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Ritrovarsi a Tokyo: trailer del film con Romain Duris

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Ritrovarsi a Tokyo: trailer del film con Romain Duris

Esce al cinema il 30 aprile Ritrovarsi a Tokyo, il nuovo film di Guillaume Senez con Romain Duris girato nella capitale del Giappone. Il film è stato presentato in anteprima per il pubblico domenica 6 aprile al cinema Nuovo Sacher di Roma, come evento di chiusura di Rendez-Vous – Festival del Nuovo Cinema Francese, promosso da Institut français Italia.

La trama di Ritrovarsi a Tokyo

Ogni giorno Jay percorre Tokyo in lungo e in largo a bordo del suo taxi, sperando di ritrovare sua figlia Lily. Il matrimonio con una donna giapponese è naufragato anni prima, ma in Giappone la legge non prevede l’affido congiunto: l’unica possibilità che ha Jay di rivedere la figlia è incontrarla per caso in una grande metropoli. Quando ha perso ormai le speranze e sta per tornare in Francia, il destino sembra finalmente offrirgli un’occasione straordinaria…

©LesFilmsPelleas_VersusProduction

Dopo Le nostre battaglie Guillaume Senez torna a dirigere Romain Duris in un film intenso e emozionante, che ha anche il merito di raccontare il Giappone di oggi da un punto di vista inusuale, in cui convivono luci e ombre. Tra i più apprezzati attori della sua generazione, Duris ha studiato per mesi il giapponese per affrontare il ruolo al meglio, confermandosi un interprete d’eccezione.

Ritrovarsi a Tokyo: recensione del film con Romain Duris

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Ritrovarsi a Tokyo: recensione del film con Romain Duris

Esce nelle sale italiane il 30 aprile Ritrovarsi a Tokyo (qui il trailer), il nuovo film di Guillaume Senez, interpretato da un intenso Romain Duris. Dopo il successo di Our Struggles, Senez e Duris tornano a collaborare per raccontare una storia diametralmente opposta: non più un padre costretto a occuparsi dei figli inaspettatamente, ma un padre che lotta disperatamente per rivedere una figlia da cui è stato separato contro la sua volontà. Presentato come evento di chiusura del Rendez-Vous – Festival del Nuovo Cinema Francese, Ritrovarsi a Tokyo è un’opera profonda e toccante, che getta uno sguardo inedito sulla dolorosa questione della custodia dei minori in Giappone.

La trama di Ritrovarsi a Tokyo: un padre ai margini

Il protagonista Jay (Duris), francese trapiantato a Tokyo, vive ai margini della società giapponese lavorando come autista per un servizio di auto private. La sua vita solitaria è scandita da piccoli gesti di quotidiana alienazione, finché, in una coincidenza al limite del plausibile, viene incaricato di accompagnare una ragazzina a scuola. È Lily, sua figlia, che non vede da nove anni, da quando l’ex moglie giapponese lo ha lasciato, portandola via senza possibilità di contatto.

Il sistema giuridico giapponese, al centro del film, non prevede la custodia congiunta: in caso di separazione conflittuale, uno dei genitori — spesso quello straniero — può essere legalmente escluso dalla vita del figlio. Ritrovarsi a Tokyo racconta questa realtà senza semplificazioni né eccessi didascalici. La sceneggiatura, firmata da Senez e Jean Denizot, adotta una narrazione stratificata: le informazioni emergono lentamente attraverso gesti, sguardi e dialoghi frammentari, evitando spiegazioni forzate o monologhi chiarificatori.

©LesFilmsPelleas_VersusProduction

Romain Duris offre un’interpretazione magistrale

Duris offre una delle interpretazioni più contenute e sofferte della sua carriera. Il suo Jay è un uomo logorato dall’assenza, incapace di reagire apertamente ma attraversato da un dolore costante che si manifesta nei dettagli: un sorriso spezzato, un silenzio troppo lungo, una smorfia trattenuta. Evitando ogni patetismo, Duris mantiene sempre un registro di autenticità che rende il suo percorso ancora più straziante. Quando Jay incontra Lily senza che lei lo riconosca, il film tocca uno dei suoi vertici emotivi.

Un importante contraltare al personaggio di Jay è Jessica (Judith Chemla), un’altra espatriata francese coinvolta in una battaglia simile per la custodia del figlio. Jessica rappresenta la rabbia che Jay ha ormai seppellito sotto anni di frustrazione e rassegnazione. Attraverso il suo percorso, il film arricchisce la narrazione di sfumature, mostrando diversi modi di resistere all’ingiustizia, senza dover ricorrere a flashback esplicativi.

Una Tokyo autentica: niente esotismi

Senez evita ogni forma di esotismo. Tokyo non è il solito scenario da cartolina occidentale: le strade, i sentō, le scuole sono luoghi concreti, vissuti, spesso ostili nella loro ordinata indifferenza. Il regista stesso ha dichiarato di non essere mai stato “affascinato” dal Giappone come altri colleghi occidentali. Questa scelta di sobrietà stilistica conferisce al film una forza particolare, accentuata anche da una fotografia che predilige toni neutri e luci naturali.

Un altro elemento di autenticità è l’ampio uso dell’improvvisazione, pratica cara a Senez, estesa anche ai dialoghi in giapponese, che Duris ha studiato per il ruolo. Questa scelta rafforza la verosimiglianza e sottolinea la difficoltà di Jay nel tentativo di adattarsi a una cultura che continua a respingerlo, nonostante i suoi sforzi.

La musica, composta da Olivier Marguerit, accompagna il film con discrezione. Le canzoni francesi che punteggiano la colonna sonora fungono da ponte emotivo tra la patria perduta e l’estraneità del presente. Emblematica è la scena in cui un padre disperato canta ubriaco una versione giapponese di “Que je t’aime” di Johnny Hallyday: un momento in cui dolore e desiderio di appartenenza si fondono in un grido liberatorio.

©LesFilmsPelleas_VersusProduction

La passività del protagonista: limite o scelta?

Se Ritrovarsi a Tokyo ha un difetto, è forse la passività necessaria del suo protagonista. Jay è spesso in balia degli eventi, incapace di agire in un contesto legale e culturale che lo priva di strumenti efficaci. Tuttavia, questa scelta narrativa è coerente con il tema centrale: l’impossibilità di combattere ad armi pari contro un sistema profondamente ingiusto.

Il film si chiude su una nota di speranza, pur consapevole delle sue limitazioni narrative. Come nella realtà, la battaglia di Jay non si conclude con una vittoria piena. Tuttavia, la recente modifica della legislazione giapponese — che a partire dal 2026 introdurrà la possibilità della custodia congiunta — offre una speranza concreta per casi come il suo. Ritrovarsi a Tokyo, girato prima di questa svolta, resta così una preziosa testimonianza di una condizione vissuta da migliaia di genitori.

Una lezione di umanità

Con grande sensibilità e rigore, Guillaume Senez firma un film che non cerca facili emozioni ma colpisce con la forza della sua umanità. Ritrovarsi a Tokyo è un’opera che invita a riflettere sulla complessità degli affetti, sui limiti della giustizia e sulla resilienza necessaria per non perdere sé stessi.

Ritratto di famiglia: trailer del nuovo film di Roschdy Zem

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Ritratto di famiglia: trailer del nuovo film di Roschdy Zem

Ecco il trailer in italiano di Ritratto di famiglia, il nuovo film diretto da Roschdy Zem, che uscirà nelle sale il 31 agosto 2023. Il film è stato presentato in anteprima, in Selezione Ufficiale, alla 79. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film sarà distribuito da Movies Inspired.

La trama di Ritratto di famiglia

Moussa è sempre stato gentile, altruista e presente con la sua famiglia. Al contrario di suo fratello Ryad, noto presentatore televisivo, che viene rimproverato da chi lo circonda per il suo egoismo. Lo difende solo Moussa, che per lui ha una grande ammirazione. Una sera Moussa sbatte violentemente la testa e subisce un trauma cranico. Inizia a parlare senza filtri e dice a parenti e amici scomode verità.

Ritratto della giovane in fiamme: la recensione del film di Céline Sciamma

Quello che da Naissance des pieuvres, primo lungometraggio della regista francese Céline Sciamma, conduce fino a Ritratto della giovane in fiamme (Portrait of Lady on Fire) il suo ultimo film in concorso al Festival di Cannes 2019, è un percorso di maturazione invidiabile. C’è una crescita significativa nel linguaggio e nelle capacità registiche, che da un tenero racconto di formazione adolescenziale si manifestano ora in un elegante film in costume dove non manca la componente emotiva, che come un fuoco si accende lentamente per poi bruciare ardentemente.

In Ritratto della giovane in fiamme siamo nel 1770, e protagonista del film è Marianne (Noémie Merlant), giovane pittrice su commissione che viene chiamata a realizzare il ritratto di matrimonio di Héloise (Adèle Haenel). Quest’ultima è tuttavia riluttante all’idea di farsi ritrarre, nonché di sposarsi. Per riuscire nel proprio compito, Marianne dovrà riuscire ad entrare nelle sue grazie, scoprendo sempre più di lei, osservandola attentamente, per poi riportare segretamente il tutto su tela.

È un debutto importante questo per la Sciamma, che le permette di dimostrare le sue capacità applicate ad una storia di ampio respiro, che richiede cura per i dettagli e inventiva nel trasporre quanto scritto in fase di sceneggiatura. Il pericolo di realizzare il classico film in costume è dietro l’angolo, ma la regista sa arricchire il contesto con messaggi attuali sul ruolo della donna, dell’artista e dell’artista donna. Temi oggi più attuali che mai, e che non vengono qui trattati con fare moralistico. L’elemento che probabilmente più di tutti caratterizza il film è quello della misura. Si ritrova sobrietà sia nel comunicare determinati argomenti, come quelli succitati, sia nel comunicare determinate immagini.

Perché quella di Ritratto della giovane in fiamme è prima di tutto una storia d’amore, dove non manca il desiderio, la morbosità, il sesso, ma il tutto è ripreso con un’eleganza perfettamente coerente con il tono generale del film. La crescita delle due bravissime protagoniste procede di pari passo con la realizzazione del dipinto, che più di una volta sarà l’elemento di base per alcune delle più belle inquadrature e composizioni del film. Anche questo è un racconto di formazione, certo, spostato in un contesto lontano e che riesce nonostante ciò a trasudare contemporaneità. Le emozioni sembrano così essere forze immutabili, che ci sono sempre state e che accomunano tanto noi quanto gli amanti di secoli fa.

