Vittima Degli
Eventi è il primo fan-movie italiano ispirato al
personaggio storico di casa Bonelli Dylan Dog,
completamente prodotto dai fan tramite contributi versati sulla
piattaforma di crowdfunding indiegogo.com. L’idea del
progetto nasce da Claudio Di Biagio e Luca
Vecchi, il primo regista e il secondo sceneggiatore ed
interprete del mediometraggio. Entrambi sono due stelle del web,
due youtuber che vantano al loro attivo prodotti come le web series
The Pillse
Freaks!
Il fan movie vanta nel cast, oltre a
Vecchi, Valerio Di Benedettoe Sara
Lazzaro e una parata di volti noti del nostro universo
cinematografico come Milena Vukotic, Alessandro
Habere Massimo Bonetti che recitano in
piccoli, ma fondamentali ruoli.
Per ovvie ragione di diritti (in
mano alle majors americane) le avventure di Dylan Dog,
investigatore dell’incubo, si trasferiscono da Londra a Roma: nella
città eterna, dove si mescolano leggende locali, suggestioni
antiche e fantasmi del passato, Dylan deve indagare sulle
inquietanti visioni che perseguitano la sua nuova cliente, Adele,
vessata da forze sconosciute e oscure che non riesce a dominare.
Dylan, insieme al suo fidato- e logorroico- Groucho dovrà far luce
su questo mistero grazie anche alla collaborazione della medium
Madame Trelkovski, l’ispettore Bloch e il misterioso proprietario
di una inquietante libreria che appare e scompare nel centro di
Roma.
Vittima Degli Eventi
ha il potere di far immergere completamente lo spettatore- profano
o meno- nell’universo Dylan Dog: grazie ad una regia forte di
un’estetica da fumetto, Di Biagio restituisce all’indagatore
dell’incubo i suoi colori originali- un ossimoro, se si pensa che
gli albi sono in bianco e nero!- allontanando i fantasmi patinati
dell’ultima versione a stelle e strisce passata sul grande schermo.
Qui, il personaggio di Dylan conserva la sua magnifica inquietudine
visionaria, i suoi tormenti si uniscono alla complessità della
trama man mano che si infittisce, e proprio quest’ultima- pur
essendo dislocata a Roma- mantiene un tocco coerente e vicino alle
tradizionali narrazioni del creatore Sclavi. L’ambientazione
capitolina disorienta, però, l’appassionato spettatore della
pellicola, abituato ad un gusto gotico e noir fortemente
internazionale che non coincide propriamente con la storia narrata
qui; il piacere visivo sta nel veder ricreato, per la prima volta,
in modo pop ed iperrealistico un mondo cartaceo popolato da ombre
in nero di china, che qui prendono corpo e si muovono sulla scena,
tra i dedali di una Roma prevalentemente notturna, immortalata da
una fotografia caratterizzata da ombre, luci e sprazzi di
colore.
Vittima Degli
Eventi ha dalla sua la verosimiglianza profonda col
fumetto d’autore al quale si ispira; ma il prodotto finale
risulterà di buona qualità agli occhi dello spettatore medio, e un
semplice piacere visivo ed evocativo agli occhi dell’appassionato
lettore dylaniano.
Ecco il final trailer di
Vittima degli Eventi, il fan movie no
profit movie ispirato a Dylan Dog diretto da Claudio Di
Biagio e sceneggiato e interpretato da Luca
Vecchi.
Vittima degli Eventi: il
progetto – Vittima degli Eventi è un fan movie, quindi
assolutamente no profit. Presto verrà distribuito online, fino ad
allora Claudio Di Biagio, Luca Vecchi e tutta la crew del progetto
si impegneranno per portarlo in giro per l’Italia in proiezioni
ASSOLUTAMENTE GRATUITE.
Vittima degli
Eventi: il primo esperimento italiano – Vittima degli
Eventi è il primo esperimento italiano di finanziamento dal basso
per un film: un mediometraggio dalla qualità e dai contenuti
competitivi, benché sostanzialmente un fan movie. Su indiegogo.com
è partita la raccolta di fondi che si è conclusa dopo diversi goals
(obiettivi, ndt) assicurando al pubblico che ha partecipato perks
ed esclusivi inviti all’anteprima di Vittima degli Eventi.
Vittima degli Eventi: la
trama – Sono sette mesi che Dylan non ha un caso. Vive a
Roma, insieme a Groucho, quando all’improvviso gli fa visita una
ragazza, Adele. Gli racconterà il suo sogno e da allora nulla sarà
più lo stesso: l’Indagatore dell’Incubo dovrà prepararsi alla sua
più grande avventura. Insieme a lui, i personaggi più famosi della
saga creata da Tiziano Sclavi: Madame Trelkovsi,
l’ispettore Bloch e Hamlin.
Credits – Regia di
Claudio Di Biagio. Sceneggiatura di Luca
Vecchi, che è anche interprete (Groucho). Cast:
Valerio Di Benedetto nella parte di Dylan Dog;
Sara Lazzaro, che nel film è Adele; Milena
Vukotic come Madame Trelkovski; Alessandro
Haber, l’ispettore Bloch e Massimo
Bonetti, interprete di Hamlin. Direzione della fotografia
di Matteo Bruno. Montaggio di Giovanni
Santonocito. Helio Di Nardo e Francesco
Catitti alle musiche. Color, sound design e missaggio
audio della Frame by Frame. VFX: Luca
della Grotta. Distribuzione web: the
Jackal.
La canzone dei titoli di coda è dei
Velvet!
Prossime uscite e
distribuzione – Il 24 Ottobre il film verrà presentato in
anteprima al WIRED NEXT FEST (ore 18.00, sala
MAXXI, Roma). Il 31 Ottobre, invece, verrà proiettato gratuitamente
a Cinecittà World (ore 18.00) e il giorno dopo, 1
Novembre, sarà al Lucca Comics ‘n’ Games (ore
19.00).
Il film del 1953 dal titolo
Vite vendute (in originale The Wages of
Fears), diretto da Henri-Georges Clouzot
è considerato un capolavoro della storia del cinema, ed una delle
opere di maggiore tensione mai realizzate. Tratto dall’omonimo
romanzo dello scrittore francese Georges Arnaud,
questo ha influenzato una lunga schiera di film successivi basati
su premesse simili, ovvero con missioni suicide da far compiere a
personaggi apparentemente senza nulla da perdere, nel bel mezzo di
un deserto tanto vasto quanto ricco di pericoli. Nel 1977 è stato
realizzato un remake statunitense diretto da William Friedkin (regista di Il braccio
violento della legge e L’esorcista), mentre è
di quest’anno un terzo adattamento realizzato ad opera di Netflix.
Anch’esso intitolato Vite
vendute, è diretto dal regista francese Julien Leclercq,
distintosi per i film Rapinatori, The Bouncer –
L’infiltrato e La terra e il sangue. Questo nuovo
film riporta dunque all’attenzione degli spettatori un racconto
estremamente avvincente, dove grandi rischi si mescolano a profonde
emozioni e la tensione è un continuo crescere fino all’esplosivo
finale. Un titolo decisamente da non perdere, divenuto in breve tra
i più visti del momento su Netflix. In questo articolo, approfondiamo dunque
alcune delle principali curiosità relative a Vite
vendute. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
spiegazione del finale, ma anche ad alcune
differenze con il film del 1953.
La trama di Vite vendute e il cast di
attori
Un pozzo di petrolio prende fuoco in
mezzo al deserto mettendo in pericolo le vite degli abitanti di un
vicino campo profughi. La società che gestisce il pozzo invia
alcuni esperti sul posto ma appare subito chiaro che per evitare la
catastrofe l’unica soluzione è quella di far esplodere il pozzo con
la nitroglicerina entro ventiquattr’ore. In cambio di un’ingente
somma di denaro, la squadra composta dall’ex
criminale Fred si metterà in viaggio per
trasportare a bordo di due camion 200 chili di esplosivo a 800
chilometri di distanza. Una missione suicida, da compiere
attraversando una zona controllata da ribelli armati e campi
minati, prima che sia troppo tardi.
Ad interpretare il protagonista Fred
vi è l’attore Franck Gastambide, visto anche in
Il testimone misterioso e
Asterix & Obelix – Il regno di mezzo. Accanto a lui, nel
ruolo del fratello Alex, esperto di demolizioni, vi è l’attore
Alban Lenoir, mentre Ana Girardot
è Clara, una trasportatrice di vaccini per la World Wide Health,
una ONG. Astrid Whettnall ricopre il ruolo di Anne
Marchand, responsabile della sicurezza della compagnia petrolifera,
mentre Sofiane Zermani è Gauthier, la sua guardia
del corpo. Completano il cast Bakary Diombera nel
ruolo di Djibril, compagno di squadra di Clara alla World Wide
Health, Sarah Afchain nel ruolo di Assia, moglie
di Alex e Alka Matewa nel ruolo di Alka, collega
di Gauthier.
La spiegazione del finale del film
e le differenze con l’originale
Lungo il percorso, dunque, i
personaggi di Vite
vendute si trovano a dover sopravvivere agli attacchi
dei ribelli, ai colpi di un cecchino e a una miriade di altri
pericoli prima di arrivare a destinazione. Solo Fred, suo fratello
Alex e Clara, la dottoressa che ama Fred, ce la fanno. Purtroppo,
ferito mortalmente, a Fred non resta che guidare lui stesso
l’ultimo camion rimasto nel pozzo di petrolio, che esplode
prontamente sigillando così il pozzo. Fred è il protagonista
imperfetto del film, a capo del convoglio che trasporta gli
esplosivi. I flashback a lui dedicati, inoltre, rivelano il suo
senso di colpa nei confronti del fratello, da lui coinvolto in una
rapina apparentemente sicura ma conclusasi con l’arresto di Alex e
il suo allontanamento dalla sua famiglia, con la quale desidera ora
farlo ricongiungere.
Marchand, rappresentante della
società, e i suoi scagnozzi tengono ora sotto tiro la famiglia di
Alex. Il loro tentativo di ricattarlo per indurlo a guidare fin
dentro il pozzo viene però sventato da Fred, che spara a Marchand e
ai suoi uomini da lontano e decide di compiere egli stesso l’eroico
gesto di guidare il camion, poiché il pozzo è destinato a esplodere
da un momento all’altro. Per Fred la missione non è però solo
l’occasione per una redenzione personale, poiché sa che l’incendio
del petrolio finirà per distruggere anche un villaggio vicino.
