Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola
Dracula di Bram Stoker è un film del 1992 diretto da Francis Ford Coppola e con protagonisti Gary Oldman, Winona Ryder, Keanu Reeves, Anthony Hopkins, Cary Elwes, Sadie Frost e Monica Bellucci.
La trama di Dracula di Bram Stoker
Romania, secolo XV: il conte Vlad Tepes affronta e sconfigge i Turchi allontanandoli dal Paese. Per vendetta, i nemici fanno credere a sua moglie Elisabetta che è caduto in battaglia, procurando il suo suicidio. Di fronte al rifiuto di dare una sepoltura cristiana alla donna, Vlad rinnega Dio e la Chiesa che aveva difeso, diventando un vampiro, il conte Dracula.
Alla fine del XIX secolo il giovane avvocato Jonathan Harker si reca in Transilvania, per trattare l’acquisto di una proprietà a Londra con il misterioso conte Dracula, lasciando in Inghilterra l’adorata promessa sposa Mina. Dracula imprigiona Harker nel suo castello, in balìa delle sue concubine vampire, dopo aver riconosciuto in Mina la reincarnazione della defunta moglie e parte per Londra, dove cercherà di sedurla. Jonathan riesce poi a fuggire e torna nella capitale britannica, dove si avvicinerà la resa dei conti con il vampiro.
Il titolo del film è Bram Stoker’s Dracula, Dracula di Bram Stoker, perché Francis Ford Coppola vuole rifarsi al romanzo epistolare di Bram Stoker, più volte tradito al cinema. In realtà, se ne distacca abbastanza, introducendo nuovi elementi, innanzitutto il richiamo alla vera figura di Vlad Tepes, e introducendo il tema della storia d’amore e della reincarnazione tra Dracula e Mina, arricchendo la storia di romanticismo e passione, ma allontanandosi molto dalla vicenda originale, dove non c’era nessun coinvolgimento, meno che mai d’amore, tra i due personaggi.
Dracula di Bram Stoker, sontuoso film dell’orrore d’autore, è anche un omaggio al cinema dalle sue origini (con un paio di sequenze con lanterne magiche e film muti), all’arte liberty e al gotico, una storia d’amore e di morte appassionata, sensuale e tragica, leggibile ed apprezzabile da più punti di vista e non solo per gli appassionati di cinema horror, anche se non mancano sangue, trasformazioni, scene di paura.
Gary Oldman, lontano anni luce fisicamente e come recitazione dai pur ottimi Dracula di Christopher Lee e di Frank Langella, è un ottimo antieroe romantico, deliziosa la Mina di Winona Ryder, attrice perfetta per i ruoli in costume e si rimpiange che non sia riuscita più a trovare un giusto passo dopo gli ottimi film degli esordi, un po’ troppo istrionico il Van Helsing di Anthony Hopkins, decorativi Keanu Reeves e Cary Elwes, sexy e terrificanti le spose del vampiro, tra cui spiccano la finta innocente vampirizzata Sadie Frost e l’allora esordiente Monica Bellucci, al centro di una delle scene più erotiche del film.
In tempi di vampiri riletti in maniera forse un po’ tanto buonista e snaturante in pellicole per adolescenti, e di frotte di vampiri televisivi moderni, belli e dannati, è senz’altro da vedere e rivedere questa storia di vampiri, in cui Dracula è temibile, dannato, ma è anche incredibilmente sensuale ed affascinante, al centro di una storia d’amore che fa impallidire i sospiri di Edward e Bella come forza, tra orrore e sangue, passione e amore, sacrificio e riscatto, con un finale che lascia un groppo in gola.
Vi presento i nostri: ritornano Stiller e De Niro
Durante le feste i cinepanettoni governano incontrastati nelle sale cinematografiche italiane, costringendo molti concorrenti d’oltre oceano ad arrivare con grande ritardo nel timore di restare schiacciati . “ Little Fockers “ appartiene alla grande categoria degli esclusi , avendo esordito in patria il 22 dicembre con 34 milioni di dollari per poi arrivare in Italia il 14 gennaio col titolo di “vi presento i nostri “; ciononostante, l’ultimo capitolo delle disavventure familiari di Greg Fotter può a ragione definirsi un cugino d’oltreoceano di Christian De Sica per temi intenzioni , forte dei grandi incassi e di un cast stellare che da tempo ha rinunciato a prendersi troppo sul serio . Sono passati dieci anni ormai da quando “ti presento i miei “ (meet the parents ) arrivò sul grande schermo rivelandosi un grandissimo successo al botteghino ( 330 milioni di dollari raccolti in tutto il mondo ) riuscendo a proporre secondo schemi a dir poco esilaranti il più classico dei topoi cinematografici ( storico conflitto fra il futuro genero e il padre della sposa sin dal primo incontro ) grazie soprattutto alla dicotomia Ben Stiller – Robert De Niro , entrambi in grande forma anche se è quest’ultimo a stupire di certo con un lato comico assolutamente inedito . “mi presenti i tuoi “ alzò il tiro con risultati altrettanto divertenti , ammettendo nel clan Dustin Hoffman e Barbra Streisand nei panni dei genitori di Greg e incassando un totale di quasi 516.642.939 dollari .
L’ultimo
capitolo racconta sposta l’attenzione sulla nuova famiglia di Greg
Fotter , ormai da tempo sposato con la sua Pam e padre di due
gemellini che sembrava davvero aver conquistato definitivamente il
rispetto del suocero ex agente della Cia Jack Byrnes . Quando la
paura di non farcela a occuparsi della sua famiglia convince Greg a
prestarsi a spacciare in nero un particolare farmaco illegale su
consiglio della conturbante Andie , la festa di compleanno per i 5
anni dei gemellini si presenta come l’occasione che Jack stava
aspettando da sempre per poter finalmente screditare il genero e
riavvicinare la sua adorata figlia al perfetto e benestante ex
fidanzato Kevin Rawley .
La saga
familiare più redditizia degli ultimi anni si è dunque trovata a
correre il rischio di una possibile stanchezza ,ma anche con
difficoltà produttive di non poco conto : Jay Roach rimane in veste
di produttore e lascia la regia a Paul Weisz , fratello buono di
Chris , che con “about a boy “ e il sottovalutato “aiuto vampiro”
aveva dimostrato non poche qualità , pur confrontandosi per la
prima volta con una pellicola brillante ; il cast già stellare si
arricchisce di altri volti indimenticabili (da Jessica Alba ad
Harvey Keitel fino a Laura Dern ) e proprio l’esorbitante cache ha
causato un curioso episodio che ha coinvolto uno dei suoi membri
storici ; Dustin Hoffman , che incapace di arrivare a un accordo
coi produttori aveva definitivamente lasciato il cast , è stato
addirittura ripescato a pellicola ultimata a causa del cattivo
esito di alcuni test screener : per soli 5 giorni di riprese e
poche battute , la Paramount lo ha voluto alla modica cifra di 7
milioni e mezzo di dollari .
Inevitabile chiedersi quale possa essere stato il risultato e come quest’incursione improvvisa si sia potuta amalgamare con un prodotto ormai concluso : la critica in patria sembra unanime nel massacrare il film sotto tutti i punti di vista , con un misero 10 % sul noto sito di critica cinematografica “Rotten Tomatoes “ , nonostante gli accorati appelli dello stesso Robert De Niro che osanna la sua ultima fatica come un’opera genuina ,capace di far ridere e parodiare anche l’impossibile ( proprio quest’ultimo prenderebbe in giro addirittura” il padrino “, una delle sue cinematografiche più amate ) senza volgarità . Possiamo sentirci di concordare col grande Robert? Solo una visione ce lo dirà .
Vi segnaliamo Trailer e Recesione in anteprima.
Oscar 2011: ASC nomina i cinque per la fotografia
L’ASC Awards (American Society of Cinematographers, l’associazione dei direttori della fotografia) ha annunciato le nominetion di categoria che andranno a formare la lista dei candidati all’oscar 2011. Trai i favoriti Roger Deakins (il grinta) e Wally Pfister (Inception).
Ghostbuster 3: la Sony è pronta..aspetta Bill Murray
Tempo fa vi avevamo riportato delle dichiarazioni di Ivan Reitman sullo script di Ghostbusters 3. A quanto pare la cosa è vera e ora sembra che la produzione stia aspettando il benestare di Bill Murray per avviare il film.
