L’attesa è finita, dal 7
febbraioLoving Vincent, il film di animazione
dedicato al pittore Vincent Van Gogh arriva in
home video con Universal Pictures Home Entertainment Italia
con imperdibili contenuti speciali!
Loving Vincent,
scritto e diretto da Dorota Kobiela & Hugh Welchman è il primo
lungometraggio interamente dipinto su tela. Realizzato elaborando
le tele dipinte da un team di 125 artisti, il film è composto da
migliaia di immagini, create nello stile di Vincent van Gogh
(1853-1890), da pittori che hanno lavorato per mesi per arrivare a
un risultato originale e di enorme impatto.
Opera dello studio Breakthru
productions -vincitore dell’Oscar per il cortometraggio animato
Pierino e il lupo- il film racconta, attraverso 120 quadri e 800
documenti epistolari, la vita dell’artista olandese fino alla morte
misteriosa, avvenuta a soli 37 anni e archiviata come caso di
suicidio. Le cose andarono davvero in questo modo? Un team
d’eccezione ha dato vita a un lungometraggio poetico e seducente
che mescola arte, tecnologia e pittura e che ha riscosso enorme
successo di pubblico e critica aggiudicandosi numerosi premi.
Loving Vincent CONTENUTI
EXTRA NEL
BLU-RAYDIGIPACK:
Arriva al cinema Loving
Vincent, il primo lungometraggio interamente dipinto su
tela. Un originale incontro tra arte e cinema vincitore del Premio
del Pubblico al Festival d’Annecy – scritto e diretto
da Dorota Kobiela & Hugh Welchman.
Loving
Vincent è distribuito da Nexo Digital in
collaborazione con Adler Entertainment con i media partner Radio
DEEJAY, Sky Arte HD e MYmovies.it nell’ambito del
progetto de La Grande Arte al Cinema – Tutti i dettagli sulla
programmazione e l’elenco delle sale che aderiscono all’iniziativa
su www.nexodigital.it.
Ci aveva già pensato qualche anno
fa Andrea Di Stefano con il suo
Escobar a raccontare la storia del famoso e temuto
Pablo Escobar senza ottenere un grande successo
per poi cedere il testimone alla fortunata serie targata Netflix, Narcos,
ormai arrivata alla terza stagione, amatissima dal pubblico.
Stavolta però è il regista Fernando León de Aranoa
a tentare ancora una volta di avvicinarsi alla figura di Pablo
Escobar, presentando alla
Mostra del Cinema di Venezia il suo ultimo film,
Loving Pablo, con Javier Bardem e Penelope Cruz.
Tratto dal romanzo
Loving Pablo,Hating
Escobar, il film racconta la storia dell’ascesa e
del declino del signore del narcotraffico, Pablo
Escobar, interpretato da Javier Bardem, dal punto di vista di una delle
sue amanti, la più famosa, la giornalista Virginia
Vallejo (Penelope
Cruz), anche autrice del libro. La storia comincia nel
1983, anno dell’incontro di Virginia e Pablo in un’occasione
mondana, data anche dell’inizio della loro lunga e travagliata
relazione.
Partendo dall’interessante punto di
vista di Virginia, purtroppo il regista Aranoa non riesce a
sviluppare bene la storia trasformando il suo Loving
Pablo in una sorta di pessima fiction nazional popolare.
Nonostante gli strepitosi
Javier Bardem e
Penelope Cruz – di nuovo fianco a fianco a quasi dieci
anni di distanza da Vicky Cristina
Barcelona di Woody Allen -, il film
non riesce proprio a spiccare il volo; alla sceneggiatura
raffazzonata e poco convincente si aggiunge l’interpretazione quasi
macchiettistica in alcuni punti della Cruz che continua, come il
suo collega Bardem per tutta la durata del film, a recitare in un
inglese dal marcato e fastidioso accento spagnolo. La scelta del
bilinguismo di Loving Pablo disorienta e irrita ma
non è purtroppo l’unica pecca del film; nella prima parte lo
spettatore viene guidato dalla voce narrante di Virginia che, con
poche semplici frasi ad affetto, introduce un nuovo capitolo della
storia. Tuttavia questo espediente viene poi abbandonato
bruscamente quando si avvicina la fine di Pablo e quindi la storia
tra lui e Virginia passa in secondo piano, rivoluzionando la
struttura iniziale del film.
Tutto è troppo esagerato e sopra le
righe, dall’accento della bella Penelope, al suo look
eccessivamente volgare, senza dimenticare il trucco di Bardem che,
in alcune scene finali, sembra la caricatura di Pablo Escobar. Ma
se i protagonisti proprio non riescono a brillare, i personaggi
secondari sembrano avere una marcia in più; un esempio lampante è
quello di Peter Sarsgaard che, anche se confinato ad un
ruolo decisamente marginale come quello dell’Agente Neymar della
DEA, riesce comunque ad avere i suoi quindici minuti di gloria e ad
essere molto più incisivo della coppia Bardem-Cruz. Nonostante le
buone intenzioni di Fernando León de Aranoa e di
Javier Bardem – anche produttore per
l’occasione – il biopic Loving Pablo risulta un
film assai approssimativo, con pesanti problemi alla sceneggiatura
e confusionario nella sua messa in scena. Ci dispiace dirlo ma, se
davvero siete alla ricerca di un prodotto di qualità che vi
racconti la storia di Pablo Escobar, Narcos è
ancora la scelta migliore.
È un San Valentino decisamente
alternativo quello proposto da Netflix che, a partire dal 9 febbraio scorso, ha
reso disponibile sulla piattaforma il film Lover Stalker
Killer diretto da Sam Hobkinson. Un titolo-spoiler sintetizza
infatti l’involuzione della storia che a partire da un incontro si
trasforma molto rapidamente in molestia, truffa digitale,
persecuzione, omicidio. Lover Stalker Killer ripercorre
dunque un caso di cronaca realmente accaduto negli Stati Uniti,
ricostruendo le tappe di una vera e propria caduta fino agli abissi
di un omicidio, a partire dalle interviste del protagonista e degli
inquirenti che hanno lavorato al caso.
La storia vera di Lover, Stalker, Killer
È il 2012 e Dave
Kroupa si è appena stabilito in Nebranska, dopo che la
fine di quello che sembrava essere l’amore della propria vita e la
separazione della moglie e dei figli. La storia dell’incubo di
stalking che per anni lo ha tenuto prigioniero inizia online, su
una delle più note e utilizzate dating app, ‘Plenty of Fish’,
ovvero un mare di opportunità per chi, come Kroupa, deve
ricostruire la propria vita. Quando il tanto agognato match arriva,
dall’altra parte del display c’è Shanna “Liz”
Golyar, con cui inizia una frequentazione senza impegno
che però non soddisfa l’uomo al punto da tenerlo lontano dalla
ricerca di nuove amicizie online.
Arriva così Cari
Farver, già conosciuta nella realtà. Il loro primo
incontro viene però tempestivamente interrotto con una banale
motivazione da Golyar: troppo improvviso per lasciar pensare a una
casualità anche allo spettatore meno avveduto. Nonostante
‘l’incidente di percorso’, che si chiude con gelide occhiate tra le
due protagoniste femminili del triangolo, Cari e Dave iniziano a
frequentarsi perché, stavolta, la scintilla è scattata. Due
settimane e una notte d’amore più tardi, a Dave arriva un messaggio
da Cari con la ‘proposta’ di andare a convivere. Alla richiesta di
un maggiore impegno e alla comprensibile empasse dell’uomo seguono
pretese, insulti, minacce, prima dallo stesso telefono, poi da
oltre 40 account tra recapiti telefonici ed email nei successivi 4
anni. Tutti account intestati a Cari Farver che, nel frattempo,
sembra essere scomparsa nel nulla.
Un messaggio della donna alla madre
annuncia una partenza per il Kansas, tanto che la polizia si
dimostra inizialmente restia ad avviare le ricerche. Poi arrivano
la morte del padre e il compleanno del figlio ma nessuna
manifestazione da parte di Cari. È allora che scattano i sospetti
sul suo destino e arriviamo al terzo step di Lover Stalker
Killer. Alcuni poliziotti iniziano a indagare, ma solo a
titolo volontario, per risalire, dopo ben tre anni di indagini,
all’origine IP delle decine di migliaia di minacce digitali e
fisiche ricevute dal protagonista, che nel frattempo si è visto
incendiare anche la propria abitazione. Indagini che, tuttavia, non
sono mai riuscite a rispondere alla domanda: ‘Dov’è Cari
Farver?‘.
Perché, l’avrete capito dallo
spoiler di Netflix, non è andata a finire nel migliore dei modi.
Ad essere condannata per omicidio è stata Golyar, tuttora in
custodia al sistema di detenzione statunitense che non ha ancora, a
tuttoggi, rivelato tutta la verità sulla vicenda. Il corpo di Cari
Farver non è mai stato ritrovato e la sua morte è stata accertata
solo grazie ad una foto rintracciata su una scheda di memoria
utilizzata dalla killer di quello che potremmo definire un
triangolo amoroso solo se avessimo voglia di scherzare.
Una regia cupa cattura lo
spettatore nella trama di un incubo
La definizione docu-crime in realtà
poco si adatta alla narrazione di Lover Stalker Killer,
che dal punto di vista stilistico sconfina nel mostruoso, come la
storia vera che racconta, e attorno alla quale la regia confeziona
un contesto notturno per tutta la durata del film. La visione è incanalata in meccanismi di
comprensione irrigiditi dall’utilizzo di un apparato stilistico fin
troppo incisivo: tra lenti fish-eye, cromìe azzerate e un ritmo
serrato che non conosce un crescendo ogni frame è teso a suscitare
un preciso range di emozioni, mai meno che afferenti al
terrore.
Una scelta precisa che predilige
inquadrature ai limiti dell’horror per palesare l’incubo che sta
per bussare alla porta della nostra vita, come è accaduto a Dave
Kroupa, protagonista della vicenda e del docufilm. Hobkinson vuole
che lo spettatore assuma il punto di vista del protagonista e il
suo totale disorientamento all’interno di un tunnel di specchi dai
contorni sempre più frastagliati e pericolosi, prigioniero di un
severo processo di stalking. Un obiettivo raggiunto, senza dubbio,
ma a scapito della libertà di percezione.
SKY ha diffuso il trailer di
Lovely
Boy, il film Sky Original di
Francesco Lettieri presentato oggi fuori Fuori Concorso alle
Giornate degli Autori della 78ª Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia. Lovely
Boy – Un film Sky Original, prodotto da Indigo Film in
coproduzione con Vision Distribution con il sostegno di IDM Film
Fund & Commission dell’Alto Adige, sarà trasmesso in prima assoluta
su Sky Cinema Uno lunedì 4 ottobre, disponibile anche on demand e
in streaming su NOW.
Nic, in arte Lovely Boy, è
l’astro nascente della scena trap romana. Tatuaggi in faccia,
talento puro, completa strafottenza per il mondo. Inizialmente
proiettato verso una folgorante ascesa musicale, rischia di essere
risucchiato in una spirale di autodistruzione.
Scritto da Peppe Fiore e Francesco
Lettieri, Lovely Boy ha tra i
protagonisti Andrea
Carpenzano(La terra dell’abbastanza, Il
Campione), Ludovica
Martino(Il Campione, Skam Italia, Sotto il
sole di Riccione, Carosello Carosone) ed Enrico
Borello (Il filo invisibile, Settembre), e si avvale
della direzione della fotografia di Gianluca Palma, della
scenografia di Marcella Mosca, dei costumi di Antonella Mignogna e
del montaggio di Mauro Rodella.