Successivamente al suo sacrificio, il film si conclude dunque con
le immagini degli abitanti del villaggio che esultano quando
l’incendio viene spento, dimostrando che il sacrificio di Fred ha
effettivamente salvato la situazione.
Proprio come nella versione
originale del 1953 e nel remake omonimo del 1977 di William Friedkin, anche in questo film la
squadra deve necessariamente trasportare gli esplosivi con un
camion. Gli spettatori più attenti potrebbero pensare che la
compagnia petrolifera potrebbe più semplicemente trasportare la
nitroglicerina su un elicottero, risparmiando tempo e denaro, ma
viene sottolineato che trasportare gli esplosivi in elicottero è
ancora più pericoloso in quanto la nitroglicerina è così
imprevedibile che farla oscillare in un elicottero è probabilmente
un rischio maggiore rispetto al semplice trasporto. C’è anche la
possibilità che i banditi o i ribelli aprano il fuoco
sull’elicottero, abbattendolo.
Il Vite
vendute di Netflix sembrerebbe dunque riutilizzare le
stesse dinamiche del film originale, ma i toni sono molto diversi.
Ciò si nota soprattutto nei rispettivi finali. Nella versione del
1953, l’unico sopravvissuto, Mario, riceve la sua paga e,
felicissimo di aver portato a termine una missione quasi
impossibile, guida spericolatamente lungo una strada di montagna,
fino a quanto non perde il controllo del mezzo e finisce fuori
strada, morendo. Questo remake, invece, opta per una conclusione
molto più aperta alla speranza. Fred muore, ma lo fa per salvare un
villaggio e suo fratello Alex, che è libero di uscire di prigione e
riunirsi alla sua famiglia.
Il trailer di Vite
vendute e come vederlo in streaming su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Vite
vendute unicamente grazie alla sua presenza nel
catologo di Netflix,
dove attualmente è al 2° posto della Top
10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per
vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla
piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo
di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità
video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti
nel catalogo.
Affermatosi come uno dei più
importanti registi di livello mondiale, il taiwanese Ang Lee si è
costruito una carriera fondata sulle sue prodezze tecniche e sulla
sua capacità di esprimere sentimenti forti. Film dopo film è
arrivato alla conquista di Hollywood, dove ha realizzato titoli
come Hulk, I segreti di Brokeback
Mountain e Billy Lynn – Un giorno da
eroe. Tra questi si annovera anche Vita di
Pi (qui la recensione), uscito nel
2012 e tra i più apprezzati e premiati film di quell’anno.
All’interno di un racconto che mescola dramma e avventura, Lee ha
costruito un mondo tanto esteticamente sbalorditivo quanto
tematicamente forte.
Il film è l’adattamento
cinematografico dell’omonimo romanzo di Yann
Martel. Pubblicato nel 2001, questo è stato insignito di
prestigiosi premi, con il Booker Prize. Dopo che per anni si era
tentato di dar vita ad una trasposizione di tale acclamato romanzo,
l’arrivo in cabina di regia di Lee permise finalmente la sua
realizzazione. Il regista, inoltre, decise di sfruttare al massimo
le ambientazioni del racconto per dar vita ad effetti speciali
particolarmente complessi e affascinanti. Ricorrendo all’uso del 3D
e ad una fotografia estremamente funzionale a tale resa estetica,
Vita di Pi è oggi ricordato principalmente per la sua
componente visiva.
Il film fu infatti un grandissimo
successo di critica e pubblico, raggiungendo un incasso globale di
oltre 600 milioni di dollari. Ai premi Oscar del 2013 vinse inoltre
ben quattro premi, ovvero quello per la miglior regia, la miglior
fotografia, i migliori effetti speciali e la miglior colonna
sonora. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
storia vera. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Vita di Pi: la trama e il
cast del film
Protagonista del film è il giovane
Piscine Molitor Patel, il quale adotta il
soprannome di Pi in quanto sa a memoria numerose
cifre decimali del Pi greco. La sua vita prende una piega
inaspettata quando suo padre Adil, proprietario di
uno zoo, gli comunica che dovranno emigrare in Canada, con tutti
gli animali a loro seguito. Durante il viaggio su di un mercantile,
una tempesta affonda però la nave e Pi si ritrova unico superstite
su di una scialuppa, dove però si sono rifugiati anche una zebra,
un orango, una iena e la pericolosa tigre chiamata Richard
Parker. Per Pi, ha inizio una duplice lotta per la
sopravvivenza che lo cambierà per sempre.
Per trovare il giusto interprete di
Pi, Lee incontrò oltre tremila ragazzi nell’arco di diversi mesi.
La scelta, infine, ricadde sull’allora diciassettenne Suraj
Sharma, il quale non aveva nessuna esperienza pregressa
nella recitazione. Ad interpretare Pi da adulto, invece, vi è il
celebre attori Irrfan Khan,
visto anche in film come The Millionaire e Jurassic
World. Altri attori presenti nel film sono invece
Gérard Depardieu, il quale compare brevemente nei
panni del cuoco francese della nave, Tabu, nei
panni della madre di Pi e Adil Hussain in quelli
del padre. Per interpretare lo scrittore Yann Martel era stato
inizialmente scelto Tobey Maguire, ma Lee preferì
poi affidare la parte a Rafe Spall.
Per quanto riguarda gli animali
presenti nel film, a lungo ci si è chiesti se il giovane Sharma si
fosse davvero trovato su di una scialuppa faccia a faccia con una
tigre. Benché sul set fosse davvero presente un esemplare di tigre,
quella sulla piccola imbarcazione era una ricostruzione
particolarmente realistica in CGI dell’animale. Anche la maggior
parte degli altri animali presenti nel film sono stati realizzati
con la medesima tecnica, permettendo dunque una maggior libertà in
fase di riprese. In seguito all’uscita del film, tuttavia, sono
circolati anche filmati che mostravano maltrattamenti ai veri
animali sul set, cosa ha poi portato ad una serie di denunce.
Vita di Pi: il libro e la
vera storia dietro al film
Il film si apre su di un adulto Pi
che racconta la sua storia allo scrittore Martel, il quale avrebbe
poi scritto il libro Vita di Pi. Ciò ha portato in molti a
credere che il racconto del giovane naufrago trovatosi da solo con
una tigre fosse basato su eventi reali. Il racconto è però soltanto
frutto dell’immaginazione dello scrittore, il quale si è anche
lasciato ispirare dalla novella del 1981 Max and the Cats,
scritta dal brasiliano Moacyr Scliar e incentrata
su un giovane rifugiato ebreo che attraversa l’oceano Atlantico
dividendo un’imbarcazione con un giaguaro.
A contribuire al realismo che
Vita di Pi trasmette e che ha dunque portato a credere
all’esistenza di una storia vera di tale racconto, vi è anche il
fatto che Lee si avvalse della collaborazione di un vero naufrago
nel corso delle riprese. Il regista si è infatti affidato a
Steven Callahan, un uomo ritrovatosi naufrago nei
primi anni Ottanta. La sua imbarcazione, colpita da una balena,
iniziò ad affondare e lui si ritrovò dunque a dover tentare di
sopravvivere unicamente rimanendo su di una zattera di salvataggio.
Bevendo acqua piovana e mangiando pesce crudo, Callahan fu infine
tratto in salvo dopo 76 giorni in mare.
Vita di Pi: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Vita di Pi grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Disney+, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di martedì 5 aprile alle ore
21:00 sul canale Iris.
A sette anni dal suo ultimo
successo internazionale, I Segreti di Brokeback
Mountain, il regista di Taiwan Ang Lee torna al cinema con Vita
di Pi, un’avventura affascinante, epica e straziante, con
un gran finale a sorpresa e un apparato visivo straordinario.
In Vita di Pi, Pi
è un giovane indiano che, per seguire i genitori e il loro zoo in
Canada, si imbarca su una nave mercantile per attraversare il
Pacifico. In prossimità della fossa delle Marianne, una tremenda
tempesta si abbatte sulla possente imbarcazione, e la fa
colare a picco. Il povero Pi sarà l’unico superstite del naufragio,
lui e una tigre del Bengala di nome Richard Parker. Ma si sa,
convivere con una gigantesca tigre affamata nell’angusto spazio di
una scialuppa di salvataggio di trenta posti non è proprio il
massimo, e così Pi dovrà industriarsi per sopravvivere, permettendo
anche all’animale di rimanere in vita.
Un film affascinante e coinvolgente
Vita di
Pi è un film affascinante e coinvolgente, con una
scenografia mozzafiato e un 3D, nato in casa Cameron, che toglie il
fiato. Ang Lee sembra andare molto d’accordo con la
tecnica, rivelandosi perfettamente in grado di gestire spazi,
movimenti e personaggi all’interno dell’inquadratura, senza perdere
mai di vista l’aspetto spettacolare della vicenda. Forte di una
buona sceneggiatura, basata sull’omonimo romanzo di successo di
Yann Martel, il film si basa su una struttura di racconto in prima
persona: è lo stesso Pi che, dopo le sue avventure, racconta ciò
che gli capitò durante il periodo che visse da naufrago anni prima
ad uno scrittore in crisi che cerca una storia interessante di cui
scrivere.
La dimensione del racconto,
l’atmosfera terribilmente reale eppure favolistica che conservano
le immagini, la presenza quasi ancestrale di una tigre che impara a
convivere con un ragazzo di appena 16 anni, sono questi gli
elementi che conferiscono al film un’aura di magia, che ne aumenta
il fascino e restituisce allo spettatore un grandioso racconto di
crescita e di sopravvivenza dell’uomo contro la natura. Gli effetti
digitali del film si distinguono per lo straordinario uso della
luce e dei colori, vivide macchie dalle infinite sfumature che si
fondono nei tramonti più luminosi e nelle notti più splendenti di
stelle. Straordinarie sono le scene, ben visibili nel trailer del
film, del salto della megattera e del tramonto sul mare piatto come
una tavola, mentre Pi affida alla corrente un messaggio in un
barattolo.
Vita di Pi è un
film profondamente poetico, che nel finale regala una rivelazione
inaspettata e brutale, che si infrange contro la disponibilità
dello spettatore a credere nelle favole. Straordinario film a
ragione considerato uno dei favoriti per la stagione dei premi
2013.
