od orizzonti, a disagio in famiglia e nella società, che mal si adatta al conformismo e vive con apprensione l’imminente passaggio all’età adulta. L’andatura dinoccolata, l’espressione sconsolata e rinunciataria che Valerio Mastandrea dà al personaggio già dicono tutto, ma a rendere il film divertente e godibilissimo sono anche una brillante sceneggiatura e una sapiente regia, che consentono all’attore di dare il meglio di sé in un’interpretazione senz’altro memorabile. La colonna sonora, affidata ai CSI, non poteva essere più azzeccata. Così Valerio conquista il pubblico, specie quello più giovane: impossibile per molti adolescenti dell’epoca non identificarsi, almeno in parte, col suo personaggio. Ma convince anche la critica, che gli assegna il Pardo e la Grolla d’Oro.

Valerio Mastandrea … filmografia

Conferma le sue doti lo stesso anno nella commedia-dramma In barca a vela contro mano, di cui è protagonista nei panni di un giovane laureato in medicina che si trova ad indagare su presunti traffici tra le corsie di un ospedale romano. E non sfigura affatto, accanto ad attori del calibro di Antonio Catania e Maurizio Mattioli. L’atmosfera del nosocomio romano è resa in modo del tutto realistico grazie  alla perizia nelle caratterizzazioni, mentre la trama oltre che divertire, avvince e fa riflettere. Il ’98 è un anno di prove dagli esiti discontinui, ma due sono da segnalare: L’odore della notte di Claudio Caligari e Barbara di Angelo Orlando. In entrambi i film vediamo Valerio Mastandrea affiancato da Marco Giallini inaugurare un sodalizio artistico che li vedrà insieme su molti set e regalerà al pubblico momenti impagabili. La pellicola di Caligari è drammatica e illustra le gesta di una banda di rapinatori, sulla scorta di vicende di cronaca di fine anni ’70, primi ’80.

Il capo è il poliziotto Remo Guerra (Valerio Mastandrea), che lungi dall’essere un fedele servitore dello Stato, riversa al sua rabbia, la sua frustrazione, il suo sentimento di rivalsa e una certa presunzione di superiorità sulle ricche famiglie della “Roma bene”, che deruba e terrorizza con i suoi compagni di borgata. Per lui quelle famiglie sono l’emblema del conformismo perbenista e ipocrita al quale non si vuole arrendere fino in fondo, pur facendone già parte come poliziotto. Ribellione, dunque, ma non più come fisiologica fase adolescenziale, bensì come unico orizzonte nel quale sentirsi vivi. Valerio Mastandrea è perfetto in questa ulteriore declinazione del disagio esistenzial-sociale con deriva violenta. E non manca neppure lo spazio per ironia e sarcasmo.

Di tutt’altro tenore invece, la commedia dai toni surreali e dagli echi letterari diretta da Angelo Orlando, che vede il duo Valerio Mastandrea-Giallini in una prova comica esilarante e stralunata, basata su una situazione costrittiva (i due sono legati a un letto) e claustrofobica (lo spazio è quello di una stanza) e sull’estenuante attesa di un personaggio – la Barbara del titolo. A completare il tutto, una galleria di personaggi improbabili che entrano ed escono dalla stanza.

Nel frattempo, l’attore dà prova di saper incarnare più d’ogni altro della sua generazione la romanità autentica e verace – sbruffona, irridente, al solito ironica, ma anche  tragicamente dolente – anche in teatro. Ottiene infatti una vera e propria consacrazione con Rugantino, commedia musicale di Garinei e Giovannini, ambientata nell’800, che lo vede protagonista nel ruolo già affidato ai grandi Manfredi e Montesano. Accanto a lui Sabrina Ferilli, Maurizio Mattioli e Simona Marchini. Lo spettacolo viene replicato per due anni con grande successo di pubblico. Atmosfere di una Roma che fu si respirano anche nell’ultima opera di Luigi Magni, La carbonara, cui Valerio Mastandrea partecipa unendosi a un variegato cast.

Il nuovo millennio inaugura anche un nuovo sodalizio: quello tra l’attore romano e il regista Daniele Vicari. Infatti, quest’ultimo sceglie proprio Valerio per il suo esordio nel lungometraggio Velocità massima, e gli affida il ruolo di Stefano: inaridito e cinico meccanico, con la passione per la velocità, che modifica macchine nella sua officina assieme al neoassunto Claudio. I due si danno alle corse clandestine. Non può mancare una donna da contendersi. Vicari punta il suo obiettivo sul mondo delle corse, mostrando una capitale per molti inedita e un’umanità squallida, grigia, greve, che cerca di sentirsi protagonista almeno sulle quattro ruote. David di Donatello per la regia. Del cast del film fa parte come attore Ivano De Matteo, che a sua volta esordirà dietro la macchina da presa con Ultimo stadio, avvalendosi della collaborazione di Valerio Mastandrea e lo ritroverà in seguito in Codice a sbarre (2004) e ne Gli equilibristi (2012).

Ettore Scola lo vuole per un affresco di Roma e della sua gente. Partecipa a Lavorare con lentezza di Guido Chiesa ed è nel nuovo film di Vicari, L’orizzonte degli eventi, che però non bissa il successo dell’esordio. Lo ritroviamo ne Il Caimano di Moretti. E poi, da amante del pallone (è indefesso tifoso della Roma) Valerio Mastandrea non si lascia sfuggire un film a episodi sul gioco del calcio, opera prima di quattro registi esordienti (Michele Carrillo, Claudio Cupellini, Francesco Lagi e Roan Jhonson). Così è nel cast di 4-4-2: il gioco più bello del mondo, nei panni di un portiere che vende la gara decisiva dei suoi.