Titolo selezionato
Fuori Concorso alle Giornate degli Autori edizione 2021,
nell’ambito di Venezia 78, Lovely
Boy è senza dubbio un titolo
interessantissimo nel panorama cinematografico italiano. Il film
Sky Original sarà distribuito direttamente su Sky e in
streaming su NOW ed è l’opera seconda di Francesco Lettieri, che ha
esordito al lungometraggio nel 2020 con Ultras, di Netflix.
La trama di Lovely Boy
Nic, in arte Lovely Boy,
è l’astro nascente della scena musicale trap romana. Tatuaggi e
talento puro, Nic forma insieme all’amico Borneo la XXG, un duo
lanciato verso il successo. Risucchiato in una spirale di
autodistruzione, Nic è perso e trascinato dagli eventi, che lo
porteranno fino a un punto di rottura: potrà fare i conti con
se stesso solo lontano da tutto quel rumore.
In una comunità di
recupero sulle Dolomiti che ora accoglie persone che come lui sono
cadute nel baratro della droga, tenterà faticosamente di ritrovarsi
condividendo quella grande solitudine che si porta dentro.
Il mondo della trap
Foto: Glauco Canalis
Lovely
Boy è un dramma post-adolescenziale ma è anche il
primo film italiano che si addentra nel fenomeno della musica trap.
Certo, quel contesto fervido di talento e strafottenza intorno al
quale gravita sempre più l’attenzione di giovani artisti ed
etichette musicali pronte a scovare il prossimo grande nome sembra
solo il punto di partenza di un racconto che si addentra nell’animo
di Nic, un ragazzo che a fronte del citato talento paga il prezzo
di una vuotezza e di un disagio che lo spingeranno sempre di più
verso il baratro, fino a che non sarà costretto a fare i conti con
i propri demoni.
Questo aspetto, che
diremo più di comprensione che di redenzione sembra interessare
maggiormente al regista che si muove intorno ai corpi dei
protagonisti come un osservatore attento e neutrale, che indugia
sulle debolezze di Nic, ma anche sulle meschinità del mondo dello
spettacolo e sulla disperazione mista a rassegnazione che troppo
spesso aleggia negli occhi di chi vive la realtà della comunità di
recupero.
Carpenzano superstar
Protagonista del film è
Andrea
Carpenzano che avevamo già apprezzato in Il
Campione e in Tutto quello che vuoi, ma
che qui, come ne La terra dell’abbastanza,
riprende le sfumature drammatiche che lo avevano fatto grande nel
film d’esordio dei Fratelli D’Innocenzo, anch’essi
a Venezia nel Concorso Ufficiale con America
Latina.
Sono passati quattro
anni dai successi di Carpenzano con il film dei D’Innocenzo, e il
suo approccio alla recitazione e ai ruoli è rimasto puro e diretto,
istintivo, rendendolo in grado di restituire con grande
immediatezza qualsiasi sfumatura emotiva dei suoi personaggi. Con
lui, citiamo anche
Ludovica Martino, che abbiamo amato in Skam
Italia, e che qui si spoglia dei panni della ragazza acqua
e sapone, per assumere un look intonato all’ambiente che la storia
racconta.
Lettieri e le sue atmosfere sospese
Dopo i bellissimi video
di Liberato e l’esordio con Ultras, Francesco Lettieri si
conferma narratore di contraddizioni, di animi tormentati e di
visioni affascinanti, riuscendo sempre a costruire sospensione e
magia attraverso il suo occhio. Le sue immagini sono potenti e
dirette, ma anche libere e di grande sollievo e coinvolgimento
emotivo. Il percorso di Nic diventa immediatamente anche il nostro
e Lettieri riesce ad attanagliare e a liberare lo spettatore,
insieme al personaggio, con un semplice sguardo di camera.
Sky annuncia le
riprese di Lovely
Boy, il nuovo film Sky Original,
prodotto da Indigo Film in coproduzione
con Vision Distribution e Sky, con il sostegno di
Alto Adige Film Commission.
Lovely
Boy è il secondo film di Francesco
Lettieri dopo Ultras. Già regista di riferimento della scena indie
italiana, Lettieri si è imposto nel panorama dei videoclip musicali
con un’estetica riconoscibile e originale, girando per artisti come
LIBERATO, Calcutta, Thegiornalisti. Con Lovely Boy torna
alla musica, raccontando l’ascesa e il declino di una star della
trap. Le riprese del film si terranno tra Roma e il Trentino-Alto
Adige.
Lovely Boy, la trama
Nic, in arte Lovely Boy, è
l’astro nascente della scena trap romana. Tatuaggi in faccia,
talento puro, completa strafottenza per il mondo. Inizialmente
proiettato verso una folgorante ascesa musicale, rischia di essere
risucchiato in una spirale di autodistruzione.
Scritto da Peppe Fiore e Francesco
Lettieri, Lovely Boy ha tra i protagonisti
Andrea
Carpenzano(La terra dell’abbastanza, Il
Campione),
Ludovica Martino(Il Campione, Skam Italia, Sotto
il sole di Riccione, Carosello Carosone) ed Enrico
Borello (Il filo invisibile, Settembre), e si avvale
della direzione della fotografia di Gianluca Palma, della
scenografia di Marcella Mosca, dei costumi di Antonella Mignogna e
del montaggio di Mauro Rodella.
Il regista e sceneggiatore
Francesco Lettieri ha dichiarato: “Lovely
Boyè il mio secondo film. È un film che mi metterà
alla prova, sia per la complessità tecnica di tante scene, sia per
la difficoltà di affrontare una tematica così delicata. Il film non
si sofferma su questioni di ordine morale, né tenta di dare un
giudizio, piuttosto si concentra sulle emozioni. Voglio fare un
film che faccia ridere e piangere, come tutti i film che amo.
Questo mi interessa più di tutto, spero di riuscirci.”
“Lovely Boy conferma la varietà
della nostra proposta di film Sky Original” ha dichiarato
Nicola Maccanico, Executive Vice President Programming Sky Italia e
CEO di Vision Distribution.“Raccontiamo infatti una storia di
crescita difficile, nella quale sarà evidente come in un mondo
dominato dall’apparenza, si rischia di prendere direzioni
pericolose. La forza di Lovely Boy è quella di dimostrare come
attraverso l’amore e il dialogo si possa prendere in mano la
propria vita, cambiare il proprio destino, anche quando si è
imboccata una strada rischiosa. La collaborazione con Indigo e la
regia di Lettieri sono assoluta garanzia di qualità”
Nicola Giuliano, Produttore e
Fondatore di Indigo Film, ha dichiarato: “È sempre molto bello
accompagnare un giovane e grande talento come Francesco Lettieri
nel suo esordio. Ancora più bello proseguire il percorso con lui e
trovare un partner che sposa entusiasticamente un progetto come ha
fatto Sky per il nostro Lovely Boy.”Lovely Boy
arriverà in prima assoluta prossimamente su Sky e NOW.
Può sembrare un
altro film sulla giovinezza bruciata, quello di Francesco Lettieri,
che torna al cinema dopo una prima esperienza “monca” (spiegheremo
poi cosa vuol dire), eppure Lovely Boy è un film
unico nel suo genere. Disponibile su Sky e in streaming su
NOW,
il film con protagonista Andrea
Carpenzano ha tanti segreti, e di seguito proveremo a
rivelarvene qualcuno.
Lovely Boy è disponibile suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli 3
europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
Il primo film sulla trap
Foto di Glauco Canalis
La musica trap,
possa piacere o meno, è una delle tendenze che ormai hanno
saldamente preso piede nel mondo dei giovani artisti.
Apparentemente sempre stanchi e superficiali, i trapper cantano di
donne, droga, prive in discoteca, soldi e tutto ciò che valorizza
l’apparire piuttosto che l’essere. Lovely Boy è il primo film nella
scena italiana a raccontare quel mondo, attraverso il protagonista
che è proprio un giovane trapper che però trova la strada della
droga mentre cercava quella per il successo. Questa particolarità
lo rende interessante e, appunto, unico, un documento di grande
valore che accosta ad una analisi sul presente, un vero e proprio
punto di partenza per una riflessione sull’arte, la vita e i
giovani fino a questo momento inedita.
Giovanissimo eppure
già molto conosciuto nell’ambito del cinema italiano di un certo
livello, Andrea
Carpenzano è un giovane di talento, classe 1995, che
esordisce nel 2017 diretto da Claudio Amendola in Il Permesso – 48
ore fuori. Dopo questo dramma sulla vita carceraria, Carpenzano
viene chiamato da Francesco Bruni che lo vuole
come suo co-protagonista al fianco di un meraviglioso
Giuliano Montaldo in Tutto quello che
vuoi. La commedia mette in luce note più leggere dell’attore,
le stesse note che ritroveremo ne Il Campione del 2019, quando ero
era già arrivata la grande consacrazione con
La terra dell’abbastanza, dei Fratelli D’Innocenzo.
Lovely Boy è per lui il primo
grande ruolo da protagonista assoluto, laddove in tutti gli altri
film a cui aveva partecipato aveva avuto co-protagonisti accanto ai
quali non aveva mai sfigurato, come il citato Montaldo, oppure
Stefano Accorsi, ne Il
Campione.
Dove l’ho già vista?
Foto di Glauco Canalis
In Lovely Boy Nic,
il nostro protagonista, ha una fidanzata. Trucco scuro sugli occhi,
piercing al labbro, ma assennata e precisa, che proprio non riesce
a stare accanto ad un disfattista autolesionista come Nic. La loro
storia d’amore farà il suo corso, ma il volto di questa bella
ragazza rimane impresso, perché altri non è che Ludovica Martino, la protagonista di
Skam Italia. Lanciatissima verso il successo cinematografico,
Eva Brighi che abbiamo visto su Netflix è cresciuta, ha momentaneamente messo da
parte la sua folta chioma rossa e si è calata per la prima volta in
un personaggio che le ha richiesto una trasformazione fisica. È
sicuramente una giovane attrice che per fascino e bravura si
posiziona molto in alto nel panorama delle sue coetanee e che
andrebbe tenuta d’occhio.
Chi è il regista
Francesco
Lettieri ha firmato questo film che segna a tutti gli
effetti il suo esordio sul grande schermo. Il film finirà
direttamente su Sky e in streaming su NOW,
è vero, ma è stato pensato per la sala, tanto che la sua premiere
ha avuto una location molto prestigiosa. Lettieri si è fatto un
nome grazie ai videoclip, in particolare la sua collaborazione con
Liberato, il misterioso cantante partenopeo, lo ha fatto conoscere
alle produzioni che gli hanno dato fiducia, in primis
Netflix, con cui Lettieri firma l’esordio al
lungometraggio e che, a memoria, è stato il primo film ad essere
presentato in streaming, con uscita diretta sulla piattaforma della
grande N rossa.
Esordio a Venezia 78
Il film è stato
selezionato come film di chiusura fuori concorso a Giornate degli
Autori, la sezione collaterale della Mostra Internazionale d’Arte
cinematografica di Venezia. In quella location è stato proiettato
su grande schermo alla presenza del cast. Per vede Lovely Boy
basterà andare su Sky o in streaming su NOW.
Dopo la presentazione a
Giornate degli Autori a Venezia 78, arriva in
prima tv assoluta su Sky Cinema e in streaming su NOW
Lovely Boy, il secondo film di Francesco
Lettieri, con Andrea Carpenzano e
Ludovica Martino.
Nic, in arte Lovely Boy, è
l’astro nascente della scena trap romana. Tatuaggi in faccia,
talento puro, completa strafottenza per il mondo. Inizialmente
proiettato verso una folgorante ascesa musicale, rischia di essere
risucchiato in una spirale di autodistruzione.
