Woody Harrelson
nuovo protagonista del biopic diretto da Rob
Reiner sul presidente Lyndon Baines
Johnson. Il progetto a cui Reiner lavora
da anni (era il 1997 quando annunciava di essere impegnato
nell’adattamento della biografia di un personaggio), sembra quindi
finalmente vedere la luce. Originariamente sviluppato dai
produttori Tim e Trevor White e
sceneggiato da Joey Hartstone, l’attuale versione
seguirà l’ascesa di Lyndon BainesJohnson alla Casa Bianca e gli sconvolgimenti
politici che hanno seguito l’assassinio di John F.
Kennedy e lo hanno improvvisamente catapultato dalla
vice-presidenza alla Sala Ovale.
“Durante gli anni ’60 ero un hippy e
Lyndon Johnson era il mio presidente”, afferma
Reiner. “All’epoca è stato il bersaglio delle
proteste dei giovani della mia generazione contro la guerra in
Vietnam ma il tempo è passato e la mia visione della realtà
politica è maturata. Ho iniziato a vedere Lyndon Johnson sotto una
luce diversa. Era un uomo complesso, una combinazione di brillante
istinto politico, forza bruta, ambizione e profonde
insicurezze.
Il percorso della sua vita era a dir poco shakespeariano: da un
povero paese del West Texas ai corridoi del potere a Washington, ha
usato il suo acume politico per far approvare la legislazione più
innovativa per i diritti civili del 20° secolo. E se non fosse
stato per la guerra del Vietnam, credo che sarebbe passato alla
storia come uno dei più grandi presidenti .”
Le riprese del film che vedrà
Woody Harrelson nei panni del 36° presidente
americanoinizieranno questo settembre a New
Orleans.
Abbiamo visto di recente
Woody Harrelson nella bellissima serie True
Detective, accanto a Matthew McConaughey, e
nonostante la prorompente personalità del collega, Harrelson ha
decisamente fatto il suo per rendere questa breve serie targata HBO
un vero capolavoro del piccolo schermo. Adesso l’attore è entrato a
far parte di un altro progetto importante, Triple
Nine,film diretto da John Hillcoat
(The Road).
Anche in questo caso, Harrelson
interpreterà un detective, che sarà nel film lo zio del personaggio
interpretato da Casey Affleck. I due attori si
ritrovano dopo aver interpretato in Out of the
Furnace di Scott Cooper due ruoli
molto diversi.
Basato su una sceneggiatura scritta
da Matt Cook, Triple
Nine racconterà la storia di un gruppo di malviventi
intenzionati a mettere in scena una rapina con lo scopo, in realtà,
di uccidere un poliziotto, in modo da condurre la polizia lontano
dalla scena del loro stesso crimine. Nel cast del
film Christoph Waltz,Casey
Affleck, Cate Blanchett, Kate Winslet, Aaron Paul,
Teresa Palmer, Chiwetel Ejiofor, Woody
Harrelson e Michael B. Jordan.
Il cast stellare di Scott Cooper
(Crazy Heart) ha trovato il suo villain. Il ‘cattivo’ di
Out of furnace sarà Woody Harrelson, e
non Billy Bob Thornton come rivelato in precedenza,
Woody Harrelson e
Sam Rockwell tornano a lavorare
con Martin McDonagh dopo 7
Psicopatici nel filmThree Billboards
Outside Ebbing, Missouri, che avrà come
protagonista Frances McDormand.
Il nuovo lavoro del regista di In
Bruges sarà finanziato da Film4 and Fox
Searchlight, con lo studio che distribuirà il titolo a livello
internazionale mentre nel Regno Unito sarà Channel 4 a
detenere i diritti per la tv. Così come In
Bruges e 7
Psicopatici, Three Billboards
Outside Ebbing, Missouri sarà prodotto
da Graham Broadbent
e Peter Czernin della Blueprint
Pictures, insieme allo
stesso McDonagh.
Il film, le cui riprese inizieranno ad
aprile in Nord Carolina, è basato sulla storia vera di una donna
che si scaglia contro la polizia locale, incapace di trovare
l’assassino della figlia. Con un cast del genere, non possiamo fare
altro che attendere l’uscita nelle sale.
Woody Harrelson è
il protagonista del nuovo biopic su LBJ, dedicato
a Lyndon Baines Johnson, l’ex presidente
statunitense che prese il posto di John Fitzgerald
Kennedy all’indomani del suo assassinio e affrontò i
problemi scatenati dalla guerra del Vietnam.
Nel cast del film, diretto da
Rob Reiner, compaiono anche Jennifer
Jason Leigh, Richard Jenkins, Bill Pullman, Jeffrey
Donovan e Michael
Stahl-David.
Reiner lavorava da
anni sul progetto (era il 1997 quando annunciava di essere
impegnato nell’adattamento della biografia di un
personaggio). Originariamente sviluppato dai produttori
Tim eTrevor White e sceneggiato
da Joey Hartstone, l’attuale versione seguirà
l’ascesa di Lyndon BainesJohnson alla Casa Bianca e gli sconvolgimenti
politici che hanno seguito l’assassinio di John F.
Kennedy e lo hanno improvvisamente catapultato dalla
vice-presidenza alla Sala Ovale.
Il film sarà presentato al prossimo
Festival di Toronto, con premiere mondiale prevista per il 3
novembre 2017.
Anche se sonopiù abituatia
condividereset cinematografici
come il Distretto 12 dei
film di HungerGames, WoodyHarrelsone LiamHemsworthsembrano ora invece “diretti versoilvecchio West”: i due si
confronteranno inun testa a testa in un
prossimo film western intitolato By Way Of
Helena.
La sceneggiatura è stata scritta da
MattCook
mentreKieranDarcy-Smithdirigerà il film, il quale
seguiràla storia diDavid(Hemsworth), unTexas Ranger del 1880
inviato auna
cittàdi frontieraisolataper investigarealcunimisteriosi
omicidi.
Maquando
arriva, scopre che il luogoè nella morsadi
ferrodelpredicatorelocaleAbraham(Harrelson), il quale
non è troppofelice
cheilnuovo
arrivatorovistinegli affaridellasua città. Sipuò ragionevolmentesupporreda questasinossichegli animisi
scalderannoe che voleranno
proiettili.
Woody Harrelsonfaràparte anche del
castdelthrillerTripleNineeha lavoratosulle scene di entrambe le Parti
diHunger Games il Canto della
Rivolta. L’attore sembra
inoltre legatoal sequel diNow You SeeMe-I maghi del crimine.
AncheLiam
Hemsworthsarà lui di nuovo in
Hunger
Games.In aggiunta a ciò, ricordiamo che
l’attoreapparirànel thrillerCut
Banke ha in
programma anche il film, ispirato al dramma di Aussie, The Dressmaker.
