Squadra che vince non si cambia. Lo
sa bene Todd Philipps che per Una Notte da
Leoni 2, il sequel omonimo di Una Notte da Leoni schiera in campo stessa
formazione e stessi schemi, cambiando solo il campo di gioco.
Questa volta Las Vegas lascia il posto a Bankok, il magnifico
terzetto (Bradley
Cooper, Ed Helms e Zach
Galifianakis)festeggia questa
volta l’addio al celibato dell’imbranato Stu, e di nuovo il
risveglio sarà una sorpresa per il pubblico e soprattutto per i
nostri.
Più che di un sequel sembrerebbe
trattarsi di un remake, perché Phillips non solo replica la
tremenda sbronza a base di alcool e drogucce varie, ma ricalca
pedissequamente ogni momento narrativo che ha scandito con
esilarante puntualità tutto il percorso del primo episodio. Nessuna
novità quindi, ma c’è da ammettere che i personaggi funzionano e le
loro caratteristiche si incastrano perfettamente regalando allo
spettatore scanzonate risate, in almeno due occasioni davvero
esilaranti.
Una Notte da Leoni 2, sequel della
commedia di successo
In Una Notte da
Leoni, Bradley Cooper e compagnia formavano, o
meglio, mostravano nel corso della storia il loro personaggio.
Adesso invece già li conosciamo, loro sembrano ugualmente a loro
agio nel ripetersi e quindi sanno cosa e chi fa ridere lo
spettatore, riferendosi di continuo alla precedente disavventura.
Inutile dire che il mattatore del rocambolesco film è Zach Galifianakis, con il suo fantastico Alan,
mentre lo sposo Stu tira fuori la grinta e il suo ‘seme di follia’.
Assurto a sex symbol in pochissimo tempo ed a partire proprio da
Una Notte da Leoni, Bradley Cooper primeggia più per i suoi
ondeggianti pettorali che per vero carisma.
Una Notte da Leoni
2, in originale Hangover 2 (che vuol dire
‘dopo-sbornia’), si confermerà probabilmente un successo di
pubblico, perché rischiando poco riesce a ridare allo spettatore la
stessa sensazione di smarrito ed esilarante divertimento del primo
episodio.
Transformers 3 aprirà la
33esima edizione del Moscow International Film Festival; il galà di
apertura si terrà presso il Pushkinsky Cinema Theater il 23 Giugno
2011.
Nella settimana in cui Terrence
Malick ha vinto la Palma d’oro a Cannes con il suo Tree of
life, il box office statunitense ha consegnato la palma
del film piú visto a Pirates of the caribbean: on stranger
tides, che ha incassato 90 milioni di dollari nella prima
settimana di uscita.
Nonostante la critica lo abbia
massacrato, e lo storico regista, Gore Verbinsky, abbia abbandonato
il galeone, la saga continua ad avere un fascino irresistibile sul
pubblico.
Segue ad una discreta distanza, ma
guadagnando diverse posizioni rispetto alla scorsa settimana,
Bridesmaids, wedding comedy con star del Satuday
Night Live.
Resiste nella terza posizione del
podio anche Thor che, con questa settimana,
raggiunge il ragguardevole incasso di 145 milioni di dollari.
In quarta posizione troviamo invece
il quinto capitolo di Fast and Furious, Fast Five,
che questa settimana incassa 10 milioni di dollari, mentre a metá
classifica rimane Rio, anche questo con un incasso
totale di 132 milioni di dollari, maturati nelle 5 settimane di
uscita.
In sesta posizione l’action movie
di vampiri Priest, seguito da un’accoppiata di
film da matrimonio che sembrano fatti apposta per avanzare o
scendere insieme nella classifica: Jumping the
broom è infatti in settima posizione, seguito da
Something borrowed, in ottava.
A chiudere la classifica
troviamo il mélo Water for elephants, alla quarta
settimana di uscita e un incasso settimanale di 2 milioni di
dollari, e Madea’s big happy family, commedia en
travesti che fino ad oggi ha messo da parte 52 milioni di
dollari.
La prossima settimana si attendono
le uscite di alcuni pesi massimi che di sicuro daranno una
rinfrescata alla classifica: esce infatti The hangover
II, secondo episodio e secondo addio al celibato per Zach
Galifianakis e soci, The tree of life, che oltre
alla figura mitica del regista porta con sé il peso dell’appena
conquistato premio in Francia e Kung fu Panda 2,
con le voci di Jack Black, Angelina Jolie e Gary Oldman.