Scritto da Peppe Fiore e Francesco
Lettieri, Lovely Boy ha tra i
protagonisti Andrea
Carpenzano(La terra dell’abbastanza, Il
Campione), Ludovica
Martino(Il Campione, Skam Italia, Sotto il
sole di Riccione, Carosello Carosone) ed Enrico
Borello (Il filo invisibile, Settembre), e si avvale
della direzione della fotografia di Gianluca Palma, della
scenografia di Marcella Mosca, dei costumi di Antonella Mignogna e
del montaggio di Mauro Rodella.
Nel 1972 debuttò al cinema Gola
profonda, primo film pornografico pensato per il grande
schermo. L’attrice protagonista, Linda Lovelace,
divenne una star e un fenomeno sociologico che rapidamente fu
associata al simbolo della libertà sessuale. Ma dietro la nuova
icona si nascondeva una donna vittima di suo marito Chuck, ed una
figlia rinnegata dai propri genitori. La sua storia è poi stata
raccontata nel film biografico del 2013 dal titolo
Lovelace (qui la recensione), diretto da
Robert Epstein e Jeffrey
Friedman, i quali nella loro carriera hanno in più
occasioni ripercorso biografie di personalità famose, ad esempio
con il documentario The Times of Harvey Milk.
Dopo aver debuttato nel mondo della
fiction narrativa con Urlo, dove si racconta la vita del
poeta Allen Ginsberg, i due hanno trovato in Linda Lovelace un
soggetto di loro interesse. Con lo sceneggiatore Andy
Berlin si sono basati in particolare sull’autobiografia
Ordeal, scritta dalla Lovelace nel 1980. A partire da qui
si sono in particolare concentrati sul raccontare la vita
dell’attrice dai 20 ai 32 anni, comprendendo dunque tanto la
lavorazione del film Gola profonda quando il
conseguente successo, ma anche le inevitabili sfortune, che questo
portò all’attrice. Tra i problemi con il marito e una celebrità
controversa, si snoda dunque una personalità spesso mal
compresa.
Presentato al Sundance Film
Festival, il film venne accolto da critiche contrastanti e non
ottenne un buon successo di pubblico. Finì per tanto col passare in
sordina, mentre andrebbe riscoperto anche solo per approfondire un
argomento e una vicenda troppo spesso dimenticati. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia dietro
al film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Lovelace: la trama e il
cast del film
Come anticipato, il film si
concentra sul raccontare la storia di Linda
Lovelace, la quale giovanissima viene scelta per recitare
nel film porno Gola profonda. È il 1972, ed è il marito di
lei, Chuck Traynor a presentarla al regista
Gerard Damiano. In fuga da una famiglia severa e
particolarmente religiosa, Linda acconsentì a recitare nel film,
divenendo in breve una celebrità assoluta, rimanendo però sempre
una ragazza con i piedi per terra. Dietro a quel successo, però, si
nasconde una realtà ben meno idilliaca, fatta di abusi e
costrizioni, dalla quale la donna cercherà in più modi di liberarsi
per svelare al mondo chi è davvero e cosa le è stato fatto.
Ad interpretare Linda Lovelace vi è
l’attrice Amanda
Seyfried, la quale si è dichiarata entusiasta di poter
interpretare una donna tanto complessa e poco conosciuta. Riguardo
alle diverse scene di nudo e di sesso, l’attrice ha affermato di
non aver avuto alcun problema, non provando alcun disagio nel
girare questo tipo di cose in quanto la sessualità è parte
integrante della vita quotidiana di tutti. Per il ruolo,
originariamente, era state considerate anche le attrici Olivia Wilde e
Kate Hudson.
Accanto alla Seyfried, nel ruolo del marito Chuck Traynor, vi è
l’attore Peter
Sarsgaard, mentre Hank Azaria è il
regista Gerard Damiano. Adam Brody interpreta il
pornoattore Harry Reems, mentre James Franco è
Hugh Hefner, fondatore di Playboy.
Lovelace: la vera storia
dietro il film
Con l’uscita di Gola
profonda, uno dei titoli cinematografici di maggior successo
del suo anno, Linda Lovelace divenne una vera e propria star. Nel
1980, tuttavia, l’attrice pubblico la propria autobiografia dal
titolo Ordeal, su cui il film del 2013 si basa. In questa
la Lovelace ha raccontato i lati oscuri e segreti dietro la sua
apparente felicità da celebrità. Nel libro, infatti, viene
raccontato di come la sua cosiddetta liberazione sessuale non era
altro che una maschera per nascondere una vita di stupri e abusi
subiti per mano di Chuck Traynor, l’uomo che, secondo lei, l’ha
usata per il proprio successo finanziario costringendola alla
pornografia e alla prostituzione.
Le sue accuse sono state supportate
da note femministe come Gloria Steinem ma respinte
da un pubblico sospettoso. Nei suoi film, hanno detto i critici,
sembrava troppo felice e troppo interessata per essere forse una
vittima. Per tutto il resta della sua vita, dunque la Lovelace si
trovò a doversi difendere da accuse simili, rinnegando
pubblicamente il genere porno e schierandosi contro la sua
industria. Purtroppo, la donna morì il 22 aprile del 2002, all’età
di 53 anni in un incidente d’auto. Tre mesi dopo, morì anche
Traynor per via di una malattia. Lo stesso film Lovelace
ricevette critiche per il suo trattare in modo apparentemente
superficiale alcuni degli abusi subiti dall’attrice, edulcorando il
rapporto tra la Lovelace e Traynor.
Lovelace: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Lovelace grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV, Chili Cinema, Google Play e Apple iTunes. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 18 dicembre alle ore 23:15
sul canale Cielo.
Nel 1972 debuttò al cinema
Gola profonda, primo film pornografico pensato per il
grande schermo. L’attrice protagonista, Linda
Lovelace, divenne una star e un fenomeno sociologico che
rapidamente fu associata al simbolo della libertà sessuale. Ma
dietro la nuova icona si nascondeva una donna vittima di suo marito
Chuck, ed una figlia rinnegata dai propri genitori.
Rob Epstein e Jeffrey
Friedman dopo Urlo e Lo schermo
velato, trovano in Lovelace una biografia di
un altro complesso personaggio legato alla sfera sessuale, che la
sceneggiatura di Andy Belin descrive a tutto tondo,
riportando le vicende private e pubbliche dell’attrice. Queste rese
note grazie al libro che scrisse negli anni ’80,
Ordeal, ed in parte alle testimonianze
dell’epoca.
Lovelace, il film
Il duo di registi mette in scena,
con una struttura classica, una storia a tappe caratterizzata da
diversi filoni narrativi. Temi che purtroppo non riescono ad
esaurire il ritmo narrativo del film, risultando incompleto in
diversi punti e intuitivo in altri, e generando una discontinuità
dovuta ai continui sbalzi temporali, sottolineati anche dal
montaggio di Robert Dalva e Matthew Landon, che
diventano un freno emotivo all’interno del racconto. Inoltre, a
creare un ulteriore distacco sono le ripetizioni di numerose
sequenze con il cambio del punto di vista, che rende la storia
fedele ad un impronta giornalistica-documentaria ma che perde in
pathos e coinvolgimento su ciò che poteva essere un
confronto più lineare all’interno del film, rapportando, per
esempio, sia la figura della star che della donna in una visione
simultanea.
Questa scelta però non ha intaccato
la performance del cast, completamente legato ai personaggi
interpretati che spicca in bravura nei passaggi chiave,
caratterizzando con dramma o con ironia la scena. Prima su tutti,
Amanda Seyfried che riesce ad evocare un erotismo simile
a quello di un’ingenua Lolita nelle mani di un perfetto
marito-padrone, Peter Sarsgard, che conferma la sua bravura
nei ruoli cupi e violenti. La coppia sullo schermo lavora in
perfetta sintonia riuscendo a far vivere per intero il rapporto
vittima-carnefice che il successo ha irreversibilmente peggiorato.
Un gradito ritorno in una storia intensa è Sharon Stone, nel ruolo della rigida madre,
emaciata e fanaticamente cattolica che elargisce punizioni anziché
concedere perdono. Un insolito Chris Noth riesce a
sintetizzare ed incarnare le regole dell’industria della
pornografia cinematografica.
Lovelace è una buona biografia che
fa luce sulla vita di un’altra diva che veniva confusa con la sua
immagine, che fa emergere l’interpretazione del proprio cast ma che
pecca nella solidità della struttura facendo trasparire così la
propria posizione sulla vicenda e lasciando che la storia ne
subisca le conseguenze.
Il prossimo 8 maggio debutta nei
cinema italiani il biopic Lovelace dai
registi Premio Oscar Rob Epstein e Jeffrey Friedman (Urlo, Lo
schermo velato). Le musiche del film che vede protagonista una
splendida Amanda Seyfried, sono state composte
da Stephen Trask.
Ecco la trackslist corredate di traccia audio
dove poter ascoltare le partiture.
Out All Night – Everybody Else
Where We Belong – Carrick Moore Gerety
Your Mama Wants Ya Back – Betty Davis
Rockin’ Boogie – Alan Moorhouse
Get Ready – Everybody Else
Time for the Gallery – Frank Talley
Game Theory – Everybody Else
Panhandle Stomp – Johnny Schnell
Satin and Heartaches – Joel Bevan, George McFarlane
Ginza Mary – Marc Durst
Lovelace, biopic che racconta la vera
storia della star diGola Profonda. Nel 1972, prima
dell’avvento di Internet e dell’esplosione dell’industria del
porno, Gola Profonda fu un fenomeno: si trattava
del primo film pornografico pensato per il grande schermo, con una
vera e propria trama, dello humour, ed una sconosciuta ed
improbabile protagonista, Linda Lovelace (Amanda Seyfried). Nel
tentativo di fuggire dalla morsa di una famiglia severa e
religiosa, Linda scoprì la libertà e la bella vita quando si
innamorò e sposò il carismatico protettore Chuck Traynor. Sotto lo
pseudonimo di Linda Lovelace divenne una celebrità a livello
internazionale, non tanto ragazza di Playboy, quanto
accattivante ragazza della porta accanto. Completamente immersa
nella sua nuova identità, Linda divenne un’entusiasta portavoce
della libertà sessuale e dell’edonismo senza freni. Sei anni più
tardi, Linda presentò al mondo un’altra versione dei fatti
completamente contraddittoria rispetto alla precedente, in cui
emergeva come sopravvissuta ad una storia molto più
buia.Un ricchissimo cast nel film: accanto
ad Amanda Seyfried, nel ruolo di protagonista, la
bellissima Sharon Stone nel ruolo della madre di
Linda, Peter Sarsgaard nelle vesti del
marito/manager, Juno Temple e James
Franco. La regia è affidata ai registi Premio Oscar Rob
Epstein e Jeffrey Friedman.
Debi Mazar e
Cory Hardrict entrano nel cast di
Lovelace, biopic sulla vita della pornstar Linda
Lovelace (1949-2002) diretto da Rob Epstein e
Jeffrey Friedman; nel ruolo della protagonista ci sarà Amanda Seyfried. Debi Mazar, che vanta
l’interpretazione di una miriade di personaggi secondari sul grande
come sul piccolo schermo, vestirà i panni di Dolly Sharp, la Jenny
di Gola Profonda. Cory Hardrict (World Invasion: Battle Los
Angeles) vestirà invece i panni del famoso DJ radiofonico Frankie
“Hollywood” Crocker. Le riprese del film, scritto da Merritt
Johnson e Andy Bellin, sono già in corso a Long Beach, Los
Angeles.
