Qualche mese fa avevamo
pubblicato le foto delle prime riprese di Lawless, prossimo film di
Terrence Malick che sarà però ultimato quest’autunno. Ora arrivano
comunicazioni ufficiali che ci danno qualche
Ghost Rider: Spirito di Vendetta – Teaser Trailer Italiano
Ghost Rider – Spirito di vendetta (Ghost Rider: Spirit of Vengeance) è un film del
2012, diretto da Mark Neveldine e Brian Taylor e basato sul
personaggio dei fumetti Ghost Rider pubblicato dalla Marvel Comics e creato da Gary Friedrich,
Michael Ploog e Roy Thomas.
Si tratta del sequel di Ghost Rider uscito nel 2007 e si
caratterizza da quest’ultimo per un cast differente (ad eccezione
di Nicolas Cage) e per un’ambientazione totalmente diversa (le
riprese si sono svolte in Europa, mentre nel primo film in
Australia).
Il film è uscito negli Stati Uniti il 17 febbraio 2012 mentre in
Italia il 23 marzo 2012 e verrà distribuito in versione normale e
in versione 3-D; esordirà nelle sale con il logo Marvel Knights, una sottoetichetta
dei Marvel Studios, con il quale era già uscito
Punisher – Zona di guerra.
Ulteriori info nella nostra Scheda: Ghost Rider: Spirito di Vendetta
E’ nata una Star? – Trailer
Una commedia sulla
famiglia, l’amore, i vicini e un grosso segreto. Con Rocco Papaleo
e Luciana Littizzetto. Una madre scopre una verità
incredibile su suo figlio, attraverso un video che lo ritrae in
copertina, ricevuto da una vicina di casa pettegola. Il ragazzo,
dotato di un talento nascosto e insospettato, ha pensato di
sfruttare al meglio la situazione diventando un pornodivo e
lasciando così di stucco i genitori.
Ulteriori info nella nostra Scheda: E’ nata una star?
Locarno Film Festival: Concorso Cineasti del presente!
Il Concorso Cineasti del presente, vero e proprio spazio di scoperta che presenta opere prime o seconde di giovani registi emergenti, sarà protagonista al Locarno Film Festival, in questa edizione di alcuni cambiamenti che mirano ad aumentarne la visibilità e l’importanza all’interno del Festival.
Il concorso (seconda sezione competitiva del Festival insieme al Concorso internazionale) vedrà aumentare il valore del premio principale e potrà vantare l’introduzione di un nuovo riconoscimento. Il “Pardo d’oro Cineasti del presente – George Foundation”, finora del valore di 30’000 CHF, sarà portato a 40’000 CHF. La Città di Lugano offrirà al migliore regista emergente un nuovo riconoscimento: il ”Pardo per il miglior regista emergente” del valore di 20’000 CHF.
Saranno una quindicina i film, documentari o di finzione, in prima mondiale o internazionale a contendersi i premi della sezione.
Il “Pardo d’oro Cineasti del presente – Premio George Foundation: 40’000 CHF, ripartiti equamente tra regista e produttore.
Il “Premio speciale della giuria CINE+ Cineasti del presente”: 30’000 CHF offerti dal canale francese Cine+ Club per i diritti di diffusione, versati al distributore francese.
Il nuovo premio “Pardo per il miglior regista emergente”: 20’000 CHF per il migliore regista emergente offerti dalla Città di Lugano.
Il Locarno Film Festival Locarno prevede diverse sezioni competitive tra cui il Concorso internazionale e il Concorso Cineasti del presente per i lungometraggi e i Pardi di domani per i cortometraggi. Il programma completo di tutte le sezioni del Festival sarà reso noto l’11 luglio 2012. Tutti gli aggiornamenti sul Festival sono pubblicati sul sito pardolive.ch.
Furia dei Titani: scene spettacolari nel secondo Trailer!
Anna Karenina: ecco le foto dal set di Joe Wright
Il nemico alle porte, il film con Jude Law e Ed Harris
Il nemico alle porte è un film del 2001 diretto da Jean-Jacques Annaud e con protagonisti nel cast Jude Law, Ed Harris, Joseph Finnies, Rachel Weisz e Bob Hoskins.
Il nemico alle porte trama: Stalingrado, autunno 1942. La giovane recluta dell’armata rossa Vasilij Grigor’evic Zajcev (Jude Law) viene catapultato insieme ad altri sventurati compagni nell’inferno di Stalingrado, città simbolo dell’Unione Sovietica assediata ormai da settimane dalle truppe del Terzo Reich.
Durante uno dei tanti ed assurdi attacchi suicida a cui gli ufficiali dell’Armata Rossa lo costringono a partecipare, Vasilij conosce Politruck Danilov (Joseph Fiennes), ufficiale addetto alla propaganda, a cui ha modo di mostrare la sua incredibile abilità di tiratore affinata durante l’infanzia in cui era solito cacciare i lupi negli Urali.
Danilov vede nel ragazzo quell’eroe di cui l’esercito ha bisogno per mantenere alto il morale ed avere nuove motivazioni in battaglia. Spalleggiato dal cinico Nikita Khrushchev (Bob Hoskins), Danilov farà di Vasilij Zajcev un mito, una sorta di leggenda, e Vasilij a sua volta diventerà l’incubo dei tedeschi collezionando vittime su vittime soprattutto tra gli ufficiali. Il rapporto di grande complicità tra Danilov e Vasilij comincerà però ad incrinarsi quando una donna, Tania Chernova (Rachel Weisz), si intrometterà fra loro generando invidie e gelosie.