Empire ha diffuso due nuovissime immagini di
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2. Mancano
poco più di un mese all’uscita del film che chiuderà una delle sage
più redditizie dell’industria cinematografica contemporanea.
L’attesa inizia ad essere molto concitata. Le immagini sono
diverse: la prima è tratta dal film metre la seconda proviene dal
backstage del film.
Tutto quello che sappiamo su
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 è diretto
da David Yates da una sceneggiatura di Steve Kloves. Il film è la seconda di due parti
cinematografiche basate sul romanzo del 2007 Harry
Potter ei Doni della Morte di JK
Rowling . È il sequel diHarry
Potter e i Doni della Morte – Parte 1 (2010)
e l’ottavo e ultimo capitolo della serie di film di
Harry Potter. La storia conclude la ricerca di Harry Potter
degli Horcrux per distruggere Lord Voldemort e fermarlo una
volta per tutte.
Dopo avervi suggerito che la
Universal era seriamente intenzionata ad ingaggiare Tom
Cruise per Oblivion,
ecco arrivare l’ufficialità dell’avvio del film di fantascienza che
ricordiamo sarà diretto da Joseph Kosinski (Tron
Legacy).
Vi rammentiamo che Cruise vestirà i
panni di un meccanico che salva una donna da un incidente e inizia
ad avere dubbi sulla società che lo circonda, sospesa letteralmente
tra le nuvole. Le riprese inizieranno in ottobre con un budget di
100 milioni di dollari.
Dall’annunciata rinuncia a dirigere
The Wolverine e dall’annullamento di Robocop, Darren Aronofky è
ancora alla ricerca del suo prossimo progetto dopo Il Cigno nero.
Giunge notizie che sarebbe stato consultato dalla Disney per
Maleficent, adattamento sulla strega della Bella addormentata
abbandonato da Tim Burton.
Anche se da diversi giorni si
vociferava che a sostituire Burton sarebbe stato David Yates,
reduce dalla conclusione di Harry Potter. Tuttavia a quanto sembra
Aronofky è comunque in mezzo a diversi fuochi: anche la Warner Bros
è interessata ad affidargli il progetto Moses, sulla fuga degli
Isdraeliti dall’Egitto. Staremo a vedere cosa farà Darren.
Fine settimana all’insegna del
Festival di Cannes anche al botteghino italiano, in cui
Pirati dei Caraibi 4 domina
incontrastato. Quasi tutte le new entry di questa settimana,
infatti, sono state presentate sulla Croisette e hanno anche
ottenuto qualche premio. Ma andiamo con ordine.
Pirati dei Caraibi 4:
Oltre i confini del mare, presentato Fuori concorso,
è in testa al box office italiano e internazionale con incassi che,
soltanto nel secondo caso, hanno definito nuovi record. In Italia
il sequel della fortunata saga disney ha infatti raccolto 7,1
milioni di euro da mercoledì a domenica (5,3 milioni nei tre
giorni): di certo un ottimo incasso, ma al di sotto delle
potenzialità di questa serie macina soldi, soprattutto se
consideriamo la mastodontica distribuzione (circa 1000 sale) e il
sovraprezzo 3D, assente negli altri tre film.
Per fare un confronto, Pirati
dei Caraibi 3 e Pirati dei Caraibi 2 avevano
incassato rispettivamente nei primi cinque giorni 5,5 e 7,5 milioni
di euro. Ma indubbiamente il quarto film della saga dominerà anche
nelle prossime settimane…
Fast and Furious
5 scende al secondo posto con altri 743.000 euro e
giunge a ben 9,9 milioni complessivi. Terza posizione per
Red, che supera i 2 milioni totali con
altri 427.000 euro.
The Tree of
Life debutta al quarto posto con 464.000 euro
raccolti nei cinque giorni (381.000 euro da venerdì a domenica).
L’imponente film di Terrence Malick ha suscitato pareri
contrastanti nel pubblico nostrano, portando alcuni delusi (o
meglio, che non hanno compreso…) ad abbandonare la sala prima della
fine dello spettacolo, mentre altri a gridare al capolavoro. Di
certo il film, che ieri sera è stato consacrato con la Palma d’Oro
al Festival di Cannes, non può essere apprezzato globalmente da un
pubblico che, per la maggior parte, segue il cinema mainstream e
commerciale, o che magari non si era mai accostato alle altre
pellicole dell’Autore texano. Però magari la curiosità spingerà
nuovi spettatori a visionare questa meravigliosa opera, soprattutto
all’indomani dell’importante premio ottenuto ieri.