Valerio Mastandrea, il film Notturno Bus

Nel 2007 lo troviamo in due riuscite commedie. La prima è Notturno bus (2007), dove caratterizza al meglio un malinconico e disincantato autista di bus, Franz, coinvolto in un rutilante vortice di eventi dall’incontro con la bella ladra  Leila/Giovanna Mezzogiorno, sullo sfondo di una intrigante Roma by night. La coppia funziona, coadiuvata da ottimi comprimari in un’originale commistione di generi. L’altra commedia, in cui l’attore dà vita a uno dei suoi personaggi più riusciti, è la divertente Non pensarci, di Gianni Zanasi. Il personaggio di Stefano Nardini sembra cucito addosso a lui (che è anche un appassionato di musica). Trentaseienne musicista punk frustrato e sfortunato, che in un momento di crisi esistenziale torna nel natio e operoso nord, a cercare conforto nella famiglia, salvo scoprire che lì tutti hanno problemi anche più grossi dei suoi, e che sembrano fare affidamento proprio su di lui per risolverli. Situazione paradossale, quindi, una famiglia sconclusionata, stravagante, ma alla fine unita da un profondo affetto.

Inoltre, un’evoluzione rispetto ai ruoli precedenti: se infatti finora i personaggi di Valerio Mastandrea erano stati contestatari, ribelli, fieri nemici del perbenismo e del conformismo, chiusi in una loro presunta superiorità, qui il protagonista – che pure parte da questi presupposti e critica aspramente la famiglia – vedrà alla prova dei fatti che questa non è un mondo non così chiuso e lontano da lui, anzi, per certi aspetti è certo più autentico di quello che ha lasciato a Roma. Si troverà a dare una mano per risolvere i problemi reali, anziché limitarsi alle critiche auto compiaciute: un proficuo scambio d’esperienze che prende il posto della mera contrapposizione. Il tutto, sorretto non solo dalla sua magistrale interpretazione – per la quale è candidato al David e al Nastro d’Argento e si aggiudica il Ciack d’Oro – ma da un’ottima sceneggiatura, che lo rende protagonista di gag esilaranti e dà il giusto ritmo all’azione, e da un cast di ottimo livello – basti pensare a Giuseppe Battiston nel ruolo del fratello maggiore. Il film diventerà poi una serie televisiva diretta da Lucio Pellegrini e Gianni Zanasi, che lo vedrà ancora protagonista.

Valerio MastandreaNel 2008 partecipa al fortunato Tutta la vita davanti di Paolo Virzì, tra le prime pellicole a prendere di petto il problema della precarietà tra i giovani, protagonista Isabella Ragonese nei panni di una giovane laureata che trova lavoro in un call center. Virzì ci fa entrare in questo mondo spietato, dominato da un’agguerrita competizione, da ipocrisia e logiche da sfruttamento selvaggio, dipingendolo nei particolari, con personaggi assai vividi. Valerio Mastandrea interpreta il sindacalista che aiuterà la protagonista a denunciare gli abusi commessi dall’azienda. Ma questo è soprattutto l’anno in cui l’attore romano affronta un’ardua sfida. Ozpetek gli affida infatti un personaggio che non ha nulla a che vedere con quelli da lui interpretati finora: è Antonio, l’ex marito ossessivo e violento di Un giorno perfetto.

È un percorso complesso negli abissi della follia umana, anzi, al limite dell’umano, come l’attore stesso ha affermato: “è un personaggio al limite tra l’animale-uomo e l’uomo, un personaggio devastante” ma dal quale, dice, “non mi sono fatto devastare”. Antonio non accetta la realtà – la separazione da sua moglie Emma/Isabella Ferrari, la rottura del nucleo familiare che lo allontana anche dai due figli. La rabbia e il desiderio di possesso e controllo esploderanno nella maniera più devastante. Pur con qualche ingenuità e qualche caduta nel melodramma, specie nelle storie che ruotano attorno alla principale, la vicenda dei due protagonisti non può che impressionare lo spettatore, con un inedito Valerio Mastandrea che brilla in questo ruolo cupissimo, da orco, da incarnazione del male, dando prova di grande versatilità – è premiato con il Golden Graal come miglior attore drammatico. Mentre Isabella Ferrari rende ottimamente lo spaesamento stralunato, lo scollamento da una realtà che nonostante tutte le prove, non riesce a guardare col necessario realismo.

Altro ruolo di simile cupezza, e pari straziante efficacia, dove però la violenza si rivolge più contro sé stesso che contro altri, è quello dell’ex pugile depresso di Good morning Aman, esordio del regista Claudio Noce e primo lungometraggio di cui Valerio Mastandrea è anche produttore  –  “ho dato una mano”, perché “oggi non basta più fare i film solo con la propria faccia”. È la storia di due vite ai margini – l’ex pugile Teodoro e il giovane italo-somalo Aman/Said Sabrie – e di un’inattesa amicizia. Crudo realismo, assenza di retorica, di pietismo; rabbia esibita o repressa, desolazione sono le chiavi del film, che nonostante le buone prove, non ha avuto un gran riscontro.

Valerio MastandreaIl 2010 invece, è l’anno del grande successo che mette d’accordo pubblico e critica. Arriva grazie ad una nuova collaborazione con Virzì, nel suo film forse più personale: La prima cosa bella, ambientato nella sua città natale, Livorno. Con un ottimo cast, tutto straordinariamente in parte: oltre a Valerio Mastandrea, Stefania Sandrelli, Micaela Ramazzotti, Marco Messeri, Claudia Pandolfi. Tutti assieme a colorare una commedia che è un affresco della provincia italiana degli ultimi quarant’anni, che parla di affetti e legami familiari in modo non banale o stereotipato, ma ironico e disincantato e vede il figlio Bruno/Valerio Mastandrea, insegnante quarantenne  perennemente a disagio, introverso e con molti “vuoti” da colmare, fare i conti con la figura dell’ingombrante, esuberante, affettuosa mamma Anna/Ramazzotti e Sandrelli, da cui si era allontanato tanti anni prima. Il risultato fa sorridere e commuove al tempo stesso. Il film fa incetta di David e Nastri: finalmente il nostro ottiene il David di Donatello, con cui sarà premiata anche Micaela Ramazzotti. Nastro d’Argento per Ramazzotti e Sandrelli, ma anche per il miglior film, sceneggiatura e costumi.