Ghostbuster 3: la Sony è pronta..aspetta Bill Murray
Tempo fa vi avevamo riportato delle dichiarazioni di Ivan Reitman sullo script di Ghostbusters 3. A quanto pare la cosa è vera e ora sembra che la produzione stia aspettando il benestare di Bill Murray per avviare il film. Il sito Deadline, spiega come questo non sia un aspetto da sottovalutare: Murray è un vero e proprio cane sciolto, capace di far parlare di Oscar quando partecipa a un film, ma anche di fare scelte totalmente imprevedibili. Non a caso, non ha più un agente da anni, né un pubblicista che la stampa possa contattare.
Di conseguenza la produzione conosce molto bene l’intemperanze dell’attore e non darà il via libera sino a che l’attore non abbia dato l’ok definitivo. Anche perchè Murray come il resto del cast storico ha l’ultima parola sul film. Nonostante ciò comunque esiste una previsione d’uscita per l’estade del 2012, quindi significa che la Sony è decisa a farlo, ma non senza la presenza e il benestare di Murray.
La sceneggiatura, scritta da Lee Eisenberg e Gene Stupnitsky, è stata poi ritoccata da Dan Aykroyd, Harold Ramis e dallo stesso Ivan Reitman. Che dire non ci resta che incrociare le dita e aspettare un annuncio ufficiale.
Fonte: Deadline
Genovese racconta i suoi attori Immaturi
Una sfilata di vip ha accolto i giornalisti al cinema Adriano stamattina, per la conferenza stampa di Immaturi, ultimo film di Paolo Genovese, dal 21 gennaio in 500 sale italiane. Per Genovese il film è stata una specie di “scrittura catartica. Quello di ripetere l’esame di maturità è un mio incubo ricorrente, se dovesse capitare sarei terrorizzato, poi ho scoperto che molte persone lo sognano con terrore proprio come me”.
Immaturi: recensione del film con Raul Bova
Paolo Genovese porta al cinema un suo incubo: dover rifare l’esame di maturità. Il brillante regista lo fa attorniandosi di un cast di volti che attirano il pubblico ed una piccola storia, divertente ma non ridanciana, che ha una sua dignità. Immaturi racconta la storia di “sei personaggi in cerca d’autore” o meglio di maturità, sei uomini e donne che provano attraverso una regressione al liceo ad aggirare o superare le proprie paure e le proprie insicurezze.
Lo fa Giorgio/Raoul Bova, che affronta un dilemma cruciale con la sua compagna: è giusto fare un figlio solo perché si ha paura di perdere la donna amata? E lo fa Francesca/Ambra Angiolini: si può conciliare una dipendenza dal sesso ossessivo compulsivo con una storia d’amore adulta? E come loro gli altri personaggi che nel corso del film imparano che infondo crescere non è così traumatico e che una vita adulta può anche avere risvolti positivi.
Immaturi, il film
Questo affresco di una mezza generazione Genovese ce lo racconta con discrezione, la sua regia è una semplice segnaletica che segue lo svolgimento dei fatti senza mai invadere lo spazio che è tutti degli attori. Molte inquadrature ed ambientazioni, molti momenti del film hanno un profumo romantico e sincero che riesce a coinvolgere lo spettatore; il cast, in ottima sintonia, si trova a proprio agio in ogni set, in ogni occasione, certo a tratti mancano un po’ i tempi comici che ogni tanto erano richiesti dalla sceneggiatura, la quale a sua volta non è brillante in assoluto.
Ci sono diversi spunti di interesse e qualche personaggio ben tratteggiato, su tutti forse proprio Ricky Menphis, classico ‘bamboccione’ all’italiana, affiancato da due ottimi attori quali sono Maurizio Mattioli e Giovanna Ralli, ma anche il personaggio di Luca Bizzarri, diviso tra una vera amante ed una finta moglie convince e diverte, senza strafare, ma mantenendo un buon umore diffuso che sottende tutto il film. Notevole, come già ne La Banda dei Babbi Natale, è la colonna sonora, alla quale Genovese dimostra di prestare sempre molta attenzione, sfociando anche nel nostalgico più assoluto quando ripresenta canzoni universali come la sigla di Ufo Robot; ma i suoi momenti migliori Immaturi li mostra senza pudore (per fortuna) nelle scene ambientate in radio, davvero poetiche, con un Bizzarri che dimostra un talento che si sospettava avesse, ma che non era ancora emerso del tutto.
Poche parole restano per il resto del cast (Raul Bova, Ambra Angiolini, Luca Bizzarri, Paolo, Kessisoglu, Anita Caprioli, Luisa Ranieri), che convince con riserva, soprattutto la bella e imbranata Luisa di Barbora Bobulova, che esprime molta più enfasi di quella che sarebbe stata necessaria. In definitiva Genovese con Immaturi confeziona un buon film, una divertente commedia sul diventare grandi, sui molteplici significati di tale trasformazione schiacciando a volte la corda nostalgica che fa sempre presa sul pubblico. Non un film imperdibile, ma sicuramente godibile, che indica il discreto stato di salute dell’industria cinematografica italiana negli ultimi mesi … attenzione, discreto non buono.
Uscite al Cinema del 14 Gennaio 2011
Vi presento i nostri: ormai avanti con l’età Jack Byrnes decide di trovare un sostituto che possa tenere le redini della famiglia. Ad essere scelto è il genero, Greg, che è diventato padre di due bellissimi gemelli, Samantha e Henry.
Leggi tutto Purtroppo però la situazione finanziaria della famiglia Fotter non è delle migliori, soprattutto mancano i soldi per poter iscrivere i gemelli nel più prestigioso asilo della città. Così Greg si lascia coinvolgere dall’affascinante quanto svitata rappresentante farmaceutica, Andi Garcia, in un affare che riguarda il farmaco Sustengo, un viagra utilizzabile anche da soggetti cardiopatici. Sospettoso come sempre e convinto di un possibile tradimento di Greg con la bella Andi, Jack inizia ad attuare tutte le sue ormai famose tattiche per smascherare il genero. Tutto degenera poi durante il compleanno dei due gemelli, quando si riunisce tutta la famiglia…riuscirà Greg a dimostrare la sua innocenza e a rimane dentro il cerchio della fiducia?
Paul Weitz dirige questo terzo capitolo che vede come protagoniste due famiglie molto eccentriche e un grande cast. Oltre alle grandi star dei primi due film (Robert De Niro, Dustin Hoffman, Ben Stiller, Owen Wilson, Barbara Streisand, Blythe Danne e Teri Polo) troviamo nuovi sorprendenti attori: Jessica Alba, Harvey Keitel e Laura Dern. Insomma un film tutto da ridere ricco di gag e situazioni molto imbarazzanti.
Skyline: Jarrod insieme alla compagna incinta Elaine, sono stati invitati a Los Angeles per festeggiare il compleanno di Terry, migliore amico di Jarrod. Il mattino dopo i festeggiamenti Jarrod, Elaine, Terry e Candice, fidanzata di Terry, hanno un risveglio brusco e scioccante. Delle luci azzurre provengono dal cielo….sono raggi luminosi appartenti a delle navicelle spaziali extraterrestri. Con queste luci azzurre gli alieni colpiscono gli umani che vengono attirati fuori dai palazzi, mutati fisicamente ed attirati dentro una grande navicella. I quattro impauriti e sconvolti dovranno lottare con tutte le loro forze contro questi alieni per cercare di sopravvivere.
Colin e Greg Struse ci presentano
questo nuovo film su una possibile invasione aliena con al centro
la storia di quattro ragazzi che non hanno la minima idea di cosa
fare. Di certo non paragonabile a “La guerra dei mondi” di Steven Spielberg né per la sceneggiatura né
tantomeno per il cast, di sicuro però sorprendono gli effetti
speciali che sono senza dubbio eccezionali.
La versione di Barney: Barney Panofsky è un vecchio produttore
canadese di soap opere di bassa qualità, ebreo, amante dell’alcol,
delle donne e del fumo, un po’ scontroso e molto irriverente. Dopo
essere stato accusato di omicidio e di varie altri incresciosi
fatti, Barney decide di scrivere un libro dove ripercorre la sua
intera vita…
Diretto da Richard J. Lewis, “La versione di Barney” è un film tratto dall’omonimo romanzo di Mordecai Richler, dove l’autore racconta se stesso e la sua esperienza di vita. A risaltare nel film sono gli attori principali: Paul Giamatti nei panni di Barney; Dustin Hoffman nei panni di Izzy, padre di Barney; ed infine Rosamund Pike nei panni di Miriam, moglie di Barney. Una storia umana commovente ma anche divertente.
