E’ morta all’età di 86 anni Dede Allen, la grande montatrice riconosciuta dai colleghi come una innovatrice nell’arte del montaggio.
E’ morta Cita, la spalla dello storico Tarzan del ’30
E’ morta a 61 anni Laura Ziskin
E’ in edicola La Storia del Cinema per chi ha Fretta
E venne il giorno: recensione del film con Mark Wahlberg
Le prime reazioni a E venne il giorno di M. Night Shyamalan sono state decisamente contrastanti, sia tra la critica più autorevole che tra gli spettatori occasionali. Le reazioni sono state molto diverse: c’è chi osanna l’ennesimo capolavoro del regista indiano, chi invece dichiara il totale fallimento dell’opera tacciando il film di banalità nei contenuti e nei pretesti drammaturgici.
E venne il giorno non è sicuramente tra i migliori di Shyamalan. I dialoghi sono abbastanza scontati, per non dire totalmente fuori luogo in più di una occasione, gli attori sono per la maggior parte monolitici. Dopo la splendida interpretazione in The Departed, che gli ha fruttato addirittura una candidatura agli Oscar, Mark Walberg delude (c’è chi dice che sia stato scelto apposta e che il suo personaggio sia volutamente “imbranato”, c’è chi invece sostiene un madornale errore nella scelta del protagonista); la bella Zooey Deschanel non fa altro che abbagliare il pubblico con il suo sguardo ceruleo, merito di madre natura e non certo di una sua particolare capacità recitativa. Spicca tra tutti John Leguizamo, che interpreti un mafioso (Carlito’s way di Brian de Palma), un nano ubriaco (Moulin Rouge! di Baz Luhrmann) o un giovane veronese violento (Romeo+Giulietta ancora di Luhrmann), quest’attore regala sempre performances intense e di alto livello.
E venne il giorno e il talento di Shyamalan
Da un punto di vista tecnico E venne il giorno è comunque perfetto, il regista di Il sesto senso e di Signs ci da ancora una volta prova della sua profondissima conoscenza del mezzo cinematografico. Shyamalan è capace di fare appello alla parte più oscura dell’animo umano risvegliando paure che solo maestri come Hitchcock riescono tutt’oggi a smuovere.
Il vero pregio di questo film è proprio questo: un meccanismo della suspence costruito in maniera magistrale, che incolla lo spettatore alla poltrona fino alla fine e lo lascia senza respiro fino all’uscita dalla sala. Fare paura con niente, questa è stata la grande opera di Shyamalan con E venne il giorno. Non ci sono mostri, non ci sono catastrofi naturali evidenti, solo il vento d’incubo che porta con sè la più spaventosa e la più terribile delle minacce: la perdita dell’istinto di sopravvivenza. Non c’è niente di più soprannaturale, niente che fino oggi sia stato portato al cinema ha minato così nel profondo la sicurezza che si ha guardando su uno schermo una storia che non ci appartiene. Shoccante.
E venne il giorno: oggi in tv su Rai 3
Mentre in sala c’è Split, film che segna, secondo la stampa, il suo ritorno in grande stile, arriva in tv, oggi 7 febbraio alle 21.15 su Rai 3, E venne il giorno, film di M. Night Shyamalan che, all’epoca dell’uscita in sala ne segnò, in qualche modo il declino.
La trama di E venne il giorno
C’è qualcosa nell’aria. Qualcosa di impalpabile e indefinito. Un respiro e si spegne l’istinto di sopravvivenza dell’uomo. In città, sui marciapiedi, nei parchi, sulle strade, la gente si toglie la vita: precipitando da un’impalcatura, sparando un colpo di pistola, pugnalandosi con un fermaglio, lanciandosi sotto un’automobile. Elliot Moore, insegnante di scienze in un liceo di Philadelphia, è deciso ad allontanarsi dalla città per trovare rifugio nella campagna della Pennsylvania insieme a una coppia di amici e alla moglie Alma, una giovane donna in piena crisi esistenziale. Ma nessun luogo appare sicuro e i fuggiaschi restano vulnerabili davanti alla minaccia della natura. Com’è iniziato tutto questo e quando finirà?
La nostra recensione
Il film, poco apprezzato da pubblico e critica, è in realtà un’analisi molto attenta delle relazioni umane. Protagonisti del film sono Mark Wahlberg, Zooey Deschanel, John Leguizamo, Betty Buckley, Frank Collison, Ashlyn Sanchez, Spencer Breslin, Robert Bailey Jr., Jeremy Strong, Alan Ruck, Victoria Clark, Alison Folland, Kristen Connolly, Cornell Womack. Anche in questo film, M. Night Shyamalan si ritaglia il suo cameo, prestando la sua voce all’uomo con cui è in contatto il personaggio di Zooey Deschanel.
Malgrado l’impegno profuso dal regista nella realizzazione del progetto, E venne il giorno incassò pochissimo. La pellicola ha guadagnato negli USA 64.506.874 di dollari, mentre in Italia ha totalizzato 2.435.233 di euro. In tutto il mondo, ha guadagnato poco più di 164 milioni di dollari.
Il film è stato anche candidato a quattro Razzie Awards, senza vincerne però neanche uno.
È uscito 100 Serie tv in pillole – Stagione 2, per malati seriali recidivi
“Non c’è cura per un malato seriale. Ormai lo sappiamo bene. E allora siamo qui a somministrarvi una nuova dose dedicata ad altre 100 serie tv che hanno fatto la storia del piccolo schermo. Vi avevamo lasciato sul più bello, come durante il finale del vostro show preferito, perché c’era ancora tanta altra serialità da celebrare. Lo faremo con una seconda stagione di serie tv imperdibili, da riscoprire o da recuperare. 100 nuovi show per un’intensa e imperdibile sessione di binge-reading.”
“Se è vero che la dipendenza da serie TV può essere considerata da alcuni una vera e propria patologia, noi, battute a parte, l’abbiamo sempre vista come una delle migliori cure possibili alla noia e alla tristezza. E di questo abbiamo avuto conferma in uno dei periodi più bui e noiosi che le nostre generazioni possano ricordare, il recente lockdown, durante il quale abbiamo tutti rivolto lo sguardo verso il televisore.” commenta Luca Liguori, autore del libro e Direttore Editoriale di Movieplayer.it “Abbiamo anche capito che le 100 serie che avevamo scelto due anni fa non erano sembrate “poche” solo a noi, e che di “malati seriali” insaziabili e incontentabili ne esistono tantissimi.”
Il manuale raccoglie, rigorosamente in ordine alfabetico, altre 100 serie tv in un ventaglio molto ampio di generi seriali: dai crime più avvincenti alle migliori serie drammatiche, dalle sitcom più amate agli show di fantascienza. Senza dimenticare una contenuta ma accurata selezione di anime come Neon Genesis Evangelion, Death Note e L’attacco dei giganti.
Che siano tra i fenomeni televisivi più rilevanti del momento come The Boys, The Mandalorian e Ozark, prodotti meno mainstream ma assolutamente ottimi come Broadchurch o cult intramontabili come Willy, il Principe di Bel-Air, Dawson’s Creek o Xena – Principessa guerriera, ogni serie tv viene approfondita in maniera davvero esaustiva. Il volume, infatti, oltre a fornire un assaggio di trama (il giusto per stuzzicare l’appetito) e una breve critica dell’opera, specifica il numero di stagioni, la durata degli episodi e le ore totali necessarie per un binge watching fino all’ultima puntata.
