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Buon Compleanno Winona Ryder

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Buon Compleanno Winona Ryder

Giovane, carina e disoccupata, sì, ma solo fino al 1986, anno del debutto. E Winona Laura Horowitz deve decidere come presentarsi al pubblico. Se il nome di battesimo lo deve alla città natale, e il suo secondo nome è lo stesso della moglie dello scrittore Aldous Huxley (una cara amica di famiglia), il cognome d’arte è ispirato dal cantante Mitch Ryder: un suo brano passa in radio quando l’agente di Winona chiama per sapere cosa scrivere nei titoli del film d’esordio.

La sua è un’adolescenza tormentata, soprattutto per l’aspetto androgino… e chissà se c’entra anche l’esperienza in quella comune senza elettricità quando la Ryder aveva solo 7 anni. Comunque i primi personaggi del suo CV sono outsider come lei, vedi Beetlejuice – Spiritello porcello, Edward mani di forbice e Sirene. Poi Winona diventa grande: Dracula di Bram Stoker, L’età dell’innocenza (prima nomination all’Oscar), Piccole donne (seconda nomination), Ragazze interrotte, Autumn in New York. Nel 2000 è ufficialmente una diva, con la sua stella scolpita sulla Walk of Fame di Hollywood. La carriera va a gonfie vele, l’amore insomma. Dopo anni con Johnny Depp, che si è fatto persino tatuare sul braccio “Winona forever” (salvo poi accorciare la scritta in “Wino forever” – “ubriaco per sempre” – una volta finita la storia), ecco la volta di un cantante grunge, seguito da Matt Damon, che però la mollerà gettandola in depressione. Forse è anche per questo che nel 2001 Winona crolla. Di brutto. Arrestata per taccheggio da Saks, lei dice di soffrire di cleptomania, fatto sta che nella borsa ha una cosa come 5.000 $ di merce rubata e una bella scorta di analgesici senza ricetta.

Processo e condanna a 3 anni di libertà vigilata, 10.000 $ fra multe e rimborsi, 480 ore di lavori socialmente utili e psicoterapia obbligatoria. Inutile dire che la carriera si ferma, almeno fino al 2006, anno in cui riappare in A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare. Noi scrutiamo una bella torta all’orizzonte. HAPPY BIRTHDAY WINO(NA)!

Buon Compleanno William Shakespeare

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Buon Compleanno William Shakespeare

C’è chi lo chiama “Il Bardo” (appellativo degli antichi poeti in uso tra i popoli celtici), ma il suo nome è William Shakespeare. Del suo privato non si sa granché: si è sposato diciottenne, ha avuto tre figli e ha cominciato la carriera come attore, diventando poi famoso come autore di commedie e tragedie tuttora rappresentate. Non si sa neppure con certezza che faccia avesse, ma potete scegliere tra quella di Joseph Fiennes in Shakespeare in Love (semi-biopic in salsa rosa diretto da John Madden) e quella di Rafe Spall, lo Shakespeare impostore che firma le opere del ‘vero’ drammaturgo Edward de Vere (alias Rhys Ifans) nel film Anonymous di Roland Emmerich. Il regista, solitamente impegnato a distruggere il pianeta a suon di catastrofi, qui distrugge la reputazione del buon Will, mettendo in scena la teoria della cospirazione per cui gran parte delle opere storicamente attribuite al Bardo sarebbero in realtà state scritte dal 17° conte di Oxford (Edward de Vere, appunto), costretto dal suo status sociale a pubblicare i suoi lavori sotto mentite spoglie, quelle di un attoruncolo incapace ma scaltro: Shakespeare.

Ma la vita non è un film. Tanto per cominciare, la data di nascita di William non è documentata, anche se il suo battesimo viene registrato il 26 aprile 1564 e, tradizionalmente, si è deciso di festeggiarne il compleanno il 23 aprile (‘per colpa’ di un accademico del XVIII secolo, pare). Comunque la scelta del giorno non è casuale, perché proprio il 23 aprile di 52 anni dopo Shakespeare morirà lì dove è nato, nella sua Stratford-upon-Avon, e il 23 aprile è anche la festa di S. Giorgio, patrono d’Inghilterra: ottima occasione per celebrare il più grande scrittore in lingua inglese (uno che ha contribuito a coniare circa 3.000 fra vocaboli ed espressioni in uso ancora oggi). Will ha sondato ogni aspetto dell’animo umano, lasciando un patrimonio di 38 testi teatrali, 154 sonetti e una serie di altri scritti… e chissà quante centinaia di film.

Sì perché, ai tempi, Shakespeare poteva pure sperare che le sue opere fossero rappresentate anche nei secoli a venire, ma non poteva certo prevedere la nascita del cinema, che sin dagli albori attinge a piene mani alla produzione shakespeariana, a partire dall’Amleto del 1900 con Sarah Bernhardt protagonista (un vero scandalo per l’epoca). Sul grande schermo la tragedia del Principe di Danimarca va per la maggiore: grandi nomi vi si cimentano nel corso degli anni, fra cui Laurence Olivier nel 1948, Franco Zeffirelli nel 1990 e Kenneth Branagh in ben due occasioni (nel ’95 con Nel bel mezzo di un gelido inverno, e nel ’96 con Hamlet). Branagh merita poi una menzione speciale, poiché non esiste attore più “shakespeariano” di lui, data la miriade di produzioni (teatrali e cinematografiche) cui prende parte come interprete e/o regista: Enrico V, Molto rumore per nulla, Pene d’amor perdute, Othello, As You Like It – Come vi piace, e ci fermiamo qui. Poi c’è la storia d’amore per antonomasia, quella che ha rovinato generazioni di lettrici/spettatrici, Romeo e Giulietta: si va dal classico di Zeffirelli del 1968, alla rivisitazione pop di Baz Luhrmann del ’96 con Leonardo DiCaprio, passando per la messa in scena canterina di West Side Story, senza dimenticare lo Gnomeo e Giulietta per i più piccoli.

Sì, perché i sentimenti e le situazioni create da Shakespeare sono senza tempo e si possono adattare a qualsiasi contesto storico-geografico: per un Re Lear sovietico (1964), c’è un Macbeth nipponico (vedi Il trono di sangue di Akira Kurosawa, 1957); per La bisbetica domata più tradizionalista di Zeffirelli (con la coppia d’oro Elizabeth Taylor/Richard Burton), ce n’è una meno convenzionale, come Il bisbetico domato by Castellano & Pipolo con Celentano; per non parlare della versione teen di 10 cose che odio di te (che lancia Heath Ledger, Joseph Gordon-Levitt e Julia Stiles). Se è vero che le rivisitazioni adolescenziali sono di gran moda all’alba del nuovo millennio (vedi anche Hamlet 2000 e O come Otello), gli ultimi anni lasciano il posto a sperimentazioni più mature (come il Coriolanus di/con Ralph Fiennes, ambientato ai giorni nostri ma parlato alla maniera di Will, e The Tempest di Julie Taymor, con un Prospero al femminile, Helen Mirren). Ora, invece, stiamo riscoprendo il piacere di una messa in scena più rigorosa, alla Romeo and Juliet di Carlo Carlei, aspettando il nuovo Macbeth col duo Fassbender/Cotillard attualmente in lavorazione.

23 aprile 2014: 450 anni dalla nascita di William Shakespeare (e 398 dalla sua morte). “SIAMO FATTI ANCHE NOI DELLA MATERIA DI CUI SON FATTI I SOGNI; E NELLO SPAZIO E NEL TEMPO D’UN SOGNO È RACCHIUSA LA NOSTRA BREVE VITA”.

Buon Compleanno Will Smith

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Buon Compleanno Will Smith

Willard Christopher Smith Jr. è forse un nome che non dice niente a nessuno, a differenza di Willy il Principe di Bel Air, uno che non ha bisogno di presentazioni.

Era il ‘90 quando Will Smith si è affacciato sugli schermi di mezzo mondo interpretando fondamentalmente se stesso, un ragazzone di Philadelphia che canta il rap e fa ridere la gente. Così decolla la sua carriera, che lo porta a specializzarsi in film d’azione, cominciando con “Bad boys” nel ‘95, per proseguire con Independence Day, Men in Black (primo capitolo di una saga ormai ‘di culto’) e Nemico pubblico. Insomma, Willy mostra i muscoli, e bisogna ammettere che ci sa fare. Poi arriva il Duemila, con progetti più impegnativi da un punto di vista drammaturgico: il primo tentativo, Alì, gli frutta una nomination all’Oscar, così come il successivo La ricerca della felicità, diretto dal nostro Gabriele Muccino. Niente male come esordio nel cinema autoriale, anche se è difficile reprimere del tutto l’indole action.

Così Mr. Smith torna ai blockbuster esagerati con Io, Robot e Io sono leggenda, seguiti a ruota da Hancock, dove interpreta dichiaratamente un supereroe; salvo spiazzarci di nuovo con Sette anime, seconda collaborazione con Muccino. Un successo dopo l’altro per il Principe di Bel Air, anche se il recente After Earth non ha suscitato gli stessi entusiasmi dei kolossal precedenti. Ma siamo sicuri che è soltanto un passo falso in una carriera stellare destinata a riprendere il volo. Intanto la bella moglie Jada Pinkett e la progenie sapranno sicuramente come consolarlo. Noi, invece, sappiamo come festeggiarlo. HAPPY BIRTDAY, WILLY!

Buon Compleanno Vincent Cassel

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Buon Compleanno Vincent Cassel

Monsieur Vincent Crochon è un attore apprezzato e un divo patentato, status derivatogli dalla lunga relazione con Monica Bellucci, anche se l’unione è giunta al capolinea questa estate, dopo 14 anni di matrimonio, 2 figlie, e parecchi film insieme (fra cui L’appartamento, set che li ha fatti incontrare, Dobermann e Irréversible, dove lui appare come mamma l’ha fatto).

D’ora in poi lo citeremo col nome d’arte, Vincent Cassel, ereditato da papà Jean-Pierre, anche lui attore. Sarà certo più facile farsi notare con un cognome già collaudato, ma non è l’illustre parentela che decreta il successo di Vincent: conquista presto la critica con L’odio (1995), cruda storia urbana in bianco e nero diretta da Mathieu Kassovitz, regista parigino con cui Cassel ha già lavorato e tornerà a collaborare (I fiumi di porpora, 2000). Sin dalle prime pellicole si delinea la tipologia di personaggi che lo accompagneranno per tutta la carriera: uomini spesso ambigui, in bilico tra l’affascinante e il grottesco, il positivo e il negativo; tipi tosti, talvolta assai violenti (e Fiorello si è divertito parecchio a scimmiottare il povero Vincent in Viva Radio 2, quando, ogni volta che telefonava alla simil-Monicà, si udivano in sottofondo le urla bestiali del consorte). Con quella faccia lì si presta bene a fare il duro, e l’ottima padronanza dell’inglese (che si aggiunge all’italiano, al portoghese e ad una base di russo, imparato per esigenze di copione) gli permette di sbarcare a Hollywood, dove dal 2001 compare in svariate pellicole, fra cui Birthday Girl, Oceans’ Twelve/Thirteen (in cui dà sfogo alla sua grande passione per la capoeira), La promessa dell’assassino, Il cigno nero.

Naturalmente resta attivissimo in patria, e si becca il César come migliore attore per l’interpretazione della canaglia più nota di Francia (ma dai!), il gangster Jacques Mesrine, nei due capitoli di Nemico pubblico N.1. E ogni maudit che si rispetti ha charme da vendere, quindi chi meglio di Vincent può fare da testimonial a La nuit de l’homme di YSL?

Come se non bastasse, Cassel canta pure: magari Monicà era stufa delle sue esibizioni sotto la douche! Ma si sa, chiusa una doccia, si apre una Jacuzzi. Lo aspettiamo con lo champagne… BON ANNIVERSAIRE, VINCENT!