Nel 2011 l’attore romano partecipa a diversi progetti, spaziando dalla commedia al dramma – da Nessuno mi può giudicare e  Cose dell’altro mondo a Ruggine. Ed esordisce anche come scrittore con lo pseudonimo di Saverio Mastrofranco, firmando assieme a Francesco Abate il romanzo ispirato dalla vicenda di quest’ultimo, Chiedo scusa.

Quest’anno, lo abbiamo visto in quello che definisce “il lavoro più difficile che ho fatto finora”, ovvero vestire i panni del commissario Luigi Calabresi nel film di Marco Tullio Giordana Romanzo di una strage. Nella ricostruzione storica che Giordana fa della strage di Piazza Fontana, delle indagini e dei processi che la seguirono, dei personaggi che in tutta questa complessa e lunga vicenda ebbero un ruolo, il controverso personaggio del commissario capo della questura milanese esce come avvolto in una nebbia, resta in gran parte oscuro. La morte di Pinelli, che vola dalla finestra della questura, proprio quella dell’ufficio di Calabresi, mentre lui non c’è. La violenta campagna di stampa e d’opinione contro di lui che ne consegue, infine l’agguato di cui rimane vittima. Ma dell’uomo Calabresi, di come viva tutto ciò, sappiamo poco, restiamo distanti, non possiamo approfondire. Forse un eccessivo pudore del regista, che però influisce sulla resa del personaggio: freddo, trattenuto.

Con Gli equilibristi di Ivano De Matteo siamo in tutt’altro ambiente, epoca e situazione, ma c’è anche tutt’altro coinvolgimento: pur nella chiave estremamente misurata, fatta di sguardi più che di parole, mai sopra le righe, qui passa tutta l’emozione necessaria a farci soffrire con l’impiegato Giulio, che sbaglia e paga caro, non riuscendo poi a sopportare il peso economico ed esistenziale di una separazione ai tempi della crisi. Se all’inizio ridiamo amaramente con lui di una realtà cinica, che non perdona, poi viviamo la sua vergogna, il senso d’indegnità che lo portano a chiudersi sempre più in sé. Con lui riflettiamo sul momento che stiamo vivendo e di cui finalmente negli ultimi tempi si parla anche al cinema. Anche se, dice Valerio Mastandrea, “la crisi c’è sempre stata, c’è da quindici anni. Per questo non condivido chi parla di nuova povertà. Ciò che colpisce oggi, invece, è la normalità con cui ci si può sprofondare. Oggi tutto è pronto per tirarti giù. È questa la novità”. Con questa interpretazione si è guadagnato il Premio Pasinetti al Festival di Venezia, dove il film, attualmente nelle sale, è stato accolto con dieci minuti di applausi.

Dal prossimo 4 ottobre lo vedremo invece ne I padroni di casa di Edoardo Gabriellini, assieme ad Elio Germano, mentre dal 18 ottobre sarà nelle sale con l’ultima fatica di Silvio Soldini Il comandante e la cicogna. Nel cast con lui, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Claudia Gerini, Luca Zingaretti.

Chi invece volesse vederlo sul palcoscenico, dovrà aspettare il prossimo febbraio. Debutterà infatti il 14 al Teatro Ambra Jovinelli di Roma con uno spettacolo da lui anche diretto e scritto da Mattia Torre: Qui e ora, in scena fino al 3 marzo.

Valerio Mastandrea e Alessandro Borghi, il cinema attraverso Claudio Caligari – SALTO 2023

Dal 18 al 22 maggio, al Lingotto Fiere di Torino, tanti sono stati gli ospiti che hanno attraversato lo specchio al Salone Internazionale del Libro 2023. Fra questi, Valerio MastandreaAlessandro Borghi, che nella Sala Azzurra al Padiglione 3, moderati da Francesca Serafini, hanno incontrato il pubblico per parlare di Claudio Caligari, in un bell’omaggio al maestro e al modo di fare cinema. Per l’occasione i due attori hanno ripercorso alcune tappe salienti della loro carriera, regalando aneddoti e momenti toccanti. Del regista, scomparso per una malattia nel 2015, Valerio Mastandrea ricorda subito L’odore della notte del 1998, film facente parte di una trilogia apertasi con Amore tossico e conclusasi con Non essere cattivo, ultimo lavoro di Caligari prima di morire.

Il primo a prendere la parola, con la sua ironia, è proprio Mastandrea che in L’odore della notte interpreta Remo, il protagonista: “Io ho fatto Remo solo alla fine”, inizia, “ero stato chiamato per interpretare uno dei compagni del protagonista, tutt’altro personaggio, e ho conosciuto Claudio in quella occasione. Non lo avevo mai visto per intero, quindi quando l’ho incontrato pensavo fosse uno di Ostia e invece mi sono ritrovato davanti un uomo di Arona. E ho detto: Oh cavolo! Era la seconda volta che mi capitava perché avevo visto un altro film, Un’altra vita, di un altro grande maestro, Carlo Mazzacurati, ambientato in una Roma che soltanto un romano poteva conoscere, e quando scoprii che era di Padova mi prese un colpo.

Eppure in queste occasioni capii una cosa importante: come il cinema poteva essere strumento per conoscere le cose, raccontarle anche non essendoci nato dentro.”, prosegue l’attore, “Questo è un grande insegnamento: bisogna immergersi tanto prima di poter raccontare qualsiasi cosa. Tornando al film di Caligari, a venti giorni dalle riprese venni richiamato ed esaminato, e alla fine lui mi voleva chiedere se volevo fare Remo, il protagonista. Ci volevo pensare perché la proposta mi aveva emozionato. Alla fine ho accettato e da lì in poi con Claudio è nato un sodalizio così, come nascono le amicizie tra coetanei, che non sai quando ti sei conosciuto, perché ti sembra che nella tua vita avete sempre camminato insieme. E secondo me quelli sono gli amici con cui riesci a camminare nel presente.”

