Mentre lo sciopero degli
sceneggiatori continua, e anche la
Screen Actors Guild si unisce a loro, l’attore Ron
Perlman ha lanciato una forte critica a coloro che
cercherebbero di “far morire di fame” le persone in
sciopero. In un post su Instagram poi cancellato , Perlman ha
chiamato un dirigente anonimo
che ha detto a Deadline la scorsa settimana che la fine
dei giochi per gli studi e l’AMPTP (l’Alleanza dei produttori
cinematografici e televisivi) era di lasciare che lo sciopero WGA
continuasse fino a quando le persone non inizieranno a “perdere
i loro appartamenti e perdere le loro case”. Ron
Perlman ha lasciato intendere che non solo sapeva chi
fosse il dirigente, ma che c’erano “molti modi per perdere la
casa”.
Cosa ha detto Ron Perlman?
“Una cosa, prima che me
ne vada“, ha detto Perlman nel
video. “Il figlio di puttana che ha detto che
continueremo questa cosa finché le persone non inizieranno a
perdere le loro case e i loro
appartamenti? Ascoltami, figlio di
puttana. Ci sono molti modi per perdere la tua
casa. In parte è finanziario, in parte è karma,
e in parte è solo capire chi cazzo l’ha detto – e sappiamo chi l’ha
detto – e dove fottutamente vive”.
Perlman ha continuato dicendo
che l’esecutivo è qualcuno che guadagna $ 27 milioni all’anno
“per non aver creato nulla“.“Ci sono
molti modi per perdere la tua casa“, ha detto
Perlman. “Lo desideri sulle persone, desideri che le
famiglie muoiano di fame, mentre guadagni $ 27 f-king milioni
all’anno per non creare nulla? Stai attento, figlio di
puttana. Stai molto attento, perché questo è il tipo di merda
che agita la merda. Pace fuori”.Alla base
degli scioperi di WGA e SAG-AFTRA ci sono problemi sui residui per
gli spettacoli su piattaforme di streaming, così come altri
problemi come l’uso dell’intelligenza artificiale sia nella stanza
dello scrittore che durante le riprese.
Striking actor Ron Perlman responds to
studio executive who said, “The endgame is to allow things to drag
on until union members start losing their houses”
“There’s a lot of ways to lose your house. One of them is
figuring out who the fuck said that. And where he fucking lives.”
pic.twitter.com/Y8jvZyFraa
L’attore americano Ron Perlman presterà la sua voce a
Optimus Primal nel nuovo capitolo della saga del
franchise Hasbro Transformers intitolato, Transformers: Il risveglio. Perlman noto per
aver doppiato innumerevoli videogame tra cui Halo,
Fallout, Call of Duty e
Turok, ha dichiarato di essere orgoglioso di
interpretare questo guerriero coraggioso e onorevole che getterà le
basi per un nuovi mondi da esplorare. Transformers: Rise of
the Beasts dovrebbe offrire molti nuovi colpi di
scena raccontando una storia ambientata nel 1994 a Brooklyn e in
Perù. Le scene girate in Perù dovrebbero essere di particolare
interesse approfondendo una sorta di connessione tra Inca e i
Transformers
.
Maximal contro Predator: ecco chi
è Optimus Primal e i chi sono i Biocombat
Optimus Primal,
discendente dell’attuale Optimus Prime, è il
capitano di una nave Maximal da esplorazione e
assieme al suo equipaggio finisce fuori rotta durante un
inseguimento di una nave Predacon, atterrando su
un pianeta sconosciuto. I Maximal, con l’appoggio degli Autobot non
ancora senzienti dovranno impedire ai Predacon di aiutare
Decepticon. A differenza dei classici Transfomers visti fino ad ora
che si trasformavano in veicoli, questi Biocombat assumono le
sembianze di mammiferi, uccelli e pesci mentre i loro acerrimi
nemici si trasformano in invertebrati e rettili. Dopo il grande
successo televisivo dei Transformers negli anni 80, nel 1997 in
italia andò in onda Rombi di tuono e cieli di fuoco per i Biocombat
(Beast Wars – Transformers).
Il nuovo Transformers: Rise of the
Beasts arriverà al cinema nel 2022
In Transformers: Il risveglio Anthony Ramos
(Hamilton, In the Heights) e Dominique Fishback (Project Power,
Judas and the Black Messiah) saranno i protagonisti umani del film.
Ramos interpreterà un ex militare di nome Noah, mentre Fishback
interpreterà Elena, una ricercatrice di musei. Il film uscirà nelle
sale americane il 24 giugno 2022. Le riprese sono ufficialmente
partite. In Italia il titolo ufficiale sarà Transformers: Il
risveglio.
L’attore Ron Perlman
confessò, all’epoca delle riprese dei due film dedicati ad Hellboy,
di adiare profondamente le ore di trucco che gli permettevano di
prendere le sembianze del protagonista.
Arriva dall’Hollywood Reporter la
notizia che Ron Perlman (Hellboy, Sons of
Anarchy) si è unito ufficialmente al cast di di
Fantastic Beasts and Where to
Find Them (Gli animali fantastici: dove
trovarli), spin off di Harry Potter sulle avventure
del magizoologo Newt Scamandro (Eddie Redmayne).
La fonte riporta che Perlman interpreterà un goblin nel film.
Il resto del cast include
Katherine Waterston (Tina), Alison
Sudol (Queenie), Dan
Fogler (Jacob), Ezra
Miller (Credence), Samantha
Morton (Mary Lou), Jenn
Murray (Chastity), Faith
Wood-Blagrove (Modesty), Colin
Farrell (Graves) e il premio Oscar Jon
Voight.
Fantastic Beasts Where
to Find Them è un libro di testo di Hogwarts, scritto
da Newt Scamandro e che contiene un elenco di tutti gli animali
fantastici presenti sulla Terra, nascosti agli occhi dei babbani,
che hanno ovviamente a che fare con il mondo magico. Di ogni
bestia, Scamandro ha classificato la pericolosità, la rarità e le
caratteristiche corporee, con abitudini, alimentazione e luoghi di
provenienza.
Nel film, che sarà poi una trilogia,
si seguiranno le avventure del fantomatico autore del libro,
Scamandro. Alcuni dei personaggi e alcune creature presenti nel
film potrebbero essere familiari agli spettatori già fans di
Harry Potter e il mondo magico nascosto sarà lo
stesso in cui vivrà il bambino sopravvissuto. La storia sarà
ambientata settant’anni prima delle vicende legate a Harry e
partirà a New York.
La sceneggiatura è stata adattata
per lo schermo dalla stessa JK Rowling partendo da
un libretto di 54 pagine. Il film sarà diretto da David Yates,
regista degli ultimi quattro film della saga di Harry Potter.
Ron Perlman si è
unito al cast del prossimo thriller Come With Me
di Aaron Harvey. L’attore interpreterà Dalton
Kirby, un acuto conduttore radiofonico che influenza un uomo della
classe operaia (Theo Rossi) con le sue invettive
verbali di paura e sventura. Questo segna una riunion per la coppia
di attori, che hanno lavorato insieme in Sons of Anarchy.
In Come With Me, il
personaggio di Rossi cade sotto l’influenza delle diatribe di
Kirby, che oscurano il mondo intorno a lui. Presto si ritrova nei
guai al lavoro a causa dell’assorbimento della retorica radiofonica
pungente di Kirbey.