Kill me please: in un paesino
montano del Belgio, in mezzo alla neve, immersa nel silenzio si
trova una clinica molto particolare…qui i pazienti vengono aiutati
a morire. Il dottor Kruger, grazie ad un contributo governativo, è
il primario di questa strana clinica dove si pratica il suicidio
assistito e si esaudiscono gli ultimi desideri dei pazienti. A
stravolgere le normali attività del dottore arriva un gruppo di
strani pazienti: un comico malato di cancro, una cantante lirica
trans che ha perso la voce, una ragazza con manie autolesioniste,
un uomo che ha perso tutto ciò che aveva al gioco d’azzardo e un
ricco lussemburghese. Ognuno vuole togliersi la vita ed ognuno
esprime il suo ultimo desiderio al dottor Kruser…ma un gruppo di
attivisti armati si oppone alla clinica…
Olias Barco ci presenta questo film tutto in bianco e nero dove è
trattato un tema molto delicato (l’eutanasia) con tono comico. Una
commedia noir dove dialoghi sulla necrofilia, sulla volontà di
morire e su chi lo deve fare per primo strappano qualche sorriso…e
pensare che in alcuni paesi come la Svizzera esistono cliniche del
genere!
Un giorno della vita: è il 1964 e in un paesino della Basilicata vive Salvatore, un ragazzo dodicenne con la passione per il cinema. Salvatore ama talmente tanto la cinematografia che quando può prende la bici e si reca al cinema del paese vicino insieme ai suoi amici, Alessio e Caterina. Purtroppo però suo padre, Carlo, un comunista convinto, non appoggia il sogno del figlio, anzi lo schernisce. Ma Salvatore non si demoralizza e decide di comprarsi un proiettore tutto suo per vedere i film che più gli piacciono. C’è solo un problema: i soldi. Non sapendo dove prenderli, Salvatore decide di rubare, dalla cassa della locale sezione del Partito Comunista, i soldi che sarebbero serviti ai militanti per andare ai funerali di Togliatti a Roma. Comprato il proiettore, Salvatore decide di farsi aiutare dal prete del paese ad allestire una sala proiezioni…molte persone affluiscono nel piccolo cinema, ma Salvatore non è contento, si sente in colpa per il furto e decide di confessare tutto al padre. Carlo, infuriato, lo punisce severamente…lo manda infatti al riformatorio!
Giuseppe Papasso ci mostra un Italia e soprattutto un Sud Italia dove anche nei piccoli paesini la lotta politica e terrena si contrappone ai sogni di un ragazzino che guarda al mondo attraverso i film. Una storia leggera certo ma ben interpetata dall’ottimo cast che vede tra gli altri il bravo Alessanrdo Haber e la bella Maria Grazia Cucinotta.
L’orso Yoghi: come sempre l’orso
Yoghi, affiancato dal suo fedele amico Bubu, si diverte a rubare i
cestini da picnic dei visitatori del parco Jellystone e, come
sempre, a cercare di fermarlo c’è il Ranger Smith….così accade
tutti i giorni, così passa le giornate il simpatico orso bruno.
Purtroppo però le cose stanno per cambiare. Dal momento che il
parco sta subendo delle perdite finanziarie e il sindaco Brown
vuole finanziare la sua campagna elettorale….Jellystone sta per
essere venduto a dei commercianti di legname. Niente più gite
immersi nella natura per le famiglie, niente più picnic e
soprattutto niente più cestini per Yoghi. Come fare per evitare
tutto questo? Yoghi e Bubu decidono di unire le loro forze con il
Ranger Smith e la documentarista Rachel Johnson, invaghita di
Smith, per evitare la chiusura del parco!
Diretto da Eric Brevig e interpretato da T.J.Miller, Anna Faris,
Tom Cavanagh e Andrew Daly, arriva sul grande schermo l’orso
inventato da Hanna e Barbera. L’orso Yoghi e compagni strapperanno
molte risate agli spettatori più piccoli cacciandosi nei guai e
dando vita a mille gag!
Manuale d’amore 3: teaser trailer
Dopo aver girato in lungo e in largo per Roma arriva il teaser trailer del terzo capitolo della saga targata Veronesi: Manuale D’amore 3. Ricchia di un cast che comprende Robert De Niro, Carlo verdone, Monica Bellucci, Michele Placido, Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti e moltri altri..Ecco il trailer:
Tanti nomi per i ruoli femminili di Batman 3
Christopher Nolan è sempre più impegnato nella ricerca di un’attrice per il ruolo da protagonista: tra le più probabili candidate si sono fatti i nomi di Anne Hathaway, Keira Knightley e Jessica Biel.
Dopo la conferma che nel cast di The Dark Knight Rises ci sarà Tom Hardy ma non Natalie Portman, negli ultimissimi giorni si sono sisseguite alcune indiscrezioni riguardanti altri nomin di donna che ambiscono al ruolo femminile in questo terzo ed ultimo capitolo firmato Nolan: Kate Mara e Charlotte Riley, oltre alle già nominate Anne Hathaway, Keira Knightley e Jessica Biel. Quasi fuori gioco invece Gemma Arterton, che è stata ingaggiata per il prossimo Hansel and Gretel: Witch Hunters e potrebbe quindi avere problemi.
A quanto pare i ruoli femminili nel prossimo Batman saranno due, uno di villain e uno dedicato ad una possibile love story. Uno dei due dovrebbe essere quello di Talia, figlia di quel Ra’s al Ghul che in Batman Begins era interpretato da Liam Neeson. Le riprese di The Dark Knight Rises cominceranno il prossimo maggio, per uscire poi in sala il 20 luglio del 2012.
Per tutto le notizie vi segnaliamo lo speciale sul film: The Dark Knight Rises
Fonte: Deadline Hollywood
Tanti nomi per i ruoli femminili di Batman 3
Christopher Nolan è sempre più impegnato nella ricerca di un’attrice per il ruolo da protagonista: tra le più probabili candidate si sono fatti i nomi di Anne Hathaway, Keira Knightley e Jessica Biel.
Dopo la conferma che nel cast di The Dark Knight Rises ci sarà Tom Hardy ma non Natalie Portman, negli ultimissimi giorni si sono sisseguite alcune indiscrezioni riguardanti altri nomin di donna che ambiscono al ruolo femminile in questo terzo ed ultimo capitolo firmato Nolan: Kate Mara e Charlotte Riley, oltre alle già nominate Anne Hathaway, Keira Knightley e Jessica Biel. Quasi fuori gioco invece Gemma Arterton, che è stata ingaggiata per il prossimo Hansel and Gretel: Witch Hunters e potrebbe quindi avere problemi.
A quanto pare i ruoli femminili nel prossimo Batman saranno due, uno di villain e uno dedicato ad una possibile love story. Uno dei due dovrebbe essere quello di Talia, figlia di quel Ra’s al Ghul che in Batman Begins era interpretato da Liam Neeson. Le riprese di The Dark Knight Rises cominceranno il prossimo maggio, per uscire poi in sala il 20 luglio del 2012.
Per tutto le notizie vi segnaliamo lo speciale sul film: The Dark Knight Rises
Fonte: Deadline Hollywood
Finalmente ufficiale il prossimo James Bond
Finalmente quelli della MGM ci danno un taglio allo stallo inevitabile per gli problemi produttivi legati alla sua crisi finanziara e finalmente arriva la notizia che il 23° film dedicato all’agente segreto più famoso del cinema verrà realizzato.
A dirigerlo sarà il premio Oscar Sam Mendes (American Beauty, Revolutionary Road, American Life), Ad annunciare il film sono stati Barbara Broccoli e Michael G. Wilson, i quali hanno anche fissato l’inizio riprese entro il 2011 e la data d’uscita il 9 novembre del 2012. La sceneggiatura del film sarà scritta Neal Purvis, John Logan e Robert Wade, ed in qualche modo dovrebbe concludere l’ideale trilogia che vede protagonista Daniel Craig.
Fonte: Deadline
Terry Gilliam gira a Napoli per Pasta Garofalo
Dopo il corto che ha segnato l’esordio dietro la macchina da presa di Valeria Golino, il pastificio Garofalo continua la sua attività da produttore di cortometraggi e dopo aver segnato l’esordio alla regia di Valeria Golino ha dato il via al secondo capitolo del progetto Garofalo firma il cinema.
Questa volta a girare il cortometraggio è un regista di fama internazionale e rinomato talento come Terry Gilliam.
Il corto s’intitola The Wholly Family, e fa parte del cast anche Cristinana Capotondi e la vede protagonista di una storia che racconta la storida di una coppia americana con un figlio di dieci anni. Nel cast del film, che si sta girando in questi giorni, ci sono anche Douglas Dean, Nicolas Connolly e Sergio Solli. La fotografia è firmata da Nicola Pecorini e i costumi da Gabriella Pescucci.