Claudio Caligari, il suo cinema con Alessandro Borghi e Luca Marinelli

Mastandrea, che con Claudio Caligari ha instaurato un rapporto di amicizia, è stato poi produttore della sua ultima opera, Non essere cattivo, diventato un cult. Proprio come ricorda Serafini, Caligari apprezzava molto Alessandro Borghi e Luca Marinelli, che nel film interpretano rispettivamente Vittorio e Cesare. Ed è proprio il primo a ricordare commosso il suo maestro, che come conferma lo stesso Borghi è stato fra quelli che più gli hanno insegnato la materia cinematografica. “Io sono stato molto travolto dall’aver conosciuto Claudio Caligari. Mi ha dato tanti insegnamenti senza rendersene neanche conto, e questa è una cosa molto bella. Era sempre uno scambio continuo di qualcosa che aveva a che fare con il racconto, con la grande passione di raccontare una storia.”

Valerio Mastandrea
Valerio Mastandrea – Crediti: Musacchio, Pasqualini, Fucilla/Musa

La prima cosa che ho imparato era la necessità di raccontare delle storie, a prescindere da tutto, al di fuori della dinamica del commercio, dei soldi, del tax credit. Io ho fatto dieci anni di televisione brutta e non mi rendeva felice. Facevo delle cose che quando le riguardavo mi vergognavo e non mi facevano stare bene. Poi ad un certo punto sono arrivati prima Stefano Sollima che mi ha fatto fare Suburra e subito dopo il film di Claudio Caligari, Non essere cattivo, una svolta. Ogni volta che ho un nuovo progetto, penso sempre a quello che mi ha insegnato, e lo applico. Io ho un prima e un dopo Claudio”, come “esiste un prima e un dopo Cristo”, gli fa eco il collega accanto.

Mastandrea ricorda anche le parole di Fabrizio Gifuni ai David di Donatello 2023, in memoria di Caligari e del suo saper “stare dentro le storie”: “Per lui doveva essere tutto credibile. Doveva filtrarlo prima lui, verificarne la credibilità.” Subito dopo, per rafforzare le parole del collega Borghi, è stato mostrato un video-saluto di Luca Marinelli, il quale ha omaggiato il regista con un aneddoto divertente ma profondo: “Un giorno, in una scena di Non essere cattivo, andai da Claudio preso da un dubbio sull’atteggiamento del mio personaggio (Cesare ndr). Arrivai da lui spiegandogli le sensazioni che secondo me il personaggio sentiva e tutti i ragionamenti che faceva nei confronti della madre. Ad un certo punto lo guardo, lui mi guarda e mi dice: se Cesare ragionasse così sarebbe un idiota.”

All’inizio pensavo si riferisse proprio a me, ma poi lui mi disse che non dovevo mai giudicare il personaggio che stavo interpretando, perché lui è un pianeta che fa parte di un sistema e sicuramente vuole entrare in comunicazione con un altro pianeta in orbita (che sono gli altri personaggi, in questo caso la madre di Cesare ndr). Questo mi aiutò molto e fu una grande lezione di cinema, molto diretta. E poi, se Valerio Mastandrea, Alessandro Borghi e io siamo diventati una grande famiglia è proprio grazie a Claudio.”

Alessandro Borghi
Alessandro Borghi- Crediti: Musacchio, Pasqualini, Fucilla/Musa

Da Non essere cattivo a Le otto montagne

Inevitabile, verso la fine, il pensiero a Le otto montagne, film di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, che ai David di Donatello 2023 si è portato a casa quattro premi, fra cui quello a Miglior film, oltre a vincere l’anno prima il Premio della giuria al Festival di Cannes. In realtà, Le otto montagne è debitore a Non essere cattivo di Caligari per il rapporto d’amicizia che si è creato fra i due protagonisti. “Ho ragionato molto su questa cosa mentre stavamo facendo il film (Le otto montagne ndr).”, ha detto Borghi, “Lì (in Non essere cattivo ndr), Luca ed io ci siamo uniti, siamo diventati fratelli, e la cosa è rimasta immutata nel tempo. Però poi è successa una cosa molto bella: su quelle montagne è come se avessimo riscoperto la nostra capacità di essere amici. Fino a che punto riuscivamo ad esserlo stando da soli a fare una pausa pranzo in mezzo a un prato. Abbiamo messo a disposizione dei personaggi la nostra amicizia e sarebbe stato stupido non farlo. Abbiamo parlato molto del fatto che Pietro e Bruno sono come noi, lontani, se si considera che io vivo a Roma e lui a Berlino e che, come me e Luca, si vedono una volta l’anno e che hanno, sempre come noi, due visioni completamente diverse della vita.”

Queste differenze enormi ci hanno uniti, e io non riuscirei ad immaginare più la mia vita senza Luca, professionalmente e umanamente. L’altro giorno ho fatto incorniciare una foto emblematica, io, Luca Marinelli e Valerio Mastandrea seduti su un divano a Los Angeles, per promuovere Non essere cattivo di Claudio Caligari, e quando la guardo è incredibile come lì ci siano tre universi diversi, e come questi tre universi riescano ad essere uno soltanto, più grande, quando sono insieme. Ed è la bellezza dell’unione di questo lavoro ma anche dell’amicizia nella sua essenza. Di essere liberi di parlarsi apertamente e dirsi quando le cose vanno bene o male e nell’applicazione del lavoro, prendere tutti quegli elementi e poterli mischiare e mixare, per metterli a disposizione di un’altra storia, è un grande regalo.