Quinto posto per un altro film
presentato a Cannes, ovvero Mr. Beaver:
la pellicola diretta da Jodie Foster con un redivivo Mel Gibson ha
raccolto 316.000 euro.
Seguono film in calo, ovvero Beastly
(227.000 euro) e Thor (170.000 euro), che
giungono rispettivamente a 1,1 e 7,3 milioni totali.
Il
Dilemma, la commedia di Ron Howard, esordisce
all’ottavo posto con 158.000 euro, seguito da Habemus
Papam: quest’ultimo, tornato a mani vuote da Cannes,
ottiene altri 122.000 euro e arriva a quota 5,4 milioni.
Chiude la top10 un altro film
apprezzato e premiato a Cannes: Il ragazzo con la
bicicletta, ex-aequo Gran Premio della Giuria,
debutta con 107.000 euro nel nostro Paese.
Finalmente ci siamo! Il 26 maggio Una
notte da Leoni 2, dopo due anni di attesa, sequel del
fortunatissimo Una notte da leoni (The Hangover) approderà nei
cinema italiani.
Penélope
Cruz è una delle attrici oggi più amate, in
Europa e in America. Musa di
Almodóvar, che l’ha lanciata, e ora anche di
Woody Allen per cui ha interpretato il
personaggio che le è valso l’Oscar. È quasi un’icona in Spagna – la
sua patria, alla quale è molto legata – ma ha saputo adattarsi
ottimamente al rutilante mondo di Hollywood.
Gli Usa l’hanno accolta a braccia
aperte e lei ricambia l’affetto: ama New York e suo figlio è nato a
Los Angeles. Ha conquistato pubblico e critica di tutto il mondo
con interpretazioni intense e ritratti leggeri, incarnando
personaggi delicati, così come donne forti e passionali, senza
pregiudizi di sorta nei confronti del ruolo affidatole, ma con la
voglia di capirlo a fondo e mettere al suo servizio la bellezza, il
talento e la bravura di cui è dotata.
Penélope Cruz,
castigliana doc, nata a Madrid il 28 aprile del ’74, figlia del
commerciante Eduardo Cruz e della parrucchiera Encarna Sánchez. È
la maggiore di tre figli: dopo di lei, la sorella Mónica – oggi
nota ballerina di flamenco e attrice – e il fratello Eduardo,
musicista.
Piccola di statura, mora, profondi
occhi scuri, la tipica bellezza mediterranea, e un temperamento
esuberante. Ha le idee chiare fin da piccola Penélope: osserva
attentamente il variegato caleidoscopio femminile che popola il
negozio della madre e ne conserva informazioni, che utilizzerà poi
nella sua carriera di attrice. Sa di volersi esibire davanti a un
pubblico e per farlo, sceglie inizialmente di seguire la sua
passione per la danza. Frequenta infatti per molti anni scuole di
vario genere – il Conservatorio Nazionale spagnolo di danza
classica, la scuola di Angela Garrido, il corso di danza jazz di
Raul Caballero, fino alla scuola di ballo e recitazione di Cristina
Rota che seguirà a New York. Da qui, passando attraverso
l’esperienza della moda, maturerà la decisione di diventare
attrice. Lascia dunque la scuola senza completare gli studi
superiori, e si dedica completamente alla recitazione. Diventa in
breve tempo assai popolare nella tv spagnola, grazie a video
musicali – tra cui quello de La fuerza del destino del
gruppo spagnolo Mecano, col cui leader Nacho Cano avrà una lunga
relazione – film per la tv e trasmissioni per ragazzi.
Di lì a poco, nel 1992 a soli
diciotto anni, esordisce al cinema, diretta da Bigas Luna in
Prosciutto, prosciutto. La pellicola, che riunisce
accanto alla giovane esordiente anche due italiane di fama come
Stefania Sandrelli e Anna Galiena, ha due meriti: far conoscere
Penélope ad altri registi, spagnoli e non, che poi la vorranno per
i loro film, e farle incontrare Javier Bardem, che sposerà, ma solo
diciott’anni più tardi. Tornerà a lavorare con Luna nel ’99 per
altri due film. Lo stesso anno è diretta anche da Fernando Trueba
in Belle époque, ambientato in Spagna negli anni
’30. L’attrice è una delle quattro sorelle che si contendono
l’amore del giovane protagonista, Fernando. Dissacrante nei
confronti della morale spagnola, della prima metà del Novecento e
non solo, la pellicola ottiene l’Oscar come Miglior Film straniero,
contribuendo a portare alla ribalta la giovane Penélope. Tornerà
sotto la direzione di Trueba nel ’99 per La niña dei tuoi
sogni.