Nel frattempo, per porre fine al mito di Vasilij, il comando tedesco invierà al fronte il migliore dei tiratori della Wermacht: il maggiore Erwin Konig (Ed Harris) che inizierà con Vasilij un’appassionante quanto drammatico duello destinato ad un tragico epilogo.
Il nemico alle porte (Enemy at the gates) è un film del 2001 diretto dal regista francese Jean-Jaques Annaud (Il nome della rosa, L’amante) e tratto da una storia vera.
Annaud si conferma una volta di più straordinario a livello scenografico, ricreando con grande realismo ed efficacia il drammatico contesto in cui si svolge la vicenda. Una Stalingrado dilaniata da una delle più feroci battaglie della Seconda guerra mondiale, una città in preda alla disperazione più assoluta sia tra i civili che tra i militari di cui il regista tiene a sottolineare le terribili condizioni e i patimenti sopportati.
Il nemico alle porte
Ma se il regista francese non tradisce a livello estetico è a livello di sceneggiatura che il film genera qualche dubbio. La prima metà è indubbiamente la migliore: l’arrivo di Vasilij al fronte, il suo disorientamento, la nascita del suo mito e l’amicizia con Danilov, il tutto tiene alta la tensione emotiva dello spettatore, affascinato da una ricostruzione storica impeccabile.
La seconda parte invece si perde. La storia d’amore tra Vasilij e Tania, il duello con il maresciallo Konig, sono elementi narrativi interessanti ma che vengono trascinati con scarso ritmo e con il passare dei minuti assumono una preponderanza che non sono in grado di sostenere. Il film perde la tensione emotiva iniziale e si protrae stancamente verso un finale più che scontato.
Il cast di Il nemico alle porte è indubbiamente di prim’ordine anche se ci sentiamo di sottolineare le interpretazioni di Joseph Fiennes, molto convincente nella parte dell’enigmatico e fanatico servitore del regime staliniano, così come di Bob Hoskins, quasi irriconoscibile nei panni di un credibilissimo Nikita Khrushchev, futuro presidente dell’URSS qui spietato e irascibile ufficiale al soldo di Stalin.
Indubbiamente pregevole anche l’interpretazione di Ed Harris, efficace nelle vesti del gelido e imperscrutabile ufficiale della Wermacht, convincono invece indubbiamente meno Jude Law e Rachel Weisz non tanto per scarsezza interpretativa ma perchè non dotati di quel “phisique du role” necessari alla parte. Troppo belli e occidentali per essere credibili come stanchi e sfiancati russi al fronte da mesi.
Storicamente il film è interessante solo nella prima parte dove si evidenzia con particolare attenzione la terribile disumanità degli ufficiali sovietici pronti a sparare senza pietà verso i propri soldati ad ogni minimo accenno di ritirata. Il nemico non era solo di fronte ma anche di spalle.
Per il resto il dramma dei civili intrappolati in questo immenso fronte di guerra è solo accennato, vagamente abbozzato, le finalità registiche e della sceneggiatura propendono verso altri lidi e altre finalità. Il risultato è un film molto hollywoodiano e non dal forte impatto emotivo che avrebbe potuto avere e che abbiamo provato in altri film dal contesto simile, come il Pianista di Roman Polansky per intenderci…ma questa è tutta un’altra storia.
Il nemico alle porte, trailer
Roma città aperta: il film di Roberto Rossellini
Roma città aperta è il film manifesto del 1945 diretto da Roberto Rossellini con protagonisti nel cast Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Marcello Pagliero
Roma città aperta ambientato a Roma nell’inverno del 1943-44, sotto occupazione tedesca, narra le vicende umane e politiche di una popolana che per amore, morirà fucilata, contemporaneamente alla storia di un tipografo partigiano deportato, di un ingegnere comunista torturato e ucciso, come un parroco di quartiere, brutalmente fucilato davanti ai ragazzi dell’oratorio perché protettore di alcuni partigiani.
E’ l’Italia in crisi quella che Rossellini racconta nelle immagini della gente riversata per le strade in cerca di cibo, l’Italia della gente come Pina, la moglie del tipografo staffetta dei partigiani costretta a sposarsi di nascosto da Don Pietro. Ogni scena è essenziale perché il regista lascia trapelare le emozioni e le incertezze dei suoi personaggi.
Nessun aspetto della resistenza viene lasciato al caso: anche i bambini coraggiosi combattenti non rinunciano a mettersi in prima linea a fianco dei grandi perché anche loro sognano la pace, come il compagno di Pina, Francesco, che afferma: “Un giorno tornerà la primavera e noi saremo finalmente liberi. Non dobbiamo aver paura, noi lottiamo per una cosa che deve ancora venire, la libertà, che vedremo noi e i nostri figli”. Ma il sogno di felicità svanisce presto: il giorno del loro matrimonio, i nazifascisti catturano Francesco e Pina muore correndo, straziata dal dolore, per aver perso una seconda volta l’uomo amato.
Roma città aperta, il film di Rossellini
E’ questa una delle sequenze più intense e significative dell’intero film: la Magnani che insegue il vuoto con il volto segnato da una vita di sofferenza è l’immagine simbolo di Roma città aperta e del Neorealismo, che ha lasciato le tracce dei vincitori e dei vinti nella storia stessa. I traditori non mancano e, Rossellini nel suo film, accosta simbolicamente la figura positiva da eroina di Pina a quella negativa e senza pietà nella sua arroganza di Ingrid spia dei generali nazisti. Intenso e incisivo il volto di Fabrizi, tenace, gelido e impassibile, al limite della tensione, che non cede fino alla fine (“Volevate schiacciare il suo corpo ma non avete ucciso la sua anima”).