Valerio Mastandrea apre il concorso Orizzonti con Nonostante

Valerio Mastandrea apre il concorso Orizzonti con Nonostante

Nonostante, di e con Valerio Mastandrea, aprirà la sezione Orizzonti dell’81. Mostra Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia (Lido di Venezia, 29 agosto-7 settembre) diretta da Alberto Barbera questa sera 28 agosto in Sala Darsena.

A proposito di Nonostante, Valerio Mastandrea, alla sua seconda regia dopo Ride (2018), ha dichiarato: “Aprire il festival è aprire il film agli occhi e al cuore del pubblico. La prendo come un’occasione per liberare una storia che è stata solo mia per tanto tempo e che, spero, diventerà di tutti”.

Nonostante, interpretato anche da Dolores FonziLino MusellaGiorgio MontaniniJustin Alexandre KorovkinBarbara RonchiLuca Lionello, e con Laura Morante, sarà proiettato in prima mondiale nel pomeriggio del giorno di apertura della Mostra, mercoledì 28 agosto, in Sala Darsena, inaugurando il concorso di Orizzonti.

I produttori sono Viola Prestieri e Valeria Golino per HT FilmFrancesco Tatò e Oscar Glioti per DamocleMoreno Zani e Malcom Pagani per Tenderstories con Rai Cinema. La distribuzione italiana è BiM Distribuzione. Musiche originali di Tóti Gudnason.

La trama del film

Un uomo trascorre serenamente le sue giornate in ospedale senza troppe preoccupazioni. E’ ricoverato da un po’ ma quella condizione sembra il modo migliore per vivere la sua vita, al riparo da tutto e da tutti, senza responsabilità e problemi di alcun genere. Si sta davvero bene lì dentro e anche se qualche compagno di reparto si sente intrappolato, per lui ci si può sentire anche liberi come da nessun’altra parte. Quella preziosa routine scorre senza intoppi fino a quando una nuova persona viene ricoverata nello stesso reparto. E’ una compagna irrequieta, arrabbiata, non accetta nulla di quella condizione soprattutto le regole non scritte. Non è disposta ad aspettare, vuole lasciare quel posto migliorando o addirittura peggiorando. Vuole vivere come si deve o morire, come capita a chi finisce lì dentro. Lui viene travolto da quel furore, prima cercando di difendersi e poi accogliendo qualcosa di incomprensibile. Quell’incontro gli servirà ad accettare che se scegli di affrontare veramente il tuo cuore e le tue emozioni, non c’è alcun riparo possibile.

Valerio Mastandrea

È un regista, attore e produttore, nato a Roma nel 1972. Ha lavorato con i più importanti registi italiani (Marco Bellocchio, Valeria Golino, Ettore Scola, Carlo Mazzacurati) vincendo numerosi David di Donatello. Il suo debutto alla regia Ride (2018) è stato presentato al Torino Film Festival. L’opera gli è valsa una nomination ai premi David di Donatello per il miglior regista esordiente e ha vinto il Nastro d’Argento per la migliore opera prima. Ha prodotto l’ultimo film di Claudio Caligari Non essere cattivo (2015). Recentemente ha recitato in C’è ancora domani di Paola Cortellesi (2023), uno dei cinque film italiani con il maggior incasso di sempre.

Valerio Aprea: 10 cose che non sai sull’attore

Valerio Aprea: 10 cose che non sai sull’attore

Rinomato attore italiano, Valerio Aprea si è distinto negli anni per aver interpretato ruoli di rilievo in celebri film italiani. Con il tempo, ha così potuto affermarsi presso un pubblico sempre più ampio, ottenendo anche le lodi della critica.

Ecco 10 cose che non sai di Valerio Aprea.

Parte delle cose che non sai sull’attore

valerio-aprea-twitter

Valerio Aprea: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attore debutta al cinema nel 1998 con il film Piccole anime, per poi recitare in Eccomi qua (2003), Non prendere impegni stasera (2006), Ho voglia di te (2007), Diciotto anni dopo (2010) e Nessuno mi può giudicare (2011), con Paola Cortellesi e Raoul Bova. Ottenuta maggior notorietà, l’attore si è poi ulteriormente affermato grazie a noti titoli come Boris – Il film (2011), Viva l’Italia (2012), con Alessandro Gassmann, e la trilogia Smetto quando voglio (2014), Smetto quando voglio – Masterclass (2017) e Smetto quando voglio – Ad honorem (2017), dove recita accanto agli attori Edoardo Leo, Valeria Solarino, Paolo Calabresi, Stefano Fresi, Pietro Sermonti e Neri Marcorè. Negli ultimi anni ha invece recitato in La profezia dell’armadillo (2018), La prima pietra (2018) e Figli (2020).

9. Ha preso parte a produzioni televisive. Alla carriera cinematografica Aprea ha sempre alternato anche quella televisiva. È infatti nota la sua partecipazione a serie come Ho sposato un calciatore (2005), Il maresciallo Rocca (2005), Buttafuori (2006) e Boris (2007-2010), dove ha ricoperto il ruolo di uno degli sceneggiatori della fiction fittizia. Ha poi recitato anche in Tutti pazzi per amore 2 (2010) e Dov’è Mario? (2016).

8. Ha ottenuto una nomination ad un importante premio. Per il ruolo di Mattia Argeri, latinista ridottosi a fare il benzinaio, Aprea ottiene la nomination come miglior attore non protagonista al premio David Di Donatello. Pur non riportando la vittoria, ha modo di ottenere maggior visibilità, aprendo nuove porte per la sua carriera.

Valerio Aprea è su Twitter

7. Ha un account sul social network. L’attore è presente su Twitter, dove attualmente possiede 8.230 follower. Qui l’attore è solito condividere informazioni sui suoi progetti da interprete, ma anche diverse curiosità nonché pensieri personali sulla società o sulle ultime notizie d’attualità.

