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Vizio di Forma: intervista ad Paul Thomas Anderson

Vizio di Forma: intervista ad Paul Thomas Anderson

Questa mattina presso l’Hotel De Russie a Roma si è tenuta la conferenza stampa del film Vizio di forma di Paul Thomas Anderson. Ad incontrare la stampa c’era il regista statunitense.

Come ha lavorato sul libro di Pynchon? definito uno degli autori meno adatti alle trasposizioni cinematografiche.
Paul Thomas Anderson
: In realtà non ho mai pensato che fosse assolutamente e completamente difficile, nel senso che sapevo che era complesso ma gli altri lo sono ancora di più. Questo si è presentato come quello leggermente più presentabile, più fattibile. Ho cominciato a scrivere sapendo che era la storia di un uomo a cui era stata data una missione che lui cercava di compiere.

Nel rapporto con l’autore, che scambi avete avuto?
P.A.:
Non ci sono stati scambi per sua scelta, dobbiamo far finta che lui non ci sia, che lui non esista o che potrebbe essere una bambina, una donna o che potrebbero esserci tanti Pynchon. Quello che conta è il libro, io se dovessi rinascere, mi piacerebbe fare come lui, no che non mi piaccia stare qui con voi giornalisti, ma questa aura di mistero dove è il lavoro che parla per sé, mi piace.

La logica del film sfugge alle leggi del reale. Tutto sembra un sogno allucinato, ma la struttura ha ricordato Eyes Wide Shut, un sogno nel sogno, un uomo che sogna di tornare dalla sua ex e di recuperare un mondo che non potrà tornare mai.
P.A
.: Mi piace quest’ultimo passaggio, che si tratta di un sogno su cui non si può tornare indietro ma non sono d’accordo su cose che sembrano sfuggire o sono distanti dalla realtà. Perché anche nel leggere il libro c’è la sensazione che per quanto possano sembrare iper realistiche, eccessive, estreme e distanti da quello che è la realtà poi ti rendi conto di quanto invece siano assurde e strane le cose che appartengono alla nostra vita, esperienze quasi scioccanti quelle che puoi fare, quasi extrasensoriali che possono essere diventare telepatiche.

Anderson-Phoenix-Vizio-di-FormaNel libro c’è questo senso di malinconia per ciò che è passato e finito, dal suo punto di vista, quell’epoca segna anche l’innocenza perduta dell’America?
P.A.:
Si c’è all’interno del libro il riferimento alla fine di un certo tipo di innocenza e in effetti hai ragione. Inoltre nel libro c’è l’ultimo periodo in cui poteva essere fico essere sentimentali, oggi non è più di moda, non va più bene essere sentimentali. Quindi la fine di un certo tipo di innocenza presumo, Charles Manson e la sua banda c’è l’hanno distrutta. (cantautore statunitense diventato uno degli assassini più efferati degli Stati Uniti n.d.r.)

Il film costringe il pubblico a cercare delle citazioni, alcuni momenti ricorda anche L.A. Confidential in particolare penso a Kevin Spacey. Oppure il mondo in cui Doc va alla sede della Golden Feng, sembra James Bond. Mentre le canzoni vengono lasciate andare di continuo.
P.A.:
La musica che ascoltate nel film è quella che io ascolto regolarmente Neil Young, Jhonny Greenwood, Minnie Riperton…che è stata anche mia suocera. Mentre per quanto riguarda le citazioni, la serie televisiva degli anni ’60 Dragnet, Joe Friday interpretato da Jack Webb è stata anche la base per il personaggio interpretato da Kevin Spacey, di questa polizia di Los Angeles che hanno interesse a stare in televisione più di quanto ne hanno di risolvere i casi. Inoltre ho anche molti amici nella polizia di Los Angeles che ancora se la prendono e criticano quelli lì per la pessima reputazione di cui gode la polizia, perché ormai vengono rappresentati come strafighi fantastici, sempre rispettosi della legge, cosa che a Los Angeles è tutt’altro che così.

Che indicazioni ha dato a Joaquin Phoenix per interpretare il personaggio di Doc?
P.A.
: Non gli ho dato suggerimenti, indicazioni o consigli. Abbiamo buttato giù un po’ di idee su quello che poteva essere il suo aspetto fisico, abbiamo guardato insieme il documentario The Most Dangerous Man, che parla degli anni ’60, le foto di Neil Young. E poi ho lasciato che lui facesse da solo.

Una domanda sugli attori, il film è corale e pieno di volti noti ma a dare l’innesco alla storia è Katherine Waterston, perché lei?
P.A.:
Devo dire che lavorare a questo film è stato molto bello proprio per questo aspetto, il libro ha dei personaggi fantastici che noi abbiamo potuto assegnare sia ad attori famosi o non. Offriva questa vasta gamma di personaggi dove potevi veramente metterci tutti. Io ho scelto lei anche prima del provino, l’avevo già vista in un film, mi era piaciuta, avevo in mente questa idea di lavorare con lei. Poi l’ho convocata proprio perché ha questo corpo e volto di ragazza degli anni ’60-’70 quindi dal provino è risultato chiaro che doveva essere lei.

vizio-di-forma-poster-illustratoQuanto ha contribuito alla creazione della locandina? perché sembra un po’ la creazione della mente di Doc.
P.A.
: Si, l’immagine la racconta perfettamente, difatti la parte che mi piace di più e l’immagine di Shasta che preme con la sua mano sulla testa di Doc. Questa era l’idea che avevamo e la Warner Bros ha trovato degli artisti in grado di fare le copertine simile a quelle della paperback, associata a quel tipo di immagine e disegno.

Per quanto riguarda il caso, quanto è stato difficile interpretare la realtà e l’enigma?
P.A
.: Questa è più una cosa di Pynchon, poiché io mi sono più preoccupato della resa del libro. Questo è un argomento che lui ha già trattato in The Crying of Lot 49 dove lui parla di questa ricerca di risolvere l’enigma e il mistero e di come una persona potrebbe inseguire le risposte all’infinito senza ottenerle mai. E lui spesso parla di questa cosa, o c’è questa ampia cospirazione che contribuisce a tutte le cose negative che si verificano e succedono oppure c’è proprio questo vizio di forma che è insisto e intrinseco in ogni cosa.

Come riesce a tirare il meglio dall’attore per farlo diventare un personaggio alla P.T. Anderson?
P.A.:
Io penso che bisogna togliere tutte le parti brutte, fatte male, scritte, dirette e recitate male. Devi partire sempre da qualcosa che sia ben scritto perché se è finta non funziona, mentre se è ben fatta è molto facile pensarla e girarla.

Vizio di Forma: intervista a Joaquin Phoenix

Vizio di Forma: intervista a Joaquin Phoenix

Questa mattina presso l’Hotel De Russie a Roma si è tenuta la conferenza stampa del film Vizio di forma di Paul Thomas Anderson. Ad incontrare la stampa c’era il regista statunitense e l’attore protagonista Joaquin Phoenix. 

Nel film riesce perfettamente a rievocare i temi del libro, ha fatto qualche lavoro d ricerca per costruire l’atmosfera e il suo personaggio?
Joaquin
Phoenix: Beh non so, forse una questione di fortuna comunque devo dire che non ho avuto la sensazione di avere il bisogno di andare a rivedere vecchi film perché nel libro c’era tutto il materiale di cui avevo bisogno, c’era veramente tanto materiale. Poi c’è questo tono veramente unico della storia di Pynchon e questa è stata la mia più grande fonte di ispirazione, lavorando con Paul Thomas Anderson devo dire che lui riesce a mettere insieme foto, album e altri oggetti che il suo ufficio diventa proprio quell’epoca, quel periodo storico. È lui che riesce a raccogliere tutto e mettere insieme, non c’è una scienza e parlarne in questi termini sarebbe veramente troppo noioso.

Il film è contraddistinto dalla melanconia, una riflessione sul mondo che non c’è più e che non può tornare, questa atmosfera è ben visibile sul suo volto, come ci ha lavorato?
J.P.: Non ho fatto uno sforzo consapevole per avere un’espressione particolare, comunque hai ragione è un sentimento che permea tutto il film e devo dire che è una delle peculiarità del libro stesso, si intuisce proprio dalla citazione iniziale, qualcosa che appena la leggi ti colpisce. Io comunque cerco sempre di non prendere delle decisioni consapevoli sul tipo di espressione che dovrei adottare perché sembrerebbe come se cercassi di vendere qualcosa al pubblico e a volte quello che è più interessante e più profondo potrebbe uscire da qualcosa che non ti aspetti. Quindi non ero consapevole di aver usato una mimica particolare per comunicare questo senso di malinconia, però tu lo attribuisci a me perché lo vedi nel mio volto ma ci sono stati anche tanti riferimenti, il colore, i costumi che hanno contribuito a questo sentimento. Quello che cerco di fare e di non dominare questi sentimenti.

Com’è lavorare in uno dei mondi di Paul Thomas Anderson e come è il vostro rapporto?
J.P.:
Devo dire che a volte è semplicemente il fatto che una persona che ti piace, ti ci trovi bene e vuoi stargli intorno. Poi lui che ha dei mondi molto calmi, riesce ad emozionarsi facilmente per alcune cose. Comunque lui è un costruttore di mondi. Lui obiettivamente fa questo e io cerco di inseguirlo ma c’è questa sensazione di calarsi in questo mondo, ed è una sensazione molto bella.

Joaquin-Phoenix-Vizio-di-FormaChe differenza c’era tra questa lavorazione e con The Masters?
J.P.
: Si devo dire che Doc è un personaggio che tende un po’ ad abbracciare un mondo, mentre invece il personaggio di Freddie in The Masters era più isolato, è stata un’esperienza più insulare, se vogliamo. Anche sul set ho avuto un’esperienza simile, proprio quasi di isolamento mi sentivo estraniato dalla produzione. Invece in questo particolare caso c’era proprio uno sforzo per abbracciare il set e tutti gli attori che hanno lavorato, qui era viva la sensazione di far parte alla lavorazione del film.

Un periodo della sua vita ha vissuto in una comunità hippie con la tua famiglia, ha influenzato la preparazione al tuo personaggio?
J.P.:
Avevo due anni! Ero troppo piccolo non mi ha influenzato!