Secondo quanto riporta The
Hollywood Reporter un adattamento cinematografico
dell’acclamato graphic novel
Wilson di Daniel
Clowesè in
preparazione presso la Fox Searchlight con a bordo
Craig Johnson (The Skeleton
Twins) come
regista.
Woody Harrelson
sarà l’omonimo personaggio misantropo del titolo, che fa un ultimo
tentativo di riconquistare la sua ex moglie
tossicodipendente, che avrà il volto di Laura
Dern. Clowes ha anche scritto la
sceneggiatura per il film, che sarà prodotto da Alexander
Payne, Sam Raimi e Josh
Donen. La produzione inizierà a Minneapolis il mese
prossimo.
Lo scorso anno abbiamo avuto modo
di vedere diverse foto dei protagonisti sul set del film, ma poco o
nulla si sapeva davvero del prossimo progetto di Woody
Allen che, come sappiamo da tempo, avrà come protagonisti
Joaquin Phoenix e Emma Stone (che
torna a lavorare con il regista dopo l’ultimo Magic in the
Moonlight).
Ora, la Sony Pictures
Classics ha annunciato che si occuperà della distribuzione
del film in tutto il Nord America e ha svelato quello che sarà il
titolo ufficiale della pellicola: Irrational
Man.
I dettagli sulla trama, purtroppo,
sono ancora scarsi: la storia dovrebbe riguardare un misterioso
omicidio avvenuto all’interno di un college. Nel cast, oltre a
Phoenix e alla Stone, ci saranno anche Jamie
Blackley(Resta anche domani, Biancaneve e il
cacciatore) e Parker Posey(Grace di
Monaco). Al momento non sappiamo quando uscirà il film, ma è
probabile che la pellicola venga rilasciata verso la fine
dell’anno.
Dopo essere rimasta silenziosa per
anni sull’argomento, la moglie di Woody Allen,
Soon-Yi, ha commentato pubblicamente della
controversia che sta interessando il marito, accusato da
Mia Farrow (ex moglie di Woody
Allen e madre adottiva della stessa
Soon-Yi) di anni di abusi, soffermandosi anche su
quanto il movimento #MeToo venga male utilizzato.
Allen è stato al centro di denunce di abusi sessuali ai danni di
sua figlia adottiva, Dylan Farrow, e
Soon-Yi ha deciso finalmente di raccontare la sua
versione della storia.
Nel 1992, Dylan
Farrow, che all’epoca aveva sette anni, accusò Allen di
averla sessualmente abusata. Da all’ora c’è stata una confusa
battaglia in salita, con Allen che non è mai stato ufficialmente
imputato di alcun crimine e la questione che è diventata poi di
nuovo calda a seguito della nascita del movimento
#MeToo alla fine del 2017. Ora, dopo Mia,
Dylan e persino Ronan Farrow, fratello di
Dylan, che ha parlato in modo significativo del movimento
#MeToo, così come della relazione di sua sorella
con Allen, in pubblicazioni di prestigio quali The
New York Times e The
LA Times, Soon-Yi ha parlato
pubblicamente della controversia. Di solito silenziosa spettatrice,
Soon-Yi ha mostrato un angolazione profondamente
differente della situazione, rivelando che non solo le accuse
contro Allen non sono fondate, ma che Mia Farrow
era violenta contro di lei, da bambina.
Soon-Yi ha parlato
con Vulture allo
scopo di offrire una nuova prospettiva sulla questione, oltre ad
accendere un riflettore sulla sua relazione personale con
Mia Farrow. Dopo essere stata adottata dalla
Farrow e André Previn, all’epoca marito di lei, Soon-Yi ha rivelato
che l’attrice era violenta sin dall’inizio; dichiarando che la
Farrow non solo faceva favoritismi con i suoi altri figli (lei e
Previn hanno avuto tre figli biologici e due adottati ai tempi in
cui venne adottata anche Soon-Yi nel 1978), ma che abusava
fisicamente di lei picchiandola con dei blocchi di legno mentre le
insegnava a parlare inglese, che la teneva sottosopra per i piedi,
che la schiaffeggiava e le rivolgeva appellativi offensivi.
Soon-Yi ha aggiunto che il fratello, Moses
Farrow, un altro dei bimbi adottati dall’attrice, si
riferì alla genitorialità di Mia come a una “rottura totale
dello spirito“.
Soon-Yi ha
spiegato che non ha mai visto i benefici di dichiarazioni pubbliche
in merito al comportamento della sua madre adottiva, mentre
cresceva, ma ha poi rivelato che le accuse contro il marito Woody
Allen l’hanno convinta a rivedere la sua posizione. Ha spiegato a
Vulture durante la sua intervista “quello che sta accadendo a
Woody è così sconvolgente, così ingiusto” e che Mia “ha
approfittato del movimento #MeToo e ha esposto Dylan come una
vittima. E un’intera nuova generazione sta ascoltando queste storie
che non dovrebbe ascoltare.” In risposta, Dylan
Farrow ha rilasciato un comunicato ufficiale sul suo
account Twitter personale, rivelando che le dichiarazioni di
Soon-Yi su sua madre non sono corrette.
Come ogni controversia o scandalo,
ci sono due versioni della storia. In questo caso, le accuse contro
Woody Allen sono state soprattutto unilaterali. A
questo punto, oltre ogni possibile verità sulla questione delle
molestie, il resoconto di Soon-Yi sui
comportamenti della Farrow, quando era bambina, gettano una luce
nuova e una prospettiva differente su tutta la vicenda. Potrebbe
anche essere impossibile sapere con certezza quali informazioni
sono abbellite e quali no, ma è ovvio che anche la posizione di
Soon-Yi deve essere ascoltata.
Trasporre le proprie angosce
interiori, ridicolizzare i valori materiali e carnali dell’ipocrita
società moderna, questo, e altro, è il Cinema del Re della commedia
Woody Allen, instancabile regista che sforna film
interessanti con un vigore creativo invidiabile unico. Ben 45 sono
i lungometraggi da lui diretti a partire dal lontano 1966 e per un
arzillo settantasettenne che non ha la minima intenzione di
smettere può anche trattarsi di modo per esorcizzare la sua
ingombrante paura di invecchiare che ormai lo perseguita, per sua
stessa ammissione, da quando ha varcato la mezza età.
Woody
Allen nasce il 1º dicembre 1935 a Brooklyn (New York)
con il nome di Allan Stewart Königsberg, in una famiglia di origini
europee, di modesta condizione sociale e di religione ebraica,
tutti elementi che tratterà spesso nei suoi film, in modo diretto e
indiretto, ma sempre con grande autoironia. A tre anni ha il suo
primo contatto col cinema, quando la madre lo porta al cinema per
vedere Biancaneve e i sette nani (1937), film che affascina e segna
indelebilmente il piccolo Woody. Da allora, frequenta sovente le
sale cinematografiche e ha rivelato che da ragazzo il suo film
preferito era La fiamma del peccato (1944) di Billy Wilder. Poco
interessato allo studio (per la disperazione dei genitori), è un
appassionatissimo scrittore di gag e barzellette, che spedisce ai
giornalisti umoristici Walter Winchell e Earl Wilson. Le riviste,
entusiaste del materiale ricevuto, decidono di contattare l’autore
e di trovargli un agente, David O. Alber, che inizia a far
pubblicare gli scritti di Allen su diversi giornali pagandolo 25
dollari alla settimana.