Fonte:comingsoon
La versione di Barney: recensione del film
La versione di Barney diretto da Richard J. Lewis e magistralmente interpretato da Paul Giamatti ripercorre quattro decenni della vita di Barney Panofsky, seguendo l’andamento altalenante della sua carriera e della sua vita sentimentale, divisa in tre matrimoni, due figli e un solo grande amore, Miriam.
La versione di Barney si basa sull’omonimo e ultimo romanzo di Mordecai Richler, scrittore simbolo del Canada e morto nel 2001 senza avere la possibilità di ultimare la stesura della sceneggiatura tratta dal suo libro alla quale lavorava. Probabilmente se il film fosse stato da Richler sarebbe risultato migliore, o semplicemente diverso, ma parlando del film che è e non di quello che sarebbe potuto essere non si può prescindere dal confronto con un romanzo che racconta con arguzia e profondità la versione del protagonista in merito alla sua vita, ai suoi amori, alla sua carriera e ad un presunto delitto che sulla carta risulta il centro del racconto, ma che su pellicola diventa solo una parte di un ritratto più ampio, forse dispersivo.
Il risultato è un film sicuramente ben confezionato che si dilunga forse eccessivamente ma che si lascia guardare solo grazie alla bravura del protagonista, un Paul Giamatti che si conferma non solo caratterista, ma grande interprete dei tic e dei difetti dell’uomo moderno. Il suo Barney è esattamente l’uomo di cui ha scritto Richler, spigoloso e allo stesso tempo generoso, controverso nel suo racconto soprattutto quando si tratta di se stesso. Seguiamo Barney nei ghirigori della sua mente mentre (ci) racconta la storia della sua vita: solo alla fine scopriremo con lui il significato di questa particolare struttura affastellata che ci accompagna dall’inizio della sua vita da bohemien a Roma, fino alla fine, dove Giamatti da il meglio di sé, senza mai eccedere nel patetico o nel tragico, ma mantenendo la coerenza che caratterizza il suo personaggio.
Ma un buon film non può basarsi solo sulla potenza di un attore, almeno non un film in cui i personaggi di contorno sono così importanti: a partire dallo splendido Dustin Hoffman, che interpreta il padre di Barney, irriverente più del figlio, ma come lui ancorato a quell’idea di amore romantico che dura per la vita; poi c’è Rosamund Pike, la splendida Miriam, unica donna che Barney abbia mai amato, bella ed elegante, superiore a lui per personalità e spirito eppure innamorata i lui anche quando deciderà di prendere altre strade. Ma non dimentichiamo la bravissima Minnie Driver, nel ruolo della Signora P., seconda moglie di Barney, ricca e chiacchierona, sarà grazie a lei che Barney incontra Miriam.
La versione di Barney molto amato dai realizzatori, potrebbe far innamorare molti spettatori, e in effetti ha messo d’accordo persino i fan più accaniti di Richler. Questo però non distoglie l’attenzione da una lunghezza un po’ eccessiva, che potrebbe distrarre ma che forse era necessaria per portare sulla schermo questa particolare storia d’amore di un uomo per se stesso. La versione di Barney nasce da una coproduzione tra Canada e Italia, dove l’opera di Mordecai Richler è sempre stata molto apprezzata.
Vi presento i Nostri: recensione del film con Ben Stiller
Arriva al cinema Vi presento i Nostri, terzo capitolo per una della famiglie più conosciute degli ultimi anni al cinema. Ritornano dopo il sequel “Mi presenti i tuoi?” del fortunatissimo “Ti presento i miei”, e dal titolo fanno già intendere che hanno l’ambizione di dare continuità alla fortunata serie con questo: Vi presento i Nostri.
In questo ultimo episodio Vi presento i Nostri, ritroviamo Jack Byrnes (bravissimo Robert De niro) e Greg Focker (altrettanto bravo Ben Stiller) in un nuovo e tutto sommato simpatico duetto, alle prese però con problemi di relazione coniugale dopo l’arrivo dei piccoli due gemelli, oltre che ai problemi di salute del ex Agente CIA Jack Byrnes. Il film racconta le vicissitudini di una famiglia in crescita, rispettando i difetti oramai abitudinari di un Nonno troppo premuroso e ficcanaso e di un padre sotto pressione di fronte al suocero con il fiato sul collo. In più a fare da contorno c’è ormai l’età che incombe sul povero De Niro, e spaventato da ciò mette alla prova Greg con l’intento di assegnarli dopo un test finale il titolo di futuro Patriarca della famiglia. Il film con pochissime difficoltà supera i primi venti minuti che fanno da intro agevolmente dando prova di uno spigliato senso dell’umorismo.
La regia di Paul Weitz, avvezzo al genere riesce a mantenere equilibrato un ritmo non troppo calzante che discretamente amalgama il tutto seppur mantenendo sempre qualche riserva. Tuttavia, il film non riesce ad eguagliare le vette di comicità del primo capitolo, ingabbiato forse nei continui e forse ormai spremuti caratteri dei personaggi. Forse il limite più grande per questa commedia è proprio quello di non dire altro di nuovo se non ripetere gli stessi tratti dei due precedenti film, forse un tantino meno pomposi ed esagerati della seconda puntata. Le novità sono poche e troppo marginali per poter dire la loro: come il personaggio di Jessica Alba, o quello di Laura Dern.
Anche la sceneggiatura sembra ingabbiata in questi caratteri, anche se in alcuni frangenti ci sono delle gag davvero divertenti come la scena di combattimento fra Jack e Greg, che fa il verso a Lo squalo con tanto di effetto vertigo sul volto di un Stiller spaventato dal De Niro in versione pescecane immerso in una piscina di palline gommose. Alla fine ci ritroviamo solo con i nonni, i figli e i nipoti. Ma tutto sommato, il film è molto piacevole e godibile, aiutato da un cast davvero eccezionale che da quel tocco in più alla vicenda e ne fa assaporare il gusto. Piacevoli anche Owen Wilson, Laura Dern e Jessica Alba. Quest’ultima nelle simpatiche vesti di una rappresentante farmaceutica che affascinerà il povero Greg e che di sicuro strapperà più di una risata alla platea.
Andy Serkis e Ian McKellen ne lo Hobbit!
Andy Serkis tornerà ufficialmente nel ruolo di Gollum nello Hobbit di Peter Jackson, sebbene la sua partecipazione al progetto fosse da tempo caldeggiata e incoraggiata dalla volontà stessa dell’attore, oggi la notizia è ufficiale a seguito della firma del contratto, per cui Serkis si unirà a Ian McKellen e Hugo Weaving, che come lui torneranno ne Lo Hobbit.
Ma anche Ian McKellen ha firmato il contratto per tornare nel ruolo di Gandalf; inoltre, pare che Jackson voglia circondarsi del maggior numero possibile di componenti del cast de Il Signore degli Anelli, storia permettendo, poichè dopo le voci circolate sul ritorno di Elijah Wood nel ruolo di Frodo, si dice che il regista voglia ancora con sè il Saruman di Christopher Lee, e Ian Holm nel ruolo di un anziano Bilbo Baggins.
Machete in Italia il 21 aprile!
Machete arriverà il 21 aprile in Italia, stando a quello che dice il distributore Lucky Red. Saranno sicuramente possibili spostamenti o slittamenti di data, ma l’importante è che l’atteso film, nato di un finto trailer del Grindhouse di Rodriguez/Tarantino esca anche nel nostro Paese.
Andy Serkis e Ian McKellen ne lo Hobbit!
Andy Serkis tornerà ufficialmente nel ruolo di Gollum nello Hobbit di Peter Jackson, sebbene la sua partecipazione al progetto fosse da tempo caldeggiata e incoraggiata dalla volontà stessa dell’attore, oggi la notizia è ufficiale a seguito della firma del contratto, per cui Serkis si unirà a Ian McKellen e Hugo Weaving, che come lui torneranno ne Lo Hobbit.
Ma anche Ian McKellen ha firmato il contratto per tornare nel ruolo di Gandalf; inoltre, pare che Jackson voglia circondarsi del maggior numero possibile di componenti del cast de Il Signore degli Anelli, storia permettendo, poichè dopo le voci circolate sul ritorno di Elijah Wood nel ruolo di Frodo, si dice che il regista voglia ancora con sè il Saruman di Christopher Lee, e Ian Holm nel ruolo di un anziano Bilbo Baggins.