Ha una grande capacità di bilanciare gli aspetti più bizzarri con toni reali ed umani, come si raggiunge questa cifra?
J.P.: Grazie! In genere si gira una scena si fanno 12 take con delle piccole variazioni e poi il regista ne sceglie una, quindi spesso quando si va a vedere il film finito si ha una sorta di combinazione tra ciò che faccio e la scelta del regista e di chi si occupa del montaggio. Ma in genere nei film a cui ho lavorato io, c’è sempre il regista che ha supervisionato il montaggio. Quindi non penso di potermi di assumere la responsabilità di quello che vedete voi, se la cosa che vedete voi funziona e voi vedete personaggi ed elementi diversi non so se effettivamente potete imputare il tutto esclusivamente a me. Vorrei poter dire che sono un genio, che sono bravissimo e che faccio tutto bene ma forse non è così.

Vizio di Forma: i character poster italiani

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Vizio di Forma: i character poster italiani

Ecco tutti i character poster italiani di Vizio di forma, prossima incursione nella commedia di Paul Thomas Anderson con protagonista Joaquin Phoenix, alla seconda collaborazione con il regista.

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La pellicola segnerà il ritorno della coppia Paul Thomas Anderson e Joaquin Phoenix, dopo i fasti di The Master e racconterà la storia dell’eccentrica figura del detective tossicodipendente Larry “Doc” Sportello la cui sregolata vita è sconvolta dall’arrivo improvviso della sua ex ragazza. La vecchia fiamma riesce a convencere Doc a rintracciare il suo nuovo amante, un magnate del mattone rapito da dei misteriosi criminali. Come di consueto grande cast per il regista culto che vede fra gli altri coinvolti attori del calibro di Josh Brolin, Benicio Del Toro, Owen Wilson, Reese Witherspoon, Martin Short, Katherine Waterston, Jena Malone, Kevin J. O’Connor.

Di seguito la trama del romanzo di Pynchon:

California, inizio anni Settanta. Doc Sportello, investigatore privato con una passione smodata per le droghe e il surf, viene contattato da una vecchia fiamma, Shasta, che gli rivela l’esistenza di un complotto per rapire il suo nuovo amante, un costruttore miliardario. L’investigatore non fa neanche in tempo ad avviare le sue indagini che si ritrova arrestato per l’omicidio di una delle guardie del corpo del costruttore, il quale è intanto sparito, come pure Shasta. Sembrano le premesse del più classico dei noir, ma ben presto le coincidenze piú strane si accumulano e il mistero si allarga a macchia di leopardo. Doc inciampa così in collezioni di cravatte con donnine discinte, in falsi biglietti da venti dollari con il ritratto di Richard Nixon, in un’associazione di dentisti assassini nota come Zanna d’Oro, che è però anche il nome di un sedicente cartello indocinese dedito al traffico di eroina.

Fonte: WB

Vizio di Forma: due clip dal film con Joaquin Phoenix

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Vizio di Forma: due clip dal film con Joaquin Phoenix

Ecco due nuove clip italiane da Vizio di Forma, grande ritorno di Paul Thomas Anderson al cinema con protagonista Joaquin Phoenix. Il film è nelle nostre sale dal 26 febbraio.

Leggi la nostra recensione del film

Ecco le clip:

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Vizio di Forma 1La pellicola segnerà il ritorno della coppia Paul Thomas Anderson e Joaquin Phoenix, dopo i fasti di The Master e racconterà la storia dell’eccentrica figura del detective tossicodipendente Larry “Doc” Sportello la cui sregolata vita è sconvolta dall’arrivo improvviso della sua ex ragazza. La vecchia fiamma riesce a convencere Doc a rintracciare il suo nuovo amante, un magnate del mattone rapito da dei misteriosi criminali. Come di consueto grande cast per il regista culto che vede fra gli altri coinvolti attori del calibro di Josh Brolin, Benicio Del Toro, Owen Wilson, Reese Witherspoon, Martin Short, Katherine Waterston, Jena Malone, Kevin J. O’Connor.

Di seguito la trama del romanzo di Pynchon:

California, inizio anni Settanta. Doc Sportello, investigatore privato con una passione smodata per le droghe e il surf, viene contattato da una vecchia fiamma, Shasta, che gli rivela l’esistenza di un complotto per rapire il suo nuovo amante, un costruttore miliardario. L’investigatore non fa neanche in tempo ad avviare le sue indagini che si ritrova arrestato per l’omicidio di una delle guardie del corpo del costruttore, il quale è intanto sparito, come pure Shasta. Sembrano le premesse del più classico dei noir, ma ben presto le coincidenze piú strane si accumulano e il mistero si allarga a macchia di leopardo. Doc inciampa così in collezioni di cravatte con donnine discinte, in falsi biglietti da venti dollari con il ritratto di Richard Nixon, in un’associazione di dentisti assassini nota come Zanna d’Oro, che è però anche il nome di un sedicente cartello indocinese dedito al traffico di eroina.

Vizio di Forma: clip in italiano con Joaquin Phoenix

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Vizio di Forma: clip in italiano con Joaquin Phoenix

Warner Bros. Italia ha appena reso disponibile sul suo canale Youtube la prima clip in italiano tratta da Vizio di forma, il nuovo film dell’acclamato regista americano Paul Thomas Anderson. La pellicola è un adattamento dell’omonimo romanzo del 2009 di Thomas Pynchon, noto in patria come Inherent Vice. Nel cast di Vizio di forma accanto a Joaquin Phoenix nel ruolo del protagonista figura un cast a dir poco eccezionale tra i quali Benicio Del Toro, Owen Wilson, Reese Witherspoon, Joanna Newsom, Josh Brolin, Jena Malone, Sasha Pieterse, Maya Rudolph, Katherine Waterston e Martin Short.

Al centro della storia un investigatore privato Doc Sportello (Phoenix), che esercita il suo lavoro nella Los Angeles degli anni Settanta. Una visita inattesa della sua ex fiamma (Waterston) lo coinvolge in un caso bizzarro che coinvolge ogni sorta di personaggi, surfisti, traffichini, tossici e rocker, uno strozzino assassino, detective della LAPD, un musicista sax tenore che lavora in incognito ed una misteriosa entità conosciuta come Golden Fang, che potrebbe essere solo una manovra per eludere il fisco messa in piedi da alcuni dentisti…

Qui di seguito potete vedere la prima clip dal film:

Candidato a due premi Oscar, Vizio di Forma esce nelle sale cinematografiche italiane a partire da domani giovedì 26 febbraio 2015.

Vizio di Forma: Benicio Del Toro nelle nuove foto

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Vizio di Forma: Benicio Del Toro nelle nuove foto

Ecco Benicio Del Toro nelle nuove immagini da Vizio di forma, il nuovo film di Paul Thomas Anderson con protagonista Joaquin Phoenix.

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Come di consueto, grande cast per il regista culto che vede fra gli altri coinvolti attori del calibro di Josh Brolin, Benicio Del Toro, Owen Wilson, Reese Witherspoon, Martin Short, Katherine Waterston, Jena Malone, Kevin J. O’Connor.

Di seguito la trama del romanzo di Pynchon: California, inizio anni Settanta. Doc Sportello, investigatore privato con una passione smodata per le droghe e il surf, viene contattato da una vecchia fiamma, Shasta, che gli rivela l’esistenza di un complotto per rapire il suo nuovo amante, un costruttore miliardario. L’investigatore non fa neanche in tempo ad avviare le sue indagini che si ritrova arrestato per l’omicidio di una delle guardie del corpo del costruttore, il quale è intanto sparito, come pure Shasta. Sembrano le premesse del più classico dei noir, ma ben presto le coincidenze piú strane si accumulano e il mistero si allarga a macchia di leopardo. Doc inciampa così in collezioni di cravatte con donnine discinte, in falsi biglietti da venti dollari con il ritratto di Richard Nixon, in un’associazione di dentisti assassini nota come Zanna d’Oro, che è però anche il nome di un sedicente cartello indocinese dedito al traffico di eroina.

Vizio di forma: 10 cose che non sai sul film

Vizio di forma: 10 cose che non sai sul film

Vizio di forma è un film di Paul Thomas Anderson che, ancora una volta, ha saputo raccontare il declino del sogno americano, adattando l’omonimo libro di Thomas Pynchon. Questo film ha saputo conquistare critica e pubblico grazie alla decisa impronta autoriale del regista e delle performance incisive e di rilievo attuate da un cast stellare ed eccezionale. Ecco, allora, dieci cose da sapere su Vizio di forma.

Vizio di forma film

vizio di forma

1. La sceneggiatura originale era molto diversa. Lo scrip del film è degno di nota per essere drasticamente diverso dal film finito. Ciò è dovuto al fatto che conteneva più informazioni e più scene, inclusa una in cui Doc ha una conversazione immaginata con Thomas Jefferson in una tavola calda.

2. È stato girato su pellicola. Anche per questo film, il regista ha girato interamente su pellicola, senza se e senza ma. Addirittura, quando il film è stato presentato in anteprima al New York Film Festival, si è vociferato che il regista avesse coinvolto il suo personale proiezionista che curava entrambe le versioni del film, in pellicola e in digitale, mentre Anderson stava scegliendo quale formato presentare.

3. Una sceneggiatura scritta passo passo. Secondo quanto riferito, Paul Thomas Anderson ha adattato il libro, da cui il film è stato tratto, parola per parola, realizzando già una bozza della sceneggiatura nel 2011, ben 3 anni prima della definitiva realizzazione del film. In seguito, il regista e sceneggiatore ci ha rimesso mano, arrivando alla realizzazione dello script finale.

Vizio di forma streaming

4. Il film è disponibile in streaming digitale. Per vedere o rivedere Vizio di forma basta accedere alle diverse piattaforme digitali legali che dispongono il film, come Rakuten Tv, Chili, Google Play e iTunes.

Vizio di forma trailer

5. Un trailer esplosivo. Prima di visionare il lungometraggio, è bene dare un’occhiata al trailer di Vizio di forma, per capire se possa essere un film adatto a sè e lo stile, nonchè gli argomenti trattati, siano fatti per la propria persona.