Come With Me ha
recentemente concluso la produzione a Gulfport, Biloxi e Pass
Christian, Mississippi. Harvey (The Neighbor, Into the Ashes)
dirige da una sceneggiatura che ha scritto insieme a
Jonathan Croom. Il film è prodotto anche da
Demetrius Stear, Colin Bates, Kevin Greene e Nicholas Carmona.
I produttori esecutivi includono
Ryan Francis, Lance Kawas, Fadi Assaf, Michael Sirow e Javier C.
Ortiz. A Mind’s Eye, DreamSyndicate, EverBright Pictures e Michael
Bruce Pictures in associazione con FilmLens sono anche dietro la
produzione.
La lunga lista di crediti di
Ron Perlman include i film di Hellboy di Guillermo Del Toro
e, più di recente, Don’t Look Up (2021) e
Nightmare Alley (2021). Apparirà presto nel
thriller poliziesco Absolution al fianco di
Liam Neeson. Possiamo vedere Rossi in
The
Penguin.
In Sons of Anarchy,
andato in onda dal 2008 al 2013, Perlman ha interpretato Clarence
‘Clay’ Morrow al fianco di Juan Carlos ‘Juice’ Ortiz di Rossi.
In occasione della presentazione
alla Festa del Cinema di Roma 2019, ecco la nostra intervista a
Ron Howard, regista di Pavarotti, il
documentario sulla leggenda della lirica mondiale.
Pavarotti è il
secondo documentario che il regista premio Oscar Ron
Howard dedica a grandi miti della musica. Nel 2016 era
toccato ai Beatles, con The Beatles: Eight Days a Week –
The Touring Years, mentre viene ora presentato
alla quattordicesima edizione della Festa del Cinema di
Roma il film sulla vita del celebre tenore italiano.
Tra i temi centrali del film vi è
quello della famiglia, grande e insostituibile valore nella vita di
Pavarotti, che nel film appare ricorrente attraverso interviste
alle due mogli e alle tre figlie. “La storia della famiglia è
la chiave del film, quella con cui è possibile identificarsi di
più. Questa gli ha dato tutto, e lui si è sempre speso molto per i
suoi cari. Era un uomo generoso, ma portava negli occhi anche il
dolore per la convinzione di non essere stato il padre che avrebbe
voluto essere. Credo che da simili sofferenze possa nascere la vera
arte, e Pavarotti ne è un esempio perfetto.”
Pavarotti, il
documentario evento sulla superstar internazionale
che ha trasformato il mondo dell’Opera, arriverà nei multisala
The Space Cinema solo per tre giorni il
28, 29 e 30ottobre. Lo speciale contenuto racconta la storia,
la voce, i segreti che hanno reso Luciano Pavarotti una leggenda,
ripercorrendo il suo incredibile percorso, da figlio di un fornaio
a stella dei palcoscenici mondiali capace di trasformare per sempre
l’universo operistico.
Il documentario firmato dal regista
premio Oscar Ron Howard, è realizzato con filmati
inediti e immagini delle performance più iconiche
del tenore che offrono un ritratto intimo ed emozionante
dell’artista e dell’uomo, diventato il più amato cantante d’opera
di tutti i tempi con oltre 100 milioni di dischi venduti nel corso
della sua carriera. Ron Howard ha scelto un approccio intimo per
raccontare la storia del tenore andando oltre
l’iconica figura pubblica per svelare l’uomo. Grazie all’accesso
esclusivo agli archivi di famiglia e al vasto materiale musicale
ripreso dal vivo, il documentario evento fa
emergere la storia personale dell’artista e attraverso le
immagini e la musica di Pavarotti, gli spettatori
viaggeranno in tutto il mondo in compagnia del tenore conoscendo
l’artista sensibile e l’uomo.
In arrivo il 10 aprile in sala con
01 Distribution, Eden
(qui
la recensione) è il nuovo film di Ron Howard
che è stato presentato in anteprima in Italia al Festival di
Torino. Il film segna il ritorno dell’amatissimo Howard sulla sedia
di regia a 5 anni dal suo sfortunato Elegia Americana che, come
molti altri titoli, ha sofferto a causa dell’anno d’uscita, il
2020.
Ron Howard però non ha certo bisogno
di presentazioni, vista la sua lunghissima e fortunata carriera
davanti e dietro alla macchina da presa. Per cui in attesa di
vedere Eden in sala, ecco i migliori titoli diretti dal
regista.
Cocoon – L’energia
dell’universo – 1985
Al suo secondo film da
regista, Ron Howard offre al pubblico quello che sarebbe diventato
un classico di fantascienza e che porta a casa due premi Oscar: al
migliore attore non protagonista Don Ameche e ai migliori effetti
visivi. Il film è un adattamento dall’omonimo romanzo
di David Saperstein.
Tre vecchietti di una casa di riposo
della Florida, facendo il bagno nella piscina di un vicino,
ritrovano l’energia della giovinezza ormai dimenticata. Senza
saperlo, sono entrati in contatto con alcuni bozzoli di origine
aliena, ripescati in mare dai loro compagni.
Ancora basandosi su un
libro, Lost Moon, scritto da Jim Lovell e Jeffrey
Kluger, Ron Howard realizza nel 1995 quello che forse è il suo film
più significativo e famoso, in cui dirige uno squadrone di
superstar: Tom Hanks, Kevin Bacon, Bill Paxton, Gary
Sinise, Ed Harris e Kathleen Quinlan.
Le vicende narrate sono quelle
della missione spaziale omonima, fallita a causa di un grave
incidente che mise a rischio la vita dei tre astronauti. Il film è
stato inserito nella lista stilata dal New York Times
dei 1000 migliori film di sempre.
Con ben nove nomination agli Oscar,
il film porta a casa il premio al miglior sonoro e al miglior
montaggio e ancora oggi è uno dei film “spaziali” più amati e
riconosciuti dal grande pubblico.
Il Grinch –
2000
Per alcuni è diventato
negli anni il film natalizio per eccellenza, anche in Italia dove
il libro omonimo del Dr. Seuss, dal cui è tratto, non è così
famoso come nei paesi anglofoni. Il Grinch rappresenta senza dubbio
una vetta del cinema di Ron Howard, che ha sempre avuto un occhio
di riguardo per il pubblico 0-100.
Il film non ha certo bisogno di
presentazioni, e si distingue per l’interpretazione memorabile di
Jim Carrey nei panni del verde bisbetico avverso al Natale.
A Beautiful Mind –
2001
L’anno dopo, Ron Howard
torna in sala con un film che ha segnato la storia del cinema
popolare. A Beautiful Mind è la storia romanzata della vita
turbolenta del matematico John Nash, genio dei numeri, premio Nobel
per l’economia e schizofrenico certificato. Il film ha trionfato
agli Academy Awards, portando a casa 4 statuette su otto
nomination, tra cui migliore sceneggiatura non originale (il film è
basato sulla biografia di Sylvia Nasar che venne pubblicata in
Italia col titolo Il genio dei numeri), e quelle
pesantissime di Migliore attrice non Protagonista Jennifer
Connelly, Migliore regia a Howard e Miglior film.
Come i titoli già citati, anche A
Beautiful mind è un capolavoro del popolo, uno di quei film di
stampo hollywoodiano che riescono a raggiungere una capillarità
tale da uscire dalla bolla dei cinefili e arrivare davvero al
mondo. Si tratta di uno degli ultimi film di Ron Howard ad aver
avuto questa potenza comunicativa. Nel 2000 il cinema e gli
spettatori sono cambiati.
