Dal 2 novembre, a quarant’anni
esatti dalla morte di Pier Paolo Pasolini, fino al
15 dicembre, si svolgerà l’iniziativa “Pasolini – Il Cinema in 20
tavole”, festival itinerante che coinvolgerà – in un ideale tour
attraverso la Capitale – le biblioteche
Marconi (Portuense), Elsa
Morante (Ostia), Rispoli
(Rione Pigna), Vaccheria Nardi
(Tiburtino), Mameli (Pigneto),
Pasolini (Spinaceto).
L’evento è realizzato da CityFest –
il programma di appuntamenti annuali della Fondazione Cinema per Roma presieduta da
Piera Detassis – in collaborazione con NED
Edizioni di Pier Paolo Mocci e Biblioteche di
Roma, e rientra nelle iniziative ufficiali promosse dal Mibact in
occasione delle celebrazioni per il quarantesimo anniversario della
morte di Pier Paolo Pasolini, con il patrocinio di Accademia del
Cinema Italiano Premi David di Donatello e di Agis Scuola. I
partner tecnici Rai Teche e Istituto Luce che partecipano
all’iniziativa fornendo materiale video e filmati d’archivio.
L’iniziativa sarà inaugurata,
lunedì 2 novembre alle ore 17.30 presso la
Biblioteca Marconi, da una mostra di disegni
realizzata da Luisa Mazzone che ripercorre – con
un tratto del tutto originale, sospeso tra graphic-novel e immagine
digitale – la filmografia pasoliniana. L’esposizione sarà corredata
dai testi di Mario Sesti. Nello stesso giorno sarà presentato il
volume di Mario Sesti e Luisa Mazzone “Pasolini –
Il Cinema in 20 tavole” (NED Edizioni) con letture di Pino
Calabrese, alla presenza di Chiara
Rapaccini, Antonello Caporale, moderatore
Leonardo Jattarelli.
I passaggi più interessanti saranno
letti, di volta in volta, da alcuni amati volti del cinema e del
teatro italiano: Giulio Scarpati, Vinicio Marchioni,
Alessandro Roja, Greta Scarano, Antonello Fassari, Paola
Minaccioni, Eleonora Danco.
Nel corso dei vari appuntamenti che
si susseguiranno nelle biblioteche romane saranno mostrati alcuni
dei film più celebri di Pasolini (da Accattone a Il
vangelo secondo Matteo, da La rabbia a Uccellacci
e uccellini, da Decameron a Il fiore delle Mille
una notte), e si terranno proiezioni di materiale d’archivio
Rai e Istituto Luce, tra cui un filmato di montaggio inedito
realizzato appositamente da Rai Teche per l’iniziativa. In
programma anche i documentari Pasolini. Il corpo e la voce
di Maria Pia Ammirati, Arnaldo Colasanti, Paolo Marcellini, La
voce di Pasolini di Mario Sesti e Matteo Cerami (presentati
all’ultima Festa del Cinema di Roma), Nuovi comizi d’amore
di Italo Spinelli. L’iniziativa prevede ulteriori eventi: la
proiezione di Alì ha gli occhi azzurri di Claudio
Giovannesi, di N-Capace di Eleonora Danco, dei
cortometraggi pasoliniani di Arcipelago – Festival Internazionale
di Cortometraggi, e la presentazione di “Cerco qualcuno che guardi
assieme a me”, libro e video a cura di Gianguido Palumbo, in
memoria di Pier Paolo Pasolini e Nadine Gordimer.
“È fondamentale, per la nostra idea
di cultura e per l’attività che svolgiamo nella Capitale, tener
costantemente viva la memoria e l’opera di uno dei più scomodi,
brillanti e onesti intellettuali dello scorso secolo – ha detto
Piera Detassis, presidente della Fondazione Cinema per Roma –
Abbiamo celebrato Pier Paolo Pasolini,nei giorni scorsi, con una
serie di eventi nell’ambito della Festa del Cinema e lo faremo
nelle prossime settimane con questa iniziativa del programma di
CityFest”.
Tratto dal volume “Pasolini
– Il cinema in 20 tavole” di Mario Sesti e Luisa Mazzone edito da
NED
Come racconta lui stesso, il primo
vero cineforum Pasolini lo conobbe a 17 anni quando, a Bologna,
incontrò le lezioni di Roberto Longhi, il più grande critico d’arte
dell’Italia contemporanea, con le sue proiezioni di diapositive di
dipinti e quadri. Il cinema, scrisse Pasolini usando esplicitamente
questa parola, iniziò ad agire da allora in lui “sia pure in quanto
mera riproduzione di fotografie”. “Quello che io ho in testa come
visione, come campo visivo, sono gli affreschi di Masaccio, di
Giotto”, scrisse al tempo di Accattone. Questa mostra, che
si avvale dei disegni dell’artista e scenografa Luisa Mazzone,
accompagnati dai testi di Mario Sesti, recupera questa “forma
primigenia” del cinema di Pasolini: l’idea di poter raccontare i
suoi film, e le immagini che per essi egli ha trovato e creato,
attraverso delle tavole, come se fossero pale, affreschi, pittura,
graffiti. E tra i disegni, come nei suoi film (che spesso ricorrono
a scritte, cartelli, lettere) ci sono le parole appunto di Mario
Sesti, un testo che sembra scritto da una macchina per scrivere
degli anni ’70: la stessa forma che le parole assumevano quando
scriveva i suoi romanzi, i suoi articoli, le sue sceneggiature.
Sono parole che si fanno sfondo e paesaggio e si confondono con le
immagini, come se fossero fossili che il tempo ha reso della stessa
natura minerale della materia che li ingloba, circondati da segni
che sono dettagli “prelevati” da uno sfondo senza fine: è quello di
tutti i film di Pasolini assieme, il cui paesaggio è stato riempito
dalle borgate romane degli anni ’60 come dalla savane africane,
dalle periferie italiane come dai deserti dell’Asia, ovunque abbia
piantato la macchina da presa “in tanta gloria di sole, di luce, di
pianto”.