Come nel volume precedente, gli autori non mancano poi di segnalare, per ogni serie, l’episodio memorabile, il target (consigliata a chi), la compagnia più adatta per la visione e gli effetti collaterali nei quali anche i malati seriali più recidivi rischiano di incappare.
In fondo al volume, come in tutti i manuali che si rispettino, è posizionato un comodo glossario che viene in aiuto di chi, nonostante l’amore incondizionato per le serie televisive, non ne mastica (ancora) lo slang.
È ufficialmente cominciata la produzione di Supergirl: Woman of Tomorrow
Grazie a Screen Daily abbiamo la conferma che la produzione di Supergirl: Woman of Tomorrow è ufficialmente cominciata. Speravamo in un annuncio ufficiale (e forse anche in un’anteprima) da parte di James Gunn o del regista Craig Gillespie, ma al momento nessuno ha condiviso annunci o contenuti dal film. Le riprese si stiano svolgendo nei teatri di posa al chiuso dei Warner Bros. Studios, Leavesden a Londra.
La star Milly Alcock ha condiviso una foto sulla sua pagina Instagram, confermando che ora si trova a Londra. Tuttavia, l’attrice di House of the Dragon ha fatto attenzione a non rivelare la sua acconciatura nello scatto. Il dettaglio avrebbe infatti potuto suggerirci che tipo di parrucca indossa!
Cosa sappiamo di Supergirl: Woman of Tomorrow?
Supergirl: Woman of Tomorrow sarà il secondo film DCU dei DC Studios e sarà diretto dal regista di Curdelia Craig Gillespie. Ana Nogueira (The Vampire Diaries) ha scritto la sceneggiatura dopo essere stata inizialmente assunta per scrivere il film di Supergirl con Sasha Calle di Flash.
Nel film, Supergirl viaggia attraverso la galassia per festeggiare il suo 21° compleanno con Krypto il Supercane. Lungo la strada, incontra una giovane donna di nome Ruthye e finisce per intraprendere una ricerca omicida di vendetta. Il cast include Milly Alcock nel ruolo di Supergirl, Eve Ridley nel ruolo di Ruthye Marye Knoll, Matthias Schoenaerts nel ruolo di Krem delle Colline Gialle e Jason Momoa nel ruolo di Lobo.
Quando Supergirl: Woman of Tomorrow fu annunciato per la prima volta, Gunn disse: “Vediamo la differenza tra Superman che è stato mandato sulla Terra e cresciuto da genitori amorevoli fin da quando era un neonato, rispetto a Supergirl che è stata cresciuta su una roccia, un frammento di Krypton, e ha visto tutti intorno a lei morire ed essere uccisi in modi terribili per i primi 14 anni della sua vita, e poi è arrivata sulla Terra quando era una ragazzina”. “È molto più hardcore, non è esattamente la Supergirl che siamo abituati a vedere”, ha concluso.
James Gunn e Peter Safran hanno annunciato il reboot di Supergirl durante la giornata stampa dello studio nel gennaio dello scorso anno, quando è stato rivelato lo slate del DCU “Gods and Monsters“. Il progetto sarà basato almeno in parte sull’omonima serie di fumetti di King del 2022.
È ufficiale, Channing Tatum sarà Gambit
Nonostante i rumours della settimana scorsa che vedevano in pericolo la partecipazione dell’attore al progetto, The Hollywood Reporter ha annuncia che Channing Tatum sarà Gambit.
L’attore ha chiuso definitivamente il contratto con la 20th Century Fox e sarà il protagonista e il produttore dello spin-off di X-Men incentrato sull’affascinante ladro di casa Marvel.
Alcune fonti hanno spiegano che i rumours della settimana scorsa erano stati diffusi dopo uno stallo nelle trattative, nonostante l’attore avesse addirittura partecipato al panel al Comic-Con di San Diego tre settimane fa.
Uno dei punti chiave dell’accordo riguarda la presenza di Gambit in numerosi film del franchise.
Gambit sarà diretto da Rupert Wyatt (L’alba del pianeta delle scimmie) e la sceneggiatura porterà la firma di Josh Zetumer (RoboCop). Il film sarà prodotto dallo stesso Tatum in collaborazione con Reid Carolin, Simon Kinberg e Lauren Shuler Donner (storici produttori del franchise di X-Men) e uscirà al cinema il 7 ottobre 2016.
Fote: THR
È Tempo di un nuovo trailer di Alice Attraverso lo Specchio
Ecco un nuovo trailer di Alice Attraverso lo Specchio, sequel di Alice in Wonderland che vede tornare tutti i protagonisti del film di Tim Burton. Questa volta alla regia non c’è più il maestro del cinema gotico ma James Bobin. Tornano invece Mia Wasikowska, Johnny Depp, Anne Hathaway e Helena Bonham Carter. Si unisce a loro Sacha Baron Cohen, nuovo villain.
Ecco il nuovo trailer di
Alice Attraverso lo Specchio:
See #JohnnyDepp in a new look at Alice #ThroughTheLookingGlass ft. the iconic song “White Rabbit” performed by @Pinkhttps://t.co/fTVVLMlMz1
— Walt Disney Studios (@DisneyStudios) 16 Febbraio 2016
Di seguito il poster animato che trovate anche in gallery nella versione tradizionale:
Don’t be late. Tonight is a very important date! 👩🏼❤️🎩🐰👸
Go #ThroughTheLookingGlass during Music’s Biggest Night!https://t.co/5dWkFWcn0a— Walt Disney Studios (@DisneyStudios) 15 Febbraio 2016
[nggallery id=2167]
Il film si basa su una specie di
romanzo sequel, Attraverso lo Specchio, che Lewis
Carroll scrisse proprio come seguito ideale a
Le Avventure di Alice
nel Paese delle Meraviglie. Nel cast, oltre a Mia
Wasikowska (Alice), anche Johnny Depp (il
Cappellaio Matto), Helena Bonham Carter (La Regina
Rossa), Matt Lucas (PincoPanco, PancoPinco),
Stephen Fry (Stregatto), Alan
Rickman (Brucaliffo), Michael Sheen
(Bianconiglio), Timothy Spall (Bayard),
Paul Whitehouse, Barbara Windsor, Rhys Ifans
(Zanik Hightopp, il padre del Cappellaio), Sacha Baron
Cohen (Time), Ed Speelers (James
Harcourt) e Toby Jones (la voce di Wilkins).
È stata la mano di Dio: trailer del film scritto e diretto da Paolo Sorrentino
Netflix ha diffuso il trailer ufficiale del film È stata la mano di Dio scritto e diretto dal premio Oscar Paolo Sorrentino che uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 24 novembre e su Netflix il 15 dicembre.
Filippo Scotti è nella lista di Variety, 10 Actors to Watch for 2021 e Daria D’Antonio è nella lista di Variety, 10 Cinematographers to Watch for 2021.
È stata la mano di Dio: teaser trailer del film di Paolo Sorrentino
È stata la mano di Dio è il nuovo film del regista e sceneggiatore Premio Oscar® Paolo Sorrentino (Il Divo, La grande bellezza, The Young Pope), la storia di un ragazzo nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta. Il film sarà presentato in Concorso a Venezia 78.
Una vicenda costellata da gioie inattese, come l’arrivo della leggenda del calcio Diego Maradona, e una tragedia altrettanto inattesa. Ma il destino trama dietro le quinte e gioia e tragedia s’intrecciano, indicando la strada per il futuro di Fabietto. Sorrentino torna nella sua città natale per raccontare la sua storia più personale, un racconto di destino e famiglia, sport e cinema, amore e perdita.