Buon Compleanno Viggo Mortensen

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Buon Compleanno Viggo Mortensen

Aragorn, figlio di Arathorn, erede di Isildur e Re di Gondor – detto anche Elessar o Dúnadan, per gli amici Granpasso – nasce il primo marzo dell’anno 2931 della Terza Era. E somiglia incredibilmente a Viggo Mortensen, che però fa il compleanno il 20 ottobre.

Neanche a Viggo mancano i titoli: attore, poeta, musicista, fotografo, pittore, attivista politico, poliglotta. Danese di origine, newyorkese di nascita, un’infanzia in Argentina e la laurea negli Stati Uniti; poi l’Europa, dove finisce a guidare camion e vendere fiori, per ritrasferirsi negli USA e darsi alla recitazione. La sua carriera si divide in due, pre e post Aragorn, appunto. Il Signore degli anelli è quel che si dice un’offerta last minute: a riprese già iniziate lo chiamano per sostituire Stuart Townsend e, dietro insistenze del figlio, Viggo accetta di volare in Nuova Zelanda. Mai scelta fu più azzeccata. Mortensen si rivela uno spadaccino nato, ed è talmente dedito al ruolo che ogni tanto dorme nei boschi. Tra le sue gesta, anche un dente spezzato e la frattura al dito di un piede (che si aggiungono alla cicatrice al labbro superiore, prodotto di una rissa e di un filo spinato, trent’anni or sono), oltre all’acquisto di due cavalli di scena dai quali proprio non si vuol separare. Se prima di Peter Jackson nessuno gli ha affidato ruoli di gran rilievo (salvo Ridley Scott in Soldato Jane), subito dopo piovono progetti importanti, con David Cronenberg in pole position con 3 collaborazioni: A history of violence, La promessa dell’assassino (con la scena cult della lotta a mani nude – e non solo quelle – nella sauna), e A dangerous method (dove però Freud era destinato a Christoph Waltz).

E non scordiamoci la sua performance in The road, prova estrema che conferma il talento di questo artista multitasking. Dato che Viggo sa fare tutto, saprà anche spegnere 55 candeline! HAPPY BIRTHDAY MR. MORTENSEN!

Buon Compleanno Valeria Golino

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Buon Compleanno Valeria Golino

Napoletana con mamma greca di origini franco-egiziane, da grande vuole fare la cardiologa. Poi, a una certa, Valeria Golino capisce che forse le conviene di più fare la modella (per dirne una) e così debutta in passerella.

A portarla al cinema è la Wertmüller nel 1983 e Valeria ci prova gusto, perché presto molla la scuola e nel giro di un paio d’anni arriva ad accaparrarsi un ruolo da protagonista in Piccoli fuochi di Peter Del Monte (cui deve essere grata a tal punto da fidanzarcisi per un bel pezzo). La signorina brucia tutte le tappe: in men che non si dica si becca la Coppa Volpi per Storia d’amore di Citto Maselli, e nell’88 vola in California, dove si mette con Benicio Del Toro, che ancora è uno sconosciuto nell’ambiente e anzi, si lamenta perché tutti i messaggi di lavoro in segreteria sono per Valeria e non per lui (se solo potesse prevedere l’Oscar nel 2001!). E non esagera, perché negli USA la Golino gira una ventina di film, fra cui Rain Man (dove si spupazza Tom Cruise), e il doppio capitolo di Hot shots!. Certo, non è tutto rose e fiori in quel di Hollywood: la poveretta si vede soffiare il posto da Julia Roberts ben due volte (purtroppo Valeria non è abbastanza Pretty Woman, e anche il regista di Linea Mortale le preferisce la stangona yankee). Arriva il Duemila ed è tempo di rimpatriare… e di ottenere altri importanti riconoscimenti, tipo il Nastro d’argento per l’interpretazione della mamma controcorrente in Respiro (2002), e il David per La guerra di Mario (2006). Come la carriera, anche la sua vita sentimentale è in continuo fermento: dopo anni con Fabrizio Bentivoglio, ecco il turno di Julian Lennon (sì, il figlio di John), prima che nel 2006 il testimone passi (definitivamente?) a Riccardo Scamarcio.

Di recente Miss Golino ha esordito anche alla regia con Miele, ma per la torta noi abbiamo preferito la classica panna. BUON COMPLEANNO VALERIA!

Buon Compleanno Uma Thurman

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Buon Compleanno Uma Thurman

Uma Karuna Thurman ha senz’altro un nome singolare, ma ai suoi fratelli forse è andata peggio… vero, Dechen, Ganden e Mipam? La colpa è del padre (che, fra l’altro, si chiama banalmente Robert): il signor Thurman, infatti, è uno dei massimi esperti mondiali di buddhismo – tipo che il Dalai Lama è andato a casa loro per una visita – e coi figli deve essersi fatto prendere un po’ la mano; menomale che i ragazzi possono contare su una madre modella (e psicoterapeuta) per rimediare alle eventuali turbe causate da quei nomi così poco convenzionali.

In realtà, Uma è poco convenzionale di natura e pare che i compagni tendano ad emarginarla per il suo aspetto (spilungona, ossuta e coi piedi lunghissimi) e il suo carattere anticonformista, ma il problema è presto risolto perché a 15 anni, dopo una recita, la ragazza decide che vuole fare l’attrice e addio ai banchi di scuola e ai coetanei ottusi. Il debutto ufficiale è nel 1987, col film Laura, che però si rivela un flop. Per fortuna, già l’anno successivo la fanciulla si rifà con ben tre pellicole, comprese Le avventure del Barone di Munchausen di Terry Gilliam e Le relazioni pericolose di Stephen Frears, cui seguono ruoli drammatici in svariati progetti, vedi Henry & June, Analisi finale, Lo sbirro, il boss e la bionda, Cowgirl – Il nuovo sesso e – perché no? – anche una puntatina sul piccolo schermo nelle vesti di Lady Marian (nel tv movie Robin Hood – La leggenda). Poi arriva il 1994 e un giovane regista chiamato Quentin Tarantino la sceglie per il ruolo di Mia Wallace, la sexy-moglie del temibile Marsellus nel rivoluzionario Pulp Fiction.

Il suo personaggio diventa subito un’icona pop, e come potrebbe essere altrimenti? Quel caschetto nero, quel ballo a piedi nudi con John Travolta /Vincent Vega, quella siringona di adrenalina nel cuore & compagnia bella sono ormai scolpiti nella storia del cinema e Miss Thurman si guadagna anche una nomination all’Oscar da non protagonista. Dopo un film come questo, può pure concedersi qualcosa di più ‘easy’, quindi eccola sperimentare generi diversi, dal fumettone Batman & Robin (esperimento fallito), allo sci-fi Gattaca – La porta dell’universo; dal feuilleton I miserabili, al super-eroico (mica tanto, considerati gli incassi) The Avengers – Agenti speciali, fino al Woody Allen di Accordi e disaccordi e al letterario The Golden Bowl firmato James Ivory. Poi, nel 2003, a quasi dieci anni dal loro primo fortunato incontro, Quentin e la sua musa Uma tornano a collaborare insieme sul set di Kill Bill, storia nata proprio da un’idea di “Q&U” (come recitano i credits).

L’attrice è perfetta per interpretare Beatrix Kiddo, meglio conosciuta come “La Sposa”, vendicativa protagonista del film… anche perché, a questo punto, di matrimoni la signora ne sa parecchio. Archiviato quello con Gary Oldman (1990-1992), nel 1998 è diventata la moglie di Ethan Hawke (conosciuto in Gattaca), nonché madre dei loro due figli: per la cronaca, la coppia divorzierà nel 2005 e sarà poi la volta di un fidanzato miliardario intermittente, Arpad Busson, con un tira-e-molla di quasi sette anni (quanto basta per sfornare la terza figlia, sulla quale evidentemente mamma Uma si è voluta vendicare, chiamandola Rosalind Arusha Arkadina Altalune Florence, per gli amici “Luna”).

Tornando alla carriera, con i due Volumi di Kill Bill la Thurman raggiunge nuovamente lo status di icona pop, merito anche della tutina gialla a bande nere stile Bruce Lee che, strada facendo, si tingerà di rosso e che in pochi possono permettersi (lei è alta 1.81 e con quel fisichetto lì può permettersela eccome). I trionfi tarantiniani sono seguiti da alti e bassi, vedi Be Cool, Prime, The Producers – Una gaia commedia neonazista, La mia super ex-ragazza (i bassi di cui sopra), Un marito di troppo, Bel Ami – Storia di un seduttore, Quello che so sull’amore, fino a Comic Movie (sempre i bassi di cui sopra). Forse, fra i sesso-dipendenti di Lars Von Trier Uma ritroverà la retta via, del resto lei è specializzata in doppi Volumi e magari le dice bene anche stavolta. Altrimenti si consolerà con una bella borsa Louis Vuitton, che tanto alla maison lei è di casa.Con noi non c’è la stessa confidenza, è vero, ma un brindisi per il proprio compleanno non si rifiuta mai, no? H APPY BIRTHDAY UMA!

Buon Compleanno Uggie

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Buon Compleanno Uggie

Diciamocelo: di attori cani ce ne sono fin troppi, ma i cani attori si contano sulle  dita di una zampa, ehm… mano, o quasi. Tra i grandi nomi ci sono sicuramente super-classici come Rin Tin Tin e Lassie, e super-size come Beethoven e la candida Belle, appena arrivata al cinema (dalla TV) con l’inseparabile Sebastien; ma anche il dolcissimo Hachiko che ha fatto piangere il mondo intero, e l’intrepido Rex della fiction italiana.  E non possiamo non citare le versioni animate, altrettanto storiche: da Lilli e il Vagabondo, ai 101 della celebre Carica, fino all’eroico Balto e all’hollywoodiano Bolt, passando per l’intramontabile Snoopy. Ma nessuno ha ottenuto più gloria e più riconoscimenti del piccolo Uggie, che, malgrado l’aria vispa e l’eccellente forma fisica (circa 7 kg), oggi – o forse ieri, o forse domani – compie ben 12 anni. Il Jack Russel Terrier che affiancava silenzioso Jean Dujardin e Bérénice Bejo nel pluripremiato The Artist (2011) è stato infatti osannato da critica & addetti ai lavori per la sua incredibile performance, che gli ha subito fatto guadagnare un Palm Dog Award al Festival di Cannes, seguito da un Dog Collar Award e svariati altri trofei.

La consacrazione definitiva arriva il 25 giugno 2012, quando Uggie lascia le sue inconfondibili impronte sulla Walk of Fame di Hollywood: il primo cane nella storia a ricevere tale onore. E pensare che da piccolo ha rischiato di finire in un canile.  Il cuccioletto, infatti, è piuttosto esuberante – leggi irrequieto – e almeno due padroni rinunciano a tenerlo con loro a causa del suo temperamento. Il destino, però, vuole che l’addestratore Omar Von Muller venga a sapere del birbantello e si offra di ospitarlo finché non abbia trovato un’adeguata sistemazione. Ma Uggie è già a casa: presto Von Muller si accorge del suo potenziale e decide di incanalare le energie del cagnolino insegnandogli qualche trucchetto del mestiere. Uggie non ha paura di niente e gli basta una salsiccia ogni tanto per trovare la motivazione ad impegnarsi. È un gran lavoratore lui, e il futuro gli riserva delle belle soddisfazioni.