Frost/Nixon – il duello –
2008
Forse meno famoso di altri
titoli citati ma di grande potenza e portato di una storia
potentissima, Frost/Nixon – Il duello è l’adattamento
cinematografico delle vere interviste a Nixon registrate nel
1977 dal giornalista britannico David Frost e
dell’omonimo dramma teatrale scritto da Peter
Morgan, che ha firmato anche la sceneggiatura del film. Il
film ha ottenuto cinque candidature agli Oscar 2009, tra cui
miglior film, miglior regista e miglior attore protagonista.
Il film è forte di un racconto
particolarmente affascinante e avvincente, nonché basato su una
storia vera, elemento che aumenta sempre l’interesse nel pubblico,
e si fregia dell’interpretazione brillante di una coppia di assi:
Frank Langella nei panni diRichard
Nixon e il bravissimo Michael Sheen in quelli di David Frost.
Sembra che il progetto facesse gola a molti a Hollywood e si
racconta che Howard ha battuto sul tempo una serie di grossi nomi
che avevano intenzione di girare il film: Martin
Scorsese, Mike Nichols, George Clooney, Sam Mendes,
e Bennett Miller.
Rush –
2013
Basato su una
sceneggiatura di Peter Morgan, racconta l’intensa
rivalità tra i piloti di Formula 1 James
Hunt e Niki Lauda, interpretati rispettivamente
da Chris Hemsworth e Daniel Brühl. Ron Howard si
tuffa nel mondo della F1 con lucidità e grazia, riesce a raccontare
con grande equilibrio la vita personale dei due fenomeni
protagonisti e la loro sfida personale, mettendone in
contrapposizione i caratteri e lo stile di guida e di vita.
Il risultato è un ritratto eroico di
una delle rivalità più famose e avvincenti che la storia della
Formula 1 e dello sport in generale ricordi. Ignorato, questa
volta, ai premi Oscar, il film ha avuto invece un grandissimo
successo di pubblico e in Italia è ancora visto e rivisto, nonché
amato moltissimo dal pubblico di tutte le età.
Esce in sala il 10 aprile Eden,
distribuito da 01 Distribution. Il film è stato presentato in
anteprima al Festival di Tornio del 2024.
Ambientato sull’isola
vulcanica di Floreana, nell’arcipelago delle Galápagos,
Eden
racconta l’incredibile storia di un gruppo di coloni europei che,
negli anni Trenta, decisero di abbandonare la civiltà per cercare
un’esistenza alternativa in un paradiso incontaminato. Tra i
protagonisti della pellicola troviamo un cast stellare guidato da
Jude Law nel ruolo del dottor Friedrich Ritter, Vanessa Kirby nel ruolo di Dora Strauch Ritter, e
Daniel Brühl nei panni di Heinz Wittmer. Accanto a loro
Sydney Sweeney, Jonathan Tittel, Ana de
Armas, Richard Roxburgh, Toby Wallace e Felix
Kammerer danno vita a una storia fatta di sogni, tensioni e
segreti sepolti sotto la superficie.
Ron Howard, il
regista premio Oscar, racconta in Rushè
raccontato uno dei campionati di Formula 1 più avvincenti che la
storia ricordi, quello del 1976, quando a contendersi il titolo di
Campione del Mondo erano leggende di Niki Lauda alla Ferrari e
James Hunt alla McLaren. Oggi, in occasione della prima nazionale
del film, il regista, con i suoi protagonisti, ha partecipato ad
un’affollata conferenza stampa, in cui ha raccontato la rivalità
agonistica del due grandi campioni. Il regista non è nuovo ai
grandi confronti di personaggi molto carismatici, si pensi a
Frost/Nixon, infatti ha dichiarato di
aver sempre amato raccontare di persone che vengono messe alla
prova in maniera inusuale e sorprendente. “Scelgo questo tipo
di storie appositamente, di persone che fanno cose estreme per
mettere alla prova se stessi – ha detto Howard – e così il
pubblico riesce a scoprire in questi eroi molte caratteristiche a
loro comuni“.
Rush
affronta anche in maniera diretta il tema della morte, che in un
film sulla Formula 1 degli anni ’70 è straordinariamente attuale;
“Il modo in cui ci rapportiamo alla morte è diverso per
ciascuno di noi. Ci definisce come esseri umani. Le persone
affrontano il concetto di morte in maniera diversa e questo è stato
molto interessante per questo film. Entrambi i personaggi del film
hanno un rapporto particolare con lo spettro della morte, un senso
comune per i piloti degli anni ’70. Nello specifico, Lauda avesse
un fascino particolare verso il rischio. Per Daniel
(Brühl che interpreta Niki Lauda, ndr) è
stato un elemento sorpresa“.
“Si, rispetto al personaggio
più effervescente di James Hunt – interviene
Daniel Brühl – Niki Lauda era più un
calcolatore, lui correva mettendo sempre in conto una percentuale
di morte del 20%, mai di più. In un certo senso era un pioniere,
più simile ai piloti moderni. Sapeva che guidando una macchina così
c’erano dei grossi pericoli, ma allo stesso tempo aveva una
particolare sensibilità di capire quando era il caso di correre e
quando no. E’ quello che succede nel gran premio del Giappone del
’76, quando non è disposto a mettere a repentaglio la sua vita e il
suo rapporto con Marlene. Credo che Lauda abbia contribuito tanto
alla sicurezza nel mondo delle corse, se ci pensate dopo il brutto
incidente fatale di Senna, non ci sono stati più incidenti mortali
in F1“.
Se Brühl
interpreta il calcolatore Lauda,
Chris Hemsworth è l’eccessivo James Hunt,
playboy, bevitore e edonista a tutto tondo. “Diversamente da
Niki Lauda che affrontava il discorso della morte da
matematico, – dice Chris – James era più viscerale,
qualcosa che continuava in tutta la sua vita anche fuori dalla
pista. Se aveva un desiderio faceva quello che voleva, senza
problemi. Loro vivevano la minaccia continua della morte, Niki la
calcolava, James cercava di esorcizzarla indulgendo in altre
attività, come il bere o le donne. Questi piloti avevano bisogno di
uno sfogo, in particolare allora, per poter affrontare la morte,
che negli anni ’70 era frequente. Mi è piaciuto correlare la paura
all’immediatezza del moemnto presente. Se l’alternativa alla morte
era la concentrazione nel momento presente, allora era meglio
concentrarsi. La nostra abitudine è quella di pensare al futuro, a
domani o alla prossima settimana, il prossimo anno, o magari
guardare al passato. Queste attività che ti costringono a guardare
al momento immediato mi attirano, anche se nella mia vita non porto
le cose così all’estremo“.Per la realizzazione di
Rush, Ron Howard ha
collaborato di nuovo con Peter Morgan, con cui
aveva lavorato già in Frost/Nixon.
E’ stato infatti Morgan stesso a
fargli conoscere questa storia che per Howard aveva tutti gli
elementi per diventare un grande film. “Abbiamo lavorato alla
sceneggiatura cercando di applicarvi le ricerche che facevamo, poi
abbiamo fatto le prove con il cast, e la sceneggiatura si evolveva.
