Home Blog Pagina 1502

L’Amica Geniale: recensione della serie tratta dal romanzo di Elena Ferrante

0

Sembra una storia figlia di questi mesi di fermento “femminista”, quella de L’Amica Geniale, eppure, Elena Ferrante aveva già da tempo acceso un bellissimo faro su una storia di donne, di amiche, di menti brillanti che trovano la loro strada verso la libertà e l’emancipazione, prima di tutto da loro stesse e dal loro bagaglio di nascita. Come ogni grande storia, anche questa di Lila e Lenu ha un inizio, trai banchi di scuola, dove le due bambine vengono aperte al mondo dalla maestra Oliviero.

La trama de L’Amica Geniale

Comincia così la prima puntata de L’Amica Geniale, la serie co-prodotta da Rai, HBO e Wildside e diretta da Saverio Costanzo, presentata, con la proiezione dei primi due episodi, alla Mostra del Cinema di Venezia, edizione 75. La serie è l’adattamento della tetralogia firmata da Elena Ferrante e racconta, appunto di un un’amicizia femminile, nata in un rione di Napoli negli anni ’50 e che si concluderà ai nostri giorni, nel 2016 per la precisione. Le protagonista sono Elena Greco e Raffaella Cerullo, Lenu e Lila, ma intorno a loro Costanzo ha riportato sullo schermo il brulicante mondo del rione: fratelli, genitori, vicini, compagni di classe. Un ritratto commovente di un mondo che non c’è più, una replica perfetta, nei più piccoli dettagli, di ciò che la Ferrante ha creato su carta.

Elisa Del Genio e Ludovica Nasti sono le piccole protagoniste assolute delle prime due puntate proiettate alla Mostra. Le interpretazioni genuine delle bambine restituiscono tutta l’energia dei personaggi del romanzo, in cui da una parte c’è la dolcezza di Elena e dall’altra la cattiveria di Lila, due estremi che si incontrano per caso e che non si lasceranno mai più. Intorno a loro una serie di interpreti relativamente poco noti, che si rivelano scelte perfette per le intenzioni del regista. Costanzo infatti non solo rende onore e fede all’originale, ma lo trasforma in una storia sua, conservando intatto lo spirito delle pagine, riportandone gli avvenimenti in maniera più o meno fedele, ma soprattutto avendo un profondo rispetto per il lavoro della Ferrante, con la quale ha avuto una fitta corrispondenza di email durante la lavorazione, e che ha sorvegliato la produzione e custodito i suoi personaggi.

Saverio Costanzo presenta L’Amica Geniale, la serie tratta da Elena Ferrante

Quello che Costanzo sceglie come fuoco del suo racconto, laddove nel romanzo i fili narrativi erano più ingarbugliati e numerosi, è l’educazione: la diligenza di Elena e l’intelligenza di Lila offrono a entrambe la possibilità di ambire a continuare gli studi, avvenimento insolito nella Napoli povera degli anni ’50. Così, comincia un’avventura quotidiana che nessuno aveva mai letto (né visto) prima.

Dopo The Young Pope, un altro autore italiano si cimenta con la grande serialità, in un progetto impegnativo e rischioso, che mette sul tavolo ambizioni e competenze e che, produttivamente parlando, testimonia l’apertura della RAI alle co-produzioni internazionali, presentando un biglietto da visita ragguardevole.

L’Amica Geniale è una storia epica, che attraversa la Storia e le storie e sembra che il lavoro di Costanzo e della sua squadra sia riuscito a creare qualcosa di davvero prezioso, in attesa di poter vedere, da ottobre, gli altri episodi della serie.

L’amica Geniale: la prima foto ufficiale della quarta stagione

0
L’amica Geniale: la prima foto ufficiale della quarta stagione

Sono in corso le riprese della quarta e ultima stagione della serie Rai-HBO L’AMICA GENIALE. La quarta stagione si basa su “Storia della bambina perduta,” il quarto libro che chiude la tetralogia della Ferrante, edito in Italia da Edizioni E/O. Una produzione di Fandango, The Apartment, Fremantle Italy e Wildside con Lorenzo Mieli che produce per Fremantle Italy, The Apartment e Wildside (entrambe società del gruppo Fremantle) e Domenico Procacci per Fandango, in collaborazione con Rai Fiction e HBO Entertainment.

Completamente rinnovato il cast che vede protagonisti Alba Rohrwacher nel ruolo di Elena Greco (Lenù), Irene Maiorino nel ruolo di Lila Cerullo e Fabrizio Gifuni nel ruolo di Nino Sarratore.

Il soggetto e le sceneggiature di sono di Elena Ferrante, Francesco Piccolo, Laura Paolucci e Saverio Costanzo. Questa stagione è diretta da Laura Bispuri, e i produttori esecutivi sono Saverio Costanzo, Paolo Sorrentino, Jennifer Schuur, Elena Recchia e Guido De Laurentiis. Fremantle è il distributore internazionale in associazione con RAI Com.

L’amica Geniale – storia della bambina perduta: il primo trailer

0
L’amica Geniale – storia della bambina perduta: il primo trailer

Dopo un breve sguardo nel promo di HBO per la prossima stagione televisiva, ecco un teaser esteso di L’amica Geniale – Storia della bambina perduta, la quarta e ultima stagione della serie che porta in tv la tetralogia dell’Amica Geniale di Elena Ferrante. Ecco di seguito il video:

Completamente rinnovato il cast che vede protagonisti Alba Rohrwacher nel ruolo di Elena Greco (Lenù), Irene Maiorino nel ruolo di Lila Cerullo e Fabrizio Gifuni nel ruolo di Nino Sarratore.

Il soggetto e le sceneggiature di sono di Elena Ferrante, Francesco Piccolo, Laura Paolucci e Saverio Costanzo. Questa stagione è diretta da Laura Bispuri, e i produttori esecutivi sono Saverio Costanzo, Paolo Sorrentino, Jennifer Schuur, Elena Recchia e Guido De Laurentiis. Fremantle è il distributore internazionale in associazione con RAI Com.

L’Amica Geniale – Storia del nuovo cognome: recensione della serie

0

Arriverà il 10 febbraio su Rai Uno il primo di quattro appuntamenti con L’Amica Geniale – Storia del nuovo cognome, la seconda stagione della serie di successo tratta dall’omonima tetralogia scritta da Elena Ferrante. Per chi fosse impaziente, i primi due episodi, già presentati alla stampa, saranno proiettati al cinema il 27, 28 e 29 gennaio, prima che lo show arrivi sulla rete ammiraglia.

La storia prende le mosse esattamente dal finale della prima stagione. Troviamo Lila alle prese con la nuova condizione di Signora Carracci, con un marito dal quale sente di essere stata ingannata, dopo che ha scoperto il suo accordo, in complicità con il fratello e il padre, con i boss dei rione, quei fratelli Solara, che lei tanto ha cercato di allontanare, rifiutando persino la mano di uno dei due. Dal canto suo, Elena sembra vivere un periodo di smarrimento, la lontananza di Lila e la divergenza delle loro scelte di vita la fa sentire smarrita, tanto che persino lo studio sembra non interessarle più. Chi invece continua a coinvolgerla è Nino Sarratore, che continua a vedere a scuola e ad ammirare da lontano.

L’Amica Geniale – Storia del nuovo cognome è fedele al romanzo

Il lavoro di adattamento, anche questa volta portato avanti dal team di sceneggiatori formato da Francesco Piccolo, Laura Paolucci e da Saverio Costanzo, a tutti gli effetti ideatore della serie e regista di quasi tutti gli episodi, continua ad essere supervisionato dal “fantasma amico” della Ferrante, secondo una definizione dello stesso Costanzo. Quest’opera di supervisione si avverte profondamente, soprattutto considerando la grande fedeltà alla pagina che almeno nei primi due episodi si respira a pieno. Dopotutto anche nella prima stagione immagini e parole procedevano di pari passo, con un fisiologico impoverimento del testo nella trasposizione in video.

In questo secondo capitolo della storia dell’amicizia tra Lenù e Lila non siamo più di fronte a due bambine o ad adolescenti timide o turbolente. Le due protagoniste sono diventate due giovani donne e in quanto tali cominciano a scoprirsi non solo pensieri e interessi, sogni e ambizioni, ma anche corpo. La scoperta del corpo, desiderato e violato, è un passaggio fondamentale per questo capitolo della storia delle due protagoniste, che vivono in maniera così differente, ma sempre solitaria, un rapporto intimo e travagliato con il loro essere donne.

