Johnny Depp – Oggi
è un divo, ma ciò non significa che abbia dovuto rinunciare a
essere sé stesso. Anzi, è riuscito a imporre la propria personalità
allo star system: un carattere scontroso e attaccabrighe, specie in
gioventù, un personaggio stravagante e carismatico, determinato
nelle scelte, che sono andate spesso in direzione di pellicole
strane, fosche, perturbanti, in territori segnati da marginalità e
alienazione, ma anche visionari e onirici. Insomma, apparentemente,
la direzione contraria a quella del cinema hollywoodiano, la strada
meno facile, ma che rispondeva maggiormente al suo carattere.
Ebbene, proprio questo suo essere
diverso e imprevedibile, assieme a un indiscusso fascino, lo hanno
reso uno dei divi più amati dal pubblico e apprezzati dalla
critica.
Johnny Depp –
all’anagrafe John Christopher Depp II
Classe 1963, nato in uno sperduto
paesino del Kentucky (Owensboro), ma con origini le più disparate:
Irlanda, Germania e una nonna nativa americana cherokee, che gli ha
regalato occhi a mandorla, zigomi alti e mascella volitiva. Ultimo
di quattro fratelli, alla morte del nonno, che lo ha iniziato alla
musica, si trasferisce con la famiglia in Florida, dove il padre
(John Christopher More Depp Senior), ingegnere, ha trovato lavoro,
e la madre (Betty Sue Palmer) fa la cameriera. Qui la vita è
difficile per il giovane Depp, profondamente toccato dalla
scomparsa del nonno e destabilizzato dai continui traslochi,
sviluppa un carattere introverso e poco incline allo studio. Visto
che la passione per la musica invece non scema, sua madre decide di
regalargli una chitarra, che lui comincia a strimpellare, sognando
una vita da rockstar. Dopo questo periodo di apprendistato da
autodidatta, milita in diverse band. Nel frattempo, i genitori si
sono separati e lui è andato a vivere con la madre.
Ma casa e scuola non fanno per lui
e, a quindici anni, va a vivere nella sua macchina col suo migliore
amico di allora (Sal Janco), fondando il gruppo “The Kids”. La band
otterrà una certa fama in Florida, facendo da spalla ai B52s, ai
Talking Heads, a Billy Idol, e persino all’irriverente “iguana” del
punk americano, già mito di Depp: Iggy Pop. Johnny ci crede, e
spera davvero di poter avere una brillante carriera da cantante
rock, ma non è quella la sua strada. Nel 1983, infatti, approda a
Los Angeles in cerca di un’etichetta discografica che metta sotto
contratto i “Kids”, ma la band fuori dalla Florida non raccoglie lo
stesso successo che entro i suoi confini e il progetto naufragherà
l’anno seguente. Intanto, Depp si sposa con la truccatrice Lori Ann
Allison e per mantenersi si arrangia, facendo diversi lavori tra
cui: meccanico, muratore e venditore di spazi pubblicitari. Al suo
carattere scontroso e attaccabrighe si devono i primi precedenti
per rissa.
Nel 1984 grazie alla moglie,
Johnny Depp conosce Nicolas Cage. Questi lo
incoraggia a tentare la strada del cinema, presentandogli la sua
agente. È così che questo bel giovanotto di provincia approda al
cinema, partecipando al film horror Nightmare – Dal
profondo della notte di Wes Craven.
Studia recitazione. Nel 1985 il matrimonio con Lori Ann
finisce.
Il 1986 è un anno importante per
l’attore americano, che viene scelto da Oliver Stone
per interpretare un soldato in Platoon. Pare sia stata proprio
quest’esperienza a convincere definitivamente Johnny
Depp che il suo posto era davanti alla macchina da presa.
Tuttavia, agli inizi della carriera non è il cinema a dargli
notorietà, ma la tv. Nell’’87, infatti, prende il posto di Jeff
Yagher nel ruolo di Tom Hanson all’interno della serie televisiva
21 Jump Street, che abbandonerà tre anni
dopo. La serie, protagonisti un gruppo di giovani allievi di una
scuola di polizia, è andata in onda in Italia a partire dall’89. Da
questo momento, Depp diventa l’idolo delle teen-agers americane,
arrivando a ricevere migliaia di lettere al giorno dalle sue
fans. Ma quei panni gli stanno stretti e non vuole rimanervi
imprigionato. Perciò, nel ’90, lascia la tv e torna al grande
schermo, interpretando proprio una parodia degli idoli per
teen-agers in Cry Baby di John Waters.