Dopo qualche spot e qualche particina non accreditata, Uggie si aggiudica il ruolo di Queenie in Come l’acqua per gli elefanti, al fianco di Robert Pattinson e Reese Witherspoon, per poi imporsi all’attenzione di bipedi & quadrupedi con la sua interpretazione di Jack nel francese The Artist. Un trionfo. Per fortuna il film è muto, quindi il giovanotto non deve imparare ad abbaier come fanno a Paris, anzi: è il protagonista Dujardin che passa 3 giorni ad allenarsi per potergli poi dare i giusti comandi. Comunque pure Uggie ha un gran da fare, considerate le numerose scene d’azione che lo vedono coinvolto col suo padrone cinematografico: è vero che sul set può avvalersi di due controfigure (Dash e Dude, appositamente truccati per somigliargli di più), ma il signorino è un po’ come Tom Cruise, e preferisce fare tutto da sé.

Hollywood gliene rende merito, anche se l’Academy rifiuta di prendere sul serio la campagna Consider Uggie, promossa da un redattore di Movieline per inserire il cagnetto fra i candidati all’Oscar. Già dai BAFTA hanno dovuto puntualizzare che “non è un essere umano, ed essendo la salsiccia la sua unica motivazione come attore, non può competere nella categoria”. Questo perché molti membri della British Academy of Film and Television hanno chiesto se potevano votare il piccoletto… Tutti pazzi per Uggie, eh? Lui però non si è montato la testa: vive ancora con i Von Muller (e con 6 fratellastri a quattro zampe) nella loro casa a North Hollywood, dove si diverte a giocare e a skatare (vedere per credere), anche se il tempo libero non è molto, visti gli impegni di testimonial per la Nintendo e la PETA (per dirne due) e gli ultimi mesi passati a promuovere la sua autobiografia. Papà Omar dice che è ora che vada in pensione, perché i ritmi del cinema sono troppo stressanti alla sua età, ma quel musetto lì lascia intendere che ne vedremo ancora delle belle. BAUGURI PICCOLO UGGIE!

 

Buon Compleanno Tom Hiddleston

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Buon Compleanno Tom Hiddleston

Tom Hiddleston – nella versione integrale, Thomas William Hiddleston – è sicuramente uno degli attori del momento, ma prima di calcare le scene dei teatri più prestigiosi di Londra, e darsele di santa ragione col Dio del Tuono in persona, ha studiato a Eton e si è preso pure una laurea in Lettere Classiche a Cambridge.

Chissà se la passione per la recitazione gliel’ha trasmessa la mamma, ex manager teatrale e direttrice di scena, o se Tom comincia a meditare sull’essere o non essere un attore quando all’università si cimenta con Un tram che si chiama desiderio, in cui si fa notare da un’agente che presto lo porterà ad apparire in alcune produzioni TV. Nel 2005 Mr Hiddleston ufficializza le sue intenzioni aggiungendo al curriculum un bel diploma alla Royal Academy of Dramatic Art e, nel giro di un paio d’anni, ottiene il suo primo ruolo cinematografico in Unrelated dell’esordiente Joanna Hogg, che nel 2010 lo chiamerà di nuovo per il suo Archipelago, stavolta da protagonista. Hiddleston, però, è molto attivo anche in teatro e prende parte e numerosi allestimenti nel West End londinese, fra cui l’Otello di Shakespeare (con Chiwetel Ejiofor e Ewan McGregor) e l’Ivanov di Čechov (con Kenneth Branagh). Seguono lodi della critica.

Per non farsi mancare niente, Tom continua a fare capolino sul piccolo schermo e si ritrova a lavorare di nuovo con Branagh nella serie Wallander della BBC. Buon per lui, perché sarà proprio Kenneth, in veste di regista, a fare il suo nome ai produttori di Thor: inizialmente Hiddleston viene, infatti, proposto per il ruolo del dio-col-martello, essendo lui biondo, alto (1.87, per la precisione) e con una formazione classica. Il ragazzo ha 6 settimane per prepararsi al provino, equivalenti a 40 giorni di dieta & allenamenti ad hoc per mettere su muscoli (circa 8 kg). Peccato che alla fine Branagh lo veda meglio come antagonista e gli assegni quindi la parte di Loki, il fratellastro di Thor. Comunque la faticaccia non è andata sprecata, perché anche il malefico Loki richiede un certo physique du rôle: ora Tom deve solo imparare un po’ di capoeira perché, anche se non lo diresti mai, le arti marziali brasiliane vanno per la maggiore fra gli dèi di Asgard. È così che nel 2011 il mondo si accorge finalmente di lui, anche perché il signorino lavora pure con Woody Allen nell’onirico Midnight in Paris, dove interpreta lo scrittore F. Scott Fitzgerald, e con Steven Spielberg nel bellico War Horse.

Il 2012 lo riporta nell’universo Marvel con The Avengers, dove riprende il ruolo di Loki e si mena di brutto col fratellone Thor: si narra che, in nome del realismo, l’attore abbia chiesto al collega Chris Hemsworth di suonargliele ben bene (quando si dice il Metodo)… comunque Tom ne è uscito illeso e, non contento, è tornato a sfoggiare la chioma scura di Loki nel sequel di Thor, The Dark World (2013). Manco a dirlo, un successone. Si sa, i cattivi ragazzi hanno sempre quel fascino in più e Hiddleston ce lo confermerà ancora una volta nelle vesti del musicista/vampiro Adam in Only Lovers Left Alive di Jarmusch. Intanto, chi è a Londra ha tempo fino al 13 per ammirarlo nel Coriolano, prima che Tom torni sul set per uno dei mille progetti che lo attendono. È stato da poco annunciato che sarà uno dei protagonisti di High Rise, trasposizione del romanzo di J.G. Ballard (da noi, Il condominio), ma prima volerà da Guillermo Del Toro per girare Crimson Peak, horror gotico che originariamente prevedeva un altro londinese al posto suo, Benedict Cumberbatch, che però ha cambiato idea in corsa.

I due attori, tra l’altro, sembrano destinati a incontrarsi/scontrarsi a intervalli regolari, ormai. Dopo aver lavorato insieme in War Horse, ed essersi sfidati in rete a colpi di ballo (Tom è stre-pi-to-so, ndr), da qualche tempo si rincorrono nelle sexy-classifiche dei magazine di mezzo mondo. Oggi vince Hiddleston: è pur sempre il festeggiato. HAPPY BIRTHDAY TOM!

Buon Compleanno Tim Robbins

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Buon Compleanno Tim Robbins

Non sarà l’unico a sfoggiare la statuetta dorata sulla mensola del camino (o su quella del bagno), ma di certo è il più alto vincitore dell’Oscar: col suo metro e 96 ha infatti stabilito un singolare record.

Il vatusso in questione è Timothy Francis Robbins, ma potete chiamarlo Tim e, già che ci siete, festeggiare con noi i suoi 55 anni. La passione per la recitazione la coltiva sin da ragazzino, quando appena dodicenne comincia a fare teatro regolarmente.  Al college gioca a softball con John Cusack, e insieme a lui fonda la “Actors’ Gang”, compagnia sperimentale che continua a dirigere anche ora e che gli regala belle soddisfazioni. Come quella che deve aver provato nel ricevere l’Oscar di cui sopra: l’anno è il 2004 e il film si intitola Mystic River, regia di Clint Eastwood. L’ambito premio è il coronamento di una carriera ventennale, iniziata tra palco e piccolo schermo, fino al ruolo della svolta con Bull Durham – Un gioco a tre mani nel 1988. Il film gli porta fortuna a 360°: sul set conosce Susan Sarandon – sua compagna per i due decenni successivi – e il lavoro prosegue alla grande, con pellicole importanti come I protagonisti di Altman (per cui viene premiato a Cannes), Le ali della libertà, Arlington Road, Codice 46, e così via. Ma Robbins fa capolino anche nel film per ragazzi Zathura – Un’avventura spaziale, e perfino in un blockbuster (dimenticabile) come Lanterna Verde. Acclamato regista teatrale e cinematografico, la prima volta che sfiora l’Oscar è proprio per il suo Dead Man Walking (1995), in cui dirige l’amata Sarandon (che invece si becca la statuetta) al fianco di Sean Penn, e dà prova del suo determinato impegno civile.

Tim è anche un musicista e un giocatore di hockey su ghiaccio, nonché tifoso dei Rangers, che dividono le sue attenzioni con i Mets del baseball. Noi dividiamo equamente la torta. HAPPY BIRTHDAY MR. ROBBINS!

Buon Compleanno Tilda Swinton

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Buon Compleanno Tilda Swinton

C’era una volta la bella addormentata… nella teca di vetro: una teca bella lunga, perché Katherine Mathilda Swinton (alias ‘Tilda’) è alta uno e ottanta. Così, sdraiata in una scatola trasparente, appare alla Serpentine Gallery di Londra nel 1995, quando si offre per una settimana come installazione vivente. Il ’95, però, è anche l’anno della prematura scomparsa di Derek Jarman, artista e amico intimo della Swinton che per primo l’ha eletta sua musa.

Con quel volto diafano Tilda è fonte d’ispirazione di tutto un po’, dai profumi (Like This Tilda Swinton) agli stilisti (è testimonial per Chanel), e la classe non le manca di certo – è andata a scuola con Lady D – anche se accompagnata da una buona dose di ribellione e anticonformismo. Archiviata la laurea a Cambridge in Scienze politiche (con un debole per i comunisti), Miss Swinton inizia a recitare in teatro, passando poi al cinema, dove esplode nel ’92 con Orlando (da Virginia Woolf), personaggio che cambia di sesso durante la narrazione e che, combinato al look naturalmente androgino dell’attrice, la eleva subito a interprete simbolo dell’ambiguità. Indipendenti o mainstream, i suoi ruoli sono sempre borderline, dalla fanatica neo-hippy di The beach, al singolare Arcangelo Gabriele di Costantine. Nel 2005 al suo eclettico CV si aggiunge la Strega Bianca de Le cronache di Narnia, ruolo ripreso poi nei due sequel che completano la trilogia fantasy (per inciso, la Swinton abita in una località della Scozia chiamata Nairn). Nel 2007 affianca Clooney in Michael Clayton e, nelle vesti della spietata businesswoman, si prende l’Oscar da non protagonista. Seguono Burn after reading dei Coen e Benjamin Button di Fincher; l’indipendentissimo Io sono l’amore di Luca Guadagnino, e l’agghiacciante …e ora parliamo di Kevin, in cui è la madre che nessuna vorrebbe essere.

In attesa di vederla al servizio di tre registi DOCG (Jim Jarmusch, Terry Gilliam e Wes Anderson), le accendiamo le candeline e cantiamo in coro: HAPPY BIRTHDAY TILDA!

Buon compleanno Susan Sarandon

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Buon compleanno Susan Sarandon

Sapete chi è Susan Abigail Tomalin? No? Perché la conoscete come Susan Sarandon, il suo pseudonimo, che poi è il cognome del primo marito. Matrimonio nel ’67 e divorzio nel ’79, ma evidentemente Susan è tanto affezionata a quel nome che se l’è tenuto.

Chissà cosa avrà pensato Tim Robbins quando nell’88 ha occupato il posto vacante al suo fianco… Vacante fino a un certo punto, perché fra le due relazioni si inseriscono una liaison col regista Louis Malle, un altro (breve) matrimonio – con Franco Amurri – e un chiacchieratissimo flirt con Sean Penn, di 14 anni più giovane. Sì, Miss Sarandon ha un debole per gli uomini meno maturi: l’ormai ex Robbins ha 12 anni meno di lei, e l’attuale compagno pare abbia tre decenni di vantaggio. Ma basta gossip! In quarant’anni e più di carriera questa magnifica attrice si è cimentata in qualsiasi ruolo, dalla donzella birichina che canta e balla (The Rocky Horror Picture Show, 1975), alla prostituta navigata che Malle mette letteralmente a nudo, con annesso scandalo (Pretty Baby, 1978). Non contenta, la Sarandon si lancia pure in una scena lesbo con Catherine Deneuve (The Hunger, 1983), e tanti saluti ai bacchettoni (i suoi genitori avranno capito che troppo cattolicesimo può sortire effetti indesiderati?). Negli anni Novanta, il boom di successi e nomination all’Oscar: Thelma & Luise, L’olio di Lorenzo, Il cliente, fino alla vittoria con Dead Man Walking nel 1995 (diretta da Robbins).

