Ed Skrein, visto
in Deadpool nei panni del villain, è in
trattatibve per entrare nel cast di Hellboy nel
ruolo del Maggiore Ben Daimio, un membro del B.P.R.D. che può
trasformarsi in un giaguaro.
Intanto, mentre il cast del film si
allarga, il protagonista David Harbour, ha
spiegato che il film non sarà una vera e propria storia di origini
per il personaggio:
“Il film comincia in corsa.
Raccontiamo alcune cose ma non una storia dall’inizio. Ho
l’impressione che sia come per Indiana Jones. Il film comincia con
lui che ruba quell’idolo dorato, e poi si va all’università e
capisci che è un archeologo e non è solo un tizio che va in giro a
rubare reliquie e combattere nazisti. Ma non si parla di
quando era bambino. Non sai come è diventato Indiana Jones.
Accettiamo il personaggio che ci viene raccontato. E così sarà,
avremo questo personaggio mezzo demone che va in giro per il mondo
e investiga su fenomeni paranormali e risolve crimini, e allo
stesso tempo scende a patti con i suoi stessi problemi.”
Hellboy è stato scritto da Andrew
Cosby, Christopher
Golden e Mike
Mignola stesso. Inoltre sappiamo che sarà diretto
da Neil Marshall (The Descent,
Game of Thrones). Nel cast del film David Harbour,
Milla Jovovich, Ed Skrein e Ian
McShane.
Ron Perlman è tornato a parlare di
Hellboy 3, in un’intervista in cui ha
parlato lungamente anche del suo drama per Amazon Studios,
Hand of God, in cui interpreta il giudice
Pernell Harris.
Non potevano, come detto, mancare le domande su
Hellboy 3. A Perlman è stato
chiesto se c’è già uno script in lavorazione. Ecco come ha
risposto:
Beh no, Guillermo [Del Toro] sa quasi scena per scena quello che
dovrebbe accadere nel terzo capitolo. Ha progettato la saga
per essere una trilogia, e per avere questa conclusione che
affronta il destino di Hellboy, la conversazione sulla natura
contro l’educazione in Hellboy. E poi ha introdotto la nascita
imminente dei gemelli. Lei è incinta di due gemelli alla fine di
Hellboy 2. E poi cosa, nessun film?
Per questo continuo sul mio discorso. Perchè la nozione di tutte
le cose finalmente risolte è piuttosto epico e teatrale, e
creerebbe un grande film. Ma sarebbe fatto soprattutto per creare
un grande film per le persone. Non abbiamo avuto il più
grande pubblico di qualsiasi film tratto da fumetti, ma le persone
che sono venute e venute, e lo hanno amato e ci
hanno investito. E il mio punto è che dobbiamo loro il
risultato, dobbiamo loro la conclusione.
Non voglio tornare indietro e indossare l’equivalente di
quattro ore e mezza di fottuto make-up ogni giorno. Non ho voglia
di farlo. Ne ho voglia quanto ho voglia di fare una colonscopia. Ma
dobbiamo! Nella mia testa non è nemmeno negoziabile.
L’attore quindi non si rassegna e porta avanti la sua personale
campagna per chiudere la trilogia diretta da Guillermo Del
Toro.
Nei sogni di ogni cinefilo che si
rispetti c’è soprattutto un titolo che vortica nella mente in
maniera incessante: Hellboy 3. Il regista
che ha già portato sullo schermo i primi due fantastici film sul
diavolo rosso, Guillermo Del Toro, ha più volte
confermato l’amara realtà: la realizzazione di Hellboy
3 costerebbe un patrimonio e nessuna casa di
produzione cinematografica si accollerebbe le spese rischiando di
andare incontro a un flop.
Ron Perlman, però,
protagonista di Hellboy e della serie tv
Sons of Anarchy non si è mai arreso e su
Twitter ha lanciato un hashtag spronando i suoi follower a farsi
sentire. “Qualcuno là fuori vuole vedere #HellboyIIItanto quanto me?
Insieme rendiamo questo un
trend!Concludiamo la trilogia!”. E i suoi
follower non se ne sono stati di certo con le dita ferme sulla
tastiera o gli schermi touch dello smartphone ma hanno retwittato
numerosi, uniti da un desiderio comune.
E non solo Perlman
ha espresso il suo costante entusiasmo per il progetto ma anche
Doug Jones, suo speciale truccatore, che ha
risposto al tweet così: “batto il gomito con te, Grande
Fratello Rosso” a cui è subito seguita la risposta dell’attore
“batto il gomito io con te, fratello. Con te accanto non
possiamo perdere”.
Speriamo che questo entusiasmo
trainante spicchi agli occhi di qualsiasi major che, investendo
nella realizzazione del capitolo conclusivo di
Helloby, renderebbe felici non solo il
pubblico, ma soprattutto tutti coloro che ci lavorerebbero.
Come molti di voi sapranno
Ron Perlman sta spingendo affinché
Hellboy 3 diventi realtà e nonostante le
difficoltà di convincere lo studios, continua la personale
campagna. Ebbene oggi ha diffuso un’immagine inedita dal secondo
film con una didascalia interessantissima:
Lurking…
Waiting…
And then, poof…
One more Roman numeral after the name…
As if by magic………..
La nota è davvero interessante
perché l’attore sembra voler dire che qualcosa si sta davvero
muovendo. Al momento non c’è un annuncio ufficiale ma forse qualche
studios si è dichiarato interessato o si è fatto avanti per
produrre il terzo e ultimo capitolo? Non resta che aspettare
ulteriori sviluppi o smentite.
Rob Csiki, artista
abbastanza noto in rete e negli Usa, ha realizzato un magnifico e
visivamente molto potente fan poster per Hellboy
3, in cui si immagina un Red invecchiato ma sempre
con le burbere fattezze di Ron Perlman.
L’attore in persona ha condiviso il
poster su Facebook, portando
avanti la sua campagna di promozione per il film che dovrebbe
chiudere la trilogia di Guillermo del Toro.
Da molto tempo il progetto di un
Hellboy 3 è in attesa di sviluppi mentre sia
Guillermo Del Toro che Ron
Perlman hanno parlato dell’argomento a cadenze più o meno
regolari.
In particolare
Perlman ha di recente dichiarato che un
Hellboy 3 è stato rimandato a tempo indeterminato.
Durante la promozione della serie di animazione,
Trollhunters, sia Del Toro che
l’attore di Sons of Anarchy sono coinvolti nel
press tour e Perlman ha spiegato che “ormai
non parlano più di quel film”. Il motivo è perché “lui è
impegnato, io sono impegnato” e che probabilmente per entrambi
un Hellboy 3 non si farà mai e entrambi hanno la
possibilità di andare oltre con i loro progetti.
Per anni Perlman ha
fatto di tutto per tenere in piedi il progetto ma a questo punto
sembra che anche lui, il più accanito sostenitore del progetto, si
sia arreso alla fine.
E voi che ne pensate? Vorreste
davvero vedere un Hellboy 3?
L’attore feticcio di
Guillermo del Toro, Ron Perlman
continua la sua personale campagna pro Hellboy 3 e
continua con la sua strategia di chiedere aiuti ai fan tanto che
oggi dalle pagine di Variety rincalza la dose rispondendo ad alcune
domande in merito.
Sul perché di un terzo film e non magari una
serie:
Perché io sono un tipo da film.
Siamo in un periodo in cui fare film non è semplice come una volta
ma per me questa è solo una percezione della realtà perché è
guidato dalle forze del mercato e mi rifiuto di cedere alle forze
del mercato. Il cinema per me è come una religione. Se crederò mai
in una religione beh sarà quella del cinema.