E per rendere ancor più senza tempo la sua storia, la Sciamma attinge a piene mani dal mito di Orfeo ed Euridice, tra i più belli e allo stesso tempo più tragici che ci siano stati tramandati. Un mito di amore e paura, che si ripresenta ricontestualizzato all’interno del film attraverso un crescendo emotivo che conduce sino al silenzioso ma straziante finale. La regista bilancia così formalismo e cuore, realizzando quello che è certamente il suo lavoro più maturo ed emotivamente graffiante.

Ritratto della giovane in fiamme: curiosità sul cast e la location del film

Regista di Naissance des pieuvres, Tomboy e Diamante nero, la francese Celine Sciamma si è sempre impegnata con i propri film a scandagliare l’animo femminile, alla ricerca delle sue componenti più pure e distintive. Allo stesso tempo, con le sue opere, si è frequentemente interrogata sul ruolo della donna all’interno della società attuale. Con il suo film del 2019, Ritratto della giovane in fiamme (qui la recensione) ha poi raggiunto una vera e propria maturità artistica, dando vita ad un’opera formalmente e contenutisticamente di grande valore.

Presentato al Festival di Cannes, dove ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura e la Queer Palm, il film è infatti una profonda riflessione sulla figura femminile nel tardo settecento (periodo in cui è ambientato il film) quanto nel nostro presente. Ma ancora, all’interno di Ritratto della giovane in fiamme emergono con forza temi come la passione, il potere, l’arte e la creazione artistica, i quali contribuiscono ad arricchire il racconto delle due protagoniste proponendo un ritratto completo su ciò che alla regista preme raccontare.

Ancora a distanza di qualche anno è questo un film particolarmente apprezzato e studiato, che nel 2022 è anche stato votato come 30esimo più importante film di tutti i tempi all’interno della classifica, aggiornata ogni dieci anni, della rivista Sight and Sound. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama e il cast di Ritratto della giovane in fiamme

Il film vede al centro della vicenda la talentuosa pittrice Marianne, che nella Francia prerivoluzionaria viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloise, un dipinto destinato al futuro marito della giovane nobildonna. La ragazza, contraria alle nozze combinate, si rifiuta di posare: su indicazione della madre, Marianne comincia dunque a dipingerla di nascosto, fingendosi la sua dama di compagnia. Più il tempo passa e più rimangono sole sull’isola dove Héloise si trova a soggiornare, più tra le due donne nascerà un amore tanto travolgente quanto inaspettato, che cambierà per sempre la loro vita.

Per il ruolo di Héloise, la regista aveva in mente da subito l’attrice Adèle Haenel, con la quale aveva lavorato anche per il suo primo film. Le due, inoltre, hanno avuto una lunga relazione sentimentale, terminata in modo amichevole prima delle riprese del film. Nel ruolo di Marianne, invece, vi è l’attrice Noémie Merlant, divenuta particolarmente celebre a livello internazionale proprio grazie a questo film. Altri due personaggi di rilievo nel film sono la madre di Héloise, interpretata da Valeria Golino, e Luana Bajrami, che interpreta Sophie, la domestica. Salvo per alcune brevi comparse, non vi sono personaggi maschili all’interno del film.

Le location di Ritratto della giovane in fiamme

Una delle cose che colpisce di più del film è senza dubbio la sua location, accogliente ma allo stesso tempo selvaggia, perfetta per descrivere lo stato d’animo delle due protagoniste e l’evolvere della loro storia d’amore. Nel film si fa riferimento, come ambientazione, ad una vaga isola della Bretagna. Nello specifico, le riprese si sono svolte a Saint-Pierre-Quiberon, un comune francese di poco più di duemila abitati, situato nel dipartimento del Morbihan nella regione della Bretagna. Le riprese degli interni, invece, si sono svolte nella Chapelle-Gauthier, dove si trova una magione di particolare fascino.

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Altri dettagli da sapere su Ritratto della giovane in fiamme

Secondo Céline Sciamma, il film è una storia d’amore basata sull’uguaglianza. In altre parole, non si basa su gerarchie, rapporti di potere o seduzione preesistenti all’incontro. La sensazione doveva per lei essere quella di un dialogo che si inventa di volta in volta e che sorprende continuamente. Tutto il film è governato da questo principio nei rapporti tra i personaggi. L’amicizia con Sophie, la serva, che va oltre il rapporto di classe. Le franche discussioni con la contessa che ha lei stessa desideri e aspirazioni. Sciamma ha dunque puntato a ricercare una solidarietà e onestà tra i personaggi. Alla luce di ciò, il desiderio iniziale della regista era quello di costruire tale storia con due desideri apparentemente contraddittori alla base della scrittura.

In primo luogo, mostrare, passo dopo passo, com’è innamorarsi, il puro presente di tale sentimento e il piacere di viverlo.  Lì, la sua regia si concentra sulla confusione, l’esitazione e lo scambio romantico. In secondo luogo, ha scritto la storia dell’eco che una storia d’amore genera, di come risuona dentro di noi in tutta la sua portata. Lì, la sua regia si concentra sul ricordo, con il film come ricordo di quell’amore. Allo stesso modo, il film è concepito come un’esperienza sia del piacere di una passione nel presente sia del piacere della finzione emancipatrice per i personaggi e il pubblico. Questa doppia temporalità, per Sciamma, permette allo spettatore di vivere l’emozione e di riflettere su di essa.

Il trailer di Ritratto della giovane in fiamme e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Ritratto della giovane in fiamme grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 14 marzo alle ore 23:15 sul canale Cielo.

Fonte: IMDb

Ritratto della giovane in fiamme al cinema dal 19 dicembre 2019

Ritratto della giovane in fiamme al cinema dal 19 dicembre 2019

Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma, al cinema da oggi giovedì 19 dicembre 2019 distribuito da Lucky Red. Già acclamata regista di “Tomboy” e sceneggiatrice di “La mia vita da zucchina”, Céline Sciamma torna dietro la macchina da presa per raccontare una storia d’amore potente e delicata, ambientata nella Francia di fine ‘700, offrendo al contempo una riflessione attualissima sulla condizione della donna nella società e nell’arte.

Premiato al Festival di Cannes, dove è stato insignito del riconoscimento per la migliore sceneggiatura e della Queer Palm, Ritratto della giovane in fiamme è stato anche designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani SNCCI con la seguente motivazione: “Esteticamente raffinato e politicamente rivoluzionario, Céline Sciamma firma un indispensabile atto di ridefinizione dell’universo femminile. Mentre si racconta una storia d’amore, di sguardi e di solidarietà, l’esclusione del maschile dallo schermo, relegato fuori campo ma presente nei suoi effetti sul corpo e nelle condizioni di vita delle donne, determina la cifra di un manifesto femminista discreto e potente, elegante e senza tempo.”

Ritratto della giovane in fiamme è stato inoltre insignito del premio per la miglior sceneggiatura agli European Film Awards 2019 ed è candidato ai Golden Globe 2020 come miglior film straniero. Arricchito da uno straordinario cast tutto al femminile, composto da Noémie Merlant, Adèle Haenel e Valeria Golino, il film vede al centro della vicenda la talentuosa pittrice Marianne (Noémie Merlant), che nella Francia prerivoluzionaria viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloise (Adèle Haenel), un dipinto destinato al futuro marito della giovane nobildonna. La ragazza, contraria alle nozze combinate, si rifiuta di posare: su indicazione della madre (Valeria Golino), Marianne comincia a dipingerla di nascosto, fingendosi la sua dama di compagnia. Tra le due donne nascerà così un amore tanto travolgente quanto inaspettato.

Ritratto della giovane in fiamme, la trama

Ritratto della giovane in fiamme Marianne, pittrice di talento, viene ingaggiata per fare il ritratto di Héloise, una giovane donna che ha da poco lasciato il convento per sposare l’uomo a lei destinato. Héloise tenta di resistere al suo destino, rifiutando di posare. Su indicazione della madre, Mariane dovrà dipingerla di nascosto, fingendo di essere la sua dama di compagnia. Le due donne iniziano a frequentarsi e tra loro scatta un amore travolgente e inaspettato.

Intervista a CÉLINE SCIAMMA, regista di Ritratto della giovane in fiamme

Fino ad ora hai avuto la tendenza a confrontarti con temi contemporanei, da regista della nostra epoca quale sei. Come mai hai deciso di fare un salto indietro nel tempo e di girare un film ambientato nel XVIII° secolo?

Non è detto che qualcosa che risale a tanto tempo fa sia per questo meno rilevante oggi. Specialmente se si tratta di una storia poco conosciuta, come quella delle artiste donne, o perfino delle donne in generale. Quando mi sono immersa nello studio della documentazione per il film, sapevo pochissimo della realtà delle artiste di quell’epoca. Conoscevo solo quelle più famose di cui è provata l’esistenza: Elisabeth Vigée Le Brun, Artemisia Gentileschi o Angelica Kauffman.

La difficoltà a raccogliere informazioni e materiali d’archivio non ha però impedito che la consistente presenza di donne nel mondo dell’arte della seconda metà del XVIII° secolo emergesse con forza. Le donne pittrici erano numerose e avevano un certo successo, soprattutto grazie alla moda dei ritratti. C’erano donne esperte d’arte, rivendicazioni per una maggior uguaglianza e per una maggiore visibilità, c’era di tutto.

In questo contesto un centinaio circa di pittrici hanno avuto vite e carriere di successo. Molti dei loro lavori appaiono nelle collezioni dei più importanti musei. Ma sono rimaste escluse dalle cronache e dai resoconti storici. Quando ho scoperto le opere di queste pittrici dimenticate ho provato al tempo stesso una grande emozione e un grande dispiacere. Il dispiacere per l’anonimato totale nel quale sono stati relegati questi lavori, condannati a restare nascosti. Ho sofferto non solo per essermi resa conto di come la storia dell’arte ufficiale li abbia resi invisibili ma anche per le conseguenze: quelle immagini mi turbano e mi commuovono soprattutto perché non hanno fatto parte della mia vita.

Come hai affrontato le questioni di regia collegate alla ricostruzione storica?

Un film in costume sembra richiedere più lavoro degli altri film, perché comporta l’assunzione di persone, di tecnica, esigenze particolari, esperti, e ansie relative ad una ricostruzione fedele. In realtà il processo per la sua realizzazione è uguale a quello di tutti gli altri film. Una volta esclusi gli anacronismi, bisogna fare attenzione alla verità storica delle scene e dei costumi, così come si presta attenzione al realismo per i film contemporanei. La questione di fondo è la stessa: come l’immaginazione possa operare senza tradire la realtà.