Nel 1952, all’età di diciassette
anni, assume lo pseudonimo di Woody Allen, in
onore del celebre clarinettista jazz Woody Herman,
e scrive battute per colossi dello spettacolo come Ed
Sullivan e Sid Caesar. Due anni dopo, nel 1954, viene
assunto dalla rete televisiva nazionale ABC, della quale diventa
l’autore di punta, scrivendo per celebri programmi come il
The Ed Sullivan Show e The Tonight Show.
Tra fallimenti negli studi
universitari (i genitori insistevano affinché si laureasse, ma non
ci riuscì) e sentimentali (ventenne aveva già due divorzi alle
spalle), tra gli anni ’50-’60 Allen scrive sceneggiature di grande
successo per Tv e teatro, guadagnando anche discretamente.
Nel 1965 firma la sua prima
sceneggiatura cinematografica: Ciao
Pussycat, diretto da Clive Donner,
nel quale appare in un ruolo minore accanto a Peter
Sellers, Peter O’Toole, Romy Schneider, Capucine ed Ursula
Andress. Nel 1966 realizza il suo primo lungometraggio,
Che fai, rubi? E’ l’inizio di un’epoca
per il cinema americano e mondiale.
I primi film di Woody
Allen sono commedie ironiche, divertenti, stravaganti,
talvolta sgangherate, spesso parodie di film famosi, di successo.
Riprova di ciò è proprio il film che segna il suo esordio come
regista: Che fai rubi? Edizione americana del film giapponese
Kizino Kizi (La chiave delle chiavi), trasformata nella storia di
due bande rivali che danno una frenetica caccia a una ricetta di
insalata. Avventura alla James Bond parodiata da Woody
Allen, girata in Giappone con tutti attori nipponici.
Anche il secondo film prosegue sul
tema della refurtiva: Prendi i soldi e
scappa (1969). Un tipetto timido di Baltimora,
interpretato dallo stesso Woody Allen, cerca di
vincere il suo complesso di inferiorità con una carriera di
criminale. Ma non ne ha la vocazione e da vita a una serie di buffe
gag.
Il terzo film, Il dittatore
dello stato libero di Bananas (1971), si dedica invece
alla parodia delle dittature militari latinoamericane. Il
lungometraggio ha diverse debolezze, ma offre una simpatica e
gradevole storia buffa e spensierata.
Tra i film che ebbero maggiore
successo nella prima fase della sua carriera, troviamo il quarto
Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non
avete mai osato chiedere, del 1972. Qui Woody
Allen da’ sfogo ad ansie e dubbi interiori relativi al
sesso, ponendosi vari quesiti sottoforma di sei episodi molto
originali. Affronta tabù e temi vari, senza mai scadere nella
volgarità,pur parlando sempre ed esplicitamente di sesso. Alcune
scene hanno fatto epoca, come quella che lo ritrae, nell’ultimo
episodio, mascherato da spermatozoo. Seguono Il
dormiglione (1973) e Amore e
guerra (1975).
Woody Allen: la commedia come
analisi ironica della società moderna
Intervallati dall’inusuale
drammatico Interiors (1978), arrivano
alla fine degli anni ’70 i film della svolta. Arrivano infatti
Io e Annie e Manhattan. Le pellicole consolidano
le collaborazioni con Diane Keaton, con la quale
ebbe una relazione e che è stata protagonista dei cinque film
successivi del regista.
Io e
Annie è palesemente autobiografico. Narra i difficili
rapporti di un attore comico ebreo (Alwy, interpretato
dallo stesso Woody Allen) newyorkese con Annie
Hall, la ragazza di cui si è innamorato. I due si frequentano
e si amano per un certo periodo. Poi, dopo un viaggio in
California, decidono, seppur a malincuore, di lasciarsi. Ma Alwy fa
fatica a dimenticarla. Il film vinse ben quattro premi
Oscar. Poi arrivò Manhattan, che può essere
considerato la sua prima critica sociale di un certo spessore
contro la società moderna. La commedia, che pecca di staticità e
lentezza, è di fatti una critica all’America di fine anni ’70,
eccessivamente alle prese con dei canoni e dei valori da
sconfessare e smontare, su tutti l’istituzione del matrimonio.
Woody Allen dipinge una società frenetica,
insicura, la deride e la schernisce, ridicolizza i personaggi
principali, il loro affannarsi ad essere moderni e anticonformisti
a tutti i costi. La più normale finisce per essere la giovanissima
Tracy, che avrebbe tutte le giustificazioni per essere stravagante
e invece è la più posata tra i protagonisti.
Seguiranno i meno noti
Stardust Memories (1980) e
Una commedia sexy in una notte di mezza
estate (1982). Quest’ultimo segnerà l’inizio della
lunga collaborazione con Mia Farrow, che sarà sua
moglie per diversi anni. Arrivano poi i pittoreschi
Zelig (1983) e Broadway Danny Rose (1984). Il primo
ironizza il conformismo, il secondo il cinismo del mondo dello
spettacolo. Con Hannah e le sue sorelle, Woody
Allen torna a parlare del suo rapporto con le donne,
incarnato dall’insicuro Mickey alle prese con Hannah (Farrow) e le
due sue sorelle (Wiest e Hershey). Torna poi alla fantasia, con la
commedia romantica La rosa purpurea del
Cairo (1985), seguito da una serie di
film di minore successo: il difficile drammatico
Settembre (1987), l’autobiografico
Radio days (1987) e Un’altra
donna (1988).
Ben riuscito e sofisticato è invece
Crimini e misfatti (1989), nel quale
Woody Allen recita con Martin Landau
e Mia Farrow, e nel quale rappresenta una commedia che
sconfina nel dramma prima e nel giallo poi. Nella società cinica in
cui viviamo, Woody Allen sembra volerci dire che
“il delitto paga” e resta impunito. Questo resterà tra i film più
originali e riusciti del regista newyorkese, il quale negli anni
successivi, come vedremo, riprenderà i temi che hanno
caratterizzato il suo cinema fino ad allora: rapporti disastrosi
con le donne, ansie, cinismo del mondo moderno, tradimenti, dubbi
religiosi, ridicolo anticonformismo. Il canovaccio di questa
pellicola sarà anch’esso ripreso anni dopo, con Match
Point.
