La pellicola Babbo
Natale non viene da Nord è l’ultima fatica
dell’attore Maurizio Casagrande, che ha deciso di
presentare il film alla stampa insieme agli attori
Giampaolo Morelli, Annalisa Scarrone (già cantante
di successo dopo la sua esperienza nel programma Amici e
le sue recenti partecipazioni a Sanremo), altri membri del cast
(Milena Miconi, Eva Grimaldi, Angelo Orlando e
altri) con la presenza del delegato di produzione Giulio
Violati per Italian Dreams
Factory e il rappresentante della casa di
distribuzione Draka Distribution, tutti
pronti a lanciare la pellicola in uscita domani in 100 copie.
Al delegato che si occupa della
distribuzione spettano le prime parole: il film è definito “carino,
bello, elegante” e pronto a veicolare un messaggio importante,
legato all’entusiasmo sia nei confronti del lavoro in sé che in
generale nei riguardi delle tematiche affrontate dal regista
Casagrande (qui anche sceneggiatore ed attore) insieme al co-autore
Francesco Velonà.
Successivamente a prendere la parola
è proprio Maurizio Casagrande, che ricorda la
fatica per realizzare questo prodotto low budget; in un momento in
cui la comicità fa rima con volgarità ed eccesi, qui si prova a
suscitare la risata e il piacere nel pubblico attraverso una trama
lieve e delicata, decidendo di realizzare un prodotto di pregevole
fattura- popolato da attori giusti nei ruoli giusti, come nel casi
di Annalisa, calata alla perfezione nel suo ruolo di India, la
figlia del prestigiatore “traffichino” Marcello- oppure
Giampaolo Morelli nei panni del giovane Padre
Tommaso; un attore- a detta del regista- straordinario, prezioso, e
non solo: un amico fraterno che lo ha aiutato nei momenti di
difficoltà incorsi sul set; secondo Casagrande ognuno nel film dà
un apporto fondamentale alla riuscita del prodotto finale, della
pellicola, riconfermando la sua tesi- antica- che “non esistono
piccole parti, ma piccoli attori”.
Il distributore si è lanciato in una
vera e propria “missione” rischiosa: scegliere di lanciare il film
nel periodo natalizio, accollandosi grandi rischi; gli stessi corsi
dalla produzione Italian Dreams Factory
(capitanata da Maria Grazia Cucinotta) che, più di
un anno fa, decise di lanciarsi nella produzione della pellicola
anche senza la presenza di un copione pronto-
Il produttore associato Violati
riconferma la riuscita del film grazie alla volontà degli attori e
dei collaboratori, a partire dalla fase di pre- produzione fino
alla post e alla fase di distribuzione/ lancio sul mercato italiano
natalizio. Il progetto è un low- budget su carta ma un grande
investimento a livello emotivo, almeno così è stato definito.
A prendere la parola è
anche Annalisa, cantante nella vita e attrice in
questa inedita: qui ha avuto la possibilità di mostrare un lato che
di solito non mostra, perché sul palco- ammette lei stessa- ha un
atteggiamento da professionista che qui ha potuto “mitigare” con
una buona dose d’autoironia; anche lei ha investito molto a livello
emotivo, sia a livello “professionale” che a livello umano. Il suo
intento sarebbe quello di portare elegantemente il sorriso alla
gente, veicolando tutta una serie di valori annessi.
Giampaolo Morelli,
ironizzando sulla sua presenza nel film, ringrazia pubblicamente
Casagrande per avergli dato questa opportunità: interpretare un
prete alle prese con i bambini, restituire quel calore e
quell’affetto che lo avevano colpito leggendo la sceneggiatura al
pubblico è stata la sfida più grande. Una domanda riguarda
direttamente Morelli:, e riguarda le sue sensazioni e le difficoltà
incontrate mentre provava a calarsi nel ruolo di un prete;
successivamente, tutto è ruotato intorno ad Annalisa, perché è
stata scelta da Casagrande e se questa è, per lei, l’occasione di
intraprendere parallelamente un’altra carriera al cinema.
Morelli è rimasto colpito dal lato
umano del suo Padre Tommaso, che da ragazzino di strada si ritrova
in prima persona ad aiutare bambini come lui.
Casagrande ha scelto Annalisa-oltre
che per una incredibile somiglianza con sua sorella da bambina, che
lo ha riportato ai fasti della sua infanzia- soprattutto perché
c’era bisogno di una ragazza giovane, fresca, dotata di uno
straordinario talento musicale, e che fosse dotata ulteriormente
d’ironia: dopo una chiacchierata di un’ora al telefono, si sono
trovati subito in sintonia, e lei ha apprezzato il lavoro di
Casagrande tanto quanto lui stesso che lo ha “creato”; inoltre, il
fatto che lei sia di Varese ha creato un contrasto divertente tra
il dialetto spiccatamente partenopeo di Casagrande e l’inflessione
“nordica” della cantante; la quale risponde alla terza domanda,
ricordando che in effetti il personaggio di India lo ha sentito
subito vicino, come una parte di sé, ecco perché ha accettato di
far parte del progetto; invece- con molta probabilità- non
continuerà a lavorare nell’industria del cinema, ma non pone limiti
alla provvidenza. Una parte importante è legata anche alla scelta
di Salerno: una città protagonista, non tanto sullo sfondo per le
vicende dei personaggi, quanto vera e propria primadonna, che viene
mostrata al pubblico soprattutto attraverso le luci di Salerno,
un’esperienza unica da ammirare, queste luci natalizie realizzate
da famosi artisti internazionali.
Il film è, inoltre, un grande
omaggio alla settima arte e in particolare alla tradizione
napoletana: per tale motivo è disseminato di riferimenti e rimandi,
con omaggi a De Sica (con una scena al tavolo verde insieme ai
piccoli protagonisti della vicenda). Tutto ciò riconferma l’amore
che il regista prova per l’immortale regista- in primis- ma per la
ricca tradizione della commedia napoletana, dalla quale non si può
prescindere per creare qualcosa di nuovo. E proprio la dialettica
del film richiama anche la tradizione teatrale che Casagrande ben
conosce: una tradizione legata ad una comicità che proviene da Totò
e Peppino, battute che nascono dagli attor stessi, perché ammira-
in prima persona- la battuta che nasce dalla relazione e non dalla
carta, le quali solitamente- secondo il suo punto di vista- non
funzionano; la vera comicità è quella basata sui rapporti, spesso a
due, tra comico e spalla, con un continuo scambio dei ruoli; un
mondo che ben conosce dopo 32 anni di teatro.
Morelli aggiunge che, quando
Casagrande a Napoli metteva in scena le commedie insieme a Salemme,
Buccirosso e Paone, le loro produzioni erano irresistibili, e per
lui hanno sempre rappresentato un sogno, adesso realizzato.
Il tentativo della pellicola è
mantenere la matrice partenopea del film, il suo “cuore”, ma
ampliando il bacino di pertinenza, cercando di destinarlo al
maggior numero di persone possibili, cercando di migliorare il
lavoro compiuto sul tempo delle battute, come pure sulla fotografia
e sull’impatto visivo del film.