Paradossalmente di tutti i miei film questo è quello per il quale abbiamo avuto meno da fare sui set. Abbiamo girato in un castello disabitato e non restaurato, in cui gli elementi lignei, i colori e i pavimenti sono rimasti come congelati nel tempo. Avevamo così un buon punto di partenza e abbiamo potuto dedicare maggiore attenzione agli arredi e agli oggetti di scena, ai materiali e ai tessuti.

Una sfida nuova per me è stata quella della creazione dei costumi. Riuscire a realizzarli con questo livello di precisione è stato fantastico. Specialmente perché volevo un’unica ‘uniforme’ per ciascun personaggio, una cosa su cui Dorothée Guiraud ed io ci siamo concentrate. Una specie di caratterizzazione fatta su misura, per la quale più che mai abbiamo dovuto riflettere sul significato degli abiti. La scelta del taglio e dei materiali – in particolare del loro peso – implica allo stesso tempo elementi di sociologia del personaggio e verità storica, e deve tener conto delle performance di attrici fisicamente condizionate da ciò che portano addosso. Per esempio, non avevo alcun dubbio sul fatto che l’abito di Marianne dovesse avere delle tasche. Non solo per il suo atteggiamento, ma anche perché alla fine del secolo le tasche per le donne sarebbero state proibite e sarebbero sparite. Mi piace l’idea di una figura così moderna, in un certo senso fatta riemergere, come se fosse risuscitata.

Fin da quando ho cominciato ad immaginare il film, per me la grande sfida nella ricostruzione storica ha riguardato di più la sfera intima, la rappresentazione dei sentimenti. Anche se queste donne sapevano fin dall’inizio che la loro vita era segnata, hanno vissuto qualcosa di diverso. Erano

curiose, intelligenti e volevano amare. I loro desideri esistevano, nonostante vivessero in un mondo che li negava e li proibiva. Si riappropriano dei loro corpi quando possono rilassarsi, quando si sottraggono alla vigilanza, quando sfuggono al controllo sociale, quando sono sole. Volevo restituire loro l’amicizia e i dubbi, i loro comportamenti naturali, il divertimento, il desiderio di fuggire.

Ritratto d’artista: Mario Monicelli

Ritratto d’artista: Mario Monicelli

Mario Monicelli nasce da una famiglia di origine mantovana il 16 maggio del 1915, cresce a Viareggio, secondo figlio del critico teatrale e giornalista Tomaso, fratello minore di Giorgio, vive nella Viareggio degli anni trenta, assorbendo appieno l’atmosfera magica ed il fermento culturale della città dell’epoca. Frequenta a Milano il liceo classico Giosuè Carducci e si laurea in storia e filosofia, accostandosi al cinema grazie all’amicizia con Giacomo Forzano, figlio del commediografo Giovacchino Forzano, fondatore a Tirrenia di moderni studios cinematografici sotto il nome di Pisorno, curiosa fusione dei nomi delle due città, eterne rivali, Pisa e Livorno, che Mussolini progettava di compiere.

In questi anni, in Mario Monicelli si va delineando quel particolare spirito toscano che sarà determinante per la poetica cinematografica delle commedia del regista (molti scherzi della trilogia di Amici miei sono episodi che fanno realmente parte della sua giovinezza). Il critico cinematografico Stefano Della Casa, nel suo volume dedicato al restauro di uno dei capolavori del regista toscano (L’armata Brancaleone – Quando la commedia riscrive la storia, edito da Lindau nel 2006), mette in dubbio le origini viareggine del regista, arrivando a sostenere che in realtà Mario Monicelli sia nato a Roma, nel quartiere Prati. Ovviamente supposizione falsa, anche se Roma è diventata sua città d’adozione e luogo in cui ha fatto vivere la maggior parte della sua umanità turbolenta. Assieme a Alberto Mondadori, amico (oltre che cugino, figlio della zia Andreina Monicelli e dell’editore Arnoldo) e collaboratore, dirige nel 1934 il cortometraggio Cuore rivelatore, a cui fa seguito, sempre nello stesso anno, un mediometraggio muto, I ragazzi della via Paal, presentato e premiato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Sotto uno pseudonimo, Michele Badiek, dirige nel 1937 il suo primo lungometraggio, insieme ad alcuni amici, Pioggia d’estate, con Ermete Zacconi ripreso nella sua villa di Viareggio.

Ritratto d’artista: Mario Monicelli

Mario MonicelliCritico cinematografico dal 1932, negli anni tra il 1939 ed il 1949 fu attivissimo come aiuto-regista e come sceneggiatore, collaborando a circa una quarantina di titoli. L’esordio registico ufficiale avviene in coppia con Steno, con una serie di film che i due registi realizzano su misura per Totò, tra i quali spicca il celebre Guardie e ladri (1951). Ma c’è da ricordare che con Totò cerca casa, Monicelli sigla il fruttuoso e magico incontro tra Totò e il neorealismo. Dopo i numerosi film girati in coppia con Steno, dal 1953 inizia a lavorare da solo, continuando la feconda attività di sceneggiatore, che lo porta a contatto con molti altri famosi cineasti dell’epoca. Monicelli ha firmato alcuni capolavori del dopoguerra italiano, contribuendo ad uno dei periodi più floridi del cinema del nostro paese, entrando di diritto nella storia.

Nella sua lunga carriera ha collaborato con tutti i più importanti attori italiani: Alberto Sordi, Totò, Aldo Fabrizi, Vittorio De Sica, Sophia Loren, Amedeo Nazzari, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Adolfo Celi, Walter Chiari, Elsa Martinelli, Anna Magnani, Nino Manfredi, Paolo Villaggio, Monica Vitti, Enrico Montesano, Gigi Proietti, Gastone Moschin, Giancarlo Giannini, Philippe Noiret, Giuliano Gemma, Stefania Sandrelli, Ornella Muti, Ivo Garrani e Gian Maria Volonté. I soliti ignoti del 1958 vanta un cast eccezionale, composto da Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Totò e Claudia Cardinale, ed è considerato quasi unanimemente il primo vero film del florido filone della commedia all’italiana, nel quale non a caso si verifica una morte, per la prima volta in una commedia italiana. I soliti ignoti inaugura anche la carriera del grande Vittorio Gassman come attore comico. L’anno successivo, Monicelli gira quello che molti considerano il suo capolavoro, il film che lo rende famoso oltre i confini italiani, La grande guerra, Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia del 1959 e sua prima nomination all’Oscar. Il film, lontano dagli stereotipi classici della commedia, ha un tono tragicomico, in pieno stile ‘italiano’, che tocca in maniera delicata un argomento molto difficile come la tragedia della Prima guerra mondiale è molto arricchito dalle interpretazioni di Alberto Sordi e Vittorio Gassman. La seconda nomination all’Oscar arriva nel 1963 con I compagni.

Nel dittico burlesco L’armata Brancaleone (1966) e Brancaleone alle crociate (1970), Mario Monicelli inventa un “nuovo” e personalissimo Medioevo, comico e condito da una assolutamente inverosimile lingua maccheronica che ha fatto epoca, insieme all’ennesima interpretazione di uno straordinario Vittorio Gassman. Tra gli altri film di rilievo vanno menzionati La ragazza con la pistola, che vede la grande Monica Vitti in un’interpretazione davvero notevole oltre che la terza nomination all’Oscar (1968), Romanzo popolare (1974) e i primi due capitoli della trilogia di Amici miei (1975, 1982) che hanno fatto epoca, vitatissimi da giovani e vecchi, punto di congiuntura tra diverse generazioni, e che testimonia l’universalità del suo linguaggio cinematografico. Il terzo capitolo conclusivo verrà diretto da Nanni Loy nel 1985. Assolutamente da ricordare anche Un borghese piccolo piccolo (1977) e Il marchese del Grillo (1981) entrambi con grandi interpretazioni di Alberto Sordi, che nel primo caso offre un saggio di recitazione drammatica che somiglia alla trasformazione che precedentemente Monicelli aveva realizzato per Gassman, ovviamente di senso inverso. Per il suo cinema degli ultimi anni spiccano Speriamo che sia femmina (1986) e Parenti serpenti (1992) e I Picari del 1988, che vede riuniti due dei grandi mattatori del nostro cinema passato: Gassman e Manfredi accanto alla bravissima Giuliana De Sio, a Giancarlo Giannini e ad Enrico Montesano. Occasionalmente si è prestato a qualche cammeo attoriale (L’allegro marciapiede dei delitti, 1979; Sotto il sole della Toscana, 2003; SoloMetro, 2007), dando anche la voce al nonno di Leonardo Pieraccioni nel Ciclone (1996): negli ultimi anni ha inoltre cercato nuove strade espressive, passando al documentario (Un amico magico: il maestro Nino Rota, 1999) e alla fiction televisiva (Come quando fuori piove, 2000).

È da considerarsi senza dubbio il regista che meglio di tutti ha interpretato lo stile e i contenuti del genere della Commedia all’italiana. Il suo attore di riferimento è stato Alberto Sordi, da lui trasformato in attore drammatico in La grande guerra e Un borghese piccolo piccolo, ma ha anche avuto il merito di scoprire le grandi capacità comiche di due attori nati artisticamente come drammatici: Vittorio Gassman nei Soliti ignoti e Monica Vitti nella Ragazza con la pistola. Il sorriso amaro che accompagna sempre le vicende narrate, l’ironia con cui ama tratteggiare le storie di simpatici perdenti, ne caratterizzano da sempre la sua opera. Forse non è un caso che molti critici considerino I soliti ignoti il primo vero film della commedia all’italiana, e Un borghese piccolo piccolo l’opera che, con la sua drammaticità, chiude idealmente questo genere cinematografico. Con l’avanzare dell’età la sua attività è gradualmente diminuita ma non si è mai fermata, grazie ad una forma fisica e mentale sempre buona. A dimostrazione di questo, a 91 anni è tornato al cinema con un nuovo film, Le rose del deserto (2006). In occasione della sua uscita ha confidato, in un’intervista a Gigi Marzullo, di non aver alcuna paura della morte, ma di temere moltissimo il momento in cui smetterà di lavorare, perché si annoierebbe moltissimo. In un’intervista del 2008 ha dichiarato di aver abbandonato definitivamente l’attività registica con il cortometraggio documentaristico Vicino al Colosseo… c’è Monti: nonostante ciò nel 2010 realizza un altro cortometraggio, La nuova armata Brancaleone, scritto con Mimmo Calopresti.