La scoperta del corpo

L'amica geniale: storia del nuovo cognome 1x02Se nelle pagine scritte dalla Ferrante questo rapporto tra l’essere donna e corpo è argomentato nelle pieghe della mente di Elena, dal cui punto di vista è raccontato il romanzo, nella serie assume la forma a volte un po’ fredda e didascalica della voce (sempre di Elena) fuoricampo. Se da una parte questa scelta è comprensibile, dato che la voce fuori campo è lo strumento cinematografico adatto a trasporre la prima persona letteraria, dall’altro l’effetto didascalico è inevitabile e l’impoverimento concettuale una diretta conseguenza.

L’aspetto di questa grande produzione che più è efficace, in questa stagione come nella precedente, è la scelta del cast, ancora guidato da Margherita Mazzucco e Gaia Girace, nei panni di Elena e Lila. I volti, i tratti, i gesti dei giovani interpreti dei ragazzi e delle ragazze del rione sembrano portarci indietro nel tempo, raccontano preoccupazioni e saggezza spicciola, passioni e paure, con un risultato di incredibile bellezza, soprattutto nelle sequenze d’insieme.

Un ingente sforzo produttivo

L’Amica Geniale – Storia del nuovo cognome è prodotta da The Apartment e Wildside, parte di Fremantle, e da Fandango in collaborazione con Rai Fiction, in collaborazione con HBO Entertainment e in co-produzione con Umedia. Si comprende subito che il grande sforzo economico e la destinazione internazionale del prodotto ne fanno uno dei progetti più impegnativi mai realizzati nella serialità italiana. Saverio Costanzo ha portato per mano Lina e Lenù durante la loro infanzia e adolescenza e ora, con nuovi cognomi e ruoli da indossare, si fa aiutare da Alice Rohrwacher, a cui è stata affidata la regia degli episodi 3 e 4, quelli che saranno completamente ambientati ad Ischia, “una storia dentro la storia” come ha detto la regista, e che racconteranno di eventi che cambieranno per sempre il rapporto tra le due protagoniste.

Con l’ambizione del grande romanzo di formazione, che non risparmia squarci sulla società che cambia e si trasforma, L’Amica Geniale – Storia del nuovo cognome si conferma un buon adattamento del romanzo (come era già accaduto per la prima stagione) che però tende a semplificarne i conflitti e le criticità, in virtù di una narrazione più fruibile al pubblico.

L’amante Sjogren-Diva Universal e l’impegno nel sociale

0
L’amante Sjogren-Diva Universal e l’impegno nel sociale

Lamante-SjogrenSarà trasmesso in autunno sul canale Diva Universal (Sky canale 128) il cortometraggio di Maurizio Rigatti “L’amante Sjogren”,  scritto dalla stesso regista ed Alessandra Arcieri, che aveva collaborato anche al precedente corto, sempre con lo scopo di sensibilizzare il pubblico su di una tematica riguardante una malattia rara,  “L’agnellino con le trecce”, trasmesso l’anno scorso sullo stesso canale, che sta appunto sviluppando un ramo dedicato al sociale. Argomento di questo cortometraggio interpretato da Daniela Poggi e Gabriele Rossi, è la Sindrome Sjogren, malattia rara, ma non riconosciuta tale dal sistema sanitario nazionale, autoimmune e debilitante per la quale la ricerca va ancora molto a rilento.

Nel corto, una madre (Daniela Poggi) nasconde al figlio (Rossi) di avere la  malattia  che, riscontrata anni prima, ora la costringe a limitare molto gli sforzi e le azioni a causa di una disidratazione progressiva che negli anni porta ad una vera “disattivazione” degli organi, intaccando quelli principali,  primo fra tutti lo stomaco. Il figlio non sapendo cosa sta succedendo, immagina che la madre possa avere un amante, fatto che ai suoi occhi potrebbe giustificarne il comportamento vago e riservato.

L’intepretazione, la scrittura e la messa in scena rendono il corto molto toccante soprattutto nel sottolineare come molto spesso una malattia devastante si possa nascondere dietro ad uno stile di vita che continua ad essere apparentemente normale. Il film è stato girato lo scorso Febbraio tra Roma e Frascati utilizzato una telecamera Red Mysterium, che gli ha quindi permesso una risoluzione altissima a livello di qualità di immagine, arrivando ai 4k.

Le iniziative Diva Social, il brand della Universal dedicato appunto a questi argomenti sono ovviamente dedicati a temi riguardanti l’utilità sociale e in particolare all’universo femminile, ai bambini e alla famiglia.

L’altra rivoluzione: recensione del film

0

Attraverso un intreccio di fotografie, filmati d’epoca e paesaggi soleggiati dell’Italia del sud, Raffaele Brunetti, regista e produttore di questo documentario, insieme a Piergiorgio Curzi, ritrae una parte dell’esistenza del grande scrittore Maksim Gorkij: il suo periodo a Capri. E’ qui che passerà il suo esilio, dopo i forti disordini verificatisi in Russia contro il potere autocratico dello Zar, e sarà letteralmente incantato e rapito dalla bellezza dell’isola. Gorkij si circonderà di eminenti compatrioti anche loro in esilio. Bodganov, altro importante esponente del partito bolscevico, soggiorna a Capri. L’attività dei due suscita un turbamento nei pensieri del giovane Lenin, il quale si recherà sull’isola per un confronto diretto sia con Gorkij sia con Bogdanov, immortalato poi in una celebre fotografia durante una partita a scacchi, dalla quale il futuro leader Lenin uscirà sconfitto.

Si traccia uno scorcio di storia segnato da nettissime contraddizioni. Ambiguità, assenza di democrazia, creazione di burocrati terribili e inutili al vero sviluppo di un Paese. Tutto questo segnerà la nascita e la morte dell’Unione Sovietica. Forse un po’ troppo didascalico, ma comunque un bell’esempio di lavoro documentaristico. Preciso, esatto, non lascia nulla d’irrisolto. Un grande lavoro durato tre anni, in cui sono stati raccolti documenti dagli archivi di tutto il mondo, fotografie, e un esclusivo filmato di pochi secondi che riproduce il grande scrittore russo in una delle ville di Capri datato 1906.

Il potere dell’immagine è correlato alla forte suggestione che hanno ancora i suoi protagonisti. Questo documentario ha il merito di aver riportato alla luce una vicenda di rilevanza storica, ma anche quello di aver testimoniato lo straordinario fascino che il depositarsi del tempo concede alle immagini, concedendogli ancora vita. Brunetti afferma che questo documentario è un “risarcimento nel passato”, rievoca storie in parte dimenticate, ridando vita a personaggi straordinari che avevano abitato nelle sue stanze di ragazzo.

L’altra metà della storia: trailer del film con Charlotte Rampling

0

Guarda il trailer di L’altra metà della storia, il film tratto dal  bestseller di Julian Barnes “Il Senso di una Fine”, e con protagonisti Jim Broadbent, Charlotte Rampling e Michelle Dockery.

«La nostra vita non è la nostra vita, ma solo la storia che ne abbiamo raccontato», scrive Julian Barnes nel  bestseller Il Senso di una Fine – edito in Italia da Einaudi –  da cui è tratto L’altra metà della storia. Apprezzato a livello internazionale e in Italia,  lo scrittore ha ricevuto il Man Booker Prize per il romanzo  che è diventato un film, diretto da Ritesh Batra (Lunchbox, Le nostre anime di notte) con grandi interpreti come il Premio Oscar Jim Broadbent, il premio Coppa Volpi Charlotte Rampling, Michelle Dockery, amata dal pubblico per la serie TV Downton Abbey, Harriet Walter ed Emily Mortimer.

Nelle sale dal 12 ottobre con Bim, L’altra metà della storia racconta di Tony Webster, pensionato dalla vita tranquilla. Una lettera lo porta a ricordare il passato e a mettere in discussione la sua intera esistenza. I propri ricordi, spesso ingannevoli, possono far affiorare una verità lontana da quella che si immaginava.  Rivede, quindi, la propria vita sotto un altro punto di vista. Come fosse un’altra storia, l’altra metà della storia. 

“È una storia sulla scoperta di alcuni lati di sé – ha dichiarato l’attrice Charlotte Rampling, parlando del film – con cui forse non si ha mai la possibilità di entrare in contatto. Ciò accade quando certe cose riemergono all’improvviso dal passato, come nel caso della lettera, e fanno riaffiorare una serie di eventi che non erano stati importanti prima di quel momento”. 

L’altra metà della storia, trama

Tony Webster (Jim Broadbent), divorziato e ormai in pensione, conduce una vita solitaria e relativamente tranquilla. Un giorno viene a sapere che la madre della ragazza con cui stava ai tempi dell’università, Veronica (Freya Mavor), gli ha lasciato, nelle sue volontà testamentarie, il diario tenuto dal suo migliore amico dell’epoca- che si era messo con Veronica dopo che lei e Tony si erano lasciati. Il tentativo di recuperare il diario, ora nelle mani di una Veronica più anziana, ma egualmente enigmatica (Charlotte Rampling), lo costringe a rivisitare i suoi ricordi degli anni giovanili. Scavando sempre più in profondità nel suo passato, iniziano a riaffiorare tutti i dettagli di quel periodo: il primo amore, il cuore infranto, gli inganni, i rimpianti, il senso di colpa… Tony sarà in grado di trovare il coraggio di affrontare la verità e di assumersi la responsabilità delle devastanti conseguenze dei gesti che ha compiuto tanti anni prima?