Su Hellboy e il susseguirsi di notizia:
Beh, sì, voglio dire, è iniziato con mio piccolo Tweet
… non molto diversi da quelli che faccio, ma in meno di 48 ore ho
avuto 20 mila follower in più e 60.000 nuovi amici su Facebook e e
questa scoperta mi ha davvero colpito…
.. e come hai reagito al successo della
notizia di un possibile Hellboy 3
Ma ti dirò la stessa cosa che
ho detto a tutti gli altri, la saga di Hellboy doveva avere un
inizio, uno svolgimento e una fine. Quindi se si è stati abbastanza
fedeli da vedere i due film è giusto che noi diamo una risoluzione
finale. E ci sarà un momento in cui Hellboy dovrà vivere fino in
fondo il suo destino che è quello di essere una bestia
dell’apocalisse, o se riuscirà a sopprimere quel destino,
sacrificando se stesso in qualche modo per non distruggere il
genere umano. E’ questa la sfida e la discussione del terzo film.
Penso che sia una discussione che vale la pena avere ed affrontare,
e penso che sia qualcosa che dobbiamo dare ai fan, bisogna essere
molto chiari su questo.
Ne Hai sentito parlare da Guillermo del
Toro?
Da lui l’ho sentito ma ad intermittenza.
Ma ha detto qualcosa su Hellboy 3?
Uh, no comment. Non ho sentito niente da lui da quando ho
iniziato questa follia per la tv.
Ma è il sequel di “Hellboy” è già
scritto?
E ‘in testa di Guillermo. Lui
ha condivisocon m molte idee per un possibile terzo film e so
che sarebbe qualcosa di strabiliante. Sarà grande cinema. E
se sei una persona che ha seguito i primi due film, sarà ancora più
sconvolgente perché abbiamo qualcosa in serbo di
sconvolgente.
Dopo le ultime dichiarazioni le
speranze di vedere Hellboy 3 sono
ridotte al minimo anche per i numerosi impegni di Guillermo del
Toro, oggi arrivano le dichiarazione di uno degli interpreti del
film, Jeffrey Tambor, che rimane
possibilista.
” beh, in realtà si è parlato di
un Hellboy 3, ma senza nessuna fretta.”
Dunque l’attore conferma
che si è parlato del film ma nonostante la spinta dei FAN e
di chi combatte ogni giorno perchè il film si faccia, come ha
detto Ron Perlman, rimane comunque
qualcosa di estremamente difficile.
La serie di Hellboy è una serie di
film sui supereroi basata sul fumetto creato da Mike Mignola.
Finora sono stati creati due film diretti entrambi da Guillermo del
Toro. Nel maggio 2004 un sequel è stato annunciato
dalla Revolution Studios con il ritorno di Del Toro e
di Ron Perlman. Il film era previsto per il 2006, in
concomitanza con un terzo capitolo. LaRevolution
Studios pianificò di produrre e distribuire il film attraverso
un accordo con la Columbia Pictures, ma entro il 2006, la
Revolution rinunciò alla produzione. Nel mese di agosto 2006,
l’Universal Pictures acquistò il progetto con l’intento di
finanziare e distribuire il sequel. Il film è entrato
in pre-produzione il 2 ottobre 2006,
il budget per la realizzazione del film è stato di circa
72.000.000 $.
Conclusosi con grande successo il
sondaggio via Twitter di ventiquattro
ore promosso da Guillermo del Toro per
testare l’effettivo interesse da parte dei fan riguardo alla
possibile realizzazione di un Hellboy 3, il
regista messicano ha postato questa mattina alcune
parole di gratitudine rivolte a tutti coloro che hanno
partecipato all’iniziativa, annunciando ufficialmente, dato l’esito
più che affermativo del popolo della rete, di voler a questo punto
rispettare la promessa fatta di entrare seriamente in trattative
per la produzione di un terzo capitolo della saga.
Raggiunto e superato abbondantemente
il quorum di 300.000 voti a favore, a questo
punto il progetto di Hellboy 3 passa
ufficialmente dal settore del possibile all’universo dei progetti
ufficiali a cui Guillermo del Toro lavorerà
nel prossimo futuro, anche se lo stesso regista ha ammesso di
essere ancora frastornato dalla velocità con cui tutto sta
accadendo minuto per minuto. Lo stesso del Toro ha poi rassicurato
i fan riguardo al fatto che l’attore protagonista Ron
Perlman, nonostante le sue iniziali parole di sconforto e
scetticismo, rimane tutt’ora più attivo che mai e interessato a
prendere parte alle trattative che si apriranno a breve con i
vertici produttivi.
Se Hellboy 3
dovesse dunque andare finalmente in porto vi sarebbe sicuramente un
posto d’onore anche per il co-sceneggiatore – e co-creatore del
personaggio stesso – Mike
Mignola, il quale si è da sempre
confessato disposto a prendere parte al progetto indipendentemente
dal suo effettivo esito. Al momento non vi è però alcuna sicurezza
ufficiale sul fatto che il terzo capitolo del franchise verrà
effettivamente realizzato, ma qualora ciò accadesse sarà
sicuramente Guillermo del Toro a prenderne in
mano le redini.
Ormai l’influenza e le opinioni
delle comunità dei fan vengono prese sempre più in
seria considerazione dai grandi studi cinematografici e
dall’industria dell’audiovisivo in generale, soprattutto quando si
tratta di individuare il possibile successo o fallimento di un
progetto. Proprio su questa linea sembra essersi indirizzato
persino Guillermo del Toro a proposito del
tanto vociferato (e per il momento ancora del tutto ipotetico)
progetto di un Hellboy 3, sedicente pellicola
su cui il regista messicano e l’attore
protagonista Ron Perlman sono tornati più
volte a discutere nel corso degli ultimi nove anni
dall’ultimo Hellboy 2 The Golden Army.
Ebbene, già da qualche ora del
Toro sembra aver avviato un sondaggio informale
via Twitter con cui sondare l’interesse e le
effettive aspettative dei fan riguardo alla possibilità di un terzo
capitolo del personaggio creato da Mike
Mignola.
Dopo le parole alquanto sconsolate
di Ron Perlmanche
lamentava il troppo tempo trascorso da quanto il progetto di
un Hellboy
3fu messo in cantiere – e
dunque poco fiducioso nella sua oggettiva realizzazione
-, Guillermo del Toro ha deciso di lanciare
questo sondaggio in rete per chiedere direttamente ai fan quale sia
il loro reale grado di interesse verso la possibilità di vedere
finalmente sul grande schermo un terzo capitolo della saga,
affermando di essere pronto a riaprire seriamente il tavolo delle
trattative qualora si raggiungesse un indice di gradimento pari
a 100.000 voti a
favore. Di seguito la schermata di check-out messa realizzata per
la votazione:
Il sondaggio via Twitter messo in
atto da Guillermo del Toro a proposito di un
ipotetico Hellboy 3 è stato progettato per
rimanere in rete circa 14 ore dal momento
della creazione della pagina, e a poche ore dalla sua conclusione
si calcola che manchino circa 30.000 voti prima di
raggiungere la quota indicata dal regista. Per partecipare al voto
ecco il link alla
pagina Twitter del
regista.
Guillermo del Toro
è tornato a parlare del progetto Hellboy
3, che dovrebbe, nelle intenzioni del regista,
chiudere una trilogia piaciuta molto a fan ma che ha avuto un
successo minore al botteghino. Il primo film incassò infatti 99
milioni, contro i 66 di budget, mentre il secondo 160 milioni sugli
85 spesi in produzione. Non clamorosi flop, ma il terzo film, che
dovrebbe essere molto più costoso, ha fatto esitare lo studio.