è stato diffuso online il nuovo
trailer internazionale per vita di Pi, attesissimo film in 3D
diretto da Ang Lee.
Nel film, che vanta nel cast anche
Gerard Depardieu, Adil Hussain e Irrfan Khan, si narrerà la storia
di un ragazzo rimasto bloccato bloccato per 227 giorni su una
barca insieme ad una tigre, una iena, una zebra e un orango.
Sono state diffuse due nuove
featurette per Vita di Pi, ultima fatica di Ang
Lee. La prima è dedicata all’uso della tecnologia 3D nella
pellicola, mentre
Il 21 dicembre 2012, distribuito
dalla Twentieth Century Fox, uscirà nelle sale italiane, VITA DI
PI, il nuovo film del regista Premio Oscar, Ang Lee. Diretto dal
premio Oscar Ang Lee, La Vita di Pi, tratto dal best-seller di Yann
Martel
Continua il sodalizio tra Disney e
National Geographic per la piattaforma Disney+ con la nuova serie, disponibile
dal 16 ottobre, dal titolo Vita da scimpanzé. La
serie documentaristica con un approccio divertente ed accattivante
conduce gli spettatori in una delle riserve naturali più grandi e
uniche al mondo, il cosiddetto Chimp Haven, il
Paradiso delle scimmie, un rifugio di oltre 80 ettari nascosto nel
cuore della foresta della Louisiana, che ospita oltre 300
scimpanzé.
Nella versione originale, la serie
è narrata da Jane Lynch, attrice vincitrice
dell’Emmy che senza dubbio riesce a regalare allo show energia e
dolcezza allo stesso tempo. Vita da scimpanzé è composta da sei
episodi e, come ogni prodotto targato National Geographic, è anche
un documento, per quanto patinato e rassicurante, di quella che è
la realtà a rischio del nostro Pianeta, in questo frangente con un
focus particolare proprio su questi meravigliosi animali.
Vita da scimpanzé, la nuova serie Disney+ e National
Geographic
La serie tiene traccia, racconta e
spiega le esistenze di questo straordinario gruppo di scimpanzé, la
cui vita viene restituita alla speranza grazie ad uno staff di
esperti, tra veterinari e volontari, la cui dedizione, compassione
e impegno non conoscono limiti. Le caratteristiche tecniche di Vita
da scimpanzé sono tutte quelle tipiche del documentario di
osservazione che si avvale delle immagini pulite e maestose tipiche
dei prodotti a marchio National Geographic e che in una miscela
perfetta tra storia naturale e occhio osservatore con metodo
scientifico, racconta in primo piano proprio questi animali, gli
unici veri e incredibili protagonisti della serie, le vere e
proprie stelle.
Quello che Vita da
scimpanzé riesce a fare è restituire un quadro vivido e
naturalmente realistico della vita di queste comunità di creature,
che non sono poi troppo diverse da quelle umane. Il range emotivo
dentro cui si muove la serie è vasto, ricco e sfaccettato e si
insinua in ogni piccolo racconto che ha per teatro Chimp
Haven. Tra dispute per il cibo, amicizie, amori, litigi,
gli scimpanzè non lasciano nessuna emozione esclusa dalla loro
vita, che sia la gioia o il dispiacere, e persino i capricci
amorosi.
Vita da gatto è
tratto dal romanzo Rroû di Maurice
Genevoix, ed è un emozionante racconto di
formazione, ricco d’insegnamenti e divertimento, immerso in
alcuni paesaggi francesi mozzafiato. Questo film vincitore
dell’ultima edizione del
Giffoni Film Festival 2023 come Miglior film
nella categoria Elements +6, è la storia
dell’amicizia tra Clémence, interpretata dalla
giovanissima e talentosa Capucine Sainson-Fabresse
e del suo gattino, che ha trovato a sorpresa nella soffitta della
casa dove vive di Parigi.
La trama di Vita da gatto
Vita da gatto si
apre come se fosse un documentario, dove i
protagonisti non sono i felini della savana africana ma quelli più
comuni che si trovano nelle nostre città o case; cioè i
gatti. Il film di Guillaume
Maidatchevsky si concentra per i primi quindici minuti, su
quattro gattini nati da pochi giorni e la loro madre che vivono
nascosti sotto il tetto di una palazzina elegante parigina. Dopo
qualche tempo la gatta scompare, l’animale purtroppo muore mentre è
intenta a cacciare un topolino, quindi i piccolini vengono salvati
da due bambine.
Qui avviene il primo incontro tra
Clémence e il gatto protagonista di
questo racconto, la ragazzina subito si affeziona al cucciolo
felino tigrato che viene chiamato con il nome
Rroû, come il continuo verso che esprime mentre fa
le fusa. La bambina porta nel suo appartamento l’animaletto peloso,
invece la sua amica prende e se ne va via con i restanti gattini
che li pone in una cesta. Clèmence non riesce però a nascondere ai
suoi genitori l’animale, che dopo qualche critica da parte
soprattutto della mamma, poi il gattino viene accolto in
famiglia.
Le settimane passano e Rroû cresce,
impara a stare da solo in casa ma anche a vivere e giocare con la
sua piccola padroncina che si prende cura di lui. Arrivano le
vacanze e la famiglia si trasferisce nella loro casa in campagna,
dove vive tutto l’anno lì la solitaria vicina di casa Madeleine,
l’attrice
Corinne Masiero famosa per essere la strana
investigatrice protagonista della serie francese Capitaine
Marleau.
La crescita di una bambina e di un gatto
Lontano dalla città
Rroû scopre ovviamente la sua natura
selvatica e fa amicizia con una gattina
bianca che si aggira nei boschi vicini. Durante i giorni
di villeggiatura nella tenuta a ridosso della foresta, dove si
aggirano vari animale come una lince, un cinghiale ma anche rapaci
notturni fanno riaffiorare nel giovane gatto il suo lato
felino e più selvaggio. Da qui il gatto sarà spinto a
seguire il richiamo irrefrenabile verso la libertà e dell’avventura
anche quello di sparire per giorni da solo nel bosco. Nel frattempo
i genitori di Clèmence decidono di separarsi e la bambina dovrà
affrontare questa nuova realtà ma anche capire che forse il suo
amico animale è cresciuto e deve lasciarlo andare per sempre per il
suo bene.
Un po’ docufilm ma anche racconto di formazione
Questo lungometraggio compie
un’ottima mossa evitando la mostruosità in CGI presente ultimamente
quando si vedono delle pellicole con per protagonisti degli
animali. Al contrario, Guillaume Maidatchevsky
dimostra una notevole pazienza nel filmare Rroû
con altri gatti, ma anche con il grosso cane di nome Rambo e unica
compagnia di Madeleine. Rroû non parla, né ha un monologo interiore
doppiato da un attore; è un gatto, ed è meglio così. Questo è anche
merito del regista che in passato ha girato per il grande schermo
celebri documentari come Ailo – Una avventura tra i
ghiacci e Kina e Yuk alla
scoperta del mondo. In Vita da gatto,
in originale Mon chat et moi, la grande aventure de
Rroû, il regista pur allontanandosi dallo stile
documentaristico, dà nuovamente prova della propria sensibilità con
gli animali firmando un live action per tutta la famiglia.
Per concludere Vita da
gatto è fondato e lucido su come gli animali siano, in un
certo senso anche più affidabili delle persone umane e che sono
certamente più fedeli a se stessi. Il film si concentra sulla
percezione animale del nostro e del loro mondo, in particolare
quella di un gatto, un essere che si trova al confine tra la realtà
domestica e quella selvaggia, incarnando così la libertà e
l’indipendenza.
È la prima volta di
una serie tv per
Carlo Verdone. Per di più, una serie autobiografica. Con
Vita da Carlo, già
disponibile su Prime Video, l’attore romano, tra i più amati
di sempre, compie un passo avanti nella sua carriera. Smessi ormai
da molto tempo i panni dei personaggi che gli hanno dato il primo
successo e approdato già da decenni a un cinema più intimo e
autoriale, sempre con un occhio al comico e uno a un’interiorità
malinconica, Verdone ha attinto sempre più a sé stesso,
incarnando nei suoi film personaggi che avevano in sé alcune
riconoscibili caratteristiche di Carlo: da una parte le ansie,
l’ipocondria, dall’altra il fare bonario e accondiscendente di chi
non sa dire di no se gli si chiede una mano, quello che lo fa
percepire come vicino alla gente. E poi quella inconfondibile
fusione di ironia e sarcasmo, ammantati di un velo di malinconia.
Vita da
Carlo, il racconto del quotidiano di un’icona del
cinema
Ecco dunque che, dopo i
libri ricchi di ricordi e aneddoti, La casa sopra i portici
e La carezza della memoria, editi da Bompiani, arriva una
serie tv che porta lo spettatore dentro la quotidianità dell’attore
e regista romano, facendo condividere a chi guarda almeno un po’
dello spirito delle giornate di Carlo Verdone. Vita da
Carlo si articola in due sfere: privata e
pubblica. La prima, con la famiglia e le sue dinamiche: l’ex moglie
di Verdone, interpretata da Monica
Guerritore, e
i due figli, Filippo Contri e Caterina De Angelis, la
più giovane, con i suoi amori; la quotidianità nella grande casa,
assieme alla governante, Maria Paiato. L’altra, la vita
pubblica, che comincia quando Verdone mette piede fuori di casa ed
è un susseguirsi di selfie con i fans, ai quali l’attore non riesce
a negarsi, frequenti tappe in farmacia, dove lo accoglie la bella
farmacista, Anita Caprioli, e rocamboleschi incontri. C’è
nell’aria anche un nuovo progetto cinematografico, ma vi è più di
un ostacolo. Infine, l’amore sconfinato per la sua città, Roma, e
la proposta inaspettata di candidarsi ad esserne sindaco. Carlo
accetterà?