Gli anni ’80 si concluderanno con
New York stories (1989), mentre negli
anni ’90 arrivano una serie di film (uno all’anno) che però non
lasciano particolarmente il segno: Alice
(1990), Ombre e nebbia (1991),
Mariti e mogli (1992, che segna anche la
fine della lunga collaborazione con la Farrow),
Misterioso omicidio a Manhattan (1993, che di
contro, segna il ritorno della Keaton), Pallottole su
Broadway (1994), La dea dell’amore
(1995) e Tutti dicono I love you (1996).
Più complesso e originale è invece Harry a
pezzi (1997). Se è vero che anche in questo film
Woody Allen ironizza sull’amore e sull’amicizia,
ma soprattutto sul sesso e sui tradimenti, lo fa attraverso una
storia dinamica e divertente, come se Woody Allen
volesse dire al pubblico che il suo brio e la sua originalità non
si sono di certo assopiti, così come la sua voglia di mettere in
gioco le proprie idee, i suoi disastri sentimentali, i suoi
atteggiamenti buffi. Tra una gag e l’altra, intrecci esilaranti,
disastri amorosi vari, rapporti sessuali occasionali, il film
procede piacevolmente, in una sorta di psico-analisi per
Woody Allen, in chiave ovviamente autoironica.
Harry a pezzi è stato uno dei candidati al premio Oscar 1998 per la
migliore sceneggiatura originale, dopo essere stato anche
presentato fuori concorso al Festival di
Venezia il 26 agosto 1997.
Gli anni ’90 si chiuderanno con
Celebrity (1998) e Accordi e
disaccordi dell’anno successivo con Sean
Penn, film dedicato agli artisti stravaganti jazz (il suo
genere musicale preferito) degli anni ’30. Il Terzo millennio si
apre con una serie di film non esaltanti ma che comunque inglobano
spunti di buon cinema: Criminali da
strapazzo (2000), La
maledizione dello scorpione di giada (2001),
Hollywood Ending (2002),
Anything Else (2003), Melinda
e Melinda (2004). Nel 2005 arriva Match
Point, che riprende il costrutto di Crimini e
misfatti: una commedia sentimentale che si complica
al punto di sfociare nel dramma e infine nel giallo irrisolto. Il
film segna il ritorno alla creatività per Woody
Allen, con un lungometraggio che lascia il segno e che
rimane impresso nella mente dello spettatore. Macth
Point resta per lui uno spartiacque degli anni 2000,
poiché nella seconda metà del decennio tornerà ai soliti temi, con
film dai buoni spunti ma anche vuoti nella sceneggiatura. Continua
nella sua consueta prolificità: Scoop (2006), Sogni e delitti
(2008), Vicky Cristina Barcelona (2008),
Whatever Works – Basta che funzioni
(2009), Incontrerai
l’uomo dei tuoi sogni (2010).
Escludendo i film da lui stesso
diretti, Woody Allen ha anche partecipato come
semplice attore in diversi lungometraggi: il primo e forse più
famoso è Provaci ancora Sam (1972),
commedia con riferimenti parodistici a Casablanca. Poi arrivarono:
Il prestanome (1976), film sul
Maccartismo; Re Lear (1987),
drammatico-fantastico poco riuscito; Storie di amori e infedeltà
(1991), commedia tipicamente alleniana; Gli
imbroglioni (1999); gli irriverenti Una
spia per caso (2000) e Ho fatto solo a
pezzi mia moglie (2001).
E adesso? Neanche a dirlo, il buon
Woody Allen sta girando un altro film, Nero
Fiddled, che dovrebbe uscire l’anno venturo. Girato a Roma, oltre
ad Alec Baldwin,
Penelope Cruz,
Ellen Page, Jesse Eisenberg, e lo stesso Allen, vede
anche la collaborazione degli italiani Riccardo Scamarcio,
Isabella Ferrari, Sergio Rubini, Ornella Muti, Massimo Ghini,
Antonio Albanese, Alessandra Mastronardi, Alessandro Tiberi e
Flavio Parenti. Con un cameo pure per Roberto
Benigni, il quale, secondo quanto ha fatto trapelare in
un’intervista al Tg3, vestirà i panni di Leopoldo, un tranquillo
impiegato dalla vita ordinaria che verrà scambiato per un celebre
attore. Per gli impazienti però, niente paura. Il regista americano
sta per tornare sugli schermi il prossimo 2 dicembre con una
delicata commedia sentimentale: Midnight in Paris, ambientata nella
città romantica per antonomasia. Insomma, Allen non ha proprio
alcuna intenzione di smettere. Fortunatamente, aggiungiamo noi.
Dopo le dichiarazioni di
Scarlett Johansson in difesa di Woody Allen, è lo stesso
regista newyorkese a prendere la parola riguardo i recenti eventi
che lo hanno visto preso di mira dal movimento #MeToo.
“Ho lavorato con centinaia di
attrici, e non una sola di loro si è mai lamentata di me. – ha
dichiarato Allen durante un’intervista con France24 – Ho
lavorato con donne impiegate in ogni settore del cinema per anni e
le abbiamo sempre pagate in modo eguale agli uomini. Ho fatto tutto
quello che il movimento #MeToo desidererebbe ottenere con
chiunque.”
Il caso più recente che ha coinvolto
Allen è la decisione da parte degli Amazon Studios di cancellare la
distribuzione americana di Un giorno di
pioggia a New York in seguito al ritorno in superficie
delle accuse di molestie ricevute dal regista nel 1991.
Il film otterrà tuttavia una
distribuzione europea, e sarà presentato in anteprima al Deauville
Film Festival in Francia.
“Il film uscirà comunque nei
cinema di tutto il mondo. Se al pubblico piacerà, eventualmente
sarà possibile distribuirlo anche negli Stati Uniti.” Ha
affermato il regista.
Ad Allen non sembra infatti
importare se qualcuno ad Hollywood si distanzia da lui o dai suoi
film, come l’attore Timothée
Chalamet, il quale ha affermato di rimpiangere l’aver
lavorato con il regista per Un giorno di pioggia a New
York.
“Non potrebbe importarmi
di meno. Non ho mai lavorato ad Hollywood. Ho sempre lavorato a New
York. – spiega Allen – Se domani nessuno volesse più
finanziare i miei film, le mie opere teatrali, o pubblicare i miei
libri, io comunque mi alzerei dal letto e continuerei a scrivere,
perché questo è ciò che faccio. Continuerò a lavorare sempre,
quello che accade ai miei film a livello commerciale è un altro
discorso.”
Vi ricordiamo che Un giorno
di pioggia a New York uscirà invece in Italia il 3
ottobre. Il film, scritto e diretto da Woody Allen
ha nel proprio cast gli attori Timothée Chalamet, Elle
Fanning, Selena Gomez, Jude Law, Diego Luna e Liev
Schreiber.
Dopo ore di silenzio, Woody
Allen ha risposto alle accuse voltegli dalla sua
figliarstra Dylan Farrow, in merito ad una
violenza sessuale che la donna, all’epoca dei fatti una bambina, ha
sostenuto di aver subito in una lettera aperta.