Ora Del Toro ha ammesso, dopo anni
di speculazioni a riguardo, che probabilmente Hellboy
3 non verrà mai realizzato:
Come sapete non abbiamo quel film
all’orizzonte, ma l’idea di far trovare finalmente Hellboy di
fronte al suo destino, il suo ineluttabile destino, quello di
diventare la bestia dell’Apocalisse, e far si che lui e Liz
affrontino quella parte della sua natura, e deve farlo, in modo da
essere in grado di vincere ironicamente il nemico che deve
affrontare nel terzo film. Deve diventare la bestia dell’Apocalisse
per poter difendere l’umanità, ma allo stesso tempo diventerebbe un
essere più oscuro. Sarebbe davvero un finale interessante per la
seria. Ma non credo che accadrà.
Non dovrebbe esserci quindi alcun
capitolo finale per il personaggio di Hellboy, nonostante la spinta
dei fan e di chi combatte ogni giorno perchè il film si faccia,
come ha detto Ron Perlman.
Guillermo Del Toro
è tornato a parlare di Hellboy 3, terzo
capitolo di una trilogia mai terminata ma che, a distanza di anni,
desta ancora attenzione tra i fan della serie.
Stando alle ultime dichiarazioni di
Del Toro il problema sembrerebbe essere
esclusivamente di natura economica: “Le difficoltà per il film
dipendono dal fatto che necessitiamo di 120 milioi di dollari e non
c’è nessno disposto a bussare alla nostra porta per concederceli.
Sarebbe fantastico completare la trilogia, ma non vedo alcun modo
in cui l’industria potrebbe supportare l’idea.”
Tuttavia, sembrerebbe che ci sia
ancora una possibilità di incontrare nuovamente Hellboy sugli
schermi cinematografici. Sembrerebbe infatti che, qualora
Pacific Rim 2 si rivelasse una pellicola
di successo, allora la Legendary sarebbe disposta
a produrre anche Hellboy 3.
Negli ultimi anni della sua
carriera, oltre a lavorare in tv, al cinema e sulle piattaforme
on-line, Ron Perlman ha portato avanti anche la
sua personale campagna per la produzione di Hellboy
3.
L’attore, protagonista nei ruolo di
Red del dittico fumettistico di Guillermo Del Toro si è però trovato
ad ammettere di recente che forse il progetto non andrà mai in
porto. “Probabilmente non succederà mai, anche se non bisogna
mai dire mai” ha dichiarato l’attore.
Non abbiamo notizie certe sul
progetto, e Guillermo Del Toro sembra fare fatica
a star dietro alla miriade di film che vorrebbe realizzare. Lo
scorso anno abbiamo visto Crimson Peak e si è fatto un
gran parlare di Pacific Rim 2, che
non sarà più diretto da lui e che dovrebbe vedere il ritorno anche
del colorito personaggio interpretato da Perlman.Tra le altre cose,
Del Toro porta anche avanti il suo progetto su Pinocchio, film gemello a
quello che vedrà Rober Downey Jr. nei panni di
Geppetto in fase di sviluppo.
Per quanto riguarda Ron
Perlman, il suo calendario “ufficiale” prevede ancora un Hellboy
3 e un Pacific Rim 2, ma in
attesa delle lungaggini produttive hollywoodiane, l’attore si
concentra sulla tv e sul piccolo schermo.
Nonostante le reazioni
dei fan e il grande supporto, i primi due
Hellboy non sono stati quello che si
definisce un successo al botteghino e questo ha indubbiamente
ostacolato la possibilità di una chiusura della trilogia da parte
di Guillermo del Toro e da parte del protagonista,
Ron Perlman. Entrambi hanno sempre dichiarato che
è loro desiderio continuare, ma pare che non errivi mai il via
libera dagli studios.
Il primo film ha incassato 99
milioni, su un budget di 66, mentre il secondo ha incassato 160
milioni su 85 spesi per la produzione. I numeri non sono certo
terribili, e i film non si possono considerare flop, ma il fatto
che ilt erzo film dovrebbe essere più costoso nei conti di del Toro
ha reso lo studio esitante.
In una recenste intervista,
Ron Perlman ha parlato di Hellboy
3 e del fatto che lui combatte ogni giorno affinchè
il film si faccia.mostrato qualche disegno di ciò che ha in mente
per il terzo film, ed è grandioso ed epico. Inoltre Perlman ha
anche confermato di voler rendere giustizia ai fan che hanno
profondamente amato il lavoro nei primi due episodi. “E quindi
combatto per lui ogni giorno. Qualche volta sono l’unica voce,
altre volte ci sono altri con me, ma non smetterò mai di provare a
realizzare Hellboy 3”.
Hellboy 3
potrebbe finalmente aver trovato un acquirente, qualcuno che sia
disposto ad investire per realizzare il terzo capitolo della saga e
chiudere dunque la trilogia. Guillermo del Toro e
Ron Perlman, rispettivamente regista e attore
principale dei primi due capitoli, hanno tutte le intenzioni del
mondo di portare a compimento il lavoro, che però ha bisogno di un
finanziatore consistente.
Perlman ha
dichiarato che la Legendary Pictures potrebbe
essere interessata al progetto. Dichiarazioni che arrivano dopo un
colloquio, che per la verità sembra avere più il sapore di una
chiacchierata, con Thomas Tull, il capo della
Legendary, che avrebbe usato parole d’elogio per un potenziale
terzo capitolo di Hellboy. Nessuna conferma, nessuna smentita,
anche perché siamo ancora fermi ai gesti d’apprezzamento. La
strada, dovesse anche avere un esito positivo, appare davvero
lunga.
Del resto, la saga di Hellboy sta
avendo una dilatazione del tempo molto consistente, visto che il
primo capitolo è targato 2004, il secondo
2008 e non abbiamo ancora conferme per l’eventuale
terzo, che anche nel caso di una sua realizzazione, non vedrà
la luce prima di qualche anno.
Dopo tanti tentativi, petizioni e
dichiarazioni da parte dei soggetti coinvolti, Guillermo
del Toro ha annunciato infine che il progetto di
Hellboy 3 è ufficialmente defunto.
Ecco cosa ha scritto su Twitter il regista messicano:
“Triste report su Hellboy 3: ho
parlato con tutte le parti. Devo riferire che un sequel non ci sarà
al 100%. E questa è l’ultima parola in merito.”
Hellboy 3 è ufficialmente
naufragato
Lo scorso mese, del Toro si era
congratulato con i fan del franchise, ringraziandoli per
l’incredibile successo riscosso dal sondaggio on line indetto
proprio per la realizzazione di Hellboy 3.
A quanto pare dovremo accontentarci
dei primi due film realizzati dal regista con Ron
Perlman.
Durante il panel della
Legendary Pictures in occasione del Comic
Con 2015 di San Diego, Guillermo del Toro
ha parlato per la prima volta del tanto chiacchierato
Hellboy 3 e della campagna sostenuta da
Ron Perlman nelle ultimissime settimane. Ecco cosa
ha dichiarato il regista:
“A meno che Ron non riesca a
trovare un tesoro del valore di 120 milioni di dollari, dubito che
il film si farà. Però posso dire questo: continueremo a provarci,
lo prometto! Quella intrapresa da Ron è una vera e propria
crociata. Sarebbe bellissimo riuscire a girarlo, ma sarebbe anche
meglio farlo subito. Ron non è più così giovane… dobbiamo
sbrigarci, altrimenti è possibile che finisca per travestirsi da
Hellboy, piazzarsi su una poltrona, fare zapping e passare il resto
delle sue giornate a fare acquisti su internet… “
La sua pormozione di
Pacific Rim lo sta portando, in questo
periodo, a rispondere ad un sacco di domande su tanti suoi
progetti, e così Guillermo Del Toro parla anche
atanto di quello che sarà il destio cinematografico di Hellboy e la
realizzazione di Hellboy 3.