Roma città aperta è un film per le nuove generazioni, perché riporta indietro nel tempo raccontando cosa è stata la seconda guerra mondiale. Gli occhi di Don Pietro parlano di un mondo che sta per finire, che lui vede allontanarsi sempre più, mentre si toglie il cappello, recita il padre nostro ad alta voce e prima di essere fucilato pronuncia le sue ultime parole: “Dio, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Questo film racconta e lascia raccontare senza retorica, l’orrore che uomini, donne e bambini innocenti hanno subito nel corpo e nell’anima. Un orrore che resta nei ricordi anche quando il tempo passa come un’istantanea, uno squarcio di cielo che si apre al futuro delle nuove generazioni.
Roberto Faenza e la sua esperienza negli USA: la conferenza stampa di Un giorno questo dolore ti sarà utile
Un giorno questo dolore ti sarà utile: recensione del film
Che vuol dire essere “normali”? È la domanda che ha ispirato la pellicola diretta da Roberto Faenza, presentata fuori concorso al Festival del Cinema di Roma: Un giorno questo dolore ti sarà utile. Tratto dall’omonimo romanzo di Peter Cameron, ieri il film è stato proiettato per la stampa alla Casa del Cinema.
L’inglese Toby Regbo interpreta con disinvoltura James Sveck, 17enne solitario e anti-convenzionale che fatica a relazionarsi con la società newyorkese. Nella sua disperata ricerca di un’identità, non è certo aiutato dagli strambi parenti: la madre Marjorie (il premio Oscar Marcia Hay Garden) dirige una galleria in cui espone improbabili bidoni della spazzatura, collezionando un marito dopo l’altro (ha appena scaricato il numero 3 in luna di miele); il padre Paul (Peter Gallagher) è un vanesio avvocato che esce solo con 25enni e ricorre alle meraviglie della chirurgia estetica, e la sorella maggiore Gillian (la protagonista di True Blood), già pronta a scrivere le sue memorie, ha un rapporto con il passatello prof di semiotica. L’unica persona che si salva è la nonna Nanette (l’intramontabile Ellen Burstyn), che, nel suo rifiuto per le regole e gli standard della buona società, riesce a comprendere lo spaesato nipote.
Indifferente al richiamo della carriera e del successo, senza amici e refrattario all’Università (s’immagina artigiano), James è agli occhi altrui un “disadattato” – per questo i genitori lo spediscono da Rowena (Lucy Liu), “life coach” e terapeuta dai metodi poco ortodossi. Girato nell’arco di 6 settimane con un budget di 8 milioni di dollari, il film conduce una feroce satira nei confronti della upper-class americana, al contempo proponendo uno sguardo asciutto sui meccanismi d’emarginazione di chi ci appare “diverso”. Al centro, il ritratto di un adolescente sensibile, spiritoso, intelligente, colpevole di non volersi omologare a una mentalità e a ritmi quotidiani che gli stanno stretti. Lo sguardo sul mondo degli adulti, privi di speranza nel loro rincorrere stili di vita mainstream, è spietato.
Da segnalare la frecciatina ai luoghi comuni sul concetto di virilità implicita nella scena del pranzo padre-figlio: dopo che James ha ordinato una dietetica insalata, scatta la domanda “Sei gay?”. Ottima anche la sequenza dell’attacco di panico durante il ballo: dal punto di vista recitativo, ma anche per i movimenti della macchina da presa che, ondulatori e confusi, riproducono visivamente lo smarrimento interiore del protagonista. Faenza ci offre un film ironico, fresco, attento ai dettagli narrativi come agli attori di contorno – vedi Aubrey Plaza nei panni di Jeanine, giovane svampita che va a prendere James alla stazione di Limit, o la tornita Brooke Schloesser, irresistibile nel ruolo dell’americana patriottica ed iper-positiva. La voce limpida di Elisa (con Love is requited) affianca l’insicuro girovagare di James per le strade della metropoli.
Gli Sfiorati: recensione con Andrea Bosca
Gli Sfiorati – Roma, giorni nostri. Mete (Andrea Bosca) è un giovane grafologo che da poco ha perso la madre spentasi dopo una lunga malattia. Il padre, andato via di casa anni prima, è in procinto di sposarsi con una donna spagnola da cui ha avuto una figlia, Belinda (Miriam Giovanelli). Suo malgrado Mete è invitato alle nozze che avranno luogo da lì a una settimana ed oltre a questo il padre chiede al ragazzo di ospitare nel frattempo l’estroversa sorellastra.
Belinda è una ragazza molto giovane ma incredibilmente sensuale e, a causa di una sorta di depressione, bivacca sul divano di Mete a guardare documentari fumando spinelli tutto il giorno. Mete è involontariamente investito da un’infatuazione che con i giorni assume i contorni di una vera e propria ossessione che lo porta a pensare a Belinda in ogni istante della sua giornata, sebbene egli faccia di tutto per evitarla. Bruno (Claudio Santamaria), suo amico e collega, formula una teoria scientifica e grafologica secondo la quale Belinda appartiene alla categoria degli “sfiorati”.
Gli “sfiorati” sono persone dotate di una sensibilità particolare che vivono più realtà insieme perdendosi spesso in esse e confondendosi in una personalità indeterminata. Anche Mete cadrà vittima in questo stesso limbo dal quale, dopo un’iniziale resistenza, non potrà e non vorrà più uscire.
La Fandango di Domenico Procacci in collaborazione con Rai Cinema presenta questo film diretto da Matteo Rovere e in uscita il prossimo 26 febbraio nelle sale italiane. Gli sfiorati è la trasposizione cinematografica di un romanzo che Sandro Veronesi scrisse negli anni ’80 e che la Fandango Libri ripropone con una nuova ristampa dal 23 febbraio.