Vizio di forma cast

vizio di forma

6. Reese Witherspoon ha girato le sue scene in quattro giorni. Il regista e sceneggiatore Paul Thomas Anderson ha amato talmente tanto lavorare con lei che lui e Joaquin Phoenix, con cui ha diviso il set in Quando l’amore brucia l’anima (2005), hanno iniziato a parlare con l’attrice riguardo la possibilità di cambiare la storia, in modo che il suo personaggio potesse essere più presente. Tuttavia, l’attrice ha convinto i due del fatto che non sarebbe stata una buona idea.

7. Robert Downey Jr. poteva essere il protagonista. L’attore è stato originariamente assegnato al ruolo principale, ma Joaquin Phoenix è riuscito a soffiarglielo anche a causa di Anderson che voleva lavorare di nuovo con lui dopo The Master. Downey Jr. ha invece rivelato che il regista lo trovava essenzialmente troppo vecchio per il ruolo.

8. Josh Brolin non è stata la prima scelta. Michael Shannon e Jim Carrey sono stati originariamente considerati per interpretare il ruolo del Detective Christian F. “Bigfoot” Bjornsen. Tuttavia, il ruolo è stato in seguito affidato a Josh Brolin.

Vizio di forma trama

9. Un investigatore privato al centro di tutto. Al centro di Vizio di forma è posto l’investigatore Doc Sportello, che esercita il suo lavoro nella Los Angeles degli anni ’70. La visita, totalmente inattesa, della sua ex fidanzata lo coinvolge in un caso che coinvolge personaggi bizzarri e grotteschi.

Vizio di forma libro

10. Il film è l’adattamento di un romanzo. Questo film è il primo adattamento di uno dei diversi romanzi di Thomas Pynchon ad essere realizzato per il grande schermo. Pare che la sceneggiatura di Paul Thomas Anderson abbia avuto la benedizione dell’autore dell’omonimo romanzo su cui si basa.

Fonte: IMDb

Vizio di forma di P.T. Anderson con Joaquin Phoenix cambia data di uscita

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L’attesissimo nuovo film Vizio di forma , diretto da Paul Thomas Anderson con Joaquin Phoenix cambia data ed esce  al cinema il 26 febbraio 2015. Vizio di forma vede protagonista un cast d’eccezione composto anche da Josh Brolin, Owen Wilson, Katherine Waterston, il Premio Oscar Reese Witherspoon, il Premio Oscar Benicio Del Toro, Martin Short, Jena Malone e Joanna Newsom.

Vizio di forma è il settimo film di Paul Thomas Anderson ed il primo adattamento di un romanzo di Thomas Pynchon.

Quando la vecchia fiamma del detective privato Doc Sportello si presenta inaspettatamente raccontando la storia del suo attuale compagno, il miliardario proprietario terriero del quale è innamorata, e delle trame di sua moglie e del suo ragazzo nel tentativo…beh, facile a dirsi per lei. Siamo alla fine dei psichedelici anni ’60 e la paranoia è all’ordine del giorno e Doc sa che “amore” è un’altra di quelle parole in voga in quel momento storico, come “trip” o “groovy”, che vengono usate a sproposito—solo che questa di solito porta guai.

Con un cast di personaggi che include surfisti, traffichini, tossici e rocker, uno strozzino assassino, detective della LAPD, un musicista sax tenore che lavora in incognito ed una misteriosa entità conosciuta come Golden Fang, che potrebbe essere solo una manovra per eludere il fisco messa in piedi da alcuni dentisti… Parte noir sul surf, parte commedia psichedelica—in poche parole Thomas Pynchon.

I candidati all’Oscar® Joaquin Phoenix (“The Master,” “Walk the Line”), Josh Brolin (“True Grit”, “No Country For Old Men”) e Owen Wilson (“The Royal Tenenbaums”, “Midnight in Paris”); Katherine Waterston (“Michael Clayton,” “Boardwalk Empire”); i premi Oscar Reese Witherspoon (“Walk the Line”) e Benicio Del Toro (“Traffic”); Martin Short (“Frankenweenie”); Jena Malone (la serie di “The Hunger Games”) e Joanna Newsom (“Portlandia”).

Il candidato all’Oscar® Paul Thomas Anderson (“There Will Be Blood”, “The Master”) ha diretto “Vizio di forma” da una sua sceneggiatura tratta dal romanzo di Thomas Pynchon.  Anderson ha anche prodotto il film, insieme ai produttori candidati all’Oscar® Joanne Sellar e Daniel Lupi (“There Will Be Blood”).  Scott Rudin e Adam Somner sono stati i produttori esecutivi.

Il team creativo dietro la macchina da presa comprende il direttore della fotografia premio Oscar®, Robert Elswit (“There Will Be Blood”), lo scenografo David Crank (“The Master”), il montatore candidato all’Oscar®, Leslie Jones (“The Thin Red Line”) ed il costumista premio Oscar®, Mark Bridges (“The Artist”). Le musiche sono di Jonny Greenwood dei Radiohead.

La Warner Bros. Pictures presenta, in associazione con IAC Films, una produzione Joanne Sellar/Ghoulardi Film Company, “Vizio di forma”. il film sarà distribuito nel mondo dalla Warner Bros. Pictures, una compagnia della Warner Bros. Entertainment.

Vivo: intervista al doppiatore Stash (The Kolors)

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Vivo: intervista al doppiatore Stash (The Kolors)

Stash, chitarra e voce dei The Kolors, è stato scelto da Netflix per doppiare Vivo, il protagonista peloso dell’omonimo film d’animazione disponibile sulla piattaforma di streaming dal 6 agosto. Ecco la nostra intervista.

VIVO, la recensione del film d’animazione Sony – Netflix

Tutto quello che sappiamo su VIVO

Netflix e Sony Pictures Animation presentano Vivo, un’emozionante avventura musicale animata in arrivo il 6 agosto su Netflix con canzoni inedite di Lin-Manuel Miranda, vincitore di Tony, Grammy e Pulitzer, nonché ideatore di Hamilton e In the Heights. Il 31 luglio Vivo sarà presentato in anteprima italiana al Giffoni Film Festival nella sala Alberto Sordi e nella sala Lumière, davanti al pubblico dei giurati della sezione Elements +6.

La versione italiana del film sarà arricchita dalle voci di Stash, frontaman della band multiplatino The Kolors (voce e chitarra), cantautore e produttore, interprete di tutte le canzoni dell’originale protagonista Vivo, e di Massimo Lopez, attore, doppiatore, show man, conduttore televisivo e componente del noto trio “Lopez, Marchesini, Solenghi”, che doppia il personaggio di Andrès nelle canzoni e nei dialoghi.

VIVO: intervista al co-regista Kirk DeMicco

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VIVO: intervista al co-regista Kirk DeMicco

Disponibile su Netflix dal 6 agosto, VIVO è la nuova creatura animata con le canzoni di Lin Manuel Miranda. Ne abbiamo parlato con il co-regista, Kirk DeMicco, che con Brandon Jeffords ha portato in vita il film.

Tutto quello che sappiamo su VIVO

Netflix e Sony Pictures Animation presentano Vivo, un’emozionante avventura musicale animata in arrivo il 6 agosto su Netflix con canzoni inedite di Lin-Manuel Miranda, vincitore di Tony, Grammy e Pulitzer, nonché ideatore di Hamilton e In the Heights. Il 31 luglio Vivo sarà presentato in anteprima italiana al Giffoni Film Festival nella sala Alberto Sordi e nella sala Lumière, davanti al pubblico dei giurati della sezione Elements +6.

La versione italiana del film sarà arricchita dalle voci di Stash, frontaman della band multiplatino The Kolors (voce e chitarra), cantautore e produttore, interprete di tutte le canzoni dell’originale protagonista Vivo, e di Massimo Lopez, attore, doppiatore, show man, conduttore televisivo e componente del noto trio “Lopez, Marchesini, Solenghi”, che doppia il personaggio di Andrès nelle canzoni e nei dialoghi.

VIVO, la recensione del film d’animazione Sony – Netflix

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VIVO, la recensione del film d’animazione Sony – Netflix

Arriva direttamente su Netflix VIVO, il film d’animazione co-prodotto dallo streamer con Sony Animation che porterà allegria, colori, e tanta tanta musica nelle case degli abbonati. Il film presenta una cast tecnico di grande pregio, a partire dal regista nominato agli Oscar per I Croods, Kirk DeMicco (guarda la nostra intervista), insieme a Brandon Jeffords. Nome di spicco della produzione è quello di Lin-Manuel Miranda, una vera e propria gallina dalle uova d’oro per Hollywood, negli ultimi anni, e che è in sala con Sognando a New York – In the Heights, film basato sull’omonimo musical da lui creato. 

Anche in questa occasione, Miranda mette il suo talento a servizio di una storia musicale, che racconta appunto la musica come principale tramite per legami fondamentali nella vita di ognuno: che sia quello tra padre e figlia, tra due silenziosi amanti che non hanno mai avuto il coraggio di dichiararsi reciprocamente, o che sia addirittura la sintonia tra uomini e animali, che pur non parlando la stessa lingua si capiscono. 

La trama di VIVO

VIVO è il nome di un simpatico cercoletto (un piccolo abitante delle foreste tropicali), che trascorre le sue giornate suonando musica in una vivace piazza a L’Avana insieme al suo amato padrone/amico Andrés. Sebbene non parlino la stessa lingua, Vivo e Andrés sono un duo perfetto grazie alla passione per la musica che li accomuna. Ma una tragedia li colpisce poco dopo l’arrivo di un invito della celebre Marta Sandoval ad assistere al proprio concerto di addio che si terrà a Miami, con la speranza di rivedere il suo vecchio partner. Toccherà a Vivo consegnare il messaggio che Andrés ha sempre tenuto segreto: una lettera d’amore per Marta, scritta molto tempo fa sotto forma di canzone. Per riuscire a raggiungere Miami, Vivo dovrà accettare l’aiuto di Gabi, un’energica ragazzina con un ritmo tutto suo.

VIVO – (L-R) Ynairaly Simo as Gabi and Lin-Manuel Miranda as Vivo. ©2021 SPAI. All Rights Reserved.