Il regista ha infatti definito
l’ipotesi di un Hellboy 3 impossibile perchè la cosa prevede una
congiunzione astrale troppo difficile da raggiungere: “Devi
avere il produttore Larry Gordon, la Universal, i diritti, la mia
disponibilità e quella di Ron Perlman, la benedizione di Mike
Mignola…e, inoltre, hai bisogno di circa 150 milioni di
budget“. Niente male quindi, come pacchetto per realizzare un
film, anche se si tratta di uno dei film più attesi dai fan.
A sostenere l’impossibilità, per
adesso, di un tale film, secondo Del Toro, contribuisce anche il
fatto che “la distruzione di massa sia diventato lo sport
dell’estate” e in Hellboy 3 il caro
protagonista si trasformerebbe proprio in un angelo
dell’Apocalisse. Ma visto che tutti stanno portando sullo schermo
questa benedetta Apocalisse, Del Toro compreso con
Pacific Rim (qui la nostra recensione), realizzare qualcosa
di veramente interessante è sempre più difficile.
Noi restiamo in attesa di sapere
come si evolveranno le cose, dal momento che infondo al buon
Guillermo i mostri piacciono e Hellboy è sicuramente uno dei suoi
preferiti.
Dopo tre anni dal debutto della
prima stagione, che conquistò il pubblico e la critica
internazionale, l’infernale thriller sudcoreano Hellbound
torna su Netflix il 25 ottobre con una
seconda stagione ancora più dannata e soprannaturale della
precedente. Scritta da Choi Gyu-seok e diretta da Yeon
Sang-ho, la serie trasporta nuovamente il pubblico in una
Seul apocalittica, dove misteriosi esseri
soprannaturali emettono sentenze di morte agli uomini, per poi
giustiziarli crudelmente ed esiliarli all’inferno. Ma che aspetto
ha realmente l’inferno di Hellbound? E queste spaventose
entità ultraterrene sono davvero strumenti della giustizia divina o
c’è una verità più oscura dietro le loro punizioni?
Hellbound: Dove eravamo rimasti?
Il primissimo episodio della
stagione 1 è stato presentato in anteprima mondiale al 46° Toronto International Film
Festival (TIFF), segnando un importante traguardo come prima
serie TV coreana a essere inclusa in questo prestigioso festival
cinematografico. L’episodio si apre su un uomo anonimo in un bar di
Seul, visibilmente teso e angosciato, che controlla nervosamente
l’ora sul cellulare. Improvvisamente, allo scoccare delle 13:20,
un terribile rimbombo proveniente dal sottosuolo
scatena il caos tra i presenti, mentre tre orribili e
giganteschi demoni si materializzano per le strade. In
pochi istanti, le tre entità colpiscono brutalmente l’uomo e lo
bruciano, riducendolo a un mucchio di cenere e ossa. La città
piomba così nel panico: uomini e donne iniziano a vedere misteriosi
“angeli della morte” che annunciano loro il giorno e
l’orario in cui i demoni verranno a prenderli per trascinarli
all’inferno. Né la polizia né il governo riescono a
fornire una spiegazione logica e razionale a questo assurdo
fenomeno paranormale che sembra preannunciare la fine del
mondo.
Ed è in questa atmosfera di
disperazione e sconcerto che emerge una nuova religione, la
Nuova Verità (The New Truth Society), fondata dal
presidente Jung Jin-su (interpretato nella prima stagione
da Yoo Ah-in) e determinata a diffondere il terrore
attraverso una dottrina che interpreta le sentenze e le esecuzioni
dei demoni come punizioni divine per peccati imperdonabili. Mentre
la setta di Jin-su acquista sempre più credibilità e seguaci,
l’avvocata Min Hye-jin (Kim Hyun-joo) e il
detective Jin Kyunghun si trovano a dover collaborare per
proteggere l’indifesa Park Jung-ja (Kim Shin-rok)
dalla Nuova Verità. Dopo aver ricevuto la sentenza, Jung-ja viene
rintracciata da Jin-su, che cerca di convincerla a trasmettere in
diretta e pubblicamente la sua esecuzione, promettendo in cambio di
garantire un futuro ai suoi due bambini, affinché possano
sopravvivere senza di lei.
In seguito alla tragica morte di
Jung-ja, la situazione degenera: nascono nuove sette, tra cui
il gruppo radicale di estremisti violenti La Punta di
Freccia (Arrowhead), che inizia a dominare le strade con
ferocia e aggressività ingiustificata. Spaventata e affranta,
Hye-jin cerca disperatamente di scoprire cosa si nasconda dietro
queste esecuzioni e chi sia veramente il presidente Jin-su. Le sue
indagini la conducono dal pastore Kim Jeong-chil, il quale
le rivela che il fenomeno non è opera di Dio e che
le esecuzioni avvengono in modo casuale, senza tener conto dei
peccati commessi. Aggiunge inoltre che lo stesso Jin-su aveva
ricevuto una sentenza di morte anni prima e che quella stessa sera
la sua fine si sarebbe compiuta, consegnando La Nuova Verità nelle
mani del pastore.
Alla Nuova Verità e alla Punta di
Freccia si aggiunge un’organizzazione segreta capeggiata da
Hye-jin, chiamata Sodo. Questa organizzazione opera
nell’ombra per contrastare le due potenze e il governo, proteggendo
coloro che desiderano morire in pace e mantenere private le proprie
dimostrazioni. Tuttavia, proprio quando sembra che il “nuovo mondo”
abbia raggiunto un certo “equilibrio”, l’angelo della morte
condanna all’inferno una bambina nata da pochi giorni.
L’evento scatena una guerra ancora più grande di quella originata
dalla dimostrazione di Jung-ja: mentre Sodo intende rendere
pubblica l’esecuzione della neonata per dimostrare che non c’è
alcun intervento divino dietro questo crudele fenomeno
ultraterreno, la Nuova Verità fa di tutto per catturare la bambina
innocente, nel tentativo di salvaguardare la propria dottrina, che
sostiene fermamente che solo i peccatori meritano di morire per
volontà divina.
La prima stagione si
conclude così con un finale emozionante: i genitori della
neonata, proteggendola in un abbraccio eterno, vengono giustiziati
dai demoni, ma la bambina rimane illesa. L’esecuzione, avvenuta
pubblicamente e diffusa online, mette in crisi il potere della
Nuova Verità, mentre Sodo torna nell’ombra, portando con sé la
neonata, affidata alle cure di Hye-jin.
Una seconda stagione che cerca di dare delle
risposte
La prima stagione di Hellbound ha
lasciato gli spettatori con molte domande irrisolte riguardo alle
misteriose apparizioni delle sentenze e alle cruente esecuzioni,
culminando in un sorprendente cliffhanger in cui i resti di
Jung-ja vengono mostrati risorgere. Questo colpo di scena
ha scosso profondamente la narrazione, mettendo in discussione il
vero significato dell’essere condannati all’inferno nella serie. La
resurrezione di Jung-ja, infatti, non solo mette ulteriormente in
crisi la dottrina della Nuova Verità, che giustifica le condanne
come volere divino, ma solleva anche interrogativi più ampi sulla
natura stessa del fenomeno: chi o cosa si cela realmente
dietro queste esecuzioni, e quale ruolo ha il concetto di
peccato?