Penélope Cruz: da musa del cinema
spagnolo a “piratessa” dei Caraibi
L’attrice riscuote apprezzamento
anche in Italia, dove viene subito reclutata da Giovanni
Veronesi, che la vede bene nei panni di Maria, accanto a
Diego Abbatantuono nel suo Per amore solo
per amore (1993) – adattamento dell’omonimo romanzo di
Pasquale Festa Campanile – e, lo stesso anno, da Aurelio Grimaldi
per La ribelle. Seguono una serie di
collaborazioni con registi spagnoli. Finché nel ’97 non viene
scelta dal suo maestro, Pedro Almodóvar, per una piccola
parte in Carne tremula. L’incontro è senza dubbio
uno dei più importanti della carriera dell’attrice, che corona così
un suo sogno. Ha dichiarato, infatti, che a scatenare in lei la
passione per la recitazione fu proprio un film del regista
spagnolo: Légami!, che vide a soli quattordici
anni. Dopo la visione di quel film, ha affermato, si attivò subito
per intraprendere il mestiere d’attrice, e presto incontrò quella
che sarebbe diventata la sua agente, iniziando così il percorso nel
mondo del cinema. Il sogno di lavorare con Almodóvar, dunque,
diventa realtà nel ’97 e darà il via a un proficuo sodalizio, ricco
di soddisfazioni per entrambi. Lo stesso anno, l’attrice è scelta
invece dal regista Alejandro Amenábar per il ruolo
più corposo di Sofia nel thriller psicologico Apri gli
occhi.
Il film ha una trama complessa, è
incentrato sulla figura di Cesàr/Eduardo Noriega e sul suo amore
per Sofia, la cui possibilità sembra stroncata dal tragico evento
che lo vede protagonista. Un sentimento però così forte, che va
anche al di là della realtà, sconfinando nella dimensione
visionaria, e scavando nei meandri della psiche di Cesàr. Il film
ottiene in Spagna un grandissimo successo e diventa un cult anche
altrove. Anni dopo Penélope sarà chiamata a interpretare nuovamente
il personaggio di Sofia, stavolta nel remake americano del film,
Vanilla Sky (2001), accanto a Tom Cruise, per la
regia di Cameron Crowe. La pellicola non sarà però efficace quanto
l’originale. Sarà invece l’occasione per l’inizio di un legame
sentimentale con Cruise. La vicenda renderà i due oggetto di gossip
per diverso tempo. Intanto, in questi secondi anni ’90, incontra
anche il regista inglese Stephen Frears, che la dirige in
Hi-Lo Country (1998).
Ma il vero spartiacque nella
carriera dell’attrice, quello che la fa conoscere al grande
pubblico e le dà la prima vera notorietà, è il secondo lavoro che
la vede diretta da Almodóvar, e certamente uno dei migliori del
regista spagnolo: Tutto su mia madre (1999). Si
tratta, come spesso nel miglior Almodovar, di una storia tutta al
femminile, caleidoscopica ed eccentrica, allegra, ma allo stesso
tempo tragica, dove non trovano posto stereotipi, ma anzi la loro
demolizione. Abbiamo una madre, Manuela/Cecilia Roth, che vive la
tragica morte del figlio Esteban in un incidente stradale, trova il
suo diario e va alla ricerca della sua attrice preferita, Huma
Rojo/Marisa Paredes. Poi scoprirà che è stata proprio la macchina
dell’attrice a investire accidentalmente Esteban. Intorno alla
protagonista, si muovono una miriade di personaggi, tutti
efficacemente caratterizzati e ben scelti per rappresentare le
sfaccettature dell’essere umano. Dunque un film profondamente
vitale, sull’esistenza umana, nei suoi aspetti più piacevoli e
amari, allegri e tristi, le sue contraddizioni. Un film
profondamente anticonformista. Emblema ne è, tra gli altri, proprio
il personaggio della Cruz, Rosa: una giovane suora che rimane
incinta dopo aver avuto una relazione con un uomo, divenuto poi il
transessuale Lola e che, malato di Aids, l’ha contagiata.