Così ha risposto il regista,
attreverso un portavoce, sulle pagine del Mother Jones: “Mr. Allen ha letto
l’articolo è l’ha trovato falso e vergognoso. Risponderà molto
presto. Al momento una indagine approfondita è stata condotta da
esperti, che hanno concluso che non c’è credibilità nè prova di
molestie; che Dylan Farrow aveva un’incapacità di distinguere la
fantasia dalla realtà; che la bambina era stata all’epoca
probabilmente ammaestrata dalla madre. Nessuna accusa fu mai
depositata.”
Questa dichiarazione è arrivata a
seguito di quelle rilasciate da Alec Baldwin e
Cate Blanchett, entrambi tirati in ballo da Dylan
nella sua lettera aperta pubblicata dal New York Times. La Farrow
Junior nella lettera si è rivolta ai due attori che hanno di
recente collaborato con Allen in Blue Jasmine dicendo loro “e
se si fosse trattato dei vostri figli?”.
I due attori hanno risposto
prendendo le parti del regista, ma se la Blanchett ha usato toni
cauti e pacati, Baldwin non le ha mandate a dire a nessuno. Ecco
cosa ha risposto Cate Blanchett: “E’
ovviamente una situazione lunga e dolorosa per la famiglia e spero
che troveranno una sorta di risoluzione in pace.”
Di tutt’altro stampo la risposta di
Alec Baldwin, che risponde spazientito a dei tweet
in cui gli veniva chiesto un parere in merito alla situazione:
“Cosa c&@% c’è di sbagliato in voi che pensate che tutti
dobbiamo esprimere un nostro giudizio in merito ad una cosa così
personale? Vi sbagliate se pensate che c’è un posto per me o per
chiunque altro, in una questione di famiglia.”
“Gli USA dovrebbero essere il
luogo in cui si ottiene un giusto processo – continua Baldwin
– Un giusto processo può essere condotto con le opinioni di
tutti su internet? Gli americani sono caduti vittima di una
ipocrisia su cose che conoscono poco. Non si ‘difendono’ entrambe
le parti. Si difende giusto processo.”
Nonostante tutti i problemi che ha
dovuto affrontare in fase di produzione (inclusa una battaglia
legale con Amazon), alla fine Un Giorno di Pioggia a New York, l’ultimo film
di Woody
Allen, è uscito in diversi paesi europei (Italia
inclusa), riscuotendo un ottimo successo e incassando oltre 20
milioni di dollari. Adesso il film si prepara ad essere lanciato
sulle piattaforme on demand britanniche, e proprio per tale
occasione Allen ha rilasciato una nuova intervista al
Daily Mail.
Parlando del successo commerciale
del film, nonostante tutte le polemiche (legate anche alla vita
privata del regista) che lo hanno accompagnato prima e dopo
l’uscita, Woody
Allen ha spiegato: “Non sento di essere stato
‘vendicato’ perché significherebbe che in qualche modo mi sentivo
preoccupato. Non vorrei passare come una persona insensibile, ma
non lo ero. Ovviamente so bene di essere oggetto di gossip e di
essere al centro di scandali, ma non posso lasciarmi disturbare o
anche solo distrarre da queste cose. Continuo a vivere la mia vita.
Lavoro. Suono il jazz. Seguo lo sport. Vedo i miei amici. Non ho
mai letto nulla di ciò che mi riguarda. Anche perché si tratta di
accuse false che sono servite ad inscenare un vero dramma da
tabloid.”
In seguito agli ultimi avvenimenti
personali che hanno caratterizzato la vita di Allen, numerose star
di Hollywood hanno pubblicamente difeso il regista, tra cui
Scarlett Johansson,
Kate Winslet e anche la sua ex partner ed ex musa
Diane Keaton. Altre, come Timothée Chalamet (protagonista – tra l’altro
– di
Un Giorno di Pioggia a New York), lo hanno invece
condannato, specificando di non voler più lavorare con lui.
Woody Allen sul successo di Un
Giorno di Pioggia a New York e sul voltafaccia di Timothée
Chalamet
A proposito del voltafaccia di
Chalamet – che vedremo prossimamente in Dune di
Denis Villeneuve – Woody Allen ha
ribadito quanto già raccontato nella sua autobiografia
“A proposito di
niente” (edita in Italia da La nave di
Teseo): “Timothée disse a mia sorella che era importante
per lui dissociarsi da me perché concorreva all’Oscar con Chiamami
Col Tuo Nome. È stata una mossa strategica. Che cosa posso
mai fare? Anche se Dylan dicesse di essersi inventata tutto e
chiedesse scusa, ci sarebbe comunque qualcuno che continuerebbe a
credere alla sua versione. Posso soltanto ignorare tutto e
continuare a lavorare ed andare avanti. Sono circondato da persone
che conosco da tantissimo tempo. Loro sanno la verità.”
Infine, parlando della sua
personalità e del fatto che gran parte del mondo lo “etichetti”
come un intellettuale, Allen ha spiegato: “Credo di essere una
persona normalissima. Le persone mi hanno sempre visto come un
intellettuale, cosa che non sono. Leggo solo fumetti da quando
avevo 18 anni. Però ho sempre portato gli occhiali e quando i
direttori di casting guardando qualcuno come me, che non sono
propriamente un Sylvester Stallone, allora finiscono sempre per
affidargli il ruolo del professore. Di conseguenza, tutti pensano
che io sia un intellettuale. Funziona così.”
Ricordiamo che il prossimo film di
Woody
Allen sarà Rifkin’s Festival, girato in Spagna e
realizzato grazie al sostegno della Tripictures. Il film avrà come
protagonisti Elena Anaya, Louis
Garrele Gina Gershon, e
racconterà la storia di una coppia americana sposata che si reca al
San Sebastián Film Festival. La coppia resta folgorata dalla magia
del festival e dei film in concorso, oltre che dalla bellezza e dal
fascino della Spagna. La donna avrà una relazione con un brillante
regista francese, mentre l’uomo si innamorerà di una bellissima
donna spagnola del luogo.
A pochi giorni dalla causa presentata contro Amazon
Studios (che non distribuirà, come d’accordo, l’ultimo film del
regista americano A Rainy Day In New York per
colpa delle accuse di cattiva condotta sessuale) Woody
Allen torna ufficialmente sul set per girare il suo
prossimo lavoro in Spagna, finanziato dalla compagnia di
produzione Mediapro che aveva già collaborato sui progetti di
Vicky Cristina Barcelona e Midnight In
Paris.
“Il nostro rapporto
professionale con Allen dura ormai da dieci anni e come tutti i
film che produciamo, ci piace giudicare l’artista per ciò che
crea“, hanno fatto sapere i dirigenti della Mediapro. Una
presa di posizione piuttosto netta che sembra opporsi
all’atteggiamento adottato da Amazon nei confronti del regista.