L’altra faccia del diavolo: inquietante anteprima a Roma!

0

Ieri si è svolta a Roma un’inquietante e divertente anteprima de L’altra faccia del diavolo, film Horror  diretto da William Brent Bell che ha già raccolto oltre 60 milioni di dollari in tutto il mondo dopo essere costato solamente 1 milione. L’evento si è svolto al cinema Farnese Persol di Roma, con un’atmosfera da brivi. Ecco tutte le foto dell’evento.

L’altra faccia del diavolo – video dell’inquietante anteprima a Roma!

0

Ecco il video dell’inquietante e sorprendente anteprima tenutasi a Roma de L’altra faccia del diavolo, Horror americano girato in parte proprio a Roma. L’evento organizzato dalla Universal Italia ha suscitato molto interesse fra i curiosi. Inoltre rappresenta un’interessante iniziativa di  marketing.  Per vedere il video:

L’altra faccia del diavolo – Trailer italiano

0
L’altra faccia del diavolo – Trailer italiano

In Italia una donna viene coinvolta in una serie di esorcismi non autorizzati mentre tenta di scoprire cosa è accaduto alla madre, che involontariamente ha ucciso tre persone nel corso di un suo esorcismo.

L’altra faccia del diavolo – Full Trailer Italiano

0
L’altra faccia del diavolo – Full Trailer Italiano

L’altra faccia del diavolo (The Devil Inside) è un film del 2012 diretto da e girato in stile falso documentario.

Ulteriori info nella nostra scheda film: L’altra faccia del diavolo

 

L’alienista: recensione della serie Netflix con Luke Evans

L’alienista: recensione della serie Netflix con Luke Evans

L’alienista, tratta dall’omonimo romanzo del 1994 di Caleb Carr, mette in scena le vicende legate ad alcuni misteriosi omicidi che a partire da quello del tredicenne Giorgio Santorelli, vede coinvolti bambini dediti alla prostituzione. in una New York del 1896, caratterizzata da una coltre nebbiosa in cui sembra che la verità rimanga imprigionata, si muove l’ambigua figura dell’alienista (Daniel Brühl), che nell’epoca in cui è ambientata la serie si occupa del trattamento di malattie mentali (o presunte tali).

Guardato spesso con sospetto, il personaggio del Dr. Laszlo Kreizler sembra essere l’unico in grado di combattere contro una spietata criminalità organizzata e la corruzione della polizia. Stando alle premesse, la serie dovrebbe immettersi nel redditizio filone che nel recente passato ha visto imporsi opere dimostratesi valide nella disamina di rinomati crimini storici (Peaky Blinders, American Crime Story), così come nel seguire da vicino le gesta e soprattutto i ragionamenti portati avanti da investigatori tutt’altro che ordinari (True Detective, Mindhunter). Ma se è vero che con tutta probabilità è questo uno dei migliori periodi per lanciare prodotti del genere, proprio alla luce del successo che riscontrano, va altrettanto considerato che lo spettatore è oggi più attento ed esigente di fronte ad un prodotto di questo tipo, il cui standard qualitativo ha raggiunto livelli degni di nota.

Forse è anche per questi termini di paragone che L’alienista fatica ad essere incisiva. Tra i personaggi principali oltre a quello dell’alienista Laszlo Kreizler, troviamo quello dell’illustratore John Moore (Luke Evans) e della segretaria della polizia Sara Howard (Dakota Fanning). Un primo punto di debolezza è proprio rappresentato dal personaggio dell’alienista, che risulta forse dotato di una caratterizzazione non abbastanza complessa da renderlo, come dovrebbe essere, il carismatico motore degli eventi. Prevale piuttosto lo stereotipo dell’investigatore che per individuare il colpevole deve riuscire ad immedesimarsi nella sua realtà, entrargli nella mente per comprenderne il disegno. L’aura di saggezza che lo circonda sembra sin troppo caricata, finendo così paradossalmente ad inficiare la credibilità e il fascino del personaggio stesso.

L'alienistaQuesta tendenza all’eccessiva enfatizzazione la si ritrova spesso anche su altri livelli della messa in scena, ben esemplificata già nella prima sequenza con un complesso movimento di macchina che, partendo dall’alto, arriva fin dentro un’orbita oculare di un corpo tragicamente mutilato. Si tratta di espedienti che anziché accrescere la tensione e lo sdegno favoriscono esattamente l’effetto opposto, rivelando la finzione di cui sono costituiti. Ciò non toglie che, seppur con qualche accento di troppo, complessivamente la serie risulti godibile.

Diverse sono le tematiche affrontate che rendono variegata la narrazione. Si parla di una società in cui è vivo lo scontro fra tradizione e nuove tendenze, di cui l’alienista stesso si erge come rappresentante, così come il personaggio interpretato da Dakota Fanning, prima donna a lavorare per il corpo di polizia della città. John Moore è invece colui che maggiormente rimane vittima di ciò che accade, sopraffatto dai sentimenti e la cui visione del mondo, coincide con quella dello spettatore.

 

L’alfabeto dei supereroi (e di quale villain)

L’alfabeto dei supereroi (e di quale villain)

Ogni supereroe è legato al suo simbolo, gli artigli fannopensare immediatamente a Wolverine, il pipistrello a Batman, le ragnatele a Spider-Man. Simon Koay, designer per “Superbets”, è un digital designer nato a Hong Kong e che lavora in Australia e ha deciso che i supereroi si possono chiaramente identificare anche dalle lettere del loro nome.

Ecco l’alfabeto dei supereroi (e di quale villain): 

Certo, alcune scelte sono state dolorose, come la sconfitta di Superman, per mano di Spider-Man, per la conquista della S, oppure la stessa sorte toccata a Wonder Woman con Wolverine per il possesso della W, ma fa parte del gioco, e anche i supereroi sanno che qualche volta si può anche perdere. Ovviamente c’è spazio anche per qualche villain, come sanno bene la J e la R, scelte per rappresentare il Joker e Riddle (da noi l’Enigmista).

Che ve ne pare?

L’Alchimista: Laurence Fishburne e Idris Elba per Paulo Coelho

0
L’Alchimista: Laurence Fishburne e Idris Elba per Paulo Coelho
L'Alchimista
L’Alchimista

Laurence Fishburne dirigerà Idris Elba nell’adattamento cinematografico de L’Alchimista, il famosissimo romanzo di Paulo Coelho. A produrre The Weinstein Company.

Il progetto vede coinvolto Fishburne dal 2007/2008 e lo vede alle prese con uno dei libri più letti e amati del mondo, con 65mila copie vendute e una traduzione in 56 lingue.

La storia è quella di Santiago, un pastore dell’Andalusia che, una notte, sogna un magnifico tesoro ai piedi delle Piramidi. Travolto da questo sogno e dall’incontro con Melchisedek, un mago, decide di intraprendere un’avventura straordinaria alla ricerca del proprio tesoro. Sulla strada incontrerà ostacoli, amici e soprattutto l’amore, ma imparerà a leggere i segni e a capire il linguaggio dell’universo, fino all’epilogo inaspettato e magico.

Fonte: CS

L’Alchimista di Paulo Coelho diventerà un film prodotto dalla TriStar

0

Secondo quanto riporta Deadline, la TriStar, appartenente al gruppo Sony Pictures, sarebbe a lavoro su un adattamento cinematografico de L’Alchimista, il più famoso, e forse il milgiore, romanzo di Paulo Coelho.

Laurence Fishburne, con la sua Cinema Gypsy, intende da tempo portare al cinema il romanzo, e lo farà, pare, con l’aiuto di Kevin Frakes della PalmStar Media e la presidente della TriStar Hannah Minghella. Ecco cosa ha dichiarato Fishburne in merito: “Sono elettrizzato all’idea che questo progetto faccia ora un passo in avanti dopo tutti questi anni“. Mentre altrettanto entusiaste sono le dichiarazioni di Frakes: “L’Alchimista mi ha cambiato la vita quando l’ho letto, quasi 20 anni fa. Mi ha dato la fiducia necessaria per andare avanti e seguire i miei sogni. Già dalle prime conversazioni con Hannah mi sono reso conto di come anche lei avesse compreso l’impatto del romanzo, e sapevo già da allora di voler fare questo film con la TriStar. È l’inizio di un bel viaggio insieme.