Ha scritto un bellissimo script ma era comunque aperto alle
novità“. L’occasione di interpretare Lauda e Hunt ha offerto
ai due attori la possibilità di approcciarsi a questo sport. Per
Hemsworth è stata una prima volta, dal momento che non era mai
stato vicino al mondo della F1. Molto diverso il lavoro di
Daniel Brühl, cresciuto in Germania, dove Lauda è una
vera e propria leggenda e da dove è poi venuto un certo signor
Michael Schumacher, che gli italiani conoscono molto bene; per lui
il film è stato un’occasione di riavvicinarsi alla Formula 1 dopo
che il periodo di supremazia di Schumacher lo aveva annoiato.
“Mi sono riavvicinato alla Formula 1 con il bellissimo
documentario su Senna. E dopo alcuni mesi è arrivato questo copione
che ha catturato subito la mia attenzione“.
Ecco la trama del film: Il racconto
di una delle più celebri rivalità sportive della storia, quella tra
i piloti di Formula 1 James Hunt e Niki Lauda. Nato da un ambiente
privelgiato, carismatico e affascinante, Hunt non poteva essere più
diverso dal metodico e riservato Lauda: la loro rivalità nacque fin
dai tempi della Formual 3 e continuò per anni, fermata nemmeno dal
terribile incidente che vide protagonista Lauda nel 1976 al
Nürburgring. Il film nasce da un soggetto di Peter
Morgan, autore anche della sceneggiatura, ed è prodotto da
Ron Howard stesso con la sua Imagine Brian Grazer,
insieme a Brian Oliver della Cross Creek e
Tim Bevan e Eric Fellner della
Working Title.
A pochi giorni dal successo nelle
sale di Rush, è trapelata la notizia che il
regista Ron Howard tornerà a dirigere Chris
Hemsworth in un altro film. Il regista premio Oscar,
infatti, è già impegnato da un paio di settimane su un altro set,
quello di Heart of Sea, tratto dal romanzo di
Nathaniel Philbrick che racconta la vera storia che ha
ispirato il romanzo Moby Dick di Neville.
Il racconto , però, si sofferma di
più sulla lotta alla sopravvivenza, da parte dell’equipaggio della
nave Essex rimasto superstite, dopo un violento attacco di un
enorme balena nel 1820. Pellicola d’avventura questo nuovo progetto
di Howard, che ha scelto ancora una volta nel suo cast
Chris Hemsworth per interpretare il capitano della nave
Owen Chase, accompagnato da attori come Benjamin
Walker, Cillian Murphy e Ben Wishaw.
La produzione è stata affidata a
Paula Weinstein (Blood Diamond), Joe Roth (Oz The Great and
Powerful), William Ward, Brian Grazer (J. Edgar) e lo
stesso Ron Howard. Il film si sta girando presso gli studi
della Warner Bros nel Regno Unito, anche se alcune parti verranno
girate alle Canarie.
Che cosa fareste se scopriste che
la moglie del vostro migliore amico se la fa con un altro? Come vi
comportereste? Lo direste alla vittima o chiedereste alla fedifraga
di smettere di vedere il suo amante?
Il regista Ron Howard, noto per il suo
approccio innovativo e la capacità di trasformare storie vere in
opere cinematografiche indimenticabili, ha recentemente condiviso
le sue riflessioni su EDEN, il suo nuovo film che
tocca tematiche di isolamento, lotta e destino umano. Le
dichiarazioni del regista offrono una prospettiva unica sulla
realizzazione della pellicola, enfatizzando l’ideale di un viaggio
interiore e collettivo che va oltre la mera narrazione storica.
La Visione di un Viaggio Estremo
Ron Howard ha spiegato che EDEN (la
nostra recensione) rappresenta, per lui, “un viaggio
estremo non solo nello spazio fisico, ma anche nell’anima dei
protagonisti“. Secondo il regista, il film si
basa su eventi reali accaduti sull’isola di Floreana, un luogo
dove il confine tra civiltà e natura si fa particolarmente sottile.
“Abbiamo voluto mostrare come, di fronte a un ambiente
selvaggio e inospitale, l’essere umano sia costretto a confrontarsi
con le proprie debolezze e il proprio desiderio di controllo“,
ha dichiarato Howard, evidenziando come ogni scelta dei coloni
rifletta una lotta interiore contro un destino inevitabile.
Il regista ha poi sottolineato che la scelta di
utilizzare location che spaziano dalla ricostruzione fedele di
ambientazioni naturali alla ripresa di paesaggi esterni ha permesso
di dare vita a immagini suggestive: “Ogni scena è stata pensata
per evocare la bellezza e l’asprezza della natura, elementi che si
intrecciano con la fragilità dell’uomo quando si trova di fronte
all’immensità dell’ignoto“.
Howard ha anche evidenziato l’importanza di
raccontare la storia da un punto di vista umano, andando oltre il
semplice racconto di una rapina della natura. “In EDEN vediamo
l’evoluzione di personaggi che, pur essendo immersi in una realtà
cruda e ostile, cercano di dare un senso al loro destino. È un
invito a riflettere su quanto siamo davvero padroni del nostro
percorso“, ha spiegato il regista, mettendo in luce il tema
universale della ricerca di significato in situazioni estreme.
Infine, Ron Howard ha ribadito che
il film vuole essere un omaggio alla resilienza e alla capacità di
adattamento dell’uomo, grazie anche a un cast stellare che ha
saputo interpretare con intensità e profondità ogni singola
emozione. “Con EDEN non
abbiamo soltanto realizzato un film, ma abbiamo creato
un’esperienza che invita lo spettatore a guardarsi dentro e a
trovare, anche nelle situazioni più disperate, un barlume di
speranza”, ha concluso.
Con queste parole, Ron Howard ci offre uno sguardo
intimo sulle ispirazioni e le scelte artistiche che hanno reso
EDEN un progetto
ambizioso e altamente emotivo, pronto per arrivare in sala e
toccare il cuore di chiunque osi intraprendere questo viaggio
cinematografico.
Nonostante sia un regista che in
passato ha dato grande respiro ai generi predominanti al cinema nei
vari decenni del secolo scorso, come lo sci-fi e il fantasy,
Ron Howard non ha ancora cavalcato l’onda del
momento sedendosi dietro allla macchina da presa di un
cinecomic.
Il regista, che sarà a breve al
cinema con The Heart of the Sea, ha
rivelato di essere stato approcciato da George Lucas per la regia
di Star
Wars Episodio I La Minaccia Fantasma, insieme a
Steven Spielberg e Robert
Zemeckis. Howard ha però poi convinto il collega Lucas che
lui sarebbe stato l’unico in grado di riportare sullo schermo
Star Wars. Ma in merito alla questione
‘scottante’ del momento, l’ex Ricky di casa Cunningham ha rivelato
di aver rifiutato anche un cinecomic.
“Ho avuto l’opportunità negli
anni di fare un film di supereroi. Ma io davvero credo che non
bisognerebbe mai fare dei film come se fossero esercizi. Devi
essere coinvolto del tutto. Io non sono mai stato un ragazzo da
fumetti. Mi piacciono i film, quando li vedo, specialmente quando
sono storie d’origine. Ma ho sempre sentito come se non fossi in
grado di stare sul set, stanco, alle 3 di notte, con decisioni
importanti da prendere e sapere a intuito quali sono le cose giuste
per il film. Per me sarebbe come fare la copia carbone di qualche
altra cosa e non inventare. Non ho mai detto si a
nessuno”.
Probabilmente non tutti i registi
sognano un cinecomics nel loro CV, magari soprattutto se si
tratta di registi già affermati e con le idee chiare come
Ron Howard.