VIVO è un on the road particolare, anarchico per certi versi, perché imbevuto dello spirito di questa simpatica protagonista, Gabi, una ragazzina che non riesce a trovare il suo posto nel mondo, ma che troverà un amico in questo simpatico animaletto. L’elaborazione del lutto, la ricerca di se stessi, la capacità di amare e di ascoltarsi sono i grandi temi che scorrono sotto alla superficie chiassosa, variopinta e spericolata della storia. 

E naturalmente le canzoni del film sono il cuore pulsante della storia. Lin-Manuel Miranda si sbizzarrisce, creando un pastiche musicale che spazia trai generi, adeguandosi non solo alle personalità dei personaggi che di volta in volta cantano e interpretano i brani, ma omaggiando anche i ritmi tipici delle aree geografiche in cui si muove. Il risultato è ricco e vario, curato e originale, proprio come VIVO.

Se da un punto di vista tecnico e visivo il film si assesta su standard molto buoni ma ormai consolidati, senza particolari guizzi, è lo spirito di VIVO a determinarne la bellezza e il carattere. 

Un cast di doppiatori stallare

La versione italiana di VIVO presenta alcune voci d’eccezione: Stash, frontaman della band multiplatino The Kolors (voce e chitarra), cantautore e produttore, interpreta tutte le canzoni dell’originale protagonista Vivo, Massimo Lopez, attore, doppiatore, show man, conduttore televisivo e componente del noto trio “Lopez, Marchesini, Solenghi”, doppia il personaggio di Andrés nelle canzoni e nei dialoghi, mentre Simona Bencini, cantante e storica front woman dei “Dirotta su Cuba”, è l’interprete delle canzoni di Marta Sandoval, a cui è dedicata la canzone di Andrés.

VIVO – (L-R) Ynairaly Simo as Gabi and Lin-Manuel Miranda as Vivo. ©2021 SPAI. All Rights Reserved.

Per quanto riguarda invece la versione originale, Lin-Manuel Miranda la fa invece da padrone, doppiando, canto e voce, il simpatico protagonista peloso, e con lui ci sono Zoe Saldaña (Rosa), Juan de Marcos (Andrés), Brian Tyree Henry (Dancarino), Michael Rooker (Lutador), Nicole Byer (Valentina), Gloria Estefan (Marta) e, per la prima volta sugli schermi, Ynairaly Simo (Gabi).

Ballando e cantando su melodie sudamericane, a ritmo sfrenato, VIVO regala un’esperienza visiva divertente e leggera con una buona dose di cuore, un ottimo modo per stare insieme in famiglia.

Guarda il trailer di VIVO

Vivo, il nuovo film animato di Netflix e Sony Pictures

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Vivo, il nuovo film animato di Netflix e Sony Pictures

Netflix e Sony Pictures Animation presentano Vivo, un’emozionante avventura musicale animata in arrivo il 6 agosto su Netflix con canzoni inedite di Lin-Manuel Miranda, vincitore di Tony, Grammy e Pulitzer, nonché ideatore di Hamilton e In the Heights. Il 31 luglio Vivo sarà presentato in anteprima italiana al Giffoni Film Festival nella sala Alberto Sordi e nella sala Lumière, davanti al pubblico dei giurati della sezione Elements +6.

La versione italiana del film sarà arricchita dalle voci di Stash, frontaman della band multiplatino The Kolors (voce e chitarra), cantautore e produttore, interprete di tutte le canzoni dell’originale protagonista Vivo, e di Massimo Lopez, attore, doppiatore, show man, conduttore televisivo e componente del noto trio “Lopez, Marchesini, Solenghi”, che doppia il personaggio di Andrès nelle canzoni e nei dialoghi.

Vivo è una storia entusiasmante su come dimostrare coraggio, sulla capacità di trovare una famiglia in amici improbabili e su come la musica possa aprire la mente a nuovi mondi.

Il cast originale è composto da Lin-Manuel Miranda (Vivo), Zoe Saldaña (Rosa), Juan de Marcos (Andrés), Brian Tyree Henry (Dancarino),Michael Rooker (Lutador), Nicole Byer (Valentina), Gloria Estefan (Marta) e, per la prima volta sugli schermi, Ynairaly Simo (Gabi).

Il film è diretto dal candidato agli Oscar Kirk DeMicco (I Croods), co-diretto da Brandon Jeffords (Piovono polpette 2 – La rivincita degli avanzi), sceneggiato da Quiara Alegria Hudes (In the Heights) e prodotto da Lisa Stewart (Mostri contro alieni), Michelle Wong (Hotel Transylvania 2) e dal premio Oscar Rich Moore (Zootropolis), con la consulenza visiva del regista premio Oscar Roger Deakins (Blade Runner 2049). Il premio Tony e Grammy Alex Lacamoire (The Greatest Showman) ricopre il ruolo di compositore e produttore esecutivo musicale, mentre la produzione esecutiva è di Lin-Manuel Miranda, del premio Golden Globe Laurence Mark (Dreamgirls) e di Louis Koo Tin Lok (I Mitchell contro le macchine).

Vivien Leigh: in arrivo un biopic sull’attrice di Via Col Vento

Vivien Leigh: in arrivo un biopic sull’attrice di Via Col Vento

La vita dell’attrice Vivien Leigh, celebre per il ruolo di Rossella O’Hara in Via col vento,  sta per diventare un biopic. Il film è scritto da Michael Zam e Jaffe Choen, famosi per la serie Feud: Betty and Joan ed è tratto dal libro Vivien Leigh: A biography scritto da Hugo Vickens.

Il film sarà incentrato sulla vita dell’attrice e sulla sua vita con  con Lawrence Olivier con il quale è stata sposata dal 1940 al 1960. Il film è prodotto e finanziato da Tim MacReady per la MGR Film e da Mira Vucvic con David A. Stern.

Via col vento: grandi attori celebrano le migliori battute-VIDEO

Vivien Leigh ha vinto l’Oscar due volte: la prima per il suo ruolo di Rossella O’Hara e la seconda per la sua interpretazione di Blanche Dubois nel film Un tram chiamato desiderio. Ha preso parte anche ai film Waterloo Brigde e Ship of fools.

Zam e Cohen stanno lavorando anche a un progetto su William Haines, la prima gay star di Hollywood e su un biopic basato sulla vita di Katharine Hepburn.

Fonte: Comingsoon

Viviane recensione del film di Ronit e Shlomi Elkabetz

Viviane recensione del film di Ronit e Shlomi Elkabetz

VivianeUna stanza spartana, una manciata di personaggi, la fine di una storia d’amore che non è mai esistita, una legge assurda. La vita di Vivane Amsalem, di cui possiamo farci un’idea durante il processo per il suo divorzio, ci sembra spoglia e priva di positività come l’aula da tribunale in cui i personaggi agiscono per tutto il film. Da tre anni la donna cerca invano di ottenere il divorzio dal marito Elisha. Siamo nell’Israele del presente, dove il matrimonio civile non esiste, ma vige soltanto la legge religiosa, indipendentemente dalla comunità di appartenenza dei coniugi e del fatto che possano essere o meno laici. Una legge religiosa che attribuisce tutto il potere al coniuge maschile che è anche il solo a poter concedere il divorzio legale e che lo innalza difatti anche dinanzi la legge civile, poichè non ne esiste alcuna che possa costringerlo nella sua decisione.

Viviane completa una trilogia, ed è preceduto da To take a wife e 7 Days, con cui Ronit e Shlomi Elkabetz hanno messo in scena le fasi fondamentali della vita sociale di una donna, in modo a dir poco singolare. I movimenti di macchina, la fotografia, la colonna sonora (quasi inesistente) e la scenografia seguono un minimalismo pieno di rigore. Tutt’altro fanno la regia e la sceneggiatura. I fratelli Elkabetz ci calano in un ambiente innocuo che caricano di significato tramite la scelta di sottomettere lo sguardo dello spettatore a quello dei personaggi. La macchina da presa è sempre posizionata dall’angolazione di uno dei peronaggi mentre osserva un altro. L’occhio dello spettatore non è libero di vagare, ma fastidiosamente dipendente dagli attanti. Ecco che la cattività di cui Viviane cerca di liberarsi, chiedendo disperatamente il divorzio, diventa cifra stilistica e imprigiona anche noi, che sentiamo fisicamente l’impossibilità di muoverci nello spazio del film. La libertà di sguardo ci è negata e ci sentiamo, insieme a lei, prigionieri e dipendenti da decisioni che non possiamo controllare. La sceneggiatura, brillante e arguta, è l’arma che ci allieta la prigionia. I 115 minuti che separano l’inizio dalla fine dell’opera dei fratelli Elkabetz li sentiamo tutti e, stranamente, non è un difetto del film, ma pregio e provocazione. Viviane 2E’ una domanda: come può una donna sopportare la prigionia così a lungo? La sua vita non è un film amaro con una sceneggiatura brillante. Poi ci pensiamo un attimo e capiamo che invece, è proprio così: Viviane si guarda attorno, lotta con tutte le sue forze e ride in faccia all’assurdità della Legge, travestendo la sua tragedia in una commedia.

Viviane veste di leggerezza una questione di fondamentale importanza. Spoglia di retorica una denuncia necessaria. Ci fa vivere un’esperienza cinematografica diversa.

Vivere: trailer del film di Francesca Archibugi

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Vivere: trailer del film di Francesca Archibugi

È stato diffuso il trailer di Vivere, il nuovo film di Francesca Archibugi che sarà presentato in anteprima mondiale alla Mostra d’Arte cinematografica di Venezia nella selezione ufficiale, Fuori Concorso.

Trasportati dalle note magiche della canzone Il cuore è uno zingaro ci immergiamo nell’intreccio di storie ed emozioni raccontate da Vivere. Diretto da Francesca Archibugi, con Micaela Ramazzotti, Adriano Giannini, Massimo Ghini, Marcello Fonte, Roisin O’Donovan, Andrea Calligari, Elisa Miccoli, Valentina Cervi econ la partecipazione straordinaria di Enrico Montesano.

Distribuito da 01 Distribution, Vivere arriverà in sala il 26 settembre 2019.