Ma il 1990 è soprattutto l’anno
dell’incontro con colui che diverrà suo amico fraterno e sodale
artistico:
Tim Burton. Il regista lo vuole per il ruolo
da protagonista in Edward mani di forbice, tratto da un racconto
dello stesso Burton (Morte malinconica del bambino ostrica e altre
storie). A Johnny Depp il compito di
interpretare Edward, creatura animata in forma umana, nata in un
cupo castello isolato, da un anziano inventore, che però è morto
prima di poterlo completare: non gli ha dato le mani, sostituite
con lame affilate – appunto le mani di forbice del titolo. Capelli
corvini scarmigliati, volto cadaverico segnato dalle cicatrici che
lui stesso si procura muovendo le “mani”, espressione stupita e
malinconica, Depp offre una grande prova del suo talento artistico
dando corpo a questo incrocio tra Chaplin e Robert Smith dei Cure:
strana creatura dal cuore tenero e ingenuo, emblema del diverso,
che sognerà un inserimento nella società “normale” grazie a una
zelante venditrice di cosmetici (Peg/Dianne Wiest) e all’amore per
la figlia di lei (Kim/Winona Ryder), ma che finirà inesorabilmente
respinto ed emarginato da un’America materialista, cinica e
conformista. L’interpretazione vale a Depp la sua prima nomination
ai Golden Globe e lo fa entrare a pieno titolo tra le figure più
promettenti del cinema d’oltreoceano. Sul set del film
conosce Winona Ryder, con la quale inizia una relazione che durerà
tre anni. Per celebrarla Johnny, che ama i tatuaggi, si fa incidere
sul braccio la scritta “Winona for ever”. Anni dopo, a storia
finita, lo farà cambiare in “Wino for ever” (ubriaco per
sempre).
Johnny Depp –
L’uomo mascherato
Da questo momento, sceglierà sempre
con cura le pellicole a cui partecipare, puntando su ruoli non
convenzionali: storie di marginalità, vite di provincia e favole
oscure, da interpretare con quel mix di ironia, malinconia e
grottesco che diverrà la sua cifra distintiva. Verrà a sua volta
scelto dal cinema d’autore. Nel ’92 è protagonista di
Arizona Dream del pluripremiato
Emir Kusturica. Il film, fantastico e visionario –
basti dire che il suo leitmotiv è una sogliola volante – è la
personale interpretazione che il regista jugoslavo dà del Sogno
Americano, o meglio di ciò che ne rimane. Qui Johnny
Depp veste i panni di Axel, giovane chiamato in Arizona
dallo zio Leo (Jerry Lewis) per intraprendere una
“fulgida” carriera di venditore d’auto. Ma Axel conosce una serie
di personaggi strampalati e preferisce la loro compagnia e le loro
follie visionarie e ingenue alla realtà concreta, ma deprimente,
offertagli dallo zio. S’innamora così della bella Elaine
(Faye Dunaway), molto più grande di lui, con cui
condivide il sogno di volare, resta affascinato dalla figlia Grace
(Lili Taylor), gelosa del fascino materno,
depressa e con tentazioni suicide; sostiene le aspirazioni di Paul,
che in attesa di sfondare come attore, prepara provini imparando a
memoria interi film di Hitchcock. La pellicola
ottiene minore successo rispetto alle precedenti del regista, ma
guadagna l’Orso d’Argento speciale della Giuria al Festival di Berlino
nel ’93.
Il film esce in Italia una prima
volta nel ’93, col titolo poco felice di Il valzer del pesce
freccia, passando quasi inosservato. Riproposto nel ’98 col titolo
originale, ottiene maggiore fortuna, anche grazie al successo ormai
raggiunto da Depp. Nel ‘93 l’attore recita nella commedia Benny e
Joon, diretto da Jeremiah S. Chechik, interpretando la parte di
Sam, mimo che entra nella vita di Joon Pearl (Mary Stuart
Masterson), una ragazza con problemi mentali che alla morte dei
genitori si trova a vivere sola col fratello Benny (Aidan Queen).