Matteo Rovere si ripresenta alla regia con il suo secondo lungometraggio dopo essersi affermato e messosi in luce con una serie di “corti” molto apprezzati dalla critica. La storia affronta quelle emozioni e quelle sensazioni che si presentano a noi in ogni momento della nostra vita; buona parte di esse noi le sfioriamo appena lasciandole cadere, perdere nel tempo sino a ridurle a semplici e vaghi ricordi, aliti di vento. Ma qualche volta queste emozioni, questi fremiti, che possono svilupparsi in vere e proprie ossessioni, vanno affrontate, vissute e non solo “sfiorate”, a scapito delle relative conseguenze.
Questo è quello che
Mete ha il coraggio e l’incoscienza di fare, smettere di evitare la
vita, di sfiorarla appena; egli decide di viverla sino in fondo pur
temendone terrorizzato gli imprevedibili risvolti. L’ossessione per
la sorellastra è sempre più forte e incontrollabile e cercare di
vivere passandole accanto risulterà per lui impossibile.
Gli sfiorati è un film diretto con garbo e senza particolari eccessi dal giovane regista che ambienta la storia in una Roma un po’ ovattata e distante dalla realtà ma comunque bellissima. La trama si perde un po’ con il passare dei minuti dove ad un certo punto lo spettatore si chiede dove il film voglia condurlo forse anche un po’ annoiato dal volto inebetito del giovane protagonista che domina tutte le sequenze con fare svanito. La giovane Miriam Giovanelli è bella e provocante come la parte richiede, Santamaria convincente nei panni di un giovane padre con mille problemi da affrontare e che cerca di riportare il protagonista alla realtà.
Da segnalare la partecipazione di Asia Argento perfetta nell’interpretare una patetica ultratrentenne che dietro ad un’apparenza di successo e gratificazioni professionali nasconde una realtà di tristezza e solitudine; alla lunga, forse, il personaggio più convincente.
La sensazione è che il film non valga il romanzo o forse che il romanzo non presenti un soggetto adatto ad un film poichè in esso la storia smarrisce consistenza e non focalizza l’attenzione dello spettatore dove, desumiamo, Veronesi ha voluto condurre i suoi lettori.
Una chiacchierata con i protagonisti di Gli Sfiorati
La suggestiva ed elegante cornice della
Terrazza Martini in p.zza Diaz a Milano, da cui vetrate lo sguardo
domina su tutta la città, è la location designata per l’incontro
tra la stampa e i protagonisti del nuovo film Fandango Gli Sfiorati
di Matteo Rovere. Il regista e i due giovani protagonisti Andrea
Bosca e Miriam Giovanelli sono accompagnati da Domenico Procacci in
persona e dall’autore del romanzo da cui la storia ha preso
ispirazione, Sandro Veronesi.
J. K. Rowling a lavoro su un nuovo romanzo!
Sembra che la scrittrice J. K. Rowling che ha scritto la saga di Harry Potter, che si è conclusa con l’ultimo capitolo dal titolo Harry Potter e i Doni della morte stia lavorando ad un nuovo romanzo, un libro diverso e dedicato al pubblico adulto. A diffondere la notizie ci ha pesato la Blair Partnership, la nuova agenzia letterari della scrittrice con un annuncio ufficiale sul sito internet e con una nota della stessa Rowling:
Sebbene abbia ugualmente adorato scriverlo, il mio prossimo libro sarà molto diverso dalla serie dei romanzi di Harry Potter.
Al momento non si sa alcun dettaglio ne su trama, ne su genere e neanche l’uscita del romanzo. Tuttavia sembra che nelle prossime settimane si saprà di più sul misterioso nuovo capitolo per la scrittrice.
Nero Fiddled di Woody Allen uscirà ad Aprile con il titolo A roma con Amore
La leggenda del cacciatore di vampiri in 3D – Poster Italiano ufficiale
Il prossimo 24 agosto uscirà in Italia, “La leggenda del cacciatore di vampiri in 3D”, il nuovo film di Timur Bekmambetov, con Mary E. Winstead, Dominic Cooper e Benjamin Walker, prodotto da Tim Burton.
G.I. Joe: La Vendetta – Secondo trailer italiano ufficiale
Il trailer italiano ufficiale di G.I. Joe – La Vendetta, il nuovo film d’azione con Channing Tatum, Bruce Willis e Dwayne Johnson, da agosto 2012 al cinema. La squadra dei G.I. Joe torna per stupirci con nuove avventure ed effetti speciali. Chunning Tatum questa volta è affiancato da Bruce Willis e Dwayne Johnson.
American Pie: Ancora Insieme – Full Trailer italiano
Nella commedia American Pie: Ancora insieme, tutti i personaggi di
American Pie incontrati poco più di una decade fa
faranno ritorno alla cittadina di East Great Falls per una riunione
dei compagni delle scuole superiori. In un weekend molto atteso,
scopriranno cosa è cambiato, chi è rimasto sempre lo stesso e che
il tempo e la distanza non possono rompere il legame
dell’amicizia.
Era l’estate del 1999 quando quattro ragazzi della piccola città
del Michigan iniziarono la loro ricerca sulla sessualità. Negli
anni trascorsi da allora, Jim e Michelle si sono sposati mentre
Kevin e Vicky si sono lasciati. Oz e Heather sono cresciuti
distanti, mentre Finch desidera ancora la madre di Stilfer. Adesso
questi amici di una vita sono tornati a casa da adulti per
ricordarsi – ed essere ispirati – da quegli ormoni adolescenziali
che hanno creato una leggenda comica.