E’ sicuramente uno dei registi più
impegnati a trovare il suo prossimo film. Infatti, Ron Howard non
smette di inserire possibili titoli per la sua prossima pellicola
da regista, e dopo il film sulla Formula 1 Rush e gli adattamenti
di Jon Krakauer Under the Banner of Heaven e Spy, ora si
sarebbe interessato
Alle ore 19.30, la Sala Sinopoli
ospiterà la proiezione di Pavarotti di Ron
Howard: il regista Premio Oscar, che sarà sul red carpet
alle ore 18.45 e incontrerà il pubblico sabato 19 ottobre, illustra
la vita, la carriera e l’intramontabile eredità del grande tenore
italiano, attraverso filmati inediti e rare interviste con la
famiglia e i colleghi del cantante.
“Uno degli intenti più
ambiziosi di Pavarotti era quello di ampliare il bacino della sua
arte cosicché tante altre persone si innamorassero dell’opera
lirica – ha detto il regista – Nutro la speranza che il
nostro documentario possa aiutare a proseguire il suo lavoro.
Pavarotti è cresciuto in una cultura in cui il melodramma era uno
spettacolo popolare che si rivolgeva a tutti, e ha sempre voluto
riportare l’opera a quelle radici. L’umiltà era una delle cose più
belle e paradossali di Luciano”.
La quattordicesima edizione della
Festa del
Cinema di Roma che si terrà fino al 27 ottobre
con la direzione artistica di Antonio Monda, prodotta dalla
Fondazione Cinema per Roma, Presidente Laura Delli Colli, Direttore
Generale Francesca Via. L’Auditorium Parco della Musica sarà il
fulcro dell’evento, con le sue sale di proiezione e il red carpet.
Come ogni anno, la Festa coinvolgerà numerosi altri luoghi della
Capitale, dal centro alla periferia.
Ron Howard rilascia alcune
dichiarazioni interessanti su La Torre Nera ad EW.com. Il regista
parla della situazione in cui si trova il progetto sostenengo di
voler iniziare le riprese nella primavera del 2012.
Deadline ha chiesto a Ron Howard di
rivelare qualche novità relativamente al suo prossimo adattamento cinematograficode La Torre Nera, la
famosa serie di romanzi di Stephen King. Il film al momento è in
fase di sceneggiatura per mano di Akiva Goldsman che produrrà anche
ilprogetto insieme all’autore del romanzo King ed a Brian
Grazer.
Sembra difficile da credere eppure
Ron Howard non aveva ancora la sua stella sulla
Walk of Fame. Almeno non l’aveva fino a ieri, 10 dicembre
2015, quando il regista di Heart of the Sea – Le Origini di Moby
Dick ha scritto il suo nome sul marciapiede più
famoso del mondo.
Il Codice Da Vinci ha guadagnato 758
milioni dollari in tutto il mondo. Il sequel, Angeli e Demoni, ha
raccolto invece una cifra di poco inferiore ma comunque
impressionante: 485.000 milioni.
La Skydance Productions ha
incaricato il team dietro Apollo 13,
ossia lo sceneggiatore Bill Broyles, il regista
Ron Howard e il produttore Brian
Glazer di occuparsi dell’adattamento cinematografico di
Seveneves, il romanzo di fantascienza
scritto da Neal Stephenson. Howard e Glazer
produrranno il film grazie alla loro Imagine Entertainment.
Uscito nel 2015, il romanzo è
incentrato su un catastrofico evento che rende il Pianeta Terra una
vera bomba a orologeria. Per questo motivo, le nazioni si
riuniscono per cercare di trovare una soluzione e salvare l’umanità
dall’estinzione, decidendo di trasportarla nello spazio. Cinquemila
anni dopo, la loro progenie – sette razze che contano 3 miliardi di
persone – si imbarca in un altro audace viaggio verso un mondo
alieno trasformato dal cataclisma e dal tempo: la Terra.
Anche David Ellison della Skydance
si occuperà della produzione insieme a Dana Goldberg e Erica
Huggins della Imagine. Tra i prossimi progetti in cantiere della
Skydance figurano Star Trek Beyond,
Jack Reacher: Never Go Back,
Geostorm eLife.
Ricordiamo che Ron
Howard è attualmente impegnato con la post-produzione di
Inferno, il terzo adattamento dei romanzi
di Dan Brown con protagonista l’ormai famoso
personaggio letterario del professor Robert Langdon, interpretato
dal due volte premio Oscar Tom Hanks.
I
Beatles sono uno dei gruppi più famosi al mondo e
la loro leggenda è esplosa soprattutto negli anni ’60 e ’70.
Ron Howard deve essere un loro grande ammiratore,
perché ha deciso di dedicargli un documentario. Il regista, avrà
inoltre il completo supporto di Paul McCartney, Ringo Starr, Yoko Ono Lennon
eOlivia Harrison, e l’opera
sarà prodotta da Apple e White Horse.
Howard si è mostrato molto felice
del progetto, e il film avrà un focus verso il periodo centrale del
gruppo, quello in cui divennero grandi:
Questo film cercherà di spiegare
come fu quel particolare momento in cui tutto cambiò. Esaminerà il
contesto politico e tecnologico, e l’incomparabile energia tra il
gruppo e il suo pubblico, che trasformerà la loro musica in un
movimento; un’esperienza comune in qualcosa di sublime.
Sono molto eccitato e onorato di
lavorare con Apple e il team di White Horse. Il loro impatto sulla
cultura popolare è stato incredibile.
Ron Howard
dirigerà un adattamento cinematografico del thriller di
JP Delaney, The Girl
Before, per la Universal.
Tra i produttori ci
saranno Michael De Luca, Erica
Huggins e la Imagine Entertainment di Brian
Grazer.
Universal ha acquistato i diritti
cinematografici di The Girl Before, un
romanzo che Ballantine Bantam Dell Random House
pubblicherà nell’autunno del 2016. La storia coinvolge una donna
traumatizzata che si innamora di una casa minimalista e dell’uomo
che l’ha progettata – solo per scoprire che un’altra donna, con i
suoi stessi problemi, è morta in quella casa tre anni
prima.
Delaney si pensa sia uno pseudonimo
del romanziere Tony Strong.
Le ultime notizie che avevamo in
merito risalivano al luglio dello scorso anno, ma adesso sembra che
il progetto di Pinocchio con protagonista
Robert Downey Jr. abbia finalmente trovato un
regista. Si tratta infatti di Ron Howard, che,
come annuncia The Tracking Board, prenderà le
redini del progetto da tanto tempo in cantiere.
La storia di Pinocchio è nata alla
fine del XIX secolo dalla mente di Carlo Collodi,
che nel 1881 pubblico Le Avventure di
Pinocchio. Tutti sappiamo che la Disney, nel 1940,
realizzò il classico animato e al momento è stato dichiarato dalla
Casa di Topolino che è in sviluppo un film in live action ispirato
a quella storia, mentre Guillermo Del Toro ancora
spera di realizzare il suo Pinocchio in stop-motion 3D.
Indimenticabile per noi italiani è
lo sceneggiato Rai, Le avventure di
Pinocchio, diretto da Luigi
Comencini, con Nino Manfredi nei panni di
Geppetto, Gina Lollobrigida in quelli della Fata
Turchina e Franco e Ciccio in quelli del Gatto e
la Volpe.