Tra gli avvenimenti che hanno segnato di più la sua vita c’è senz’altro il suicidio del padre, Tomaso Monicelli noto giornalista e scrittore antifascista, avvenuto nel 1946. A tal riguardo ha detto: «Ho capito il suo gesto. Era stato tagliato fuori ingiustamente dal suo lavoro, anche a guerra finita, e sentiva di non avere più niente da fare qua. La vita non è sempre degna di essere vissuta; se smette di essere vera e dignitosa non ne vale la pena. Il cadavere di mio padre l’ho trovato io. Verso le sei del mattino ho sentito un colpo di rivoltella, mi sono alzato e ho forzato la porta del bagno. Tra l’altro un bagno molto modesto. »

altLa sua ultima compagna è stata Chiara Rapaccini. Quando si sono conosciuti lui aveva 59 anni e lei 19. Hanno avuto una figlia, Rosa, quando lei ne aveva 34 e lui 74. Nel 2007, infatti, ha dichiarato di vivere da solo, di non sentire la lontananza di figli e nipoti (pur avendoli), di essere un elettore di Rifondazione Comunista e di avere pianto l’ultima volta alla morte del padre; mentre in un’intervista svela in particolare il motivo per cui a 92 anni vive da solo:

« Per rimanere vivo il più a lungo possibile. L’amore delle donne, parenti, figlie, mogli, amanti, è molto pericoloso. La donna è infermiera nell’animo, e, se ha vicino un vecchio, è sempre pronta ad interpretare ogni suo desiderio, a correre a portargli quello di cui ha bisogno. Così piano piano questo vecchio non fa più niente, rimane in poltrona, non si muove più e diventa un vecchio rincoglionito. Se invece il vecchio è costretto a farsi le cose da solo, rifarsi il letto, uscire, accendere dei fornelli, qualche volta bruciarsi, va avanti dieci anni di più. »

Il 25 marzo 2010 partecipa all’evento Raiperunanotte, dove si esprime in modo molto critico nei confronti della società odierna. Il 29 novembre dello stesso anno Monicelli si suicida gettandosi da una finestra del reparto di urologia dell’Ospedale San Giovanni in Roma, dove era ricoverato. Un atto di estrema e lucida coerenza, che lascia nel mondo della cultura e dello spettacolo, oltre che nei cuori di chi l’aveva conosciuto grande e profonda tristezza. Chi invece ha visto e amato i suoi film piange la scomparsa dell’ultimo grande regista dell’epoca d’oro italiana, quando si aveva il coraggio di raccontare al cinema la società.

Ritorno illustre ne Il Cavaliere Oscuro Il Ritorno [ATTENZIONE SPOILER]

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La Warner Bros ha lasciato trapelare un interessante spoiler sulla trama e sui personaggi de Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno. Sembra che infatti uno dei personaggi giàpresenti in uno dei due film precedenti

Ritorno al Marigold Hotel: recensione del film con Richard Gere

Ritorno al Marigold Hotel: recensione del film con Richard Gere

A tre anni di distanza dal fortunato Marigold Hotel, il regista John Madden riunisce attorno a sé lo stesso cast, con alcune new entry, per Ritorno al Marigold Hotel, un seguito alle vicende di quel gruppo di anziani ma arzilli signori inglesi che avevano scelto il Marigold Hotel di Jaipur, in India, per trascorrervi l’età della pensione.

In Ritorno al Marigold Hotel  Muriel (Maggie Smith) lo dirige con profitto assieme al giovane Sonny (Dev Patel) già da un po’ e i due vogliono aprire una seconda sede. Il rapporto tra Duglas (Bill Nighy) e Evelyn (Judi Dench) è a una svolta, ma nessuno dei due si decide a imprimerla, mentre la donna lavora con sempre maggior successo nel settore tessile. Carol (Diana Hardcastle) e Norman (Ronald Pickup) sono alle prese coi risvolti della monogamia nella loro relazione. Inoltre, Norman dirige il Viceroy Club con Madge (Celia Imrie), ancora alla ricerca dell’uomo giusto e ora indecisa tra due ottimi partiti indiani che la corteggiano. Intanto Sonny sta per sposare Sunaina (Tina Desai), ma è un disastro coi preparativi del matrimonio. Al Marigold è arrivata anche sua madre, che fa subito colpo sul nuovo ospite, il fascinoso romanziere americano Guy Chambers (Richard Gere).

Ritorno al Marigold Hotel, il film

Ritorno al Marigold Hotel

Madden punta tutto sulla commedia sentimentale, venata di qualche accento retorico di troppo. Ora che questo piccolo gruppo di britannici si è perfettamente integrato in India, senza l’originalità dell’idea iniziale, il regista sembra però in difficoltà nel trovarne di altrettanto efficaci.

Continua così la sua riflessione sulla terza età, sempre viva e piena di nuove possibilità, concentrandosi soprattutto sull’amore, declinato in vari modi, tanti quante sono le coppie in questo nutrito cast: l’amore che non sa esplicitarsi; quello forte per una persona speciale, ma che non sa rinunciare alle altre possibilità; il piacere della single nel cercare un uomo, senza in realtà volersi legare a nessuno; l’affetto tra un’anziana e un giovane, quasi quello tra nonna e nipote; l’innamoramento tra due sessantenni scottati dalla vita; l’amore tra due giovani in procinto di sposarsi. Questo sentimento è il protagonista del film, tanto che il matrimonio di Sonny e Sunaina è centrale. A ciò si aggiunge la riflessione sulla morte e su ciò che ciascuno lascia a chi resta – affidata soprattutto a un’addolcita Muriel – sempre straordinaria Maggie Smith, con le sue impareggiabili occhiate e le sue, sempre troppo poche, battute sarcastiche.

La sceneggiatura non è però scoppiettante e si ha la sensazione che degli ottimi interpreti non siano sempre ben sfruttati, che le storie soffrano di schematismo, facendo perdere al film la capacità di coinvolgere realmente. Nota di merito per la coreografia nuziale in stile Bollywood e per il finale “on the road” di un sequel al di sotto del suo potenziale.

Ritorno al Marigold Hotel: nuovo trailer ufficiale

Ritorno al Marigold Hotel: nuovo trailer ufficiale

La Fox Searchlight Pictures ha diffuso online il nuovo trailer ufficiale di Ritorno al Marigold Hotel (The Second Best Exotic Marigold Hotel), che uscirà al cinema il 6 marzo 2015. Si tratta del sequel della sorprendente commedia indie, campione d’incassi, Marigold Hotel, uscita nel 2012. Potete vedere il trailer di seguito.

Ol Parker ha scritto una sceneggiatura che unirà molti dei personaggi sopravvissuti al primo film e interpretati da Judi Dench, Maggie Smith, Bill Nighy, Celia Imrie, Ronald Pickup, Penelope Wilton, Diana Hardcastle e Dev Patel.

La storia questa volta vedrà i personaggi di Maggie Smith e di Dev Patel co-dirigere l’albergo destinato a persone anziane che vogliono passare vacanze al sole, con un posto ancora da assegnare. Gere e Grieg saranno nuovi occupanti delle camere rimaste libere, mentre non sappiamo ancora che ruolo avrà Strathairn.

“Il film si è presentato a noi come un’ottima opportunità di continuare una storia che ci siamo resi conto essere appena all’inizio” ha dichiarato il regista John Madden. “Non per raccontare la stessa storia ma per capire dove queste vite di questi personaggi così diversi andassero a finire, con degli spettatori che già li conoscono e li amano”.

Fonte: CS

Ritorno al Futuro: tutti gli outfit di Doc e Marty in un’infografica

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Ecco un’infografica completa di tutti gli outfit che Marty, Doc e glialtri personaggi minori hanno indossato nella trilogia di Ritorno al futuro. Quale costume preferite?

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Una piccola precisazione da fare: nella sezione dei costumi di Doc in Ritorno al futuro parte III, la prima immagine in cui Doc indossa una camicia gialla e un cappello fa riferimento al 1955, quando Doc aiuta Marty che si prepara a tornare al vecchio West

Ritorno al Futuro: Tom Holland rivela che si è parlato del remake

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Poche settimane fa ha spopolato in rete un video deepfake in cui Robert Downey Jr. e Tom Holland interpretano Doc e Marty in Ritorno al futuro. Adesso, quasi come se quel video fosse stato in qualche modo “profetico”, è stato lo stesso Holland a confermare che ci sono state delle discussioni a proposito di un ipotetico remake del cult del 1985 di Robert Zemeckis.

Naturalmente, essendo Ritorno al futuro una delle pietre miliari della storia del cinema, nonché una pellicola amatissima dagli spettatori di tutto il mondo, Tom Holland è stato molto cauto nelle sue affermazioni, sottolineando che – ovviamente – non c’è alcun reboot in cantiere, rivelando soltanto che in passato ci sono state alcune discussioni sulla possibilità di riportare l’incredibile viaggio di Doc e Marty “a spasso nel tempo” sul grande schermo.

Intervistato da BBC Radio 1, Holland ha spiegato: “Mentirei se dicessi che in passato non ci sono state conversazioni a proposito di una sorta di remake, ma la verità è che quel film è perfetto, è uno dei migliori film che siano mai stati realizzati e che nessuno potrebbe fare meglio. Detto ciò, se Robert Downey Jr. e io potessimo rifare, soltanto per divertimento, quella scena ricreata per il deepfake – potrebbe pagare lui questa volta, è pieno zeppo di soldi -, lo farei gratis, ma almeno potremmo rifare quella scena. Penso che lo dobbiamo a chi ha realizzato il vero deepfake, perché hanno fatto un lavoro incredibile. Penso che parlerò con Robert e vedremo se riusciamo a ricreare qualcosa in onore del deepfake.”

LEGGI ANCHE – Ritorno al Futuro: 10 cose che non sai sul film

Fonte: ScreenRant

Ritorno al Futuro: Robert Zemeckis contrario al remake!

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Ritorno al Futuro: Robert Zemeckis contrario al remake!

In una recente intervista con il Telegraph, Robert Zemeckis ha parlato della possibilità di un remake di Ritorno al Futuro, una delle saghe più amate della storia del cinema, il cui primo film risale al lontano 1985.

Il regista, insieme al produttore Bob Gale, detiene i diritti del franchise e ha il totale controllo sulla saga fino alla sua morte. In merito all’idea di un possibile remake, Zemeckis si è detto assolutamente contrario, dichiarando quanto segue: “Vi prego, no! É una cosa che non accadrà mai fino a quando io e Bob saremo vivi. Poi sicuramente ci proveranno, a meno che non ci sia un modo per impedirlo. Per me sarebbe qualcosa di oltraggioso. Soprattutto perchè è un film incredibile. Sarebbe come rifare Quarto Potere. Sarebbe pura follia. Perché qualcuno dovrebbe decidere di farlo?”.

Cosa ne pensate di queste dichiarazioni?