La trama di questo nuovo capitolo
apre dunque la strada a una riflessione più profonda sul concetto
di giustizia, sull’estremo fanatismo religioso e sul
controllo delle masse attraverso la paura e la vergogna del
giudizio divino. Proprio per questo, nei nuovi episodi si
fa particolare attenzione alle conseguenze sociali e politiche del
crescente potere delle tre organizzazioni: Sodo, la Nuova Verità e
la Punta di Freccia tornano a scontrarsi ancora, in seguito alle
sconvolgenti notizie delle resurrezioni di Park Jung-ja e del
presidente Jung Jin-su, ora interpretato da Kim
Sung-cheol.
Come affermato dallo stesso regista
Yeon Sang-ho, questo secondo capitolo si concentra su come
gli individui affrontano, tra dubbi e interrogativi, il nuovo
fenomeno della resurrezione. Il pubblico si trova quindi a
riflettere sulle diverse motivazioni di potere delle tre
organizzazioni — Sodo, la Nuova Verità e la Punta di Freccia — che,
tra precarie alleanze e intransigente rivalità, ciascuna di esse
tenta di stabilire un nuovo ordine che possa dominare il caos
generato da un vero e proprio “inferno in
terra”.
Le resurrezioni di Jung-ja e Jin-su,
oltre a negare per l’ennesima volta la presenza di Dio dietro le
esecuzioni, offrono al pubblico l’opportunità di esplorare
l’Inferno nel mondo apocalittico di Hellbound.
L’Inferno qui rappresentato è diverso da come ci si potrebbe
aspettare. Attraverso il personaggio di Jin-su, viene delineato un
luogo oscuro in cui i traumi familiari, le sofferenze, i
tradimenti, la rabbia e la violenza dell’esistenza prendono vita
nei ricordi personali più dolorosi e inquietanti. Nel suo intimo
Inferno, Jin-su è perennemente dominato da un vortice di angoscia
che gli rivela i suoi demoni interiori e la distruzione che cova
dentro di sé. Questo aspetto della narrazione non solo rende
l’esperienza dell’Inferno più tangibile e complessa, ma offre anche
uno spaccato mistico della condizione umana, mostrando come
le cicatrici emotive possano influenzare non solo la
percezione della realtà e di noi stessi, ma anche il nostro
approccio alla morte.
La seconda stagione di
Hellbound, presentata in anteprima al 29° Busan
International Film Festival, è un mix adrenalinico di
tensione, dramma e una forte critica sociale, in cui il
male dell’umanità prevale costantemente sul bene e sulla
compassione. La narrazione segue un ritmo ben scandito, che non
lascia spazio alla noia. L’atmosfera cupa e oscura domina l’intera
serie, mentre la CGI mostra un netto miglioramento rispetto alla
prima stagione.
Tra i volti nuovi e quelli già
conosciuti, c’è stata l’introduzione di Kim
Sung-cheol (Arthdal Chronicles, Hospital
Playlist, Vincenzo), che ha assunto il difficile
compito di sostituire Yoo Ah-in. Il motivo è noto: lo scorso anno,
a seguito di un’indagine della polizia sudcoreana, la popolare star
Yoo Ah-in è stato condannato a un anno di carcere per uso illegale
dell’anestetico propofol. Escluso dalla seconda stagione di
Hellbound, i creatori hanno scelto Kim Sung-cheol per
interpretare il ruolo di Jung Jin-su. Nonostante la sostituzione
forzata, la scelta si è rivelata efficace. Kim Sung-cheol
riesce a colmare il vuoto lasciato dal carismatico Yoo
Ah-in, immergendosi perfettamente nell’evoluzione del
personaggio di Jin-su, che passa da potente leader di una
setta religiosa a un’anima fragile e dannata.
Sebbene la seconda stagione mantenga
alta l’attenzione del pubblico e mostri la volontà di rispondere ai
molti interrogativi lasciati in sospeso, il risultato finale fatica
a soddisfare le elevate aspettative. Hellbound 2,
infatti, non riesce a fare piena chiarezza sulle complesse
dinamiche che governano i protagonisti, e le risposte
fornite appaiono insufficienti per comprendere appieno il messaggio
profondo nascosto dietro questo emozionante, ma a tratti confuso,
horror apocalittico. In definitiva, la serie continua a intrigare,
ma lascia ancora molti dubbi irrisolti sulla vera natura
dell’umanità di fronte alla fine del mondo. Viene quindi
da chiedersi: ci toccherà aspettare una prossima terza
stagione?
Presentato oggi nella sezione
Un Certain Regard del Festival di Cannes 2016, Hell or High
Water è il nuovo film di David
MecKenzie. Protagonisti del film Chris
Pine, Jeff Bridges e Ben Foster.
Ecco il trailer:
Foster veste i panni di Tanner, un
ex detenuto, mentre Pine è Toby un padre divorziato senza
precedenti. Variety riporta la sinossi del film che ruota
intorno alla soluzione che i due escogitano per salvare la fattoria
della loro mamma dalla bancarotta: rapinare banche.
Sul loro cammino, però, si mette
Jeff Bridges, uno spietato Texas Ranger in
procinto di andare in pensione e determinato a non lasciare dietro
di sé alcun crimine impunito.
Hell or High Water
è pronto a scuotere il pubblico della Festa di Roma
2016 con il suo riuscito mix tra tradizione e innovazione,
codici classici di genere rinnovati e applicati alla realtà,
mostrando le contraddizioni che affliggono un Sud degli Stati Uniti
talmente rurale da essere rimasto immutato nonostante lo scorrere
del tempo.
È lo scozzese David
Mackenzie ad aver firmato questo gioiello emblema,
ironicamente, della “buona scuola americana”, adattando il proprio
gusto alle regole del gioco di un genere antico e connaturato alla
natura stessa degli Stati Uniti.
Hell or High Water
si concentra sulle vicende umane di Toby (Chris
Pine), costretto da sempre a sopravvivere
(piuttosto che vivere), coperto dai debiti e afflitto da una
“strana malattia” molto comune chiamata povertà. Ma qualcosa nella
sua vita da divorziato cambia quando nel ranch di famiglia trova il
petrolio. Per assicurare un avvenire agiato ai figli e ripagare
debiti e ipoteche, ha in mente un folle piano criminale: rapinare
una banca texana e riciclare i soldi presso il Casinò. Per portarlo
a termine ha bisogno dell’aiuto di suo fratello Tanner (Ben
Foster), ingestibile e fuori di testa, uscito dal carcere
dopo dieci anni di prigione. Ma sulle loro tracce si metteranno
subito due determinati e testardi Texas Rangers – dei quali uno ad
un passo dalla pensione (Jeff
Bridges) – pronti a tutto pur di coglierli sul
fatto.
Avvalendosi
delle preziose interpretazioni di alcune superstar hollywoodiane –
che qui dimenticano la patinata esteriorità dello showbusiness per
mettere al servizio del regista sudore, lacrime e sangue –
Mackenzie realizza quasi l’impossibile: far risorgere il genere
western dal suo sepolcro. E lo fa rispettando alla perfezione tutti
quelli che sono i topoi classici ma inserendoli in
un contesto moderno, aggiornandoli: la classica grande rapina
al treno cambia testimone e dai cavalli si passa ai cavalli
rombanti di vecchi pick up, con sullo sfondo il desolato e arido
paesaggio del Texas punteggiato da pompe petrolifere; i due
fratelli protagonisti si macchiano di azioni palesemente fuorilegge
e – almeno per Toby – a spingerli è la disperazione: perdere tutto
o sopravvivere, ma a che prezzo? Anche a costo di condannare la
propria anima per l’eternità.