Esce l’8 maggio
nelle sale italiane Lovelace,
l’atteso biopic sulla star di Gola
Profonda che vede protagonista Amanda Seyfried accanto
a Peter Sarsgaard nelle vesti del marito/manager
e un cast che annovera, tra gli altri, Juno Temple,
James Franco eSharon Stone nel ruolo della
madre di Linda.
Diretto dai
registi premi Oscar Rob Epstein e Jeffrey Friedman,
racconta la storia del fenomeno Gola Profonda, il primo film
pornografico pensato per il grande schermo. Protagonista della
pellicola Linda Lovelace che, in brevissimo tempo, divenne una
celebrità internazionale. Simbolo della libertà sessuale e
dell’edonismo sfrenato, Linda ribaltò la sua immagine anni dopo,
quando confessò le violenze domestiche subite e la dura legge
dell’industria del porno. Presentato al Sundance e alla Berlinale
dello scorso anno, Lovelace arriva nelle sale italiane in 130 copie
distribuito da Barter.
È disponibile il trailer con la nuova
data di uscita di Lovelace, biopic che racconta la
vera storia della star di Gola Profonda, dall’8 Maggio
al cinema. Nel 1972, prima dell’avvento di Internet e
dell’esplosione dell’industria del porno, Gola
Profonda fu un fenomeno: si trattava del primo film
pornografico pensato per il grande schermo, con una vera e propria
trama, dello humour, ed una sconosciuta ed improbabile
protagonista, Linda Lovelace (Amanda Seyfried). Nel tentativo di
fuggire dalla morsa di una famiglia severa e religiosa, Linda
scoprì la libertà e la bella vita quando si innamorò e sposò il
carismatico protettore Chuck Traynor. Sotto lo pseudonimo di Linda
Lovelace divenne una celebrità a livello internazionale, non tanto
ragazza di Playboy, quanto accattivante ragazza della
porta accanto. Completamente immersa nella sua nuova identità,
Linda divenne un’entusiasta portavoce della libertà sessuale e
dell’edonismo senza freni. Sei anni più tardi, Linda presentò al
mondo un’altra versione dei fatti completamente contraddittoria
rispetto alla precedente, in cui emergeva come sopravvissuta ad una
storia molto più buia.Un ricchissimo cast nel film:
accanto adAmanda Seyfried, nel ruolo di protagonista, la
bellissima Sharon Stone nel ruolo della madre di
Linda, Peter Sarsgaard nelle vesti del
marito/manager, Juno Temple e James
Franco. La regia è affidata ai registi Premio Oscar Rob
Epstein e Jeffrey Friedman.
Dopo essere stato presentato al
Sundance e alla Berlinale dello scorso anno, la pellicola che ha
fatto tanto discutere arriva sugli schermi italiani distribuita da
Barter. Il racconto della vita di Linda Lovelace prende vita grazie
all’immaginario e al lavoro di due grandi registi, il Premio Oscar
Rob Epstein e Jeffrey Friedman,
che si affidano all’interpretazione di un cast del calibro di
Amanda Seyfried, Peter Sarsgaard, Wes
Bentley, Adam Brody, Sharon Stone, Bobby Cannavale e
James Franco.
Un biopic –
Lovelace – lontano dagli stereotipi del
genere, che dipinge, in maniera sincera e appassionata, la prima
star del cinema hard cogliendone l’aspetto più intimo e
sfaccettato. Atmosfere anni ’70, curate nei minimi particolari
attraverso costumi, colori e design, fanno da sfondo alla pellicola
dedicata al percorso convulso di Linda, dalla celebrità –
portavoce entusiasta della libertà sessuale e dell’edonismo
senza freni – alla denuncia della violenza sulle donne, da lei
stessa subita per mano del marito/manager, interpretato da
Peter Sarsgaard.
Interpretare un personaggio
realmente esistito è sempre una grande sfida per un attore,
soprattutto se si tratta di dover riportare sul grande schermo la
vita di un collega del passato. Lo sa bene Amanda Seyfried, che nel biopic
Lovelace interpreta Linda
Lovelace, la nota pornostar scomparsa nel 2002 in seguito
ad un incidente d’auto, protagonista del cult-movie Gola
profonda (Deep Throat).
Linda Lovelace è stata una delle
più famose attrici porno della storia del cinema. Quando la sua
carriera finì, destò scalpore il suo schieramento a fianco delle
femministe contro il mondo della pornografia. Lovelace è
stato presentato all’ultima edizione del Sundance Film Festival e a
Berlino ed è diretto da Rob Epstein e
Jeffrey Friedman (Urlo – Howl). Al fianco
della Seyfriend troviamo Peter Sarsgaard (nei
panni di Chuck Traynor, marito di Linda), Hank
Azaria (in quelli di Jerry Damiano, il regista che scelse
Linda come protagonista di Gola profonda, introducendola
così nel mondo del cinema a luci rosse), Wes Bentley, Bobby
Cannavale, Chris Noth, Robert Patrick, Chloe Sevigny, Debi Mazar,
Sharon Stone e James Franco. Il film
uscirà in America il prossimo 9 agosto; in Italia
non sappiamo quando la pellicola verrà rilasciata.
Qui il poster del film:
QuiLovelacetrailer:
http://youtu.be/9vJADecKL-4
L’ultima volta che abbiamo visto
Amanda Seyfried al cinema è stato con Les
misérables di Tom Hooper. Recentemente l’attrice
statunitense ha prestato la sua voce al personaggio di Mary
Katherine nel film d’animazione Epic
e recitato al fianco di Robert De Niro, Diane Keaton e Susan
Sarandon in The Big Wedding, non ancora
uscito nelle nostre sale.
Per chi ne conosce l’opera, sembra
scontato dire che Lovecraft e il cinema sono fatti
l’uno per l’altro. Tuttavia sembra interessante dire che a dispetto
del fatto che il suo immaginario si è infiltrato profondamente
nella cultura popolare e nel cinema, sono davvero pochi gli
adattamenti dichiarati ai suoi testi, mentre innumerevoli sono
i film di ispirazione lovecraftiana che abbiamo
visto negli anni, in particolare, ovviamente, nel genere
horror.
Il concetto di orrore esposto da
Lovecraft includeva elementi come follia, maledizioni familiari,
persone maledette che potrebbero non essere ciò che sembrano, culti
oscuri, le cose che si nascondono nelle profondità dell’oceano ed
entità che esistono negli angoli più remoti dello spazio o forse
anche al di fuori dello spazio e del tempo stessi, il mistero e
l’indicibilità dello stesso. E spesso, proprio questa indicibilità
ha rappresentato lo scoglio più grande per l’adattamento al
cinema.
Tuttavia alcuni film, più o meno
consciamente, hanno messo in scena paure, ambienti ed atmosfere che
richiamano dal vicinissimo quello che in maniera così vivida ha
scritto Lovecraft. Ecco di seguito i film di ispirazione
lovecraftiana che meglio hanno portato a termine il loro
compito.
La cosa
La
cosa di John Carpenter (1982)
potrebbe essere considerato uno dei migliori film horror di tutti i
tempi, non solo uno dei migliori film lovecraftiani. Il
film segue un team di scienziati intrappolati in una base in
Antartide durante una spedizione di ricerca. Quando un elicottero
si schianta nelle vicinanze e le persone della squadra iniziano a
scomparire, tutti perdono rapidamente ogni senso di lucidità,
comincia così una lotta per la sopravvivenza.
C’è un mostro alieno nella base che
può impossessarsi dei cadaveri delle persone che ha ucciso, e la
chiave per vincere questa lotta si rivela presto essere la capacità
di identificare ed eliminare l’orrore inconoscibile prima che sia
troppo tardi.
Dark City
Dark City
(1998) è un film molto interessante e oltre a contenere delle
declinazioni horror legate a Oldboy, è sicuramente
un titolo che si inserisce nel filone della cinematografia
lovecraftiana. Seguiamo il nostro protagonista, John Murdoch, che
di se stesso non sa nulla più di quanto non sappiamo noi.
Ha perso la memoria ed è ricercato
per diversi omicidi orchestrati da un misterioso gruppo di creature
chiamato The Strangers, che hanno la capacità di
cancellare i ricordi e far addormentare le persone a loro
piacimento. Sicuramente la fantascienza cinematografica, in questo
caso, come in molti altri, è stata inconsciamente manipolata.
The Lighthouse
The
Lighthouse (2019) è il secondo film di Robert
Eggers, che si è fatto conoscere dal mondo intero perché
ha esordito con The VVitch, uno degli horror
rurali migliori di sempre. Il suo secondo film è decisamente
lovecraftiano, non certo solo per i tentacoli di piovra che
possiamo vedere già dal trailer.
Mentre le tensioni aumentano tra due
guardiani del faro bloccati sulla piccola isola (interpretati da
Robert Pattinson e Willem Dafoe), sia i
personaggi che lo spettatore perdono le coordinate della realtà, e
non capiscono più cosa sia vero e cosa no. Questo elemento
rappresenta sicuramente un omaggio alla letteratura dell’autore
americano, una rappresentazione accurata del delirio che spesso si
ritrova nelle sue pagine.
The Mist
Probabilmente sorprenderà
molti trovare
The Mist (2007) in questo piccolo elenco, visto che
chiaramente è un film basato su un romanzo di Stephen
King, e non di H.P. Lovecraft, tuttavia
siamo perfettamente in tema, visto che anche l’ispirazione di King
è lovecraftiana, sia per questo racconto che in generale per la sua
produzione. In effetti, le loro ambientazioni sono spesso
notevolmente simili perché entrambi provengono dal New England.
Il film racconta la storia di una
nebbia che cala su una piccola città, portando con sé un gruppo di
creature invisibili assetate di sangue. Mentre tutti i cittadini si
rifugiano in un piccolo supermercato, in cui, come spesso accade, i
veri portatori di orrore sono gli umani e non le creature
misteriose. Naturalmente, la lotta per la sopravvivenza finirà
molto male.
Quella casa nel bosco
Quella
casa nel bosco (2011) è un film che all’inizio sembra
solo una divertente satira sugli slashers-movie, in cui si prendono
ad esempio tutti i cliché di quel tipo di film e si esasperano. Il
film vede protagonista tra un gruppo di amici che decidono di
andare in campeggio, una specie di topos narrativo per questo
genere di film.
Pian piano, a seguito di eventi
misteriosi, questi ragazzi si trovano a fronteggiare mostri di ogni
tipo e provenienza. Solo alla fine scopriamo che i mostri in realtà
sono guidati da un gruppo di scienziati che cerca di salvare il
pianeta da una minaccia ancora più grande, molto più
lovecraftiana.
Lovecraft Country – La
terra dei demoni, è la nuova serie HBO tratta dall’omonimo
romanzo di Matt Ruff prodotta da J.J. Abrams
(co-creatore di Lost e Fringe e regista di
numerosi film di successo) e Jordan Peele (regista
di Noi e
Scappa
– Get Out e produttore di BlacKkKlansman
e The Twilight Zone).
La serie è creato da Misha
Green nota per aver co-scritto da Heroes e e Sons of
Anarchy. Ambientata negli Stati Uniti della metà degli anni
Cinquanta, Lovecraft
Country – La terra dei demoni racconta del veterano
della guerra di Corea Atticus “Tic” Freeman interpretato da
Jonathan Majors arrivato a Chicago dalla
Florida per cercare il padre scomparso.