Col volgere del nuovo millennio, l’inversione di tendenza con pellicole un po’ più leggere, vedi Nemiche amiche, Un amore sotto l’albero, Shall we dance?, Elizabethtown (dove si esibisce in un emozionante tip-tap), e Come d’incanto, in cui appare anche in versione cartoon. Animata o in carne e ossa, oggi festeggia 67 anni. HAPPY BIRTHDAY, SUSAN!

Buon Compleanno Steven Soderbergh

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Buon Compleanno Steven Soderbergh

Regista, produttore, sceneggiatore, montatore. Forse per non sembrare troppo megalomane, quando nei suoi film si cimenta anche come direttore della fotografia spesso compare con lo pseudonimo di Peter Andrews. All’anagrafe, però, è Steven Soderbergh, e il cognome tradisce le origini svedesi (Sӧderberg), sebbene sia stato anglofonizzato dal nonno emigrato da Stoccolma.

Steven inizia a girare i primi corti in Super 8 a 13 anni, passando poi al 16 mm. Le prime paghe le guadagna come montatore freelance, finché non cura la regia del video del concerto della rock band Yes, che riceve una nomination ai Grammy (1985). La sua è una vera vocazione: col lungometraggio d’esordio, Sesso, bugie e videotape (che si dice abbia scritto in soli 8 giorni), si becca subito la Palma d’Oro a Cannes (1989), diventando l’autore più giovane (26 anni) ad essere insignito del massimo riconoscimento al prestigioso festival francese.

Il film, peraltro, si rivela anche un grande successo commerciale mondiale, e sappiamo bene che il binomio ‘premio critico/super box-office’ non è mai scontato, anzi. Filmmaker indipendente con sfumature mainstream, Soderbergh è uno che ama molto i film corali, come Traffic (Oscar alla regia) e Ocean’s Eleven, primo capitolo della trilogia che prosegue coi sequel Twelve e Thirteen, e che rafforza il sodalizio con George Clooney. È stato proprio Steven a consacrare l’attore di E.R. sul grande schermo con Out of Sight (1998), e George, oltre a diventare uno dei suoi aficionados (col trittico di Ocean e poi Solaris e Intrigo a Berlino), gestisce insieme a lui la casa di produzione Section Eight: i due soci sottoscrivono titoli importanti come Lontano dal Paradiso, Insomnia e Syriana (e, naturalmente, Confessions of a Dangerous Mind e Good Night, and Good Luck dello stesso Clooney). Soderbergh, poi, non disdegna neppure le storie più ‘personali’ tipo Erin Brokovich – che nel 2001 lo vede in corsa per la statuetta alla regia in doppietta con Traffic – o i due capitoli sul “Che(L’argentino e Guerrilla), entrambi col fidato Benicio Del Toro nelle vesti di Guevara.

E sue sono anche pellicole che non ti aspetteresti, vedi il manesco-con-stile Knockout – Resa dei conti, e il risveglia-ormoni Magic Mike, con Channing Tatum aitante spogliarellista dal cuore tenero (e nuova ‘musa’ di Steven). Nelle opere più recenti domina la paranoia – quella collettiva di Contagion e quella più intimista di Effetti collaterali – ma con la sua ultima fatica, Dietro i candelabri, il regista riesce a sorprenderci ancora. La storia è quella del pianista-tutto-piume-e-paillettes Liberace, prodotta dalla televisiva HBO dopo il rifiuto dei grandi studios, per i quali il progetto era troppo ‘gay’ per il cinema. Il grande successo riscosso allo scorso Festival di Cannes ha però garantito la distribuzione in sala in molti paesi, e la pellicola si è appena guadagnata i Golden Globes per il miglior film e il miglior attore protagonista (Michael Douglas) nella sezione TV. Alla facciaccia di quei bigotti.

A questo punto festeggiamo sia il compleanno che le palle d’oro appena intascate. Sicuramente George, Matt, Channing, Don, Brad, Julia e tutti gli altri della sua cricca ci daranno una mano col coro. HAPPY BIRTHDAY STEVEN!

Buon Compleanno Stan Lee

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Buon Compleanno Stan Lee

Cosa mai c’entrerà un genio del mondo del fumetto su un giornale di cinema? Nel mondo cinematografico che viviamo in questo momento è sicuramente chiaro: Stan Lee può essere considerata a tutti gli effetti una celebrità (anche) cinematografica.

Ha partecipato a più cinefumetti di qualsiasi altro attore, e di recente con Big Hero 6 ha fatto anche il suo esordio nel mondo dell’animazione in CGI. Stan Lee compie oggi 92 anni, 92 magnifici e prolifici anni che hanno visto i suoi personaggi diffondersi in tutto il mondo e, adesso, diventare protagonisti dei grandi schermi, invadendo la forma d’arte più popolare che ci sia, il cinema.

Noto anche come L’Uomo (The Man) e Il Sorridente (The Smilin’), ha introdotto – insieme con diversi artisti/co-creatori, in special modo Jack Kirby e Steve Ditko – per la prima volta personaggi di natura complessa e con personalità sfaccettate all’interno dei comic book supereroistici. Il suo successo permise alla Marvel di trasformarsi da piccola casa editrice in una grande azienda di stampo multimediale. Stan Lee è anche uno di quei personaggi pop che si spendono per il pubblico, giocano con i fan e con i propri personaggi. Il suo sorriso è un marchio di fabbrica e il suo lavoro di una vita una componente fondamentale della cultura contemporanea.

Adesso con Spider-Man, i Vendicatori e gli altri supereroi, Stan Lee siprepara a spegnere le sue 92 candeline!

Buon Compleanno Sophia Loren

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Buon Compleanno Sophia Loren

E’ l’attrice italiana più amata di sempre, è stata il sogno erotico di uomini di ogni parte del globo, vanta una collezione vasta e prestigiosa di premi, tra cui ben due Oscar (uno per La Ciociara e l’altro alla carriera), è Sophia Loren, che oggi compie 80 anni.

80 anni portati magnificamente, con ironia e stile. La sua prosperosa figura è sempre stata ‘troppa’, per lo schermo, per la scena. La Loren ha sempre fatto di questo il suo punto forte: occhi magnetici (immutati ancora oggi), seno prosperoso, vitino di vespa e sempre un broncio sexy a completare il quadro.

La sua forza è sempre stata l’ambivalenza: non ha mai sfigurato nei ruoli di popolana un po’ arruffata e cafona, ma basta farla salire su un palcoscenico e si trasforma in grande diva, magari a braccetto con Meryl Streep che ha confessato di essere stata gelosa del marito solo una volta, quando videro insieme Pane, Amore e … durante la scena del mambo. E come non esserlo? Sophia, giovane, bella, intrigante, di rosso vestita e tra le braccia spasimanti del Maresciallo Vittorio De Sica, uno degli uomini della sua vita. Della sua vita professionale, beninteso; infatti in tanti anni di onorata carriera, un solo felicissimo matrimonia con il produttore Carlo Ponti, due figli, entrambi maschi, e tanti amori cinematografici, che diventavano inevitabilmente grandi amicizie. E tra questi uomini c’erano appunto De Sica e ovviamente Marcello Mastroianni, compagno di schermo inarrivabile.

Oggi Sophia, o Sofia (come volete), compie 80 anni e noi sappiamo che con la stessa autenticità che ha caratterizzato la sua vita, passando con una facilità disarmante dal dialetto puteolano all’inglese hollywoodiano, lei festeggerà in famiglia.

Buon Compleanno Shia LaBeouf

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Buon Compleanno Shia LaBeouf

In ebraico il suo nome significa qualcosa tipo “dono di Dio”, e il suo nome è Shia Saide LaBeouf, figlio di hippy – o così li definisce lui – che non se la passano troppo bene economicamente, tanto che il ragazzo decide di fare l’attore proprio per raggranellare qualche soldo.

Secondo la leggenda, Shia si trova un agente sulle Pagine Gialle e, dopo qualche comparsata in telefilm di successo come X-Files e E.R., ecco che nel 2000 diventa protagonista della serie Disney Even Stevens, che lo impegna per 3 anni e lo fa conoscere al pubblico più giovane. Dopo la gavetta in tv, tocca farsi le ossa anche al cinema, in titoli come Charlie’s Angels – Più che mai, Io, Robot e Costantine, finché, compiuti i vent’anni, Shia è ormai un giovanotto e deve prendersi le sue responsabilità: ancora un paio di film da comprimario – Guida per riconoscere i tuoi santi e Bobby – ed è pronto per fare il protagonista. Si comincia col thriller Disturbia (rivisitazione in chiave teen de La finestra sul cortile) e si prosegue col blockbuster Transformers, entrambi del 2007. E in entrambi c’è lo zampino di Steven Spielberg che, in veste di produttore esecutivo, consiglia ai registi D.J. Caruso e Michael Bay di ingaggiare questo nuovo talento, prima di dirigerlo lui stesso l’anno successivo in Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, in cui LaBeouf è chiamato a interpretare il figlio del mitico Indy. Spielberg si è proprio affezionato a Shia e nello stesso anno (il 2008) sviluppa un altro progetto, Eagle Eye (ispirato al racconto di Asimov Tutti i guai del mondo), che vede di nuovo coinvolti il suo adorato pupillo e il regista di Disturbia, D.J. Caruso.

Ma presto Shia tornerà a collaborare anche con Bay nei due sequel di Transformers, La vendetta del caduto (2009) e Transformers 3 (2011). Nel mezzo riesce a infilarci pure Wall Street – Il denaro non dorme mai per la regia di Oliver Stone, il quale, prima di iniziare le riprese, gli presenta la futura collega di set Carey Mulligan, che a breve diventa anche la sua fidanzata e rimane tale per un annetto abbondante, finché i due si lasciano (lei ora è sposata col leader dei Mumford & Sons), rimanendo comunque in ottimi rapporti. Più turbolenti, invece, sono i rapporti di LaBeouf con le autorità, e non solo sul grande schermo. Il teenager irrequieto del già citato Disturbia e il contrabbandiere da lui impersonato in Lawless (2012) sono due angioletti in confronto Shia-quello-vero. Il ragazzo sembra avere guai con la legge a cadenza regolare: ancora minorenne, viene arrestato per tentata aggressione nei confronti di un vicino di casa; qualche tempo dopo finisce di nuovo in manette per essersi rifiutato di lasciare un negozio come richiesto da uno della security. Ma c’è anche quella volta in cui non si presenta ad un’udienza e subito emettono un mandato d’arresto… e tutto per quella multa ricevuta un mese prima quando ha fumato dove non era consentito.

Nel suo singolare curriculum da fuorilegge non può poi mancare l’incidente d’auto: la colpa non sarebbe nemmeno sua, ma di uno che ha bruciato il rosso, tamponandolo pesantemente e spappolandogli la mano sinistra nell’urto. Il problema è che Shia non vuole farsi fare l’alcol-test e il rifiuto viene interpretato male dalla polizia. Risultato? Patente ritirata per un anno e mano operata a più riprese. L’esperienza lo segna profondamente (pare che suo padre conservi ancora la carcassa dell’auto a imperitura memoria dell’accaduto) ma non per questo il ragazzo si tira indietro di fronte ad una bella rissa, che sia a L.A. oppure a Vancouver.