“Tutti i nostri progetti hanno una personalità specifica e
supportiamo tutti i tipi di voci e idee artistiche dando vita a
storie ben definite e creative per il pubblico di tutto il
mondo“.
Nella causa indotta dal regista si
accusa Amazon di non aver distribuito A Rainy Day a
New York. Come sapete il film che vede
protagonisti Selena Gomez, Elle
Fanning e Timothée Chalamet, è
finito da oltre sei mesi ma secondo Allen, la società non gli ha
fornito alcun motivo specifico per la mancata distribuzione.
L’accordo iniziale prevedeva cinque
film, alcuni già stati realizzati e distribuiti (Cafe
Society e Wonder Wheel),
mentre A Rainy A Day In New York era
destinato a diventare il prossimo film sempre inserito in
quell’accordo, ma è stato archiviato indefinitamente da Amazon a
causa delle accuse contro Allen. Si crede ovviamente che il rifiuto
di Amazon di distribuire il film sia legato alle accuse rivolte al
regista, accuse tuttavia confutate in tribunale. Allen è stato
infatti trovato innocente dai tribunali di tre Stati.
È stato un periodo davvero difficile
per Woody Allen che, dopo la bufera che lo ha
travolto, legata al riaffiorare delle accuse di molestie e stupro
che gli erano state rivolte, si è trovato, come tutti, a fare i
conti anche con la chiusura dei cinema, che hanno messo di nuovo a
dura prova la sua vena creativa e la sua volontà di continuare a
realizzare bei film.
Durante una recente intervista con
il Financial Times, Woody Allen si è
lasciato andare a dichiarazioni cariche di sconforto, legate
soprattutto al suo lavoro nell’industria del cinematografica, non
solo a seguito delle sue vicende personali, ma anche per la
pandemia, che ha causato la chiusura dei cinema di tutto il mondo,
compresi quelli di New York, la sua città.
Woody Allen abbandona il cinema?
Sappiamo che Woody
Allen è al lavoro su
Rifkin’s Festival, il suo prossimo film, che è già
pronto, ma potrebbe essere anche il suo ultimo film, stando a
quanto ha dichiarato al giornale. Per lui, dice, ogni film è
diventato una vera e propria battaglia e a confermarlo c’è la
brutta storia di Un Giorno di Pioggia a New York, che ha avuto
una vita distributiva tanto difficile in tutto il mondo e
arrivato da noi con Lucky Red.
A peggiorare le aspettative di Allen
riguardo al suo futuro nel cinema c’è stata la pandemia. Per il
regista e sceneggiatore il lockdown è stato “un altro chiodo
nella bara” dell’industria cinematografica. Una visione
davvero nera che però ha anche delle ragioni di esistere, dal
momento che Woody Allen è estremamente legato alla
sala e alla fruizione del cinema in maniera tradizionale.
“Potrebbe avere un effetto
negativo su di me, tutte le sale qui sono chiuse e non so se molte
di queste riapriranno mai. La gente sta pensando che in fondo non è
male stare a casa, che possono cenare e poi vedere un film su una
televisione dallo schermo molto grande, in alta definizione e con
il suono surround. Ma io non voglio fare film per la
televisione, per cui potrei smettere di farne”.
Rifkin’s Festival di Woody Allen è già
pronto
Da programma, Rifkin’s
Festival doveva essere presentato al mondo nel corso del
Festival di San Sebastian, visto che a differenza
di Cannes, prima meta del film, il Festival basco è confermato per
il prossimo ottobre. Nonostante dichiarazioni così dure e nere
verso il futuro, Allen ha però già scritto un’altra sceneggiatura
per un film che doveva essere girato quest’estate a Parigi, riprese
interrotte dalla pandemia.
“Ho 84 anni e presto sarò morto
– dice Woody Allen– Anche se avessi
scritto la migliore sceneggiatura del mondo, non ci sarebbe nessuno
per produrlo e nessun posto in cui proiettarlo, per cui non ho
proprio grandi incentivi. Sono abituato a finire una sceneggiatura,
tirarla fuori della macchina da scrivere, correre dal mio
produttore che prepara il budget, fare il casting e quindi girare.
L’ho fatto per anni e anni nella stessa maniera, un processo molto
semplice. Ma ora non funziona… cosa posso fare?”.
Woody Allen si è
affrettato a smentire le voci sul suo ritiro emerse da
un’intervista rilasciata a una rivista spagnola, in cui ha detto
che il suo prossimo film sarebbe stato l’ultimo. Il regista 86enne
ha rilasciato una dichiarazione per chiarire cosa intendesse,
dicendo:
“Woody Allen non ha mai detto
che sarebbe andato in pensione, non ha detto che stava scrivendo un
altro romanzo. Ha detto che stava pensando di non fare film poiché
fare film che vanno direttamente o molto rapidamente su piattaforme
di streaming non è così divertente per lui, poiché è un grande
amante dell’esperienza cinematografica. Attualmente, non ha
intenzione di ritirarsi ed è molto entusiasta di essere a Parigi
per girare il suo nuovo film, che sarà il 50°”.
La confusione sembra essere stata
generata da un’intervista rilasciata da Allen a La
Vanguardia all’inizio delle riprese di Wasp 22, film che sarà
girato in Europa, in cui diceva: “La mia idea, in linea di
principio, è quella di non fare più film e concentrarmi sulla
scrittura”. Aggiungendo che il suo prossimo progetto sarebbe
stato un romanzo.
La sua incursione a Parigi gli ha
appena fruttato un Oscar, e Woody Allen, dopo aver lasciato Roma si
potrebbe apprestare a trasferirsi a Copenhagen. Dopo Londra,
Barcellona,
In una conversazione con Alec Baldwin trasmessa in live streaming su
Instagram, Woody Allen ha detto che intende
dirigere “uno o due altri” film, ma ha anche detto che
“il brivido è passato” a causa del declino dell’esperienza
cinematografica.
Senza rivelare i dettagli sul
progetto, Allen ha detto che dirigerà un film che girerà a Parigi
tra la fine dell’estate o l’inizio dell’autunno. Il suo ultimo film
è stato Rifkin’s Festival, che ha incassato solo 2,3
milioni di dollari, uscendo negli Stati Uniti in una distribuzione
limitata all’inizio di quest’anno ma con scarso impatto.
MPI Media Group ha gestito quel
film, intervenendo per Amazon Studios, che ha ritirato il suo
accordo di distribuzione da 80 milioni di dollari con Allen nel
2019. Il regista ha visto le sue opzioni di carriera restringersi
negli ultimi anni a causa del riemergere della sua questione legale
per le accuse di abusi sessuali. Anche l’editore di libri Hachette
ha annullato la pubblicazione delle sue memorie nel 2020.