Lovecraft Country – La terra dei demoni: quando esce e dove
vederla in streaming
La serie debutta il 31 ottobre alle
21.15, ogni sabato su Sky Atlantic. Lovecraft Country – La
terra dei demoni in streaming è su NOW TV e in On Demand su
SKYGO.
Lovecraft Country – La terra dei demoni: trama e il cast
Insieme allo zio George
(Courtney B. Vance) e all’amica d’infanzia Letitia
“Leti” Dandrige (Jurnee Smollett), Tic
intraprenderà uno spaventoso e adrenalinico viaggio on the road
attraverso l’America razzista delle leggi di Jim Crow. Ciò che
Atticus troverà tra le terre del New England, però, non saranno
solo creature innominabili e antichi culti, ma anche l’odio di
un’America malata di razzismo.
Nel cast protagonisti sono
Courtney B. Vance (American Crime Story –The Immortal Life of Henrietta Lacks) e Jurnee
Smollett (True Blood, Underground),
anche Abbey Lee (Mad Max: Fury Road) nel
ruolo di Christina Braithwhite, figlia del leader di un ordine
segreto chiamato “I figli di Adamo”; Aunjanue
Ellis (When They See Us) nei panni di Hippolyta
Freeman, la moglie di George e zia di Atticus; Jada
Harris (The Resident) che interpreta Dee, figlia
di George e Hippolyta; Wunmi Mosaku (The End
of the F***ing World) nel ruolo della sorellastra di Leti,
Ruby Baptiste; Michael Kenneth Williams (The
Wire, Boardwalk Empire) nel ruolo del padre di
Atticus, Montrose Freeman. E ancora, Jamie
Chung (C’era una volta) nel ruolo dell’infermiera
Ji-Ah e Jordan Patrick Smith (Vikings)
nei panni di William, tirapiedi di Cristina, amante, guardia del
corpo, spia e qualsiasi cosa lei vuole che lui sia.
Lovecraft Country – La terra dei demoni: trailer ufficiale
Lovecraft Country – La terra dei demoni: gli episodi
Lovecraft Country 1×01
In Lovecraft Country
1×01 che si intitolerà “Sundown” Veterano e
appassionato di narrativa polacca Atticus Freeman (Jonathan Majors)
viaggia da Jim Crow a sud verso il suo sud Lato della città natale
di Chicago in cerca del padre scomparso Montrose (Michael Kenneth
Williams). Dopo aver reclutato suo zio George (Courtney B.
Vance) e l’amica d’infanzia Letitia (Jurnee Smollett) per unirsi a
lui, il trio parte per “Ardham”, MA, dove pensano che Montrose
possa essere andato a cercare informazioni sulla progenie della
defunta madre di Atticus . Mentre attraversano il Midwest,
Tic, Leti e George incontrano pericoli in agguato ad ogni angolo,
specialmente dopo il tramonto. “Sundown” è stato scritto da Misha
Green; diretto da Yann Demange.
Lovecraft Country 1×02
In Lovecraft Country
1×02 che si intitolerà “Whitey’s on the Moon”
Inspiegabilmente guariti dalla loro notte terrificante, Leti e
George si godono il loro nuovo ambiente, mentre Atticus
insospettisce i padroni di casa dell’Ardham Lodge – Christina
Braithwhite (Abbey Lee) e il suo sfuggente padre Samuel (Tony
Goldwyn) – che svelano i piani criptici per il ruolo di Atticus
nella loro imminente cerimonia “Figli di Adam”. Più tardi, dopo che
Tic, Leti e George si imbattono in un indizio che potrebbe portarli
a Montrose, ognuno intraprende una sgradita passeggiata lungo il
sentiero della memoria. “Whitey’s on the Moon” è stato scritto da
Misha Green; diretto da Daniel Sackheim.
Lovecraft Country 1×03
In Lovecraft Country
1×03 che si intitolerà “Holy Ghost ” Sperando di
riparare la sua relazione con sua sorella Ruby (Wunmi Mosaku), Leti
trasforma una sgangherata vittoriana Il North Side di Chicago in
una pensione – uno sforzo che alimenta il razzismo del quartiere e
risveglia gli spiriti dormienti bloccati in casa. Nel
frattempo, Atticus rimane oppresso da una coscienza sporca mentre
la moglie di George Ippolita (Aunjanue Ellis) lo pressa per la
storia completa di ciò che è accaduto ad Ardham. Sceneggiatura di
Misha Green; diretto da Daniel Sackheim.
Lovecraft Country 1×04
In Lovecraft Country
1×04 che si intitolerà “A History of Violence” Dopo che
Christina si presenta misteriosamente alla sua porta, Leti affronta
Atticus sul suo piano di tornare furtivamente in Florida. Più
tardi, alla ricerca di pagine mancanti per un testo cruciale, Leti,
Tic e Montrose si dirigono a Boston, con Hippolyta e Diana (Jada
Harris) per il viaggio. A Chicago, un affascinante sconosciuto
nutre la delusione di Ruby per un’opportunità di lavoro sprecata.
“A History of Violence” è stato scritto da Misha Green; Storia di
Wes Taylor; diretto da Victoria Mahoney.
Lovecraft Country 1×05
In Lovecraft Country
1×05 che si intitolerà “Strange Case” dopo aver fatto un
patto diabolico con William, Ruby si mette nei panni di una donna
bianca, ma lei la trasformazione non fa che rafforzare il suo
risentimento per la divisione razziale. Un tradimento di
Montrose scatena la rabbia repressa di Atticus, lasciando Leti
profondamente turbata e mandando Montrose tra le braccia
confortanti del suo amante segreto. “Strange Case” è stato scritto
da Misha Green, Jonathan Kidd e Sonya Winton; diretto da Cheryl
Dunye.
Lovecraft Country 1×06
In Lovecraft Country
1×06 che si intitolerà “Meet Me in Daegu” Atticus si
imbatte in uno studente infermieristico coreano nel mezzo della
guerra di Corea e non è in grado di ricordare il loro presentazione
violenta l’uno all’altro. In Lovecraft Country 1×06 protagonisti
sono Jurnee Smollett (attore), Jonathan Majors (attore), Aunjanue
Ellis (attore), Courtney B. Vance (attore), Wunmi Mosaku (attore),
Abbey Lee (attore).
Lovecraft Country 1×07
In Lovecraft Country
1×07 che si intitolerà “I Am.” La ricerca incessante di
risposte di Hippolyta (Aunjanue Ellis) la porta in un viaggio
multidimensionale alla scoperta di sé e di Atticus (Jonathan
Majors) consulta un vecchio amico di famiglia. “I Am.” è
scritto da Misha Green e Shannon Houston; diretto da Charlotte
Sieling.
Lovecraft Country 1×08
In Lovecraft Country
1×08 che si intitolerà “Jig-A-Bobo” Diana
finisce per ricevere un’attenzione potenzialmente pericolosa dal
capitano Lancaster; Atticus e Leti si trovano a cercare di
proteggere il loro futuro all’arrivo di un visitatore inaspettato
dal passato di Atticus alla pensione.
Lovecraft Country 1×09
In Lovecraft Country
1×09 che si intitolerà “Rewind 1921” Con Hippolyta
(Aunjanue Ellis) al timone, Leti (Jurnee Smollett), Tic (Jonathan
Majors) e Montrose (Michael Kenneth Williams) intraprendono un
viaggio. Sceneggiatura di Misha Green, Jonathan Kidd e Sonya
Winton; diretto da Jeffrey Nachmanoff.
Lovecraft Country 1×10
In Lovecraft Country 1×10 che si intitolerà
“Full Circle”.
Ecco un nuovo trailer per
Love, nuovo irriverente (a dir poco) film
di Gaspar Noé, in cui amore e sesso sono indagati
nel più brusco e profondo dei modi. Combinazioni, emozioni,
esplorazioni. Il film di Noé, come datradizione, rompono barriere e
aprono orizzonti. Ecco il trailer del film presentato all’ultimo
Festival di Cannes.
Trama: Murphy ha sposato Omi con un
matrimonio riparatore, poichè Omi è rimasta incinta della loro
figlioletta durante un rapporto non protetto. Quel rapporto
occasionale è stato la causa della drammatica rottura fra Murphy e
il suo grande amore, Electra. La mattina del primo dell’anno la
madre di Electra telefona a Murphy e lo informa di non avere più
notizie della figlia, ed essere preoccupata perchè la ragazza
soffre di tendenze suicide. Nell’arco di 24 ore Murphy ripercorrerà
con la memoria le tappe della sua folle passione per la sua ex
anima gemella, cercandone il perdono.
Quella di Simon Spier è la storia
di un diciassettenne ricco di dubbi e insicurezze, che riesce però
a scoprire sé stesso e il proprio orientamento sessuale grazie alla
presenza di persone speciali intorno a lui. La sua vicenda,
raccontata nell’acclamato Tuo, Simon, sembra proprio quella di un
perfetto film con lieto fine. Una conclusione a cui però non tutti
hanno modo di aspirare. Proprio da questa premessa ha dunque inizio
la serie Love, Victor, disponibile
su Disney+a partire dal 23
febbraio. Il giovane protagonista inizia da subito con il
prendersela con Simon, poiché non tutti sono fortunati come lui.
Seguendo questo nuovo personaggio si ha infatti modo di entrare in
contatto con realtà ben diverse e più simili alla realtà dei
fatti.
Si tratta dunque di uno spin-off
del film, a sua volta basato sul romanzo Simon vs. the Homo
Sapiens Agenda. Ideata da Isaac Aptaker ed
Elizabeth Berger, la serie segue
Victor (Michael Cimino) nel suo
viaggio alla scoperta di sé stesso. Da poco trasferitosi in una
nuova città, questi si trova infatti a doversi abituare ad un
contesto particolarmente nuovo e potenzialmente ricco di insidie.
Mentre affronta alcune difficoltà all’interno di un ambiente
famigliare di tradizione latino-americana, Victor dovrà fare anche
i conti con quello scolastico, tra amici, nemici e potenziali cotte
sentimentali. Il suo più grande interrogativo ruota infatti attorno
alla scoperta e alla definizione del suo orientamento sessuale.
La complessa scoperta di sé
stessi
Sono sempre di più le serie che
esplorano il mondo della sessualità giovanile, dalla spensierata
Sex Education di Netflix alla più audace Euphoria di HBO. Rispetto a queste due,
Love, Victor potrà forse non presentare evidenti
particolarità, ma i suoi punti di forza si nascondono proprio in un
racconto che trova sincerità nella sua semplicità. Già a partire
dalla presentazione del protagonista si delineano infatti una serie
di sottotesti e contesti che accrescono l’interesse tanto verso il
personaggio quanto per la sua storia. Victor è un giovane di
origini latinoamericane, appena trasferitosi dal Texas. Si tratta
di uno Stato notoriamente conservatore che, senza voler
generalizzare, non è noto per la sua benevolenza verso le
minoranze.
Se il “problema” di Simon era
“solo” quello di riuscire ad essere accettato per la sua
omosessualità, Victor si trova dunque a dover gestire ulteriori
problematiche. A partire da ciò si evidenza dunque l’importanza che
una serie come questa può avere nell’attuale panorama di prodotti
per adolescenti e giovani. Si va infatti a spogliare la storia di
Tuo, Simon di quegli elementi che potrebbero averla resa
distante dalle problematiche vissute ogni giorno dai ragazzi alla
ricerca di sé stessi. Gli amici e i famigliari comprensivi vengono
dunque qui sostituiti con personaggi che manifestano più sfumature
e che rientrano meno nei classici stereotipi.