Vivere, che rischio, recensione del documentario su Cesare Maltoni

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Si intitola Vivere, che rischio il documentario che Michele Mellara e Alessandro Rossi hanno dedicato alla vita e all’operato di Cesare Maltoni, uno dei più brillanti scienziati di questo secolo: un pioniere nell’ambito della cancerogenesi ambientale e industriale, della prevenzione oncologica, della chemio prevenzione. Un uomo di scienza noto in tutto il mondo e dalle cui ricerche si è stabilita una prassi e una metodologia scientifica ancora oggi insuperata.

I due registi adottano il racconto in prima persona, utilizzando una voce fuori campo, che si fa portavoce di Maltoni stesso, e così facendo conferiscono una certa vitalità al prodotto e innescano un rapporto di fiducia con lo spettatore che è invitato ad entrare nella storia, proprio dal tono colloquiale e diretto che assume il voice over.

Il ritratto che ne viene fuori è quello di uno scienziato instancabile, curioso e moderno, che si scontra contro un sistema rigoroso e passatista per portare alla luce le sue scoperte e soprattutto la sua ricerca sul cancro. Un pioniere della biologia, dunque, più noto all’estero che nel nostro Paese, e la cui figura questo documentario potrebbe aiutare a sdoganare anche tra gli italiani che, ignari, tanto gli devono.

Vivere, che rischio racconta la vita di un pioniere

È stato infatti lui a mettere a punto l’ormai comunissimo pap test per la prevenzione del tumore al collo dell’utero, un controllo preventivo che è diventato routine ma che per prendere piede ha dovuto affrontare pregiudizi, timori, mentalità, tutti muri contrari affinché tale pratica venisse applicata. Soprattutto, Maltoni si è battuto perché il concetto di prevenzione venisse applicato proprio alle malattie come il cancro, da cui la sua battaglia per rendere accessibili gli screening periodici (tra cui il pap test, appunto).

Suo grande merito, e punto nevralgico del documentario, è il lavoro di Cesare Maltoni contro le industrie e la scoperta della cancerosità di sostanze utilizzate nell’industria e a cui l’uomo cominciava ad essere esposto per via del progresso industriale. Tra questi materiali dannosi c’è l’amianto, ad esempio, che come sappiamo rilascia nel corso di diverse decadi il suo potenziale mortale.

Una vita da scienziato che però non era chiuso tra le pareti del suo laboratorio. Maltoni è stato un uomo curioso e avventato che non ha mai voltato le spalle a un principio o ad una causa se questa poteva portare beneficio ad un paziente. E questa sua passione per il lavoro si riversava anche in una condotta tumultuosa per quello che riguarda la vita privata, aspetto che pure il documentario affronta.

Cesare Maltoni, affamato di verità

Il ritratto che i registi scelgono di dipingere e che sembra essere molto vicino alla verità, stando alle numerose testimonianze dirette raccolte nel film, è quello di un uomo diretto e ligio, passionale ma devoto al suo lavoro, soprattutto devoto alla parte umana da curare e preservare da malattie che si sono palesate e trasformate con il cambiamento e la modernizzazione della vita dell’uomo, un campo inesplorato in cui Cesare Maltoni ha fatto scuola.

Vivere, che rischio racconta di un uomo difensore del diritto pubblico alla salute, coraggioso pioniere nella ricerca sulla sostanze chimiche e inquinanti dannose per la salute, promotore di screening importantissimi come il pap test e creatore del primo hospice in Italia per l’assistenza ai pazienti con cancro in fase avanzata. Uno scienziato che ha precorso i tempi, un uomo eccezionale che ha lottato per la difesa della salute pubblica e dell’ambiente con tutte le sue straordinarie capacità.

Vivere, che rischio è prodotto con il supporto di Istituto Ramazzini, in associazione con I Wonder Pictures, in collaborazione con RAI Cinema e con il contributo di MIBAC (Direzione generale Cinema), Fondo Audiovisivo della Regione Emilia Romagna. Il documentario è stato inoltre insignito di numerosi premi, tra cui il Premio del pubblico, Storie italiane (2019), al Biografilm Festival di Bologna.

Vivere non è un gioco da ragazzi con Stefano Fresi in onda dal 15 maggio su Rai 1

Debutterà dal 15 maggio su Rai 1 Vivere non è un gioco da ragazzi, la nuova Fiction RAI diretta da Rolando Ravello con Stefano Fresi, Nicole Grimaudo e  con la partecipazione di Claudio Bisio. Una coproduzione Rai Fiction – PICOMEDIA.

Dove vedere Vivere non è un gioco da ragazzi

Vivere non è un gioco da ragazzi sarà messa in onda in tre serate da 100’ in prima visione su Rai 1 lunedì 15 maggio alle 21.25, lunedì 22 maggio alle ore 21.25 emartedì 23 maggio alle ore 21.25. Vivere non è un gioco da ragazzi  in streaming dal 12 maggio in anteprima su RaiPlay.

La trama della fiction Vivere non è un gioco da ragazzi

Il 18enne Lele, bravo ragazzo di umili origini, frequenta il liceo con i figli dell’élite bolognese ed è innamorato di Serena, bellissima, intelligente e perfetta reginetta della scuola. Invitato una sera in discoteca da Serena e dal suo gruppo di amici, Lele per fare colpo su di lei prende una pasticca di Mdma. Risucchiato nel mondo delle discoteche e della droga, Lele rimane però presto senza soldi e, per continuare a frequentare Serena, si ritrova a comprare le pasticche nel suo quartiere e a rivenderle in discoteca al doppio del prezzo. Una sera vende una pasticca al suo amico Mirco, che viene trovato morto il giorno dopo proprio a causa della droga. Per Lele, corroso dai sensi di colpa perché convinto di essere l’assassino di Mirco, inizia un calvario che stravolge il rapporto con Pigi, suo migliore amico, con Serena e con i genitori. Anche il resto del gruppo, legato da un patto di omertà volto a custodire il segreto sull’uso di droghe, vive una profonda crisi che porta ciascun membro a fare i conti con la verità e con i propri fantasmi interiori. Dopo molte vicissitudini, dolori e scoperte, Lele decide di liberarsi dal peso delle menzogne e del senso di colpa. Perciò confessa tutto prima al padre e poi al poliziotto Saguatti. La sua confessione scatenerà una sorta di “epidemia di verità” che porta tutti i principali personaggi a fare i conti con i propri segreti.

NOTA DELLO SCENEGGIATORE

La storia ha la forma di un sassolino che rotola e diventa valanga. Un gesto percepito come innocente da molti adolescenti – passare una pasticca a un amico – spezza una giovane vita e un’altra resta schiacciata sotto il peso della colpa. Il dramma si allarga alle famiglie, agli amici e a tutto il piccolo mondo intorno, rivelando la coralità di un disagio che in qualche modo contagia tanti, tra i ragazzi ma anche tra gli adulti. Un grande tema è quella della responsabilità, il giovane Lele ha fatto una cosa orribile ma nessuno lo sa, quindi si trova di fronte a una scelta adulta, con grandi implicazioni etiche: è meglio pagare per le proprie colpe o tentare di nasconderle?

È l’inizio di un gioco spietato, in cui Lele e il suo gruppo di amici si trovano stretti fra forze troppo grandi per loro: le indagini di un poliziotto ambiguo, le minacce di una banda criminale, le ansie delle famiglie, i tormenti della coscienza. Dallo scontro di queste forze nasce un gioco di mosse e contromosse, a volte scompigliato dal vento imprevedibile dell’adolescenza, che finirà per far uscire segreti e contraddizioni di tutti i personaggi, non solo i ragazzi. Nella storia sono coinvolti fin dall’inizio i genitori che, sotto la corazza da adulti, rivelano spesso fragilità non troppo diverse da quelle dei loro figli. Il filo conduttore è il tema molto attuale della droga ricreativa, quella ormai percepita come “quasi normale”. Ma il vero tema è quello della fuga da sé stessi e dalle proprie emozioni, la storia mostrerà che la droga è solo un mezzo ma ce ne sono molti altri e chiunque può trovare il suo.

Fuga, colpa, responsabilità, segreti: sono i termini-chiave di una storia di formazione che dai giovani si allarga agli adulti, con la stessa domanda che incombe su tutti. Si può davvero fuggire da sé stessi? O per diventare grandi, a qualunque età, è necessario accettare la verità delle proprie azioni e delle proprie emozioni? La serie ha svolte e colpi di scena, ma sempre ispirate alla verità della vita quotidiana, nella speranza che possano riconoscersi molti figli e molti genitori. Magari -sognare non è vietato- anche per vederla insieme. Il tono è quello di un viaggio drammatico nel dolore e nella colpa, che però incrocia spesso la leggerezza dell’adolescenza e la naturale commedia della vita, con un finale aperto alla speranza: se non scappi da ciò che sei, se stai lì e affronti quel che devi, ce la puoi fare. Fabio Bonifacci

Le clip

Sinossi prima serata 

Vivere non è un gioco da ragazzi – EPISODIO 1

Lele ha 17 anni, è un bravo ragazzo, vive a Bologna in periferia ma va in un liceo del centro coi figli dei ricchi. Il padre artigiano è appena stato truffato da un imprenditore senza scrupoli e la paghetta di Lele è bassa. Ma è innamorato di Serena, che gli sfugge per un suo problema segreto, per uscire con lei Lele sperimenta le droghe e inizia a vendere una pasta a settimana perché non ha i soldi per le serate. Ma una sera dà una “pasta” all’amico Mirco che viene trovato morto.

Vivere non è un gioco da ragazzi – EPISODIO 2

Lele si sente un assassino, vorrebbe confessare ma il suo amico del cuore Pigi, figlio di un penalista, lo convince a non farlo. Iniziano i tormenti della sua coscienza, uniti a pericoli più concreti: un poliziotto ambiguo sospetta di lui e vuole farlo confessare, gli spacciatori da cui ha comprato la pasticca minacciano di ucciderlo se parla. E due genitori già alle prese con mille guai vedono sparire il loro figlio in un tunnel di angosce di cui nulla è dato sapere.

Sinossi seconda serata

Vivere non è un gioco da ragazzi – EPISODIO 3

Su Lele aumenta la pressione di polizia e spacciatori che cercano di tirarlo in direzioni opposte. Crescono anche i rimorsi perché la madre del ragazzo morto si rivolge a lui per sapere chi fosse davvero suo figlio. Intanto i vari genitori, dopo la tragedia, vogliono sapere se anche i loro figli si drogano. I ragazzi negano e si discute in ogni casa, soprattutto in quella di Lele, dove il padre ha reagito alla truffa facendo una sciocchezza che aggrava la sua situazione e fa infuriare la moglie.