Ulteriori info nella nostra scheda film: American Pie: Ancora insieme
Killer Elite – Trailer Italiano
Tratto dal romanzo di Ranulph Fiennes “The
Feather Men”, racconta la storia di due organizzazioni segrete in
conflitto fra loro: la prima, chiamata The Clinic, è composta da
killer professionisti; la seconda, The Feather Men, da un gruppo di
vigilantes che proteggono ex membri dei reparti speciali e le loro
famiglie. Quando un team della prima organizzazione viene assoldato
da uno sceicco arabo per uccidere dei membri della SAS che ritiene
responsabili della morte del figlio, le cose si faranno davvero
esplosive.
Nuovo poster di Lockout, sci-fi carico d’azione con Guy Pearce
Zemeckis pronto ad adattare The Demonologist di Andrew Pyper
Una prima foto del quinto Die Hard: ecco Jai Courtney con papà Bruce!
Edgar Wright dirigerà Johnny Depp in The Night Stalker
The Raven – Full Trailer italiano
Trailer italiano
definitivo del film THE
RAVEN, dal 23 MARZO al cinema. Gli ultimi giorni di Edgar Allan
Poe raccontati dal regista di V per Vendetta in uno strepitoso
thriller gotico che ridefinisce i confini del genere. Ulteriori
info nella nostra Scheda – Film: The
Raven
Trama
1849, Baltimora. Quando una donna e sua figlia vengono assassinate con le identiche modalità descritte in un racconto di Edgar Allan Poe, il detective Fields (Luke Evans) si sente obbligato a coinvolgere lo scrittore (John Cusack) nella risoluzione del caso. Un nuovo omicidio, copiato ancora una volta da un racconto di Poe, convince tutti che il serial killer stia traendo ispirazione dall’autore, il quale si trova così costretto a partecipare in prima linea alle indagini per impedire che l’assassino possa fare del male ad una persona a lui cara. In un’angosciante corsa contro il tempo Poe accetta quindi la sfida: il killer va fermato prima che sia troppo tardi.
Skyfall: il primo videoblog di Sam Mendes dal set di 007
Sam Mendes ha reso noto il suo primo videoblog direttamente dal set di Skyfall, il film di 007 che ha avuto moltissime difficoltà a decollare e che ora è finalmente in fase di ripresa.
Dal video sembra che Mendes non stianella pelle a guidare il set di un film di James Bond Skyfall. Speriamo che il suo entusiasmo venga trasmesso anche al resto della troupe e che si veda nel film una volta completo.
Nel cast del film Skyfall ritroviamo il Bond del nuovo millennio Daniel Craig, insieme a Daniel Craig, Judi Dench, Javier Bardem, Naomie Harris, Ben Chaplin, Berenice Marlohe, Helen McCroy, Albert Finney e Ralph Fiennes. Sembra che questa volta l’agente al servizio di Sua Maestà non si faccia mancare comprimari e cattivi di rilievo!
Ecco il video:
Fonte: collider
La moda agli Oscar attraverso gli anni
American Pie – Ancora Insieme: nuovo trailer italiano
Cold Light of Day: il trailer del film con Bruce Willis
La Summit Entertainment ha
svelato il trailer internazionale di Cold Light of Day, l’action
thriller che vede accanto alla super star Bruce Willis, il giovane
Henry Cavill prossimo Man of Steel,
Liam Neeson: talento e versatilità di un irlandese doc
Nella sua carriera ha interpretato sempre personaggi positivi, forse per via della sua aria rassicurante, da bravo ragazzo: vista la sua alta statura, un gigante buono dagli occhi azzurri. Ha offerto interpretazioni straordinarie di personaggi eroici in pellicole drammatiche, come Schindler’s list e Michael Collins, ma non ha mai disdegnato il cinema di genere fantastico o il thriller. Un altro dei ruoli che gli hanno portato grande notorietà è infatti quello del maestro Jedi Qui-Gon Jinn in Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma.
Ha iniziato in teatro, nella nativa Irlanda, ma presto è passato al cinema, per arrivare a lavorare con registi del calibro di Stephen Spielberg, Woody Allen, Martin Scorsese, Ridley Scott, Sam Raimi, Christopher Nolan, senza trascurare la collaborazione con il conterraneo Neil Jordan. Unanimemente apprezzato per talento, professionalità, indiscussa bravura, è rimasto però un po’ defilato rispetto a colleghi maggiormente osannati. Forse per questo il suo contributo all’arte cinematografica non è stato mai premiato con i riconoscimenti di maggior peso, pur avendo guadagnato tre nomination ai Golden Globe e una agli Oscar. Nel ’93, infatti, quando Schindler’s List di Spielberg conquistò l’Academy (7 statuette tra cui miglior film, regia, sceneggiatura), la sua impeccabile interpretazione del protagonista Oskar Schindler non venne premiata. Il riconoscimento andò al collega Tom Hanks per Philadelphia. Non sembra però che questo lo abbia turbato, anzi, ha continuato a offrire buone interpretazioni, lavorando molto negli Usa. Qualche scivolata c’è stata tra le scelte delle pellicole alle quali ha partecipato in più di trent’anni di carriera, dando però sempre un contributo di grande qualità.
Liam John Neeson nasce a Ballymena, nella contea nord irlandese di Antrim, il 7 giugno del 1952, figlio di una cuoca e di un custode di scuola elementare. Terzo di quattro figli, ha tre sorelle. A nove anni scopre la sua passione per la boxe, della quale diventa giovane promessa, finché non è costretto a lasciare, colpito da una sincope. Oggi, ama le arti marziali.