Vi sono ovviamente gli elementi
ricorrenti di questo genere, dall’amico buffo al bello di turno,
dal bullo alla caotica festa in villa. Eppure ognuno di questi
riesce a mostrare qualcosa di nuovo capace di renderlo più
interessante agli occhi dello spettatore. Più di ogni altra cosa,
però, la serie non sembra partire subito con il presupposto che il
protagonista sia già consapevole della propria omosessualità. Il
suo orientamento è ancora tutto da scoprire e l’attrazione che egli
prova tanto per un ragazzo quanto per una ragazza lascia aperte una
serie di possibilità particolarmente attraenti. Da questo punto di
vista Love, Victor non si configura come la necessità di
capire come rivelare qualcosa agli altri, bensì come il bisogno di
capire prima di tutto qualcosa di sé, per sé.
Love, Victor: la delicatezza alla
base di tutto
Trattare tutto ciò è oggi quanto
mai complesso, e rischia di portare in territori particolarmente
impervi. Il pericolo è ancor più alto nel momento in cui, come
avviene qui, si inseriscono anche elementi relativi
all’appartenenza etnica. Per evitare di rendere la serie
eccessivamente pesante o involontariamente superficiale, i due
autori optano per la strada della delicatezza. Affidandosi ad essa,
Love, Victor assume quel tono spensierato che solo le
migliori storie di questo genere riescono a vantare. Il
protagonista vive con un certo peso ciò che gli accade intorno e
dentro di sé, ma si tratta di un percorso vissuto con la
consapevolezza che il traguardo ripagherà di fatiche e dolori.
L’attore protagonista, Michael Cimino, risulta
straordinariamente adatto a far trasparire tutto ciò.
Sin da subito, dunque, Love,
Victor si presenta come la storia giusta per raccontare una
serie di difficoltà universali. Questa vuole essere un buon
esempio, ma sembra anche preannunciare di non avere una risposta
valida per tutti. È per questo che lo spettatore viene invogliato a
seguire Victor passo dopo passo, scoprendo insieme a lui tutto ciò
che conta sapere. Basterà intraprendere la visione dei primi
episodi per lasciarsi conquistare dall’atmosfera, scoprendo di
trovarsi dinanzi ad un prodotto che non intende affatto addolcire
la pillola. La serie, rilasciata come Star Original, era
infatti stata giudicata troppo matura per il target di spettatori
tipici di Disney+. Ai fini di una più realistica
rappresentazione di questo tipo di vicende, ciò non può essere che
visto come un bene.
The Space Cinema e Feltrinelli Real
Cinema presentano in esclusiva italiana l’ultimo lavoro di Liz
Garbus, il documentario biografico Love, Marilyn
– I diari segreti. Prodotto da Stanley F. Buchthal,
Amy Hobby e dalla stessa Garbus, il film nasce dal
ritrovamento dell’archivio privato composto di lettere, poesie e
riflessioni profonde di
Marilyn Monroe, custodite in due scatole
rinvenute 50 anni dopo la scomparsa della diva nella casa del suo
maestro di recitazione e amico Lee Strasberg.
Focalizzandosi sugli anni della
carriera cinematografica, il documentario racconta la vita privata
di Marilyn, non solo attraverso gli aneddoti di amici, amanti e
colleghi, ma attraverso le stesse parole dell’attrice, scritte in
quei diari segreti e recitate in modo personale, intimo da grandi
attrici: Elizabeth Banks, Hope Davis, Ellen
Burstyn, Marisa Tomei, Viola Davis, Uma Thurman, Glenn Close, Jennifer Ehle, Evan Rachel Wood, Lili Taylor e Lindsay
Lohan. Grazie ad altri attori di rilievo, ai brani di Marilyn
si alternano estratti di libri o lettere private di persone che
l’hanno conosciuta o che sono state profondamente influenzate dalla
sua storia. JanetMcTeer è Natasha Lytess, la
sua prima insegnate di recitazione, Jeremy Piven è Elia
Kazan, OliverPlatt è Billy Wilder,
PaulGiamatti è George Cukor, Adrien Brody è Truman Capote;
partecipano anche Ben Forster, JackHuston,
F.MurrayAbraham e David Strathairn. I
vari aneddoti s’intrecciano alle memorie di Marilyn, che sveste
così i panni della diva e si mostra semplice donna, essere umano
imperfetto e incompleto. Tutto ciò che sapevamo di lei, tutte le
foto e i video d’archivio che conoscevamo sono ora illuminati da
una luce diversa, più calda e meno artificiale, visti senza il velo
del gossip e delle malignità. All’improvviso davanti a noi appaiono
due donne: Marilyn Monroe, la star sensuale, capricciosa,
che incanta gli uomini e fa indivia alle donne, e Norma Jeane
Mortenson, la donna fragile e insicura, che non si è mai
arresa, che ha studiato per diventare un’attrice migliore, una
moglie che si è impegnata per conciliare matrimonio e carriera,
un’amica leale.
La narrazione di Love,
Marilyn – I diari segreti procede con l’alternarsi di
diversi materiali: immagini di repertorio dei set e della vita
privata dell’attrice cedono il passo, in maniera precisa e fluida,
a vecchie interviste di amici e colleghi, oppure all’attore/attrice
di turno che recita il suo brano, rivolgendosi direttamente al
pubblico. Liz Garbus riesce in modo acuto e garbato a
riunire tutti i pezzi e ricomporre il vero carattere di Marilyn,
nascosto dietro il suo personaggio migliore: la star. Love,
Marilyn è un documentario piacevole, delicato e intimo.
Nelle 36 sale del circuito The Space Cinema dal 30 settembre al 2
ottobre, come evento esclusivo The Space Extra.
Il film Netflix Love,
Divided (Pared con pared) segue la giovane pianista
Valentina (Aitana) che si sta preparando per un’importante
audizione. Tuttavia, il suo talento musicale viene sconvolto quando
si scontra con il vicino di casa David (Fernando
Guallar), un arcigno inventore di giochi che richiede il
silenzio assoluto per svolgere il suo lavoro. Ma questi vicini in
guerra possono trovare un compromesso o potrebbe sbocciare qualcosa
di diverso da dietro il muro?
Valentina si trasferisce in un
nuovo appartamento per ricominciare dopo aver rotto con l’ex
fidanzato Óscar (Miguel Ángel Muñoz) e si sta
allenando per un’audizione. Sebbene Valentina voglia concentrarsi
giorno e notte sull’audizione, alla fine cede alle richieste di sua
cugina Carmen che le chiede di trovare un lavoro al locale bar di
frullati.
Nel frattempo, il suo nuovo vicino
David è un progettista di giochi agorafobico ed è circondato dai
gadget che ha creato. Il suo amico Nacho arriva con la spesa e
incoraggia David a cambiare il suo stile di vita da eremita.
Più tardi, il talento musicale di
Valentina viene interrotto da una cacofonia di rumori spaventosi
provenienti dalla porta accanto e lei fugge dall’appartamento,
passando la notte a casa di Oscar.
Una Valentina terrorizzata affronta
David attraverso il muro e lui le rivela che i loro appartamenti
sono a malapena insonorizzati e che per lavorare ha bisogno di
silenzio assoluto. David è riuscito a scacciare tutti gli altri
inquilini che si sono trasferiti nell’appartamento accanto creando
invenzioni rumorose che emettono rumori inquietanti a tutte le
ore.
Ma Valentina è decisa a resistere e
si sfidano in una gara di rumore per vedere chi lascerà per primo
il loro appartamento. Lui la sveglia di prima mattina con forti
rumori, ma viene spinto oltre il limite quando Valentina lascia il
suo metronomo a ticchettare tutto il giorno mentre va al
lavoro.
David cede e accetta con riluttanza
di lasciare che Valentina suoni il suo pianoforte al mattino,
mentre lui lavora nel pomeriggio. Tuttavia, le tensioni aumentano
quando David critica il modo in cui Valentina suona il piano e in
seguito si scusa con lei.
I due parlano attraverso i loro
lati del muro e si conoscono. David incoraggia Valentina a
continuare a scrivere e cantare le sue canzoni, ma lei non crede
abbastanza in se stessa perché Óscar l’ha spinta a concentrarsi
solo sul pianoforte per avere successo.
Quando i vicini mettono da parte la
loro faida e iniziano a creare un legame genuino, Valentina e David
si innamoreranno? Ecco cosa succede alla fine di Love, Divided…
Love, Divided finale: Valentina e
David si innamorano?
Nonostante non si siano mai visti
di persona, Valentina e David iniziano a provare qualcosa l’uno per
l’altra e riorganizzano i loro appartamenti in modo che i loro
letti condividano la parete e possano dormire vicini.
In un caso, Valentina crede che un
cliente a caso del bar di frullati sia David dopo che lui ha fatto
un commento sul fatto che indossa stivali da cowboy tutti i giorni.
Dopo avergli dato il suo numero, Valentina invita lo sconosciuto a
cena, ma si rende subito conto di aver commesso un grosso errore e
lo scorta rapidamente fuori dal suo appartamento.
Altrove, Nacho attira David fuori
dal suo appartamento con una bugia e lo porta in un negozio di
giocattoli che vuole acquistare i diritti dei suoi giochi.
Tuttavia, David rifiuta furiosamente la loro offerta e viene
scortato fuori dalla sicurezza quando si scaglia contro di
loro.
Tornati a casa loro, David invita
Valentina a cena, ma lei suggerisce di mantenere la loro relazione
così com’è e di comunicare attraverso il muro, senza vedersi mai.
Entrambi riconoscono che amano stare da soli e si accordano in modo
insolito per stare “insieme ma separati”.
Valentina trova la sciarpa di
Carmen sul pavimento e capisce cosa è successo, ma quando tenta di
spiegare la situazione, David la respinge.
Pensando che David non si fidi di
lei, Valentina mette fine alla loro relazione e David guarda un
video d’infanzia in cui lui, Nacho e una bambina di nome María
giocano nel negozio di giocattoli che ora possiede con Nacho.
Quando David fa visita al negozio
di giocattoli, è sconvolto dal fatto che stia per chiudere, ma
Nacho non glielo ha mai detto. Nacho incoraggia David a riprendersi
la sua vita dopo la morte della fidanzata María, che era anche la
sorella di Nacho.
È il giorno dell’audizione di
Valentina e, mentre lei sale sul palco, David si intrufola dietro
le quinte e le dà dei consigli su come suonare Beethoven. Valentina
accetta il suo suggerimento e si esibisce con un pezzo originale
scritto da lei.
Sebbene Valentina non superi
l’audizione, il giudice le dice di mettersi in contatto con un suo
caro amico produttore discografico e ne elogia il talento.
Tuttavia, Óscar è furioso, ma lei non se ne cura ed è pronta ad
affrontare il suo futuro e a vedere David nella vita reale.
Quando Valentina corre a casa, lei
e David abbattono il muro che separa i loro appartamenti. Lei si
arrampica attraverso l’apertura e si butta tra le sue braccia
mentre si vedono per la prima volta.
La serie antologica (per lo più)
animata di NetflixLove, Death + Robots 4 presenta 10 storie
diverse che trattano una vasta gamma di argomenti, tutte meritevoli
di un’analisi più approfondita. Love, Death + Robots è
sempre stata una serie antologica profondamente riflessiva e
simbolica. Ogni episodio nasconde una verità più profonda sul mondo
strano e moderno in cui viviamo o sui fantastici mondi
fantascientifici verso cui ci stiamo dirigendo. Ecco perché è una
delle migliori serie su Netflix. Fortunatamente, la narrazione metaforica di
Love, Death + Robots non ha perso slancio nel volume 4.
Uno degli obiettivi di ogni volume è
quello di portare Love, Death + Robots a “nuovi livelli”, e
l’ultima puntata non ha deluso le aspettative.