Anche prima del Covid, il
cambiamento del mercato della distribuzione stava pesando molto sul
lavoro di Woody Allen. “Quando ho iniziato,
giravi un film che andava in un cinema e nei cinema di tutto il
paese, e le persone venivano a centinaia per guardarlo in grandi
gruppi su un grande schermo”, ha detto. “Ora, fai un film
e ti ritrovi un paio di settimane in un cinema, forse sei
settimane, quattro settimane, qualunque cosa. E poi passa
direttamente allo streaming o direttamente al pay-per-view, e le
persone adorano sedersi a casa con i loro grandi schermi e
guardarli sui loro televisori”. Di conseguenza, ha continuato:
“Non è più così divertente per me”.
In cinque decenni, dagli anni ’60 al
2010, Allen ha girato una media di circa un film all’anno,
scrivendo e dirigendo più di 50 lungometraggi.
In merito alla sua nuova routine
quotidiana, Woody Allen ha detto: “Non devo sentire freddo
d’inverno o caldo d’estate o sveglio alle 5 del mattino, per
prendere decisioni tutto il giorno. Sono a casa e non posso fare
altro che fare esercizio fisico, esercitarmi con il clarinetto e
scrivere. Ero a casa a scrivere. Ho scritto molte opere teatrali…
Ho pensato tra me e me: ‘E se non facessi più un film? Questo è un
bel modo di vivere.’ E ho pensato: ‘Beh, forse ne farò uno o due in
più.'”
Soltanto il tempo ci dirà quale sarà
il futuro di Woody Allen al cinema.
Arrivano da Cannes 2015, le dichiarazioni
sorprendenti che Woody Allen ha
rilasciato in merito al suo prossimo approdo in televisione Amazon.
Infatti, come è noto il regista dirigerà e scriverà una serie tv
per il network americano, ma a quanto pare si è già pentito della
cosa:
Mi sono pentito ogni secondo da
quando ho detto OK. E’ stato molto difficile per me. Ho avuto una
fiducia arrogante, tipo ‘beh, la farò come faccio un film… sarà un
film in sei parti’. Ma è venuto fuori che non lo è. Per me è stato
molto, molto difficile. Ho avuto problemi, e problemi e problemi.
Spero solo che quando finalmente la farò – devo, fino alla fine del
2016 – non vengano schiacciate dalla delusione perché sono belle
persone e non voglio deluderle.
Ennesimo gran colpo per
gli Amazon Studios, infatti, il nuovo network ha
messo sotto contratto Woody Allen per scrivere e
dirigere la sua prima serie televisiva ancora senza titolo. A
rivelarlo è Variety, aggiungendo che lo show sarà
strutturato con episodi di mezz’ora circa e saranno tutti diretti e
scritti dal regista premio Oscar. La serie sarà disponibile in
esclusiva su Amazon Prime Instante Video, negli USA, nel Regno
Unito e in Germania.
Il regista ha commentato
ironicamente: “Non so come sono arrivato in questo progetto. Non so
da dove comincare. quello che posso dire è che Roy Price (Ceo
Amazon Studios) rimpiangerà questa cosa”
E’ stato annunciato ieri
dalla Hollywood Foreign Press Association che Woody
Allen riceverà il Cecil.B de Mille Award 2014, ovvero il
Golden Globe alla carriera, il prossimo 12 Gennaio. Il presidente
dell’associazione ha dichiarato in merito che ““Non c’è nessuno
più degno di questo premio di Woody Allen. I suoi contributi alla
cinematografia sono stati fenomenali e lui è veramente un tesoro
nazionale”.
Ogni anno questo premio viene
consegnato a chi ha avuto un impatto forte sul mondo dello
spettacolo, come Morgan Freeman nel 2012, Anthony Hopkins nel 2011,
Al Pacino nel 2001 e tantissimi altri grandi del cinema.Il grande
regista ha alle spalle oltre 45 film girati, 9 Premi Oscar e 22
candidature, 7 nomination ai Golden Globe e 2 vinti: il primo per
La rosa purpurea del Cairo (1986) e il secondo per il
recente Midnight in Paris, nel 2011. Premio alla
carriera, quindi, più che meritato per un regista amato e seguito
in tutto il mondo.
“Amo queste città sofisticate. È
fantastico avere la possibilità di lavorare qui, così come aver
girato Manhattan a New York, Match Point a Londra e
Vicky Cristina Barcelona a Barcellona”
così il regista Woody Allen ha commentato la
notizia riguardo al suo prossimo film.
Questo infatti verrà girato a Roma,
ma “Non chiedetemi del cast e della sceneggiatura” ha
detto Woody, sottolineando la sua superstizione a
riguardo. Il regista di Match Point aprirà il prossimo
Festival di Cannes con il suo ultimo film
Midnight in Paris.
Woody Allen ha
presentato una causa da 68 milioni di dollari contro Amazon
Studios. Il regista afferma che la società ha rinunciato a un
contratto cinematografico multi-film a causa delle accuse di
cattiva condotta sessuale nei suoi confronti. La figlia adottiva di
Allen, Dylan Farrow, ha accusato Allen di averla
molestata quando era piccola. Allen ha definito le affermazioni
come un’accusa infondata nella sua causa contro Amazon.
Oltre a non onorare l’accordo, Allen
accusa Amazon di non aver distribuito A Rainy Day a New
York. Il film, con Selena Gomez, Elle
Fanning e Timothée Chalamet, è finito da
oltre sei mesi. Secondo Allen, Amazon non gli ha fornito alcun
motivo specifico per cui il film non sia stato distribuito. La
causa è stata depositata nel distretto meridionale di New
York.
Allen ha inizialmente firmato un
accordo con cinque film con Amazon Studios. Alcuni progetti sono
già stati realizzati e distribuiti, e di questi fanno parte
Cafe Society e Wonder Wheel. A Rainy A Day
In New York era destinato a diventare il prossimo film
sempre inserito in quell’accordo, ma è stato archiviato
indefinitamente da Amazon a causa delle accuse contro Allen. Si
crede ovviamente che il rifiuto di Amazon di distribuire il film
sia legato alle accuse rivolte al regista, accuse tuttavia
confutate in tribunale. Allen è stato infatti trovato innocente dai
tribunali di tre Stati.
Soprattutto in seguito alle sentenze
che scagionano Allen, il comportamento di Amazon
Studios è davvero incomprensibile e tutta la comunità
cinematografica di estimatori e amanti del cinema si è schierata
dalla parte del regista. Jude Law in particolare
si era espresso a favore del regista,
contro alla decisione di Amazon, mentre Chalamet, protagonista del
film in questione, ha donato il suo compenso al Time’s
Up, prendendo le distanze dal regista.
Woody Allen ha
annunciato i nomi degli attori che si uniranno a lui nel suo
prossimo film. Oltre a quelli già annunciati, Timothée
Chalamet, Elle Fanning e Selena Gomez,
entrano a far parte del nuovo Untitled Woody Allen’s
MovieJude Law (Sherlock
Holmes), Diego
Luna (Rogue One: A Star
Wars Story), Liev
Schreiber (X-Men le Origini:
Wolverine), Annaleigh Ashford
(Frozen), Rebecca Hall
(Professor Marston and the Wonder Women),
Cherry Jones (American Crime),
Will Rogers (Il Ponte delle Spie)
e Kelly Rohrbach
(Baywatch).