Recita a scuola sin da bambino. Frequenta il college a Ballymena. Per l’università si trasferisce a Belfast e nel ’76 si unisce al Lyric Players Theatre. Due anni dopo è a Dublino, abbandonati gli studi, e approda sul palco dell’Abbey Theatre, alla cui compagnia si unisce facendosi presto apprezzare. Nel ’79 arriva anche l’esordio nel film Pilgrim’s Progress di Ken Anderson, dove, da bravo cattolico qual è, interpreta Gesù. Il vero trampolino di lancio nel cinema, però, sarà Excalibur (1980) di John Boorman che lo sceglierà, colpito dal suo talento dopo averlo visto recitare in Uomini e topi nel ruolo di Lennie Small. Sul set di Excalibur conosce Helen Mirren, cui sarà sentimentalmente legato per alcuni anni.
Tra le sue apparizioni cinematografiche degli anni Ottanta ricordiamo quella accanto a Anthony Hopkins e Mel Gibson in Il Bounty (1984) di Roger Donaldson e quella che lo vede assieme a Robert De Niro e Jeremy Irons, diretti da Roland Joffé in Mission (1986). Produzione di grande respiro e ottima occasione per l’attore irlandese: intenso e ispirato dramma sulla lotta di alcuni missionari gesuiti in Sud America, che tentano di difendere gli indios locali contro lo strapotere spagnolo e portoghese nel XVIII secolo. Film dal profondo portato etico, vede nei missionari Irons e De Niro i suoi pilastri. Neeson compare nelle vesti del missionario Fielding. Splendide le musiche del maestro Morricone, in perfetta armonia con gli ampi paesaggi amazzonici, vincitrici del Golden Globe. Palma d’Oro a Cannes per la miglior pellicola e Oscar per la fotografia di Chris Menges.
Trasferitosi a Hollywood per tentare il grande salto, Neeson partecipa al giallo Suspect – Presunto colpevole (1987) di Peter Yates, dove incontra il collega Dennis Quaid. Fin dagli anni ’70, Neeson frequenta anche la tv, dove ora si fa apprezzare dal pubblico americano con una partecipazione nel telefilm Miami Vice. Gli anni ’80 vanno poi senz’altro ricordati nella carriera di questo artista perché vedono l’inizio di una delle collaborazioni più fortunate della sua vita professionale: quella con il regista irlandese Neil Jordan. È dell’’88, infatti la sua commedia fantastica High Spirits – Fantasmi da legare, dove Neeson è Martin Brogan. Lavoreranno insieme a pellicole di maggior successo per entrambi.
Il nuovo, fortunato e proficuo decennio si apre con un lavoro e un’interpretazione che danno all’attore irlandese il lustro che merita e lo lanciano nel panorama internazionale. Si tratta del fantascientifico Darkman di Sam Raimi. Il protagonista è proprio Liam Neeson nei panni dello scienziato Peyton Westlake/Darkman, impegnato in una lotta senza quartiere contro lo spietato criminale Robert G. Durant. L’originale fusione tra linguaggio fumettistico e cinematografico funziona e fa ottenere a Raimi ottimi riscontri di critica e pubblico. Due anni e quattro film dopo, a dirigere l’attore irlandese sarà il genio di Woody Allen, qui forse non al suo meglio, per Mariti e mogli.
Film che indaga nei rapporti di coppia e nelle loro crisi, con generazioni a confronto. In questo periodo Neeson è instancabile e nel ’93, dopo altre tre pellicole, arriva Spielberg ad affidargli uno dei ruoli che lo hanno reso più celebre: quello dell’industriale tedesco Oskar Schindler in Schindler’s List. La sua interpretazione misurata e al contempo intensa dell’uomo che salvò centinaia di ebrei da morte certa durante il nazismo, facendoli lavorare nella propria fabbrica, resta memorabile e gli vale la nomination all’Oscar, al Golden Globe e al BAFTA. Il film, quasi interamente in bianco e nero, è girato con maestria da Spielberg e punta sì a celebrare la figura eroica di un uomo, ma anche a mostrarci le contraddizioni e le debolezze di costui. All’inizio, infatti, è un convinto nazista, che prospera grazie alla manodopera ebrea, sfruttandola senza troppi scrupoli nella sua fabbrica, profittando del suo basso costo. È un personaggio freddo e cinico, apparentemente impassibile. Ha il volto nordico e lo sguardo freddo di un Neeson perfettamente in parte. Forse proprio per queste caratteristiche, colpisce ancor più il cambiamento di Schindler/Neeson: una sorta di conversione dalla religione dell’avere a quella dell’essere, quando prende coscienza dell’orrore che si sta consumando attorno a lui e decide di dedicarsi non più a un’opera di profitto economico, ma di salvataggio di esseri umani, ebrei, tanti quanti saranno quelli che riuscirà a far lavorare nella sua fabbrica. In quest’eroica impresa sarà coadiuvato dal ragioniere ebreo Itzhak Stern, un efficacissimo Ben Kinsley. Un lavoro memorabile, che guadagna l’Oscar come miglior film, per la miglior regia e sceneggiatura, consacrando Spielberg. Ma Neeson non viene premiato per quella che è senz’altro una delle migliori interpretazioni della sua lunga carriera, largamente lodata da critica e pubblico.