Dalle critiche pungenti alla società
moderna ai viaggi sinceri verso l’illuminazione spirituale e
religiosa, fino a un raro cortometraggio live-action, Love, Death +
Robots volume 4 ha aperto una nuova strada per la serie antologica.
Nel trovare questa nuova strada, però, la serie ha anche esplorato
nuovi territori narrativi. Alcuni degli episodi più simbolici e
significativi di Love, Death + Robots volume 4 potrebbero
richiedere qualche spiegazione in più.
Can’t Stop
Can’t Stop visualizza il potere
trascendentale della musica
Il primo episodio di Love, Death
+ Robots volume 4, “Can’t Stop”, non sembra avere un
significato molto profondo. Il cortometraggio è, dopotutto, solo un
modo diverso di visualizzare la performance live dei Red Hot Chili
Peppers di “Can’t Stop”.
La regia di David Fincher e
l’animazione di Blur Studio, tuttavia, hanno dato a “Can’t
Stop” un nuovo livello di significato. Raffigurando i Red
Hot Chili Peppers e la folla come marionette, Love, Death +
Robots ha visualizzato il potere trascendentale della
musica. Tutti i partecipanti, compresi gli artisti, erano
essenzialmente marionette attraverso cui fluivano la musica e la
passione del momento, creando un’esperienza incredibile.
Close Encounters of the Mini
Kind
Close Encounters of the Mini
Kind mette in evidenza il posto minuscolo dell’umanità
nell’universo
Il secondo esperimento di Love,
Death + Robots con le tecniche tilt-shift in “Close Encounters
of the Mini Kind” si è rivelato estremamente importante per il
suo messaggio. “Close Encounters of the Mini Kind” descrive
un’invasione aliena della Terra piuttosto standard ma unica nel suo
genere e ricca di umorismo. Tuttavia, il fatto di inquadrare
l’invasione aliena come una “Mini Kind” sottolinea che
l’umanità ha una visione di sé molto più grande di quella che
abbiamo in realtà nel grande schema dell’universo. Le immagini
finali del cortometraggio, quando il sistema solare viene
inghiottito da un buco nero, mettono in risalto quanto siamo
piccoli.
L’immagine eccessivamente importante
che l’umanità ha di sé stessa ha anche contribuito a trasmettere il
secondo tema principale del cortometraggio: che spesso gli esseri
umani sono responsabili della propria distruzione. Gli alieni in
“Close Encounters of the Mini Kind” sono arrivati sulla
Terra in pace e la loro invasione è iniziata solo dopo che gli
umani hanno sparato per primi. Poi, la Terra è stata inghiottita da
un buco nero creato dagli umani utilizzando la tecnologia aliena.
I tentativi accaniti dell’umanità di difendersi e l’eccessiva
propensione alla violenza hanno finito per garantire la nostra
distruzione (due volte) in “Close Encounters of the Mini
Kind.” Un approccio più ponderato e freddo avrebbe salvato
gli umani sia all’inizio che alla fine.
Spider Rose
Spider Rose è una storia sulla
natura totalizzante della vendetta e del dolore
La Spider Rose del terzo episodio
del volume 4 di Love, Death + Robots era il fulcro del
significato della storia. Come abbiamo appreso, Spider Rose un
tempo si chiamava Lydia, ma ha scelto un nome meno umano dopo che
il suo amore è stato ucciso da Jade, un membro del gruppo Shaper di
Schismatrix di Bruce Sterling. Spider Rose ha anche spiegato
che aveva vissuto completamente sola da quando il suo amore era
stato ucciso, fino al momento in cui aveva ricevuto Nosey dagli
Investitori. Spider Rose è una storia su come il dolore e
la sete di vendetta possano consumare figurativamente una persona,
proprio come Nosey ha consumato letteralmente lei.
Dopo aver ucciso Jade, Spider Rose
disse a Nosey che era “morta” prima che gli Investitori glielo
dessero. Gli disse che aveva degli amici da qualche altra parte
nella galassia e che si era completamente isolata nel dolore per la
perdita del suo amore e nella ricerca del vero Jade. Nosey è
quasi riuscito a liberare Spider Rose dalla sua ossessione
consumante per la vendetta, ma l’amore dell’animale è arrivato
troppo tardi per salvarla. Poi, in un simbolico scherzo del
destino, Spider Rose ha lasciato che Nosey banchettasse con la sua
carne e consumasse letteralmente ciò che il dolore non era ancora
riuscito a distruggere: il suo corpo.
400 Boys
400 Boys vede bande rivali
unirsi come alleati per combattere un nemico comune
Sebbene veda bande rivali combattere
contro enormi mostri simili a bambini, “400 Boys” è senza
dubbio l’episodio più pieno di speranza del volume 4 di Love,
Death + Robots. “400 Boys” stabilisce rapidamente che le
numerose bande dotate di superpoteri sparse per la città si odiano
a vicenda, ma si uniscono per combattere i “ragazzi” che hanno raso
al suolo la città. “400 Boys” è una metafora di come un
nemico comune, come i ragazzi, possa unire l’umanità e persino
superare aspre rivalità e anni di ostilità. Le bande mettono da
parte i loro litigi e i rancori del passato e riescono a scacciare
i ragazzi.
“400 Boys” ha anche qualcosa
da dire sul potere dell’amore e dei legami umani. Solo unendosi le
bande hanno avuto abbastanza potere, sia fisico che psichico, per
sconfiggere i ragazzi. Solo dopo aver visto morire Croak, Slash è
stato in grado di affrontare i ragazzi da solo.
Alla fine, l’amore di Slash per gli
altri membri della sua banda gli ha dato il coraggio e la forza
necessari per guardare negli occhi il “dio o ragazzo” e ucciderlo.
Anche se la città è stata rasa al suolo, le bande di “400 Boys”
sono riuscite a stringere legami autentici e a respingere gli
invasori.
The Other Large Thing
I piani di Dingleberry Jones per
dominare il mondo evidenziano quanto gli esseri umani si fidino di
una tecnologia che forse non comprendono appieno
Alcuni episodi di Love, Death +
Robot sono più comici di altri, ma anche “The Other Large
Thing” ha un significato più profondo. “The Other Large
Thing” è in gran parte una storia su come l’umanità sia troppo
incline a fidarsi e ad affidarsi a cose che non comprende appieno,
che si tratti di robot o gatti. Gli umani di Dingleberry Jones
non avevano nemmeno iniziato a capire di cosa fosse capace Thumb
Bringer, come dare fuoco al loro appartamento e chiuderli dentro a
distanza, e non capivano la sete di dominio mondiale di Dingleberry
Jones. Questa mancanza di comprensione è costata loro la vita e,
presumibilmente, anche quella del resto dell’umanità.
Golgotha
Golgotha è una dura critica
all’incapacità dell’umanità di agire come custode della
Terra
Love, Death + Robots
raramente usa mezzi termini, ma “Golgotha” è forse una delle
sue critiche sociali più pungenti. Prendendo il nome dal luogo
della crocifissione di Gesù Cristo, “Golgotha” segue padre
Maguire (Rhys Darby) mentre entra in contatto per la prima volta
con una razza aliena conosciuta come i Lupo. I Lupo credono che un
delfino sia il loro messia e, dopo aver sentito come gli umani
trattano i delfini e il mare, decidono di iniziare una crociata
contro gli umani. Il messaggio principale di “Golgotha” è
stato riassunto da Maguire: “Abbiamo fottuto tutto”. Non
prendendosi cura della Terra e dei suoi animali, come i delfini,
l’umanità ha fatto sì che i Lupo cercassero vendetta contro di
noi.
Non riuscendo a prendersi cura
della Terra e dei suoi animali, come i delfini, l’umanità ha fatto
sì che i Lupo cercassero vendetta contro di noi.
“Golgotha” è ricco di
simbolismo religioso, in particolare per i cristiani. Il suo
riferimento più importante al cristianesimo è un insegnamento
fondamentale di Gesù Cristo stesso: “fai agli altri ciò che
vorresti fosse fatto a te”. Questo insegnamento è raramente
preso alla lettera e ancora più raramente applicato agli animali
della Terra. “Golgotha” è l’eccezione. “Golgotha”
pone il delfino come una figura simile a Gesù nei confronti dei
Lupo e gli esseri umani come Ponzio Pilato, poi chiede al pubblico
se i Lupo hanno ragione a iniziare una crociata contro gli
assassini del loro messia. La risposta è abbastanza facile da
capire dopo aver considerato le fuoriuscite di petrolio, i
cambiamenti climatici e altri disastri naturali causati
dall’uomo.
The Screaming of the
Tyrannosaur
The Screaming of the Tyrannosaur
è una storia sulle lotte di classe e sul potere collettivo degli
oppressi
Sebbene Love, Death + Robots
volume 4 abbia un cameo di Mr. Beast, non è lui il protagonista di
“The Screaming of the Tyrannosaur”. Il protagonista è un
gladiatore senza nome doppiato da Bai Ling. “The Screaming of
the Tyrannosaur” è una storia su come il tirannosauro rex e il
gladiatore, due creature costrette a combattere e morire per il
divertimento degli altri, sfruttano il loro potere collettivo per
trovare un briciolo di giustizia. Lavorando insieme, il
gladiatore e il dinosauro sono riusciti a infliggere una dose di
dolore e umiliazione alla classe dominante, che stava letteralmente
bevendo il loro sangue.
Cosa c’è di meglio di un malvagio game master che prova un
tale piacere nel sottoporre queste povere persone indifese a tutte
queste prove? Mi sembrava proprio un episodio di Beast Games. Non
so voi, ma io ho guardato quella serie e tante volte ho pensato:
“Oh mio Dio, è così crudele”, quindi ho pensato che sarebbe stato
perfetto per quel ruolo.
– Tim Miller, creatore di Love, Death + Robots, in
un’intervista a ScreenRant.
“The Screaming of the
Tyrannosaur” non è sottile nel suo commento sulla lotta di classe.
Mr. Beast (un multimilionario nella vita reale) e il resto degli
aristocratici sono ritratti come edonisti letteralmente assetati di
sangue e spietati che desiderano solo divertirsi. I gladiatori sono
messi l’uno contro l’altro proprio perché il loro potere collettivo
è l’unica cosa che può minacciare i governanti.“The
Screaming of the Tyrannosaur” è una storia di oppressione che si
schiera chiaramente dalla parte degli oppressi, anche se questi
muoiono nei momenti finali del cortometraggio.
How Zeke Got
Religion
Il viaggio di Zeke è un
viaggio di fede e credenza in un potere superiore
La fede e la religione sono temi
ricorrenti in Love, Death + Robots volume 4, e sono stati
rappresentati in modo ancora più chiaro in “How Zeke Got Religion”.
Durante una missione aerea per sventare un piano nazista per
evocare un demone, Zeke e il resto del suo equipaggio vengono
attaccati nel loro bombardiere B-52 dal suddetto demone. Solo dopo
aver scoperto che un crocifisso può ferirlo, Zeke uccide il demone
e riconsidera il suo ateismo.“How Zeke Got Religion” è
una metafora del difficile percorso verso il vero risveglio
spirituale e religioso. Zeke ha combattuto un demone
letterale prima di accettare la religione, ma il percorso della
maggior parte delle persone è più sottile.
All’inizio del cortometraggio,
Zeke mostra letteralmente il dito medio a Dio come segno del suo
ateismo. Per sconfiggere il demone, tuttavia, Zeke ha dovuto
riporre la sua fede nel potere del crocifisso, simbolo della fede
cristiana, e credere che potesse danneggiare questa entità
malvagia.