Colin Farrell nel remake di Atto di Forza
Durante la promozione de Il Calabrone Verde, il produttore Neal Moritz si è lasciato sfuggire che il protagonista del prossimo remake di Atto di Forza sarà Colin Farrell. La notizia è quindi ufficiale.
Directors Guild of America: nomination per Nolan, Fingher e Aronofsky
Le tanto attese nomination dei premi della Directors Guild of America sono state finalmente annunciate. I premi di categoria dei registi di Hollywood vedono nominare tra gli altri Christopher Nolan, David Fincher e Darren Aronofsky.
I premi della categoria dei registi di Hollywood, è tra le manifestazioni più credibili per anticipare l’Academy per le nomination agli Oscar tra due settimane.
Ecco i nominati:
* Darren Aronofsky, Black Swan
* David Fincher, The Social Network
* Tom Hooper, The King’s Speech
* Christopher Nolan, Inception
* David O. Russell, The Fighter
Il premio verrà assegnato durante il 63esimo Annual DGA Awards Dinner sabato 29 gennaio. Da notare l’assenza dei Coen e questo a noi non dispiace granché.
Fonte: Directors Guild of America
Box Office USA 10 gennaio 2011
Passate le feste, l’ultima fatica dei fratelli Coen, True Grit, sale finalmente in vetta alla classifica dei film più visti della settimana negli Stati Uniti. Scalza così il vincitore delle vacanze, Little Fockers, che comunque resta agganciato alla seconda posizione.
Una delle nuove uscite, il nuovo film con Nicolas Cage, Season of the witch, arriva direttamente in terza posizione, a dimostrazione del fatto che sebbene per alcuni critici il film sia un involontario omaggio a Monty Python and the Holy Grail, il pubblico ama passare due ore insieme al rampollo della famiglia Coppola ormai collaudato in ruoli di questo genere. Il suo incasso della scorsa settimana è di quasi 11 milioni di dollari. TRON: Legacy, l’altro film che aveva dominato il botteghino delle feste, scivola in quarta posizione, raggiungendo però un incasso lordo di 148 milioni di dollari. Il film di Darren Aronofsky, Black Swan scala lentamente la classifica, e questa settimana si guadagna il quinto posto, dopo più di quattro settimane di uscita e calcolando che, nella prima settimana di uscita, il film era stato distribuito in pochissime sale.
Country strong, il film di Shana Feste in cui Gwyneth Paltrow interpreta una stella del country la cui carriera è minata dall’abuso di alcol, si ferma in sesta posizione con 7 milioni di dollari di incasso, The fighter, uno dei possibili protagonisti dei prossimi Golden Globes con Mark Whalberg e Christian Bale, rimane saldo nella parte bassa della classifica, seguito dall’altrettanto favorito ai premi The King’s Speech, in cui Colin Firth interpreta il balbuziente Re Giorgio VI. A chiudere la classifica sono due film animati: Yogi Bear è infatti in nona posizione, seguito da Rapunzel, che dopo un mese e mezzo e 176 milioni di dollari di incasso, si appresta ad abbandonare la classifica.
Tra le uscite della prossima settimana, sono da segnalare: l’attesissimo Green Hornet, ennesima trasposizione di un superoe da fumetto in film con due peculiarità; alla regia c’è Michel Gondy mentre il protagonista è interpretato dal normalmente comico Seth Rogen. Gondry se la vedrà con Ron Howard, che dirige Vince Vaughn nella commedia The Dilemma e con la trasposizione per il cinema di Barney’s Version, il romanzo bestseller di Mordecai Richler che conta nel cast Paul Giamatti nel ruolo di Barney con una spalla d’eccezione, Dustin Hoffman. Vedremo che responso darà il pubblico.
Stardust: il film del 2007 di Matthew Vaughn
Stardust è il film fantasy del 2007 diretto da Matthew Vaughn e con protagonisti nel cast Charlie Cox, Ben Barnes, Claire Danes, Michelle Pfeiffer, Robert de Niro, Rupert Everett, Mark Strong, Sienna Miller e Peter O’Toole.
La trama di Stardust
In Stardust poco lontano da un villaggio agreste dell’Inghilterra vittoriana c’è un muro che separa il mondo reale da Stormhold, città fantastica. Tristan vive nel villaggio, ma è figlio di una fanciulla di Stormhold e di un uomo mortale: un giorno decide di attraversare il muro per donare alla volubile Victoria, la ragazza di cui è innamorato, una stella caduta. Non immagina che si troverà di fronte Yvaine, la stella diventata nel mondo incantato una donna, e che con lei precipiterà in mezzo ad incredibili avventure, tra streghe in cerca dell’eterna giovinezza, pirati dell’aria con il vizio del travestimento, eredi al trono in lotta tra di loro, metamorfosi, che lo cambieranno e non poco.
Stardust Analisi
Stardust, tratto dall’omonimo romanzo illustrato di Neil Gaiman e Charles Vess, uscito non in sordina ma in tono minore rispetto ai blockbuster Il signore degli anelli e la saga di Harry Potter, Stardust rappresenta un ottimo esempio di fantasy che coniuga fiaba, ironia, effetti speciali, emozione, senza che nessun elemento prevalga, ma con un perfetto amalgamarsi di tutto per un risultato finale notevole.
Partendo dal topos del viaggio iniziatico per la conquista della donna amata, come facevano gli antichi cavalieri (ma Tristan all’inizio è un ragazzo modesto, anche se non mancheranno i colpi di scena), e mescolandolo con intrighi shakespeariani per la successione al trono, con streghe perfide da fiaba classica, con suggestioni steam punk e dialoghi da commedia brillante, Stardust è un film raffinato e non solo commerciale, che piace ai ragazzi (affrontando anche temi coraggiosi ed insoliti per il genere, quali il travestitismo, l’omosessualità e la vivisezione sugli animali) ma che ha le carte in regola per essere amato anche da un pubblico più grande, non perdendosi dietro ai troppi effetti speciali, impeccabili comunque a valorizzare un’ambientazione tra i panorami mozzafiato di Islanda e Scozia e interni in stile fiaba vittoriana.
Charlie Cox, figlio nella finzione di Ben Barnes di nuovo eroe fantasy come Caspian nella saga di Narnia, è un buon eroe in cerca di se stesso, deliziosa la Yvaine pimpante e anticonformista di Claire Danes, ma i mattatori della storia sono Michelle Pfeiffer, splendida e perfida nel ruolo di strega in cerca dell’eterna giovinezza, sulla falsariga delle varie Crimilde e Malefica, e Robert De Niro, pirata con la passione per i travestimenti e la cultura inglese che non a caso si chiama Capitan Shakespeare, e che solca i cieli su una nave che sembra uscita dai film di Miyazaki. Da segnalare anche i camei di Peter O’Toole, re in punto di morte con problemi di successione, e di Rupert Everett, erede al trono afflitto da una prematura dipartita, senza dimenticare il villain dell’ottimo caratteristica Mark Strong.
La rilettura di
Neil Gaiman delle fiabe classiche, più ancora che
del fantasy, ricordando che facevano paura ed erano rivolte agli
adulti, rivive ottimamente in un film, che racconta una fiaba
eterna, che trascina in un’avventura, che parla di Bene e di Male,
di amore e di ricerca di sé. Una storia eterna e moderna, capace di
essere valida trasposta anche in altri mezzi rispetto a come era
nata, e questo è di per sé già molto interessante, oltre che non
sempre scontato. In attesa di possibili adattamenti, si spera di
questo livello, delle altre opere di Neil Gaiman,
come le saghe fumettistiche The Book of Magic e
Sandman.
Il Labirinto del Fauno: film culto di Guillermo del Toro
Il Labirinto del Fauno è il film del 2006 diretto da Guillermo del Toro e con protagonisti Ivana Baquero, Doug Jones, Sergi Lopez, Maribel Verdu e Alex Angulo.
Il Labirinto del Fauno trama
Spagna 1944: Francisco
Franco ha ormai vinto con le sue truppe la guerra civile,
scatenando repressioni e persecuzioni. La piccola Ofelia va a
vivere con la mamma incinta e il patrigno, lo spietato capitano
Vidal, in un avamposto sulle montagne dove permangono ancora dei
nuclei di partigiani. Mentre intorno a lei si scatenano violenze e
morti, Ofelia entra in contatto con un mondo fantastico, in cui un
fauno le rivela che lei è la principessa perduta di un regno
sotterraneo e che, per diventarlo, dovrà superare alcune prove
particolarmente dure. Ofelia non si perde d’animo, mentre il mondo
reale intorno a lei, precipita, fino al sacrificio finale.