Come dice Alfredo, il collega del
Texas Ranger Marcus, quelle terre un tempo appartenevano ai suoi
avi (indiani, e specialmente Comanche) e furono sottratte dagli
invasori bianchi; ora spetta ai bianchi vedersele portar via dagli
altri, “Loro”, quei nemici incarnati dalle banche. Il mondo messo
in scena da Mackenzie in Hell or High Water è
un crudele “cane – mangia – cane” dove ognuno è un nemico per
l’altro (significato del nome Comanche) e la guerra per la
sopravvivenza è crudele, feroce ma soprattutto senza esclusione di
colpi: ogni distrazione può costare cara e pregiudicare la
conquista della libertà (moderna frontiera che ha sostituito il
vecchio West).
Si intitolerà Two
Trains, Hell On Wheels 4×09, il nono episodio della
quarta stagione di Hell On Wheels,
la serie TV di AMC ispirata alla costruzione della ferrovia
statunitense.
In Hell On Wheels
4×09 Cullen (Anson Mount) affronta e ha
un testa a testa con il nuovo comandante per liberare i lavorati
della ferrovia che sono stati ingiustamente
arrestati. Campbell (Jake Weber)
affronta Louise su una storia che li riguarda.
In Hell on Wheels
4×03, Cullen gestisce
alcuni problemi a casa e prende le
questioni della ferrovia nelle sue mani; intanto Campbell fa una
mossa contro Mickey e Durant.
Hell on
Wheels è una serie
televisiva statunitense creata da Tony e Joe Gayton,
trasmessa dal 6 novembre 2011 sul canale via
cavo AMC. Il titolo Hell on
Wheels (letteralmente “inferno su ruote”) fa riferimento
all’assieme itinerante di case da
gioco, saloon e case di tolleranza che seguiva
gli operai dediti alla costruzione della Prima Ferrovia
Transcontinentale nella seconda metà degli anni ’60 del
XIX secolo negli Stati Uniti d’America.
La serie è
ambientata nell’America del XIX secolo, durante la costruzione
della Prima Ferrovia Transcontinentale.
Nel 1865, dopo aver
combattuto nella Guerra Civile americana, l’ex soldato degli
Stati Confederati d’America Cullen Bohannon intraprende
un viaggio verso ovest determinato a vendicare la morte della
moglie e del figlio , uccisi per mano dei soldati
dell’Unione . La sua sete di vendetta lo porterà a Hell on
Wheels , il cantiere di costruzione della ferrovia Union
Pacific, la prima ferrovia transcontinentale. Cullen viene assunto
dalla ferrovia per gestire la “squadra tagliatori” composta per lo
più da lavoratori neri, fra cui troviamo Elam, il cui lavoro è
quello di smottare il terreno per la posa dei binari. Nelle notti a
Hell on Wheels durante le sue conversazioni con il capo del
personale, Daniel Johnson, Cullen apprende di più sulle cause della
morte della moglie; purtroppo il capocantiere viene sgozzato da
Elam poco prima di rivelare il nome dell’assassino di sua moglie.
Incontriamo anche Thomas “Doc” Durant cinico e spietato
uomo d’affari il quale intraprende, mosso unicamente dalla sete di
fama e denaro, la sua “folle e nobile missione ” di espandere il
tragitto della ferrovia Union Pacific per completare la prima
ferrovia transcontinetale. Lily Bell accompagna suo marito Robert,
che ha il compito di mappare i terreni per la Union Pacific.
Arrivano un mucchio di foto e
immagini promozionali di Hell on Wheels
4, l’atteso quarto ciclo di episodi della serie di
successo creata da Tony e Joe
Gayton e targata AMC. Di seguito tutte le foto.
Hell on
Wheels è una serie
televisiva statunitense creata da Tony e Joe Gayton,
trasmessa dal 6 novembre 2011 sul canale via
cavo AMC.
Il
titolo Hell on Wheels (letteralmente “inferno su
ruote”) fa riferimento all’assieme itinerante di case da
gioco, saloon e case di tolleranza che seguiva
gli operai dediti alla costruzione della First
Transcontinental Railroad negli anni ’60 del XIX
secolo.
Nel 1865, dopo aver combattuto
nella Guerra Civile americana, l’ex soldato degli
Stati Confederati d’America Cullen Bohannon (Anson Mount)
intraprende un viaggio verso ovest determinato a vendicare la morte
della moglie e del figlio , uccisi per mano dei soldati
dell’Unione . La sua sete di vendetta lo porterà a Hell on
Wheels , il cantiere di costruzione della ferrovia Union
Pacific, la prima ferrovia transcontinentale. Cullen viene
assunto dalla ferrovia per gestire la “squadra tagliatori” composta
per lo più da lavoratori neri, fra cui troviamo Elam (Common), il
cui lavoro è quello di smottare il terreno per la posa dei binari.
Nelle notti a Hell on Wheels durante le sue conversazioni con il
capo del personale, Daniel Johnson (Ted Levine), Cullen apprende di
più sulle cause della morte della moglie; purtroppo il capocantiere
viene sgozzato da Elam poco prima di rivelare il nome
dell’assassino di sua moglie. Incontriamo anche Thomas “Doc” Durant
(Colm Meaney) cinico e spietato uomo d’affari il quale intraprende,
mosso unicamente dalla sete di fama e denaro, la sua “folle e
nobile missione ” di espandere il tragitto della ferrovia Union
Pacific per completare la prima ferrovia transcontinetale.
I film horror commerciali si
distinguono per il fatto che i protagonisti del film, obbediscono
sempre a determinati schemi caratteriali e comportamentali: c’è il
belloccio stupido che muore per primo, quello simpatico che pensa
sia una buona idea ‘tornare indietro’, quello intelligente che
propone sempre di dividersi, e la bella ragazza urlante, la
classica screaming girl, che immancabilmente si salva.
Ma cosa accadrebbe se i personaggi
di un film horror fossero intelligenti, o almeno furbi da sfuggire
a tutte le classificazioni, tanto da non prendere decisioni
rischiose o affrettata (o anche chiaramente sbagliate)?
Chiudendo bruscamente la parentesi
natalizia, imperlata di vecchi e nuovi film di Natale,
Netflix
porta sullo schermo una storia vera, per quanto possa sembrare
raccapricciante. Hell Camp– Inferno
per Teenager è un documentario di circa un ora e
mezza diretto da Liza Williams (vincitrice di un
BAFTA per The Yorkshire stripper). Il docufilm, sviluppato
in un alternarsi di vecchi video e interviste varie, figura anche
personaggi ben noti nella società contemporanea americana e
internazionale, come Paris Hilton e i Rockfeller.
Hell camp: l’inferno della
rinascita
Tutto partì da Steve
Cartisano, un giovane visionario proveniente da una
situazione familiare difficile che ritrovò la propria pace ed il
proprio equilibrio nella Air Force. Una volta ritiratosi dalla vita
militare, Cartisano vide nella lotta per la sopravvivenza lo
strumento perfetto per aiutare tante famiglie americane in
difficoltà. Nel periodo compreso tra la fine degli anni 80 e i
primi 2000 la criminalità e l’uso di droghe tra gli adolescenti
americani è notevolmente aumentato: quale modo migliore per
raddrizzare tanti giovani teppistelli se non lasciarli a
sopravvivere nel deserto!
