Una bellissima mora,
lussuriosamente adagiata su un letto, aspetta con le labbra
socchiuse un bacio che non arriva. Lui, con sguardo di ghiaccio,
espressione granitica e portamento da lord, scavalca il parapetto
del balconcino e si avvia, lungo il cornicione, al punto indicato,
per portare a termine il suo compito. Così, con un piano sequenza
da manuale e una scena d’azione mozzafiato, comincia il nuovo film
di James
Bond, Spectre, in cui
Daniel Craig, alla sua quarta apparizione nel
completo elegantissimo dell’agente 007, continua a scavare nel suo
passato alla ricerca delle sue radici, dopo il disastroso incendio
di
Skyfall e la dolorosa morte dell’adorata M
(Judi
Dench).
L’operazione nostalgia di
Spectre parte dalla struttura della trama, che
raccoglie tutti e tre i precedenti capitoli dell’Era Craig sotto
l’egida di Spectre e del super villain che ha lo
sguardo da pazzo e il mento volitivo di
Christoph Waltz, e si dilata fino al ritmo
della storia, che ricorda il Bond anni ’70. Tutto questo raccontato
dall’esperta mano di
Sam Mendes che doppia la sua collaborazione
con il franchise lungo 50 anni e più.

Spectre, il film
Tra le novità della storia c’è la
presenza di una Bond Lady, per sua stessa autodefinizione.
Monica Bellucci, nel sensuale splendore dei
suoi 50 anni, sfodera un personaggio intenso, elegante,
fondamentale per lo svolgimento del racconto per quanto piccolo a
livello di minutaggio. A seguire conosciamo invece la vera Bond
Girl di turno, Léa
Seydoux, caparbia e forte almeno quanto apparentemente
sembra fragile nella sua algida bellezza. Un personaggio però senza
profondità, una pedina, l’ennesima, nelle mani di un Bond che ha
ancora una certa difficoltà a trattare le donne alla pari. Per
quanto si voglia parlare di personaggio rivoluzionario, la
Madeleine della Seydoux risente ancora di una scrittura
superficiale.
Stesso discorso, con le dovute
differenze, va fatto per il villain, Franz Oberhauser, interpretato
da un Waltz che, per fortuna, lavora per sottrazione, senza
lasciarsi andare alle smorfiette che gli sono valse due premio
Oscar. L’attore, sostenuto anche da una certa cura della messa in
scena e soprattutto dalla fotografia (di Hoyte Van
Hoytema), regala un sontuoso ritratto di villain bondiano
che però, ancora una volta, risente di una scrittura poco
incisiva.
Completano il cast i volti noti e
rassicuranti di
Ralph Fiennes, nuovo M, Ben
Wishaw, Q, e l’adorabile Moneypenny di
Naomie Harris, relegata a poco più che una
comparsa. Menzione d’onore per
Dave Bautista che, nel suo ritratto silenzioso
e fisico di Mr. Hinx, ci regala uno sguardo vitreo e letale da far
impallidire lo Squalo di Spielberg. Pur risentendo di un’eccessiva
lunghezza e di un ritmo discontinuo,
Spectre regala un nuovo prezioso capitolo
al franchise, mai come in questo caso proiettato verso un gran
finale che vedrà il tramonto dell’Era Craig con Bond 25.