Nel cast del film Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert, Luisa Ranieri, Renato Carpentieri, Massimiliano Gallo, Betti Pedrazzi, Biagio Manna, Ciro Capano, Enzo Decaro, Lino Musella e Sofya Gershevich.
È stata la mano di Dio – il poster
È stata la mano di Dio: recensione del film di Paolo Sorrentino
È un pallone che centra con precisione millimetrica la porta, segnando un punto decisivo nello stato emotivo del proprio spettatore, È stata la mano di Dio. Partendo da un autobiografismo che non scade nel pietismo, o nell’autocommiserazione, il nuovo film di Paolo Sorrentino, vincitore del Gran Premio alla Giuria alla 78.esima Mostra del cinema di Venezia, parte dal personale per elevarsi all’universale.
In quella ripresa aerea che si traveste di sguardo divino, si ritrova nell’acqua di un mare che “non bagna Napoli” un sipario pronto ad aprirsi sullo spettacolo della vita. Un rincorrersi di luci e ombre, risate e dolori, tragedie e miracoli che ti cambiano il modo di guardare il mondo che scorre ignaro intorno a te.
Basta così volgere il proprio sguardo verso un corpo a testa in giù nel bel mezzo di un set cinematografico, che scoppia una rivoluzione epifanica pronta a rivelare la natura del proprio destino di regista. Oppure basta una partita, una mania per un calciatore elevato allo stato di divinità come Maradona da una terra di superstizione e tradizione, sacro e profano come Napoli, che lo scorrere degli eventi prende una nuova direzione e tutto cambia, muta, come la natura stessa di un’opera mai identica a se stessa, perché pronta a cambiare nelle proprie sembianze. Svestitosi di orpelli e inutili sovrastrutture, rimane adesso in Sorrentino solo un cuore che batte, e una bocca che sussurra con estrema e commovente semplicità al proprio pubblico ricordi, sogni, traumi prima rimossi, e ora pronti a tornare a galla, viaggiando a 200 chilometri all’ora come motoscafi che fanno “tuf… tuf… tuf”.
È stata la mano di Dio: il racconto di un passato bagnato da nessuna lacrima
Paolo non è Paolo. Adesso è Fabietto, uno dei tre figli di Saverio (Toni Servillo) e Maria (Teresa Saponangelo), coppia della buona borghesia napoletana, circondata da vicini, parenti e amici eccentrici e fuori dagli schemi che condividono allegria e problemi famigliari. Tipico adolescente ancora incerto sulle proprie sorti future, intorno a Fabietto ruota un caleidoscopico universo domestico fatto di scherzi materni e stoccate paterne, di un fratello che sogna il cinema e una sorella che vive chiusa in bagno. Ma questo universo ovattato da scherzi e simpatiche figure, è destinato a scomparire all’improvviso, creando un vuoto pronto a essere colmato da una chiamata artistica, dove la libertà si fa pagina bianca di un’esistenza pronta a creare, raccontare, volare via, per poi tornare verso una città che lo richiamerà per sempre a sé.
Tutto il mondo è cinema
“Il cinema ti distrae dalla realtà. La realtà è scadente. Il cinema no”. Se per William Shakespeare “tutto il mondo è teatro”, l’universo filtrato dallo sguardo di Paolo Sorrentino è un’inquadratura cinematografica in cui tutto vive di straordinarietà, perché anche tra gli intervalli cardiaci di esistenze scadenti e ordinarie, c’è sempre qualcosa di unico da raccontare. E il cinema prende, assorbe, digerisce e risputa. Un sistema digestivo che avvolge di materia nuova e preziosa qualcosa che germoglia da terreni ordinari.
Seguendo la storia di Fabietto, si segue allora anche la vita di Paolo Sorrentino, ma proprio perché trattasi di esistenza elevata alla seconda, moltiplicata – cioè – per l’essenza cinematografica, i confini tra immaginato e reale si fanno labili. Ci viene da chiederci cosa è reale, cosa inventato in È stata la mano di Dio, per poi accettare tutto come realistico, come parte di un’evoluzione di un ragazzo destinato a diventare ben presto uomo, e nel quale vedere riflessi frammenti di altre esistenze. Perché tutti siamo figli, nipoti, sognatori, parte di un mondo da studiare e far proprio… ma soprattutto tutti siamo liberi.

L’esistenza di Fabietto si fa dunque spettacolo della vita, una rappresentazione in tre atti in cui la commedia lascia spazio prima al dramma e infine a uno sguardo esistenzialista e profondo, ma mai ostico, sul concetto di libertà e creatività. Il linguaggio di Sorrentino si fa qui semplice, universalmente comprensibile perché generato dalle vie popolari di un mondo a cui appartiene e a cui ama ritornare. Un mondo che si inginocchia dinnanzi alla statua di San Gennaro, per poi pregare al cospetto di Maradona. Una commistione di santi e peccatori, sensualità e religione, figlia di quell’Amarcord di matrice felliniana generata dalla medesima sostanza fatta di ricordi e correnti di un passato che ti attira e ti risputa come le onde del mare.
Non me li hanno fatti vedere
“Non me li hanno vedere”: c’è una potenza sottovalutata che si insinua negli inframezzi di ogni nostro battito di ciglia. Affrontare la perdita attraverso lo sguardo significa esorcizzare quel dolore lancinante che ti squarcia in due. La sua assenza rimane lì, come un boccone non ingoiato che risale in gola, un reflusso acido che ti blocca, ti piega, avvolgendoti in un limbo fatto di colpe auto-inflitte per un qualcosa di non toccato, non affrontato, non visto.
Non hanno fatto vedere i propri genitori a Fabietto, e Sorrentino non li fa a vedere a noi spettatori. Una sottrazione visiva che ci lascia appesi, soggetti guardanti in piena balia della propria angosciosa immaginazione di ciò che potrebbe essere e che non sappiamo come sia. Abbiamo bisogno di guardare la morte per affrontare il dolore, sostenere il suo sguardo per scavalcarlo. È però da questa mancanza che nasce qualcosa da raccontare, una lacuna da colmare con la forza della propria creatività. Si sostituisce ciò che non si è visto, con un suo surrogato cinematografico, mezzo visivo filtrato dagli occhi di un Fabietto nell’estenuante attesa di sentire rigare il proprio viso di lacrime liberatorie.
Corpi di celluloide
“Non ti disunire” suggerisce il regista Antonio Capuano a Fabietto. E Paolo Sorrentino non si è disunito, ma reduplicato, riverberando nel corpo esile di uno straordinario e sensibile Filippo Scotti, parti di sé e del suo passato. Se Fabietto è dunque l’alter-ego di un Paolo Sorrentino che si sveste della sua anima più metaforica, sibillina, lirica, per mostrarsi nelle vesti di uomo in carne ed emozioni, È stata la mano di Dio si fa rappresentazione simbolica sia del suo protagonista, che del guscio cittadino che lo ingloba: Napoli. Le riprese sono ampie, così da accogliere al proprio interno sia il proprio protagonista, che gli ambienti che lo circondano e lo modellano. Le stanze di casa, le strade, le piazze, le barche su cui navigare, sono ponti diretti con la propria interiorità.