Valerio Aprea: la sua vita privata

6. È molto riservato. Pur disponendo di alcuni profili social, l’attore non ha mai permesso che la sua vita privata finisse in mostra su questi. Negli anni si è infatti dimostrato particolarmente riservato, a tal punto che non è dato sapere se abbia una fidanzata o una moglie.

Parte delle cose che non sai sull’attore

valerio-aprea-smetto-quando-voglio

Valerio Aprea in Smetto quando voglio

5. Ha sostenuto diversi provini. Presentatosi ai casting per il film Smetto quando voglio, l’attore ha inizialmente sostenuto il provino per il ruolo di Andrea De Sanctis, e in seguito per quello di Giorgio Sironi. Il regista desiderava infatti capire quale attore fosse più adatto a quale ruolo, facendoli così provare per tutti. Ad Aprea assegno infine il ruolo di Mattia Argeri.

4. È entusiasta del progetto. Nel leggere la sceneggiatura del film, l’attore ha dichiarato di essere rimasto particolarmente sorpreso. Stando alle sue parole, è raro trovare progetti così innovativi e ben pensati oggi giorno, ed è per questo che ha fatto di tutto pur di riuscire a prendervi parte.

Valerio Aprea in La profezia dell’armadillo

3. È la voce dell’animale del titolo. Nel film ispirato all’omonima graphic novel, l’attore dà voce al personaggio dell’Armadillo, che si rivela essere la coscienza del giovane protagonista. Questi lo supporta nei momenti più difficili, ma non manca di rivelare anche un carattere indolente e menefreghista, distaccandosi dalla classica figura del mentore.

Valerio Aprea e Ad Alta voce

2. Fa parte dell’iniziativa Rai. Sul sito di Rai Play Radio, l’attore è presente tra gli attori che hanno prestato la propria voce per leggere alcuni racconti o libri, ascoltabili gratuitamente online. Ciò rientra nel programma Ad alta voce, dove Aprea ha letto alcuni racconti di Alberto Moravia o Guida galattica per gli autostoppisti.

Valerio Aprea: età e altezza

1. Valerio Aprea è nato a Roma, Italia, l’11 aprile 1968. L’attore è alto complessivamente 172 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Valérie Donzelli presenta Main dans la Main

Valérie Donzelli presenta Main dans la Main

La regista francese Valérie Donzelli ha presentato alla stampa festivaliera il suo terzo film, che gareggia nel Concorso ufficiale della settima edizione del Festival internazionale del film di Roma, Main dans la Main. Con lei in conferenza stampa erano presenti i protagonisti del film: Geremie Elkaum e Valérie Lemercier.

Valerian: una nuova foto di Dane DeHaan in attesa del SDCC

0
Valerian: una nuova foto di Dane DeHaan in attesa del SDCC

In attesa del panel di Valerian e la città dei mille pianeti, in programma stasera nella Hall H al San Diego Comic-Con, EuropaCorp rilascia una nuova immagine di Dane DeHaan, protagonista insieme a Cara Delevingne dello sci-fi di Luc Besson, tratto dalla graphic novel francese del 1967 di Pierre Christin e Jean-Claude Mézière.

[nggallery id=2624]

Valerian e la Città dei Mille Pianeti: primo video dal set

È conto alla rovescia per i fan accorsi a San Diego che potranno conoscere nuovi dettagli, indiscrezioni e magari anche un trailer dell’atteso film. Valerian e la città dei mille pianeti, che uscirà il 21 luglio 2017, conta nel cast anche John Goodman, Ethan Hawke, Clive Owen, Rutger Hauer e Rihanna.

Dane DeHaan e Cara Delevingne interpretano Valérian e Laureline, due agenti speciali del governo operativo nei territori umani nel 28esimo secolo, chiamati a mantenere l’ordine nell’universo e a partecipare a un’impegnativa missione sul pianeta intergalattico Alpha.Valerian 1

Fonte

Valerian: un teaser del trailer in arrivo a fine marzo

0
Valerian: un teaser del trailer in arrivo a fine marzo

Sebbene il debutto del trailer di Valerian e la Città dei Mille Pianeti sia atteso per fine mese, in baso a quanto dichiarato da Luc Besson, il regista ha voluto regalare al pubblico un piccolo teaser che anticipa quanto dovremo aspettarci dall’adattamento cinematografico dell’omonima graphic novel.

Nel 2012, è stata annunciata l’intenzione di Besson di realizzare un adattamento cinematografico della serie a fumetti francese Valérian and Laureline, pubblicata per la prima volta nel 1967 e tradotta il 21 lingue. A maggio 2015 Besson, attraverso un tweet, ha annunciato che Dane DeHaan e Cara Delevingne come protagonisti del film. Questo film segna il ritorno del regista al genere space opera, venti anni dopo Il quinto elemento.

Con un budget di circa 170 milioni di dollari è diventato il film più costoso della storia del cinema francese, record in precedenza detenuto da Asterix alle Olimpiadi.

Fonte: Screen Rant

Valerian: un nuovo spot tv ricco di effetti visivi

0
Valerian: un nuovo spot tv ricco di effetti visivi

Ecco un nuovo spot televisivo per Valerian e la Città dei Mille Pianeti in cui vediamo dispiegato un larghissimo uso di effetti visivi. Il film è diretto da Luc Besson e vede protagonisti Dean DeHaan e Cara Delevingne.

Valerian e la città dei mille pianeti, che uscirà il 21 luglio 2017, conta nel cast anche John Goodman, Ethan Hawke, Clive Owen, Rutger Hauer e Rihanna.

Dane DeHaan e Cara Delevingne interpretano Valérian e Laureline, due agenti speciali del governo operativo nei territori umani nel 28esimo secolo, chiamati a mantenere l’ordine nell’universo e a partecipare a un’impegnativa missione sul pianeta intergalattico Alpha.