Proprio Sam riesce a portare allegria e ottimismo nella difficile
esistenza di Joon, trovando la giusta chiave per interagire con
lei, comprendendo le sue difficoltà e aiutandola a superarle.
Inizialmente osteggiata dal fratello Benny, la relazione tra Joon e
Sam consentirà alla ragazza di trovare un equilibrio e gestire
un’esistenza indipendente dal fratello. Per questo ruolo di mimo
stravagante, ma di straordinaria delicatezza, Johnny
Depp attinge al repertorio del cinema muto,
rinnovandolo con la propria originale capacità espressiva. È di
nuovo candidato al Golden Globe. Lo stesso anno, è ancora alle
prese col disagio psichico, perché il regista Lasse
Hallström lo sceglie per la parte di Gilbert Grape in Buon
Compleanno Mr. Grape. Qui interpreta il giovane commesso di un
emporio nel profondo sud degli Stati Uniti, con una famiglia la cui
responsabilità ricade interamente sulle sue spalle. La madre è
obesa e non esce di casa da anni, il fratello Arnie
(Leonardo Di Caprio in una memorabile
interpretazione, forse la sua migliore) è un adolescente disabile
mentale che va costantemente assistito e le due sorelle, anche loro
adolescenti, sono in continuo conflitto tra loro. In tutto ciò, per
Gilbert è difficile trovare uno spazio individuale, anche quando in
paese arriva l’eccentrica e sognatrice Becky (Juliette
Lewis), di cui s’innamora. Il film affronta,
approfondendoli, vari temi: la diversità, il conformismo
provinciale che ne fa scandalo, e la spinge a nascondersi – come si
nasconde la madre di Gilbert, rinchiusa in una casa/tomba –
il determinismo che sembra segnare indelebilmente le vite di tutti
i protagonisti della vicenda e schiacciarle sotto il suo peso (non
a caso il “peso” è un elemento ricorrente), e la possibilità
invece, postulata dal regista, che i protagonisti tornino a
scegliere e a essere padroni delle proprie vite.
Per Johnny Depp,
che ama i soggetti inconsueti e i personaggi che affollano le
retrovie della storia umana, piuttosto che quelli di prim’ordine,
quella che gli giunge nel ’94 da Tim Burton è
una proposta che non può rifiutare: interpretare Ed
Wood, il peggior regista di tutti i tempi,
nell’omonimo film. Nella pellicola in bianco e nero, l’attore veste
i panni di questo indefesso ottimista, non privo di aspetti
stravaganti, con una fede cieca nel sogno americano, pochi mezzi,
poco talento, ma molta ingenuità e amore per il cinema, che sforna
horror ridicoli nell’America degli anni ’50, reclutando come star
di punta un Bela Lugosi (Martin Landau) ormai morfinomane in
disarmo, per il quale nutre un’ammirazione sconfinata. Senz’altro
uno dei migliori lavori della premiata ditta Burton/Depp. Assieme
all’attore, oltre a Martin Landau, anche
Patricia Arquette e Sarah Jessica
Parker. L’anno dopo, Depp acquisterà perfino un castello
in stile gotico a Beverly Hills, appartenuto proprio a Bela
Lugosi.