Fabietto è Napoli, e Napoli è Fabietto. In lui vivono e germogliano radici mnemoniche di ogni figura idiosincratica, sensuale, istrionica, incrociata; ogni strada attraversata; ogni onda affrontata. La fotografia empatica di una Daria D’Antonio capace di tradurre in luce le sfumature di una storia intima e personale come quella qui narrata; le scenografie di Carmine Guarino; i costumi di Mariano Tufano di una Napoli anni Ottanta febbricitante di sogni e abbigliata di simboli borghesi ricolmi di parodia; ma soprattutto, un cast corale di attori che si rafforzano l’un l’altro, caricando ma mai ridicolizzando i ruoli a loro affidati, sono tutti elementi studiati con maestria, tessere di un puzzle personale che una volta finito ridà indietro l’immagine di una storia tanto personale quanto universale. Ogni parte di questo discorso cinematografico si fa organo perfettamente funzionante di un corpo pronto a vivere, rinascere, generato e partorito dalla luce della Settima Arte, e per questo divenuto straordinario. Un corpo che si muove, che ride -e tanto – nella prima parte, complici situazioni e scene di vita famigliare prese in prestito dal miglior De Filippo, ma che non piange.
Ci prova, lotta a scendere a patti con il proprio dolore, ma vive nell’ombra, come dimostra il ripetersi di continue scene in notturna. Sarà solo quando il destino inizierà a farsi chiaro, quando si comprenderà che quel dolore non è altro che la culla di una storia da narrare, che le lacrime scenderanno mescolandosi al mare che lambisce la costiera napoletana. Finalmente Fabietto, e con lui Paolo, grazie a quelle lacrime che (non) scendono, ha finalmente qualcosa da raccontare. Uno schiaffo in pieno volto, lanciato con forza da una mano volante. È stata la mano di Dio per Maradona, ed È stata la mano di Dio anche per Sorrentino.
È stata la mano di Dio: intervista al cast del film di Paolo Sorrentino
Ecco la nostra intervista ai protagonisti di È stata la mano di Dio, il nuovo film di Paolo Sorrentino, al cinema dal 24 novembre e su Netflix dal 15 dicembre. Luisa Ranieri, Teresa Saponangelo, Marlon Jubert e Filippo Scotti hanno raccontato la loro esperienza.
È stata la mano di Dio è scritto e diretto dal premio Oscar Paolo Sorrentino che uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 24 novembre e su Netflix il 15 dicembre. Nel cast del film Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert e Luisa Ranieri.
È stata la mano di Dio – leggi la recensione
È stata la mano di Dio ha vinto il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria e il Premio Marcello Mastroianni (a Filippo Scotti, come migliore attore emergente) alla 78a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ed è il film scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar. Ha inoltre appena ricevuto tre candidature agli European Film Awards (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Sceneggiatura).
Filippo Scotti è nella lista di Variety, 10 Actors to Watch for 2021 e Daria D’Antonio è nella lista di Variety, 10 Cinematographers to Watch for 2021.
È stata la mano di Dio è il candidato italiano per la corsa agli Oscar
“È stata la mano di Dio è il mio film più importante e doloroso e sono felice che tutto questo dolore oggi sia approdato alla gioia”, dice il regista Paolo Sorrentino dopo la notizia della scelta del suo film per rappresentare l’Italia agli Oscar. “
Quello di oggi è solo il primo passo e il bello di questa gara è che l’unica competizione al mondo in cui arrivare già tra i primi cinque è una vittoria”, prosegue. “Sono felice che il film sia stato selezionato. Ringrazio di cuore la commissione dell’Anica, che ha scelto il mio tra tanti bei film. Ringrazio The Apartment, Fremantle e Netflix per avermi sostenuto. W il cinema italiano”
È stata la mano di Dio per la corsa agli Oscar 2022
La commissione di selezione, istituita presso l’Anica su richiesta dell’Academy, riunita oggi ha deciso che il film di Sorrentino, già premiato a Venezia, dove è stato presentato in anteprima mondiale, rappresenterà l’Italia nella corsa alla nomination agli Oscar 2022 per la categoria Miglior film in lingua non inglese.
Fonte: ANSA
È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino da oggi su Netflix
È stata la mano di Dio, il nuovo film del regista e sceneggiatore premio Oscar Paolo Sorrentino, sarà disponibile da domani, mercoledì 15 dicembre, su Netflix in Italia e in tutti i 190 paesi nei quali è disponibile il servizio. È stata la mano di Dio ha vinto il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria e il Premio Marcello Mastroianni (a Filippo Scotti, come migliore attore emergente) alla 78a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ed è il film scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar.
Il film è candidato come Miglior Film in Lingua Straniera ai Critics Choice Awards e ai Golden Globes, come Miglior Film Internazionale agli IPA Satellite Awards, ed è presente nelle liste dei migliori film dell’anno di diverse testate internazionali. Filippo Scotti è nella lista di Variety, 10 Actors to Watch for 2021 e Daria D’Antonio è nella lista di Variety, 10 Cinematographers to Watch for 2021.
È stata la mano di Dio
Dal regista e sceneggiatore Premio Oscar Paolo Sorrentino (Il Divo, La grande bellezza, The Young Pope) la storia di un ragazzo nella tumultuosa Napoli degli anni Ottanta. Una vicenda costellata da gioie inattese, come l’arrivo della leggenda del calcio Diego Maradona, e una tragedia altrettanto inattesa. Ma il destino trama dietro le quinte e gioia e tragedia s’intrecciano, indicando la strada per il futuro di Fabietto. Sorrentino torna nella sua città natale per raccontare la sua storia più personale, un racconto di destino e famiglia, sport e cinema, amore e perdita.
È solo la fine del mondo: trailer italiano del film di Xavier Dolan
Il canale Youtube della Lucky Red ha diffuso il trailer italiano di È solo la fine del mondo (Juste la fin du monde), il nuovo film di Xavier Dolan presentato all’ultimo Festival di Cannes 2016.
Alla kermesse francese, il film ha comquistato il plauso della critica e del pubblico, oltre al riconoscimento del Grand Prix Speciale della Giuria. È solo la fine del mondo arriverà al cinema in Italia il prossimo 4 dicembre.
Ecco il trailer:
A dispetto del “piccolo film” però, il regista non si risparmia nella scelta delle star, e seleziona un cast stellare formato da Léa Seydoux, Vincent Cassel, Nathalie Baye e Gaspard Ulliel, e come ciliegina sulla torta, Marion Cotillard nei panni della protagonista.
È solo la fine del mondo recensione del film di Xavier Dolan
Nel film, Gaspard Ulliel interpreta un giovane che è stato lontano dalla famiglia per 12 anni, fino a che non decide di tornare per un pranzo in compagnia della madre, della sorella poco più che ventenne, del fratello e della sua affascinante moglie. Peccato che il nostro protagonista nasconde un segreto, che rischia di alterare tutti gli equilibri delle parti in causa.
È solo la fine del mondo: recensione del film di Xavier Dolan
Arriva il 7 dicembre al cinema È solo la fine del mondo, il film che Xavier Dolan ha presentato all’ultimo Festival di Cannes e che ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria.