Gli anni ’90 sono segnati da eventi importanti anche nella vita privata di Neeson. Nel ’94 infatti, sposa Natasha Richardson, figlia dell’attrice britannica Vanessa Redgrave e lei stessa attrice. I due recitano insieme quello stesso anno in Nell di Michael Apted, accanto a Jodie Foster. L’anno seguente Michael Caton-Jones gli offre d’interpretare Rob Roy nell’omonimo film. Nel ’96 invece, è la volta di una nuova collaborazione con l’amico Neil Jordan, che lo dirige nell’appassionato Michael Collins, dove interpreta l’eroe dell’IRA che guidò la lotta per l’indipendenza irlandese nei primi decenni del secolo scorso. A Neeson è affidato proprio il ruolo del protagonista, che sostiene egregiamente, interpretando col consueto mix di impeto e misura il ruolo del patriota irlandese che guardava al futuro e dovette scontrarsi con le contraddizioni del presente, in una terra per troppo tempo oppressa e lacerata dal conflitto. Nel cast anche Julia Roberts, nei panni dell’amata che Collins non arriverà a sposare, e un giovanissimo Jonathan Rhys-Meyers. L’interpretazione di Collins vale a Neeson un’altra nomination al Golden Globe e la Coppa Volpi, che si aggiudica come miglior attore straniero al Festival di Venezia. Leone d’Oro per il film. L’attore lavorerà ancora con Jordan nell’intelligente commedia Breakfast on Pluto, ma stavolta sarà il padre del protagonista, Patrick Brady/Cillian Murphy, in cerca d’identità tra Irlanda e Inghilterra. (2005).
Il decennio si chiude con il genere fantascientifico e la partecipazione all’atteso ritorno delle Guerre Stellari nel prequel Star Wars: Episodio I – La minaccia fantasma di George Lucas, dove Neeson veste i panni di Qui-Gon Jinn, il maestro Jedi di Obi-Wan Kenobi. L’enorme richiamo della pellicola dà nuovo lustro all’artista. Si pensa anche a una sua partecipazione a un successivo episodio della saga, ma Neeson deve declinare a causa di un incidente in moto. Lo stesso anno la Regina Elisabetta II lo nomina ufficiale dell’Order of the British Empire.
Il nuovo millennio vede ancora l’attore irlandese collaborare con grandi registi. Martin Scorsese lo vuole accanto a Di Caprio in Gangs of New York (2002), mentre Christopher Nolan lo sceglie per partecipare al ritorno dell’uomo-pipistrello in Batman Begins (2005), assieme a un cast di tutto rispetto che annovera colleghi come Michael Caine, Gary Oldman, Morgan Freeman e Rutger Hauer. A Christian Bale il compito d’interpretare l’eroe volante di Gotham City. Partecipa anche a Le crociate di Ridley Scott, ritrovando qui Jeremy Irons. È protagonista nel film biografico Kinsey – E ora parliamo di sesso di Bill Condon (2004), sul biologo che nel ’48 pubblicò negli Usa il primo studio sul comportamento sessuale degli americani, frutto di una complessa indagine statistica e di decine di migliaia di interviste raccolte dal ricercatore, con l’obiettivo di una più serena, e scientifica, considerazione della sfera sessuale degli individui. Qui si ripercorre la vita dello stesso Kinsey, cui Neeson dà magistralmente corpo. Vita segnata da un’infanzia caratterizzata dalla rigida e sessuofobica educazione ricevuta dal padre, che egli saprà però volgere in positivo nella sua vita di scienziato.
Nel 2008 è nel thriller Io vi troverò di Peter Morel. Spazia dunque tra i generi più diversi il nostro attore, che non si fa mancare film drammatici, d’azione, thriller, fantascientifici, seguendo in questo una tendenza che lo ha contraddistinto fin dagli esordi. Il 2009 è un momento drammatico nella vita privata di Neeson. Sua moglie Natasha, con la quale ha avuto due figli, muore il 18 marzo, a causa di un trauma cranico dovuto a una brutta caduta su una pista da sci.
L’attore supera questo difficile momento tuffandosi nel lavoro, anche perché continua ad essere molto richiesto. Appare come Zeus nell’avventuroso Scontro tra titani di Louis Leterrier (2010), poco riuscito. Riannoda poi i fili col suo vecchio amore per la tv, interpretando il ruolo di Hannibal nella versione cinematografica della serie, A-Team di Joe Carnhan. Il regista lo dirigerà di nuovo in The Grey (2012). Paul Haggis, intanto gli offre di partecipare alla sua ultima fatica The next three days. Nel 2012 lo vedremo tornare nei panni di Zeus, stavolta per Jonathan Liebesman, in: La furia dei titani. Alla lunga carriera d’attore di Liam Neeson possiamo aggiungere anche una breve incursione nel mondo della musica: nel 1994 partecipò all’album tributo a Van Morrison No Prima Donna: The songs of Van Morrison, in cui interpretò il brano Coney Island.
Nosferatu – il Principe della notte
Nosferatu – il Principe della notte è il film del 1979 diretto da Werner Herzog con protagonisti Klaus Kinski,Isabelle Adjani e Bruno Ganz.
- Anno: 1979
- Regia: Werner Herzog
- Cast: Klaus Kinski (Conte Dracula); Isabelle Adjani (Lucy Harker); Bruno Ganz (Jonathan Harker); Roland Topor (Renfield); Walter Ladengast (Dr. Van Helsing); Carsten Bodinus (Schrader); Martje Grohmann (Mina)
Fine Ottocento. Jonathan
Harker è un agente immobiliare di Wismar, cittadina tedesca sul Mar
Baltico; è felicemente sposato con Lucy, ma i due litigano quando
quest’ultima gli dice di avere un brutto presentimento riguardo al
viaggio che lui dovrà intraprendere per la Transilvania. Lì lo
aspetta difatti il misterioso Conte Dracula, interessato ad
acquistare una casa proprio nei pressi della loro abitazione.