La trilogia di Ritorno al futuro è una saga cinematografica comico-fantascientifica, di grandissimo successo negli anni ottanta e novanta. Ideata da Bob Gale e Robert Zemeckis e diretta da quest’ultimo, è stata prodotta da Steven Spielberg e distribuita dalla Universal Studios.

Narra delle peripezie a cavallo di varie epoche della storia americana (il 1955, il 1985, il 2015 e il 1885) affrontate dal giovane Marty McFly (Michael J. Fox) e dal suo amico, lo stravagante scienziato Emmett “Doc” Brown (Christopher Lloyd), inventore di una bizzarra macchina del tempo ricavata da un’autovettura, una DeLorean DMC-12. Nel corso dei tre episodi i due si trovano a risolvere diversi problemi per evitare catastrofici paradossi temporali, come il possibile mancato matrimonio dei genitori di Marty negli anni cinquanta (in seguito a questo fatto Marty non esisterebbe più) l’arresto del figlio di Marty nel 2015 o la morte di Doc per mano di un feroce pistolero nel 1885, o ancora l’uccisione del padre di Marty per mano del suo eterno rivale Biff Tannen (Thomas F. Wilson).

Caratterizzata da uno spiccato umorismo, da un efficace uso degli effetti speciali, da un ritmo indiavolato e da un velo di nostalgia, la saga di Ritorno al futuro ha appassionato un’intera generazione di spettatori e regalato la grande notorietà al regista Robert Zemeckis e all’attore Michael J. Fox.

Fonte

Ritorno al futuro: Robert Downey Jr. e Tom Holland nel video deepfake

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Ecco un incredibile deepfake che vede Robert Downey Jr. e Tom Holland nei panni di Doc e Marty in Ritorno al futuro.

I due attori hanno lavorato insieme nel franchise della Marvel, nel quale sono stati protagonisti di una delle scene più toccanti di tutto il MCU, la morte di Spider-Man tra le braccia di Tony Stark. Hanno recitato insieme anche in Dolittle, ed ora li vediamo nei panni che furono di Christopher Lloyd e Michael J. Fox!

Ritorno al Futuro: 10 cose che non sai sul film

Ritorno al Futuro: raggiunge le 88 miglia orarie con la sua DeLorean ma viene multato

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Quando la vita imita l’arte o viceversa nasce sempre qualcosa di bello, a meno che la vita in questione non voglia imitare Ritorno al Futuro. In questo caso si raggiungono… delle salate multe dalla stradale!

È accaduto a Spencer White, fiero possessore di una DeLorean del 1982. Dopo essersi immesso sulla Highway 14, White ha controllato la lancetta della velocità e ha visto che stava già andando a 85 miglia orarie. A quel punto era inutile esitare, a premuto sull’acceleratore e, in omaggio a Ritorno al Futuro, ha voluto raggiungere le 88 miglia, velocità a cui, secondo il film di Robert Zemeckis, si attiva il Flusso Canalizzatore per il salto temporale.

White ha dichiarato: “Ho pensato “Portiamola a 88 miglia orarie, me ne mancano solo tre”. Tuttavia ad attenderlo non ha trovato il passato, o il futuro, ma una volante della polizia che, seppure divertita dalla circostanza, ha multato il pilota nerd, chiedendogli se nell’auto fosse presente davvero un Flusso Canalizzatore. “Forse, se avessi avuto il Flusso Canalizzatore, non mi avrebbe multato!” ha concluso White.

Fonte: TheSignal, Hollywood Reporter

Ritorno al futuro: quello che non sai sulla celebre trilogia

Ritorno al futuro: quello che non sai sulla celebre trilogia

Divenuta con gli anni una delle trilogie più note del cinema, quella di Ritorno al futuro è un’opera senza tempo che ha contribuito a donare ulteriore prestigio al genere della fantascienza, arricchendolo di elementi nuovi e spesso rielaborati in modo inedito da altri contesti. Diretti dal regista Robert Zemeckis, i tre film di Ritorno al futuro sono ancora oggi parte dell’immaginario collettivo, e sfoggiano tutt’ora un’influenza particolarmente dominante all’interno della settima arte.

La genesi del progetto Ritorno al futuro nasce quasi per caso. Il produttore e sceneggiatore Bob Gale, nel 1980, era impegnato a sgomberare la soffitta della sua casa. Qui trovò il diario scolastico del padre. Egli iniziò così a fantasticare, chiedendosi se all’epoca lui e il padre avrebbero potuto diventare amici. Gale ne parlò con l’amico Robert Zemeckis, ed affascinati da questi discorsi, i due cominciarono ad abbozzare insieme un soggetto per trarne un film.

Per il progetto, Zemeckis desiderava dar vita una variazione sul classico tema dei viaggi nel tempo. Invece di narrare un viaggio di centinaia di anni nel passato, il regista preferì concentrarsi sulle implicazioni che avrebbero coinvolto un giovane adolescente che si ritrova ad andare indietro di una trentina d’anni, e vivere nell’epoca in cui i propri genitori erano a loro volta ragazzi, nella stessa città.

Quello di Ritorno al futuro può essere definito un vero e proprio franchise, composto di serie animate, fumetti, videogiochi e parchi a tema. Originariamente, tuttavia, il primo film non era stato pensato come primo di una serie, ma il grande successo ottenuto spinse i produttori e il regista a realizzare due seguiti. Ciò fu possibile anche per via del finale aperto realizzato, e che permetteva di dare ulteriori risvolti alla storia.

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Ritorno al futuro: la timeline dei film

Quella tracciata dalla trilogia è una delle timeline più complesse della storia del cinema. Appare però più chiara se si considera che ogni volta che nei film qualcuno viaggia nel tempo, ciò dà vita ad una nuova linea temporale, dove è possibile “ripartire da capo” e modificare gli eventi del futuro. In tutto, al termine dell’ultimo dei tre film, si sono generate un totale di 8 timeline, comprendenti un arco temporale che va dal 1885 al 2015.

Se nel primo film la linea temporale è sempre e solo una, divisa tra presente e passato, a partire dal secondo film le cose si complicano. In Ritorno al futuro – Parte II, infatti, si generano ben 5 linee temporali. Queste sono dovute principalmente ai numerosi spostamenti realizzati dai protagonisti per impedire il verificarsi dei tremendi eventi di cui hanno avuto testimonianza. Con il terzo capitolo, e il ritorno al 1885, le linee sono invece 3, concludendosi con il ritorno dei protagonisti al 1985, il loro reale presente.

Ritorno al futuro: la trama dei film

Ritorno al futuro (1985)

Il primo film della trilogia narra di Marty McFly, adolescente californiano e amico dello strampalato scienziato Emmett “Doc” Brown. Questi coinvolge il giovane in un esperimento che prevede il viaggio nel tempo grazie ad un auto modificata. Per via di una serie di imprevisti, Marty si ritrova infine a tornare al 1955. Qui il ragazzo si mette alla ricerca del giovane Doc, l’unico che possa aiutarlo a tornare al suo presente e a riportare tutto alla normalità. Qui, però, Marty finisce con l’intromettersi nel passato dei suoi genitori, innescando un paradosso temporale pericolosissimo. Se non farà in modo che i suoi genitori si incontrino e si innamorino, infatti, egli rischierà di non nascere mai, e quindi sparire per sempre. Ad ostacolarlo, poi, vi sarà Biff Tannen, suo storico rivale.

Ritorno al futuro – Parte II (1989)

In Ritorno al futuro – Parte II, la storia riprende da dove si concludeva il precedente film. I due protagonisti, dopo aver salvaguardato il passato, sono ora diretti nel futuro, al 2015. Qui dovranno salvare i futuri figli di Marty da alcuni imminenti pericoli. Nel corso della loro missione, tuttavia, il Biff Tannen del futuro riesce ad impossessarsi della macchina del tempo. Egli ha così modo di tornare indietro e dar vita ad una realtà distopica dove egli è il regnante assoluto. Marty e Doc saranno allora costretti a tornare nuovamente nel 1955 per impedire l’avvento del perfido Biff e riportare ancora una volta tutto alla normalità

Ritorno al futuro – Parte III (1990)

Con Ritorno al futuro – Parte III, le vicende riprendono nuovamente lì da dove il film precedente si era fermato. Doc, misteriosamente scomparso in seguito alla disfatta di Biff, riesce a comunicare a Marty di essere finito nel vecchio west del 1885. Il giovane deve così escogitare un piano per riuscire a tornare ancora una volta indietro nel tempo e salvare l’amico. Tornato nel vecchio west, dovrà però scontrarsi con il pericoloso Buford “Cane Pazzo” Tannen, bisnonno di Biff, il quale vuole uccidere a sangue freddo i due stranieri. Nel corso della sua missione, inoltre, Marty, farà la conoscenza di Clara, della quale si innamorerà perdutamente, arrivando a mettere in discussione il suo ritorno nel presente.

Ritorno al futuro: il cast del film

A dar volta ai due iconici protagonisti vi sono gli attori Michael J. Fox e Christopher Lloyd. Il personaggio di Marty McFly, tuttavia, era stato originariamente affidato all’attore Eric Stoltz, poiché Fox, la prima scelta del regista, era impegnato sul set della sit-com Casa Keaton. Stoltz venne tuttavia licenziato dopo sei settimane di riprese, poiché mancava dell’ironia richiesta dal personaggio. Fu a quel punto che Fox venne convinto ad accettare il ruolo, nonostante gli altri suoi impegni. Per poter recitare in entrambi i set, infatti, egli si trovò a dover partecipare alle riprese di Casa Keaton durante il giorno, e a quelle di Ritorno al futuro tra le 18:30 e le 02:30 di notte, potendo così dormire appena 5 ore al giorno.

Il ruolo dello scienziato Doc Brown venne invece da subito offerto a Lloyd, su scelta unanime del regista e dei produttori, convinti che la mimica dell’attore fosse quella giusta per il personaggio. Lloyd, tuttavia, rifiutò il ruolo, salvo poi essere convinto da sua moglie ad accettarlo. Tale decisione si rivelò per lui saggia, poiché quello nel film è tutt’ora ricordato come il suo ruolo più celebre. Lo stesso Lloyd ha affermato di rivedere spesso e volentieri il film, ogni qualvolta gli capita di trovarlo per caso in televisione. L’attore è inoltre talmente tanto legato alla saga da aver più volte tentato di dar vita ad un quarto capitolo, che per suo desiderio avrebbe dovuto essere ambientato nell’antica Roma, suo periodo storico preferito.