Nell’immaginario comune, la fine del mondo è quel momento esatto in cui tutto scomparirà. Succederà per lo scoppio del sole, per un nuovo meteorite in caduta libera dal cielo, per l’innalzamento dei mari e degli oceani dovuto al surriscaldamento globale. Tenendo però la fantasia a freno, restando umani con i piedi saldi sul terreno, la fine del mondo è più verosimilmente un dramma personale, una malattia terminale, un’occasione mancata, del tempo perduto, perché ognuno di noi è un mondo a se stante. Anche Louis è un pianeta a se stante, staccatosi dalla sua orbita familiare per scappare lontano da quei volti che non hanno mai compreso il suo essere, che non hanno mai ascoltato ciò che aveva da dire; lontano da quelle voci che non sono mai partite a cercarlo, quei pensieri che non si sono mai chiesti perché ogni cartolina non avesse più di tre, quattro parole scelte quasi a caso dal manuale delle frasi fatte.
Essere figli, come prima
essere genitori, fratelli maggiori, è tutt’altro, è più che sedersi
a un tavolo la domenica per divorare un piatto nel silenzio più
assordante, o ancor peggio fra le urla più laceranti. Urla di chi
ha un impellente bisogno di non dire niente e allo stesso tempo non
vuole far comunicare neanche gli altri, anche se non ci si vede da
dodici infiniti anni. Anni che ci hanno fatto diventare adulti, che
ci hanno portato dei figli, dei nipoti, delle rughe profonde, ma
che in sostanza hanno lasciato la medesima polvere sui mobili, lo
stesso odore di bruciato in cucina, l’identico sguardo chiuso su
noi stessi.
Se in Mommy si giocava con il formato dell’immagine, con i protagonisti in cerca di un loro spazio rinchiusi in un piccolo quadrato, in È solo la fine del mondo si incastra ogni viso in una serie infinita di primi piani soffocanti, asfissianti, che non permettono di guardare oltre i lineamenti di ognuno. Perché il contesto è un’isola che non c’è, è un sogno dopo il risveglio, è terra bruciata, e guai a credere al contrario, a pensare a Suzanne, Antoine, Catherine come a personaggi reali in un luogo reale.
È solo la fine del mondo – la recensione
Nonostante i suoi pochi anni, appena 27, Xavier Dolan è già oltre ogni meccanica di cinema, di messa in scena, di recitazione; tutto ciò che tocca e fa è pensiero, astrazione, utopia, eppure è universale. Perché in ogni famiglia infelice esiste una Suzanne, una sorella minore ribelle che ha poco spazio di manovra e può solo combattere ringhiando, una Catherine, una madre amorevole e attenta schiacciata da un matrimonio opprimente, un Antoine, un fratello maggiore egoista che si sente tradito dagli altri perché non ha mai fatto nulla per se stesso.
In ogni famiglia infelice esiste anche un Louis, un’anima perennemente in fuga, perché l’incomunicabilità dei sentimenti è il peggior male del nostro secolo. Un dolore talmente radicato nel nostro essere contemporanei che in fin dei conti qualsiasi altra malattia incurabile può sembrare infinitamente più compassionevole, in grado di farci sorridere un attimo prima della nostra personale fine del mondo, della nostra liberazione, del nostro volo finale, all’interno di una gabbia dai vetri di cemento.
È solo la fine del
mondo – il trailer
È solo la fine del mondo si trasforma così in esperienza viscerale e impalpabile, soggettiva e inspiegabile, isterica e sovrumana. Un’opera da vedere con i propri occhi, sentire con la propria pelle, comprendere con il proprio pensiero, andando oltre la barriera del meta-cinema e dubitando di ogni singola parola detta da Marion Cotillard, Vincent Cassel, Gaspard Ulliel, Léa Seydoux e Nathalie Baye: è ai loro occhi, guidati dal loro inarrivabile talento, che dovete credere.
È solo la fine del mondo: emozioni e tempo nel nuovo trailer
Lucky Red ha diffuso tramite il suo canale Youtube, Lucky Red, il nuovo trailer di È solo la fine del mondo, il film che Xavier Dolan ha presentato all’ultimo Festival di Cannes, dove si è aggiudicato il Grand Prix Speciale della Giuria. È solo la fine del mondo arriverà al cinema in Italia il prossimo 4 dicembre.
Il trailer italiano di È solo la fine del mondo
A dispetto del “piccolo film” però, il regista non si risparmia nella scelta delle star, e seleziona un cast stellare formato da Léa Seydoux, Vincent Cassel, Nathalie Baye e Gaspard Ulliel, e come ciliegina sulla torta, Marion Cotillard nei panni della protagonista.
È solo la fine del mondo recensione del film di Xavier Dolan
Nel film, Gaspard Ulliel interpreta un giovane che è stato lontano dalla famiglia per 12 anni, fino a che non decide di tornare per un pranzo in compagnia della madre, della sorella poco più che ventenne, del fratello e della sua affascinante moglie. Peccato che il nostro protagonista nasconde un segreto, che rischia di alterare tutti gli equilibri delle parti in causa.
È solo la fine del mondo: dal 20 aprile in Home Video
Giovedì 20 aprile, uscirà in DVD e
Blu Ray con Lucky Red, distribuito da CG Entertainment, per Mustang
Entertainment, l’ultimo capolavoro di Xavier
Dolan, È solo la fine del mondo,
vincitore del Gran premio della giuria al Festival
di Cannes 2016, di tre César tra cui quello per la Miglior
regia e il Miglior attore protagonista Gaspard
Ulliel e di sei Canadian Screen Awards, tra cui quello per
il Miglior film, Miglior regia e Miglior sceneggiatura.
Louis, giovane scrittore di successo che da tempo ha lasciato la
sua casa di origine per vivere a pieno la propria vita, torna a
trovare la sua famiglia per comunicare una notizia importante. Ad
accoglierlo il grande amore di sua madre e dei suoi fratelli, ma
anche le dinamiche nevrotiche che lo avevano allontanato dodici
anni prima.
Questa è la storia di È solo la fine del mondo, raccontata con un crescendo di emozioni da un cast di altissimo livello.
Per chi lo avesse perso in sala o volesse rivederlo, da giovedì 20 aprile vi aspetta in dvd e blu ray in tutti i negozi e nei digital store.
È solo la fine del mondo recensione del film di Xavier Dolan
Qualche tempo dopo J’ai tué ma
mère, ero andato a trovare Anne Dorval ed ero seduto nella sua
cucina, dove ci ritrovavamo sempre per parlare, raccontare,
guardare delle foto o anche, spesso, per stare in silenzio. Quella
volta mi aveva parlato di una pièce straordinaria che aveva avuto
il piacere di interpretare intorno al 2000. (…) Purtroppo non ne
sono rimasto affascinato, come Anne immaginava. (…) Quattro anni
dopo, finito Mommy, ho riletto – o, per meglio dire, ho letto
davvero- Juste la fin du monde. Più o meno a pagina 6 ho capito che
sarebbe stato il mio prossimo film. Il mio primo in età adulta.
Finalmente ne capivo il testo, le emozioni, i silenzi, le
esitazioni, l’irrequietezza, le inquietanti imperfezioni dei
personaggi descritti da Jean-Luc Lagarce. A discolpa della pièce,
non credo che all’epoca mi fossi impegnato a leggerla seriamente. A
mia discolpa, credo che se anche ci avessi provato, non sarei
riuscito a capirla.
Il tempo sistema le cose. Anne, come sempre o quasi, aveva
ragione.