Un caratterino niente male. Non c’è quindi da stupirsi se, all’ultimo Festival di Berlino, dopo una conferenza stampa disarmante, l’attore si presenta sul red carpet di Nymphomaniac con la faccia coperta da un sacchetto di carta con su scritto “I’m not famous anymore” (“Non sono più famoso”). In molti l’hanno letta come una provocazione in seguito alla bufera scatenata dal suo cortometraggio da regista, Howard Contour.com, subito accusato di plagio non appena lanciato su internet. Shia lo ritira dalla rete e fa pubblica ammenda, dichiarando di essersi voluto solo ispirare all’originale, ma di essersi forse fatto prendere un po’ troppo la mano. Non basta. Gli internauti di tutto il mondo cominciano a fare le pulci a tutti i suoi lavori precedenti e chissà se il povero LaBeouf riuscirà mai a redimersi fino in fondo.

Sarà bene che intanto continui a concentrarsi sul suo lavoro di attore, con i prossimi Fury e Spy’s Kid già in agenda. E noi oggi vogliamo riportargli un po’ di buon umore: ha solo 28 anni, perdindirindina! HAPPY BIRTHDAY SHIA!

Buon Compleanno Scarlett Johansson

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Buon Compleanno Scarlett Johansson

Il cognome tradisce le origini nordiche, e l’aspetto pure, anche se le forme sono un po’ più mediterranee, particolare peraltro molto apprezzato, visto che Scarlett Johansson è stata la n°1 nella hot-parade di Esquire per ben due volte, e nel 2007 era la celebrity più sexy per Playboy (che se ne intende).

Fa l’ingresso ufficiale nel cinema a soli 10 anni, ma è nel ‘98 che tutti si accorgono di lei con L’uomo che sussurrava ai cavalli, seguito da un altro uomo, quello che non c’era (dei Coen), e dall’indie Ghost World. Col Duemila, ecco i ruoli da adulta: la Johansson è appena diciottenne, ma la voce graffiata e il talento innegabile la fanno brillare sia in Lost in Translation, sia ne La ragazza con l’orecchino di perla, con tanto di doppia nomination ai Golden Globe. Ormai è un’attrice affermata, i progetti si moltiplicano – dall’agrodolce Una canzone di Bobby Long, al generazionale In Good Company, al fantascientifico The Island – e i grandi registi se la contendono, Woody Allen in testa. Con Match Point (2005) Scarlett lo ha talmente folgorato da essere riconfermata sua musa anche in Scoop e Vicky Cristina Barcelona; ma nel suo carnet ci sono altri nomi di spicco, come Brian De Palma (Black Dhalia), Christopher Nolan (The Prestige) e Cameron Crowe (La mia vita è uno zoo).

A questo punto, la fanciulla non si lascia scappare nemmeno il trend del momento, il cinecomic: nel 2009 veste la tutina striminzita della Vedova Nera in Iron Man 2, ruolo che torna a interpretare con gli altri supereroi della brigata nel colossale The Avengers (e che riprenderà in Captain America: The Winter Soldier). Nonostante la boutade fumettistica, Miss Johansson resta sempre una diva (tanto che fa la doccia al posto di Janet Leigh nel biografico Hitchcock), ed è strano che Hollywood decida di immortalarla sulla Walk of Fame solo nel 2012. Le grandi griffe, invece, non hanno perso tempo: Calvin Klein, Louis Vuitton, Dolce & Gabbana sono solo alcuni dei brand che l’hanno scelta per le loro campagne planetarie.

Come partner sentimentale, a sceglierla sono prima Josh Hartnett, e poi Ryan Reynolds, suo marito dal 2008 al 2010. Dopo il divorzio, lui si è sposato con Blake Lively e lei si è consolata con un uomo d’affari, Romain Duriac, suo attuale fidanzato. Non male per una che non ha ancora 30 anni. HAPPY BIRTHDAY SCARLETT!

Buon Compleanno Sally la conferenza stampa con Claudio Corinaldesi

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buon compleanno sallySally è un’adolescente alla soglia della maggiore età, è una bella ragazza, vitale e solitaria, che vive in una grande casa con la famiglia. La continua assenza dei suoi genitori fa sì che Sally sia molto legata alla nonna, che si prende cura di lei. Sally non ha molti amici, a parte Silvia e Deborah, due ragazze disinibite e più grandi di lei, dedite al divertimento sconsiderato con tanto di abusi di alcool e droghe varie. La sera prima del suo 18esimo compleanno, approfittando dell’assenza dei genitori e spinta dalle amiche, Sally decide di uscire di notte, senza il permesso della nonna, e andare a “divertirsi”. Scoprirà ben presto che ognuno paga le proprie scelte, e che a volte quelle giuste possono premiare.

Presentato questa mattina nella splendida cornice del MACRO a Roma, Buon Compleanno Sally è un mediometraggio (33 minuti) ideato e scritto da Claudio Corinaldesi, che insieme a Gloria Giordani ne ha curato la regia. “L’idea – ha dichiarato Corinaldesi in conferenza – nasce circa sette mesi fa. Avevo scritto questo film per le mie figlie, una di 13 e una di 7 anni. Poi ho incontrato Paolo Zanotti (produttore, ndr) e gli ho fatto leggere la sceneggiatura, lui è rimasto molto contento. E’ nata essenzialmente da un gioco, e avevo pensato di farlo fare ad altre persone, poi degli incontri fortunati mi hanno fatto trovare questi attori.

-Da dove nasce la partnership produttiva con Zanotti e con la sua Tauron Entertainment?

C.C.: “Circa due anni fa incontrai Paolo che mi chiese di fare un piccolo cameo in un suo lavoro, e così gli ho chiesto poi di produrmi il film. Lui ha visto subito le location, Sabaudia, un posto a cui è molto legato. Poi l’argomento trattato, quello della droga, gli è piaciuto, ed è stato contento di accettare la mia proposta”.

P.Z.: “Mi ha colpito l’entusiasmo di Claudio, era molto convinto di portare avanti il suo esordio alla regia. Poi ci tenevo a parlare del tema della droga, e infine, come detto, la location di Sabaudia per me è molto importante. Ho avuto la possibilità di avere questi attori che hanno messo in gioco il loro talento. C’erano tutti gli elementi per fare un buon prodotto”.

Il film, come detto completamente ambientato a Sabaudia, è costato 25000 euro ed è stato realizzato con l’aiuto di tutta la comunità cittadina, emozionata di ospitare un set cinematografico.

Gloria Giordani, coregista, ha dichiarato di essere stata onorata nel collaborare con Corinaldesi, che come regista sembra approcciarsi agli attori proprio da attore, e non da regista. “Per quello che mi riguarda – ha continuato la Giordani – ho provato a sperimentare il mezzo cinematografico”.

Emozionatissima Cecilia Delle Fratte, la Sally del film, che ha confessato di aver contato molto sull’aiuto del regista: “Claudio mi ha aiutata ma non è stato facile sentirmi da subito Sally. Con l’aiuto di tutta la troupe e il cast sono riuscita a lavorare bene. Mi hanno sostenuta tutti, anche se ho dovuto affrontare scene parecchio difficili e lontane, per fortuna, dalla mia vita”.

L’idea iniziale del progetto era quella di un cortometraggio, che si è poi trasformato in un mediometraggio nel momento in cui il regista ha visto il girato e ha pensato di montarlo tutto. Il grande entusiasmo però non è stato ripagato dalla qualità del lavoro, che sicuramente lascia trasparire tanta passione e impegno, ma che da un punto di vista della qualità mostra serie debolezze, a partire dal comparto tecnico (fotografia e regia in particolare), fino alle performance degli attori, che troppo spesso sono macchinosi e poco calati in un ruolo stereotipato sulla carta. Tuttavia Buon Compleanno Sally sta cercando di costruire un suo percorso, girando per Festival ed eventi, e forse anche nelle scuole.

L’utilità del film – spiega la regista Giordani – è quella di mostrare ai giovani e ai loro genitori quali possono essere le conseguenze di una scelta o dell’altra”. Infatti c’è per il film la possibilità in giro per scuole medie e superiori, assolvendo al compito importante di veicolare un messaggio attraverso un mezzo, quello cinematografico, che ha sicuramente molto più appeal sulle giovani menti rispetto a qualsiasi lezione e indottrinamento da parte di genitori e insegnanti. In questo contesto, quello scolastico, il film potrebbe davvero trovare una sua dimensione ed un suo giusto posto.

Buon Compleanno Ryan Reynolds

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Buon Compleanno Ryan Reynolds

A Jim e Tammy gli doveva piacere parecchio la R, se hanno chiamato il figlioletto (ora alto 1.88) Ryan Rodney Reynolds (tipo scioglilingua). I fratelli sono poliziotti, ma per lui niente pistola: preferisce fare l’attore. Peccato che lo bocciano al corso di recitazione, e allora abbandona capre e cavoli (soprattutto cavoli, dato che lavora in un ortofrutta) per andare in Florida a cercar fortuna. E dopo un po’ la trova nella sit-com Due ragazzi e una ragazza (mai titolo fu più didascalico), in cui interpreta uno dei due ragazzi, appunto. Dopo anni di gavetta, ecco che gli si aprono le porte del cinema.

C’è da dire che Maial college e Matrimonio impossibile non sono proprio due capisaldi della settima arte, ma ci vuole tempo per certe cose, si sa, e alla fine il giovanotto è pronto a picchiare duro con Blade: Trinity, dove se la cava alla grande con le arti marziali. La Marvel è destinata a ricomparire sul suo cammino nel 2009, quando Ryan è chiamato a interpretare Deadpool in X-Men le origini – Wolverine, passando poi al nemico (= DC Comics) nel 2011, anno in cui si trasforma nell’ennesimo supereroe, Lanterna verde, stavolta protagonista assoluto. Poteva andare meglio, sì, ma almeno sul set R.R.R. ha incontrato la bella Blake Lively e, archiviate le prime nozze con un’altra sexy-diva bionda (Scarlett Johansson), in meno di un anno fa di lei una donna onesta. Auguri e figli maschi. Visto che siamo in tema, anche le altre ex di Mr. Reynolds sono delle celebrities, come la rockstar Alanis Morrissette e l’attrice Parker Posey. Bel curriculum!

Tornando alle cose serie, dal 2010 Ryan è testimonial di Hugo Boss e (complice il profumo?) nello stesso anno People lo dichiara il più sexy di tutti. Tiè. Così imparano a ricattarlo (capito, Sandra Bullock?), e a seppellirlo vivo (Buried a chi?). Quanto a noi, le nostre intenzioni sono assai migliori… Vai col coro! HAPPY BIRTHDAY RYAN!

Buon Compleanno Ryan Gosling

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Buon Compleanno Ryan Gosling

Si divide fra la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni (cose da mormoni) e il Mickey Mouse Club, dove debutta con altri divi in erba: Timberlake, Spears e Aguilera. E chissà se si è mai preso una cotta per una delle due, perché Ryan Gosling è il tipo ‘set che vai, fidanzata che trovi’.

Si affeziona spesso alle sue partner, dalla Bullock di Formula per un delitto, a Rachel McAdams (Le pagine della nostra vita) – ad oggi la più longeva – fino alla sexy Eva Mendes, collaudata sul set di Come un tuono e tuttora in carica. Difficile resistere al fusto canadese… anche se il suo Young Hercules scarseggiava in sex appeal. Ma Gosling è cresciuto e con l’ebreo-neonazista-fanatico di The Believer ha messo in chiaro le cose. Dopo qualche ruolo da comprimario, torna protagonista con Le pagine della nostra vita (dal lacrimoso Sparks), che lo trasforma subito in eroe romantico; ma i personaggi successivi si discostano dal perfetto innamorato, vedi il prof eroinomane di Half Nelson e l’eccentrico Lars e una ragazza tutta sua (= una bambola gonfiabile).