Sarà Amazon
Studios a distribuire il film nei cinema.
L’ultimo film che Allen ha girato,
Wonder Wheel, vede protagonisti James
Belushi, Juno Temple, Justin Timberlake e Kate
Winslet, e sarà presentato probabilmente nell’ambito del
New York Film Festival, a Ottobre.
Prodotto da Letty
Aronson, Erika Aronson e Ed Walson, e
finanziato da Amazon Studios, il film drammatico è ambientato a
Coney Island negli anni ’50 e comprende personaggi importanti,
amori, infedeltà e gangster.
Amazon distribuirà anche questo
film su schermi selezionati a partire dall’1 Dicembre, con una
distribuzione in tutti gli USA a seguire.
Quale altra storia deciderà di
raccontare il caro Allen al suo affezionato e impaziente
pubblico?
L’ultimo film di Woody
Allen arrivato in sala è stato Cafè
Society, che è stato scelto per aprire la selezione del
Festival di Cannes 2016.
Il regista nevrotico e cittadino per
eccellenza si dedica di nuovo al teatro, e lo fa riportando in
scena il Gianni Schicchi che allestì per il Los Angeles
Opera nel 2008 insieme al tenore Placido Domingo.
Woody Allen e Domingo ritorneranno a collaborare
per il teatro Reale di Madrid.
Lo spettacolo che vedrà
Woody Allen di nuovo alle prese con l’opera di
Giacomo Puccini andrà in scena dal 30 giugno al 12
luglio del 2015; il regista si occuperà ovviamente della regia di
scena, mentre alle musiche penserà il direttore Giulano
Carell; i costumi saranno di Santo
Loquasto e le luci di Mark Jonathan.
Mentre Woody si avvia ad essere l’artefice di un altro premio
Oscar ad un’attrice (immaginiamo che Cate
Blanchett abbia già la statuetta in tasca per
Blue Jasmine), da un punto di vista
operativo, il regista attore e sceneggiatore è impegnato nella
realizzazione di Magic in the Moonlight,
suo prossimo film con Colin Firth e Emma
Stone.Fonte: Variety
Woody Allen
presenta al Festival del cinema di Venezia il suo ultimo
film, Coup de Chance, un thriller romantico che sarà
il suo cinquantesimo e che potrebbe essere il suo ultimo film. Il
film in lingua francese, proiettato in uno dei maggiori festival
europei, rappresenta il continuo abbraccio reciproco tra il
regista e il continente, dice
Variety, dopo che le controversie legali che lo hanno visto
protagonista lo hanno allontanato dagli Stati Uniti.
“Ho così tante idee per i film
che sarei tentato di realizzarli, se fosse facile finanziarli
– ha spiegato Woody Allen – Ma oltre a ciò, non so se ho
la stessa verve di un tempo per andare a cercare i
fondi.”
Nel corso dell’intervista con
Variety, il regista ha anche ribadito il fatto di essere un
sostenitore del #MeToo. “Penso che qualsiasi
movimento in cui ci sia un beneficio reale, in cui si fa qualcosa
di positivo, in questo caso per le donne, sia una buona cosa.
Quando diventa sciocco, è sciocco. Ho letto casi in cui è stato
molto vantaggioso, in cui la situazione è stata molto vantaggiosa
per le donne, e questo è positivo. Quando leggo di alcuni casi in
un articolo sul giornale in cui il movimento diventa sciocco,
allora lo è.”
E quando gli viene chiesto di
spiegarsi meglio, Woody Allen risponde: “È sciocco, sai, quando
non è realmente una questione femminista o una questione di
ingiustizia nei confronti delle donne. Quando si è troppo estremi
nel cercare di trasformarlo in un problema quando, in realtà, la
maggior parte delle persone non considererebbe la situazione
specifica per nulla offensiva.”
E per quello che riguarda la sua
esperienza personale, Allen conferma di non aver mai ricevuto
lamentele riguardo ai suoi set e al suo modo di lavorare: “Non
ho mai ricevuto lamentele. Anni fa ho detto che avrei dovuto essere
un manifesto [del movimento #MeToo] e ne sono rimasti tutti
entusiasti. Ma la verità è che è proprio così. Ho realizzato 50
film. Ho sempre avuto ottime parti femminili, ho sempre avuto donne
nella troupe, le ho sempre pagate esattamente la stessa cifra che
pagavamo agli uomini, ho lavorato con centinaia di attrici e non ho
mai, mai avuto una sola lamentela da parte di nessuna di loro in
nessun caso. Punto. Nessuno ha mai detto: “Lavorando con lui, era
cattivo o molesto”. Questo non è stato un problema. I miei
redattori sono state donne. Non ho alcun problema con questo. Non è
mai stato nella mia mente in alcun modo. Assumo chi penso sia
adatto al ruolo. Come ho detto, ho lavorato con centinaia di
attrici, attrici sconosciute, star, attrici di medio livello.
Nessuno si è mai lamentato e non c’è niente di cui
lamentarsi.”
E sulla cancel culture e sull’eventualità di esserne vittima,
Woody Allen spiega: “Sento che se questa cultura vuole
cancellarti, allora va bene. Trovo che sia tutto così sciocco. Non
ci penso. Non so cosa significhi essere cancellato. So che nel
corso degli anni per me è stato tutto uguale. Faccio i miei film.
Ciò che è cambiato è la presentazione dei film. Sai, lavoro e per
me è la stessa routine. Scrivo la sceneggiatura, raccolgo i soldi,
realizzo il film, lo giro, lo monto, esce. La differenza non è
dovuta alla cultura dell’annullamento. La differenza è il modo in
cui presentano i film. È questo il grande cambiamento.”
Woody Allen presenterà al Festival di
Venezia 80, nel
Fuori Concorso, Coup de Chance.
Woody Allen aprirà il festival di
Cannes con il suo ultimo film, Midnight in Paris.
Si tratta di una commedia romantica
che racconta le avventure di una famiglia in viaggio per affari
nella capitale francese: tra i vari personaggi c’è anche una
giovane coppia di fidanzati le cui vite verranno profondamente
cambiate nel corso del viaggio. Nel cast di Midnight in Paris,
Adrien Brody, Marion Cotillard, Rachel McAdams, Owen Wilson, Carla
Bruni e molti altri.
Una premiere mondiale
prestigiosa quella che si è tenuta a Roma venerdì 13, un giorno
sfortunato per gli americani superstiziosi, fortunatissimo (anche
se bagnato) per tutto il cast americano del film di Woody Allen che
ha presentato nella Capitale l’ultimo suo film: To Rome
with Love.