Vita da
Carlo, un Verdone in ripresa
Vita da
Carlo segna una ripresa netta rispetto al precedente film
Si vive una volta sola, in cui Verdone aveva
abbracciato un’idea di cinema poco sua, un po’ debitrice ad
Amici miei, un po’ al cinema dei Vanzina, che
però non gli si addiceva. Il risultato era stridente e debole, al
netto della bellezza delle location pugliesi e di un cast di attori
di tutto rispetto. Verdone – dietro la macchina da presa con
Arnaldo Catinari, anche direttore della fotografia – sceglie
invece per questa nuova avventura la collaborazione con Nicola
Guaglianone e Menotti – Lo chiamavano Geeg
Robot. – con i quali aveva già lavorato per Benedetta
Follia. Con loro crea la serie in dieci puntate. Ciò gli
consente, ad esempio, di permettersi qualche divertente parentesi
onirica che altrimenti difficilmente avremmo visto, all’interno di
una narrazione pur prettamente realistica. Non rinuncia però, per
soggetto e sceneggiatura, anche al fido collaboratore Pasquale
Plastino, con cui ha scritto tanti dei suoi film. Fanno parte
del pool di scrittura anche Ciro Zecca e Luca
Mastrogiovanni. Gli autori riescono a trasformare degli spunti
autobiografici già di per sé comici, in leitmotiv che funzionano.
La serie diverte e offre del buon intrattenimento.
Un elemento che appare
senz’altro positivo è il fatto che non ci sia la ricerca della
battuta a tutti i costi, dell’effetto comico fine a sé stesso. Una
maggiore libertà consentita evidentemente soprattutto dalla
vicenda, che vuole essere verosimilmente autobiografica e che, come
ha dichiarato lo stesso Verdone, prende spunto da una buona fetta
di fatti reali. Questo senza dubbio giova alla serie e a Verdone
stesso, che ultimamente è apparso stanco del format comico al quale
ci ha abituato e che però per ragioni di business, sembra un po’
costretto a ripetere.
Raccontare se stessi proteggendo la privacy
Qui, Carlo Verdone
racconta invece qualcosa in più di sé, della sua vita, pur
salvaguardando la privacy propria e di chi gli sta attorno. Tutti i
personaggi della sua famiglia sono infatti interpretati da attori e
anche la grande casa con lo splendido terrazzo e l’incantevole
vista su Roma che è stata usata come location per la serie, non è
l’abitazione di Carlo Verdone, ma una location adatta a creare la
giusta atmosfera e a significare il legame viscerale tra Verdone e
la città. Gli unici ad interpretare sé stessi sono appunto Carlo e
Max Tortora, a cui lo lega una solida amicizia.
Il Verdone maturo,
stanco dei “film coi personaggi”
In Vita da
Carlo c’è un Verdone più maturo e meditativo, il Verdone
cittadino di Roma, deluso per lo stato di incuria in cui versa la
città. Ma il regista e attore approfitta anche per
togliersi qualche sassolino dalla scarpa, per parlare di quello che
sembra essere un suo desiderio profondo e sentito: un film solo da
regista, in cui non sia vincolato a interpretare la maschera comica
che gli conosciamo. Una strada però resa tortuosa da produttori
poco illuminati, come quello ben interpetato da Stefano
Ambrogi, e osteggiata dagli stessi ammiratori di Carlo, che
continuano a chiedergli “i film coi personaggi”. L’autenticità del
lavoro è qui, non certo nell’attenzione al particolare
voyeuristico. Non si solletica morbosamente la curiosità dello
spettatore di guardare dal buco della serratura, come si farebbe in
un reality. Vita da Carlo vuole essere e resta una
serie tv di finzione, che però consente a Verdone di ampliare il
discorso su di sé.
Inoltre, grazie anche a
un cast ben scelto, con una quantità di sfiziose partecipazioni, si
sorride e ci si diverte. La serie è godibile e permette di vedere
qualcosa di un po’ diverso dal solito Verdone. Lodevole peraltro da
parte sua essersi messo in gioco con una novità. Ogni episodio è
per certi versi a sé perchè ci sono incontri e vicende sempre
diversi. Però non mancano anche elementi di continuità che
incuriosiscono, anche se non sconvolgono. Con Vita da
Carlo, dunque, Verdone è riuscito a creare
un’interessante fusione tra finzione e realtà, per una serie che
avrà senz’altro un seguito.
Il cast di Vita
da Carlo
A proposito di cast,
vale la pena approfondire un po’ i suoi componenti, essendo anche
le caratterizzazioni un punto a favore della serie. Assieme a
Verdone e Max Tortora troviamo: nei panni dei figli di
Verdone, i giovani Filippo Contri e Caterina De
Angelis, figlia di Margherita Buy, al suo esordio. Alla
solidità di un’attrice come Monica Guerritore è affidato il
ruolo dell’ex moglie di Carlo Verdone. Antonio Bannò –
Tigers, Suburra – La serie – è Chicco,
una delle caratterizzazioni più interessanti del lavoro. Non
bisogna dimenticare però Maria Paiato, perfetta nei panni
della governante brontolona, Pietro Ragusa, in quelli dello
sceneggiatore Lucio Nuchi, né Claudia Potenza, che
interpreta Ivana, la compagna di Max Tortora. Stefano
Ambrogi è uno spassoso quanto sguaiato produttore, mentre
Andrea Pennacchi è il politico che propone a Verdone la
candidatura a sindaco, l’onorevole Signoretti. Come se non bastasse
poi, ogni episodio è arricchito da un cameo. C’è chi interpreta sé
stesso e chi un personaggio. Allo spettatore il piacere di scoprire
queste gustose partecipazioni speciali che punteggiano la serie.
Dove vedere in
streamingVita da Carlo
Prodotto da
FilmAuro, Vita da
Carlo è disponibile in streaming da venerdì
5 novembre su AmazonPrime Video.
Continua il lavoro del made in
Italy ad Hollywood, molte delle professionalità più qualificate in
giro per le cinematografie mondiali sono italiane ma pochi sanno
che da qualche anno a questa parte il nostro Paese sta dicendo la
sua anche in un campo molto complesso e competitivo come quelle
degli effetti digitali. A tal proposito, è degno di nota il lavoro
che sta portando avanti un’azienda Rebelle
Alliance, che nella sua squadra comprende anche il
produttore e e Vfx Coordinator Andrea
Marotti. I più recenti lavori della studio con base a Roma
e Los Angeles sono state le produzioni indipendenti di imminente
uscita Getaway e
l’atteso jOBS, biopic dedicato alla
figura di Steve Jobs, fondatore della Apple che è
stato interpretato per l’occasione dall’attore Ashton
Kutcher.
La pellicola è diretta
da Joshua Michael Stern mentre la
sceneggiatura è stata scritta da Matthew
Whitely. jOBS porta sul
grande schermo la storia potente, straordinaria e vera dell’uomo
che decise di cambiare il mondo. Ma tra le molte note di
interesse del film c’è n’è una davvero inaspettata: gli effetti
visivi digitali sono stati prodotti dall’italiano Andrea
Marotti. Produttore cinematografico con background
scientifico (è laureato in Fisica e ha un Master in Oceanografica
Ottica) Andrea negli ultimi anni, pur continuando a sviluppare
progetti cinematografici in Italia e a risiedere stabilmente a Roma
(è stato candidato per i migliori effetti visivi al David di
Donatello 2013), è riuscito ad imporsi tra i produttori di effetti
visivi di Hollywood. Proprio grazie al particolarissimo mix di
talenti e esperienze derivanti dal background scientifico e
produttivo e grazie alla partnership con un supervisore di
italo-inglese di grande talento (John Attard) la
sua società – Rebel Alliance Network – ha
realizzato gli effetti non solo di jOBS
ma anche di altri importanti film USA tra i quali spicca
Getaway, spettacolare film di azione con
Ethan Hawke e Selena Gomez e
diretto dal regista Courtney Solomon (già regista
di Dungeons and Dragons, di cui sta pianificando un remake!) e del
quale possiamo vedere il trailer già pubblicato:
Il film contiene oltre mille
effetti visivi ma eppure la maggior parte degli inseguimenti e
spettacolari incidenti stradali sono stati girati dal vero.
jOBS uscirà in autunno distribuito da
Filmauro mentre Getaway attualmente non
ha ancora una distribuzione ufficiale.
Dopo i primi due titoli di oggi,
arrivano le prime impressioni su i due titoli più attesi della
giornata di domani: Le avventure di TinTin, diretto da Steven Spielberg e prodotto da Peter Jackson
e Hysteria, diretto da Tanya Wexler con
protagonista Maggie Gyllenhaal.
E’ iniziata oggi la settima
edizione del Festival Visioni Fuori Raccordo, festival indipendente
di documentari che quest’anno porta al cinema del Pigneto a Roma,
fino a Domenica 5 Ottobre, alcuni titoli degni di nota.
«Le opere che ospitiamo quest’anno – dichiara il Direttore del
Festival, Luca Ricciardi – rappresentano uno sguardo a 360 gradi
sulla produzione documentaristica italiana e sulle sue tante forme
stilistiche, tematiche, produttive, oggi più che mai capaci di
adattarsi, ibridarsi e reinventarsi per raccontare la complessità
del reale. Grazie a queste, torniamo a riflettere di cinema
documentario e di periferie, rendendoci conto ancora una volta
delle affinità elettive che legano questa idea di cinema, lontana
dal mainstream e dallo spettacolo, al soggetto rappresentato,
anch’esso marginale, sfuggente, invisibile e, forse proprio per
questo, carico di vitalità, forza e ansia di trasformazione».
In anteprima nazionale infatti verrà
proiettato in anteprima il documentario presentato anche all’ultimo
festival di VeneziaIo sto con la
sposa (i biglietti sono già esauriti, ma il film sarà in
programmazione al Nuovo cinema Aquila dal 9 Ottobre), mentre oggi è
passato un altro evento: il documentario di Mimmo Calopresti sul
calciatore-icona Socrates, Socrates uno di
noi, idolo del Brasile negli anni ’80. Nei
prossimi giorni si vedranno altri documentari interessanti:
Dal profondo di Valentina Pedicini, che ha
raccimolato premi in Europa e in Italia e infine un documentario di
Mario e Stefano Martone, Lucciole per
lanterne.
L’ingresso alle proiezioni ha un prezzo decisamente anti-crisi: 3€,
mentre le proiezioni di Aperossa, film brevi sulla
Roma del passato che fanno parte di un progetto coordinato
dall’Archivio del Movimento Operaio e Democratico sono
gratuite.
Il Festival Internazionale
del Documentario Visioni dal Mondo, l’appuntamento annuale
con il cinema del reale, fondato e prodotto da Francesco Bizzarri,
conferma la settima edizione che si terrà da giovedì 16 a
domenica 19 settembre 2021.