L’Alchimista ha venduto oltre 65 milioni di copie ed è stato tradotto in 56 lingue. La storia è l’avventura di Santiago, un pastore dell’Andalusia che, in seguito a un sogno, vende il suo gregge di pecore e intraprende un viaggio avventuroso, pericoloso e di formazione per cercare il tesoro che lui aveva sognato essere sepolto sotto le piramidi d’Egitto.

John Fusco è l’autore dello script più recente tratto dal romanzo, ma non sappiamo se si tratta di quello definitivo.

L’Alchimista di Paolo Coelho diventerà un film

0
L’Alchimista di Paolo Coelho diventerà un film

A distanza di sette anni dall’ultima notizia a riguardo, Variety informa che è in lavorazione un adattamento del famoso romanzo di formazione di Paolo Coelho, L’Alchimista. Legendary Entertainment ha acquisito i diritti cinematografici, televisivi e accessori dell’acclamato libro e guiderà lo sviluppo di un adattamento cinematografico insieme a TriStar Pictures e Palmstar di Sony.

Jack Thorne scriverà il film. Lo sceneggiatore ha firmato Enola Holmes di Netflix, The Swimmers e The Aeronauts. Recentemente ha anche sviluppato l’adattamento in serie di His Dark Materials. In teatro, è noto per aver scritto “Harry Potter e la maledizione dell’erede” e “The Motive and the Cue”. Ha vinto numerosi BAFTA e un Olivier e Tony Award.

Secondo la descrizione ufficiale, L’Alchimista racconta la storia di Santiago, “un giovane che desidera viaggiare alla ricerca di un tesoro. La storia dei tesori che Santiago trova lungo la strada ci insegna, come solo poche storie sanno fare, la saggezza essenziale di ascoltare il nostro cuore, imparare a leggere i presagi disseminati lungo il percorso della vita e, soprattutto, seguire i nostri sogni”.

Il libro è stato originariamente pubblicato nel 1988 in portoghese. È diventato un bestseller internazionale ed è il libro di un autore vivente più tradotto al mondo. Questo non è il primo tentativo di adattare il libro per lo schermo. Ci sono stati vari tentativi nel corso degli anni, il più recente con i Westbrook Studios di Will Smith e Jada Pinkett Smith in veste di produttori.

L’alba delle morte viventi – Fassbender edition

L’alba delle morte viventi – Fassbender edition

Oggi è il giorno di Michael Fassbender, ovvero il giorno in cui gli ormoni femminili qui al Lido si mescolando all’aria rarefatta della Laguna e provocano reazioni inaspettate e dai risvolti inquietanti. Già dalle prime ore del mattino si raduna attorno al red carpet, come un sabba satanico, una moltitudine indefinita di cosciotti e scollature di varie forme, colore e consistenze. Perché l’età mica conta, anzi. Le più attempate sono anche le più avide, e spesso combattono per un posto in prima fila nel tentativo di accaparrarsi un selfie con l’oggetto del desiderio (e attenzione, non parlo di Fassy in quanto persona, ma proprio del suo oggetto, quello esposto in Shame) da condividere poi su facebook e sul gruppo dell’oratorio di Whatsapp condito di divertenti commenti tipo ‘Un faro nella notte’ o ‘Bevete con misura’.

venezia 73Se provi ad avvicinarti ringhiano, azzannano, sputano, bestemmiano, espletano gas corporali. Qualsiasi cosa pur di non perdere il posto in fila. A mezzogiorno, sotto un sole cocente, sono già svenute e sbavanti che manco i barboni nel sottopasso della stazione Termini, ma si risvegliano in serata ai primi accenni di frescura, con gli occhi iniettati di sangue, all’ora del Red Carpet, quando le speranze di poter annusare l’essenza di Michael rimetteranno in moto il loro cuore e riaccenderanno il loro spirito. Di patata, naturalmente.

Dal canto mio, ho ufficialmente deciso che io st’anno i selfie coi Vip li sfanculo ufficialmente. A Cannes riesci pure pure a fare il cazzone continuando a lavorare. Il corridoio di passaggio dei blasonati minchioni sta vicino alla sala stampa e con un anticipo di un quarto d’ora sulla fine delle conferenze stampa due schiaffi in faccia a Clooney riesci a darli. Qua, è risaputo: o fai i film o ti fai i Vip (o quantomeno speri di farteli). Oppure lavori, magari, che c’è anche quel caso.

Comunque un tentativo di pigliare Fassy alle spalle l’ho fatto. Non al red carpet, per carità di Dio, che non voglio guastare tutto proprio ora che finalmente ho guadagnato un buon rapporto con il sesso femminile. All’uscita della conferenza. Stavo lì di passaggio e, oh, magari ce cascava. Una spruzzata d’essenza di Fassy addosso può sempre fare comodo, aumenta la popolarità e se la voce si espande c’è anche la possibilità che la cameriera del ristorante dove cenerò stasera convinca lo chef a non sostituire lo spezzatino con il Whiskas come al solito. Però niente da fare.

Quel gran cazzone (il doppiosenso è assolutamente voluto) ha concesso tanti autografi ma niente foto. Mo’, sinceramente, per me l’autografo se lo po’ pure tene’. Tanto a spacciare uno scarabocchio per una firma di una star ho imparato a farlo la prima volta che sono sbarcato qui, nel lontano 2006, quando ancora non potevo permettermi un letto e per non dormire in stazione dovetti raccontare al gestore dell’hotel che ero Russell Crowe e stavo ingrassando per interpretare Pozzetto in un biopic. It’s a long way to the top if you wanna rock n’ roll.

Purtroppo per i maschietti presenti, l’euforia generale ha contagiato anche Vì, che infatti, purtroppo, per oggi resta non pervenuta. Scherzo, naturalmente. A lei de ‘ste cazzate non glie ne frega niente e infatti mentre quelle rendono scivoloso il tappeto rosso con la loro bava sta in sala a guardarsi Il Cristo Cieco. Non chiedetemi cosa sia, ma solo il titolo è entusiasmante, perché ricorda tanto ‘Il Cristo Canaro’ di Richard Benson. Già solo per questo, la Coppa Collammare (un celeberrimo premio collaterale indipendente nato durante la conferenza stampa di chiusura delle scorsa Berlinale) per la miglior interpretazione femminile, va a lei.fassbender shame

(Ang)

L’alba del pianeta delle scimmie: trama e cast del film con Andy Serkis

Settimo film della serie de Il pianeta delle scimmie, iniziata nel 1968, L’alba del pianeta delle scimmie (qui la recensione) è anche il primo di una nuova trilogia dedicata a tale universo narrativo. Si tratta di un vero e proprio reboot, che porta gli spettatori a scoprire le origini e le motivazioni dietro l’ascesa dei primati e la decadenza della razza umana. Acclamata per i suoi incredibili effetti speciali, comprendenti l’utilizzo di motion capture per le scimmie protagoniste, la pellicola ha poi avuto due sequel, intitolati Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie e The War – Il pianeta delle scimmie.

Pur narrando le origini di tutto, ed essendo dunque una pellicola grossomodo originale, il film trae alcuni dei suoi elementi dal quarto titolo della saga, 1999: conquista della terra. Regista e sceneggiatori si sono infatti ispirati a questo per dar vita all’iniziale ribellione dei primati. Nonostante i richiami, però, L’alba del pianeta delle scimmie è anche il primo film della serie dove le scimmie non vengono realizzate tramite costumi e trucco ma grazie alla tecnica della motion capture, che negli anni era diventata sempre più avanzata ed utilizzata.

Al momento della sua uscita in sala il film ha generato grande interesse, affermandosi poi come un grande successo al box office. A fronte di un budget di “soli” 93 milioni di dollari, questo è infatti stato in grado di guadagnarne oltre 481 in tutto il mondo, giustificando così la realizzazione dei successivi capitoli. Anche la critica ha particolarmente apprezzato il film, giudicato come una brillante rilettura della saga e impreziosito dall’utilizzo di superbi ed estremamente realistici effetti speciali. Gli autori di questi sono poi anche stati nominati al premio Oscar, senza però riportare la vittoria.

L’alba del pianeta delle scimmie: la trama del film

Tutto ha inizio con la cattura di tre scimpanzé nella giungla del Congo. Questi vengono poi portati all’interno dell’azienda farmaceutica Gen-Sys di San Francisco. Qui lo scenziato Will Rodman si trova ad utilizzarli come cavie per il virus ALZ-112, il quale si spera possa rivelarsi una cura efficace contro l’Alzheimer, malattia di cui è affetto anche il padre di Will. Gli effetti non sono però quelli sperati, e per limitare i danni tutti i primati vengono fatti eliminare dal cinico capo dell’azienda, Steven Jacobs. Prima che ciò avvenga, però, Will riesce a prelevare un giovane scimpanzé e a portarlo a casa propria, sperando di poter provare l’efficacia del farmaco. Alla piccola scimmia egli dà il nome di Cesare, affezionandosene subito.