Xavier Dolan
SCHEDA TECNICA
BLU RAY
Video 1,85:1 1080p@ 24 fps BD25
Audio Italiano DTS HD master audio 5.1, francese DTS HD
master audio 5.1
Sottotitoli Italiano, italiano n/u
Extra trailer
Durata 100’
DVD
Video 1,85:1 16/9 Dvd 9
Audio Italiano dolby digital 5.1, francese dolby digital
5.1
Sottotitoli Italiano, italiano n/u
Extra trailer
Durata 96’
È solo la fine del mondo e la racconta Xavier Dolan
Arriva in Italia il 7 dicembre È solo la fine del mondo di Xavier Dolan, che rappresenterà il Canada agli Oscar 2017 dopo essersi aggiudicato il Gran Premio della Giuria a Cannes. Accolto piuttosto freddamente, però, dai critici della rassegna, tanto da spingere il giovane regista a parlare di una “cultura dell’odio in cui il festival sembra stia affondando”, oggi, dopo la sua uscita in Canada e Francia, il film continua a suscitare pareri contrastanti. Un mélo troppo teatrale, che non brilla nella produzione dell’autore nonostante il cast stellare – Nathalie Baye, Vincent Cassel, Marion Cotillard, Léa Seydoux, Gaspar Ulliel – o piuttosto il primo lavoro della sua maturità artistica, in cui il regista conferma uno stile personale – pur adattando una pièce di Jean-Luc Lagarce – ma ora più riflessivo? Il pubblico italiano attende comunque con grandi aspettative la sesta regia di questo giovane autore.
È solo la fine del mondo e la racconta Xavier Dolan
Dolan, classe 1989, è infatti il ragazzo prodigio del cinema canadese che ha stupito Cannes a soli 19 anni per l’energia dirompente dell’esordio J’ai tué ma mère, incentrato sul complesso rapporto tra una madre e un figlio omosessuale. Premiato ancora a Cannes con la Queer Palm per Lawrence Anyways (2012), nel 2014 il suo Mommy, storia di un altro complicato rapporto madre-figlio, convince tutti e si aggiudica il Premio della Giuria al festival francese, consacrandolo come uno dei registi di maggior talento del panorama internazionale.
Oggi, con È solo la
fine del mondo, Dolan riprende un progetto accantonato nel
2010, quando aveva letto, ma non molto apprezzato, la pièce di
Lagarce, come ricorda lui stesso: “avevo provato una sorta di
disinteresse, e forse anche di antipatia per il modo in cui era
scritto. Nei confronti della storia e dei personaggi avevo un
blocco intellettuale che mi impediva di apprezzare la pièce”.
Ormai privo dell’impazienza che, a suo dire, lo aveva allontanato
dall’opera, s’immerge ora in questa nuova indagine sulla famiglia:
nucleo in equilibrio precario, fatto di rapporti difficili, in cui
forse non c’è spazio per esprimere sé stessi; fonte di amore e
sofferenza insieme. È qui che Louis (Ulliel), scrittore malato,
torna dopo più di dieci anni per comunicare ai suoi che presto
morirà. Ad accoglierlo, reazioni diverse e vecchie dinamiche,
passando dalla madre Martin (Baye) al fratello Antoine (Cassel),
dalla cognata Catherine (Cotillard) alla sorella Suzanne
(Seydoux).
Il regista, anche sceneggiatore e montatore del film, ha a disposizione un cast di livello e la fotografia di André Turpin per catturare l’anima dei personaggi in intensi primi piani. Le musiche sono affidate a Gabriel Yared, già collaboratore di Dolan per Tom à la ferme (2013).
È solo la fine del mondo, coproduzione franco canadese, sarà nelle sale dal 7 dicembre.
E se Russel Crowe salisse a bordo dell’arca di Aronofsky?
Indiscrezioni sul nuovo progetto di Darren Aronofsky (Il cigno nero), il biblico Noah: pare infatti che nei panni del costruttore dell’Arca vedremo Russel Crowe. La star australiana metterebbe tutto il suo carisma e la sua intensità al servizio del geniale regista newyorkese, presidente della giuria a Venezia 2011. Un’ulteriore sponda a favore della presenza di Crowe in Noah viene dalle manovre al reparto sceneggiatura: lo script iniziale di Aronofsky e Ari Handel è stato infatti riscritto da John Logan, sceneggiatore de Il Gladiatore. Si dice che Aronofsky, oltre a Crowe, voglia anche Liam Neeson, da pochi giorni nelle sale con The Grey di John Carnahan. Riuscirà Aronofsky a fare il pieno di talento per il suo tutto cinematografico nell’Antico Testamento?
Fonte: Deadline
E se Jar Jar Binks fosse il protagonista di Star Wars Il risveglio della Forza?
Il nuovo video realizzato da Mike Loves Movies, il fastidioso personaggio di Jar Jar Binks è stato aggiunto nel trailer di Star Wars Il risveglio della Forza. Jar Jar Binks che fa le pernacchie da dentro la maschera di Darth Vader. Jar Jar Binks che scappa insieme a Daisy Ridley e John Boyega. Jar Jar Binks insieme ai nuovi Stormtrooper. E’ stato intitolato Star Wars: The Binks Awakens.
Ecco il video:
Star Wars Il Risveglio della Forza uscirà sul grande schermo il 18 dicembre 2015 con un cast che include il ritorno di Mark Hamill, Harrison Ford, Carrie Fisher, Mark Hamill,Anthony Daniels, Peter Mayhew e Kenny Panettiere con le nuove aggiunte John Boyega, Daisy Ridley, Adam Driver, Oscar Isaac, Andy Serkis, Domhnall Gleeson, Lupita Nyong’o, Gwendoline Christie e Max von Sydow.
E se Batman avesse gli artigli di Wolverine?
E’ l’ipotesi assurda eppure intrigante che è passata per la tersa a questi eroici (?) fabbri protagonisti della web serie, al via quest’estate Man-At-Arms: Reforged. Ecco il video:
L’idea di un Batman con gli artigli di Wolverine è quanto di più
perfetto si possa immaginare nell’universo supereroistico, che ve
ne pare?
È Robert Downey Jr. show da Jimmy Fallon
Robert Downey Jr. è stato ospite lunedì 27 aprile al Tonight Show Starring Jimmy Fallon, e come spesso accade, quando lo show mai ha un ospite brillante come Robert, il risultato dell’incontro è stato brillante.
Ricordiamo che Robert Downey Jr. è impegnato nella promozione di Avengers Age of Ultron che arriverà nei cinema Usa dal primo maggio e che è sui nostri schermi dallo scorso 22 aprile.
Ecco l’intervista!
Vi ricordiamo che nel cast Avengers Age of Ultron sono presenti Robert Downey Jr., Chris Evans, Mark Ruffalo, Chris Hemsworth, Scarlett Johansson, Cobie Smulders, Jeremy Renner, Aaron Taylor-Johnson, Elizabeth Olsen oltre a Paul Bettany, Samuel L. Jackson e James Spader. Il terzo capitolo del franchise di Avengers è scritto e diretto, come sempre, da Joss Whedon. Le riprese hanno avuto luogo inizialmente agli Shepperton Studios (Surrey,Inghilterra), ma in seguito sono state effettute delle riprese aggiuntive in Italia, Korea e in varie parti dell’Inghilterra.
E riecco… Chucky!
Nel caso qualcuno si stesse preoccupando (la sua ultima apparizione sugli schermi risale al 2004), ecco la notizia che toglie a tutti un gran peso dallo stomaco: Chucky, simpatica bambola assassina già protagonista di una saga arrivata al quinto episodio, si appresta a tornare sugli schermi in occasione del venticinquesimo anniversario del suo primo film. Brad Dourif, voce originale del personaggio (doppiata in italiano da Renato Cortesi) ha recentemente annunciato che in cantiere ci sono addirittura due nuovi film; ancora non è dato di sapere se si tratterà di ulteriori capitoli che si aggiungeranno alla saga (che nel corso degli anni ha visto Chucky convolare a nozze e diventare pure padre), o se si prenderà la via del remake.