Tralasciando l’ironia, la visione di
Cartisano era che vivere a contatto con una natura ostile, dove
ogni azione aveva una conseguenza positiva o negativa, avrebbe
permesso a questi ragazzi problematici di conoscere meglio se
stessi e di poter ritornare sulla retta via una volta tornati a
casa. Così Cartisano diede vita alla Challenger
Foundation e ai suoi costosissimi programmi.
Le condizioni in cui venivano fatti
vivere i ragazzi in questi Hell Camp erano
tutt’altro che umane: costretti a camminare per ore sotto il sole
cocente nel deserto dello Utah, senza cibo ne acqua. Tutti i
giovani presenti nel programma venivano additati come bugiardi e
manipolatori dallo stesso Cartisano, e per questo non venivano
creduti neanche nel momento in cui lamentavano problemi fisici. In
tali condizioni un incidente era pressoché inevitabile.
Il raccapricciante trattamento dei
giovani
Uno degli elementi maggiormente
preoccupanti di Hell camp è proprio il trattamento
riservato a dei ragazzi problematici. Alcuni dei vecchi
partecipanti ai programmi, intervistati ora da adulti, erano
ragazzi che avevano perso il padre poco prima di essere mandati nel
deserto o i cui genitori non si interessavano di loro. Si trattava
dunque di individui che già di base vivevano un periodo di
ribellione e scoperta di sé, l’adolescenza, e che si ritrovavano a
crescere in contesti familiari o sociali particolari.
Di conseguenza, risulta
semplicemente crudele colpevolizzare dei teenager per il loro
uscire un po’ fuori dai ranghi, o comunque condannarli a tal punto
da spedirli a morire nel deserto. Per quanto Cartisano avesse dato
vita ai suoi programmi con uno scopo educativo e formativo per i
giovani, questo non è stato percepito da molti, ed anche lì dove i
ragazzi avessero avvertito un proprio cambiamento personale, questo
non è stato duraturo.
Paragonando il trattamento nei
programmi Challenger con la realtà sociale attuale, non può che
essere chiara la differenza. Con la maggiore diffusione e
“normalizzazione” di cure psicologiche e psichiatriche,
l’attenzione riservata alla sensibilità di bambini e adolescenti,
un Hell camp oggi non sarebbe più immaginabile.
Oggi è chiaro che curare le dipendenze con abusi e privazioni non è
una soluzione, come è anche più normale permettere ad un bambino
problematico, che non riesce a comunicare o a creare un rapporto
con i genitori, di parlarne con un professionista.
La lesione dei diritti fondamentali
a tutte le età
Dopo secoli di lotta per i diritti
umani, numerose convenzioni internazionali, norme e costituzioni,
sembra quasi paradossale vedere dei ragazzi privati di ogni
basilare bisogno in uno stato democratico, senza alcuna conseguenza
legale. Per quanto venga affermato in Hell camp –
Inferno per Teenager che la potestà genitoriale
venisse passata alla fondazione durante il programma, va da sé che
non dovrebbe essere possibile privare delle persone, dei minori per
giunta, del necessario per vivere, di impedirgli di accedere a cure
mediche o di contattare le forze dell’ordine.
Hell camp – Inferno per
Teenager: l’impatto sul pubblico
Hell camp – Inferno per
Teenager è senza alcun dubbio un documentario molto
ad effetto: riesce a raggiungere in maniera efficace il pubblico,
raccontando una realtà molto poco nota al mondo. Sono stati
coinvolti nella realizzazione del docufilm sia ex partecipanti ai
programmi, sia la moglie e la figlia di Cartisano. Inoltre, sono
stati intervistati anche un giornalista che si è occupato della
vicenda, il legale di Cartisano ed il capo della polizia della
località dove si svolgeva il programma.
E’ anche molto interessante
l’alternarsi di parti intervistate con vecchi video e foto del
tempo, raffiguranti le esperienza nei Hell camp –
Inferno per Teenager. Tutto ciò permette allo
spettatore di poter avere un quadro chiaro della vicenda,
sviluppando un proprio parere riguardo a questa storia tanto
incredibile quanto dolorosa.
L’attore Ron
Perlman sembra aver cambiato idea rispetto al suo ruolo di
Hell Boy . Dopo averci infatti raccontato
che il trucco del personaggio era troppo fastidioso da poter essere
ri-indossato per un terzo film, sembra adesso che l’attore voglia
convincere il regista Guillermo Del Toro a
riprendere in mano il progetto di un Hell Boy
3 .
In una intervista a IGN, Perlman ha
infatti confessato di voler ritornare ad essere Mike
Mignola:
Quando abbiamo finito Hellboy 2
sia io che Del Toro eravamo d’accordo sul fatto che non ne avremmo
mai girato un altro. Ma con il passare del tempo mi sono reso conto
che lui aveva sempre immaginato questa storia come una trilogia.
Guillermo ha una idea molto articolata su come dovrebbe essere
l’episodio finale, è un’idea molto teatrale, epica e sarebbe
favolosa al cinema, con o senza il legame con i primi due
film.
Quello che ho detto a Del Toro
è stato: hai il dovere di finire questa trilogia. Lo devi al mondo.
Gli ho dato un pizzico di senso di colpa ebraico! (traduzione Badtaste)
Ricordiamo che Guillermo
Del Toro tra poco partirà con il tour promozionale di
Pacific Rim, per cui potremmo presto
avere notizie di prima mano direttamente dall’interessato.
Un terzo Hell
Boy arriverebbe a cinque anni di distanza da
The Golden Army, e a nove anni dal primo
Hell Boy.
Il brutale dramma
messicano sulla droga Heli vince il
Louvre d’Or al festival di Montreal. Così dopo il premio alla regia
ottenuto a Cannes(e la nomina a rappresentare il messico ai
prossimi Oscar),Amat Escalante può esibire un
altro trofeo in bacheca.
Il premio speciale della giuria è andato invece a Simon
Gross e Nana Ekvitmishvili per
In Bloom,altro dramma ambientato però
durante la guerra civile Georgiana. Il riconoscimento come miglior
attore/attrice invece è andato a Samantha
Castillo,protagonista di Pelo
Malo,film già assoluto protagonista del festival di
San Sebastian che racconta le vicende di un adolescente la cui
ossessione per i capelli provoca svariati attriti con la madre
appena divenuta vedova.
Di seguito trovate il trailer del vincitore della 42° edizione del
Festival du Nouveau Cinema di Montreal
Helena Bonham Carter è una delle attrici più
famose del pianeta, tanto che nel 2009 venne messa al primo posto
delle più grandi attrici britanniche di tutti i tempi secondo la
rivista The Times. La Carter si è sempre contraddistinta
per le sue indubbie capacità recitative, ma è molto più di
questo.
Ecco dieci cose che, forse,
non sapevate di Helena Bonham Carter.
Helena Bonham Carter: film e
carriera
1. Helena Bonham Carter è
nata nel 1966. La Carter è nata il 26 maggio del 1966 a
Golders Green, a Londra. Più piccola di tre fratelli di Elena, una
psicoterapeuta e di Raymond Bonham Carter, un
banchiere. Da parte del padre discende dal Primo Ministro
Herbert H. Asquith e il suo albero genealogico
comprende anche baroni e baronesse, diplomati e registi: il prozio
della Carter, Anthony Asquit realizzò
Pigmalione (1938) e L’importanza di chiamarsi
Ernesto (1952). Il nonno da parte di madre, Eduardo
Propper de Callejon, era un diplomato spagnolo che è stato
rinosciuto Giusto tra le Nazioni da Israele, per aver
aiutato degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. La nonna da
parte di madre, Hélène Fould-Springer, proveniva
da una famiglia ebrea di origini francesi, autriache e
tedesche.