Analisi – Il Labirinto del Fauno
Lontano da Hollywood e dalle sue regole e affidandosi come cast e staff, salvo che per l’ottimo caratterista Doug Jones, a professionisti spagnoli, bravi ma al momento decisamente poco noti, Guillermo del Toro costruisce una fiaba nera e struggente, con parecchie suggestioni, a cominciare dal tema ricorrente ma qui riletto in maniera abbastanza originale delle prove da superare per conquistare qualcosa, qui un regno perduto che è metafora di altro, della felicità scomparsa, dell’innocenza, dell’assenza del male.
Scegliendo di ambientare la vicenda sul fondo di un’epoca con cui la Spagna non ha ancora fatto tutti i conti, in una guerra dove andarono a combattere contro Franco molti degli esponenti della meglio gioventù dell’epoca non solo iberica, Guillermo del Toro compie un’operazione coraggiosa, non nascondendo nulla della realtà di violenze e repressioni dell’epoca, contraltare al mondo magico di Ofelia, tanto che il film è giustamente vietato ai minori di 14 anni, e non solo appunto perché recupera l’aspetto orrorifico e spaventoso delle fiabe tradizionali, troppo spesso sacrificato in nome del politically correct, ma perché mette in scena anche orrori di cui si parla meno ma che sono successi, distruggendo le speranze e le vite di più di una generazione.
Ofelia, dolce e tragica novella Alice in un paese delle meraviglie, porta gli spettatori in un mondo reale e fantastico, dove agli scenari naturali delle montagne spagnole, più nordiche e meno mediterranee, fanno da contraltare suggestioni fantastiche prese dalle tavole del disegnatore vittoriano Arthur Rackham, ma che rievocano anche, in una delle sequenze più terrificanti e riuscite, la pittura di Francisco Goya.
Coraggiosa anche la
scelta di Guillermo Del Toro di dare un finale
decisamente traumatico e non necessariamente lieto alla vicenda,
anche se dipende tutto in fondo dal punto di vista. Una fiaba per
adulti di varie età, che esalta la fantasia, ma anche la lotta
contro ogni forma di sopraffazione, l’amore per i più deboli, il
valore della memoria: e nella scena finale, come non pensare a
tutte le altre piccole Ofelia che ci sono al mondo, in cerca di un
universo di fantasia per evadere da realtà di violenza e
guerra.
Tanti strati di lettura, da quello dell’avventura fantastica a quello fiabesco a quello politico e militante, per un film, Il Labirinto del Fauno, che non lascia comunque indifferenti e che dimostra quanto si possa realizzare dell’ottimo cinema di genere lontano dalle major e puntando innanzitutto sui contenuti.
Il Labirinto del Fauno Trailer italiano
Il Labirinto del Fauno in streaming su Infinity
Dal Centro Sperimentale al Saltarello
intervista a Enrico Melozzi
di Alice Vivona
Enrico Melozzi è un compositore di colonne sonore, ma anche un musicista con un gruppo e uno studio di registrazione, in cui realizza prevalentemente musica elettronica.
Ha realizzato le colonne sonore di diversi film e documentari tra cui Fratelli d’Italia di Claudio Giovannesi, il cortometraggio di Adriano Giannini Il Gioco e L’uomo fiammifero di Marco Chiarini, grazie al quale ha recentemente vinto un premio al festival di Sulmona.
Come sei arrivato a realizzare colonne sonore?
Sono partito dalla mia piccola Teramo 9 anni fa, e già da piccolino sognavo di diventare un compositore di colonne sonore. Era un mondo che mi affascinava tantissimo, ed ero un fan scatenato di Ennio Morricone e Bernard Herrmann. Ed effettivamente ancora oggi il cinema per un compositore è il luogo ideale dove sperimentare e arrivare contemporaneamente al grande pubblico. E’ uno dei mezzi culturalmente più evoluti. E’ divertente concepire la musica anche sfruttando i mezzi tecnologici che la sala cinema ti mette a disposizione. Come ad esempio il surround. Scrivere una musica sapendo che il suono verrà dalle spalle dell’ascoltatore ti cambia un po’ la prospettiva! Poi ho iniziato lentamente lo studio di questa materia frequentando i corsi di Morricone e Franco Piersanti. La cosa mi piaceva tantissimo e un giorno ho incontrato Marco Chiarini, anche lui teramano, e mi propose di comporre la musica per un suo corto in pellicola (Lo spazzolino da denti, 2001). Accettai immediatamente,e grazie a lui sono entrato in contatto con il Centro Sperimentale, dove registravamo insieme al grande Federico Savina (fonico di Nino Rota, Mina, etc). Ancora frequento il Centro, la sento un po’ come un posto di famiglia. Sono passati 9 anni dal mio primo lavoro, ne sono seguiti tanti altri. Il sogno si è fatto realtà.
Quanto é diverso dallo scrivere la propria musica?
Comporre per il cinema e comporre cose “proprie” può essere radicalmente diverso ma anche la stessa cosa.
Il mio desiderio è quello di servire sempre il film cercando sempre di scrivere un pezzo che possa funzionare anche separato dall’immagine per cui è stato composto. In questo modo c’è la fusione delle arti, e così un film è davvero di qualità. E’ molto triste scrivere musica “di commento”, di “sottofondo”…preferisco allora scrivere musica da ascensori o roba finta elettronica o Electro-Ikea.
Hai realizzato le musiche per Fratelli d’Italia di Claudio Giovannesi e L’ Uomo fiammifero di Marco Chiarini, con il quale hai recentemente vinto un premio al festival di Sulmona. Sono due tipi di film molto diversi tra loro: il film di Giovannesi ha un approccio documentario con una realtá variegata e dura come quella della periferia romana, il film di Chiarini é una favola.
Come ti sei posto nella realizzazione delle musiche? Hai letto i soggetti o le sceneggiature cercando di creare dei temi musicali?
Claudio Giovannesi è anche musicista oltre che regista, e abbiamo firmato insieme la musica del suo primo film, La Casa Sulle Nuvole, mentre nel suo secondo Fratelli d’Italia, ho avuto più la funzione di arrangiatore e direttore musicale, firmando anche un paio di brani. Quindi Giovannesi, che si affida a me per la realizzazione delle sue musiche in uno scambio interessantissimo di idee musicali, è padrone della parte musicale, la domina.
Con lui il lavoro è più facile apparentemente, perchè sappiamo già perfettamente quando inizia una musica e quando finisce, il carattere il sapore e lo stile. Il difficile sta nel realizzare poi il prodotto perfettamente come lo pensa lui. E lì ci vuole olio di gomito!
Con Chiarini invece , come con tutti gli altri, che non sono musicisti, il discorso è più complesso nella comunicazione tecnica, anche se dopo anni di esperienza ho imparato il vocabolario dei registi. Non si sa di preciso dove entra una musica, dove finisce…ma questo rende il gioco interessante. Io sono convinto che la musica è già nel film che sto lavorando. Si deve lavorare come uno scultore, il suono, scavando dentro come la pietra, e liberare la musica già impressa nel film da tutto il resto che la copre e la imprigiona. E non si può prescindere dall’immagine. Una sceneggiatura ti dice il sapore generale, ma l’organico musicale e il suono, aldilà dei suoi contenuti armonici e melodici, lo stabilisce solo il peso della fotografia e la potenza della scena. Un altro regista con cui mi diverto moltissimo è Adriano Giannini. Con il suo “Gioco” abbiamo vinto il Nastro D’Argento e il Grifone D’Argento a Giffoni. Un’esperienza unica!
“Il saltarello piú veloce del mondo” come ti é venuta l’idea?
Per la musica dell’Uomo Fiammifero si è reso indispensabile l’uso dell’organetto diatonico, che rappresenta il folklore abruzzese. Argomento a cui sia io che Chiarini siamo molto legati. La mia collaborazione con il pluricampione del mondo di organetto, Danilo Di Paolonicola, un talento esplosivo, mi ha fatto scattare questa idea. Ho pensato: visto che Danilo è davvero il più bravo del mondo…facciamo un record! Lo costrinsi a suonare così veloce che lui stesso che ha girato il mondo col suo organetto (e parla molto poco) mi ha detto: questo effettivamente così veloce non l’ho mai sentito! Da lì “il saltarello più veloce del mondo”, e sfido chiunque…dico chiunque a suonare tutte quelle note in meno tempo di Danilo! E sanza sbagliare un colpo!
I tuoi progetti futuri?