Vivere non è un gioco da ragazzi – EPISODIO 4

Un anonimo avverte le famiglie che tutti i ragazzi del gruppo al sabato si drogavano:  la bomba esplode nelle case, iniziando a rivelare le ferite segrete di qualche genitore e facendo esplodere la crisi fra quelli di Lele. Lele riallaccia i rapporti con Serena ma il poliziotto ha fatto una scoperta  su di lui e lo costringe a fare i nomi della banda di quartiere da cui compra.  Ma i criminali lo intuiscono e lo sequestrano: Lele ha pochi minuti per convincerli che non sta parla alla polizia.

Sinossi terza serata

Vivere non è un gioco da ragazzi – EPISODIO 5

Il gioco di mosse e contromosse delle varie forze in campo (ragazzi, genitori, scuola, polizia, criminali), genera una sorta di “epidemia di verità” che fa saltare maschere e uscire segreti, sia tra i ragazzi che tra gli adulti.  Lele, per amore di Serena si decide ad affrontare le sue responsabilità e scopre il fine dell’ambiguo poliziotto che lo indaga. Ma l’amore per Serena ha un nuovo, imprevedibile ostacolo, e la minaccia dei criminali diventa una vera minaccia di morte.

Vivere non è un gioco da ragazzi – EPISODIO 6

I diversi personaggi sono costretti a regolare i conti sospesi con gli altri e con sé stessi, affrontando dolorose ma necessarie trasformazione o continuando a fuggire. Il finale però si apre alla speranza, la storia dimostra che crescere è difficile per tutti, non solo per i giovani: però se non scappi da ciò che sei, se stai lì e affronti quel che devi, ce la puoi fare.

PERSONAGGI

Il gruppo di ragazzi

  • Lele (Riccardo De Rinaldis Santorelli): È di umili origini, studioso, sportivo, solo un pò sgangherato dall’adolescenza. Ama l’irraggiungibile Serena e, come spesso accade alla sua età, si butta nelle cose senza pensare troppo alle conseguenze.
  • Serena (Matilde Benedusi): Bella, simpatica, intelligente, empatica,  è la ragazza perfetta ma nasconde un male oscuro che solo lei conosce.
  • Pigi (Pietro De Nova): È il Sancho Panza di Lele, l’amico fedele. Secchione e poco popolare, di fronte a dure prove rivelerà carattere e umanità. Ne avrà bisogno anche in casa sua.
  • Mirco (Tommaso Donadoni): È l’inquieto che alterna vitalità estrema e cupezza. Sfugge con la trasgressione a fragilità che non sa affrontare, forse nemmeno vedere.
  • Spinoza (Luca Geminiani): è il comico della classe, scherza su tutto e odia i discorsi pesanti. Ma le risate nascondono paure che pesano come macigni.
  • Patti (Alessia Cosmo): È l’amica del cuore di Serena: insicura, non crede nel proprio valore e va a caccia di conquiste per certificarlo. Scoprirà che esistono strade diverse.
  • Ruggine (Simone Baldasseroni): è il trapper della scuola, rivale in amore di Lele. È il cattivo, o forse solo quello che vuol fare la parte. Ma troverà qualcuno molto più cattivo di lui.

Gli adulti

  • Saguatti (Claudio Bisio): È la scheggia impazzita della storia. Poliziotto ruspante e popolare, con metodi poco ortodossi e finalità ambigue. Entra in scena come nemico di Lele, pronto a incastrarlo con ogni mezzo. Ma rivelerà risvolti imprevedibili e ferite non troppo diverse da ciò su cui indaga. Il suo braccio destro è Paternò (Antonio Perna), grande umanità e cervello non sempre reattivo.
  • Anna (Nicole Grimaudo) e Marco (Stefano Fresi) (genitori Lele): Famiglia di periferia che arranca sul filo del fine mese. Marco è idraulico, gli hanno rubato un anno di lavoro devastando i conti di casa. Di cuore ma impulsivo, in crisi di mezza età, Marco si sente superato dai tempi e guarda tutte le partite. Anna, ex stella di periferia, fa la barista e ama la lettura. Più sofisticata del marito, subisce un ricatto che potrebbe risolvere i problemi economici a casa, anche lei avrà di fronte una dura scelta. La vicenda del figlio Lele farà deflagrare le contraddizioni della coppia. Ma in famiglia c’è anche la piccola Linda (Ginevra Culini), che soffre i conflitti.
  • Sonia (Lucia Mascino): Madre di Serena e donna di successo: imprenditrice e candidata Sindaca, una vita di battaglie illuminate per la parità. Ma mentre si candida a guidare una città, scopre di non sapere cosa accade nella stanza e nel cuore di sua figlia.
  • Claudio (Fausto Sciarappa): È il padre di Serena, se n’è andato quando lei era piccola e poi ha sbagliato tutto quel che si poteva sbagliare. Per la figlia è l’origine di tutti i suoi mali, l’ex moglie non lo vuole vedere. Ma anche gli uomini sbagliati amano i propri figli.
  • La banda dei cattivi: i delinquenti del quartiere, che insieme al poliziotto Saguatti stringono Lele tra due fuochi. Il capo è Caminito (Francesco Mastrorilli), studia i Samurai e ha fatto il master in galera, è uno che quando serve sa far male. Spazzola (Samuele Brighi) è il braccio armato, a lui far male piace, attende goloso l’ordine. Pizzi (Francesco Morelli) è il ragazzo di bottega, era alle medie con Lele che una volta lo salvò dai bulli, quindi forse sta dalla sua parte, o forse no.
  • Angela (Fabrizia Sacchi): È la madre di Mirco, una donna sola che deve confrontarsi col dramma più terribile. Anche nel dolore più estremo riesce a mantenere la dignità e in qualche modo, con fatica, forse persino a crescere.
  • Renzo (Jerry Mastrodomenico): Padre di Pigi, avvocato prestigioso e di grande rigore morale: è il mito del figlio ma si sgretolerà in malo modo nel corso della storia.
  • Renata (Carlotta Miti): Madre di Pigi, sul lavoro ha l’occhio infallibile della chirurga ma in casa ha finto per troppo tempo di non vedere. Saprà stimolare il figlio a superare lo shock.
  • Madre Patti (Francesca Castaldi): Ha fatto figli quando non era pronta e commesso errori. È dura doverci fare i conti insieme a una figlia che te li rinfaccia con la spietatezza della gioventù.
  • Magnani (Stefano Pesce): Elegante costruttore edile. Ha fregato il padre di Lele fingendosi fallito e le sue mire sulla famiglia non sono finite.
  • Prof Palmieri (Anna Redi): La Prof di italiano che chiunque vorrebbe avere, quella che ha letto tutti i libri ma, quando ti parla, parla ai tuoi 17 anni, alle tue paure, sogni, debolezze.

Viva la Sposa: recensione del film di Ascanio Celestini #Venezia72

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Viva la Sposa è la storia di Nicola (Ascanio Celestini), un alcolista che passa il tempo fingendo sempre di voler smettere. È la storia di Anna (Veronica Cruciani), una prostituta con un figlio, Salvatore, di cui non sa chi sia il padre, che cerca di imparare come fare piccole truffe da Sasà (Salvatore Striano). È la storia di Sofia (Alba Rohrwacher), chiamata così dal padre perché avrebbe voluto che fosse come la Loren nei film di De Sica, che vuole scappare da Roma alla volta della Spagna, ma alla fine resta a Cinecittà. È la storia della madre di Nicola (Barbara Valmorin), che prima di morire vorrebbe vedere suo figlio sposato con Sofia. È la storia del carrozziere Abruzzese, dal quale Nicola nasconde Anna, dopo che lei ha sparato al suo protettore.

Tutte queste storie ritratte da Celestini sono abitate da personaggi senza speranza, emarginati, che nella loro condizione quasi disperata, non riescono immaginare una ribellione possibile e si lasciano, quindi, trascinare dal caso.

Viva la Sposa

Viva la Sposa generalmente è un’espressione usata come buon augurio, ma in questo film indica, invece, un’altra storia, che sta al di sopra di tutte le altre, quella di un’attrice americana che, dopo essersi svegliata dal coma si sposa e fa un lungo viaggio di nozze girando l’Italia. I personaggi la seguono attraverso la televisione e i giornali: la vedono che passeggia tra le rovine dell’Aquila piuttosto che in gondola a Venezia o in giro per Roma, sempre con il suo vestito da sposa e ogni volta gli italiani che la vedono applaudono dicendo “Viva la sposa! Viva la sposa!”. In realtà ‘la sposa’ è una storia di cornice che incrocia la strada con i personaggi del film, che sembrano marionette senza nessuna possibilità di attaccarsi ad un filo. Tutti quanti vivono in un flusso continuo e casuale di eventi, a cui nessuno sembra in grado di opporsi; la loro visione fatalistica della vita li porta ad accettare passivamente le loro vite senza mai tentare di modificare lo status quo.

Con la sua ambientazione nel Quadrato, quartiere periferico romano, amato, indagato e filmato da Pier Paolo Pasolini, il riferimento al poeta-regista risulta immediato e le storie di vita che racconta Celestini ricordano vagamente quelle pasoliniane.

Con la sua performance Celestini dà l’ennesima prova di essere un attore straordinario e, per seconda volta dietro la macchina da presa dopo il suo debutto nel 2010 con La Pecora Nera, si dimostra bravissimo sia nella veste di regista cinematografico che in quella di sceneggiatore, in quanto il film è ben costruito anche nella narrazione.

Vanno inoltre menzionate le interpretazioni del bravo Salvatore Striano e di Alba Rohrwacher, sempre magnifica in ogni ruolo.