I dettagli del film sono ancora
pochi ma si pensa che il protagonista della storia non sarà il
burattino ma il suo creatore, Geppetto, interpretato appunto da
Robert Downey Jr, alla disperata ricerca del suo
figlio disperso.
Ron Howard ha di
recente portato al cinema Heart of The Sea – La vera
storia di Moby Dick, mentre lo vedremo di nuovo al
cinema il prossimo 16 ottobre con
Inferno, terzo film che racconterà le
avventure del professor Robert Langdon (Tom Hanks)
nato dalla fantasia di Dan Brown.
Pinocchio
è prodotto dalla Imagine Entertainment e da Dan Jinks,
Robert Downey Jr. e Susan Downey.
Dei due adattamenti cinematografici
che vedremo prossimamente de Il libro della
giungla, basato sul romanzo omonimo del 1894 scritto
da Rudyard Kipling che ha come protagonista
il piccolo indiano Mowgli, solo uno sembra ave re vita facile. Il
progetto della Disney infatti è saldo nelle mani di Jon
Favreau (regista di Iron Man 1 e
2) che si occuperà della regia.
Il secondo adattamento, prodotto
dalla Warner Bros, ha già dovuto affrontare
diverse peripezie, tra le quali l’abbandono del
regista, il messicano Alejandro Gonzalez
Inarritu, regista di 21 grammi e
Babel. Adesso però sembra che il
progetto sia passato nelle mani di Ron Howard, che
dopo il successo di Rush comincia a
guardarsi intorno per scegliere il suo prossimo
film.
La sceneggiatura della produzione
Warner Bros sarà opera di Callie Kloves, figlia di
Steve Kloves, autore degli scrip della saga di
Harry Potter.
Dopo averlo diretto in
Rush,Biopic dedicato alla vita di Niki Lauda
adesso in postproduzione, Ron Howard potrebbe
tornare a dirigere Chris Hemsworth In The Heart Of The
Sea, film d’avventura ambientato nel XIX secolo.
Il film percorrerà la storia
dell’equipaggio di una baleniera che naufragò nel bel mezzo del
Pacifico, ispirando la famosissima storia alla base del romanzo
Moby Dick di Helman Melville. Lo script sarà opera di Charles
Leavitt (Blood Diamond).
The Graveyard
Book (Il figlio del
cimitero), romanzo firmato da Neil
Gaiman e vincitore del Premio Hugo (il più importante
riconoscimento alla narrativa ‘di genere’) nel 2009, fin dalla sua
uscita è entrato nel novero delle opere per le quali si punta a una
trasposizione cinematografica.
Neil Jordan prima
ed Henry Selick poi hanno provato a metterci le
mani, senza che però nulla si concretizzasse; ad entrare in
trattative per realizzarlo è ora Ron Howard.
Certo, l’idea di vederne una
versione animata in stop motion da Henry Selick (che aveva già
portato al cinema un’altra opera di Gaiman,
Coraline) era affascinante, ma anche un
live action, se firmato da Howard, appare essere promettente.
Protagonista de Il figlio del
cimitero è un ragazzo, Nobody Owens, rimasto orfano in seguito
all’uccisione dei suoi genitori, e affidato dallo spirito della
madre a due fantasmi, che lo crescono in un cimitero, aiutati dalle
creature soprannaturali che vi albergano; nel corso della storia,
Nobody scoprirà il vero motivo dell’uccisione dei suoi genitori,
legata al proprio destino.
In attesa di vederlo impegnato con
l’opera di Neil Gaiman, il prossimo film di Howard ad approdare
sugli schermi sarà Rush, biopic dedicato
al corridore automobilistico James Hunt, la cui
uscita è prevista per il 13 settebre.
Guarda il trailer di
Ron – Un Amico Fuori Programma, la nuova
avventura d’animazione, targata 20th Century Studios e Locksmith
Animation, arriverà il 21 ottobre nelle sale italiane, distribuita
da The Walt Disney Company Italia.
Ron – Un Amico Fuori Programma è la storia di
Barney, un impacciato studente delle medie, e di Ron, il suo nuovo
dispositivo tecnologico che cammina, parla, si connette e che
dovrebbe essere il suo “migliore amico pronto all’uso”. Nell’era
dei social media, gli esilaranti malfunzionamenti di Ron lanciano i
due in un viaggio ricco di azione in cui il ragazzo e il robot
fanno i conti con la meravigliosa confusione della vera
amicizia.
Il film Ron – Un Amico Fuori Programma è diretto
da Sarah Smith e dal veterano di Pixar Jean-Philippe Vine, e
co-diretto da Octavio E. Rodriguez; la sceneggiatura è firmata
da Peter Baynham & Smith. Il film è prodotto da Julie
Lockhart, anche co-fondatrice di Locksmith, e da Lara Breay, mentre
la presidente di Locksmith Elisabeth Murdoch, Smith e Baynham sono
i produttori esecutivi.
Ron – Un Amico Fuori Programma racconta la
storia commovente ed esilarante sull’amicizia tra un ragazzo delle
medie e il suo robot difettoso. La nuova avventura d’animazione,
targata 20th Century Studios e Locksmith Animation, arriverà il 21
ottobre nelle sale italiane, distribuita da The Walt Disney Company
Italia.
Il prossimo 15 ottobre, Ron –
Un Amico Fuori Programma sarà presentato come evento
speciale in anteprima ad Alice nella Città.
Per l’occasione, sul red carpet sfilerà il cast di voci italiane:
l’autore, attore, comico, musicista, cantante, conduttore
televisivo, radiofonico e fumettista Lillo, che
presta la propria voce a Ron; l’attore Miguel Gobbo
Diazdoppiatore di Marc; e i creators
DinsiemE (Erick e Dominick) che prestano la voce
rispettivamente a B-Bot di Ava (Erick) e B-Bot Invincibile e B-Bot
di Alice (Dominick).
Ron – Un Amico Fuori Programma è la storia di
Barney, un impacciato studente delle medie, e di Ron, il suo nuovo
dispositivo tecnologico che cammina, parla, si connette e che
dovrebbe essere il suo “migliore amico pronto all’uso”. Nell’era
dei social media, gli esilaranti malfunzionamenti di Ron lanciano i
due in un viaggio ricco di azione in cui il ragazzo e il robot
fanno i conti con la meravigliosa confusione della vera
amicizia.
Il film Ron – Un Amico Fuori Programma è diretto
da Sarah Smith e dal veterano di Pixar Jean-Philippe Vine, e
co-diretto da Octavio E. Rodriguez; la sceneggiatura è firmata
da Peter Baynham & Smith. Il film è prodotto da Julie
Lockhart, anche co-fondatrice di Locksmith, e da Lara Breay, mentre
la presidente di Locksmith Elisabeth Murdoch, Smith e Baynham sono
i produttori esecutivi.
La sua presentazione – attesissima
dopo il successo lo scorso anno del film Il primo re, diretto da Matteo
Rovere, da cui è stata tratta – fa parte degli
Eventi Speciali della Festa del Cinema di
Roma.
La serie tvRomulus promette di raccontare la
fondazione di Roma e soprattutto il mondo dei primi romani
dell’VIII secolo a. C. come non era stato mai fatto. La dimensione
della serialità consente di soffermarsi di più e meglio sui
molteplici aspetti della vita del tempo, di ricreare con dovizia di
particolari quel mondo intriso di violenza, paura, riti e credenze
arcaiche, divenuto oggetto di miti e leggende. Un approfondimento
che non poteva trovare spazio nel film. Si prevede anche una
trilogia di romanzi scritti da Luca Azzolini e pubblicata da Harper
Collins, i primi due dei quali usciranno in contemporanea con la
serie.