Archiviato Il caso Thomas Crawford, nel 2010 Gosling torna a innamorarsi in Blue Valentine (e la collega Michelle Williams stranamente esula dal ‘partner per dovere, partner per piacere’), ed è vittima di un Crazy stupid love anche l’anno dopo, quando mette a nudo addominali e sentimenti mentre scimmiotta il passo a due di Dirty Dancing con Emma Stone (esula pure lei). Il 2011 è proprio il Gosling Year, grazie a Le idi di marzo (di/con Clooney) e al cult istantaneo Drive, che lo consacra definitivamente come il più desiderato, dalle donne e da Nicolas Winding Refn. Peccato che la seconda collaborazione col regista danese, Solo Dio perdona, lasci l’amaro in bocca, e lo stunt/rapinatore di Come un tuono ricordi un po’ troppo il taciturno Driver, ma senza la ‘coolness’ che lo ha reso subito un’icona (insieme al giubbino dorato con lo scorpione).

Bypassiamo Gangster Squad (però Ryan fa la sua porca figura col look retrò), e confidiamo nel prossimo Malick e nella prima prova registica di Gosling, How to catch a monster. Intanto c’è la torta. Magari la sua band, i Dead Man’s Bones, ci aiuta col coro. HAPPY BIRTHDAY RYAN!

Buon Compleanno Russell Crowe

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Buon Compleanno Russell Crowe

Russell Ira Crowe: in nome omen. Quell’ira che si mette sempre in mezzo (dentro e fuori dal set) ha reso, sì, memorabile il suo Gladiatore, ma anche alcuni episodi del suo privato, come ad esempio l’arresto del 2005 in seguito all’incidente col portiere in un albergo di New York (Russell gli scaraventa addosso un telefono, ma poi si pente). E chissà se il suo caratteraccio non sia fra le cause della separazione dalla moglie Danielle Spencer, compagna storica (con una parentesi nel 2000 per amoreggiare con Meg Ryan sul set di Rapimento e riscatto) e madre dei suoi due figli.

È la tradizione: il genio va a braccetto con la sregolatezza, e uno che è stato nominato agli Oscar come migliore attore per tre anni di fila (vincendo nel 2001 con Il gladiatore di cui sopra) non può che essere un po’ scapestrato, ecco. Il che non gli ha comunque impedito di accaparrarsi progetti interessanti che lo hanno portato dalle arene dell’antica Roma a teoremi matematici impossibili, dai ring della Grande Depressione alla foresta di Sherwood con Litte John & compagni, fino all’atteso Noé firmato Aronofsky. La stella (n° 2.404) sulla Walk of Fame di Hollywood se l’è guadagnata, insomma. Tutto ha inizio in Australia, sua seconda patria: Russell nasce infatti in Nuova Zelanda, ma si trasferisce a più riprese nella terra dei canguri, dove da giovane fa la gavetta in numerosi serial e soap locali, finché non approda anche al cinema. Dopo qualche ruolo minore, nel ’92 domina la scena in Skinheads, grande successo di pubblico e critica, coronato da un premio dell’Australian Film Institute come miglior attore.

Seguono altri titoli più o meno rilevanti, ma bisogna aspettare il 1997 perché L.A. Confidential lo lanci nel firmamento hollywoodiano, seguito nel ’99 da un altro progetto importante, Insider – Dietro la verità di Michael Mann. Dopodiché Russell è davvero pronto a scatenare l’inferno. Il 2000 lo vede infatti calzare i sandali polverosi di Massimo Decimo Meridio, “comandante dell’esercito del Nord, generale delle legioni Felix, servo leale dell’unico vero imperatore Marco Aurelio”. Peccato che Commodo/Joaquin Phoenix gli faccia qualche dispettuccio, trasformandolo in “padre di un figlio assassinato, marito di una moglie uccisa”, insomma in uno che avrà la sua vendetta… “in questa vita o nell’altra”. Il successo del kolossal di Ridley Scott fa di Crowe una star internazionale (a prova di statuetta), oltre a rilanciare il genere peplum, considerato da tempo morto & sepolto (tra le rovine di flop storici mai dimenticati). In poche parole, è anche colpa di Massimuccio nostro se oggi ci sono film su Pompei ed Ercole interpretati da muscoloni mono-espressivi depilati e oliati a dovere, resi ancora più possenti (e unti) dal glorioso 3D… se non altro lui, l’indomabile gladiatore, era sporco e villoso.

Comunque l’eroe romano è solo una tappa nella luminosa carriera di Mr. Crowe, che l’anno successivo è di nuovo a rischio Oscar per lo schizofrenico John Nash, protagonista di A Beautiful Mind di Ron Howard, regista con cui tornerà a lavorare nel 2005 in Cinderella Man, ma solo dopo aver accolto la Sfida ai confini del mare di Peter Weir con Master & Commander. Russell fa la doppietta anche per Ridley Scott col sentimentale Un’ottima annata (2006), trampolino di lancio della francese più esportata del momento, Marion Cotillard; ma ad essere sinceri, con Ridley ormai c’è un vero e proprio sodalizio, come testimoniano i tre progetti che li riuniscono a stretto giro: American Gangster (2007), Nessuna verità (2008) e Robin Hood (2010). È nato un amore? Sembrerebbe, anche se Russell si concede comunque qualche scappatella qua e là, flirtando con altri registi quali James Mangold (Quel treno per Yuma), Kevin Mcdonald (State of Play), Paul Haggis (The Next Three Days), Zack Snyder (L’Uomo d’Acciaio). Se Scott lo ha convinto a rubare ai ricchi per dare ai poveri, Tom Hooper lo fa perfino cantare nella versione cinematografica del musical Les Misérables (2012), in cui il Javert di Russell se la batte a suon di acuti col Jean Valjean di Hugh Jackman. Vince Wolverine, ma Crowe si difende bene, anche perché la musica è la sua passione (alla fine degli Ottanta si esibisce col nome d’arte ‘Russ Le Roq’) e non si tira mai indietro quando c’è da intonare un brano (vedi l’apparizione a Sanremo nel 2001 e la performance estemporanea con l’allegra brigata di Robin Hood sulla scalinata di Piazza di Spagna nel 2010).

Di recente lo abbiamo visto in Storia d’inverno e a giorni lo ritroveremo nel biblico Noah, in cui è chiamato a interpretare il tizio dell’arca alle prese col famigerato diluvio universale. Ricordiamoci che lui fa ‘Ira’ di secondo nome, e che è un appassionato di rugby, quindi è probabile che non si arrenda facilmente. Nel frattempo, lo mettiamo alla prova noi con le 50 candeline che gli tocca soffiare a questo giro. HAPPY BIRTHDAY RUSSELL!

Buon Compleanno Robert Pattinson

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Buon Compleanno Robert Pattinson

È un sex-symbol planetario e, per chi avesse da obiettare, ecco la prova provata: il 19 febbraio scorso, l’astronomo russo Timur Kryachko ha battezzato un nuovo asteroide col nome di “246789 Pattinson”. Come Robert Douglas Thomas Pattinson, appunto.

Nel curriculum dell’attore c’è un film che si intitola Remember Me e, ora che ha ufficialmente conquistato anche lo spazio, Rob può star certo che ci si ricorderà di lui a lungo. Per maggior sicurezza, ci sono pure due statue di cera che lo immortalano al Madame Tussauds di Londra e New York, e basta qualche goccia di Dior Homme per portarsi a casa un po’ di Mr Pattinson (lui, dal canto suo, si è portato a casa un contratto da 12 milioni di dollari per accompagnare la nuova fragranza della maison… del resto, Vanity Fair lo ha eletto il più bello del mondo nel 2009 e mica può svendere il suo faccino). Non c’è che dire: il signorino ha proprio lasciato il segno. E ha solo 28 anni. Quando da ragazzetto ha cominciato a fare il modello nella sua Londra, forse non pensava che un giorno sarebbe arrivato fino a Hollywood, anche se recitare gli è sempre piaciuto e, spettacolo dopo spettacolo, ecco che si fa notare da un agente e, di lì a poco, ottiene ruoli in produzioni teatrali serie.

Nel 2004 è la volta del cinema, con Mira Nair che lo sceglie per una particina ne La fiera delle vanità, salvo poi tagliarlo al montaggio (lo resusciterà per l’home video). L’anno successivo, però, Robert rimane bello saldo alla sua scopa da Quidditch nel quarto capitolo della saga di Harry Potter : ne Il calice di fuoco, infatti, è lui l’eroico Cedric Diggory che per qualche istante ruba la scena al ben più noto maghetto, anche se poi lo attende una tragica sorte al Torneo Tremaghi. Molto più roseo è, invece, il destino di Pattinson-attore, che proprio grazie ad un’altra saga letteraria troverà la fama internazionale (e interstellare). Stiamo parlando di Twilight, c’è bisogno di dirlo? Il suo personaggio nel fantasy, il vampiro Edward Cullen, è ormai un mito, con quella sua pelle bianca, lo sguardo malinconico e l’animo romantico dell’uomo d’altri tempi (essendo ultra-centenario, sai com’è).

All’inizio erano in 5.000 a contendersi il ruolo e, a suon di provini, alla fine è Rob che l’ha spuntata, soprattutto grazie allo screen test con la collega Kristen Stewart, già ingaggiata nelle vesti dell’eroina Bella Swann. L’alchimia fra i due è pazzesca e non lascia spazio a dubbi, a tal punto che trascenderà il set e si comincerà presto a parlare di “Robsten”, la coppia Robert-Kristen (attualmente scoppiata, ma non si sa mai). Le gesta di vampiri & licantropi assicurano ben 5 film al giovanotto (con altrettanti record al box office), ma nel frattempo lui ha preso parte ad altri progetti, quindi ecco che lo troviamo nei panni di Salvador Dalì in Little Ashes (2009), e in quelli del tormentato protagonista del già citato Remember Me (2010); ma ci sono anche le trasposizioni cinematografiche di Come l’acqua per gli elefanti (2011) e del Bel Ami di Maupassant (2012). E sarà l’adattamento di un altro romanzo, Cosmopolis di Don De Lillo, a lanciare una nuova immagine del divo, che per David Cronenberg si carica di insicurezze, paranoie e vizi… e che Edward Cullen riposi in pace (anche se tecnicamente è un ‘non-morto’). Il film non è un successone, è vero, ma fa perdere definitivamente i canini al ragazzo, aprendogli le fauci– ehm, le porte a progetti di un certo spessore, tanto che nel suo carnet attualmente ci sono nomi come Werner Herzog, Anton Corbijn e James Gray. Nell’immediato, lo aspettiamo sul red carpet di Cannes, dove presenterà fuori concorso The Rover di David Michôd (il regista di Animal Kingdom) e parteciperà alla gara per la Palma d’oro con Maps to the Stars, seconda collaborazione con Cronenberg. Alla kermesse doveva esserci pure la sua ex, Miss Stewart, ma pare che abbia fatto marcia indietro a causa dei troppi impegni lavorativi. Pare.

Probabilmente non potrà partecipare nemmeno ai festeggiamenti di oggi, ma noi faremo del nostro meglio perché Pattinson non senta la sua mancanza. Cominciando con lo champagne. HAPPY BIRTHDAY ROBERT!

Buon Compleanno Robert Downey Jr.: il cast Marvel festeggia l’ex collega

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Nel giorno del suo compleanno, Robert Downey Jr. è stato festeggiato non solo dai suoi cari e dai fan, che hanno figurativamente spento con lui le sue prime 57 candeline, ma anche dai suoi colleghi della famiglia Marvel, che con foto di repertorio che celebrano la carriera di RDJ all’interno della Casa delle Idee.

Josh Brolin, interprete di Thanos, ha condiviso l’immagine di lui e Robert Downey Jr. nel corso del Comic Con di San Diego del 2018, quando vennero presentati i contenuti esclusivi di Avengers: Infinity War, in cui il secondo regala una rosa al primo.