Per quel che riguarda la sfera
privata, gli anni ’90 sono turbolenti per Johnny
Depp: viene arrestato più volte per rissa, distrugge una
suite d’albergo durante una furiosa lite con la fidanzata
Kate Moss e si dà al consumo di sostanze
stupefacenti. Intanto, investe i soldi che guadagna col
cinema nell’acquisto del noto locale Viper Room, sul Sunset
Boulevard a Los Angeles e fa amicizia con River
Phoenix. Quando questi morirà per overdose, proprio
all’uscita del club, Depp deciderà di cambiare vita. Nel frattempo,
però, si guadagna una fama da bel tenebroso, che ne accresce la
popolarità. Nel ’95 ha l’opportunità di lavorare con uno dei suoi
attori preferiti: Marlon Brando, in Don Juan De
Marco maestro d’amore, diretto da Jeremy Leven, in cui Brando
interpreta uno psichiatra che tenta di curare Depp/Don Juan,
giovane in preda a delirio, convinto di essere il più grande amante
mai esistito. Depp vorrà di nuovo Brando accanto a sé per il suo
esordio alla regia, due anni dopo. Intanto, un altro ruolo da
favola scura per l’attore del Kentucky, quello offertogli da Jim
Jarmush in Dead Man: avventure e peregrinazioni di William Blake,
giovane omonimo del poeta inglese, nella provincia americana
dell’800, dall’Ohio all’Arizona, che si trasformano in una sorta di
discesa agli inferi, di viaggio verso la morte, in compagna di un
nativo indiano di nome Nessuno. Bianco e nero, episodi grotteschi,
incursioni di attori in prestito dal mondo della musica (David
Byrne e Iggy Pop), un eroe antieroico e la colonna sonora di Neil
Young. Due anni dopo è la volta di Donnie
Brasco, altro punto di svolta nella carriera di
Johnny Depp. La pellicola di Mike
Newell ha infatti due caratteristiche di sicuro successo e
interesse per il grande pubblico: è un mafia movie e vede come
protagonista, assieme a Johnny, Al Pacino. La sua
particolarità sta però nella cura con cui il regista costruisce i
caratteri e approfondisce i risvolti psicologici del rapporto fra i
due protagonisti: l’agente infiltrato Joe Pistone, alias
Donnie Brasco ricettatore di gioielli e Lefty,
mafioso di second’ordine di un’organizzazione di Little Italiy su
cui la polizia federale vuol mettere le mani. L’amicizia che ne
scaturisce è pericolosa e destinata a una tragica fine. Il film è
tratto dal libro autobiografico dell’agente infiltrato Joseph D.
Pistone. Dello stesso anno è l’esordio dietro la macchina da presa
di Johnny Depp, con un film coraggioso come
il suo titolo (appunto Il coraggioso), incentrato su un nativo
americano (Raphael/Depp) che vive a Morgantown, al confine tra USA
e Messico, un’esistenza di miseria ed emarginazione, ma con una
famiglia da lui molto amata (la moglie Rita e due figli). Decide un
giorno di vendere la sua vita per 50.000 dollari, ad un regista che
lo vuole protagonista di un film in cui sarà torturato e ucciso
(realmente, non per finzione). È dunque la storia di questo eroe:
ultimo tra gli ultimi, dimenticato come uno scarto della
società in cui vive, dove tutto è merce. Moderno Cristo che
s’immola per garantire la possibilità di un futuro diverso alla sua
famiglia. Per il ruolo del perverso regista Johnny sceglie
Marlon Brando, che aveva avuto al suo fianco in
Don Juan. Il ’98 è l’anno di Paura e delirio a Las Vegas, in cui
Depp è scelto da un altro regista visionario e anticonformista,
Terry Gilliam, per interpretare Raoul Duke, alter
ego del giornalista Hunter Tompson, in un viaggio nell’America
post-sessantotto alla volta di Las Vegas, all’inseguimento di un
Sogno Americano sempre più sfuggente. Accanto a lui, l’amico
avvocato (Dr. Gonzo/Benicio Del
Toro), che lo accompagnerà in questo viaggio non solo
reale, ma anche “virtuale” e lisergico, visto che i due sono
perennemente sotto l’effetto di droghe. Ne esce un quadro
comico-grottesco dell’epoca, con un ottimo Depp che, ancora una
volta, insegna a molti suoi colleghi l’arte di non prendersi troppo
sul serio.
Nel privato, Johnny
Depp sembra deciso a mettere la testa a posto. Vive con al
sua nuova compagna: la cantante-attrice Vanessa Paradis, e nel ’99
nasce la loro prima figlia, Lily-Rose, cui
l’attore è legatissimo. Entra anche a far parte della Hollywood
Walk of Fame. Non si lascia sfuggire l’occasione di farsi
dirigere da Roman Polanski nel thriller
La nona porta. Prosegue anche il
fortunato sodalizio con Tim Burton, che costruisce
intorno all’attore, ancora una volta, una riuscitissima favola
oscura, Il mistero di Sleepy Hollow, con cavalieri senza testa
(Christopher Walken, altro attore amatissimo da Depp), belle e
perfide streghe (Miranda Richardson), e un ispettore (Depp/Ichabod
Crane), che indaga con metodo scientifico su una serie di omicidi.