Zeke è stato letteralmente salvato
dalla fede e la sua nuova convinzione lo ha aiutato a sconfiggere i
suoi demoni. “How Zeke Got His Religion” utilizza l’iconografia
cristiana, ma è una storia su come molte persone devono lottare con
i propri “demoni” prima di accettare qualsiasi potere superiore in
cui scelgono di credere.
Smart Appliances, Stupid
Owners
Love, Death + Robots mette in
evidenza i modi divertenti e assurdi in cui interagiamo
quotidianamente con la tecnologia
Non tutti i cortometraggi di
Love, Death + Robots parlano di profondi viaggi spirituali, e
“Smart Appliances, Stupid Owners” lo dimostra.“Smart
Appliances, Stupid Owners” è essenzialmente una lunga battuta su
come spesso usiamo (o abusiamo) la tecnologia quotidiana in modi
assurdi. A un livello leggermente più profondo, mette in
evidenza alcune delle sciocchezze della nostra vita mondana e
tecnologica. Ad esempio, un WC deve essere “intelligente”? Allo
stesso modo, che senso ha uno spazzolino “intelligente” che non
usiamo mai? Non c’è alcun invito all’azione, ma “Smart Appliances,
Stupid Owners” mette in evidenza alcuni modi divertenti in cui
interagiamo con il nostro mondo sempre più tecnologico.
For He Can Creep
For He Can Creep è sia un’ode
ai gatti che un commento sul potere dell’amore
L’ultimo episodio del volume 4 di
Love, Death + Robots, “For He Can Creep”, è una storia curiosa su
Jeoffrey, un gatto, e il suo poeta, assediato da Satana, che vuole
una poesia per porre fine al mondo. In sostanza, “For He Can Creep”
è sia un’ode alle curiose creature che sono i gatti. “For He Can
Creep” descrive i gatti come esseri antichi e divini, capaci di
danneggiare persino il diavolo in persona, e nutre un profondo
amore per tutto ciò che è felino. Considera i gatti come eroi dal
cuore buono e adorabili che tengono a bada l’oscurità, in senso
letterale e figurato.
Mentre Jeoffrey e il resto dei
gatti combattono letteralmente contro il diavolo, il gatto del
poeta combatte figurativamente contro i demoni che lo
perseguitano.
Oltre alla sua visione favorevole
dei gatti, “For He Can Creep” ha anche molto da dire sul potere
dell’amore, in particolare l’amore per un buon animale domestico.
Lo dimostra il poeta, che è rinchiuso in un manicomio.Mentre Jeoffrey e gli altri gatti combattono letteralmente
contro il diavolo, il gatto del poeta combatte figurativamente
contro i demoni che lo perseguitano. È chiaro come il
sole negli ultimi versi del poeta: egli vede Jeoffrey come un amico
e un confidente e crede che possa scacciare l’oscurità della sua
malattia mentale.Love, Death + Robotsvolume
4 ha trovato una nota felice con cui concludersi.
Netflix Italia ha diffuso il trailer ufficiale di
Love, Death & Robots – Volume 2, la seconda parte
di raccolta di corti originali Netflix Love, Death &
Robots. I corti debutteranno in streaming il 14 maggio
2021.
“Love, Death & Robots” è una
collezione di racconti brevi animati che spazia tra i generi di
fantascienza, fantasy, horror e commedia. Caratterizzati da
narrazioni audaci, gli episodi sono ideati per essere facili da
guardare ma difficili da dimenticare. Con la produzione esecutiva
di David Fincher, Tim Miller, Jennifer Miller e Josh
Donen, la serie riunisce animatori di prim’ordine e storie
accattivanti in un’antologia di racconti brevi animati, la prima
del suo genere, che non mancherà di regalare agli spettatori
un’esperienza unica e intensa.
Chris Pine ha
presenziato la celebrazione del decimo anniversario di Star
Trek, in cui, ricordiamo, interpreta il Capitano Kirk.
L’attore si è presentato domenica scorsa, 9 giugno, alla Hollywood
Forever, per la proiezione speciale del film, ma in quell’occasione
si è svolto un altro importante evento, la presentazione del
trailer del documentario Lova, Antosha, dedicato
ad Anton Yelchin.
Love, Antosha è un
film documentario diretto e prodotto da Garret Price, incentrato
sulla vita e la carriera del defunto attore Anton
Yelchin, che era il co-protagonista con Chris in Star
Trek. Il film è stato presentato in anteprima al Doc Sunder
Film Festival nel 2019 e sarà distribuito da Lurker Productions a
New York e Los Angeles il prossimo agosto.
Anton Yelchin si è
spento il 19 luglio
2016, a causa di un incidente stradale, a soli 27 anni. La
famiglia ha anche intentato una causa alla Fiat per
la morte del giovanissimo attore. Attivo sin da piccolissimo, Anton
ha partecipato a molti film, tra cinema indie e grandi blockbuster,
tra cui Terminator Salvation e Star
Trek.
Approda sulla nota piattaforma
streaming statunitense un nuovissimo k-drama, Love to hate
you. Si tratta di una serie formata al momento da una sola
stagione di dieci episodi, ognuno di circa sessanta minuti. Diretta
dal regista sudcoreano Kim Jung-kwon, e scritta da Choi
Soo-young, Love to hate you è stata prodotta dalla
casa di produzione asiatica Binge Works. Nel cast si ritrovano
figure abbastanza affermate nel cinema nazionale: Kim Ok-vin, una
nota attrice nel panorama sudcoreana, vincitrice al Sitges film
festival ed agli MBC film awards, interpreta Yeoh Mir-an.
Ritroviamo Kim Chi-Hun (Decision
to leave), un attore sudcoreano emergente anche a livello
internazionale, nel ruolo del protagonista maschile Nam
Kang-ho.
Love to hate you: un rapporto
amore-odio
Yeoh Mir-an è una giovane
avvocatessa di Seul, uno spirito libero e femminista. Abbandona la
casa dei suoi genitori, contro il volere del padre, per essere più
indipendente e vivere con l’amica Shin Na-eun. Avendo avuto dei
problemi nel vecchio studio in cui lavorava, Mir-an viene assunta
alla Gilmu: si tratta di un prestigioso studio legale che si occupa
delle pratiche legali degli attori, in cui vengono solitamente
assunti solo uomini.
Contemporaneamente, Mir-an ascolta
per caso una conversazione tra Nam Kang-ho, star del cinema, ed il
suo manager, in cui il primo esprime tutte le sue critiche nei
confronti del gnere femminile, visto solo come manipolatore,
superficiale ed opportunista. I pregiudizi di Mir-an derivanti da
queste affermazioni la porteranno a crearsi un’idea particolarmente
negativa dell’attore, tanto da volerlo in qualche modo punire o
smascherare. Essendo Kang-ho cliente della Gilmu, i due inizieranno
a lavorare insieme, sempre più a stretto contatto: Mir-an avrà
la possibilità di conoscere il giovane meglio e di
poter scoprire la verità sul suo conto.
Una colorata commedia
romantica
Love to hate you è
caratterizzata da una particolare allegria e comicità che percorre
tutti gli episodi; anche momenti più drammatici tendono in alcuni
casi ad essere sdrammatizzati in vari modi. Interessante è, ad
esempio, la presenza di disegni in stile fumetto in alcune delle
scene clou della serie, come i cuoricini durante i baci tra i
personaggi. Altro elemento che tende a dare una certa tinta di
colore è la musica: durante tutti gli episodi sono presenti canzoni
come background musicale appartenenti al genere k pop, molto simili
come melodia ai brani della nota band coreana BTS.
Dal punto di vista tematico, in
love to hate you emergono, attraverso alcuni
dettagli, alcuni particolari della cultura sudcoreana, primo fra
tutti, la concezione della donna. Viene presentata la società come
ancora fortemente patriarcale; a fianco di questa concezione
sociale, si accostano anche alcune tradizioni tipiche, ad esempio
il consumo di liquori tipici, come il Soju, affiancati sempre da
alcuni piatti tipici. Dalla serie emerge anche una certa chiusura
mentale ed austerità riguardo al tema del nudo e della sessualità.
Mentre in moltissimi film e serie occidentali sono presenti, se non
addirittura frequenti, scene di nudo anche solo parziale, in
Love to hate you l’unica scena in cui sarebbero
risultati visibili i seni del personaggio di Yeoh Mir-an viene
censurata, o più precisamente potremmo dire pixellata.
Yeoh Mir-an: l’eroina di una
società patriarcale
Un fattore focale in Love to
hate you è la contrapposizione tra la protagonista Mir-an
e la società sudcoreana. Lei è una figura molto indipendente, forte
e combattiva; vive la sua vita amorosa e sessuale in maniera molto
flessibile, frequentando moltissimi ragazzi, molti per poi finire
per punirli in qualche modo. Grazie alla sua velocità ed alla sua
conoscenza di numerose arti marziali, combatte contro ladri,
molestatori e uomini ingiusti per riportare la giustizia. La
società, rappresentata da figure come suo padre, non riesce a
vederla per quello che è, ma solo come una donna sbagliata, che non
rispetta le regole della società e del buon costume.
In questa società fortemente
patriarcale la donna è vista solo come un essere fragile, emotivo e
superficiale, destinata in fin dei conti solo per il matrimonio. Lo
afferma lo stesso Kang-ho: anche le donne che lavorano lo fanno
solo per aumentare il loro “potenziale” in vista di un matrimonio.
Un altro caso in cui si esterna la chiusura mentale della società
sudcoreana è il dilagarsi di forti pregiudizi verso la figura di
Mir-an solamente per aver frequentato più uomini, e quindi vista
come non degna di affiancarsi a Kang-ho.
Winter is coming, anche
se non si direbbe in questi giorni ancora estivi. Lionsgate,
in collaborazione con CBS Films, ha infatti diffuso online il primo
scoppiettante trailer di Love the
Coopers, commedia corale natalizia che uscirà nelle
sale americane il 13 novembre.
Il film, diretto
da Jesse Nelson, racconta la movimentata
vigilia di Natale della famiglia Cooper, quando visitatori
inaspettati e una serie di eventi imprevisti porteranno le quattro
generazioni riunite a riscoprire l’autentico spirito delle feste e
il valore dei legami familiari. Il cast è a dir poco promettente,
essendo composto da Diane Keaton,
John Goodman, Olivia Wilde,
Ed Helms, Amanda Seyfried, Marisa
Tomei, Alan Arkin, Jake
Lacy e Anthony Mackie. A Steve
Martin è affidato il ruolo di voce narrante.
Siamo ormai ai giorni finali del
Toronto Film Festival, e dopo una successione di proiezioni
di successo ieri è stata la volta di Love Punch,
commedia con Pierce Brosnan e Emma Thompson, diretta
da Joel Hopkins.
Nel film i due attori interpretano
una coppia in crisi che si avventura in Europa ,mettendo in atto
una caccia all’uomo per rintracciare un malfattore che li ha
truffati, riscoprendo intanto il loro reciproco amore.
I due attori, che erano presenti
ieri sul red carpet del festival per presentare il film, hanno
dichiarato di essersi trovati davvero bene sul set, tanto che
Brosnan ha detto che la sua partner riusciva a
farlo sentire un grande attore e sempre felice.
Anche la Thompson
ha dichiarato di essersi divertita molto durante le riprese e di
aver ritrovato in Joel Hopkins un regista
eccentrico ma molto bravo e professionale, dato che avevano già
collaborato in Oggi è già domani,film del 2008 con
Dustin Hoffman.
Love Punch dovrebbe
uscire nelle sale inglesi il prossimo Dicembre.