Allo stesso tempo anche Cesare inizia a nutrire un legame verso Will, in cui riconosce il suo salvatore e un vero e proprio amico. Continuando a testare sul primate il farmaco, Will si accorge ben presto che l’intelligenza di questi si sviluppa in modo incredibile, raggiungendo livelli fuori dal comune. Il virus, infatti, riesce a svolgere la sua funzione, potenziando i recettori neuronali. L’unicità di Cesare diventa però presto nota, portando a conseguenze inaspettate. Vedendo in lui una possibilità di arricchirsi, Jacobs lo fa catturare e rinchiudere insieme ad altre scimmie. Questa si rivelerà però una mossa sbagliata. Cesare, infatti, inizia a nutrire un sempre maggiore odio verso la razza umana, e iniziando a sodalizzare con i suoi simili progetta una rivoluzione.

L’alba del pianeta delle scimmie: il cast del film

Protagonista assoluto del film è lo scimpanzé Cesare, che impara qui a possedere la straordinaria intelligenza che porterà il suo popolo a diventare la razza dominante. A dargli vita è naturalmente il celebre Andy Serkis, considerato un vero e proprio maestro nonché massimo esponente della motion capture. Dopo aver interpretato con tale tecnica personaggi come Gollum e King Kong, egli ha intrapreso un lungo processo di studio al fine di poter rappresentare nel modo più realistico possibile il primate. Per riuscirvi ha basato il comportamento di Cesare su quello di un vero scimpanzé, con il quale è stato a stretto contatto per diverso tempo, studiandone anche la postura e le movenze.

A dar vita all’umano Will Rodman era invece stato inizialmente contattato l’attore Tobey Maguire. Questi, però, rifiutò la parte, che venne allora offerta al suo collega nella trilogia di Spider-Man, James Franco. L’attore accettò con piacere il ruolo, dichiarandosi un grande fan della saga di fantascienza. Freida Pinto, divenuta celebre grazie a The Millionarie, interpreta invece Caroline Aranha, primatologa sentimentalmente legata a Will. L’attore John Lithgow è invece Charles, il padre di Will affetto da Alzheimer. Nei ruoli degli antagonisti si ritrovano invece altri noti attori. David Oyelowo veste i panni di Steven Jacobs, mentre Brian Cox, quelli di John Landon, manager dell’istituto farmaceutico. Tom Felton, meglio noto per essere stato Draco Malfoy nella saga di Harry Potter, è qui il crudele custode Dodge Landon.

L’alba del pianeta delle scimmie: il trailer e dove vedere il film in streaming

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. L’alba del pianeta delle scimmie è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes, Amazon Prime Video, e Tim Vision. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per domenica 25 dicembre alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

L’alba del pianeta delle scimmie: recensione del film con James Franco

0

L’alba del pianeta delle scimmie è un film del 2011 diretto da Rupert Wyatt, reboot della serie cinematografica tratta dal romanzo del 1963 Il pianeta delle scimmie, di Pierre Boulle.

L’alba del pianeta delle scimmie, la trama

Nel 1968 uscì al cinema Il Pianeta delle Scimmie, film fantascientifico in cui si ipotizzava una presa di potere dei primati su tutta la Terra. Nel 2011, in piena crisi creativa hollywoodiana, Rick Jaffa e Amanda Silver realizzano una sceneggiatura che ci spiega le ragioni del film di Schaffner del ’68. L’alba del pianeta delle scimmie è infatti il prequel del famoso classico di fantascienza e racconta i meccanismi che hanno generato un’intelligenza umana nelle scimmie.

Il protagonista di L’alba del pianeta delle scimmie è Will (James Franco), uno scienziato alle prese con un farmaco che mira a ricostruite le cellule danneggiate del cervello. Gli esperimenti vengono fatti sulle scimmie e quello che Will ancora non sa è che quel virus che lui ha sviluppato in laboratorio ha effetti incredibile sui primati, permettendo loro di sviluppare una super intelligenza, ma sugli esseri umani ha terribili conseguenze.

L’alba del pianeta delle scimmie, evoluzione tecnologica e drammaturgica

L'alba del pianeta delle scimmie film james francoUn’affermazione ronza nella testa di chi guarda L’alba del pianeta delle scimmie, dal primo all’ultimo minuto: “E’ sbagliato”. Inevitabile in questo caso l’avversione e la critica alla sperimentazione sugli animali, nessuno ne conosce le conseguenze. Ma ancora più grave è per l’uomo pensare di poter dominare una natura selvaggia che per quanto umanizzata, resta pur sempre soggetta agli istinti.

E’ quanto succede a Cesare, straordinario scimpanzé protagonista, interpretato in motion capture dall’attore che ormai ha fatto di questa tecnica una missione personale: Andy Serkis. Incredibili gli effetti speciali, realizzati dalla Weta, che ormai fa sembrare obsolete le scene di massa de Il Signore degli Anelli, che tanto avevano sorpreso il pubblico all’epoca.

L’alba del pianeta delle scimmie, l’inizio di una nuova saga

Oltre le implicazioni morali, che in un blockbuster sono quasi sempre secondarie, il film diretto da Rupert Wyatt si rivela un gran bel lavoro, che coniuga intrattenimento nella forma più banale dell’action, con la costruzione di dinamiche intime trai personaggi che permetto l’identificazione con le situazioni. Anche in questo film è buona la prova di James Franco, scienziato benintenzionato che non riesce a far valere l’etica sull’economia, e di incredibile realtà è il suo rapporto con Cesare, che diventerà poi il capo della ribellione.

L’alba del pianeta delle scimmie si conclude con il preludio, l’alba di quello che troveranno gli astronauti che vengono dichiarati persi nello spazio, una volta riatterrato sul loro pianeta. Anche in questo caso, come già per Harry Potter e i Calice di Fuoco, Patrick Doyle compone una colonna sonora di tutto rispetto, che coinvolge e sostiene il racconto senza mai invaderlo. Nel cast di L’alba del pianeta delle scimmie anche Tom Felton in un piccolo ruolo che però ci fa apprezzare le sue discrete doti, John Lithgow e Freida Pinto.

Alla fine Cesare troverà la sua casa e Will si dovrà serenamente rassegnare a lasciar andare il suo amico dagli occhi luminosi, ignaro che il primate sarà da li a poco la causa di una conquista ben più grande. A chi era rimasto deluso dal Il Pianeta delle Scimmie targato Burton diciamo: andate a vedere come tutto ebbe inizio!

L’Alba del Pianeta delle Scimmie: i concept dell’apocalittico finale alternativo

0

L’Alba del Pianeta delle Scimmie, film del 2011 diretto da Rupert Wyatt, è la pellicola che ha riaperto il franchise tratto dal romanzo di Pierre Boulle, del 1963. Ora, grazie al sito Film Sketch, abbiamo a disposizione un finale alternativo che il regista aveva in mente per concludere la prima parte delle vicende relative a Cesare. Se la conclusione proposta al cinema aveva un piccolo lieto fine, l’idea di Wyatt era molto più apocalittica, quasi ad anticipare quello che poi sarà Apes Revolution.

Abbiamo a disposizione alcuni concept, creati da Brian Cunningham, in cui Cesare scala la Statua della Libertà che sovrasta una New York in fiamme:

alba-del-pianeta-delle-scimmie-conceptfinale (1) alba-del-pianeta-delle-scimmie-conceptfinale (2) alba-del-pianeta-delle-scimmie-conceptfinale (3)

L’Alba del Pianeta delle Scimmie (tit. originale The Rise of The Planet of the Apes), è un film uscito nel 2011, che ha riscosso successo sia di pubblico, sia di critica. Lo stesso si può dire per il suo sequel del 2014, Apes Revolution Il Pianeta delle Scimmie, con Andy Serkis ancora una volta nel ruolo di Cesare.

Fonte: filmsketch

L’Alba del Pianeta delle Scimmie: cercasi regista

0
L’Alba del Pianeta delle Scimmie: cercasi regista

Già al centro di rumours degli ultimi giorni è arrivata la conferma dell’abbandono da parte di Rupert Wyatt di L’alba

L’alba del pianeta delle Scimmie Trailer Ufficiale

0
L’alba del pianeta delle Scimmie Trailer Ufficiale

Ecco il trailer ufficiale in italiano de L’alba del pianeta delle Scimmie che vede trai suoi protagonisti James Franco, Freida Pinto e il potteriano Tom Felton.

L’alba del pianeta delle scimmie 2: ecco titolo e data d’uscita!