Sto componendo un balletto classico sul tema di Pinocchio, per la compagnia di ballo australiana WAB, con la coreografia di Ivan Cavallari e le scene di Edoardo Sanchi. Cercavano un compositore italiano per una fiaba…hanno visto l’Uomo Fiammifero…e il resto è venuto da sè.
Box Office ITA al 10/01/2011
Stratosferico Checco Zalone, che con il suo Che bella giornata espugna l’imbattibile, ovvero Avatar, conquistando una cifra record ed entrando nella storia del cinema italiano con il miglior primo weekend di sempre. Ottima partenza per il nuovo Clint Eastwood, con Hereafter al secondo posto.
E’ davvero una bella giornata per Checco Zalone, e se ne attendono ancora di più belle. Perché in un sola settimana il comico barese è entrato nella storia del cinema italiano con risultati da capogiro.
E pensare che un anno fa
Avatar si apprestava a uscire nel nostro Paese stracciando
tutti i record al botteghino italiano (e non solo)… Ebbene, il 2011
è iniziato col botto per il cinema nostrano.
Checco Zalone strappa a James Cameron il migliore primo weekend di
sempre, con un risultato eclatante e inaspettato. Era impresa ardua
prevedere che i 12,9 milioni di euro del primo weekend di
Avatar potessero essere surclassati, per di più da una
pellicola italiana. Che bella giornata
riesce nell’inimmaginabile impresa, raccogliendo la bellezza di
18,6 milioni di euro nei primi cinque giorni di programmazione e
portando al cinema ben 2 milioni e mezzo di spettatori nel suo
primo weekend. E il tutto, ovviamente, senza sovrapprezzo del
biglietto, cosa che invece è avvenuta con
Avatar, distribuito l’anno scorso in
innumerevoli copie 3D.
Il risultato è egualmente strepitoso considerando i tre
giorni: 11,8 contro 9,6 milioni.
E se pensiamo al passaparola, che di certo sarà positivo, ci
possiamo sbilanciare e azzardare il totale che la
commedia con Checco Zalone otterrà a fine corsa: almeno
45 milioni di euro, cosa che gli consentirebbe di diventare il film
italiano di maggiore successo nel nostro Paese, strappando il
primato a La vita è bella (31 milioni).
Ottimo esordio per Hereafter, con 3,2 milioni raccolti da mercoledì a domenica: un risultato eccellente per il nuovo film di Clint Eastwood, infaticabile regista molto apprezzato anche in Italia.
La banda dei Babbi Natale regge ottimamente, scendendo in terza posizione e raccogliendo 1,4 milioni. Con un totale di 20,4 milioni è la pellicola di Aldo, Giovanni e Giacomo ad aggiudicarsi (inaspettatamente, a giudicare dalle premesse) il titolo di film delle feste, alla faccia del cinepanettone Natale in Sudafrica, che invece precipita in settima posizione con 543,000 euro, per un totale di 18,4 milioni.
Tron
Legacy regge al quarto posto con 1 milione, in
un weekend non particolarmente brillante nonostante le copie in 3D.
Ciò dipende anche dai diversi spettacoli cancellati per dare spazio
a Checco Zalone, facendo fronte al tutto esaurito generato dalla
commedia nostrana.
Dopo due settimane, Tron Legacy arriva dunque a 5 milioni
complessivi.
The
Tourist scende in quinta posizione, raccogliendo
altri 769.000 euro e giungendo a quota 10,6 milioni.
Segue Le Cronache di Narnia – Il viaggio del
veliero, arrivato a 9,7 milioni con altri
719.000 euro.
Chiudono la top10 tre pellicole d’animazione. Le avventure di Sammy (525.000 euro), Megamind (466.000 euro) e Rapunzel – l’intreccio della torre (253.000 euro), arrivati rispettivamente a 3,7 milioni, 6,8 milioni e 10,3 milioni.
Da segnalare infine il dodicesimo posto dell’altra new entry, la commedia inglese Tamara Drewe, che raccoglie 307.000 euro nelle 95 sale in cui ha debuttato.
Biutiful: recensione del film di Alejandro González Iñárritu
Due mani si sfiorano e si scambiano un anello di famiglia. Così comincia e termina ciclicamente Biutiful, l’ultimo film di Alejandro González Iñárritu, il quale dopo tre film corali Amores Perros, 21 Grammi e Babel, si separa dallo sceneggiatore Guillermo Arriaga e scrive, assistito dell’esordiente Armando Bo, la storia di Uxbal.
Uxbal è un uomo in caduta libera che svolge una ricerca interiore per redimersi dal male; egli è impegnato in traffici illegali, vive sfruttando, pur con gentilezza, la manodopera clandestina cinese e i venditori ambulanti senegalesi: ha due figli, Mateo e Anae una moglie, Marambradalla personalità bipolare, con cui ha un rapporto difficile e burrascoso. Iñárritu con questo film ci coinvolge in un’escalation del dolore che sembra non aver fine e che esclude ogni speranza.
La città in cui si svolge Biutiful è Barcellona, città del turismo per eccellenza che abbiamo avuto il piacere di vedere solare e patinata in Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen, ma che qui scopriamo occultata, crepuscolare. Una città metropolitana, interculturale in cui convivono le più differenti etnie. Una Barcellona sporca, in cui le persone muoiono, sono uccise, sfruttate e malmenate. Attraverso questo film, Iñárritu ci fa percorrere personalmente strade e vicoli, mostrandoci un organismo divorato, come quello del protagonista, da un cancro sociale che ha prodotto metastasi ovunque.
Biutiful: una discesa negli inferi
Di biutiful c’è ben poco, forse in Mateo e Ana che nonostante il contesto in cui vivono sono solari e speranzosi e nell’amore incondizionato di un padre che fa di tutto per assicurare un futuro migliore ai propri figli. Biutiful è dunque una discesa negli inferi in cui nulla viene risparmiato allo spettatore che si ritrova coinvolto nel dolore di Uxbal, malato di cancro alla prostata, e nel degrado di una città che non è altro che la rappresentazione di un intero mondo colmo di eccessive miserie umane, fisiche e psichiche.
Javier Bardem, che ha vinto per questo film il premio come migliore attore all’ultima edizione del Festival di Cannes, ex aequo con il nostrano Elio Germano, è stato abile nell’interpretare il suo personaggio con dignità e consapevolezza e ha lasciato tutti a bocca aperta per il grande realismo con cui ha mostrato lo stadio finale della vita di Uxbal. Molti i temi presenti in questo film, quello centrale, il tema della paternità: Uxbal è un bravo padre che tenta di difendere i suoi figli da un mondo così spietatamente disumano, cercando di insegnare loro i valori dell’umanità e della carità verso il prossimo, indipendentemente dalle differenze culturali. Uxbal è inoltre un figlio che non ha conosciuto il proprio padre ma che rincontra nel momento della morte.
Un altro tema è quello decisamente attuale dell’immigrazione e dell’integrazione delle comunità provenienti dall’estero, un tema che caratterizza il film e che non cade mai nella banalità, ma piuttosto è descritto nella maniera più realistica possibile. Ma non finisce qui, anche la spiritualità è un altro tema analizzato e sviscerato da Iñárritu. Uxbal ha un dono, riesce a sentire quello che i morti hanno da dire quando si ritrovano sospesi tra la morte e l’oblio definitivo. Un dono che lo aiuta finanziariamente ma che non gli dà pace.
Biutiful è in definitiva un film complesso, caratterizzato da molti elementi che lo rendono intenso e coinvolgente. Da elogiare è la tecnica registica di Iñárritu che mantiene una visione realistica dall’incipit al finale e la fotografia di Rodrigo Prieto che comunica verità e lucidità. Anche la scelta della musica rimane in sintonia con gli altri elementi che formano il film, una musica fatta di dissonanze, di suoni elettronici distorti che metaforizzano velocità e disarmonia, caratteristiche imprescindibili di una metropoli.
Checco Zalone supera sé stesso…e pure Avatar
Laureato in Giurisprudenza e jazzista, ma non lo dimostra. O quanto meno, non lo vuole dimostrare, proponendo al pubblico televisivo prima e quello cinematografico poi, personaggi cafoni, ingenui, mammoni. Ma in fondo tanto amati. Parliamo di Checco Zalone.