La seconda foto è stata invece condivisa da Mark Ruffalo ed è tratta dal backstage di Avengers: Endgame, in cui Robert Downey Jr. è seduto a capotavola di fronte a Chris Hemsworth, Jeremy Renner, Chris Evans, Scarlett Johansson, Paul Rudd, Don Cheadle e Karen Gillan. La scena è tratta dall’inizio del film, in cui Tony Stark, appena soccorso dalla sua deriva nello spazio, viene messo al corrente della situazione sulla Terra dopo lo schiocco di Thanos.

Robert Downey Jr. è considerato il padre del MCU dal momento che il suo film, Iron Man del 2008, ha aperto le porte di un mondo che prima si poteva solo immaginare e sognare, al cinema. Tony Stark è stato reso carne e ossa dalla sua magnetica e divertente interpretazione e questo personaggio ha guidato l’intera storia del MCU fino alla conclusione della Saga dell’Infinito.

Il futuro del Marvel Cinematic Universe è adesso nelle mani di altri eroi, ma è indicativo che il pubblico e le costar di Robert Downey Jr. nella sua avventura ultra-decennale con la Marvel hanno ancora un pensiero speciale per colui che ha dato inizio a tutta la storia che ha fatto compagnia agli spettatori negli ultimi 13 anni.

Vedremo Robert Downey Jr. al cinema la prossima estate in Oppenheimer di Christopher Nolan.

Buon Compleanno Robert Downey Jr.

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Buon Compleanno Robert Downey Jr.

A quanto sostiene lui, di recitazione non sa poi granché: piuttosto, è un impostore molto dotato. Modestia? Forse. O forse no. Difficile dirlo, con un tipetto come Robert Downey Jr. Fatto sta che molla la scuola a 17 anni per fare l’attore, anche se in realtà recita da quando ne ha 5, complice il padre regista (Downey Sr.), che lo dirige in sette film prima che il ragazzo spicchi il volo.

È uno precoce, Robert, e brucia le tappe anche nelle cattive abitudini, visto che fuma marijuana per la prima volta a soli 8 anni: anche in questo caso c’è lo zampino di papà, che usa la droga per legare col ragazzino e pensa che una cannetta sia il miglior modo di dimostrargli il suo affetto. Se solo fosse più lungimirante… Non sa quanti guai passerà Junior per colpa degli stupefacenti. E dire che la carriera prometterebbe anche bene: Robert non manca di farsi notare con tutta una serie di apparizioni cinematografiche sul finire degli anni Ottanta, per poi attirarsi l’interesse dell’Academy con la nomination del ’93 per la sua interpretazione di Charlie Chaplin in Charlot (firmato Sir Richard Attenborough).

Per la parte si prepara a dovere, imparando a suonare il violino e a giocare a tennis con la sinistra, oltre a seguire meticolosamente le dritte del coach sulla corretta postura del suo personaggio… peccato che l’Oscar lo vinca Al Pacino. Ma in fondo l’arte la puoi sempre mettere da parte, che non si sa mai. E infatti gli anni Novanta si dimostreranno assai prolifici per Mr. Downey, che si trova a collaborare con registi importanti come Robert Altman (che lo dirige prima in America Oggi e poi in Conflitto d’interessi), Oliver Stone (Assassini nati – Natural Born Killers), Neil Jordan (In Dreams), Curtis Hanson (Wonder Boys). Con l’arrivo del Duemila, Robert entra a far parte del cast della serie tv Ally McBeal, in cui appare per un paio di stagioni, con tanto di Golden Globe come miglior attore non protagonista. Purtroppo, i suoi ripetuti problemi di droga convincono la produzione ad allontanarlo dallo show, anche se prima il signorino si toglie la soddisfazione di farsela con la protagonista Calista Flockhart: poco importa se ufficialmente è ancora sposato con Deborah Falconer, la prima moglie portata all’altare nel ’92 dopo appena 42 giorni di corteggiamento e liquidata nel 2004… anche perché nel 2005 lui dovrà sposare la produttrice Susan Levin, che ha incontrato sul set di Gothika e che pare averlo aiutato più di chiunque altro a chiudere con le droghe (tanto da meritare un tatuaggio sul bicipite del maritino: “Suzie Q”).

Per la cronaca, tra le ex fiamme di Downey Jr. c’è un’altra star televisiva, Miss Sex and the City Sarah Jessica Parker, sua compagna dall’84 al ’91, anche lei allontanatasi a causa della sua tossicodipendenza. Ebbe sì: il giovanotto ha diversi trascorsi con le droghe e fra il 1996 e il 2001 viene arrestato più volte per il consumo di stupefacenti (è talmente fuori che gli capita pure di intrufolarsi a casa dei vicini e mettersi a dormire in uno dei loro letti). Non contento, mentre è in libertà vigilata si scorda un po’ troppo spesso dei test anti-droga cui deve sottoporsi periodicamente, e finisce che lo mettono dentro a intervalli più o meno regolari. Nel 2003, però, sembra finalmente essersi disintossicato, anche grazie alla meditazione, allo yoga e a un’arte marziale cinese chiamata Wing Chun. Parola di Junior. È quindi ora di ricominciare, di recuperare il tempo e i progetti perduti per colpa dei suoi vizietti: fra i titoli più importanti, Kiss Kiss Bang Bang, Good Night, and Good Luck, Guida per riconoscere i tuoi santi, A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare, Fur, Zodiac, Tropic Thunder, fino al ruolo della svolta (per gentile concessione della Marvel).

È infatti lui a prestare il volto e l’ingegno a Tony Stark, l’Iron Man dell’omonimo film del 2008, seguito da un cameo ne L’incredibile Hulk e dai due sequel, Iron Man 2 e 3 (passando per il collettivo supereroico The Avengers, per cui sono previsti altri due capitoli). Dati alla mano, Robert non ha molto da invidiare al miliardario Stark: secondo Forbes, è lui l’attore più pagato fra il 2012 e il 2013, con una stima di 75 milioni di verdoni guadagnati per The Avengers e l’ultimo Iron Man, e chissà cosa combinerà con i prossimi film della Marvel (che poi, con un box office così non gli serve neppure l’anti-ruggine). Il supereroe corazzato, peraltro, non è l’unica celebrity letteraria del suo curriculum: c’è anche il mitico Sherlock Holmes à la Guy Ritchie con cui Downey Jr.  si cimenta prima nel 2009 e poi nel 2011, col sequel Gioco di ombre, sempre affiancato dal fedele Jude Law. Elementare Watson.

Anche la torta e lo spumante in certe occasioni sono elementari, ma con lui sarebbe meglio evitare gli alcolici, no? Limitiamoci ad accendere le 49 candeline, va’. HAPPY BIRTHDAY ROBERT!

Buon Compleanno Rob Marshall

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Buon Compleanno Rob Marshall

Rob Marshall, coreografo e regista-quasi-premio-Oscar (non ha mai vinto come ‘Best director’), inizia sui palchi canterini di Broadway, per poi passare a TV e cinema. E qui il debutto è in grande stile, col musical Chicago, dove fa ballare e cantare Renée Zellweger, Catherine Zeta-Jones, Richard Gere e John C. Reilly.

Per la mirabile impresa il film si aggiudica l’Oscar (2003); e la graziosa statuetta (che, malgrado i vincitori dicano il contrario, fa la sua differenza) – unita ai numeri al box office – permette a Marshall di portare sullo schermo il romanzo Memorie di una geisha di Arthur Golden. E sono altri 3 Oscar. Questo Rob è uno forte e il progetto successivo non potrà che essere un altro colpaccio, no? Si intitola Nine ed è l’adattamento dell’omonimo musical, nonché omaggio (dice lui) a 8 ½ di Fellini. Girato nella nostra Cinecittà, il film vanta un cast davvero stellare – tipo Daniel Day-Lewis, Penelope Cruz, Nicole Kidman, Marion Cotillard, Judi Dench, Kate Hudosn e Sophia Loren – ma, nonostante le buone intenzioni, la pellicola sarà uno dei più grossi fiaschi commerciali degli ultimi anni. Qualche passo falso lo fanno tutti, e Marshall inciampa proprio sulla sua specialità, mannaggia! Forse anche per questo decide di cambiare rotta, ed ecco che entra a far parte del team collaudatissimo dei pirati capitanati da Jack Sparrow. Rob è infatti chiamato a sostituire al timone Gore Verbinsky (troppo ‘navigato’?) per il capitolo 4 della saga marinara, Pirati dei Caraibi: Oltre i confini del mare, progetto che, visti i precedenti, non può certo naufragare al botteghino.

Ora è di nuovo impegnato con Depp (il Lupo Cattivo) sul set di Into the Woods, altro musical made in Broadway (richiamo irresistibile). Le atmosfere fantasy e gli attori al suo servizio promettono bene… Noi promettiamo di aiutarlo a soffiare le 53 le candeline. HAPPY BIRTHDAY, MR. MARSHALL!

Buon Compleanno Ridley Scott

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Buon Compleanno Ridley Scott

Non ha bisogno di presentazioni Ridley Scott (“Sir” dal 2003 per volere di Sua Maestà la Regina), uno che con quasi 50 anni di carriera ne ha fatte di ogni, e non ha di che lamentarsi, visto il successo planetario di molte sue pellicole (ci si è comprato casa a Londra, a Los Angeles e in Francia).

Tutto inizia con gli studi di fotografia, che portano il giovane Ridley a lavorare prima come scenografo, poi come regista, per la BBC. Nel ‘68 fonda insieme al fratello Tony (morto suicida nel 2012) la propria casa di produzione e comincia a realizzare spot, finché non debutta al cinema con I duellanti (1977).

Due anni dopo ecco Alien, sci-fi di culto che terrorizzerà generazioni di spettatori e trasformerà in icona l’eroina Ellen Ripley – il personaggio di Sigourney Weaver non è che il primo di una serie di donne tostissime plasmate dal regista, come le ribelli Thelma e Louise, e l’indistruttibile soldatessa Jane. Forte del successo spaziale di Alien, Mr Scott ritenta con la fantascienza affidandosi all’esperto Philip K. Dick, ma il nuovo lavoro, Blade Runner, non esalta al box-office: ci vuole un po’ perché venga considerato un classico e uno dei film di genere più influenti nella storia del cinema, soprattutto per l’ambiente urbano futuristico, tra i più imitati ancora oggi. Con due pietre miliari in saccoccia, Ridley può fare ciò che vuole: dal fantasy Legend (con un imberbe Tom Cruise), al poliziesco Black Rain – Pioggia sporca; dal dramma femminile di Thelma & Louise, allo storico 1492 – La scoperta del paradiso, fino alle avventure de L’Albatross e al militaresco Soldato Jane.

Poi il Duemila, il rilancio di Scott, che col peplum Il gladiatore porta a casa l’Oscar per il miglior film, che si aggiunge a quello per il protagonista Russel Crowe. Il valoroso Massimo Decimo Meridio, che basta un segnale che ti scatena l’inferno, inaugura il sodalizio di Sir Ridley con l’attore australiano, eroe ufficiale del regista con ben 4 collaborazioni tra il 2006 e il 2010: il sentimentale Un’ottima annata, il testosteronico American Gangster, lo spy-drama Nessuna verità e il sempreverde Robin Hood. Nel frattempo Scott ha riportato al cinema Hannibal (the Cannibal), ha fatto la guerra (Black Hawk Down) e pure Le crociate, ha smascherato Il genio della truffa e si è inventato un sequel-prequel per Alien, Prometheus. Ora sta per tornare sugli schermi con The Counselor: niente Russel a sto giro, ma ce ne faremo una ragione. E intanto ci facciamo anche un bel pezzo di torta. HAPPY BIRTHDAY SIR!