Valerian: l’emozionante nuovo trailer italiano

Nell’anno 2740, Valerian e Laureline sono Corpi Speciali incaricati dal governo di mantenere l’ordine in tutto l’universo. Seguendo gli ordini del loro comandante, Valerian e Laureline si imbarcano per una missione nella città intergalattica di Alpha, metropoli in continua espansione e dimora di migliaia di specie diverse provenienti da ogni angolo della Galassia. Questa importante e storica città, è sotto l’attacco di un nemico sconosciuto. Valerian e Laureline dovranno combattere contro il tempo per trovare l’origine di questa forza maligna e fermarla prima che distrugga il nostro universo.

Nel 2012, è stata annunciata l’intenzione di Besson di realizzare un adattamento cinematografico della serie a fumetti francese Valérian and Laureline, pubblicata per la prima volta nel 1967 e tradotta il 21 lingue. A maggio 2015 Besson, attraverso un tweet, ha annunciato che Dane DeHaan e Cara Delevingne come protagonisti del film. Questo film segna il ritorno del regista al genere space opera, venti anni dopo Il quinto elemento.

Con un budget di circa 170 milioni di dollari è diventato il film più costoso della storia del cinema francese, record in precedenza detenuto da Asterix alle Olimpiadi.

Valerian: un nuovo poster con i protagonisti

0
Valerian: un nuovo poster con i protagonisti

Ecco un nuovo poster per Valerian e la Città dei Mille Pianeti, diretto da Luc Besson, in cui compaiono i due protagonisti Cara DelevingneDane DeHaan.

Il primo trailer di Valerian e la città dei mille pianeti

Valerian e la città dei mille pianeti, che uscirà il 21 luglio 2017, conta nel cast anche John Goodman, Ethan Hawke, Clive Owen, Rutger Hauer e Rihanna.

Dane DeHaan e Cara Delevingne interpretano Valérian e Laureline, due agenti speciali del governo operativo nei territori umani nel 28esimo secolo, chiamati a mantenere l’ordine nell’universo e a partecipare a un’impegnativa missione sul pianeta intergalattico Alpha.

Nel 2012, è stata annunciata l’intenzione di Besson di realizzare un adattamento cinematografico della serie a fumetti francese Valérian and Laureline, pubblicata per la prima volta nel 1967 e tradotta il 21 lingue. A maggio 2015 Besson, attraverso un tweet, ha annunciato che Dane DeHaan e Cara Delevingne come protagonisti del film. Questo film segna il ritorno del regista al genere space opera, venti anni dopo Il quinto elemento.

Con un budget di circa 170 milioni di dollari è diventato il film più costoso della storia del cinema francese, record in precedenza detenuto da Asterix alle Olimpiadi.

Valerian: prima foto ufficiale con Cara Delevingne e Dane DeHaan

0
Valerian: prima foto ufficiale con Cara Delevingne e Dane DeHaan

Ecco la prima foto ufficiale di Valerian, prossimo sci-fi diretto da Luc Besson con protagonisti Dane DeHaan e Cara Delevingne. Di seguito l’immagine con i due attori ritratti insieme al regista.

[nggallery id=2624]

Nel cast del film ci sono Dane DeHaan, Cara Delevingne, Clive Owen, Ethan Hawke, John Goodman e Rihanna.

Le riprese cominceranno in Francia il prossimo gennaio e il film uscirà il 21 luglio 2017.

Il film è l’adattamento di una graphic novel di Pierre Christin e Jean-Claude Mezieres che è ambientata nel 28esimo secolo, quando l’umanità scopre i viaggi nel tempo.Valerian 1

Fonte: CS

Valerian: presentazione in grande stile al SDCC

0
Valerian: presentazione in grande stile al SDCC

Al prossimo San Diego Comic-Con tornerà l’EuropaCorp di Luc Besson. Ma il panel dedicato a Valerian e la città dei mille pianeti, l’atteso sci-fi con Dane DeHaan e Cara Delevingne, saprà offrire più emozioni rispetto alle scarne anticipazioni della scorsa edizione. Saranno mostrate delle immagini esclusive del film nella prestigiosa Hall H, quella destinata alle produzioni maggiori e più attese.

Il panel di Valerian e l’incontro con i fan si svolgeranno il 21 luglio, giorno di apertura dell’edizione 2016 del San Diego Comic-Con. Il progetto fantascientifico di Luc Besson, basato sulla graphic novel francese del 1967 di Pierre ChristinJean-Claude Mézière, sarà pronto a sbarcare nelle sale in 3D esattamente un anno dopo: il 21 luglio 2017.

Dane DeHaan e Cara Delevingne interpretano Valérian e Laureline, due agenti spazio-temporali della Terra nel 28esimo secolo chiamati a mantenere l’ordine nell’universo. Nel cast ci sono anche Clive Owen, Ethan HawkeRihanna.

Fonte

Valerian: per Peter Jackson il miglior film da molti anni

0
Valerian: per Peter Jackson il miglior film da molti anni

Peter Jackson ha dato la sua benedizione a Valerian e a Luc Besson. Il regista de Il Signore degli anelli ha espresso il suo apprezzamento per il lavoro del collega francese in maniera inequivocabile. Ecco il suo tweet:

Valerian e la città dei mille pianeti conta nel cast anche John GoodmanEthan HawkeClive OwenRutger Hauer e Rihanna.

Dane DeHaan e Cara Delevingne interpretano Valérian e Laureline, due agenti speciali del governo operativo nei territori umani nel 28esimo secolo, chiamati a mantenere l’ordine nell’universo e a partecipare a un’impegnativa missione sul pianeta intergalattico Alpha.