Jonathan così si mette in viaggio e durante il lungo viaggio ignora anche gli avvertimenti degli zingari incontrati sul suo percorso, nonché degli abitanti del posto, che si rifiutano di accompagnarlo nei pressi del castello di quel temutissimo personaggio che loro chiamano vampiro.
L’incontro tra il Conte e Jonathan, di notte, è alquanto inquietante, ma il giovane Harker è troppo preoccupato di portare a termine l’affare per prestare attenzione alle storie che girano attorno al suo cliente che, comunque, sembra non fare niente per smentire la sua sinistra fama. L’affare va in porto, ma Jonathan rimane al castello, come se una forza invisibile lo stesse trattenendo lì; fa sempre terribili sogni (ammesso che siano sogni) e comincia a dare credito alle terribili teorie sui vampiri descritte nel libro che una locandiera premurosa gli ha consegnato prima che si incamminasse verso il castello di Dracula.
Prigioniero del castello, nel cercare una via di fuga Jonathan scopre che Dracula passa le giornate a riposare all’interno di una tomba. Una sera da una finestra scorge il Conte intento ad adagiare delle bare su un carro, e infilarsi infine dentro una di esse; Jonathan capisce allora che è diretto a Wismar, e decide di calarsi da una finestra per fuggire e tentare di arrivare nella sua cittadina prima di lui…
Nosferatu – il Principe della Notte (Nosferatu: Phantom der Nacht) è un film del 1979 diretto da Werner Herzog. Si tratta del remake del capolavoro diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, Nosferatu il vampiro (1922), primo film sul conte Dracula e classico del cinema horror. Herzog ha affermato di considerare il film di Murnau la pellicola più importante mai prodotta in Germania, e di averlo voluto rifare per stabilire un collegamento tra il grande cinema tedesco del passato e il cosiddetto ‘nuovo cinema tedesco’, di cui all’epoca e tutt’oggi era/è tra i massimi esponenti.
Per il regista tedesco, che
definiremmo un ‘visionario della realtà’, si tratta di un film
atipico, dal momento che la sua filmografia è costituita
soprattutto da lungometraggi neorealisti o storici visti da
prospettive visionarie, spesso perfino fantasiose, o a pellicole
documentaristiche quasi, aventi come sfondo zone esotiche e come
protagonisti popolazioni e animali in via di estinzione; ma non
mancano nella lunga carriera di Herzog anche documentari veri e
propri, che di recente si è approcciato anche al 3D.
Il regista tedesco affidò il ruolo di Dracula al fidato Klaus Kinski, attore polacco sopra le righe, il quale compare in molti film di Herzog, dando un forte taglio personale e caratteristico ai personaggi a lui affidati. Su tutti, hanno fatto storia Aguirre furore di Dio, Woyzeck, Fitzcarraldo e Cobra verde.
Anche nei panni di Dracula, Kinski riesce magnificamente, donando al personaggio fascino e mistero; è bastato un po’ di trucco e qualche gioco in fotografia, perché il resto lo ha fatto il suo talento. Kinski tornerà a vestire i panni di Nosferatu nel 1988, per il film Nosferatu a Venezia,iretto da Luigi Cozzi.
A completare il cast degli attori protagonisti, la bella Isabelle Adjani nel ruolo di Lucy e Bruno Ganz in quello di Jonathan. La colonna sonora fu affidata ai Popol Vuh, gruppo tedesco in attività tra il 1970 e il 2001, che propone per il film una musica di accompagnamento alle scene mai invasiva.
Sebbene non possa essere annoverato come film horror a tutti gli effetti, Nosferatu ne ha tutti i crismi, soprattutto grazie alla succitata bravura di Kinski e al cinema artigianale di Herzog, il quale con semplici giochi in chiaro-scuro, inquadrature curate e ricercate e scene ad alto impatto emotivo, ci regala un film inquietante. Tra le scene più suggestive va senza dubbio annoverata quella del pranzo all’aperto dei cittadini di Wismar, circondati da migliaia di topi bianchi ai loro piedi, portati da Dracula per diffondere la peste; un delirio, un incubo vero e proprio quando i popolani festeggiano consapevoli che il giorno dopo sarebbero tutti morti. Non a caso, oltre che dai topi, sono anche circondati da cadaveri sparsi qua e là per le strade.
Ma forse l’aspetto più interessante di questa pellicola è la raffigurazione caratteriale del famoso vampiro. Il Dracula che ci viene presentato è difatti più vittima che carnefice, immerso da secoli nelle tenebre e condannato all’eterna solitudine. Molto emozionante è proprio una scena del Conte che spiega il suo stato a Jonathan, mostrandoci un Nosferatu più umano di quanto lo si possa immaginare. Del resto, con la combinazione vincente regia Herzog-interpretazione Kinski non poteva che essere altrimenti.
Grande merito va comunque anche allo scenografo Henning von Gierke, che non a caso ha vinto per questo film il premio come Miglior scenografia al Festival di Berlino del 1979.
10 regole per fare innamorare – Trailer
Marco è uno studente universitario
fuori sede. Il padre Renato, chirurgo estetico di successo e
donnaiolo indefesso, lo ha sempre investito di mille aspettative,
quasi lui dovesse essere il figlio perfetto. Ma la realtà è
un’altra: Marco è un ragazzo timido e impacciato. Per questo
continua a fingere con la famiglia di essere un brillante studente
di astrofisica mentre ha soloun semplice lavoro part-time in un
asilo.Quando Marco si innamora di Stefania, una stupenda quanto
irraggiungibile studentessa di letteratura francese, le cose
cambiano. A curare le sue pene d’amore non bastano i consigli dei
amici con cui condivide un colorato e caotico appartamento.
Fondamentale l’entrata in scena del padre, casualmente in visita a
Roma.