Dunque, razionalità da una parte e creature ultraterrene
dall’altra. Il tutto, e qui sta la forza del film, mescolato a una
strana e sottile vena comica, di cui è portatore proprio
l’ispettore: Ichabod seziona infatti cadaveri con espressione
schifata, pallido in volto e sull’orlo dello svenimento e il suo
fisico non regge le incursioni del soprannaturale, frequenti a
Sleepy Hollow. Un uomo che ha fatto della
razionalità il suo credo per sfuggire ai demoni del passato.
L’attore rende perfettamente questa lotta interna al protagonista,
ancor più viva nel piccolo paesino infestato dai fantasmi.
Nel 2000 partecipa a Prima che sia
notte di Julian Schnabel, tratto dall’autobiografia del poeta
cubano Reinaldo Arenas, perseguitato e incarcerato dal regime
castrista perché omosessuale. Malato di Aids e morto suicida in
esilio a New York. Johnny Depp appare in due
momenti: nei panni del transessuale Bon Bon e del tenente Victor.
Ritrova poi Lasse Hallström, che lo dirige in
Chocolat, dove interpreta un altro ruolo ai
margini, quello dello zingaro Roux, in una cittadina di provincia
francese negli anni ’50, dove si avvicina a un’altra figura
emarginata: quella della cioccolataia Juliette Binoche, la
straniera Vianne: una sorta di diavolo tentatore che induce ai
peccati di gola i paesani con le sue delizie al cacao. Alla fine
però, il moralismo sterile lascia il posto alla comprensione e la
comunità accetta Vianne, assaporando anche una vita più libera e
piena, assieme al gusto del cioccolato.
L’anno seguente Johnny interpreta
il ruolo dell’ispettore oppiomane Frederick Abberline in
La vera storia di Jack lo Squartatore,
che indaga nella Londra sordida e tetra di fine ‘800 per scoprire
chi sia il serial killer di prostitute che colpisce in città.
A partire dal 2003 Depp interpreta
il personaggio che gli ha dato la maggior notorietà e gli ha fatto
sbancare i botteghini di tutto il mondo: il pirata Jack Sparrow,
nella saga della Disney Pirati dei Caraibi – La
maledizione della prima luna (2003), La
maledizione del forziere fantasma (2006),
Ai confini del mondo (2007), tutti
diretti da Gore Verbinski. Per questo ruolo,
anticonformista per eccellenza, con trucco nero agli occhi, bandana
e dreadlocks, l’attore ha dichiarato di ispirarsi al chitarrista
dei Rolling Stones Keith Richards e, nonostante
all’inizio la chiave trasgressiva scelta per impersonare il
protagonista non andasse a genio ai produttori della serie, si è
rivelata vincente e di grande successo. Per motivare le sue scelte
artistiche, che negli ultimi anni lo hanno portato sempre più verso
pellicole rivolte a un pubblico di bambini (anche se non
esclusivamente), Johnny ha dichiarato di voler fare film che
potessero essere visti dai suoi figli – nel 2002 dall’unione con
Vanessa Paradis è nato il suo secondogenito Jack e l’attore ha
preso residenza stabile nella campagna francese. Nella stessa
direzione è andata la scelta di essere James Barrie in
Neverland – Un sogno per la vita (2004),
incentrato appunto sulla figura del creatore di Peter Pan. Anche la
collaborazione di Johnny Depp con Tim
Burton negli ultimi anni sembra essersi spostata
decisamente su questo terreno, con La fabbrica di
cioccolato (2005), in cui l’attore, quasi
irriconoscibile, veste i panni del padrone della fabbrica Willy
Wonka.
E, sempre nel 2005, con La sposa
cadavere, pellicola d’animazione in cui Depp dà la
voce a un personaggio dalle fattezze simili alle sue.