Buon Compleanno Richard Curtis

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Buon Compleanno Richard Curtis

Neozelandese di nascita ma britannico d’adozione, ha inventato Mr Bean insieme al suo interprete, Rowan Atkinson (incontrato a Oxford quando studiava letteratura); ha un debole (professionale) per Hugh Grant, per le protagoniste americane, per le storie corali (come la vita, dice lui) e la musica pop. I personaggi che escono dalla sua penna/tastiera sono circondati spesso da una banda di amici eccentrici, una sorta di famiglia surrogato che sostiene l’eroe nei momenti difficili e offre qualche risata al pubblico.

Sì, stiamo parlando di Richard Curtis, quello che se piove neanche te ne accorgi, che se vai negli aeroporti non ti resta che piangere, e se vedi una ragazza di fronte ad un ragazzo allora gli sta per forza dicendo che lo ama. Uno che, a detta sua, preferisce vedere il lato positivo della vita, piuttosto che indugiare in qualche massacro (stile Tarantino, per intenderci – che poi è lui che ai tempi gli ha soffiato l’Oscar per la sceneggiatura con Pulp Fiction). Ognuno ha i suoi gusti, e quelli di Curtis sembrano riscuotere successo. A parte il flop della sua seconda regia,  I love radio rock  (dichiarazione d’amore per la musica anni ‘70), i suoi cavalli di battaglia hanno decisamente vinto la guerra: basti pensare che Quattro matrimoni e un funerale, Notting Hill (il suo quartiere) e Love, actually (il debutto dello sceneggiatore Curtis dietro la macchina da presa) hanno incassato un totale di 860 milioni di dollari. Saranno stati contenti alla Working Title, la casa di produzione inglese che se lo tiene stretto dai tempi dei Quattro matrimoni. Al gruzzoletto dobbiamo aggiungere anche una certa Bridget Jones; e poi c’è Questione di tempo (appena uscito da noi) che promette faville al box office.

Tra un copione e l’altro (passando per War Horse di Spielberg), Mr Curtis è riuscito pure a fare 4 figli e a fondare un paio di organizzazioni benefiche. Di certo troverà anche il tempo di spegnere le candeline. HAPPY BIRTHDAY RICHARD!

Buon Compleanno Ralph Fiennes

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Buon Compleanno Ralph Fiennes

Come suggerisce il cognome multiplo, Ralph Nathaniel Twinselton-Wykeham-Fiennes viene da una famiglia aristocratica (di origine normanna) e, se proprio vogliamo essere pignoli, è addirittura cugino di ottavo grado del Principe Carlo. Più nobile di così.

Interprete shakespeariano universalmente riconosciuto (tra l’altro, è l’unico attore ad aver vinto il prestigioso Tony Award per Amleto a Broadway), ha un fratello minore, Joseph, che proprio al Bardo ha prestato il volto nel fantasioso Shakespeare in Love. Della famiglia Fiennes per un po’ ha fatto parte anche l’attrice Alex Kingston (la dottoressa Corday di E.R.): fidanzata di Ralph per 10 anni, diventa ufficialmente sua moglie nel ’93, e sua ex nel ’97. È con lei che il giovane frequenta la Royal Academy of Dramatic Art e, dopo una solida formazione teatrale, nel 1992 Fiennes dà inizio anche alla carriera cinematografica: al debutto in Cime tempestose, nei panni dell’eroe romantico Heathcliff, segue il ruolo dello spietato Goeth in Schindler’s List. E Ralph è uno che non si ripete spesso, come dimostrano le pellicole nel suo curriculum: va dal futuristico Strange Days della Bigelow, all’epopea de Il paziente inglese, per poi fare una puntatina nell’universo distorto di Cronenberg con Spider, e un’incursione nel thriller con Red Dragon. E, dopo il tentativo con la commediola pop Amore a 5 stelle (con l’altrettanto pop J.Lo), eccolo virare di nuovo sul dramma (The Constant Gardener), prima di entrare nel magico mondo di Harry Potter, in cui Fiennes dà corpo a Voi-sapete-chi (= il malvagio Lord Voldemort). L’esordio come Signore del Male è nel capitolo IV della saga, Il calice di fuoco, e col suo ingresso terrorizza adulti & bambini di tutto il mondo, tranne forse il nipotino Hero Fiennes-Tiffin, che ne Il Principe mezzosangue interpreterà proprio Tom Riddle (cioè il futuro Voldemort, cioè suo zio Ralph) da piccolo. Quando si dice nepotismo. Comunque, i vari capitoli del maghetto si alternano a film sempre eterogenei, vedi The Hurt Locker (di nuovo al servizio della Bigelow), The Reader (di nuovo alle prese coi nazisti, ma stavolta lui è dalla parte dei buoni), Coriolanus (perché Shakespeare non si scorda mai), e le Grandi speranze di Dickens (p.s: presto Mr Fiennes impersonerà il celebre scrittore in The Invisible Woman). Ralph è anche regista (vedi gli ultimi 2 titoli citati) e, da bravo British, non rifiuta certo di apparire nella nuova serie di Bond: in Skyfall è Gareth Mallory, il futuro M (al posto di Judi Dench). Ne vedremo delle belle.

E in attesa di vederlo l’anno prossimo nelle mani dell’imprevedibile Wes Anderson (The Grand Budapest Hotel)… Accio torta!!!  HAPPY BIRTHDAY, YOU-KNOW-WHO!

Buon Compleanno Rachel Weisz

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Buon Compleanno Rachel Weisz

Rachel Hannah Weisz ha uno di quei nomi che non sai mai bene come pronunciare: “Uaiz”? “Ueiz”? Che diamine! Comunque, si dice “Vais”, con la W alla tedesca, dato che il papà è ungherese (e la mamma austriaca). Entrambi ebrei, i genitori fuggono in Inghilterra alla vigilia della II guerra mondiale e la piccola nasce quindi a Londra (nel 1970).

Dopo aver frequentato scuole per sole ragazze, Rachel studia letteratura inglese a Cambridge, laureandosi con ottimi voti. Fra un esame e l’altro, però, trova il tempo di dedicarsi anche al teatro e, anzi, è tra le fondatrici del gruppo Cambridge Talking Tongues, che nel ’91 si fa notare al celebre Festival di Edimburgo, portandosi a casa uno Student Drama Award. La strada è già segnata. La gavetta televisiva procede come da copione, finché nel 1996 la fanciulla non approda al cinema con un ruolo in Reazione a catena e un altro in Io ballo da sola di Bertolucci (il film che la battezza come “English rose”). Ancora una manciata di titoli e poi il successo commerciale del ‘99 con La mummia, dove Rachel interpreta l’egittologa Evelyn al fianco di un avventuroso Brendan Fraser.

Il film viene bistrattato dalla critica, ma gli incassi fanno il loro dovere e nel 2001 eccoti il sequel La mummia – Il ritorno, che se la cava ancora meglio al botteghino. De gustibus. Certo, quando nel 2006 proporranno all’attrice un terzo capitolo della saga simil-archeologica, lei rifiuterà per le cosiddette ‘divergenze artistiche’ di rito (alibi ormai gettonatissimo, che poi è la versione politically correct del ‘non-me-lo-sogno-nemmeno-di-farlo-quel-film’) e lascerà il posto alla collega Maria Bello. Tornando al 2001, troviamo Miss Weisz anche nel battagliero Il nemico alle porte, seguito da ben due adattamenti letterari: la commedia agrodolce About a Boy, dal romanzo di Nick Hornby (2002), e il legal-thriller La giuria, tratto da Grisham (2003). Nel 2005, poi, Rachel si sdoppia in due pellicole abbastanza antitetiche, sebbene entrambe siano ancora una volta delle trasposizioni letterarie: la prima, Constantine, è ispirata al graphic novel  Hellblazer e la vede affiancare l’esorcista Keanu Reeves; la seconda, The Constant Gardener – La cospirazione, è una storia molto più impegnata e a dir poco drammatica, tratta da Le Carré.

La sua Tessa, impavida attivista tra i diseredati del Kenya, nel 2006 le fa guadagnare un Golden Globe e un Oscar da non protagonista, incoronandola anche come British Artist of the Year con un bel BAFTA Britannia Award. Ormai attrice affermatissima, Rachel non ha che l’imbarazzo della scelta: proprio nel 2006 la vediamo collaborare col compagno (nonché padre di suo figlio) Darren Aronofsky, che la dirige in The Fountain – L’albero della vita, mentre l’anno successivo è la volta di Wong Kar-wai, che la sceglie per Un bacio romantico. Suo è anche il volto dell’eroica Ipazia d’Alessandria nello storico Agora di Alejandro Amenàbar (2009), altro regista del suo folto carnet, cui successivamente si aggiungeranno Peter Jackson con Amabili resti e Terrence Malick con To the Wonder.

Ma la Weisz non è una che se ne sta con le mani in mano e partecipa a molti altri progetti, fra cui Passioni e desideri, in cui torna a collaborare con Ferdinando Meirelles dopo il sodalizio vincente di The Constant Gardener, e Dream House, dove riesce a prendere due piccioni con una fava (o, se preferite, a unire dovere & piacere). Sul set del film, infatti, Rachel ritrova una vecchia conoscenza, Daniel Craig, e si entusiasma a tal punto da sposarselo nel giro di pochi mesi (in una cerimonia privatissima). Una precisazione: la storia con Aronofsky è finita da un pezzo (anche se i due hanno dichiarato di essere comunque in buoni rapporti e di voler crescere insieme il loro bambino) e non è che Mr Craig gliel’ha sfilata di soppiatto. Certo, è più che probabile che Daniel non farà mai un film con Darren, ma ci sono tanti altri registi a questo mondo e non sarà proprio l’ex a frenare la carriera del biondissimo Bond. Intanto i due sposini, non contenti di dividere casa, hanno diviso pure il palco: idea azzeccatissima, visto che la loro pièce, Betrayal, si è piazzata al secondo posto per gli incassi a Broadway del 2013. È vero, il titolo è di quelli da scongiuri (“betrayal” = “tradimento”), ma non è detto che la realtà debba per forza imitare la finzione, giusto? E comunque, se anche fosse, con Il grande e potente Oz Rachel ha dimostrato di avere poteri sovrumani e le cose le sistemerebbe in un batter d’occhio.

Noi abbiamo sistemato torta e candeline, e siamo pronti a stappare lo spumante. HAPPY BIRTHDAY RACHEL!

Buon compleanno Quentin Tarantino

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Buon compleanno Quentin Tarantino

Nel 1992 accadde al Sundance Film Festival qualcosa di straordinario, che probabilmente nemmeno i presenti capirono a fondo in tutta la sua grandezza. Nel 1992 al Sundance Quentin Tarantino presentò il uso primo film, Le Iene, e da allora nacque il mito.

Il cineasta più cinefago che sia mai esistito ha fatto il suo ingresso nel mondo del cinema in maniera irriverente e violenta, così come è da sempre il suo cinema, pur con qualche correzione e aggiustamento lungo la strada. Tarantino oggi compie 51 anni, e da quel gennaio ’92 ha fatto tantissima strada, tanti film e tanti riconoscimenti, anche molto prestigiosi, ma soprattutto ha raccolto tantissimi fan. Sarà per quella sua aria da artista un po’ sbadato e un po’ maledetto, sarà perchè, anche se non si ama il suo cinema, gli si riconosce un grande merito nella rivoluzione del linguaggio e nell’utilizzo di ‘fonti’ e ‘citazioni’, sarà perchè infondo sta simpatico anche se fa di tutto per sembrare un po’ scostante, Quentin Tarantino è una delle più grandi icone del cinema contemporaneo, e noi gli facciamo gli auguri, sperando che ritrovi presto la strada verso film che siano all’altezza delle sue origini da regista.