Inevitabile chiedersi se
Romulus, diretto da Matteo
Rovere, Michele Alhaique e Enrico
Maria Artale riuscirà a mantenere gli alti livelli non
solo visivi del film, ma anche di scrittura e interpretativi,
riuscendo a non svilirsi nel compromesso con i meccanismi della
serialità televisiva e dell’indirizzo a un pubblico di massa. Della
scrittura si sono occupati lo stesso
Matteo Rovere, Filippo Gravino (Veloce
come il vento, Alaska,
Il Primo Re) e Guido
Iuculano (Una vita tranquilla,
Tutto può succedere,
Questione di cuore,
Alaska) con un lavoro meticoloso di
documentazione e studio delle fonti storiche, durato quattro anni.
La serie, come il film, è interamente girata in protolatino.
Romulus, la trama
Lazio, VIII secolo a. C.. Trenta
popoli formano la Lega Latina. Ognuno ha il suo re, ma tutti vivono
sotto la guida del re di Alba, Numitor. La preoccupazione cresce
nella Lega a causa di una prolungata siccità. Si consulta
l’aruspice e il verdetto è implacabile: per far tornare la pioggia,
gli dei chiedono l’esilio di Numitor. Il trono dovrà passare ai
nipoti Enitos, Giovanni Buselli, e Yemos,
Andrea Arcangeli, figli di sua figlia Silvia,
Vanessa Scalera. I due fratelli sono inseparabili,
ma Enitos ama segretamente Ilia, Marianna Fontana,
vestale figlia di Amulius, Sergio Romano, fratello
di Numitor. Ilia è rinchiusa nel tempio di Vesta, dove
veglia giorno e notte sul fuoco sacro affinché non si spenga.
Nonostante Ilia profetizzi a Enitos che sarà ucciso da suo fratello
e gli consigli di allontanarsi da Alba per fuggire il destino,
Enitos decide di restare accanto al fratello e regnare insieme. Nel
frattempo, a Velia, un gruppo di giovani, i Luperci, viene scelto
per un rito di iniziazione: dovrà restare nel bosco per mesi e
sopravvivere alla minaccia della dea Rumia, che abita la foresta.
Tra questi c’è Wiros, Francesco Di Napoli.
Ad Alba Amulius, convinto dalla moglie Gala, Ivana
Lotito, e dal re di Velia, Spurius,
MassimoRossi, prende il potere
con la forza. Yemos dovrà fuggire verso il bosco, dove si unirà ai
Luperci avvicinandosi a Wiros. Ilia perderà il suo amore e farà un
gesto gravissimo, di cui pagherà le conseguenze. Tutto però può
cambiare in un attimo in un mondo primitivo, dominato da violenza,
paura e mistero.
Romulusmantiene le promesse nonostante qualche compromesso
inevitabile
Torniamo dunque alla domanda
dell’inizio. Romulus mantiene gli alti
livelli del film da cui è tratto, nonostante la diluizione nella
serialità? Stando ai primi due episodi, sembra di si. Il progetto è
molto curato e riesce a sfruttare al meglio la possibilità di
inventare un mondo che ancora non c’è, che non si era mai visto
prima, partendo da una minuziosa ricostruzione storica. Il lavoro
di scrittura in questo senso è notevole. D’altro canto, si
inseriscono elementi che nel film erano assenti, come la
sessualità, quindi la nudità, con scene anche molto esplicite,
elemento che ne Il primo re mancava. Lo si fa per uniformare
il prodotto a dei canoni e attrarre un pubblico di massa. Al posto
di una visione problematica e complessa dei rapporti sembra farsi
strada una visione semplificata in cui è più netta la distinzione
tra bene e male. Questo almeno a giudicare dai primi due episodi.
Si introducono figure da tragedia shakespeariana, su tutte Gala,
moglie di Amulius, una Lady Macbeth ante litteram, e lo stesso
Amulius, un po’ Macbeth un po’ il Claudius dell’Amleto.
Non tutti i personaggi però sono curati allo stesso modo, anche se
ciò si potrà valutare più compiutamente nello sviluppo della serie.
Si pensi ad esempio proprio a Gala, che nei primi due episodi
interviene sempre con lo stesso comportamento e la stessa finalità,
con una certa prevedibilità. Ciò stona un po’ con l’estrema
accuratezza di cui abbiamo parlato sopra.
La regia riesce a restituire sia la
vastità di spazi allora sconosciuti e quindi spaventosi, la durezza
delle condizioni materiali di vita, sia lo stato di perenne paura,
di estrema precarietà in cui vivono i protagonisti. C’è molta
attenzione alle emozioni. Lo sguardo del regista si posa sui volti
e i corpi dei personaggi, che indaga da vicino per scorgerne gli
stati d’animo e i cambiamenti. Si riesce così a creare – con
l’aiuto della buona fotografia di Vladan Radovic,
sebbene sia difficile raggiungere i livelli di Daniele
Ciprì ne Il primo re, delle musiche dei
Mokadelic, basate ancora una volta sui ritmi
percussivi, adatti al contesto arcaico e creatori di atmosfere
piene di attesa e suspense – un’esperienza coinvolgente e un
universo credibile, che viaggia tra ricostruzione maniacalmente
realistica e fantasia. Il tutto è introdotto dalla sigla di testa,
spettacolare sia visivamente che musicalmente, con una bella cover
di Shout dei Tears for Fears cantata da
Elisa. C’è da augurarsi che i tre registi siano
riusciti a trovare un equilibrio di stili e che il livello si
mantenga alto durante tutta la serie come in questi primi due
episodi diretti da Matteo Rovere.
Un cast di giovani attori
da vita a Romulus
Il cast di
Romulus punta soprattutto sui giovani. I
tre personaggi principali su cui si concentra l’attenzione sono
Yemos, interpretato da Andrea Arcangeli
(Trust, The
Startup), Wiros, Francesco Di Napoli
(La
paranza dei bambini) e Ilia, Marianna
Fontana (Indivisibili, Capri – Revolution). Quest’ultima si
distingue nel ruolo della giovane vestale. La sequenza
dell’interramento che la vede protagonista è senza dubbio
visivamente impressionante e difficile da dimenticare, ma l’attrice
dimostra di sapersi esprimere al meglio in più momenti. Si capisce
già dai primi episodi come la sua figura sia quella di una ribelle
destinata a diventare un’eroina che riscatta il ruolo delle donne
in una società fortemente maschile. Da questo si evince, poi, come
la serie reinventi il passato per parlare al presente.
Accanto a loro Giovanni
Buselli (Gomorra – La serie),
Silvia Calderoni (Riccardo va
all’inferno), Demetra Avincola
(Fortunata,
Loro 2), Ivana Lotito
(Gomorra – La serie), Gabriel
Montesi (Favolacce,
Il primo re) sono solo alcuni dei
componenti del nutrito cast della serie. Prodotto da
Sky, Cattleya e
Groenlandia, Romulus
arriva su Sky dal 6 novembre.