“Il 2020 è stato un anno che ci
ha segnato – ha sottolineato Francesco
Bizzarri, fondatore e direttore di Visioni dal Mondo –
e che ci ha spinto a pensare a nuove idee, a nuovi formati, a
nuovi modi per raggiungere le persone, mantenendo alto l’interesse
e l’impatto culturale”. Una sfida che possiamo affermare di aver
superato nella sesta edizione con grande soddisfazione.
L’esperienza digitale, che ci ha permesso di raggiungere un
pubblico più ampio e diversificato, sarà mantenuta come ulteriore
mezzo anche nella prossima edizione che stiamo attualmente
pianificando con un programma ambizioso da condividere,
rincontrandoci di persona in sala come nella natura del nostro
Festival, Covid permettendo”.
Confermata anche per l’edizione
2021 la direzione artistica a Maurizio Nichetti
che ha sempre affiancato alla sua attività di autore
cinematografico, anche uno spiccato interesse per il cinema del
reale. “Non vediamo l’ora di ripartire” – ha commentato
Nichetti – “di tornare a incontrarci, presentare e discutere
nuove immagini dal mondo, resi più forti dall’esperienza digitale
fatta nell’ultima edizione. Nuovi amici da invitare a Milano, nella
speranza di poterci rivedere, finalmente, di persona“.
Visioni dal Mondo 2021, un
appuntamento atteso che, con un ricco programma di proiezioni di
film documentari nazionali e internazionali inseriti in un contesto
sociale attraverso eventi, masterclass e dibattiti crea nuovi spazi
di riflessione, dialogo e opinione su temi di fortissima
attualità.
Aprirà domani, giovedì 13
settembre, la quarta edizione del Festival Internazionale
del Documentario Visioni dal Mondo, Immagini dalla
Realtà, l’atteso appuntamento
aperto al pubblico con ingresso gratuito dedicato
al cinema del reale. Un’edizione all’insegna di anteprime di
film documentari nazionali e internazionali, eventi, incontri e
masterclass che per quattro giorni, dal 13 al 16 settembre, animerà
la città di Milano all’interno della prima edizione
di Milano
MovieWeek (14-21 settembre 2018), la
settimana dedicata al cinema promossa e coordinata dal Comune di
Milano, Assessorato alla Cultura in collaborazione con Fuoricinema
srl.
Tra gli ospiti del 4° Festival:Lorenza
Indovina, Madrina della quarta edizione della rassegna,
David Hare, commediografo e regista di fama internazionale
interprete di Wall, il film documentario di apertura del Festival,
Yvonne Sciò, regista e produttrice di Seven Women in
programma al Festival e la regista e documentarista Costanza
Quatriglio che terrà la masterclass “Il racconto del
reale”.
La Triennale di
Milano, sede principale della rassegna, il centro
culturale Fondazione Giangiacomo Feltrinelli
e il Museo Nazionale Scienza e Tecnologia Leonardo da
Vinci saranno i luoghi dell’ampia programmazione del 4°
Festival Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà.
Il 4° Festival Internazionale del
Documentario Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà,
organizzato dalla società di produzione FRANKIESHOWBIZ e con la
direzione artistica di Fabrizio Grosoli, è patrocinato dalla
Regione Lombardia, dal Comune di
Milanoe dall’Associazione dell’autorialità cinetelevisiva
100autori. L’edizione 2018 del Festival ha come
main sponsor BNL Gruppo BNP Paribas, sponsor
Pirelli, Aon, Sea Milan
Airports, main media partner RAI, media
partner RAINews24 e RAI Cultura,
il sostegno di RAI Cinema, il contributo di
Image Building, la collaborazione di
Triennale di Milano, Fondazione
Giangiacomo Feltrinelli,Museo Nazionale Scienza e
Tecnologia Leonardo da Vinci, Istituto Luce
Cinecittà, Lombardia Film Commission,
Doc/it – Associazione Documentaristi Italiani,
Hot Docs (Toronto), la web media partnership con
MYmovies.it,
Taxidrivers.it, Cineuropa.org
e il supporto delle migliori scuole e facoltà di cinema
milanesi.
In programma:
13 film documentari di autori italiani in anteprima
assoluta selezionati per il concorso Storie dal mondo
contemporaneo su più di 150 titoli iscritti; 10 anteprime
italiane di titoli internazionali pluripremiati ai più
prestigiosi festival nel mondo; 6 film documentari fuori
concorso della migliore produzione cinematografica
italiana contemporanea; 16 i progetti
documentari work in progress che verranno presentati al
parterre di professionisti del settore per la sezione dedicata
all’Industry Visioni Incontra.
Le donne, il coraggio, il mare tra
i temi centrali della quarta edizione del Festival. Un’occasione
per riflettere sul mondo contemporaneo e sulle sue incessanti
trasformazioni, uno spazio di approfondimento e cultura su tempi di
grande attualità mondiale, e un’opportunità di espressione per
autori e registi che con carattere e determinazione narrano la
realtà.
Tra le attesissime
anteprime, storytelling del reale, al 4° Festival:
“Wall” il film
documentario che aprirà il Festival domani giovedì 13 settembre
alle ore 20.30, al Teatro dell’Arte Triennale di Milano. Wall
di Cam Christiansen realizzato con le tecniche dell’animazione è
interpretato da David Hare, che il The Washington Post ha definito
“il più importante drammaturgo politico che scrive in inglese”. Il
film, tratto dalla piece WALL di David Hare messa in scena per la
prima volta al Royal Court Theatre di Londra e poi al Public
Theatre di New York, esplora la realtà del muro che separa Israele
e Palestina come mai fatto prima.
“Crime + Punishment” il
film documentario di indagine sulla cattiva condotta di una sezione
del Dipartimento di Polizia di New York. Il film diretto da Stephen
Maing è uno sguardo intimo e travolgente sulle vite e le lotte di
un gruppo di poliziotti infiltrati che rischiano tutto, la loro
carriera e la loro sicurezza, per denunciare alcune pratiche
scorrette di discriminazione razziale da parte di una frangia della
polizia locale di New York. Un’indagine senza precedenti, di oltre
quattro anni, sul più potente dipartimento di polizia degli Stati
Uniti.
“The School in the
Cloud” di Jerry Rothwell affronta il tema dell’istruzione
e dell’educazione attraverso il web e raccontal’esperimento
condotto in tre anni dal professore indiano Sugata Mitra. Il film
intreccia l’idea di Sugata sull’educazione, l’esperienza dei
bambini nelle zone rurali a ovest del Bengala, molti dei quali non
avevano mai avuto a che fare con computer o internet prima, e
quelli nel Regno Unito, per i quali Internet è profondamente insita
nella loro vita quotidiana. Cosa succede in un villaggio remoto
dell’India quando i bambini si connettono a internet per la prima
volta?
“La
Spartenza” di Salvo Cuccia ispirato alla autobiografia di
Tommaso Bordonaro “La Spartenza” che vinse il premio Pieve 1990 per
il miglior diario inedito. Bordonaro emigrò nel 1948 negli USA e il
documentario ci porta tra Bolognetta e il New Jersey. La sua storia
è un frammento della storia generale delle migrazioni, toccante e
unica perché raccontata in prima persona da un
migrante.
“La vita è un
dono” di Israel Moscati racconta la storia di cinque
donne, un viaggio nelle loro vite, nel loro diverso e
caleidoscopico modo di essere donna e di superare la malattia, il
tumore al seno.
“Seven Women” di
Yvonne Sciò il film documentario dove sette donne tra giornaliste,
costumiste, attrici e non solo si confessano all’obiettivo della
regista.
Il Festival Internazionale del
Documentario Visioni dal Mondo – Immagini
dalla Realtà, organizzato da UniCredit
Pavilion e dalla società di produzione
FRANKIESHOWBIZ, che si svolgerà a Milano dal 5 al
9 ottobre, apre ufficialmente il bando di concorso “Storie dal
mondo contemporaneo” rivolto ai giovani cineasti italiani.
L’iscrizione al concorso è
gratuita e potranno partecipare documentari inediti –
lungometraggi, mediometraggi e cortometraggi – ultimati dopo il 1
gennaio 2015. Per le opere che saranno presentate non sono previsti
limiti di formato, di durata e di tecniche realizzative. Il termine
ultimo per l’invio dei materiali è il 30 giugno 2016.
La selezione delle opere sarà
curata dalla Direzione del Festival Internazionale del Documentario
Visioni dal Mondo – Immagini dalla Realtà. Le opere
selezionate saranno proiettate in anteprima nel corso della 2°
edizione del Festival, dal 5 al 9 ottobre 2016 all’UniCredit
Pavilion a Milano.
In palio per le opere vincitrici il
Premio UniCredit Pavilion di 5.000 euro – che verrà assegnato da
autorevoli giurati, provenienti dal mondo del cinema, della cultura
e della televisione – e il Premio UniCredit Pavilion Giovani di
2.500 euro, attribuito da una giuria composta da studenti delle
facoltà e delle scuole di cinema milanesi più
rappresentative.
Il bando di concorso e le modalità
per l’iscrizione sono disponibili sul sito
www.visionidalmondo.it
Il Festival Internazionale
del DocumentarioVisioni dal Mondo, Immagini
dalla Realtà, organizzato dalla società di produzione
FRANKIESHOWBIZ, in calendario a Milano da
giovedì 12 a domenica 15 settembre, presenta
l’immagine ufficiale della quinta edizione.
Lo skyline dei grattacieli di Milano
è il protagonista del Festival 2019. Il gabbiano, che nelle
precedenti edizioni sorvolava il mondo per osservare
scrupolosamente il nostro pianeta, punta il suo sguardo sulla città
di Milano.
La nuova immagine, curata dal team
creativo interno, esprime il concept del Festival: una
vocazione internazionale, uno sguardo sulle storie contemporanee,
sulle trasformazioni e sulle evoluzioni della società moderna,
dalla città meneghina, una città cosmopolita, la città del Festival
Visioni dal Mondo, Immagini dalla Realtà.
Il Festival Internazionale del
Documentario promuove, infatti, il documentario come strumento
conoscitivo di cambiamento e innovazione, forma d’espressione per
la narrazione dell’oggi.