Viva la libertà: recensione del film di Roberto Andò

Viva la libertà: recensione del film di Roberto Andò

Dopo le torbide ossessioni di Viaggio Segreto e la parentesi documentaristica sul Maestro Francesco Rosi, Roberto Andò torna al cinema con il film Viva la libertà, tratto dal suo romanzo Il trono vuoto. Enrico Olivieri, leader del principale partito politico di opposizione, a ridosso delle elezioni, in seguito a numerosi contestazioni fugge a Parigi da una vecchia fiamma conosciuta durante la sua gioventù nel mondo del cinema. L’assistente e la moglie decidono allora di ingaggiare come sostituto il fratello gemello di Olivieri, un eccentrico filoso dimesso da poco da una clinica psichiatrica, il quale ben presto, grazie alle sue idee anticonformiste, intraprenderà una sfavillante carriera politica.

In un clima di forte contestazione come quello attuale, il film di Andò ha il merito di trattare con spensieratezza e intelligenza la tematica dell’insicurezza delle istituzioni, senza rinunciare ad una cinica e profonda riflessione sui ruoli del potere e del desidero individuale. Straordinaria e poliedrica prova d’attore per Toni Servillo, il quale riesce perfettamente nel caratterizzare la duplice psicologia dei due fratelli, così diversi tra loro, regalandoci anche una serie di gustose gag comiche che servono però a nascondere una provocazione di fondo molto pesante, incarnata dal fratello filosofo. In un cast di tutto rispetto troviamo anche un Valerio Mastandrea leggermente impacciato e una dolcissima Valeria Bruni Tedeschi, i quali vengono ovviamente eclissati dalla mastodontica performance di Servillo.

Pregevole e ricercatissima la fotografia desaturata di Maurizio Calvesi, la quale scava nel profondo della psicologia doppelganger del protagonista, creando delle fortissime distinzioni cromatiche che differenziano le esistenze dei due gemelli. Il lavoro più grande è comunque quello di sceneggiatura compiuto da Andò, il quale non a caso si focalizza sulle coalizioni politiche di una fittizia Sinistra italiana che però risulta paurosamente simile a quella attuale, rigirando più volte il coltello nella piaga riguardo la mancanza di unità e di forza da parte dei suoi rappresentati. Pare quasi che il regista voglia dirci che solo una mente folle, quella del filosofo, è in grado di dare una scossa e di procedere su di una strada libera da preconcetti e dagli interessi.

Andò compie inoltre un pregevole lavoro metacinematografico, in quanto paragona la politica ad un film dove in entrambi i casi la realtà e la bugia finiscono per coesistere e confondersi tra loro. Se un politico decide di diventare regista, può allora un filosofo pazzo diventare leader di un paese?

Viva l’Italia: recensione del film con Raul Bova

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Viva l’Italia: recensione del film con Raul Bova

Dopo il bel lavoro svolto in Nessuno Mi Può Giudicare, Massimiliano Bruno torna con Viva l’Italia, un’altra commedia sociale che racconta di politica, corruzione, bugie e precariato, in poche parole fa un ritratto fedele del nostro paese.

In Viva L’Italia, il politico Michele Spagnolo (Michele Placido) ha tre figli: Riccardo (Raul Bova), medico integerrimo e socialmente impegnato; Susanna (Ambra Angiolini), attrice di fiction senza alcun talento; Valerio (Alessandro Gassman), un buono a nulla in carriera che deve tutto al padre. In oltre trent’anni di carriera Michele ha sempre anteposto i suoi interessi personali a quelli della collettività ed è passato indenne attraverso i mille scandali che hanno flagellato il paese. L’ultima cosa al mondo che dovrebbe succedere ad un uomo del genere è dire la verità… Eppure, dopo una notte trascorsa con una “promettente” soubrette televisiva, Michele viene colto da un malore, si salva, ma non senza conseguenze. L’apoplessia ha colpito proprio la parte del cervello che controlla i freni inibitori ed ora il politico dice tutto ciò che gli passa per la testa, fa tutto quello che gli va e non ha la minima cognizione della gravità delle sue azioni.

Viva L’Italia, il film

Viva l'Italia

In un crescendo di confessioni scomode e pericolose, per quanto anche esilaranti, il politico mette a nudo la sua stessa classe, l’incapacità dei propri figli di affrontare i problemi della vita e la sua colpevolezza di fronte alla società con candore disarmante. Massimiliano Bruno mette insieme un buon cast ed una buona sceneggiatura, scritta a quattro mani con Edoardo Falcone, realizzando un buon film, che partendo in quarta come una commedia brillante, trascinata anche da un Michele Placido particolarmente calato nel ruolo, si trasforma poi in un’occhiata acuta e amara su quello che è il nostro “sistema Paese”.

Parole coraggiose e situazioni ai limiti dell’inverosimile che però si sono rivelate, nella realtà, possibili e mentalità tristemente italiana finiscono però nel film di Bruno, in una classica redenzione collettiva, in cui, sì è vero, non tutti vincono, ma neanche tutti perdono, né tantomeno rimane fino alla fine quel senso di sincerità schietta e pura che aveva aleggiato per tutta la prima parte del film. Tecnicamente Bruno si conferma invece un bravo regista, capace di raccontare i suoi personaggi, senza lasciarsi trascinare dalla storia ma scrivendola con ogni inquadratura. Buona prova collettiva del cast che oltre ai citati comprende anche Edoardo Leo, Maurizio Mattioli, il bravissimo Rocco Papaleo e tra le tante partecipazioni, anche una bellissima particina per Lucia Ocone.

Viva L’Italia è un film divertente ma a tratti molto forte, soprattutto nell’ultima parte che potrebbe ricordare la vera commedia all’italiana che fu, se non fosse per quell’indulgere nel lieto fine del quale sembra, almeno al cinema, non sappiamo fare a meno.

Viva L’Italia: il trailer italiano

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Ecco il trailer ufficiale di Viva L’Italia pubblicato da ComingSoon.it, il socondo film di Massimiliano Bruno dopo Nessuno mi Può Giudicare, che ancora una

Vittorio Veneto Film Festival: Miglior Film a Krokodyle!

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Cala il sipario sul Vittorio Veneto Film Festival sabato 21 aprile col Gran Galà di premiazione a cui hanno partecipato le autorità istituzionali, gli ospiti che hanno preso parte alle tre giornate della manifestazione,

Vittorio Taviani, morto il regista a 88 anni

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Si è spento a Roma a 88 anni il regista Vittorio Taviani, che con il fratello Paolo ha firmato alcuni dei capolavori della storia del cinema italiano da Padre Padrone (Palma d’oro a Cannes nel ’77) a La Notte di San Lorenzo a Caos fino a Cesare deve morire (Orso d’oro a Berlino).

Ad annunciare la morte del regista, malato da tempo, è stata Giovanna, una delle sue figlie. La famiglia ha deciso che per Vittorio Taviani non ci sarà camera ardente pubblica, né funerale, solo una cerimonia di cremazione riservata ai familiari.

Vittoria Puccini: 10 cose che non sai sull’attrice

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Divisa tra cinema e televisione, l’attrice Vittoria Puccini è tra le più apprezzate interpreti del panorama italiano. Protagonista di alcuni celebri film, come anche di note serie televisive, la Puccini ha infatti potuto affermare la propria persona presso il grande pubblico, ottenendo apprezzamenti per la sua scelta di progetti innovativi e al di fuori dai soliti schemi. Ecco 10 cose che non sai di Vittoria Puccini.

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Vittoria Puccini: i suoi film e le serie televisive

10. Ha recitato in celebri lungometraggi italiani. Il debutto cinematografico dell’attrice risale al 2000, quando recita nel film Tutto l’amore che c’è, di Sergio Rubini. Successivamente recita nei film Paz! (2002), Operazione Appia Antica (2003) e Ma quando arrivano le ragazze? (2005), che le fa ottenere maggior popolarità. Si consolida prendendo parte ai film Colpo d’occhio (2008), Baciami ancora (2010), di Gabriele Muccino, dove recita accanto agli attori Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino e Claudio Santamaria. Negli anni seguenti è tra i protagonisti di film come La vita facile (2011), Acciaio (2012), Magnifica presenza (2012), Tutta colpa di Freud (2014), con Marco Giallini e Anna Foglietta, Meraviglioso Boccaccio (2015), Tiramisù (2016), The Place (2017), Cosa fai a Capodanno (2018) e 18 regali (2020), dove recita accanto a Benedetta Porcaroli e Edoardo Leo.

9. È nota per i ruoli televisivi. La Puccini si fa scoprire come interprete recitando nel ruolo di protagonista nella miniserie Elisa di Rivombrosa (2003-2004). Con il successo conseguito prende poi parte alle serie Imperium: Nerone (2004), Elisa di Rivombrosa 2 (2005), Le ragazze di San Frediano (2006), Tutta la verità (2009), C’era una volta la città dei matti… (2010), Violetta (2011), Anna Karenina (2013), L’Oriana (2015), romanzo famigliare (2018), Mentre ero via (2019) e Il processo (2019).

8. Ha partecipato al doppiaggio di un film Disney. L’attrice ha partecipato al doppiaggio italiano del film Disney La bella e la bestia (2017), con Emma Watson. Qui ha dato voce alla maga Agata, colei che trasforma il principe protagonista in una bestia per punirlo della sua arroganza.

Vittoria Puccini e Alessandro Preziosi

7. Ha avuto una relazione con l’attore. Il set di Elisa di Rivombrosa non ha significato solo grade popolarità per l’attrice, ma è anche dove conosce l’attore Alessandro Preziosi, che nella miniserie ricopre il ruolo del Conte Fabrizio Ristori di Rivombrosa. I due intraprenderanno una relazione, dalla quale nel 2006 nascerà la prima figlia dell’attrice. Nel 2010 tuttavia annunciano la separazione, indicando come causa la mancata alchimia di coppia.

Vittoria Puccini e Fabrizio Lucci

6. Ha un nuovo compagno. Durante le riprese della miniserie Anna Karenina, l’attrice conosce il direttore della fotografia Fabrizio Lucci, con il quale avrà modo di convididere nuovamente il set per i film Tutta colpa di Freud e The Place. La coppia si è negli anni dimostrata particolarmente legata, e sul profilo Instagram di Lucci vengono spesso pubblicate foto di loro momenti insieme.

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Vittoria Puccini è su Instagram

5. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da 109 mila persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie ritraenti momenti quotidiani della sua vita, ma anche di servizi realizzati per riviste di moda. Particolarmente presenti, infine, sono anche le immagini o i video promozionali dei suoi progetti da interprete.

