Dire che Aaron Edward
Eckhart è un cosmopolita è dire poco, visto che nasce in
California, cresce in Inghilterra, finisce il liceo in
Australia e si laurea (in cinema) nello Utah. Fa l’attore
squattrinato a New York (cioè si mantiene come barista/autista di
autobus/muratore) e poi torna nel sole della West Coast, dove si
ritrova a fare la comparsa nella serie Beverly Hills
90210.
Ma cominciamo dal principio. La sua
famiglia è mormona convinta e anche il suo primo ‘vero’ ruolo è
legato alla fede: mentre frequenta la Brigham Young University,
infatti, Aaron appare in un film a tema
‘mormoneggiante’, Godly Sorrow… anche se, in realtà,
il suo debutto sulla scena è nei panni di Charlie Brown in
una recita scolastica quando è solo un ragazzino e, come ogni
attore che si rispetti, più tardi arriverà pure il momento di
Beckett, con l’allestimento liceale di Aspettando
Godot. Comunque, tornando agli esordi più ufficiali, ai
tempi dell’università Mr. Eckhart incontra il drammaturgo/regista
Neil LaBute, che lo scrittura in alcuni suoi lavori
teatrali, per poi farlo esordire al cinema (nel 1997) con la black
comedy Nella società degli uomini, adattamento di una
sua pièce in cui il giovanotto è chiamato a interpretare un
colletto bianco sciupafemnmine & sociopatico. Accoppiata niente
male, visto che la performance gli vale subito un Independent
Spirit Award come miglior esordiente.
Aaron Eckhart, filmografia
E il sodalizio tra l’attore e il
regista è di quelli prolifici, con i due che torneranno a lavorare
insieme anche in Amici & vicini (1998), Betty
Love (2001), Possession – Una storia
romantica (2002)e Il prescelto (2006). Per
ora. Una volta rotto il ghiaccio, Aaron è pronto a bucare pure lo
schermo: comincia con Ogni maledetta domenica nel ’99
e prosegue l’anno dopo con Erin Brockovich – Forte come la
verità, in cui il suo George, motociclista/babysitter duro
fuori & tenerello dentro, fa breccia nel cuore di Julia
Roberts e delle spettatrici (ma anche della critica). Lui,
però, è un artista versatile ed ecco quindi che lo troviamo, fra
gli altri, nello sci-fi Paycheck dell’adrenalinico
John Woo e nel disaster-movie The Core, che
poi anche-un-po’meno-versatile-va-bene-uguale.
Ma uno scivolone ogni tanto
tonifica corpo, mente ed ego, e comunque il 2005 è l’anno del
riscatto col provocatorio Thank You For Smoking
di Jason Reitman, in cui Eckhart riesce a rendere
irresistibile perfino Nick Naylor, spregiudicato lobbista
dell’industria del tabacco assolutamente politically
s-correct. Seguono il noir The Black Dahlia,
la rom-com culinaria Sapori e dissapori etcetera
etcetera, fino al ruolo cool di Harvey Dent/Due Facce ne
Il cavaliere oscuro (2008), che Christopher Nolan decide di affidargli
sulla scia degli altri personaggi ‘corrotti’ da lui
precedentemente rappresentati con successo.
Olé! Peccato che la ritrovata
grazia cinematografica debba essere nuovamente offuscata dallo
scivolone numero 2, ovvero il melensissimo Rabbit
Hole del 2010, anche se qui il ragazzo può fare a metà con
la collega Nicole Kidman e, come si dice, mal comune mezzo
gaudio. Gaudio assicurato in The Rum Diary , dove
Aaron è un riccone che-non-deve-chiedere-mai… anche se forse
dovrebbe chiedere a Johnny Depp di non fregargli la fidanzata
scenica, Amber Heard (che poi Depp nel film gliela frega
eccome, e nella vita vera se la sposa pure). Recentemente lo
abbiamo visto addirittura prestare il volto al Presidente U.S.A.
(ostaggio degli immancabili terroristi del caso) in Attacco
al potere – Olympus Has Fallen, e dare corpo alla celebre
creatura partorita dalla mente di Mary Shelley in I,
Frankenstein, rilettura in chiave 2.0/gotica/action
dell’intramontabile ‘mostro’.
Eckhart, dal canto suo, di
mostruoso ha ben poco: a cominciare dall’aspetto, innegabilmente
soddisfacente, ma anche dalla sane abitudini, visto che il
signorino si è sottoposto a ipnosi per smettere di fumare(solo le
sigarette – che secondo lui rendono nevrotici –perché il sigaro è
un’altra storia), di bere (perché al terzo bicchiere finisce che ti
metti a flirtare con le fidanzate altrui) e di gozzovigliare (lo
dice lui, eh). È un tipo a posto, insomma… uno di quelli che
presenteresti subito alla mamma. Peccato che, quanto a donne,
sembra essere un single patentato: del suo privato non si sa molto,
ma dopo le relazioni con un’attrice e con una cantante country
negli anni Novanta, non si registra nessuna love story rilevante,
forse perché – come sostiene lui – è uno molto timido e non è così
facile trovare una donna.
Noi non vogliamo certo lasciarlo
solo il giorno del suo compleanno, giusto? Abbiamo già acceso le 46
candeline e siamo pronte/i a dar fiato alle trombe. HAPPY BIRTHDAY
AARON!