Con il suo secondo film, “Che bella giornata”, sembra aver fatto di nuovo centro e sicuramente ad oggi porta a casa un record assoluto: in due giorni 7 milioni di euro, impresa mai riuscita neppure a kolossal americani come Avatar o a film attesi come Harry Potter. Che il film fosse molto atteso era già emerso dal boom di prenotazioni che la pellicola aveva registrato nei cinema durante le festività natalizie e anche la data era stata scelta strategicamente, il prefestivo 5 gennaio. Così Medusa, che distribuisce anche “La Banda dei Babbi Natale”, ha colpito e affondato il cinepanettone della Filmauro e stabilito una nuova data porta-fortuna, la vigilia della Befana, data in cui nella prossima stagione uscirà, secondo i desideri di Luca Miniero, il sequel di “Benvenuti al sud”.
Nei primi due giorni di
programmazione “Che bella giornata” ha incassato 6 milioni 800 mila
euro, dati Cinetel, che sommati agli incassi extra Cinetel
dell’intero mercato superano i 7 milioni. Si tratta del record di
sempre per il box office italiano. Ecco la trama del film: Checco,
security di una misera discoteca della Brianza, si ritrova a
lavorare come addetto alla sicurezza del Duomo di Milano per
contrastare il pericolo di attentati. In poco tempo e grazie alle
sue spiccate capacità intellettuali che provocano infiniti
malintesi, Checco diventa la vera minaccia al patrimonio artistico
italiano e presto ci si rende conto di non aver fatto un grande
affare ad assumerlo. Un giorno Checco incontra Farah, una
studentessa d’architettura che si finge francese e se ne innamora.
Farah in realtà è araba ed è a Milano per portare a termine la sua
personalissima vendetta. La bella ragazza intuisce subito che
Checco, ignorante come pochi, potrebbe essere un perfetto e
inconsapevole alleato per i suoi piani. Tutto sembra andare bene ma
Farah non ha fatto i conti con l’animo di Checco che cambierà per
sempre le sorti della sua vita.
Trentatré anni, Checco Zalone, nome d’arte di Luca Medici, barese di Capurso, laureato in legge, jazzista, è stato scoperto da Gennaro Nunziante (regista di entrambi i suoi film) a Telenorba mentre muoveva i primi passi nel programma comico I sottanòs. Nell’estate del 2006 la canzone Siamo una squadra fortissimi, dedicata alla Nazionale italiana di calcio, spopola sul web e gli fa guadagnare un posto sul palco di Zelig. Su YouTube vanno forti i video musicali in cui tra sgrammaticature, ironie e parolacce reinterpreta Vasco Rossi, Gino Paoli, Giusy Ferreri, Tiziano Ferro, Gigi D’Alessio. Ed è dal web che lo nota il figlio del produttore Pietro Valsecchi che lo porterà all’esordio al cinema. Quest’ultimo, tra i nomi più importanti della produzione fiction italiana, lo ha fatto debuttare lo scorso anno con “Cado dalle nubi”, un film di grande successo, 14 milioni di euro, che ha fatto di Zalone (nome d’arte che è una crasi dal dialetto barese “Che cozzalone!”) un fenomeno. E gli ha subito fatto firmare un contratto con l’opzione per il secondo film sul quale scommette pranzi luculliani in funzione di incassi milionari.
Hollywood si adegua ai tempi e va su internet. Fine del Dvd?
La lotta alla pirateria è una guerra persa in partenza. Hollywood lo sa e prepara la sua contromossa, proponendo film su internet e cellulari. Nella speranza di riuscire a fornire un servizio che smorzi la voglia di scaricare lungometraggi illegalmente.
Fox, Paramount, Sony, Universal, Warner e altri produttori che costituiscono il “Digital Entertainment Content Ecosystem (DECE)” hanno raggiunto un accordo per adattarsi ai tempi. Dopo anni di sterile lotta contro la pirateria, il Mondo del Cinema si adegua ad un uso molto più personalizzato dei propri prodotti. Sul sito Ultraviolet, l’utente ha un profilo del servizio associato con il numero della propria carta di credito, e così paga per i film che desidera acquistare. Non ci saranno supporti hardware, ma la possibilità di accedere a contenuti audiovisivi in streaming tutte le volte che si vuole.
Lo streaming è una tecnologia per la visione di film (inclusa la musica) in alta definizione via Internet, senza la necessità di memorizzare qualsiasi contenuto sul dispositivo, ad eccezione di una piccola parte. Richiede una buona connessione a Internet, ma apre anche un mondo di possibilità per la creazione di cataloghi multi-piattaforma. Un utente può acquistare film anche per suoi amici, per un numero massimo di sei per titolo. Si prevede che il servizio sia attivo da metà 2011. I giganti della tecnologia come Microsoft, IBM, Nokia, Samsung e Motorola hanno già dato il loro sostegno a Ultraviolet.
Come i Dvd scalzarono i Vhs, oggi rischiano di essere scalzati da questo sistema digitale. Certo, internet già da tempo ha sferrato diversi colpi all’utilizzo dei Dvd, poiché milioni sono gli utenti che da anni scaricano e guardano film tramite il loro pc, o attraverso siti streaming quali Megavideo e Rapidshare. Ma Ultraviolet potrebbe eliminare definitivamente questi ultimi e abituare definitivamente le persone a guardare film tramite il loro pc, il proprio I-pod o perfino sul proprio cellulare. Magari al cinema si andrà solo per guardare film in 3-D.
Già tremano dunque le aziende che producono i Dvd, nonché il nuovo sistema “Blu-ray”, utilizzato dalla PlayStation 3 e traino per il rinnovamento tecnologico di molte case produttrici del settore. Ma in fondo si sa, la tecnologia va sempre avanti. E neanche il tempo di abituarsi ad un nuovo strumento tecnologico, che se ne vede spuntare un altro. Come sempre, il successo o il fallimento di questa scommessa dipenderà in gran parte dalla compatibilità con i dispositivi, la facilità d’uso e, soprattutto…il prezzo. E magari i pirati informatici hanno già trovato il modo per raggirare pure questo nuovo tentativo di farli fuori.
Spoiler sulla realizzazione di The Twilight Saga: Breaking Dawn
L’adattamento di Braeking Dawn di Stephenie Meyer sarà un vero è proprio lavorone, considerando che si tratta di un volume, l’ultimo della saga di Twilight, di 756 pagine. Sappiamo già che il libro sarà diviso in due parti, ma non si sa ancora quale sarà il punto di cesura. Quindi la domanda più diretta che si può fare alla Summit Entertainment è: Quale sarà il punto di divisione dei due film?
Il produttore Wyck Godfrey ha sostenuto ‘impegno di rispondere ad alcune di queste domande. Godfrey e i raltri ealizzatori hanno localizzato una spaccatura ‘naturale’ nel libro, ovvero nel punto in cui Bella subisce la trasformazione.
“La prima parte riguarderà le nozze, la luna di miele e la nascita, per cui vogliamo condurre lo spettatore a cndividere le emozioni di Bella fino a questo punto cruciale”.
Breaking Dawn è diviso esplicitamente in tre sezioni, la seconda delle quale è raccontata dal punto di vista di Jacob. “La storia si frammenterà seguendo i due punti di vista, quello di Bella e quello di Jacob, la prima coinvolta nelle vicende della famiglia Cullen, e il secondo indica invece come il mondo continui a girare anche al di fuori dell’esistenza di Bella ed Edward”. Nonostante le tematiche più adulte di questo quarto episodio, Godfrey spiega “Sarebbe un crimine contro il nostro pubblico realizzare un film sottoposto al rating … Ma questo film è basato su un libro molto più maturo. Abbiamo bisogno di progredire e di essere più sofisticati anche nella realizzazione “.
Godfrey racconta anche un altro spoiler davvero interessante, a quanto pare la nascita del figlio di Bella sarà ripresa solo dal punto di vista della ragazza, e lo spettatore potrà vedere solo ciò che vede lei. Per quello che riguarda il secondo film invece dice:
“La seconda metà è più di un film d’azione… I due ragazzi sentono una forte pressione anche dopo sposati quindi il matrimonio non è proprio l’esperienza che hanno pensato che fosse “.
Diretto da Bill Condon (Dreamgirls), The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 1 uscirà il 18 novembre 2011 mentre la Parte 2 il 16 novembre 2012.
Fonte: collider.com
Spoiler sulla realizzazione di The Twilight Saga: Breaking Dawn
L’adattamento di Braeking Dawn di Stephenie Meyer sarà un vero è proprio lavorone, considerando che si tratta di un volume, l’ultimo della saga di Twilight, di 756 pagine. Sappiamo già che il libro sarà diviso in due parti, ma non si sa ancora quale sarà il punto di cesura. Quindi la domanda più diretta che si può fare alla Summit Entertainment è: Quale sarà il punto di divisione dei due film?