0
L’alba del pianeta delle scimmie 2: ecco titolo e data d’uscita!

La Fox ha annunciato che il sequel de L’alba del pianeta delle scimmie uscirà il 23 maggio 2014; s’intitolerà Dawn of The Planet of the Apes

L’alba dei morti di f**a: Jennifer Lawrence, il delirio del fan e la fauna del festival

L’anno scorso, e precisamente qui, vi raccontammo la storia surreale e shockante della giornata Fassbender, con degradanti visioni non adatte a un pubblico di persone sensibili sulla perdita di dignità del comparto femminile lidense al fine di ottenere attenzioni dal noto divo irlandese di origine tedesca.

Gente abbarbicata sul muretto adiacente il red carpet fin dalle prime ore del mattino, scottandosi la pelle sotto al sole cocente, rischiando il collasso, urlando istericamente senza motivo pure quando usciva l’addetto alla sicurezza – alle due del pomeriggio. Che cazzo te urli, che i red carpet so’ alle 19.00? – il tutto al fine di ottenere cosa? Piccole cose. Quello che ogni fan si aspetta dal suo beniamino. Un selfie, un sorriso, uno sguardo, trenta centimetri di minchia.

Oggi è uguale, ma in versione maschile. L’oggetto del desiderio è Jennifer Lawrence, che arriva qui per presentare Mother! di Aronofsky, di cui tra poco parliamo perché fa ride per un sacco di motivi. Individui sudaticci delle età più svariate, sexy come uno stronzo fuoriuscito dal vaso ed educati come un galeotto portato in uno strip-club alla sua prima notte libera, si accalcano nelle zone ‘di probabile incontro’ – dalla terrazza dell’Excelsior alla darsena del Casinò, ribattezzata, per questo motivo, darsena del casino – scambiandosi ammiccamenti e battute della finezza di un salame di cioccolato sulle modalità in cui si accoppierebbero ripetutamente con la bionda interprete di Hunger Games.

Urlano sguaiati e profumano come caprini stagionati, e poi si lamentano se lei non si ferma. “Se la tira”, dicono. E te credo, che se la tira, che se ve la tira a voi, come minimo si deve fare lavande vaginali per sei anni. Non aiuta l’invidia. Infatti, nel film, che abbiamo visto stamattina, fin dall’inizio si capisce che accadranno cose inquietanti,  la più spaventosa delle quali è che Jennifer, giovane attraente e con le puppe a pera, sta con un vecchio panzone impotente come Javier Bardem.

Alt, fan di Javier Bardem, che già vi vedo nervosetti e non vorrei che vi partisse la brocca come l’altro ieri a quelli di Lapo Elkann, che ci hanno scritto inviperiti manco gli avessimo insultato la mamma. Non stiamo dicendo che Javier Bardem è un vecchio panzone impotente, ma che è molto bravo a interpretare quel ruolo. Forse perché gli calza a pennello. (Ok, stiamo dicendo che Bardem è un vecchio panzone impotente – si chiama ironia – ma in questo modo vi confondiamo così se siete dei cacacazzi che non capiscono l’ironia avete già smesso di leggere e non ci romperete le palle con le vostre proteste. Se invece siete intelligenti continuate).

E poi niente, un incubo lucido, gente inquietante che ti bussa alla porta, pestaggi, cannibalismo (aridaje, dopo il giapponese di ieri), cuori strappati, corpi bruciati, pavimenti che perdono sangue, rituali occulti, cani e gatti che vivono insieme. Ora. Sono tutte cazzate. Ma col botto proprio. Che a ripensarci ti scappa su da ridere. Eppure negli incubi succede così: che lì per lì ti spaventi e poi dici, come in un flusso di coscienza che ci permetterà di citare coltamente Joyce e L’Ulisse: “Oddiomachecazzodesognomesoimmaginatachevenivagenteinquietanteincasaederasempredipiùepoichiedevoaiutoamiomaritomaluieracattivononmesecacavaedavarettaastistronziepoieroincintaeceralaguerraequestisemagnavanoilbambinomachecazzodisognomacheèstatalapeperonatadeierimalimortaccisualosapevochenonladovevomagnàahahahahahahmadòchecazzatamoceridomastanottemesosvejatacollansia”.

Inoltre, mi dovete spiegare perché il film de quella che se trasformava in cigno – in cigno, che cazzo – spezzandosi letteralmente le ossa e spargendo tendini sul pavimento come nel più truculento degli ‘straight to video’ Troma anni ’90 era stato accolto come una sottile metafora sul sacrificio nella ricerca della perfezione, mentre questo, che poi alla fin fine non è altro che una metafora della creazione letteraria (pure abbastanza scorreggiona, ma non meno dell’altra) non ve va bene. Perché in sala ci sono stati parecchi ‘buuu’ e fischi. Pure qualche applauso a dirla tutta. Siccome a me piace che Aronofsky riesca a far passare per capolavori delle cazzate colossali e anche il contrario, un po’ fischio, un po’ applaudo, e un po’ dico volgarità a caso, perché trovo divertente dire volgarità a caso mentre c’è casino e la gente non sente, un po’ come quando da ragazzino  nel coro dell’oratorio bestemmiavo. Dio mi perdonerà, rideva pure lui.

Tornando a Jennifer – intanto Aronofsky se la tromba e voi no, rifletteteci. Magari avrà fatto un film di merda ma ha scoperto il sapone – sia chiara una cosa: io pure il mio tentativo di selfie l’ho fatto, ma vista com’era la situazione ho fatto due conti e ho pensato che quell’ora e mezza passata ad aspettare dietro ad altre diecimila persone la potevo investire in piscia e spesa e ho rinunciato. Un quarto d’ora, per la figa, vale la pena spenderlo, di più no, anche perché non è che alla fine te la dà. Anzi, spesso nemmeno il selfie riesci a fare e ti ritrovi a consolarti con una foto abbracciato ai puzzolenti omaccioni di cui sopra, tutti uniti nel dolore della sconfitta come se avesse perso la squadra preferita.

Ad ogni modo, lisciare la Lawrence non mi fa tanto male come l’altro mio grande fallimento personale di questa Mostra. John Landis continua a non cagarmi, sebbene mi sia fatto una corsa a perdifiato per la sua proiezione di Thriller 3D perché avevo letto sul programma 23.15 e invece era un’ora prima. Arrivo per il rotto della cuffia e lui è in ritardo. Vedo il film (bellissimo, con tanto di making of sui trucchi di Rick Baker. Altro che ste cagate digitali che ci propinano ora) poi esco e lo aspetto fuori dalla sala per proporre una simpatica foto insieme. Niente da fare: “autografi sì, foto no”, dice. E mi sta bene, ma perché poi la foto se la fa con tutti gli altri presenti qui a Venezia, tra un po’ pure co’ Brunetta, e a me no? Che t’ho fatto, Landis? Eppure, ero in missione per conto di Dio.

Ang

Devo dire che dopo aver letto il resoconto di oggi di Ang non me la sentirei quasi di aggiungere nulla, un po’ perché so scoppiata a ride in sala stampa e m’hanno bevuto (sì i post io e Ang non li scriviamo vicini digitando a quattro mani come dei poliponi, ma ce li passamo da una sala stampa all’altra, lui ovviamente sta in quella Vip, io in quella dei morti di figa, per restare in tema) un po’ perché ho visto anche io Aronofsky e credo di essere stata l’unica persona che ha pianto, e non perché ha trovato orrendo il film. Quindi sono un po’ provata. Ma devo dire che due parole sull’inciviltà durante le proiezioni vanno spese.

Qua al Lido siamo costretti a convivere con gente orrenda, sconosciuti che tu non ci staresti vicina nemmeno in coda dal fruttarolo che invece qui ti trovi sulla poltrona accanto, per capirci. Un’umanità così variegata che ormai non ti chiedi più niente, cosa ha senso e cosa no, perché la vecchia che te vede in coda deve sguscià davanti, quella seduta accanto a te e tiene otto posti con le borse ti imbruttisce se le chiedi a film iniziato di liberarne uno, perché, ad esempio, la gente entra in sala a 20 minuti dalla fine. Perché so più i vaffanculo che prendi che quelli che dai, ad esempio, come dovrebbe essere perché sei una persona educata e il resto del mondo no.

Dopo tutto st’ambiente demmerda, dopo le cose surreali alle quali assisti, uno invece – giustamente – non può accettare di non cogliere immediatamente il senso di una pellicola di un regista visionario come Aronofsky, e se sente in dovere de fischià. Vorrei dire a queste persone che rompono il cazzo anche appunto se in sala stampa te vibra il cellulare, o se fumi mentre sei in coda con loro, che invece urlare ‘cretino’ o ‘vergogna’ durante la visione di un film li rende in effetti dei veri gentiluomini, dei veri cazzutissimi esseri. E ricordare loro che almeno Aronofsky fa i film, voi non siete in grado manco de piscià centrando il buco, me lo ha detto la donna delle pulizie, anzi pure per questo vergognatevi.