Scegliendo di rappresentare
l’edizione 2019 con l’immagine del gabbiano su Milano, il Festival
sottolinea il legame con la città e avvalora la sua view:
favorire la conoscenza, la cultura e la popolarità del genere
documentario che partendo da Milano, oltre a rappresentare un
modello di informazione, diviene uno sguardo sul mondo, il
cinema della
realtà.
Anche per le sedi della quinta
edizione, il Festival sceglie due luoghi simbolo della cultura del
capoluogo lombardo: il Teatro Litta, una delle più significative
opere dell’architettura lombarda, e il Museo Nazionale Scienza e
Tecnologia Leonardo da Vinci, il più importante museo della scienza
e della tecnologia in Italia e uno dei più importanti in Europa e
nel mondo, già sede di una delle sezioni della scorsa edizione del
Festival.
“Visioni da un
film: L’odio“, mostra fotografica di Barbara Frascà
che si terrà giovedì 22 gennaio al Dodici Pose di Roma (Via
Casilina, 117) dalle ore 21.30 alle 02.00.
La mostra fotografica di Barbara
Frascà offre una nuova prospettiva sulle immagini del capolavoro in
bianco e nero diretto da Mathieu Kassovitz nel 1995. In un viaggio
sensoriale composto da 37 foto, la poliedrica artista romana
esplora le immagini potenti, per contenuto e spettacolarità, che
compongono questa vibrante storia di povertà, violenza ed
emarginazione, intensificandole attraverso l’adozione di una
prospettiva “altra”, dettata dal caso ma immediatamente pensata
come nuova possibilità di espressione.
I genitali di Visione sarebbero dovuti apparire in Avengers: Age of Ultron. Paul Bettany è stato parte del MCU sin dal suo inizio nel lontano
2008, prestando al sua voce all’I.A. di Tony Stark, Jarvis.
Tuttavia, nel 2015 ha debuttato ufficialmente nei panni
dell’androide sintezoide Visione, portato in vita grazie alla Gemma
della Mente. Da allora, è apparso in altri due film, Captain
America: Civil War e Avengers:
Infinity War, e adesso è il co-protagonista della serie
WandaVision
insieme alla Scarlet Witch di Elizabeth Olsen.
Tecnicamente, Visione è già morto in
Infinity
War, quando Thanos ha spietatamente strappato la Gemma
della Mente dalla testa dell’androide, lasciando una cavità nel suo
cranio e provocandone la morte. Proprio per questo, il suo
coinvolgimento in WandaVision
è uno dei più grandi misteri della serie Disney+. La coppia sta cercando di
vivere un’esistenza normale a Westview senza rivelare a nessuno la
loro natura di supereroi, cosa che costringe Visione a cambiare il
suo aspetto per sembrare un essere umano a tutti gli effetti.
Tuttavia, molto prima che sposasse Wanda e che insieme avessero due
figli, pare ci fosse un po’ di confusione riguardo a quale sarebbe
dovuto essere l’aspetto “anatomico” del personaggio in Age of
Ultron.
Parlando con Lights, Camera, Pod del
suo viaggio nel MCU dagli inizi fino ad oggi,
Paul Bettany ha ricordato come Visione è stato
portato in vita in Avengers: Age of Ultron e come il regista
Joss Whedon voleva mostrare i genitali del
sintezoide. Alla fine, il regista ha cambiato idea dopo aver
realizzato quanto sarebbe stato strano “vederli” sullo schermo.
“So che Joss Whedon voleva a tutti i costi che Visione avesse
un pene”, ha spiegato Bettany. “E tutti – incluso Kevin
Feige – erano parecchio scettici. Ma Joss continuava a dire: ‘Deve
avere un pene! Voglio vedere le bozze di un pene!’. Quindi, da
qualche parte, ci sarà sicuramente qualche bozza sulla nascita di
Visione in cui l’androide ha effettivamente un pene. Alla fine,
però, Joss ha capito di essersi sbagliato e che non ne aveva
affatto bisogno.”
Nonostante il grande successo di
The Avengers, Joss Whedon e i Marvel Studios hanno avuto non pochi dissapori
durante la lavorazione di
Avengers: Age of Ultron. Il regista ha espresso
chiaramente le sue frustrazioni durante la produzione del sequel,
citando quanto Kevin Feige e il suo team volessero mettere a punto
dettagli che non avevano nulla a che fare con la storia del film.
In realtà, erano semplicemente più affini a progetti futuri,
inclusa la bizzarra visione di Thor che alla fine ha acquisito
maggiore senso grazie ad Infinity
War. A parte i genitali di Visione, Whedon ha
anche insistito su un design diverso per Ultron che alla fine Feige
ha scartato.
Manca ormai pochissimo all’arrivo di
WandaVision
su Disney+. Uno dei più grandi misteri
legato alla serie è sicuramente al modo in cui il personaggio di
Visione verrà riportato in vita (dal momento che è
ufficialmente morto alla fine di Avengers:
Infinity War). In attesa di scoprire cosa ci riserverà
l’attesissima serie che darà ufficialmente il via alla Fase 4 del
MCU,
ComicBookMovie ha raccolto i 10 migliori momenti dell’androide
sintezoide interpretato da Paul Bettany nell’universo condiviso:
Salvare Wanda
Sconvolta per la morte di
suo fratello Pietro, Wanda rintracciò Ultron e usò i suoi poteri
impressionanti per strappare il “cuore” dal petto robotico del
malvagio androide. Tuttavia, egli riuscì a trasferire la sua
coscienza in un drone che portò Sokovia a precipitare nella Terra
sottostante.
Scarlet Witch non aveva ancora
imparato a volare a questo punto, quindi è probabile che avrebbe
incontrato il suo creatore qui. Invece, Visione è entrato in azione
per portare Wanda in salvo. Lo sguardo che condividono è stato un
ottimo modo per stuzzicare la loro futura storia d’amore, e il
fatto che Visione si sia messo in pericolo per salvare Scarlet
Witch ha contribuito a creare una connessione e un legame tra di
loro.
Abbattere Corvus Glaive
Con Shuri che ha tentato di rimuovere la
Gemma della Mente da Visione per tenerlo in vita, Scarlet Witch non
ha avuto altra scelta che farsi strada sul campo di battaglia per
tenere a bada le forze di Thanos. Mentre ciò accadeva, Corvus
Glaive attaccò l’androide che, ancora ferito da quella precedente
battaglia in Scozia, fu quasi ucciso da questo membro dell’Ordine
Nero.
Capitan America è corso in aiuto, ma
proprio mentre anche lui si è trovato sopraffatto da questo
cattivo, Visione è tornato in azione per affondare la stessa arma
di Glaive attraverso il suo petto. Potrebbero anche essere stati
l’uno contro l’altro nel conflitto al centro di Captain
America: Civil War, ma Visione ha chiaramente apprezzato
ciò che Steve Rogers era disposto a fare per mantenerlo in
vita.
È vivo!
Visione doveva essere il
corpo definitivo per Ultron, ma quando i Vendicatori sono riusciti
a metterlo al sicuro, Tony Stark e Bruce Banner hanno deciso di
unire la Gemma della Mente e J.A.R.V.I.S. per creare un tipo
completamente nuovo di supereroe. Alcuni degli altri Vendicatori
obiettarono, ovviamente, ma è Thor che alla fine ha preso la
decisione finale.
Usando i suoi poteri per dare a
questo corpo A.I. la spinta di cui aveva bisogno per vivere, un
Visione “nudo” emerge dal suo bozzolo. Nonostante abbia
inizialmente attaccato Thor, l’androide percepisce la bellezza del
mondo mentre guarda lo skyline di New York City, trasformandosi in
un supereroe davanti agli occhi dei suoi futuri compagni di
squadra.
Compiere l’ultimo sacrificio
Essendo un vero eroe nel
profondo del suo cuore, Visione sapeva che avrebbe dovuto compiere
l’ultimo sacrificio quando sarebbe arrivato il momento.
Sfortunatamente, ciò è accaduto a Wakanda, quando Thanos e le sue
forze si sono avvicinate.
Determinato a impedire al Titano
Pazzo di mettere le mani sulla Gemma della Mente, Visione ha
implorato Wanda, la donna che ama, di distruggerlo. È stato
straziante per entrambi e davvero orribile vedere “Viz” farsi
saltare in aria. Dopotutto, erano passate solo poche ore da quando
lui e Wanda avevano finalmente trovato la felicità insieme. Vederlo
buttare via tutto ciò per fare ciò che era giusto, ha dimostrato
esattamente quanto fosse eroico.
Un grave errore
Visione potrà anche essere un androide, ma
anche lui non è immune da errori. Lottando per venire a patti con i
suoi sentimenti per Scarlet Witch, il membro del #TeamIronMan l’ha
confortata mentre tentava di eliminare Falcon (che era impegnato in
una battaglia a mezz’aria con War Machine). Sfortunatamente, l’eroe
ha mancato e invece ha finito per sparare al colonnello Rhodes dal
cielo.
Ciò lo ha lasciato con ferite
devastanti dalle quali non si è ancora ripreso, ed è solo grazie
all’intervento di Tony Stark se è ancora in grado di camminare.
Questa è stata una grande lezione per Visione e un qualcosa che
avremmo voluto fosse stato trattato in maniera un po’ più
approfondita nei film successivi.
Mai più J.A.R.V.I.S.
Una volta che i Vendicatori
si sono resi conto che Visione non era una minaccia per loro, è
seguita una conversazione difficile. Insistendo sul fatto che non
ha le stesse cattive intenzioni per il mondo di Ultron, questo
androide appena nato spiega che non è Ultron o J.A.R.V.I.S.
Invece, è qualcosa di completamente
nuovo, e anche se non è sicuro di cosa sia, sa che vuole fare ciò
che è giusto per proteggere il mondo. La calma e la misurata
interpretazione di Paul Bettany qui è stata davvero un’introduzione
perfetta per Visione, in un film che aveva già introdotto una serie
di nuovi personaggi, tra cui Wanda Maximoff.
Ancora un ultimo sacrificio
Avengers:
Infinity War non è stato certo un momento facile per il
povero vecchio Visione. Qualche istante dopo che l’amore della sua
vita lo aveva ridotto in mille pezzi, Thanos arrivò sulla scena e
usò la Gemma del Tempo per invertire ciò che aveva fatto.