Altri attori divenuti noti grazie alla trilogia sono Lea Thompson e Crispin Glover, interpreti dei genitori di Marty, e Thomas F. Wilson, volto del cattivo Biff Tannen. Per il padre e la madre del protagonista, i due attori vennero scelti dopo attenti casting, da cui emersero come i più idonei. La Thompson e Glover sono tuttavia pressoché coetanei di Fox, e pertanto fu necessario un adeguato trucco che li portasse ad assumere un aspetto più adulto, e che potesse essere facilmente rimosso nel momento in cui questi doveva interpretare le versioni giovani dei propri personaggi. Wilson venne invece scelto, come Fox, in un secondo momento. Inizialmente era stato selezionato un altro interprete per la parte, il quale però non si rivelò in grado di risultare minaccioso a sufficienza, venendo così sostituito da Wilson.

Ritorno al futuro: la colonna sonora del film e dove vederlo in streaming

Un altro elemento che fu particolarmente apprezzato del film è la sua colonna sonora. Ad arricchire il film vi sono infatti una serie di canzoni divenute poi ulteriormente celebri grazie alla trilogia. Tra i brani che compongono il primo capitolo si annovera il celebre The Power of Love di Huey Lewis and the News. Seguono Heaven is One Step Away di Eric Clapton, Mr. Sandman dei Four Aces, Earth Angel di Marvin Berry and the Starlighers e la famosissima Johnny B. Goode di Chuck Berry. Per i successivi due film, invece, si è scelto di non utilizzare canzoni cantate, ma soltanto i brani composti appositamente per i due titoli.

Per gli appassionati della trilogia, o per chi deve ancora vederla e desidera farlo, è possibile trovare i film su alcune delle principali piattaforme streaming presenti sul Web. Tra queste si annoverano Netflix, Amazon Prime Video, Rakuten TV, Chili Cinema, TimVision, Google Play, e Apple iTunes. Per usufruirne, in base alla piattaforma prescelta, basterà sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare semplicemente il singolo film. A questo punto sarà possibile vedere i film in tutta comodità e al meglio della qualità video.

Fonte: IMDb, Looper

Ritorno al Futuro: per il cast un quarto capitolo è escluso

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Ritorno al Futuro: per il cast un quarto capitolo è escluso

Durante una conferenza virtuale con Wizard World (via ComicBook), Claudia Wells e James Tolkan, interpreti di Jennifer Parker e Strickland in Ritorno al Futuro, hanno parlato del futuro della saga e di un possibili quarto capitolo, sul quale ormai non fanno altro che susseguirsi voci da anni.

I due attori sono stati parecchio categorici sul fatto che la saga sia giunta al termine e che un nuovo episodio non avrebbe ragione di esistere. “C’è sempre qualcuno che dice: ‘Un giorno Robert Zemeckis farà Ritorno al Futuro 4’. La verità è che la saga è finita. Siamo a posto così. Il primo, il secondo e il terzo film. Siamo felicissimi così”, ha spiegato Talkan.

Wells ha invece aggiunto: “Bob Gale è sempre stato chiaro: ‘Non ci sarà mai Ritorno al Futuro 4’. Una volta ero ad un Q&A con Christopher Lloyd in un cinema dopo una proiezione del film. Tra il pubblico c’era l’artefice del video divenuto virale Brokeback to the Future. Chris lo guardò e disse: ‘Ecco il vostro Ritorno al Futuro 4, perché non ce ne saranno altri’.”

Nonostante le innumerevoli reunion alle quali abbiamo assistito nel corso degli anni, anche lo stesso Robert Zemeckis e il produttore Frank Marshall nel corso degli anni hanno dichiarato che mai e poi mai un nuovo capitolo della saga vedrà la luce. Anche Tom Holland – lo Spider-Man del MCU che di recente era stato protagonista di un video deepfake ispirato alla saga – aveva dichiarato che in passato ci sono state alcune discussioni sulla possibilità di riportare l’incredibile viaggio di Doc e Marty “a spasso nel tempo” sul grande schermo, idea che però è stata subito accantonata proprio per la “perfezione” rappresentata dalla storia raccontata attraverso i tre film originali.

Ritorno al futuro: Michael J. Fox e Christopher Lloyd inaugurano la loro linea di merchandising

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Michael J. Fox e Christopher Lloyd si sono ritrovati per la promozione di una nuova collezione di merchandising dedicata al franchise di Ritorno al futuro. Fin dalla sua uscita nel 1985, il film d’avventura di fantascienza è diventato un classico di Hollywood che ha generato la propria trilogia e ha coinvolto più di una generazione di fan.

Sia Lloyd che Fox sono stati delle vere e proprie icone di cinema teatro e televisione e i personaggi di Doc e Marty sono entrati nei cuori degli spettatori. Per entrambi gli attori, infatti, Ritorno al futuro è ancora oggi l’apice del loro successo, per cui non è strano vederli ancora indissolubilmente legati a quel film e a quel marchio.

Dopo aver anticipato una sorta di annuncio di franchising, Michael J. Fox e Christopher Lloyd hanno ufficialmente lanciato la propria linea di merchandising di Ritorno al futuro con un nuovo negozio online. La collezione, che comprende magliette, felpe con cappuccio, cappellini da baseball, poster e tazze, è stata disegnata da Fox e Lloyd e le foto (che potete vedere qui) mostrano gli attori che fanno da modelli per i pezzi della collezione. “Questa collaborazione è per i fan”, scrive Michael J. Fox in un messaggio sulla home page del sito. “Continuavamo a sentire che volevano più opzioni per celebrare la loro devozione di Ritorno al futuro e abbiamo pensato che questi articoli fossero perfetti. Pesanti”.

Qui il link al negozio online ufficiale di Ritorno al Futuro!

Ritorno al Futuro: Lea Thompson condivide splendide foto di una reunion del cast

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Michael J. Fox, Christopher Lloyd, Lea Thompson e Tom Wilson sono stati i protagonisti di un incontro al FAN EXPO Portland, in occasione di un panel che ha come oggetto, ovviamente, il franchise di Ritorno al Futuro.

Ritorno al futuro ha debuttato nel 1985 con Michael J. Fox e Christopher Lloyd alla guida di un cast che includeva Lea Thompson, Tom Wilson e Crispin Glover. Robert Zemeckis ha diretto il film su un diciassettenne inviato 30 anni nel passato in una DeLorean da uno scienziato eccentrico, che incontra le versioni più giovani dei suoi genitori mentre cerca di tornare al suo periodo storico. Il film ha dato il via a un franchise, con due sequel distribuiti, ognuno dei quali è stato un enorme successo al botteghino.

Ritorno al Futuro: le invenzioni predette (in parte) dal film

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Ritorno al Futuro: le invenzioni predette (in parte) dal film

Per tutti i fan di Ritorno al Futuro, questo 2015 assume un significato davvero importante. Si tratta infatti del Futuro in cui si Ritorna nel film di Robert Zemeckis e già in rete fioccano i confronti tra il futuro immaginato dal regista nel suo film e la realtà dei fatti.

Ma quali sono le invenzioni che, ipotizzate nel 1989 (anno di uscita di Ritorno al Futuro Parte II), sono state effettivamente realizzate e quali invece dovrano aspettare ancor aun po’ per poter essere usate?

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Ritorno al futuro: le invenzioni diventate realtà

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Ritorno al futuro: le invenzioni diventate realtà

E’ una delle saghe più amate del cinema, ovviamente parliamo di Ritorno al futuro di Robert Zemeckis, la trilogia degli anni Ottanta diventato oggi un vero e proprio cult. Ebbene, tutti noi ci siamo chiesti allora quante delle tecnologie futuristiche presenti soprattutto nel secondo capitolo sarebbero diventate realtà. Oggi con una bella gallery vediamo quante di quelle invenzioni sono o saranno tra breve realtà.

Leggi anche: Le Nike Mag autoallaccianti di Ritorno al futuro nel 2015?

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Ritorno al futuro (Back to the Future) è un film del 1985 diretto da Robert Zemeckis e interpretato da Michael J. Fox e Christopher Lloyd. Primo episodio della trilogia omonima, è considerato un’icona del cinema degli anni ottanta e ha riscosso un enorme successo a livello internazionale. La pellicola ha ricevuto il premio Oscar al miglior montaggio sonoro. Nel 2007 è stato scelto per essere conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. In occasione del suo 25º anniversario, il 27 ottobre 2010 il film è stato riproposto per un solo giorno nelle sale cinematografiche italiane.

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Ritorno al futuro: la spiegazione di tutte le 8 linee temporali dei film

Grazie all’intromissione di Marty (Michael J. Fox) e Doc (Christopher Lloyd) nella loro Delorean, nei film di Ritorno al futuro esistono più linee temporali. Ogni capitolo mostra le insidie della fuga verso altri punti della storia e del futuro e, tra le alterazioni del passato (e del futuro) da parte di Marty e Doc Brown, si crea un bel pasticcio. Naturalmente, i film di Ritorno al futuro non sono mai stati concepiti come un modello di viaggio nel tempo. La cosa più avvincente della serie è che le linee temporali si intersecano e si alterano senza essere impantanate in ogni singolo dettaglio reale della fisica quantistica.

Il risultato sono tre film – e un cortometraggio di 10 minuti del 2015 in cui Doc Brown salva il mondo da un’apocalisse nucleare – che continuano ad affascinare gli spettatori. Quello che inizia come un viaggio accidentale nel passato si evolve rapidamente in qualcosa di molto più caotico e divertente. Gli eventi del primo film di Ritorno al futuro sono piuttosto semplici. Solo dopo Ritorno al futuro parte II, che divide l’azione tra passato e futuro, le cose si fanno frenetiche. Quando il terzo film della trilogia si conclude, ci sono 8 linee temporali separate viste in Ritorno al futuro, la maggior parte delle quali sono state create da Doc o Marty che hanno cambiato la storia.

 La prima linea temporale di Ritorno al futuro – 1985

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Il pubblico viene introdotto per la prima volta a Marty McFly nell’allora 1985. È subito chiaro che il concetto di tempo è un fattore importante nel film: Marty, impegnato a suonare la chitarra a casa dell’errante Doc Brown, si accorge che i numerosi orologi circostanti sono lenti di 25 minuti. È in ritardo per la scuola e si scatena una folle corsa per arrivare in classe. Più tardi, dopo la scuola, a Marty viene chiesta una donazione per salvare la torre dell’orologio locale, colpita da un fulmine durante un terribile temporale nel 1955 alle 22:04 precise e mai riparata.

Quella sera, incontra Doc al centro commerciale Twin Pines e gli viene presentata la macchina del tempo, una Delorean convertita e alimentata a plutonio. Ma quando Doc viene ucciso da un gruppo di terroristi libici in cerca di vendetta dopo aver ricevuto una finta bomba in cambio di plutonio, Marty fugge con la Delorean e si spedisce accidentalmente nel 1955. Questa può essere considerata la prima linea temporale di Ritorno al futuro ed è stata interrotta grazie alle azioni di Marty nel passato.