Vittoria Puccini in Elisa di Rivombrosa

4. La serie era la sua ultima possibilità. L’attrice ha dichiarato che per seguire il mondo della recitazione ha rinunciato alla carriera universitaria. I suoi genitori acconsentirono a tale cambiamento, con la promessa che se entro due anni non fosse successo nulla avrebbe ripreso gli studi. Fortunatamente, le venne proposto il ruolo della protagonista nella miniserie, che le permise di ottenere il successo sperato.

3. Ha vinto un importante premio. Per il suo ruolo nella miniserie l’attrice ottiene una nomination ai Telegatti come personaggio femminile dell’anno, in categoria con Maria De Filippi e Simona Ventura. L’attrice infine vinse il premio, e afferma che da quel momento per la sua carriera si sono aperte porte inaspettate.

Vittoria Puccini in Il Processo

2. Le sembrava di essere tornata a casa. Nel girare la miniserie Il processo, l’attrice ha affermato di essersi sentita come a casa in mezzo a tutti quei discorsi sulla legge, avvocati e pubblici ministeri. I suoi genitori sono infatti avvocati, e la stessa Puccini prima di diventare attrice aveva intrapreso gli studi presso la facoltà di Giurisprudenza.

Vittoria Puccini: età e altezza

1. Vittoria Puccini è nata a Firenze, Italia, il 18 novembre 1979. L’attrice è alta complessivamente 171 centimetri.

Fonte: IMDb

Vittoria e Abdul: una nuova clip dal film – “A pranzo con la Regina”

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Il canale Youtube di Universal Pictures International Italy ha pubblicato una nuova clip di Vittoria e Abdul, il nuovo film con Judi Dench nei panni della Regina Vittoria, presentato al Festival di Venezia 2017.

Vittoria e Abdul recensione del film di Stephen Frears

La straordinaria storia vera di un’inaspettata amicizia nata durante gli ultimi anni dell’incredibile regno della Regina Vittoria (interpretata dal premio Oscar (R) Judi Dench). Quando il giovane commesso Abdul Karim (Ali Fazal) si mette in viaggio dall’India per partecipare al Giubileo d’oro della Regina, si ritrova sorprendentemente nelle grazie della Regina stessa.

Mentre quest’ultima si interroga sulle costrizioni della sua antica posizione, i due instaurano un’improbabile e devota alleanza, mostrando una lealtà reciproca che la famiglia e la cerchia ristretta della Regina cercano di distruggere. Mentre la loro amicizia si intensifica, Vittoria comincia a vedere un mondo in evoluzione con occhi diversi, rivendicando con gioia la sua umanità.

Diretto da Stephen Frears e interpretato da Judi Dench, Ali Fazal, Adeel Akhtar, Simon Callow, Michael Gambon, Eddie Izzard, Ruth McCabe, Tim Pigott-Smith, Julian Wadham, Olivia Williams, Fenella Woolgar, Vittoria e Abdul arriverà in Italia il 26 ottobre.

Vittoria e Abdul: una clip dal film con Judi Dench

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Vittoria e Abdul: una clip dal film con Judi Dench

La  Universal Pictures International Italy ha diffuso una clip da Vittoria e Abdul, il nuovo film con Judi Dench nei panni della Regina Vittoria, presentato al Festival di Venezia 2017.

Vittoria e Abdul recensione del film di Stephen Frears

La straordinaria storia vera di un’inaspettata amicizia nata durante gli ultimi anni dell’incredibile regno della Regina Vittoria (interpretata dal premio Oscar (R) Judi Dench). Quando il giovane commesso Abdul Karim (Ali Fazal) si mette in viaggio dall’India per partecipare al Giubileo d’oro della Regina, si ritrova sorprendentemente nelle grazie della Regina stessa. Mentre quest’ultima si interroga sulle costrizioni della sua antica posizione, i due instaurano un’improbabile e devota alleanza, mostrando una lealtà reciproca che la famiglia e la cerchia ristretta della Regina cercano di distruggere. Mentre la loro amicizia si intensifica, Vittoria comincia a vedere un mondo in evoluzione con occhi diversi, rivendicando con gioia la sua umanità.

Diretto da Stephen Frears e interpretato da Judi Dench, Ali Fazal, Adeel Akhtar, Simon Callow, Michael Gambon, Eddie Izzard, Ruth McCabe, Tim Pigott-Smith, Julian Wadham, Olivia Williams, Fenella Woolgar, Vittoria e Abdul arriverà in Italia il 26 ottobre.

Vittoria e Abdul: trailer del film con Judi Dench

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Vittoria e Abdul: trailer del film con Judi Dench

Ecco il trailer italiano diffuso da Universal Pictures International Italy di Vittoria e Abdul, con Judi Dench nei panni della sovrana d’Inghilterra.

Di seguito il poster italiano del film:

La trama di Vittoria e Abdul

La straordinaria storia vera di un’inaspettata amicizia nata durante gli ultimi anni dell’incredibile regno della Regina Vittoria (interpretata dal premio Oscar® Judi Dench).

Quando il giovane commesso Abdul Karim (Ali Fazal) si mette in viaggio dall’India per partecipare al Giubileo d’oro della Regina, si ritrova sorprendentemente nelle grazie della Regina stessa.

Mentre quest’ultima si interroga sulle costrizioni della sua antica posizione, i due instaurano un’improbabile e devota alleanza, mostrando una lealtà reciproca che la famiglia e la cerchia ristretta della Regina cercano di distruggere. Mentre la loro amicizia si intensifica, Vittoria comincia a vedere un mondo in evoluzione con occhi diversi, rivendicando con gioia la sua umanità.

Vittoria e Abdul: nuova clip “Tutto è ruvido in Scozia”

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Vittoria e Abdul: nuova clip “Tutto è ruvido in Scozia”

Ecco una nuova buffa clip di Vittoria e Abdul, il nuovo film con Judi Dench nei panni della Regina Vittoria, presentato al Festival di Venezia 2017.

Vittoria e Abdul recensione del film di Stephen Frears

La straordinaria storia vera di un’inaspettata amicizia nata durante gli ultimi anni dell’incredibile regno della Regina Vittoria (interpretata dal premio Oscar (R) Judi Dench). Quando il giovane commesso Abdul Karim (Ali Fazal) si mette in viaggio dall’India per partecipare al Giubileo d’oro della Regina, si ritrova sorprendentemente nelle grazie della Regina stessa. Mentre quest’ultima si interroga sulle costrizioni della sua antica posizione, i due instaurano un’improbabile e devota alleanza, mostrando una lealtà reciproca che la famiglia e la cerchia ristretta della Regina cercano di distruggere. Mentre la loro amicizia si intensifica, Vittoria comincia a vedere un mondo in evoluzione con occhi diversi, rivendicando con gioia la sua umanità.

Diretto da Stephen Frears e interpretato da Judi Dench, Ali Fazal, Adeel Akhtar, Simon Callow, Michael Gambon, Eddie Izzard, Ruth McCabe, Tim Pigott-Smith, Julian Wadham, Olivia Williams, Fenella Woolgar, il film arriverà in Italia il 26 ottobre.

Vittoria e Abdul: due nuove clip dal film

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Vittoria e Abdul: due nuove clip dal film

La Universal Pictures International Italy ha pubblicato una nuova clip di Vittoria e Abdul, il nuovo film di Stephen Frears con Judi Dench nei panni della Regina Vittoria, presentato al Festival di Venezia 2017.

Vittoria e Abdul recensione del film di Stephen Frears

La straordinaria storia vera di un’inaspettata amicizia nata durante gli ultimi anni dell’incredibile regno della Regina Vittoria (interpretata dal premio Oscar (R) Judi Dench). Quando il giovane commesso Abdul Karim (Ali Fazal) si mette in viaggio dall’India per partecipare al Giubileo d’oro della Regina, si ritrova sorprendentemente nelle grazie della Regina stessa.

Mentre quest’ultima si interroga sulle costrizioni della sua antica posizione, i due instaurano un’improbabile e devota alleanza, mostrando una lealtà reciproca che la famiglia e la cerchia ristretta della Regina cercano di distruggere. Mentre la loro amicizia si intensifica, Vittoria comincia a vedere un mondo in evoluzione con occhi diversi, rivendicando con gioia la sua umanità.

Diretto da Stephen Frears e interpretato da Judi Dench, Ali Fazal, Adeel Akhtar, Simon Callow, Michael Gambon, Eddie Izzard, Ruth McCabe, Tim Pigott-Smith, Julian Wadham, Olivia Williams, Fenella Woolgar, Vittoria e Abdul arriverà in Italia il 26 ottobre.

Vittima degli eventi: prima clip del film su Dylan Dog

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È online la clip ufficiale “Nella casa di Dylan” di Vittima degli Eventi, il fan movie ispirato a Dylan Dog! In questa scena totalmente inedita, Groucho (Luca Vecchi) fa da cicerone ad Adele (Sara Lazzaro), la protagonista femminile della nostra storia. Siamo a casa di Dylan Dog, diretti al suo studio. Nel corridoio, incontri, presenze, spiriti. Benvenuti nel mondo dell’Indagatore dell’Incubo!

https://www.youtube.com/watch?v=dp-cCTffnMU

Regista del film è Claudio Di Biagio. Luca Vecchi, oltre a essere interprete, è anche lo sceneggiatore. Nel cast: Valerio Di Benedetto (Dylan Dog), Sara Lazzaro (Adele), Milena Vukotic (Madame Trelkovski), Alessandro Haber (Ispettore Bloch) e Massimo Bonetti (Hamlin).

vittima degli eventiVittima degli Eventi  – la trama: Adele è succube d’un agghiacciante sogno ricorrente; un sogno che spesso sconfina nella realtà tramutandosi in atroci visioni che raggiungono il proprio culmine passeggiando una sera per il centro di Roma. Dagli accertamenti medici non emerge nulla degno di nota e al fratello, che era con lei quella sera, diagnosticano un semplice attacco epilettico. Scontratasi brutalmente con lo scetticismo generale ad Adele non resta che la via non convenzionale; decide così di rivolgersi a Dylan Dog. Professione: indagatore dell’incubo.

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