Roma è un cucciolo di lupa, ma
crescerà e divorerà tutto ciò che la circonda. È un monito
quello che apre la seconda stagione di
Romulus (qui la recensione della prima
stagione), la serie ideata da Matteo Rovere a
partire dal suo film Il primo re. Se nella
prima stagione si erano seguiti i processi che hanno portato alla
formazione dei protagonisti e della mitica città, in questa seconda
il cuore narrativo è invece rivolto alla volontà di Roma e i suoi
abitanti di ottenere i giusti riconoscimenti, difendere i propri
confini e prosperare in un territorio quanto mai selvaggio e
brutale. Con Romulus II – La guerra per
Roma, si entra dunque nel vivo dell’epico racconto
concepito da Rovere.
Rincontriamo dunque i protagonisti
lì dove li avevamo lasciati. Wiros e Yemos sono i re di Roma, un
co-reggenza che genera non poche confusioni in chi è abituato a
relazionarsi con un solo sovrano, specialmente considerando che
Yemos è un ex schiavo. La nascita della nuova città, in
particolare, va molto poco a genio a Titos, re dei Sabini, tanto
giovane quanto crudele, il quale non tarderà a lanciare una
violenta sfida per la supremazia. Ora che la guerra sembra dunque
inevitabile, Roma e il suo popolo dovranno dimostrare di essere
all’altezza delle voci sul loro conto.
Aria di guerra a Roma
L’atmosfera su cui si apre
Romulus II è dunque un’atmosfera particolarmente cupa, con
uno scontro che si comprende essere inevitabile e che rappresenterà
il climax della stagione. Con i due episodi mostrati in anteprima
nel corso della Festa del
Cinema di Roma si entra quindi all’interno di una
serie di giochi di potere che rendono i rapporti tra tutti i
personaggi particolarmente tesi. Lo scontro vero e proprio,
infatti, arriverà probabilmente non prima degli ultimi episodi, in
attesa dei quali le due fazioni dovranno però armarsi e prepararsi
alla guerra, ricercando alleati o le giuste strategie per poter
sperare di vincere.
La Roma di Wiros e Yemos è infatti
isolata, essendosi inimicata tutti i popoli circostanti. È una
città appena nata e già apparentemente condannata ad una sconfitta
certa. È dunque compito dei due re trovare il modo per scongiurare
tale esito, dimostrando di non aver dato vita ad un mero fuoco di
paglia. Si parla dunque di onore, di bisogno di superare le
aspettative e affermarsi contro tutto e tutti. I primi due episodi
di otto appaiono particolarmente concentrati nel trasmettere tutto
ciò, densi di eventi realmente significativi allo sviluppo tanto
del racconto quanto della psicologia dei personaggi.
A spiccare in particolare è però il
Titos interpretato dal giovane Emanuele Di
Stefano, attore apparso anche in La scuola
cattolica e Il filo invisibile. Il suo re è un
giovane capriccioso e viziato e che proprio per ciò può rivelarsi
più pericoloso di quanto la sua fisicità esile lascerebbe
immaginare. Bastano due episodi a Titos per ambire dunque ad essere
la vera star di questa stagione. Accanto a lui, degne di nota sono
anche le interpretazioni di Andrea Arcangeli nei
panni di Wiros e di Marianna Fontana in quelli
della guerriera Ilia.
Romulus II e quella
crescente cura per i dettagli
L’impressione, dunque, è che tutti
questi giovani personaggi si troveranno in questa stagione ad un
bivio, che li porterà a crescere e prendere percorsi di vita
tutt’altro che indolori. Le loro interpretazioni sono certamente
aiutate anche da una maggiore cura nelle scenografie, nei costumi e
nel trucco. Ancora una volta Romulus si dimostra una serie
ambiziosa da questo punto di vista, che trova proprio nella sua
estetica un elemento di forte vanto. Tutti questi elementi
combinati insieme sono poi ovviamente funzionali per trasmettere
quel senso di arcaicità che tanto contribuisce al fascino della
serie.
Tra riti pagani, messe
propiziatorie e sacrifici agli dèi, Romulus II si
preannuncia ancor più violenta, barbarica, con sequenze d’azione
che non si risparmiano neanche sui dettagli più crudi. Matteo
Rovere, che dirige i primi due episodi, sembra dunque aver voluto
puntare ancor più in alto rispetto a quanto fatto con la prima
stagione. D’altronde, per quanto la meta di questa serie possa
essere tutto sommato anticipabile, è il percorso nel mezzo che può
regalare sorprese interessanti. Tra affascinanti descrizioni del
contesto e personaggi sempre più carichi di emotività, ci sono
tutte le premesse per poter assistere a qualcosa di molto
forte.
Roma è stata
fondata, ma il sogno di una città pacifica, egualitaria e prospera
è stato presto infranto dalla profezia. Non c’è
posto per due re su un solo trono; qualcuno deve morire, perché
solo uno è destinato a regnare sulla Città eterna. Chi è, dunque,
il primo vero re di Roma? Chi, tra Yemos e
Wiros, è Romulus? Torna con gli
ultimi due episodi la serie prodotta da Sky Studios, Cattleya e
Groenlandia,
ROMULUS II – LA GUERRA PER ROMA, il cui gran finale
andrà domani venerdì 11 novembre su Sky Atlantic e
in streaming su NOW (gli episodi saranno ovviamente disponibili
anche on demand).
In otto episodi girati come i
precedenti interamente in protolatino e scritti da Filippo
Gravino e Guido Iuculano con
Flaminia Gressi e Federico
Gnesini, Romulus
II arriva finalmente al cuore del mito fondativo di Roma,
con i protagonisti della prima stagione, Andrea
Arcangeli (Yemos), Marianna Fontana
(Ilia) e Francesco Di Napoli (Wiros) cui nei nuovi
episodi si aggiungono Valentina Bellè (Volevo
fare la rockstar,L’uomo del labirinto, Catch-22)
nei panni di Ersilia, a capo delle sacerdotesse Sabine;
Emanuele Maria Di Stefano (La scuola
cattolica, Siccità) che interpreta il re dei Sabini
Tito Tazio, figlio del Dio Sancos, il più potente nemico di Roma;
Max Malatesta (Favolacce,
Il
primo Re) è Sabos, consigliere e braccio destro del re dei
Sabini; Ludovica Nasti (L’amica geniale)
veste i panni di Vibia, la più giovane fra le sacerdotesse Sabine;
mentre Giancarlo Commare (Skam Italia,
Maschile singolare, La Belva) è Atys, il giovane re di
Satricum. Tornano anche Vanessa Scalera (Silvia),
Sergio Romano (Amulius) e Demetra
Avincola (Deftri).
Negli ultimi due episodi di
Romulus II, Tito concede a Wiros tre
giorni per arrendersi, ma il re di Roma incita gli altri ad avere
speranza nella loro vittoria. Yemos intanto è certo di essere stato
scelto dalla Dea e condivide le visioni che la Lupa gli ha
rivelato. Wiros sposa Ersilia e il giorno delle nozze è entusiasta
di vedere il fratello lì per celebrarlo. Ben presto, però, dovrà
affrontare la verità. Wiros lascia i suoi soldati senza parole
quando si arrende e cede la città di Roma. L’ex re rientra in città
incatenato e sottomesso davanti al suo popolo. Durante l’umiliante
parata, però, una donna si fa spazio tra la folla e gli posa sulle
spalle una coperta lasciando Tito sconvolto. Quest’ultimo vuole
delle risposte e le troverà lasciando Wiros nei boschi nel bel
mezzo della tempesta.