Come sanno gli appassionati, la vicenda di Chuky prende le mosse dal serial killer Charles Lee “Chucky” Ray, noto come lo Strangolatore di Lakeshore, che vien uccito dall’eroico poliziotto Chris Sarandon; grazie alla sua conoscenza del voodoo, Chucky riesce però a trasferire la sua anima in una bambola, proseguendo a praticare, sebbene con complicazione dovuta alle dimensioni ridotte, la sua divertente attività. Regia e sceneggiatura dovrebbero essere curate da Don Mancini, già autore del Figlio di Chucky, ultimo film uscito della saga.
Fonte: Empire
È qui la Festa?
NOTA: Ci dispiace per le autofustigazioni, i pianti disperati, i suicidi di massa e il dolore che abbiamo provocato, ma come vi sarete accorti ieri non abbiamo pubblicato nessun post. Il fatto è che Vì non è al Festival e io…ecco…come dire? Sono rincoglionito. Cioè, lo siamo un po’ tutti. Ma ieri in particolare, dopo essere riuscito a infilare anche il post del vostro blog preferito tra i mille impegni giornalieri da gestire semplicemente, grazie al dis-aiuto di face book, invece che Chiara Guida esimia direttrice mega-galattica di Cinefilos l’ho mandato alla povera Chiara Nucera, collega altrettanto esimia che però se sarà chiesta ‘e questo mo’ che vole?’. L’equivoco viene chiarito però prontamente stamattina proprio da Vì. A mia discolpa c’è da dire che in copia c’era anche il nondimeno esimio Francesco Madeo, che ha continuato la giornata come nulla fosse. Insomma, stàmo fracichi. Per fortuna alla conclusione (per il quale vi promettiamo il ritorno di Vì in grande stile, anche perché le cose in piccolo stile lei non le sa fare) manca solo un giorno. Un giorno fatidico però, che oggi improvvisamente si è rimesso un caldo estivo e nella mia serra-gabbia di vetro la temperatura è insopportabile e qualche imbecille ha trafugato il telecomando del condizionatore, credendo fosse un gadget. Già che siamo nel mood di citare le persone salutiamo Serena Catalano e Aurelio Vindigni Ricca, che ci seguono da Parigi. Sono due tra i nostri lettori più affezionati. Gli altri due sono mia moglie e uno stalker di Vì, quattro in tutto. Naturalmente erano milioni, ma hanno fatto tutti hara-kiri dopo la mancata pubblicazione del post di ieri che, a piccolissima richiesta, pubblichiamo oggi, perché Sticazzi e perché sì.
***
Incredibilmente è giovedì e si comincia a vedere la luce in fondo al Tunnel. Due giorni e pure sta pratica romana sarà archiviata. E poi via, verso nuove avventure. Il vantaggio è che non ti viene la malinconia come a Venezia, perché in finale sempre a casa tua stai, quindi la fine della Festa è solo felicità e liberazione. Che poi, Festa. Parliamone.
Tanto hanno detto, tanto hanno fatto, ma alla fine abbiamo veramente avuto a che fare con un Festival (e stavolta non dico per sbaglio). Nel senso che, al centro, c’erano i film, per lo più belli, commoventi, interessanti, e non tante star cazzone a sfilare sul red carpet e attirare i cittadini in massa come da una festa ci si aspetterebbe. Non è per lamentarsi, io sono più cinefilo che gossipparo e a me va benissimo così. A me gli attori piace vederli sullo schermo, che da vicino t’accorgi che c’hanno la panza come tu zio e anche se non ce l’hanno, alla fine, sono per lo più gente normalissima, che per di più ha da fare, è rincoglionita dal jet-lag e non ti si caca nemmeno di striscio.
Oddio, questo fatto del
rincoglionimento da fuso orario ha i suoi vantaggi. Ci fu un anno
storico a Venezia dove riuscii a far firmare a un po’ di gente VIP
– da Nicolas Cage a James Franco
a Tom Hardy – delle vignette perculanti nei loro
riguardi, senza che se ne rendessero conto. Vabbè, James Franco è
narcolettico ed è facile, lo ammetto. Ma per gli altri è stata una
grande impresa che ha richiesto l’aiuto di una squadra ferrata – un
po’ come la camminata sul cavo tra le torri gemelle in
The Walk – e in testa c’era Eva
Carducci che (sto per rivelare particolari scottanti sul
suo passato) prima di diventare una seria e rispettata critica di
mamma Rai mi supportava in queste ‘genialate’ con spirito cazzaro
degno del miglior episodio di Amici miei, facendo strada
con la sua imponente avvenenza tra il pubblico di fan (seri) in
delirio, e permettendo a me di porgere con nonchalance capolavori
del calibro di ‘Cage against the machine’ e
‘Kurt Co’ Bane’ ai diretti interessati, che
firmavano senza starsi troppo a chiedere. Vendicazzari,
uniti!!! (e se non sapete de che sto a parlà
documentatevi: www.vendicazzariuniti.com).
Sono in trattative con Zemeckis per farne un film, The Bullshit
artist. Russell Crowe e Milla
Jovovich si sono detti interessati alle parti mie e della
Carducci, mentre i perculati appariranno nel ruolo di sé stessi,
tranne Franco che sarà ricostruito in computer graphics.
Fatto sta, però, che quest’anno
l’affluenza è veramente pochetta, e a guardarsi intorno pare di
essere finiti direttamente nella rappresentazione desertica de
L’Aldilà di Lucio Fulci
(sì, lo ricito. Stavolta esplicitamente. È uno dei miei
registi di culto e magari una retrospettiva
dedicategliela).
In più, Vì m’ha abbandonato (con buona ragione, deve lavorà su al norde, ma conto che rientri per il gran finale) e io così mi sento come Ed Wood senza il suo golfino d’angora sotto la giacca.
Oggi non ci sono nemmeno film da perculare, vedo solo un documentario sul Tevere e per giunta è interessante. Di buono c’è che ieri ho aggiornato il mio campionario di bestemmie 2.0 per aver rischiato di perdere un’intervista a seguito blocco dell’iPhone. Ci ha messo un po’ a downloadare ma ora funziona alla grande e sono pronto per le fasi finali. Che ce volete fa, voi v’abbonavate a Netflix, io a questo.
L’offerta migliore di stasera è una riproiezione di Fantozzi, e io mi sa che la sfrutto. Speriamo che non mi si intreccino i diti.
(Ang)
È proibito: Denis Villeneuve spiega il divieto di usare i cellulari sui set cinematografici
Denis Villeneuve ha una regola ferrea quando si tratta di lavorare sul set dei suoi film: niente cellulari. Il regista di Dune ha commentato la decisione di vietare l’uso dei cellulari all’inizio delle riprese, spiegando come questi servano a distrarre dall’arte che il cast e la troupe stanno lavorando insieme per creare.
“Gli esseri umani sono governati dagli algoritmi in questo momento”, ha detto Villeneuve di recente a proposito della moderna correlazione tra persone e tecnologia, secondo il L.A. Times. “Ci comportiamo come circuiti di intelligenza artificiale. I modi in cui vediamo il mondo sono binari ristretti. Ci stiamo disconnettendo l’uno dall’altro e la società si sta sgretolando per certi versi. È spaventoso”.