Afferrando Visione appena resuscitato per la gola, il cattivo
strappò senza pietà la Gemma dell’Infinito dalla testa
dell’Avenger, lasciandogli un buco dove prima era posizionata la
gemma.
È stato un momento brutale.
Tuttavia, è stato anche uno di quelli che ha lasciato ai fan una
lunga lista di domande; potrebbe essere che Visione tornerà nella
sua forma grigia come nella serie a fumetti “West Coast Avengers”?
Non sappiamo ancora come tornerà in WandaVision,
ma questo è sicuramente uno dei momenti più memorabili dell’eroe
nel MCU.
Brandire il
Mjolnir
Durante la
battaglia finale di Avengers:
Age of Ultron, Visione si dimostra un vero alleato degli
eroi più potenti della Terra. Si era completamente guadagnato la
fiducia di Thor, e questo era evidente nella battaglia finale.
Mentre il Dio del Tuono distraeva Ultron, fu Visione che piombò in
picchiata per salvare la situazione, usando il Mjolnir per far
vacillare il suo creatore.
È stato un momento
che ha dimostrato che Visione era degno di sollevare il martello di
Thor, e non solo perché una macchina può sollevarlo (nonostante
quello che Steve Rogers e Tony Stark potrebbero pensare). È stato
un momento davvero fantastico e ha stabilito Visione come un
personaggio davvero tosto.
Distruggere Ultron
Nonostante sia stato sconfitto a Sokovia,
Ultron è riuscito a fuggire in uno dei corpi distrutti del suo
esercito robotico. Tuttavia, quello che non si aspettava era di
trovarsi faccia a faccia con Visione. Ciò che ne segue è una
discussione filosofica sulla loro umanità, con l’Avenger che
difende l’umanità nonostante i suoi difetti.
Visione chiaramente non vuole
uccidere suo “padre”, ma non ha scelta. Tuttavia, gli concede un
momento di silenzio prima di sferrare quel colpo fatale.
Ovviamente, il modo ambiguo in cui è stata girata questa scena
significa che non sappiamo davvero se Visione abbia ucciso Ultron,
il che lascia la porta aperta ad un possibile ritorno del
cattivo.
È degno!
Mentre i Vendicatori
litigavano se fidarsi o meno di Visione, l’androide li interruppe
passando al Dio del Tuono il suo martello (che ogni membro della
squadra aveva precedentemente tentato di sollevare nel tentativo di
dimostrarsi degno quanto Thor di brandirlo). In pochi secondi, il
team si rende conto che Visione è qualcuno di cui si possono
fidare, e il fatto che fosse degno di sollevare il Mjolnir
probabilmente è qualcosa di cui si parla troppo poco.
Questo ha sicuramente contribuito a
mettere Visione sulla mappa come un eroe legittimo nel MCU e ha giustificato il suo posto
negli Avengers. Altri momenti come questo in futuro non sarebbero
una brutta cosa, questo è certo.
Il personaggio di
Visione, interpretato da Paul
Bettany, ha esordito ufficialmente nel MCU in Avengers:
Age of Ultron, risultando una versione non del tutto
fedele a quella dei fumetti.
Tuttavia l’aspetto
cromatico dell’androide rispettava l’originale anche se, secondo le
recenti dichiarazioni di Ryan Meinerding
(responsabile del reparto visivo dei Marvel Studios), inizialmente Visione avrebbe
dovuto presentare il busto di colore grigio e il volto di colore
oro: “Il regista, Joss Whedon
voleva davvero che Visione rimanesse umano anche nei colori. Per
farlo doveva somigliare quanto più possibile a Paul Bettany con un
pizzico del suo stile, e quando ne abbiamo ricavato le prime
versioni, sembrava però difficile rendere quell’aspetto cool e
interessante.“
Avengers: Infinity War trailer
ufficiale – i Vendicatori contro Thanos
Vi ricordiamo che il personaggio
tornerà sullo schermo in Avengers:
Age of Ultron. Di seguito la sinossi ufficiale del
film:
Un viaggio cinematografico
senza precedenti, lungo dieci anni, per sviluppare l’intero
Marvel Cinematic Universe, Avengers: Infinity War di Marvel Studios porta sullo schermo
il definitivo, letale scontro di tutti i tempi. Gli Avengers e i
loro alleati supereroi devono essere disposti a sacrificare tutto
nel tentativo di sconfiggere il potente Thanos prima che il suo
attacco improvviso di devastazione e rovina metta fine
all’universo.
Anthony e Joe
Russo dirigono il film, che è prodotto
da Kevin Feige. Louis
D’Esposito, Victoria Alonso, Michael
Grillo e Stan Lee sono
produttori esecutivi. Christopher Markus & Stephen
McFeely hanno scritto la sceneggiatura. Avengers:
Infinity War arriverà nei cinema USA il 4 maggio,
dal 25 aprile in Italia.
Da quando i supereroi si sono fatti
strada nel mondo di Hollywood, nuovi fan hanno cominciato ad
appassionarsi alle loro storie, anche se non tutti si possono
definire degli esperti di fumetti. Proprio per questo, è molto
probabile che gli appassionati lettori abbiano una visione più
approfondita di certi personaggi, come ad esempio Visione.
Divenuto famoso agli occhi del
grande pubblico grazie al film Avengers:
Age of Ultron e tornato di recente alla ribalta grazie
alla serie
WandaVision, Visione è in realtà uno dei personaggi più
interessanti e al tempo stesso bizzarri e inquietanti dell’universo
Marvel. Ecco perché
Screen Rant ha raccolto 10 dettagli su di lui che forse
soltanto i fan dei fumetti conoscono:
La creazione
La maggior parte dei fan
del MCU ricorda che la versione di
Visione che tutti conoscono, ossia quella interpretata
brillantemente da Paul Bettany e creata da Tony Stark, Bruce Banner
e dal fulmine/martello di Thor come un modo per affrontare Ultron.
Mentre Ultron creava il corpo, Stark e Banner hanno dato la vita
all’androide tramite Jarvis.
Tuttavia, nei fumetti, Ultron è
stato responsabile della realizzazione di Visione, qualcosa che
solo i fan del personaggio conoscono. Mentre i Vendicatori furono
coinvolti in seguito, Ultron originariamente creò Visione affinché
agisse come un suo “figlio”, un androide che avrebbe utilizzato per
scopi più nefandi che volere “semplicemente” un nuovo corpo…
Lo scopo
Naturalmente, ogni cattivo
ha un secondo fine, un oscuro obiettivo nefasto che desidera
raggiungere a tutti i costi. L’obiettivo di Ultron nel film era
distruggere la Terra e ricominciare da capo. Nei fumetti, i suoi
obiettivi erano più o meno simili, con gli Avengers come ostacolo
principale.
È qui che entra in gioco Visione.
Dalla sua nascita, Ultron ha creato Visione come un’arma che poteva
impugnare contro gli Avengers. Se non fosse stato per l’androide
che ha poi acquisito un livello maggiore di sensibilità, le cose
sarebbero potuto andare diversamente…
Il nome
Nessuno
vuole che il suo nome sia insignificante. Vogliono sempre che
significhi qualcosa, che abbia una sua ragion d’essere, in modo che
nessuno possa dimenticarlo. Tuttavia, dipende sempre da come quel
nome si ottiene…
Quando Visione è
stato inviato per eliminare i Vendicatori, ha iniziato da Janet Van
Dyne, ossia The Wasp. Scioccata dall’androide che non ha esitato a
scaraventarsi su di lei, Janet disse che stava assistendo ad una
“visione ultraterrena inumana”. E così che è nato il nome
Visione… che vi piaccia o no!
L’albergo genealogico
Le famiglie, in ogni storia
a fumetti, sembrano sempre strane. Alcuni membri finiscono per
entrare in guerra l’uno con l’altro, mentre altri possono rivelarsi
dei veri e propri supercriminali. Non fa eccezione la “famiglia” di
Visione, che potrebbe tranquillamente trovarsi al primo posto in
termini di “stranezza”.
Con Ultron come padre, Hank Pym come
nonno, Wonder Man come fratello, l’albero genealogico di Visione è
alquanto incasinato. Senza tenere conto delle sue due famiglie, che
sono ugualmente incasinate a modo loro…
La famiglia artificiale
Tutti sanno che quando un
robot desidera ardentemente l’amore, la cosa ragionevole da fare è
creare una famiglia artificiale che potrebbe andare in tilt. O,
almeno, questo è ciò che Tom King pensava fosse ragionevole quando
ha dato a Visione una famiglia nella miniserie del 2016 “The
Vision”, considerato uno dei migliori archi narrativi
dell’androide.
Un’immersione profonda dentro
Visione, dentro l’intelligenza artificiale e, soprattutto, dentro
l’umanità nel suo insieme. La storia inizia in maniera abbastanza
piacevole, con Visione, sua moglie, suo figlio e sua figlia che
vivono felici e contenti. Alla fine, però, Visione è circondato da
segreti, omicidi, follia e persino da un complotto per uccidere i
Vendicatori…
Una famiglia con Wanda
L’altra famiglia di cui
Visione faceva parte è quella che la maggior parte delle persone
conosce. Wanda Maximoff e Visione si innamorarono e si sposarono,
dando presto alla luce due figli che sarebbero poi diventati Wiccan
e Speed.
La storia d’amore di Wanda e Visione
è stata lentamente incorporata in WandaVision (serie che ha dato vita ad
alcune teorie su Ultron), eppure ci sono ancora molti dettagli che
le persone non conoscono: il loro matrimonio è andato male; i loro
figli non erano altro che dei frammenti dell’anima di Mefisto;
oppure, ancora, Wanda che impazzisce e Visione che l’abbandona.
Ha quasi ucciso gli Avengers
Al di là di Visione, Wanda
Maximoff è un personaggio affascinante di per sé. Essendo un
mutante con poteri di manipolazione della realtà, Wanda è un
personaggio davvero interessante, ricordato però troppo spesso
soltanto per aver perso la testa, essersi trasformata nel villain
di turno e aver provato a cambiare la realtà, come raccontato in
“Avengers Disassembled”.
Mentre cerca di riportare indietro i
suoi figli, Wanda distorce la realtà e fa andare in tilt Visione.
Arrivando a realizzare quasi l’obiettivo originale di suo “padre”,
Visione ha cercato di far saltare in aria i Vendicatori e riportare
indietro Ultron prima che She-Hulk facesse a pezzi l’androide in un impeto di
rabbia.