Intanto spero che la Lawrence sputi sul red carpet come un lama, è quello che ve meritate.

L’alba dei morti dementi: 10 cose che non sai sul film

L’alba dei morti dementi: 10 cose che non sai sul film

Chiaro omaggio al film L’alba dei morti viventi di George A. Romero, L’alba dei morti dementi è un film del 2004 diretto dal regista Edgar Wright. Divisa tra la parodia e l’horror, la pellicola è in breve tempo diventata un vero e proprio cult, ricevendo un apprezzamento unanime da parte di critica e pubblico, e affermandosi come uno dei migliori prodotti a tema zombi degli ultimi anni.

Ecco 10 cose che non sai di L’alba dei morti dementi.

L’alba dei morti dementi cast

1. È interpretato da frequenti collaboratori del regista. I protagonisti del film sono Shaun ed Ed, interpretati rispettivamente da Simon Pegg e Nick Frost, attori che hanno lavorato con Wright in più occasioni. A loro si aggiungono anche Kate Ashfield, nel ruolo della ragazza di Shaun, Martin Freeman, Bill Nighy, Dylan Moran, Penelope Wilton e Lucy Davis.

2. Il rapporto tra i due protagonisti è basato su una reale amicizia. Nello scrivere della forte amicizia tra i personaggi di Shaun ed Ed, Simon Pegg, anche sceneggiatore del film, si è basato sul periodo in cui ha condivido un appartamento con l’amico Nick Frost, riportando nella storia molti elementi della loro amicizia.

3. Wright e Pegg hanno dovuto chiedere soldi agli amici. Il film fu inizialmente proposto alla Film4, che dopo un iniziale interesse taglio tuttavia il budget del film. Pur di finanziare il film, il regista accettò numerosi altri lavori, chiedendo allo stesso tempo un prestito ai propri amici. Riuscì infine a realizzare il suo film, che si rivelò un successo.

l-alba-dei-morti-dementi-streaming

4. Si pensava di realizzare un sequel. Dato l’incredibile successo del film, Pegg e Wright parlarono della possibilità di realizzare un sequel, con nuovi mostri al posto degli zombi. Tuttavia, soddisfatti del risultato già ottenuto, preferirono non darvi un sequel, ritenendo conclusa la storia di quei personaggi.

L’alba dei morti dementi streaming

5. È disponibile in streaming. Il film è presente nei cataloghi di diverse piattaforme streaming. Tra queste si annoverano Rakuten TV, Google Play e Apple Itunes. Sottoscrivendo un abbonamento, sarà possibile noleggiare o acquistare il film, rivedendolo a proprio piacimento.

L’alba dei morti dementi Netlfix

6. È presente sulla celebre piattaforma streaming. È possibile ritrovare il film anche nel catalogo del servizio di streaming Netflix. Se si dispone di un abbonamento sarà possibile riguardare il film, con la possibilità di vederlo anche in lingua originale, con o senza sottotitoli.

L’alba dei morti dementi recensioni

7. È stato apprezzato da importanti registi. Il film ha ricevuto pieni consensi da importanti registi del genere horror e non. George A. Romero, omaggiato nel titolo, ha dichiarato che il film è estremamente avvincente. Quentin Tarantino lo ha invece indicato come il miglior film dell’anno e uno dei migliori film dagli anni novanta in poi. Anche Peter Jackson ha lodato il film, affermando che è in grado di portare nuova linfa al genere “zombi”.

8. Ha un punteggio molto alto su Rotten Tomatoes. Con un totale di 205 recensioni di critici cinematografiche, il film ha raggiunto il 92% del gradimento sul celebre sito Rotten Tomatoes. Altrettanto alto è il gradimento del pubblico, che ha fatto raggiungere al film il punteggio di 93%.

l-alba-dei-morti-dementi-recensioni

L’alba dei morti viventi IMDb

9. Ha scheda ricca di informazioni. Sulla pagina IMDb del film è possibile trovare numerose informazioni su questo. Oltre ad una lista completa del cast, vi sono riportate anche numerose curiosità, spoiler e fotografie tratte dal film.

L’alba dei morti viventi trailer italiano

10. Ha un ottimo trailer di presentazione. Parte del successo del film è dovuta anche al trailer di presentazione, che è stato realizzato per non rivelare troppo sul progetto e allo stesso tempo diffondere soltanto un accenno di quella che è la sua atmosfera generale. Il pubblico, attratto da quanto brevemente visto, ha poi premiato il film andando a vederlo in sala.

Fonte: IMDb

 

L’AGPCI firma con al Rai per distribuzione online

0

L'AGPCIL’Associazione in Italia di giovani produttori indipendenti (AGPCI) ha firmato un innovativo accordo di distribuzione digitale con Rai Cinema che fornirà uno sbocco per le film indipendenti sul portale Rai Cinema Channel e sulle altre piattaforme digitali, tra cui iTunes e Google Play , con la quale la RAI Cinema ha giù chiuso una partnership di distribuzione.

 “E ‘ un accordo molto flessibile “, ha detto il presidente di AGPCI Martha Capello . “Possiamo decidere su quali territori e quali piattaforme utilizzare per ogni titolo, Rai Cinema è ora il nostro veicolo di distribuzione nell’arena Web”.

Questa è una delle tante iniziative della AGPCI, che si aggiunge alla partnership con il Venice Film Market che ospiterà sessioni di pitching dei loro progetti.  Pare inoltre che preso ci sarà anche una partnership con la Producers Guild of America negli Stati Uniti.

Fonte: Variety

 

L’AGICI al Noir in Festival 2018

0
L’AGICI al Noir in Festival 2018

Arrivato al 28° anno di attività il NOIR IN FESTIVAL è ormai format consolidato di una manifestazione fortemente cross mediale e di oggettivo risalto critico e mediatico tra Italia ed Europa; quest’anno l’evento si svolgerà dal 3 al 9 dicembre a Milano e Como, secondo un modello originale che abbina l’idea di festival come luogo di formazione (nel campus universitario di IULM Milano) e spazio di glamour e qualità d’autore (sul lago di Como che, tra Alfred Hitchcock e George Clooney è ormai un punto di riferimento internazionale).

Da sempre attento alle relazioni tra cinema, letteratura e new media e polo d’attrazione per il genere più diffuso nel mondo (il mystery in tutte le sue forme) il Festival apre un nuovo capitolo della sua attività proponendosi come motore di idee produttive nel campo dei generi.

L’AGICI – Associazione Generale Industrie Cine-Audiovisive Indipendenti, in sinergia con il Noir in Festival, organizza due giornate di lavoro, nelle mattinate di venerdì 7 e sabato 8 dicembre, a Como, nelle quali approfondire importanza, scenari, prospettive e modalità di produzione di genere nonché il tema dell’internazionalizzazione del prodotto italiano.

Si inizia venerdì 7, dalle ore 10.30 alle ore 12.30, con l’incontro SVIZZERA: UN PARTNER DA SCOPRIRE in cui, alla luce del rinnovato accordo di coproduzione tra i due paesi e ricordando il successo di pellicole come Veloce come il vento, Lo chiamavano Jeeg Robot, fino al recente Il mangiatore di pietre, si valuteranno progetti e tecnicalità di un modello sostenibile per la coproduzione europea a vantaggio di un’industria culturale indipendente e aperta alle nuove sfide dell’internazionalizzazione.

Si continua sabato 8, dalle ore 09.00 alle ore 12.30, con il workshop PRODURRE GENERE IN ITALIA in cui si analizzeranno potenzialità e modalità di un’industria audiovisiva capace di offrire contenuti e modelli sulla scena internazionale. Il “genere”, difatti, risulta sempre un argomento delicato in cui la nostra cinematografia sembrerebbe esitare rispetto a modelli e formule che in passato hanno fatto la gloria della nostra cinematografia all’estero: il giallo, il thriller, il poliziesco, il western, il fantasy.

Le due giornate di lavoro si inseriscono nel cuore della prossima edizione del Noir in festival che a Como propone un programma ricco di anteprime di qualità e di incontri con grandi protagonisti della scena noir (da Carlo Lucarelli a Jo Nesbø) fino a un programma speciale dedicato al cineturismo e alle potenzialità del territorio come set ideale per opportunità produttive anche molto diverse tra loro, tra acqua, montagna, ville storiche, il confine e la civiltà del lago.