Il passato alternativo influenzato da Marty McFly – 1955

Lea Thompson in Ritorno al Futuro

L’arrivo di Marty nel passato è uno shock e, mentre lotta per dare un senso a ciò che è appena accaduto, individua Doc Brown. Doc scelse originariamente il 5 novembre 1955, mentre mostrava la macchina del tempo a Marty nel 1985. Il suo significato risiede nel fatto che è la data in cui Doc ha ideato il concetto di flusso condensatore, il dispositivo che consente di viaggiare nel tempo. Dopo essere riusciti a convincere Doc Brown di venire dal futuro, i due creano un piano per mandare Marty nel 1985. Tuttavia, nel 1955 il plutonio non è disponibile.

L’energia necessaria per mandare la Delorean nel 1985 dovrà provenire dal fulmine che dovrebbe colpire la torre dell’orologio. Marty trascorre una settimana nel 1955 mentre Doc si prepara per la tempesta e si tiene occupato cercando di rimediare ai danni che ha causato impedendo il primo incontro tra suo padre e sua madre. Alla fine Marty riesce a far sì che il padre si opponga al bullo locale Biff Tannen e che i suoi genitori ballino insieme e si innamorino. Marty viene rispedito con successo nel futuro, ma è stata creata una nuova linea temporale di Ritorno al futuro.

La nuova linea temporale del presente creata da Marty – 1985

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Quando Marty torna nel 1985, è entusiasta di essere a casa. Vede di nuovo Doc ucciso dai libici, ma questa volta Doc indossa un giubbotto antiproiettile grazie a una lettera di avvertimento che Marty gli aveva lasciato nel 1955. Anche altre cose sono cambiate in questa linea temporale di Ritorno al futuro, ma fortunatamente si tratta di cambiamenti positivi, dovuti al fatto che suo padre si è opposto a Biff nel 1955. La sua famiglia ha avuto successo e il padre è ora un autore pubblicato. Entrambi i genitori appaiono sani, felici e innamorati.

A differenza del rapporto disimpegnato della linea temporale del 1985, in cui la madre di Marty sembrava avere problemi di alcolismo. Marty è felice di sapere che ora possiede il camion 4×4 che desiderava da tempo, mentre Biff si è ridotto a svolgere docilmente le faccende domestiche per la famiglia McFly. Purtroppo, non molto tempo dopo che Marty si è ricongiunto con la sua fidanzata Jennifer, Doc torna dal futuro per dire alla coppia che devono accompagnarlo nel futuro per salvare i loro figli.

Il futuro della nuova linea temporale di Marty McFly – 2015

Ritorno al futuro - Parte II film

Il viaggio nel futuro avviene in Ritorno al futuro – parte II e richiede che Marty impedisca a suo figlio, Marty Jr. di unirsi a Griff, nipote di Biff, in una rapina. La rapina porterà Marty Jr. in prigione e anche Marlene, la figlia di Marty, sarà incarcerata dopo aver tentato di far evadere il fratello. Jennifer inizia a fare troppe domande durante il viaggio verso il 2015 e viene resa incosciente da Doc, così Marty intraprende la missione da solo.

Ci riesce, ma decide di comprare un almanacco sportivo che contiene i punteggi di tutte le gare sportive dal 1950 al 2000. Quando Doc viene a sapere cosa ha fatto Marty, butta via l’almanacco, poiché non ha inventato la macchina del tempo a scopo di lucro. Ma nell’ombra c’è nonno Biff, che raccoglie l’almanacco e in seguito ruba la Delorean. Marty, Doc e Jennifer tornano nel 1985 ignari dell’intromissione di Biff, che creerà una nuova linea temporale di Ritorno al futuro.

La nuova linea temporale creata dal futuro Biff Tannen – 1985

Ritorno al futuro - parte 2 Biff Tannen

All’inizio tutto sembra normale quando Marty torna a Hill Valley. Ma quando Marty tenta di tornare a casa in Ritorno al futuro parte II, scopre che lì vive una famiglia completamente diversa, la nuova linea temporale di Ritorno al futuro. Marty scopre subito che questa versione di Hill Valley del 1985 non è affatto simile a quella che aveva lasciato. Nel nuovo presente, suo padre è morto, sua madre ha sposato l’uomo più ricco della città (Biff) e Doc è stato internato in un istituto psichiatrico.

Quando Marty va a confrontarsi con Biff su ciò che è successo, Biff confessa di aver ricevuto un almanacco sportivo nel 1955 da un vecchio. I punteggi contenuti all’interno lo hanno reso incredibilmente ricco nei 30 anni successivi. Biff Tannen rivela anche che intende uccidere Marty, così come ha ucciso il padre di Marty. Dopo un inseguimento nell’hotel di Biff, Marty riesce a raggiungere il tetto, dove Doc lo salva utilizzando la Delorean.

Il passato alternativo che Marty McFly ha influenzato di nuovo – 1955

Lea Thompson in Ritorno al Futuro

Marty torna di nuovo nel passato in Ritorno al futuro parte II, questa volta per salvare il futuro. Lui e Doc arrivano con il piano di rubare l’almanacco a Biff e distruggerlo. Una volta distrutto l’almanacco, Biff non potrà più arricchirsi e creare il 1985 distopico da cui sono appena usciti. La data è ancora una volta il 5 novembre 1955, con Marty e Doc che arrivano poco prima del ballo “Incanto sotto il mare”. Ma come sempre accade quando si manomette la linea temporale di Ritorno al futuro, nulla è mai semplice.

Marty deve combattere contro gli scagnozzi di Biff e contro lo stesso Biff per recuperare l’almanacco e impedire che la linea temporale originale del 1985 venga alterata. Dopo molti sforzi, Marty riesce a recuperare l’almanacco, ma proprio mentre Doc cerca di farlo salire sulla Delorean, questa viene colpita da un fulmine e scompare. Nel momento in cui ciò accade, arriva un fattorino della Western Union con una lettera per Marty. La lettera è di Doc, che è al sicuro e vive nel 1885. Quando Marty scopre che nel 1885 Doc verrà ucciso da Buford “Mad Dog” Tannen, decide di tornare indietro e salvarlo.

Il passato alternativo influenzato da Doc Brown – 1885

Ritorno al futuro - Parte III

Dopo che Marty arriva nel 1885 in Ritorno al futuro parte III, la Delorean subisce una perdita di carburante che la rende inutilizzabile. Alla fine, Marty e Doc creano un piano che prevede l’utilizzo di un motore a vapore per spingere la Delorean fino alle 88 miglia orarie necessarie per tornare nel 1985. Nonostante Marty abbia salvato Doc Brown dalla morte, Doc decide di rimanere nel 1885 con l’amore della sua vita, Clara. Marty torna nel 1985 da solo. Rispetto agli sfrenati salti indietro e in avanti di Ritorno al futuro parte II, il terzo film della trilogia si svolge per lo più nell’ambientazione del selvaggio West.

La linea temporale finale creata da Marty McFly – 1985

Ritorno al futuro - Parte III poster

Marty arriva con successo nel 1985, ma la Delorean viene colpita da un treno e demolita. Torna a casa e va a fare un giro sul suo nuovo camion con Jennifer. Mentre è fermo a un semaforo rosso, Marty viene sfidato a una gara dal bullo locale Needles, un personaggio che ha lavorato con Marty nel 2015 e che gli ha fatto perdere il lavoro. Marty resiste alle pressioni per gareggiare e Marty e Jennifer guardano un’auto che evita per un pelo di colpire quella di Needles. Se Marty avesse corso, l’auto avrebbe colpito il suo camion.

Mentre questa consapevolezza si fa strada, Jennifer trova in tasca un fax del 2015 che annunciava il licenziamento di Marty. Il testo scompare davanti ai suoi occhi. La linea temporale di Ritorno al futuro del 2015 , in cui Marty non è in grado di perseguire il suo sogno di diventare un musicista a causa di una lesione persistente dovuta a un incidente stradale, viene cancellata, creando un futuro migliore per Marty e Jennifer. Pochi istanti dopo, Doc torna nel 1985 con una nuova macchina del tempo a vapore. Ha sposato Clara ed è padre di due bambini.

La linea del tempo dell’apocalisse nucleare di Griff Tannen – 2015

cortometraggio Doc Brown Saves The World

In occasione del 30° anniversario del primo film, un nuovo cofanetto della trilogia ha aggiunto una nona linea temporale di Ritorno al futuro con il cortometraggio Doc Brown Saves The World. Il cortometraggio vede Doc inviare un messaggio a Marty che conferma l’arrivo di un Olocausto Nucleare grazie al caricamento accidentale di un virus da parte di Griff Tannen. Doc salva la situazione e rispedisce Griff in prigione, ma in seguito si rende conto di avere ancora il “Quantum Mind Jar” che intendeva lasciare nel 2075. Per aumentare la suggestione di cambiare altre date di Ritorno al futuro, un altro Doc Brown appare dal futuro.

Ritorno al Futuro: la scena tagliata sull’omosessualità [Video]

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Ritorno al Futuro: la scena tagliata sull’omosessualità [Video]

Per molto Ritorno al Futuro è un film senza misteri, perché i fan più sfegatati sanno tutto della Trilogia prodotta da Steven Spielberg e diretta da Robert Zemeckis. Ebbene oggi invece arriva online una sequenza che fu tagliata 30 anni fa relativa al primo film in cui si fa un chiaro riferimento all’omosessualità.

https://www.youtube.com/watch?v=qlzQfF0f9GY&t=38

Di seguito la batta:

Non so se riesco andare fino in fondo a questa cosa. Non posso credere che devo provarci con mia madre. Sono queste le cose che rovinano tutto. E io potrei esserne sconvolto nel profondo. E se poi tornassi nel futuro e venisse fuori che sono gay?

Ritorno al Futuro: la scena che ha quasi ucciso Michael J. Fox

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Ritorno al Futuro: la scena che ha quasi ucciso Michael J. Fox

Michael J. Fox è quasi morto sul set di Ritorno al Futuro – Parte III a causa di uno stunt andato male. Dopo il successo del film originali del 1985, i realizzatori hanno colto al volo l’opportunità di produrre ben due sequel: Ritorno al Futuro – Parte II e Parte III sono stati girati uno dopo l’altro nel 1989, solo due anni prima che Fox ricevesse la diagnosi di Parkinson che gli ha cambiato la vita al soli 29 anni.