Le rinascite
La morte, soprattutto nei
fumetti, è spesso solo l’inizio di un percorso. Gli eroi muoiono
continuamente eppure, a causa di imbrogli, sembrano avere sempre un
modo per tornare nella terra dei vivi. Persino un androide riesce
in qualche modo a trovare un modo per tornare indietro.
Dall’essere fatto a pezzi all’essere
fatto saltare in aria, a essere squarciato a metà e persino colpito
a colpi di arma da fuoco, Visione ne ha passate davvero tante e in
qualche modo riesce sempre a tornare indietro, indipendentemente
dalla forma che assume. Con questo in mente, forse Visione potrebbe
tornare in vita nel MCU…
Il look
Quando si
salva il mondo da enormi minacce alla fine dell’universo, gli eroi
devono sempre avere un bell’aspetto. Detto questo, molti dei
Vendicatori hanno dovuto fare i conti con scelte di look parecchio
scadenti nel corso degli anni, qualcosa che anche il MCU ha riflesso in un certo
senso.Per fortuna, Visione non è mai stato
uno di loro.
Con il passare degli
anni, i costumi di Visione sembravano cambiare continuamente. È
passato dall’essere oro e verde al bianco assoluto, a una versione
moderna aggiornata e persino a una versione olografica ad un certo
punto. I suoi modelli tendono ad essere alcuni dei costumi più
intriganti che cambiano sempre nel corso dei
secoli.
“Lavorare” per l’Hydra
Gli eventi controversi dei
fumetti sono i più divertenti. Che si tratti di archi narrativi,
eventi reali o trame, è interessante vedere come i fan si dividono
metà su idee che i creatori in qualche modo considerano buone.
Così, quando Capitan America è diventato un agente dell’HYDRA in
“Secret Empire”, lo hanno fatto anche gli Avengers.
Con Stevil Rogers alla guida del
mondo, Visione e altri eroi sono diventati membri di un oscuro team
di Avengers. Infettato da un virus, Visione ha lavorato per Cap e
con l’Hydra fino a quando non è stato fortunatamente liberato. È
sicuramente qualcosa che la maggior parte dei fan vuole
dimenticare…
Dopo la settimana tutta glamour con
Madonna e George Clooney, inizia la settimana più autoriale, in cui
alle star conclamate, comunque sempre presenti, si affiancano gli
autori più interessanti
Sembra che
Ultron non sarà l’unico cattivo con cui Vision
dovrà confrontarsi nella prossima serie spin-off di Disney+WandaVision. THR riporta infatti che
Todd Stashwick (Star
Trek: Picard) si è unito al cast della serie dei MArvel Studios dedicata a Visione in un ruolo
non rivelato. Anche se il suo personaggio non è stato nominato,
viene suggerito che Stashwick interpreterà “un assassino che è
sulle tracce dell’androide e della tecnologia che
possiede”.
Potrebbe trattarsi di un cattivo
consolidato della Marvel Comics? Ci sono numerosi personaggi che
si adattano all’identik di assassino, quindi lasciamo che le
speculazioni abbiano inizio. Ad oggi, sappiamo unicamente che il
progetto viene descritto come “la terza parte di una trilogia
iniziata con WandaVision e proseguita con Agatha All Along”. Ad ogni modo, i
lavori sembrano proseguire, per cui è lecito attendersi di poter
scoprire qualcosa in più prossimamente.
Cosa sappiamo su Vision?
Vision, la cui
produzione dovrebbe iniziare in Inghilterra nel 2025, è il primo
nuovo show live-action della Marvel in quasi due
anni. Brad Winderbaum, responsabile di Marvel per lo
streaming, la televisione e l’animazione, ha dichiarato a Variety a
maggio che l’azienda ha iniziato a passare a un “approccio più
tradizionale” alla produzione televisiva dopo il lancio iniziale
dei suoi contenuti in streaming, che lo studio ha realizzato
secondo un modello a caratteristiche.
All’inizio di quest’anno abbiamo
scoperto che la serie è stata resa ufficiale e che il produttore
esecutivo di Star Trek: Picard, Terry
Matalas, è stato nominato showrunner. La serie è
attualmente in programma per il 2026. Paul Bettany riprenderà il suo ruolo di
tragico sintetizzatore del MCU e la storia
dovrebbe essere incentrata su “Visione fantasma che esplora il
suo nuovo scopo nella vita”.
Il finale di WandaVision ha
rivelato che il Visione con cui abbiamo passato il tempo nel corso
della stagione era in realtà uno dei costrutti di Wanda, ma il vero
“Visione Bianco” era stato ricostruito dallo S.W.O.R.D. e
programmato per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa
versione del personaggio si allontana verso parti sconosciute verso
la fine dell’episodio dopo aver dichiarato di essere la “vera
Visione”.
Per quanto riguarda il finale della
Marvel, immaginiamo che
Scarlet Witch, Visione, Speed e Wiccan si riuniranno sullo
schermo. È difficile stabilire se ciò avverrà in tempo per i
prossimi film degli Avengers, poiché questa storia
epica potrebbe facilmente continuare nella prossima saga del
MCU. Per ora, il prossimo capitolo
si svolgerà in Agatha
All Along.
Nella serie
Vision di Tom King, acclamata dalla
critica, il personaggio principale ha creato una famiglia di
sintetizzatori per sé, compresa sua moglie Virginia. La sua
personalità è stata modellata sulle onde cerebrali della Strega
Scarlatta, di cui Wanda gli aveva regalato una copia anni
prima.
La combinazione delle onde
cerebrali sue e di Virginia ha portato alla creazione dei loro
gemelli, Vin e Vivian. Quando il Tristo Mietitore attaccò i
bambini, questi rimasero feriti e una Virginia fuori di sé andò su
tutte le furie, picchiò a morte il cattivo e lo seppellì nel
giardino di casa. Con il passare del tempo, Virginia divenne sempre
più irrequieta e alla fine si tolse la vita.
Sebbene elementi di questo tipo
siano stati utilizzati in WandaVision,
sembra che vedremo Visione tentare di creare una famiglia nella sua
serie, come un oscuro parallelo alla fantasia della sitcom creata
da Wanda Hex.
Cosa ha detto di recente Elizabeth
Olsen in merito al suo ritorno
Elizabeth Olsen è attualmente impegnata nella
stampa di un paio di nuovi progetti e prima o poi le verrà chiesto
del suo futuro nel MCU. L’anno scorso ha dichiarato:
“Negli ultimi quattro anni, in particolare, la mia
produzione è stata la Marvel.Non
voglio… non è che non voglia essere associata solo a questo
personaggio.Ma sento davvero di dover ricostruire
altre parti per avere un equilibrio”.
“Ho tanta voglia di fare
film in questo momento.E spero che alcuni di essi
si realizzino nel modo in cui sento di poterlo fare.Ma sì, è qualcosa di cui ho bisogno.Ho
solo bisogno di altri personaggi nella mia vita”, ha
aggiunto l’attrice. “Non c’è longevità in un solo
personaggio”.
Oltre a ciò, sta prendendo forma
una nuova serie TV su Visione – che in
precedenza si vociferava fosse intitolata Vision
Quest – che promette di riprendere la storia
dell’androide dopo la sua resurrezione da parte dello S.W.O.R.D.
(senza le sue emozioni). Visione Hex, tuttavia, ha ripristinato i
ricordi del suo doppelganger.
C’è una storia da raccontare e si
pensa che vedremo il Vendicatore creare una nuova famiglia di
androidi simile alla pluripremiata serie di fumetti di
Visione di Tom King.
Tuttavia, non sarà solo Ultron a incrociare le strade di
Visione nella serie, mentre ricostruisce la sua vita. Dopo la
conferma odierna del ritorno di James Spader nei panni
dell’androide malvagio,
Deadline riporta: “Sebbene l’attenzione sia concentrata
su Visione, abbiamo sentito che c’è anche la possibilità che Wanda
Maximoff (Elizabeth
Olsen) appaia, il che avrebbe senso visto quanto sono
interconnesse le storie dei due personaggi nel MCU”.
Ciò avviene dopo che
The Hollywood Reporter ha descritto Vision come
“la terza parte di una trilogia iniziata con WandaVision e proseguita con Agatha All Along”. Se questa serie
rivelerà cosa ne è stato di Wanda Maximoff dopo la sua scomparsa
nel sequel di Doctor Strange, allora si creeranno le
premesse perché lei e l’androide si riuniscano… forse per
combattere il loro vecchio nemico, Ultron!
La storia d’amore tra Visione e
Wanda è epica, quindi questo show potrebbe riunirli in tempo per i
prossimi film dei Vendicatori è una
prospettiva entusiasmante. C’è una storia da raccontare e si pensa
che vedremo i Vendicatori creare una nuova famiglia di androidi
simile alla pluripremiata serie di fumetti di Visione di
Tom King.
All’inizio di quest’anno, il
presidente dei Marvel StudiosKevin Feige ha
commentato il motivo per cui Terry Matalas, autore della terza
stagione di Star Trek: Picard, è stato scelto come
showrunner della serie Disney+.
“È così che l’ho
conosciuto”, ha esordito. “È stato grazie al suo
incredibile [lavoro su Picard Stagione 3].Ho
detto:È incredibile.Non so come
faccia a esistere.Fammi trovare la persona che
l’ha realizzato”.
La terza stagione dello show ha
ricevuto ampi consensi dalla critica e diversi premi. Feige è un
noto trekkie e in precedenza è apparso insieme a Matalas in un
episodio di due ore del podcast di Star TrekInglorious Treksperts.
Per quanto riguarda la Olsen,
l’anno scorso ha dichiarato: “In particolare negli ultimi
quattro anni, la mia produzione è stata la Marvel.Non
voglio… non è che non voglia essere associata solo a questo
personaggio.Ma sento davvero di dover ricostruire
altre parti per avere un equilibrio”.
“Ho tanta voglia di fare
film in questo momento.E spero che alcuni di essi
si realizzino nel modo in cui sento di poterlo fare.Ma sì, è qualcosa di cui ho bisogno.Ho
bisogno di altri personaggi nella mia vita”, ha aggiunto
l’attrice. “Non c’è longevità in un solo
personaggio”.
Vision non ha ancora una data di
debutto confermata.