Ciò che più colpisce, considerata
l’estrema notorietà e il successo raggiunti a questo punto
dall’attore americano, nonché l’investitura holliwoodiana, è che
non abbia ottenuto premi di peso. Ma anche questi sono destinati ad
arrivare. Nel 2007 infatti, è proprio l’ennesima collaborazione con
Burton a dargli il Golden
Globe come Miglior Attore in un film Commedia o Musicale . In
Sweeney Todd: il diabolico barbiere di
Fleet Street, Johnny Depp interpreta infatti
questo sanguinario assassino per vendetta. Dopo una carriera
tramontata nel mondo della musica, l’attore si cimenta qui nel
canto, assieme alla coprotagonista Helena Bonham
Carter (Mrs.Lovett), moglie di Tim Burton
(l’attrice dichiarò ironicamente in un’intervista che il regista
l’avrebbe sposata, non potendo sposare il suo alter-ego,
Johnny Depp). La diabolica coppia funziona alla
perfezione in questo musical a tinte fosche, e la direzione di
Burton è impeccabile. Torniamo alle atmosfere da favola scura, come
già in Edward mani di forbice e Il mistero di Sleepy Hollow, con la
differenza che il personaggio interpretato da Depp è ora tutt’altro
che timido e ingenuo, o servitore della collettività in nome della
giustizia e della verità. È invece un uomo vittima di una profonda
ingiustizia (è stato condannato ingiustamente), dolente e spietato,
nella Londra del ‘700, che si vendica nel modo più truce che
possiamo immaginare: uscito di galera, apre un negozio di barberia,
dove sgozza le sue vittime (coloro che anni prima lo fecero
incarcerare). Poi entra in scena la sua altrettanto diabolica
complice, che ha un forno proprio sotto la barberia: la poltrona
del barbiere – grottesca e straordinaria diavoleria – catapulta
direttamente la vittime sgozzate in un enorme tritacarne, che le
rende polpa pronta per farcire le leccornie vendute al pubblico con
enorme successo dalla signora Lovett. Un’associazione a delinquere
delle più diaboliche dunque, dalla quale, nonostante tutto, non
riusciamo a restare solamente inorriditi, perché Burton, sarcastico
e pungente come sempre, riesce a rendere perfettamente la
complessità di una realtà in cui il giudice Turpin non è meno
colpevole di Todd e i voraci clienti di Mrs. Lovett non paiono
candide creature indifese.
Nel 2009 Depp sostituisce lo
scomparso Heath Ledger, alternandosi ai colleghi
Jude Law e
Colin Farrell, nel film Parnassus – L’uomo che
voleva ingannare il diavolo. Qui, è diretto di
nuovo da Terry Gilliam e siamo ancora in un
territorio fantastico e visionario. Di tutt’altro tenore, invece,
Nemico pubblico di Michael
Mann, in cui interpreta il rapinatore di banche John
Dillinger, nell’America degli anni ’30. Infine, quest’anno lo
troviamo in due pellicole: è il Cappellaio Matto in
Alice in Wonderland, ultima
collaborazione finora registrata con Tim Burton, e
il turista Franck Taylor in
The Tourist di Florian Henkel von
Donnersmarck: spy story romantica di ambientazione veneta, che lo
vede al fianco di Angelina Jolie. Entrambe le pellicole però, non
sembrano all’altezza delle precedenti dei rispettivi registi. La
scorsa settimana, in occasione della presentazione a Roma di
The
Tourist, Depp ha dichiarato di essere a lavoro su
un paio di progetti con cui vorrebbe tornare alla regia, anche se
non ha intenzione, dice, di scegliere sé stesso come attore. Il
prossimo anno, intanto, lo vedremo ancora nei panni di Jack Sparrow
in un altro episodio della saga Pirati dei Caraibi, stavolta per la
regia di Rob Marshall ( …cominciamo a capire
perché sua figlia Lily-Rose sia convinta che il mestiere del padre
sia proprio quello del pirata!).
Johnny Depp
possiede una casa di produzone cinematografica: la Infinitum Nihil
Production. Ha inoltre investito nell’acquisto del famoso
ristorante di Parigi “Man-Ray”, che possiede in comproprietà con
John Malkovich, Sean Penn e Mick Hucknall, cantante dei Simply
Red.
Infine, della passione di
Johnny Depp per la musica s’è detto all’inizio e
la sua strada s’è spesso intrecciata con quella del mondo musicale:
l’attore ha suonato assieme agli Oasis nel brano Fade In-Out. Nel
2007 ha partecipato al documentario di Julian Temple su Joe
Strummer, dando un suo ricordo del cantante dei Clash, scomparso
prematuramente a dicembre del 2002. Lo scorso anno è stato voce
narrante di un documentario sui Doors (When you’re strange di Tom
Di Cillo).