Questo non vuol dire che Villeneuve non passi molto tempo al telefono. Come ha osservato, “c’è qualcosa che crea dipendenza nel fatto di poter accedere a qualsiasi informazione, a qualsiasi canzone, a qualsiasi libro. È compulsivo. È come una droga. Sono molto tentato di disconnettermi. Sarebbe una boccata d’aria fresca”.
Denis Villeneuve non permette l’uso dei telefoni cellulari sul set
Tuttavia, Villeneuve non userà il cellulare sul set dei suoi film, né permetterà a nessuno del cast e della troupe di farlo. Come il regista di Oppenheimer Christopher Nolan, Villeneuve vieta l’uso dei cellulari sul set. Al di là dell’ovvio rischio di far trapelare spoiler, il regista ritiene che l’uso del cellulare disgiunga le persone da ciò che stanno facendo e che sia importante per tutti rimanere concentrati sul film.
“Il cinema è un atto di presenza”, ha spiegato Villeneuve. “Quando un pittore dipinge, deve essere assolutamente concentrato sul colore che sta mettendo sulla tela. È lo stesso per il ballerino quando fa un gesto. Nel caso di un regista, bisogna fare lo stesso con una troupe, e tutti devono concentrarsi ed essere completamente nel presente, ascoltandosi l’un l’altro, entrando in relazione l’uno con l’altro. Per questo i cellulari sono vietati anche sul mio set, fin dal primo giorno. È vietato. Quando si dice “stop”, non si vuole che qualcuno vada al suo telefono per guardare il suo account di Facebook”.
Quando si dice tagliare, non si vuole che qualcuno vada al suo telefono per guardare il suo account Facebook”.
Un’altra cosa che Villeneuve ha in comune con Nolan è la preferenza a non sedersi mai durante la regia. Villeneuve ha chiarito che non pretende che gli altri stiano sempre in piedi durante la produzione, ma nel suo caso, personalmente, ritiene che sia meglio per il suo corpo se non sta seduto così tanto quando chiama l’azione.
“Quando ho girato Blade Runner, ho avuto problemi alla schiena perché stavo molto seduto”, ha spiegato il regista. “Così per i film di Dune, il mio direttore della fotografia, Greig Fraser, e io abbiamo deciso di stare in piedi, di avere un’impronta minima per poter essere flessibili e andare veloci, per far scorrere il sangue, per essere svegli. Niente sedie per noi. Forse per i produttori del video village”.
E poi c’è Katherine, recensione del film con Emma Thompson
Arriva in sala il 12 settembre E poi c’è Katherine, il film Nisha Ganatra, che vede protagonista e sceneggiatrice Mindy Kaling, al fianco di una brillante Emma Thompson.
Nel 2006 c’era Il Diavolo Veste Prada, il mondo della moda, l’apparenza e le donne tutte intorno a un ideale di bellezza frivolo, nel 2019, dopo il #MeToo, la stessa storia non si può più raccontare con gli stessi termini. E così la protagonista diventa una ragazza indiana, il mondo delle riviste di moda quello dei Late Show e nessuna ragazza ucciderebbe per quel posto, ma almeno una ragazza deve starci, nel team, perché la società e la parità lo impongono. Poco importa se al comando, allora come ora, c’è una donna bianca, nei suoi 50, che ha tagliato numerose teste per stare in vetta.
Molly è una ragazza indiana che viene assunta nello staff di autori di Katherine Newbury, conduttrice del suo Late Show e vera e propria leggenda della tv. La donna, fredda e decisa, ha deciso di assumere una donna, meglio se una minoranza etnica, per cercare di ripulire la sua immagine e Molly, che capisce di essere stata assunta perché donna indiana e non per le sue capacità, deve faticare non poco per farsi considerare degna di quel ruolo. Il cammino delle due donne, che comincerà su binari separati e lontani, arriverà ad un punto d’incontro, conciliante, in un finale scontato.
Ganatra racconta una storia incredibilmente attuale, ma lo fa con grande ironia e qualche volta cinismo. Si avvale di due donne straordinarie, da una parte la magnifica Emma Thompson, brillante donna in carriera che sfiora il cliché della strega cattiva ma che riesce ad addolcirsi a a capire che venirsi incontro è meglio che combattersi, soprattutto tra donne, e dall’altra la Kaling, che porta al film non solo ironia e comicità, ma anche un’esperienza personale autentica, dato il suo ruolo di autrice in The Office.
Quello che E poi c’è Katherine manca di approfondire è il meccanismo che c’è dietro alla costruzione di una battuta, di un programma come quelli che negli Stati Uniti funzionano alla perfezione, grazie alla presenza di talentuosi anchorman quali Jimmy Kimmel o Seth Meyers (che interpreta se stesso nel film). Nel film, tuttavia, la protagonista/sceneggiatrice e la regista riescono ad aprire una porta su quello che potrebbe/dovrebbe essere il rapporto che c’è tra le donne, anche sul posto di lavoro.
Nel post #MeToo, E poi c’è Katherine lancia un messaggio di comunicazione e complicità, di parità in un mondo in cui le donne devono sempre fare un po’ di fatica in più, anche contro loro stesse. Nonostante l’apparente banalità di quanto il film vuole dire, non si tratta di un messaggio scontato, e soprattutto si sceglie di porlo al pubblico tutto in maniera intelligente e leggera.
Guarda il trailer di E poi c’è Katherine
E poi c’è Cattelan: stasera Bruno Vespa
Seconda settimana di programmazione per “E poi c’è Cattelan”, l’unico late show quotidiano della tv italiana. Anche nelle nuove puntate grandi ospiti che, accompagnati della musica degli Street Clerks, si prestano per i divertenti giochi in studio, le gag e le rubriche marchio di fabbrica del programma condotto da Alessandro Cattelan, in onda nella seconda serata di Sky Uno HD.
Stasera il padrone di casa Alessandro Cattelan accoglie nel salotto di #EPCC Bruno Vespa. Il giornalista, che durante l’intervista alla quale si sottoporrà in studio presenterà anche il suo nuovo libro Soli al comando, edito da Mondadori, guidato dal padrone di casa farà un vero e proprio tour della sede Sky di Milano Rogoredo.
Martedì è il giorno di Emma. La cantante, che ha da pochi giorni pubblicato il suo nuovo disco Essere qui, torna in trasmissione a tre anni dall’ultima partecipazione. Francesca Michielin, nei negozi di dischi col nuovo 2640, e Sarah Felberbaum sono gli ospiti della puntata di mercoledì. Attrice, showgirl e conduttrice, Sarah Felberbaum debutterà stasera alla conduzione di CinePop, il nuovo programma quotidiano di infotainment, in onda dalle 21.00 su Sky Cinema Uno HD, che racconta il mondo del cinema con curiosità, interviste e contributi esclusivi. In onda mercoledì anche una clip esclusiva con la Nazionale di curling maschile dell’Italia, in partenza per le prossime Olimpiadi invernali.
Ospiti della puntata di giovedì, invece, sono Ruggero Pasquarelli, l’idolo teen di Soy Luna, ed Elettra Lamborghini, la famosa e chiacchierata ereditiera fra i protagonisti di Riccanza e al suo debutto come cantante.
Venerdì sera andrà in onda un Best Of che racchiude tutti i momenti più esilaranti delle puntate in onda da lunedì a giovedì.
E POI C’E’ CATTELAN va in onda dal lunedì al venerdì in seconda serata su Sky Uno HD