Diretto da Robert Zemeckis, il primo film Ritorno al Futuro ha portato l’adolescente Marty McFly dagli anni ’80 al 1955, dove ha inconsapevolmente incrociato i suoi genitori e messo a repentaglio la sua stessa esistenza futura. Ritorno al Futuro – Parte II ha mandato Marty nel futuro, un presente alternativo e, infine, negli eventi del primo film prima di essere riportato nel selvaggio West per la terza parte. Nel film che ha chiuso la trilogia, Marty incontra Buford “Mad Dog” Tannen (Thomas F. Wilson) e la sua banda, che tentano di linciare Marty prima che questi venga salvato da Doc (Christopher Lloyd). Incredibilmente, un incidente sul set durante le riprese di questa scena ha quasi causato la morte di Michael J. Fox.

Nel mondo degli effetti speciali, le impiccagioni sono tra le sequenze più pericolose da girare: anche se gli attori generalmente indossano imbracature per scene del genere, le cose possono facilmente andare per il verso sbagliato se i registi non sono estremamente attenti. In “Lucky Man: A Memoir” (via Screen Rant), Michael J. Fox ha raccontato la sua esperienza di pre-morte sul set di Ritorno al Futuro – Parte III, scrivendo: “Sono rimasto incosciente alla fine della scena con la corda per diversi secondi prima che Bob Zemeckis, sebbene fosse un mio fan, si accorgesse che non ero poi così bravo come attore.”

Mentre le prove erano andate bene, durante le riprese della scena la corda era diventata troppo tesa, arrivando ad ostacolare le vie respiratorie di Fox. Parte del pericolo con questi tipi di riprese possono genere, riguardano la performance dell’attore: in una scena del genere, infatti, dovrebbe sembrare dolorante e lottare per la sopravvivenza; quindi, segnali di avvertimento cruciali che dovrebbero servire ad indicare che qualcosa non sta funzionando, possono essere facilmente scambiati per una buona prova di recitazione.

Ritorno al Futuro: la Nike svela le scarpe autoallaccianti

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Ritorno al Futuro: la Nike svela le scarpe autoallaccianti

Dopo anni di tentativi e di falsi allarmi, la Nike sembra aver finalmente sviluppato le leggendarie scarpe autoallaccianti di Ritorno al Futuro. Il design è comprensibilmente un po’ diverso rispetto alle scarpe che abbiamo visto ai piedi di Marty McFly, ma il principio dell'”autoallacciamento” è rispettato.

La prima generazione della HyperAdapt 1.0 sarà disponibile negli Stati Uniti presso i punti vendita Nike. Dal 28 novembre sarò possibile fissare appuntamenti per provare ed eventualmente comprare il prodotto. Tutti i dettagli su come fissare un appuntamento saranno annunciati nelle prossime settimane.

Ecco il video di presentazione del prodotto:

Il progetto ha avuto tanti altri step, tra cui quello che vedeva testimonial proprio Michael J. Fox (qui).

Ritorno al Futuro

Fonte: SR

Ritorno al Futuro: la Nike realizza le scarpe di Marty?

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Ritorno al Futuro: la Nike realizza le scarpe di Marty?

Max Erdenberger, ex art director della Wieden+Kennedy, agenzia pubblicitaria che ha collaborato con la Nike, ha postato una foto sul suo account Twitter in cui tiene in mano una Powerlace. Sotto la foto si legge una data: 21 ottobre 2015, ovvero il giorno in cui Marty McFly, protagonista di Ritorno al Futuro, viaggia nel tempo, arrivando a possedere proprio quelle scarpe.

Ritorno al futuro 2

Che si tratti di una promozione per pubblicizzare la prossima messa in commercio proprio di quelle scarpe?

 

Ritorno al Futuro: il teaser deepfake del reboot con Tom Holland

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Ritorno al Futuro: il teaser deepfake del reboot con Tom Holland

Continua a crescere l’interesse per un fantomatico reboot di Ritorno al Futuro con Tom Holland. Dopo il video deepfake con lo Spidey del MCU assieme a Robert Downey Jr. nei panni di Marty e Dock, e dopo le rivelazioni di Holland a proposito dell’effettiva possibilità di un remake del primo film, arriva adesso – proprio sulla scia di quelle dichiarazioni – un teaser trailer deepfake che immagina proprio Tom Holland al posto di Michael J. Fox.

A proposito del reboot del cult di Robert Zemeckis, Holland aveva dichiarato: “Mentirei se dicessi che in passato non ci sono state conversazioni a proposito di una sorta di remake, ma la verità è che quel film è perfetto, è uno dei migliori film che siano mai stati realizzati e che nessuno potrebbe fare meglio. Detto ciò, se Robert Downey Jr. e io potessimo rifare, soltanto per divertimento, quella scena ricreata per il deepfake – potrebbe pagare lui questa volta, è pieno zeppo di soldi -, lo farei gratis, ma almeno potremmo rifare quella scena. Penso che lo dobbiamo a chi ha realizzato il vero deepfake, perché hanno fatto un lavoro incredibile. Penso che parlerò con Robert e vedremo se riusciamo a ricreare qualcosa in onore del deepfake.” 

Potete vedere il teaser trailer deepfake realizzato da stryder HD di seguito:

https://www.youtube.com/watch?time_continue=44&v=w8BIeFJurOI&feature=emb_title

LEGGI ANCHE – Ritorno al Futuro: 10 cose che non sai sul film

E sempre a proposito di Ritorno al Futuro, proprio di recente Michael J. Fox e Christopher Lloyd, interpreti della saga originale, si sono ritrovati in occasione di un evento benefico, come testimoniato da uno scatto condiviso dall’iconico interprete di Doc attraverso il suo profilo Instagram:

Fonte: ScreenRant, ComicBookMovie

Ritorno al futuro: il supercut di Doc e Marty [Video]

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Ritorno al futuro: il supercut di Doc e Marty [Video]

Ritorno al futuro-musicalL’occasione per celebrare la bellezza del franchise di Ritorno al futuro è sempre ben accetta e oggi vi proponiamo questo splendido video da Screen Junkies che propone un supercut incentrato su i due protagonisti Doc e Marty, rispettivamente Christopher Loyd e Michael J. Fox.

Leggi anche: Ritorno al futuro diventerà un musical nel 2015

[iframe width=”640″ height=”360″ src=”//www.youtube.com/embed/j3QMGbz81uM?rel=0″ frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

Fonte: Screen Junkies via badtaste

Ritorno al futuro: il nuovo poster Mondo

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Ritorno al futuro: il nuovo poster Mondo

Arriva il nuovo poster MONDO di Ritorno al futuro realizzato da Tom Whalen:

Ritorno al futuro mondo
Via GeekTyrant

 

Ritorno al futuro: il 35° anniversari con nuovo cofanetto

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Ritorno al futuro: il 35° anniversari con nuovo cofanetto

Grande Giove! Nel 1985, il regista Robert Zemeckis, il produttore esecutivo Steven Spielberg ed il produttore e sceneggiatore Bob Gale cominciarono un viaggio in tre tappe attraverso il tempo che distrusse tutti i record ai botteghini di tutto il mondo e fece di Ritorno al futuro una delle più amate trilogie nella storia del cinema.

Universal Pictures Home Entertainment Italia celebra il 35° anniversario del primo entusiasmante film con Back to the future: The Ultimate Trilogy, disponibile per la prima volta in 4k Ultra HD e in Blu-Ray e DVD dal 21 ottobre – proprio nel fatidico “Back to the future day”!

Questa collection è ricca di materiali inediti esclusivi, tra cui un bonus disc che arriva con oltre un’ora di contenuti speciali inediti, come i rari video delle audizioni di Hollywood delle star Ben Stiller, Kyra Sedgwick, Jon Cryer, Billy Zane, Peter DeLuise e C. Thomas Howell, un tour dei gadget e souvenir del film accompagnati da Bob Gale, uno sneak peek del nuovo show musicale ed un episodio speciale della popolare serie Youtube “Could You Survive The Movies?”. Unisciti a Marty McFly (Michael J. Fox), Doc Brown (Christopher Lloyd) e alla mitica DeLorean nell’avventura di una vita, attraverso passato, presente e futuro, che mette in moto una esplosiva reazione a catena che minaccia il continuum spazio-tempo!

Back to the future: The Ultimate Trilogy include tutti e tre i film della trilogia in formato da collezione digipack, oltre ad un disco bonus che contiene i contenuti speciali (nelle edizioni Blu-Ray e 4K). Per la prima volta, il passato, il presente ed il futuro si uniscono per mostrarsi nella magnifica risoluzione dell’Ultra HD per festeggiare questo anniversario. I nuovi formati 4k Ultra HD e Blu-ray rimasterizzato portano con loro una qualità estrema di visione, più colori che mai, ed un sonoro immersivo e multi-dimensionale. Creato da Steven Spielberg, Robert Zemeckis e Bob

Tutti e tre i film saranno disponibili per la prima volta in 4k Ultra HD, ma saranno disponibili anche in Dvd in una collection standard.

Universal Pictures Home Entertainment Italia metterà quindi sul piatto una grande quantità di prodotti imperdibili targati Ritorno al futuro: oltre alla collection Dvd standard, saranno infatti disponibili le collection premium Digipack in formato Blu Ray e 4k UHD. Ma non finisce qui: oltre a queste edizioni, saranno rilasciate ben due Collector’s Edition imperdibili presso rivenditori selezionati in edizione limitata:

  • BACK TO THE FUTURE 35TH ANNIVERSARY TRILOGY LIMITED EDITION GIFT SET (4K UHD): Include una replica esclusiva e fluttuante dell’iconico Hoverboard.
  • BACK TO THE FUTURE 35TH ANNIVERSARY: LIMITED STEELBOOK COLLECTION (4K UHD): Include tre steelbook con un design nuovo e… complementare!

Il film sarà disponibile in 4K Ultra HD in una confezione doppia che include il 4K Ultra HD Blu-rayTM e il Blu-rayTM. Il disco 4K Ultra HD disc comprende gli stessi contenuti extra della versione Blu-rayTM, tutti nella straordinaria risoluzione 4K. 4K Ultra HD è la migliore esperienza visiva per la visione di un film. Il 4K Ultra HD presenta la combinazione della risoluzione 4K di quattro volte superiore al classico HD, la brillantezza dei colori dell’High Dynamic Range (HDR) con una resa audio totalmente immersiva per un’esperienza sonora multidimensionale. Blu-rayTM sfodera il potere della tua TV HD e si dimostra il modo migliore per vedere i film a casa, con la risoluzione di 6 volte superiore rispetto al DVD, extra esclusivi e un sonoro in modalità surroud, come al cinema.

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