“Il tempo dei festival come semplice luogo della visione e della scoperta”, dice Giorgio Gosetti, “sta inevitabilmente esaurendosi. Sempre di più il festival deve sapersi connettere al territorio per valorizzarlo e offrirsi come piattaforma creativa per l’industria culturale proponendo una propria identità specifica in questo senso. È la nuova scommessa che, grazie ad AGICI e con il contributo di Istituto Luce – Cinecittà e SIAE, ci siamo proposti a partire da quest’edizione”.

L’aggressore di Brad Pitt bandito da qualsiasi evento hollywoodiano

0

aggressoreLo avevamo lasciato mentre, in occasione della premiere di Maleficent a Los Angeles, la polizia lo portava via ammanettato, dopo aver compiuto l’ennesima aggressione ai danni di star del cinema (in quel caso Brad Pitt). Adesso Vitalii Sediuk, l’ormai celebre ‘disturbatore’ di Hollywood, ha ricevuto una punizione per le sue scorribande.

L’ex giornalista di 25 anni avrà l’obbligo, da ora in poi, di stare ad una distanza minima di 500 yards (circa 460 metri) da qualsiasi evento legato allo star system e al mondo del cinema e dello spettacolo hollywoodiano, comprese premiazioni, red carpet, eventi di qualsiasi genere che prevedono la partecipazione di star.

All’uomo sarà anche proibito di possedere armi pericolose e sarà anche costretto a frequentare, una volta a settimana, uno psicologo. Dovrà svolgere dei lavori socialmente utili e pagare una multa.

“Siamo onesti, ci sono sono solo due eventi importanti al Nokia Theatre L.A. Live: i Grammy e gli Emmy. Penso di poter sopravvivere senza partecipare a questi eventi. C’è così tanto altro che accade a Los Angeles.”queste furono le parole di Sediuk quando fu bandito da qualsiasi evento si tenesse al Nokia Theatre L.A. Live. Chissà adesso cosa avrà da dire in merito alla sentenza.

L’agenzia dei Bugiardi: trailer del film con Ciampaolo Morelli

0
L’agenzia dei Bugiardi: trailer del film con Ciampaolo Morelli

Medusa Film ha diffuso il trailer ufficiale di L’agenzia dei Bugiardi di Volfango De Biasi la nuova commedia che arriverà al cinema dal 17 gennaio. Protagonisti del film Ciampaolo Morelli, Massimo Ghini, Alessandra Mastronardi, Paolo Ruffini,  Herbert Ballerina, Diana Del Bufalo, Carla Signoris, Paolo Calabresi, Raiz, Nicolas Vaporidis e con Antonello Fassari.

L’agenzia dei Bugiardi, la trama

Nel film il seducente Fred (Giampaolo Morelli), l’esperto di tecnologia Diego (Herbert Ballerina) e l’apprendista narcolettico Paolo (Paolo Ruffini) sono i componenti di una diabolica e geniale agenzia che fornisce alibi ai propri clienti e il cui motto è “Meglio una bella bugia che una brutta verità.” Fred si innamora di Clio (Alessandra Mastronardi), paladina della sincerità a tutti i costi, alla quale quindi non può svelare qual è il suo vero lavoro.

La situazione si complica quando Fred scopre che il padre di Clio, Alberto (Massimo Ghini) è un suo cliente, che si è rivolto all’agenzia per nascondere alla moglie Irene (Carla Signoris) una scappatella con la sua giovane amante Cinzia (Diana Del Bufalo). Accidentalmente, per una distrazione di Alberto, si ritroveranno in vacanza tutti insieme: Irene, Clio, Alberto e Cinzia in una situazione esplosiva.

Cosa si inventeranno questa volta Fred e i suoi per creare l’alibi perfetto e sfuggire ancora una volta alla verità?

L’afide e la formica: trama, cast e significato del film con Giuseppe Fiorello

Ogni anno in Italia vengono realizzati film incentrati su personaggi diversi da quelli che si è abiutati a vedere nelle opere più blasonate. Giovani smarriti, adulti ancora in cerca della propria identità, stranieri impegnati nel difficile processo di immigrazione. I film loro dedicati raccontano una parte di popolazione italiana troppo spesso dimenticata ma che esiste ed è parte integrante della colorata varietà che caratterizza questo paese. Tra i titoli più recenti si possono citare Una sterminata domenica, Giulia e Princess. Tra questi rientra anche L’afide e la formica, opera prima di Mario Vitale.

Come spesso accade a questi titoli, anche L’afide e la formica è passato grossomodo in sordina nelle sale italiane, schiacciato da titoli più grossi e pubblicizzati. Si tratta però di un toccante racconto incentrato su due diversità che si incontrano per riconoscersi come simili nel dolore e nella voglia di riscattarsi. L’afide e la formica è dunque un esordio da non perdere, pluripremiato e da molti indicato come la migliore opera prima del suo anno, per la capacità di affrontare il tema dell’integrazione e della collaborazione tra culture diverse con grande sensibilità.

Grazie ora al suo passaggio televisivo, è dunque un film da non perdere, che oltre a raccontare una bella storia offre uno sguardo su realta che, come già detto, non sempre trovano spazio a sufficienza sul grande schermo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al significato del film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

L'afide e la formica Cristina Parku

La trama di L’afide e la formica

Protagonista del film è Fatima, una ragazza di 16 anni nata in Calabria da genitori mussulmani e dunque costretta ad indossare il velo previsto dalla sua cultura. Ora che è in piena adolescenza, Fatima vive però tutti i conflitti e le emozioni tipiche della sua età, sentendosi tuttavia fuori posto rispetto ai suoi coetanei. Questo finché un giorno l’insegnante di educazione fisica, Michele Scimone, propone ai suoi studenti di iscriversi alla maratona di Sant’Antonio. Agli occhi di Fatima è la prima vera opportunità da cogliere, ma per l’insegnante, tormentato da un passato irrisolto, il velo che Fatima indossa è motivo di pregiudizio. Il loro sarà l’inizio di un rapporto che li cambierà, con la corsa che riuscirà a renderli entrambi liberi.

Il cast di L’afide e la formica e le location del film

Ad interpretare Fatima vi è l’attrice Cristina Parku, qui al suo primo ruolo in un film ma vista poi anche nelle serie Petra e Sei donne: Il mistero di Leila. Accanto a lei, nel ruolo dell’insegnante Michele Scimone vi è invece l’attore Giuseppe Fiorello, volto noto del piccolo schermo che nel 2023 ha debuttato anche come regista del film Stranizza d’amuri. Ad interpretare la sua ex moglie Anna, nel film, vi è invece l’attrice Valentina Lodovini, vista nei film 10 giorni senza mamma e Cambio tutto!. L’attore Alessio Praticò di Il mio nome è Vendetta, interpreta Nicola, mentre Anna Maria De Luca è Concetta.

Per quanto riguarda i luoghi dove è stato girato il film, essi sono da ritrovarsi tutti nella città calabrese Lamezia Terme, in provincia di Catanzaro. Il regista, nato proprio in questo comune, ha raccontato di averlo scelto per poter raccontare una storia legata alla sua terra diversa rispetto alla narrazione stereotipata a cui si è abituati, allargando inoltre il discorso ai nuovi cittadini italiani, ovvero gli immigrati di seconda generazione. Per L’afide e la formica, Lamezia Terme è dunque stato il luogo giusto dove ambientare le vicende di Fatima e dar voce al suo senso di smarrimento, come anche alla sua ricerca del proprio posto nel mondo.

L'afide e la formica Cristina Parku Giuseppe Fiorello

L’afide e la formica: il significato del titolo e del film

L’afide e la formica può sembrare un titolo piuttostro strano da dare ad un racconto di formazione, di redenzione e in generale incentrato sui legami umani. Si tratta però di un titolo estremamente appropriato a ciò che vuole raccontare il film. Quello tra le formiche e gli afidi è infatti un rapporto particolarmente importante, che permette alle prime di ottenere grazie ai secondi il fabbisogno di zuccheri grazie alla melata, mentre gli afidi traggono vantaggio dalle formiche perché queste li difendono dai predatori e parassiti. È poi il film stesso a fornire una spiegazione a questo titolo.

I due protagonisti, parlando proprio dell’afide e la formica, prendono l’esempio di simbiosi in natura di questi due insetti per descrivere il loro rapporto. Il film racconta infatti di due personaggi che si scambiano emozioni, che entrano in contatto l’uno con l’altro aiutandosi vicendevolmente. Pur se inizialmente concentrati solo sulle rispettive differenze, Fatima e Michele impareranno a superare insieme gli ostacoli che la vita presenta loro, trovando forza l’uno nell’altro per difendersi e reagire, raggiungendo così i rispettivi obiettivi di vita.

Il trailer di L’afide e la formica e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di L’afide e la formica grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Prime Video e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 2 gennaio alle ore 21:20 sul canale Rai 3.