L’interpretazione dell’attrice, seppur non dello spessore di quelle
che seguiranno, riesce a rendere la delicatezza e l’ingenuità della
suora, incredibilmente non scalfite dalla sua esperienza di vita.
Il film raccoglie numerosi riconoscimenti: primo fra tutti l’Oscar
come Miglior Film straniero, il Golden Globe nella stessa categoria
e la Palma d’Oro alla sapiente regia di Almodóvar al Festival di
Cannes. Penélope, che lavora qui al fianco di Marisa Paredes, da
sempre musa del regista, entra così a far parte del gruppo di
attrici che egli predilige, e tornerà a dirigere più volte, sempre
con grande sensibilità.
Due anni dopo, la nostra attrice
sbarca oltreoceano, essendo reclutata da Ted Demme per
Blow, dove interpreta Mirtha, la moglie del
narcotrafficante George Young/Johnny Depp, da John Madden per
Il mandolino del capitano Corelli, che la vede
accanto a Nicholas Cage, e, come detto, da
Cameron Crowe per Vanilla Sky. La
più riuscita delle tre pellicole è forse la prima, che racconta la
parabola discendente, vera nell’ispirazione, di George Jung: dalla
vita spericolata dello sballo e dei soldi facili ottenuti grazie
alla gestione del narcotraffico, al carcere e alla solitudine.
Vicenda umana dai molteplici risvolti che vede, accanto a
Johnny Depp, Penélope Cruz cimentarsi
con un ruolo di moglie non certo convenzionale, in un rapporto non
facile, spesso conflittuale.
Un altro incontro importante nella
vita dell’attrice madrilena avviene nel 2004, ed è quello con
Sergio Castellitto, che la vuole in Italia per
il suo Non ti muovere, tratto dall’omonimo romanzo
di Margaret Mazzantini. Una storia di forte
impatto emotivo, estrema, in cui c’è posto per il dolore e la
sofferenza da una parte, ma anche per la travolgente passione, per
l’amore e l’affetto in tutte le loro possibili declinazioni,
dall’altra. La vita del chirurgo Timoteo/Sergio
Castellitto è sconvolta quando la figlia adolescente
ha un incidente in motorino e finisce in coma. Nelle lunghe ore di
apprensione e di angoscia per la sorte della figlia, il
protagonista sente vicina la presenza della donna che più ha amato.
Non la bella moglie in carriera Elsa/Claudia
Gerini, con cui pure ha avuto la figlia, ma Italia: una
Penélope Cruz quasi irriconoscibile, un brutto
anatroccolo raccolto ai margini della società, prima violentata,
usata; poi scoperta nella sua umanità fragile e forte allo stesso
tempo, e amata. Amore ricambiato da lei, che sembra non averne mai
conosciuto prima d’allora, proprio perché non se ne considerava e
non ne era considerata degna. Passione per la quale il medico
rischia di mettere a repentaglio la sua stabilità familiare con
Elsa. Le due donne rimangono incinte, ma Italia, che vede Timoteo
allontanarsi, decide di abortire clandestinamente. Lui lo scoprirà
troppo tardi, quando immancabilmente tornerà da lei. Pur facendo
tutto il possibile, non riuscirà a salvarla dalle conseguenze
dell’aborto improvvisato. Una storia intensa dunque, e anche
dolorosa, che torna alla mente del protagonista proprio quando in
ballo c’è la vita della persona cui, dopo Italia, tiene di più al
mondo: sua figlia. Notevole la capacità di Castellitto regista di
riuscire a trasformare Penélope Cruz in
Italia: capelli corti, sguardo scavato, andatura sghemba e
abbigliamento kitch – e un italiano con inflessione apparentemente
regionale, che in realtà è l’accento spagnolo della Cruz, italo
parlante senza doppiaggio per una felice intuizione.
L’interpretazione è intensissima e coinvolgente e segna senza
dubbio una crescita artistica dell’attrice, che riceve il David di
Donatello come Miglior Attrice protagonista e il People’s Choice
Award alla Miglior Attrice europea agli EFA. Lei stessa ha ribadito
l’importanza dell’esperienza sul set con Castellitto, affermando di
aver imparato molto interpretando Italia. Non ci ha pensato perciò
due volte, prima di accettare la proposta del regista di essere
protagonista del suo Venuto al mondo, targato
2011, ancora una volta tratto da un testo della Mazzantini, di cui
s’attende l’uscita nelle sale.
Due anni dopo Non ti
muovere, intanto, l’attrice ritrova Almodóvar per
Volver, una pellicola che le dà ancora grandi
soddisfazioni, grazie al personaggio di Raimunda, che interpreta.
Ambientato nella Mancha, con più di un occhio alle origini dello
stesso regista, il film è l’ennesimo omaggio al mondo
femminile, e a quella capacità, tutta delle donne, di far fronte
con pragmatismo alle vicende della vita, senza farsene abbattere.
Sentita e notevole, anche qui, l’interpretazione di Penélope, in
veste di madre e figlia al contempo, alle prese con fantasmi del
passato e del presente. La Cruz vince la Palma d’Oro a Cannes per
la migliore interpretazione femminile, assieme alle altre donne del
cast, il Premio Goya in patria e l’EFA per la Miglior Attrice. Il
film – tra i migliori di Almodóvar – ottiene il Nastro d’Argento
come miglior pellicola europea. Penélope sarà diretta ancora da lui
ne Gli abbracci spezzati (2009).
In questi anni, però, l’attrice
spagnola che ha conquistato Hollywood, diventa anche una delle muse
ispiratrici di un altro mostro sacro del cinema mondiale: Woody
Allen. Sarà la collaborazione con lui a portarla a stringere tra le
mani la statuetta più ambita del cinema. Il regista americano la
vuole infatti accanto a Scarlett Johansson nella commedia
Viky, Cristina, Barcelona. Film sull’amore,
ambientato nella solare e viva Barcellona, dove il pittore José
Antonio/Javier Bardem cerca consolazione per la fine del suo
matrimonio con l’instabile Maria Elena/Penélope Cruz, proponendo a
due giovani turiste – la morigerata Vicky/Rebecca Hall e la
spregiudicata Cristina/Scarlett Johansson – una vacanza con lui a
Oviedo, con tanto di noches calientes. L’ex moglie – una
efficacissima Cruz, “variabile impazzita” della vicenda – giungerà
però a dare risvolti imprevisti al tutto. L’interpretazione
dell’attrice nei panni di Maria Elena le vale l’Oscar come Miglior
Attrice non protagonista. A quanto pare, l’eccentrico Allen
dev’essersi trovato bene con Penélope, se l’ha scelta anche per la
sua prossima fatica, che sembra si girerà a Roma nel 2012.
Altrettanto bene s’è trovata la coppia Bardem-Cruz. Javier e
Penélope si sono sposati la scorsa estate, dopo aver tenuto, per
quanto possibile, a riparo da indiscrezioni la loro storia. A
confermare le voci al riguardo è stato lo stesso attore, solamente
a maggio dello scorso anno, durante la passata edizione del
Festival di Cannes. Ricevendo la Palma d’Oro per la Miglior
interpretazione maschile, infatti, non si è lasciato sfuggire
l’occasione per una romantica dedica a Penélope. A gennaio 2011 è
nato il loro figlio.
Per quel che riguarda il lavoro,
negli ultimi anni, la Cruz è stata impegnata ancora in Usa per il
musical di Rob Marshall Nine (2009), ispirato a
Fellini e al suo Otto e mezzo. Occasione per
l’attrice di rispolverare le proprie doti nel ballo, e di lavorare
assieme alle colleghe Marion Cotillard, Nicole Kidman, Judi Dench e
Sophia Loren. Lo stesso Marshall che l’ha fatta entrare nel
cast di Pirati dei Caraibi – Oltre i confini del
mare, in questi giorni nelle sale, dove l’attrice
madrilena prende il posto di Keira Knightley e
torna a lavorare al fianco di Johnny Depp. È così
che, nell’edizione 2011 del Festival di Cannes, Penélope è
presente, fuori concorso, proprio con la saga dei pirati – il cui
ultimo capitolo è stato accolto, però, piuttosto freddamente dai
critici. Mentre il suo maestro, Almodóvar, porta in gara un
thriller di cui torna a essere protagonista – non succedeva dai
tempi di Légami! – Antonio Banderas.
E’ stato annunciato pochissimi
minuti fa la palma d’oro del 64 esimo Festival di Cannes. L’ambito
premio va a The Tree of life di Terrence Malick. Miglior attrice a
Kirsten Dunst, Miglior regia a Nicolas Winding Refn per Drive,
miglior attore a Jean Dujardin per The Artist.
Ieri è stata la volta di Paolo
Sorrentino, uno dei più rappresentativi registi italiani nel mondo
che con il suo This Must be the Place, da il suo contributo
artistico al 64 esimo festival di Cannes.
Ecco un trailer più esteso di Trasformers: Dark of the Moon. In
sostanza il trailer è sempre quello, con l’aggiunta però di alcune
immagini mozzafiato.
Dopo l’arrivo della prima
immagine ufficiale di Bane in The Dark Knight Rises, la Warner
Bros. annuncia che al cast del film di Christopher Nolna si
aggiungono tre nuovi attori.
Dopo il grande giorno al Festival
di Cannes, dove il film del nostro Paolo Sorrentino è stato
presentato al pubblico e alla stampa, ecco una clip di This Must Be
the Place
La 14^ edizione di CinemAmbiente, il
più importante festival di film a tematica ambientale diretto da
Gaetano Capizzi e organizzato dal Museo Nazionale del Cinema di
Torino,
Dopo averne combinato una delle sue Lars Von
Trier ieri è stato bandito ufficialmente da Cannes 2011, con tanto
di comunicato ufficiale degli organizzatori.
Arriva il comunicato: la
Paramount Pictures, la Twentieth Century
Fox e la Lightstorm Entertainment hanno
reso noto il giorno esatto in cui è prevista la
ridistribuzione cinematografica di Titanic, uno
dei più grandi successi della storia del cinema. La data rivelata è
il 6 aprile 2012. Il film di James Cameron
tornerà nelle sale in formato 3D riconvertito. Il 6 Aprile
non è una data casuale, infatti nel 2012 ricorrerà il centenario
della partenza del transaltantico sfortunato che partì per la
precisione il 10 Aprile 1912.
Ecco alcuni dichiarazione di James
Cameron:
“C’è un’intera generazione che
non ha mai visto Titanic nel modo in cui era stato pensato per
essere visto, cioè al cinema”, ha affermato Cameron, “E questo sarà
un Titanic che non avete mai visto prima, rimasterizzato in
digitale 4K e faticosamente riconvertito in 3D. Con una forza
emozionale rimasta intatta e immagini più potenti che mai, sarà
un’epica esperienza per i fan e per i nuovi arrivati”
Qualcuno di certo di si domanderà
se ce n’era la necessità di riportarlo nelle sale? … non sono
bastati un miliardo e duecento milioni di dollari?
E’ tra i pochi film
venuti bene dall’infinita mole di produzione di Stephen King, ed è
diretto da Brian De Palma nel lontano 1976. Ma anche Carrie
purtroppo sembra sia finito nel mirimo del virus che contagia
Hollywood di questi tempi.
E’ oggi il grande giorno di Paolo
Sorrentino. Il regista italiano presenterà stamane il suo ultimo
film This Must Be the Place con Sean Penn da protagonista.
Ieri era la volta di Predo
Almodovar, che a Cannes per la prima volta presenta un film
decisamente diverso dai precedenti del regista spagnolo. La piel
que abito è un thriller con alcuni connotati horrorifici, come
addirittura qualche giornalista che ha visto il film lo ha definito
“cronenberghiano” nel vero senso del termine. Se il regista
spagnolo sia intenzinato a cambiare completamente registro, questo
non è dato saperlo. La pellicola ha avuto comunque un’ottima
accoglienza, anche se ormai Almodovar è di casa in quel di
Cannes.
Andrej Filipov era il più grande
direttore d’orchestra che il Bolshoi avesse mai avuto: finché,
durante il regime di Brežnev, il partito non ordina il suo
licenziamento e quello di tutti i musicisti ebrei, costringendolo
per trent’anni a lavorare in quello stesso teatro che l’aveva visto
trionfare tante volte ridotto a semplice inserviente. Il destino
bussa alla sua porta quando per caso trova un fax proveniente da
Parigi che invita tutta l’orchestra a suonare a Parigi nel
prestigioso teatro Chatelet, dandogli l’idea che potrà cambiare la
sua vita: ricostruire la vecchia orchestra e presentarsi a Parigi,
dove finalmente potrà ultimare il concerto per violino e orchestra
di Čajkovskij interrotto tanto tempo prima e suonare con Anne –
Marie Jacquet, promettente violinista alla quale Andrej deve
rivelare un importante segreto…