2. Helena Bonham Carter ha
avuto un’infanzia dura. Helena Bonham Carter ha avuto
un’infanzia difficile, con la madre vittima di esaurimenti nervosi
e il padre colpito da paralisi dopo un’operazione al cervello. Ha
iniziato a studiare alla South Hampstead High School e alla
Westminster School a Londra, per poi diventare scegliere la
carriera di attrice. La sua carriera inizia molto preso, nel 1979,
quando, a tredici anni, vinse il secondo posto di una competizione
nazionale di poesia e uso la vincita per fare delle foto e
partecipare al casting di Spotlight. Cominciò presto ad
avere un’agente e il suo primo lavoro attoriale fu all’età di
sedici anni per una pubblicità. Successivamente, cominciò ad
interpretare ruoli di valore come nel film per la televizione A
Pattern of Roses (1983) e nel film di James Ivory Camera
con vista (1985). Recitò poi in Lady Jane (1986) e in
tra film: Maurice (1987), per il quale non venne
accreditata, Monteriano – Dove gli angeli non osano metter
piede (1991) e Casa Howard (1992).
3. Helena Bonham Carter ha
acquisito successo con Le ali dell’amore. Per
Helena Bonham Carter gli anni ’90 sono stati importanti, in quando
l’hanno resa famosa a livello internazionale. Nel 1997 partecipa al
film Le ali dell’amore, per il quale riceve la sua prima
nomination agli Oscar per la categoria di Migliore Attrice
Protagonista, così come per i Golden Globe, i BAFTA e i SAG. Da
Le ali dell’amore planò verso il film cult di
David Fincher, Fight Club nel 1999. Nei
tardi anni ’90 ottenne numerosi ruoli per film come La teoria
del volo (1998) di Paul Greengrass, La dodicesima
notte (1996) di Trevor Nunn, La dea dell’amore (1995)
di
Woody Allen e in Frankenstein di Mary Shelley
(1994) di
Kenneth Branagh.
Nel 2013 prende parte al film
The Lone Ranger, al fianco di Johnny Depp. Nel 2015 interpreta la Fata
Madrina nel film Disney Cenerentola,
diretto da Kenneth Branagh. Nello stesso anno è nel cast
di Suffragette, al fianco di Meryl Streep e Carey Mulligan.
Helena Bonham Carter in The Crown
Nel 2019-20 entra a far
parte del cast della terza stagione di The Crown, l’acclamata serie
tv originale Netflix che racconta la storia della
famiglia reale inglese. Nella serie tv interpreta il ruolo della
principessa Margaret. Ruolo che riprenderà anche nella
quarta stagione della serie che arriverà entro la fine del
2020.
Sempre nel 2020 sarà nel cast di
Enola
Holmes, il film giallo diretto da Harry
Bradbeer e basato sul romanzo di Nancy Springer che
racconta le vicende della sorella di Sherlock Holmes. L’attrice
reciterà al fianco di Millie Bobby Brown nel ruolo di Enola
Homes e di Henry Cavill nei panni di Sherlock
Holmes. Nel 2021 presterà la sua voce per doppiare il film
d’animazione The Land of Sometimes. Sempre quest’anno sarà
nel cast della serie tv The Cleaner.
5. Helena Bonham Carter ha
conosciuto Tim Burton sul set de Il Pianeta delle Scimmie.
Lei proveniva da una relazione di ben cinque anni con
Kenneth Branagh, iniziata nel 1994 e conclusasi nel
1999 e insieme hanno trovato la complicità. Dalla loro unione sono
nati Billy Raymond Burton, nato nel 2003, e Nell Burton, nata nel
2007. Nel 2014 la coppia ha annunciato la separazione, ma sono
rimasti in ottimi rapporti.
Helena Bonham Carter hot
6. Helena Bonham Carter ha
un lato hot. Grande animalista e con la fobia dei pesci,
la Carter ha posato per un servizio fotografico in cui stava
avvinghiata a un tonno, entrambi senza veli. Questo progetto, ha
fatto parte di un programma di sensibilizzazione della Blue
Foundation Marine contro la pesca intensiva, coinvolta da
Greta Scacchi.
Helena Bonham Carter:
curiosità
7. Helena Bonham Carter è
stata respinta da King’s College della Cambridge
University. La Carter aveva fatto richiesta per essere
ammessa al King’s College, ma è stata respinta. Le motivazioni non
riguardavano i risultati dei suoi test o altri punteggi; più che
altro i dirigenti della scuola erano preoccupati che lei avrebbe
potuto abbandonare a metà del percorso per seguire la sua carriera
di attrice. Date le circostanze, Helena decise di dedicarsi
completamente alla recitazione.
8. Helena Bonham Carter ha
un passato da stilista. Nel maggio del 2006 ha lanciato
una sua linea di moda chiamata The Pantaloonies, con la designer
Samantha Sage. La loro prima collezione, chiamata Bloomin’
Bloomers, con camicie e pantaloni in stile vittoriano.
9. Helena Bonham Carter è
stata onorata a Londra. Grazie ai suoi servizi redi
all’arte drammatica, Helena Bonham Carter è stata onorata con il
titolo di Commendatore dell’Ordine dell’Impero
Britannico.
10. Helena Bonham Carter non
ha nessun social. Con tutta probabilità, Helena Bonham
Carter preferisce mantenere la sua vita privata, tanto che non
possiede nessun account social.
Mentre J.K. Rowling continua a raccogliere
polemiche, Helena Bonham Carter che ha recitato nel
franchise di Harry Potter nei panni di Bellatrix
Lastragne, si è fatta avanti schierandosi dalla parte dell’autrice.
Nonostante abbia creato uno dei franchise fantasy più amati di
tutti i tempi, Rowling è rimasta impantanata in pesanti polemiche
negli ultimi anni dopo essere stata presa di mira per una serie di
tweet e commenti visti come transfobici, con l’autrice di
bestseller che ha subito un pesante contraccolpo fino ad arrivare a
minacce di morte. La Rowling è rimasta in gran parte ferma nelle
sue convinzioni da allora, e diverse star di Harry
Potter hanno condiviso i loro pensieri a riguardo.
In una recente intervista con
The Times, Helena Bonham Carter ha parlato del
contraccolpo nei confronti dell’autrice di Harry Potter
J.K. Rowling. L’attrice di Bellatrix Lestrange ha difeso
la Rowling contro coloro che parlano male di lei, ritenendo che le
critiche che le sono state rivolte siano “orrende” e
“un mucchio di stronzate“.
“Penso che sia stata
perseguitata. Il giudizio delle persone è stato portato
all’estremo. Ha parlato della sua opinione, in particolare essendo
stata anche lei vittima di abusi. Ognuno porta la propria storia di
traumi e forma le proprie opinioni da quell’esperienza di trauma, e
devi rispettare da dove vengono le persone e il loro dolore. Non
dovete essere tutti d’accordo su tutto, sarebbe folle e noioso. Non
parla in modo aggressivo, sta solo dicendo qualcosa della sua
stessa esperienza. Personalmente penso che [le mie costar]
dovrebbero lasciarle esprimere le sue opinioni, ma penso anche che
siano molto consapevoli che prendendo quelle posizioni stiano anche
proteggendo i loro fan e la loro generazione.”
Emma Watson e
Daniel Radcliffe si sono espressi più volte con
contrarietà rispetto a quanto dichiarato da Rowling e Helena Bonham Carter non è la prima che invece
si schiera dalla parte dell’autrice.