Valerian: l’emozionante nuovo trailer italiano

Nell’anno 2740, Valerian e Laureline sono Corpi Speciali incaricati dal governo di mantenere l’ordine in tutto l’universo. Seguendo gli ordini del loro comandante, Valerian e Laureline si imbarcano per una missione nella città intergalattica di Alpha, metropoli in continua espansione e dimora di migliaia di specie diverse provenienti da ogni angolo della Galassia. Questa importante e storica città, è sotto l’attacco di un nemico sconosciuto. Valerian e Laureline dovranno combattere contro il tempo per trovare l’origine di questa forza maligna e fermarla prima che distrugga il nostro universo.

Nel 2012, è stata annunciata l’intenzione di Besson di realizzare un adattamento cinematografico della serie a fumetti francese Valérian and Laureline, pubblicata per la prima volta nel 1967 e tradotta il 21 lingue. A maggio 2015 Besson, attraverso un tweet, ha annunciato che Dane DeHaan e Cara Delevingne come protagonisti del film. Questo film segna il ritorno del regista al genere space opera, venti anni dopo Il quinto elemento.

Con un budget di circa 170 milioni di dollari è diventato il film più costoso della storia del cinema francese, record in precedenza detenuto da Asterix alle Olimpiadi.

Valerian: per Dane DeHaan sarà una boccata d’aria fresca per lo sci-fi

0

Una boccata d’aria fresca, così Dane DeHaan definisce Valerian e la Città dei Mille Pianeti per il genere sci-fi. Ci riferiamo al film in cui l’attore fa coppia con Cara Delevingne diretto da Luc Besson.

Durante la promozione de La Cura del Benessere, di Gore Verbinski, l’attore ha dichiarato: “Dunque, Valerian. Penso che sarà pazzesco e davvero folle. Un film da franchise che rappresenterà una boccata d’aria fresca in termini della sua voce. È il film più divertente che io abbia mai fatto, quindi spero che sarà divertente anche per le persone che lo guarderanno.”

Il primo trailer di Valerian e la città dei mille pianeti

Valerian e la città dei mille pianeti, che uscirà il 21 luglio 2017, conta nel cast anche John Goodman, Ethan Hawke, Clive Owen, Rutger Hauer e Rihanna.

Dane DeHaan e Cara Delevingne interpretano Valérian e Laureline, due agenti speciali del governo operativo nei territori umani nel 28esimo secolo, chiamati a mantenere l’ordine nell’universo e a partecipare a un’impegnativa missione sul pianeta intergalattico Alpha.

Nel 2012, è stata annunciata l’intenzione di Besson di realizzare un adattamento cinematografico della serie a fumetti francese Valérian and Laureline, pubblicata per la prima volta nel 1967 e tradotta il 21 lingue. A maggio 2015 Besson, attraverso un tweet, ha annunciato che Dane DeHaan e Cara Delevingne come protagonisti del film. Questo film segna il ritorno del regista al genere space opera, venti anni dopo Il quinto elemento.

Con un budget di circa 170 milioni di dollari è diventato il film più costoso della storia del cinema francese, record in precedenza detenuto da Asterix alle Olimpiadi.

Valerian: nuove immagini dal film con Cara Delevingne

0
Valerian: nuove immagini dal film con Cara Delevingne

Sono state diffuse da Yahoo! Movies nuove immagini dal prossimo film di Luc Besson, lo sci-fi Valerian e la città dei mille pianeti, con protagonista femminile Cara Delevingne. [nggallery id=2624]

Valerian e la città dei mille pianeti, che uscirà il 21 luglio 2017, conta nel cast anche John Goodman, Ethan Hawke, Clive Owen, Rutger Hauer e Rihanna.

Dane DeHaan e Cara Delevingne interpretano Valérian e Laureline, due agenti speciali del governo operativo nei territori umani nel 28esimo secolo, chiamati a mantenere l’ordine nell’universo e a partecipare a un’impegnativa missione sul pianeta intergalattico Alpha.

Valerian: l’emozionante nuovo trailer italiano

Nell’anno 2740, Valerian e Laureline sono Corpi Speciali incaricati dal governo di mantenere l’ordine in tutto l’universo. Seguendo gli ordini del loro comandante, Valerian e Laureline si imbarcano per una missione nella città intergalattica di Alpha, metropoli in continua espansione e dimora di migliaia di specie diverse provenienti da ogni angolo della Galassia. Questa importante e storica città, è sotto l’attacco di un nemico sconosciuto. Valerian e Laureline dovranno combattere contro il tempo per trovare l’origine di questa forza maligna e fermarla prima che distrugga il nostro universo.

Nel 2012, è stata annunciata l’intenzione di Besson di realizzare un adattamento cinematografico della serie a fumetti francese Valérian and Laureline, pubblicata per la prima volta nel 1967 e tradotta il 21 lingue. A maggio 2015 Besson, attraverso un tweet, ha annunciato che Dane DeHaan e Cara Delevingne come protagonisti del film. Questo film segna il ritorno del regista al genere space opera, venti anni dopo Il quinto elemento.

Con un budget di circa 170 milioni di dollari è diventato il film più costoso della storia del cinema francese, record in precedenza detenuto da Asterix alle Olimpiadi.

Valerian: nuove immagini con Dane DeHaan e Cara Delevingne

0
Valerian: nuove immagini con Dane DeHaan e Cara Delevingne

Ecco nuove immagini ufficiali di Valerian, prossimo sci-fi diretto da Luc Besson con protagonisti Dane DeHaan e Cara Delevingne. Nelle foto, pubblicate da Entertainment Weekly, a seguire potete vedere i due giovani protagonisti in azione.

[nggallery id=2624]

Nel cast del film ci sono Dane DeHaan, Cara Delevingne, Clive Owen, Ethan Hawke, John Goodman e Rihanna. Le riprese sono cominciate in Francia il prossimo gennaio e il film uscirà il 21 luglio 2017.

Il film è l’adattamento di una graphic novel di Pierre Christin e Jean-Claude Mezieres che è ambientata nel 28esimo secolo, quando l’umanità scopre i viaggi nel tempo.Valerian 1Fonte: EW

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità