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Kenneth Branagh: per la prima volta al cinema il suo teatro – trailer

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Kenneth Branagh“L’idea che il teatro e il cinema si incontrino è eccitante. Per questo l’arrivo su grande schermo dei nostri spettacoli apre la via a una nuova sfida. Abbiamo un team di grande esperienza in entrambi i mondi, quello teatrale e quello cinematografico: i risultati -in particolare nell’esplorazione della magia insita nell’opera di Shakespeare- dovrebbero essere affascinanti”.

Kenneth Branagh

Dopo l’eclatante successo al box office dell’Amleto di Shakespeare, che in due soli giorni ha raccolto 28.000 spettatori, proseguono le celebrazioni per i 400 anni dalla scomparsa di Shakespeare. Nexo Digital è infatti orgogliosa di presentare la prima stagione della Kenneth Branagh Theatre Company che propone un’eccezionale serie di spettacoli realizzati per il cinema e in scena al Garrick Theatre di Londra nel corso dell’anno.

Di seguito il trailer:

A partire dall’autunno Nexo Digital distribuirà così nelle sale italiane tre spettacoli della Kenneth Branagh Theatre Company, la compagnia -creata dal regista e attore britannico- che vede la presenza di star come Judi Dench, Rob Brydon e Lily James. Dal teatro Garrick di Londra arriveranno così su grande schermo due opere shakespeariane Racconto d’inverno (con Judi Dench e Kenneth Branagh, nelle sale il 18 e 19 ottobre) e Romeo e Giulietta (con Derek Jacobi, Lili James, Richard Madden e Meera Syal nelle sale il 29 e 30 novembre) oltre a The entertainer di John Osborne (nelle sale il 10 e 11 gennaio). Gli spettacoli saranno sempre in lingua inglese sottotitolati in italiano.

Kenneth Branagh CompanySir Kenneth Charles Branagh attore, regista e sceneggiatore è nato a Belfast nel 1960 e ama Shakespeare sin da quando era ragazzo. È stato candidato a 5 Premi Oscar e si è aggiudicato numerosi premi internazionali. Nel 1988 ha diretto ed interpretato il film Enrico V, che gli è valso una candidatura all’Oscar per la miglior regia e il miglior attore protagonista. Nel 1991 ha diretto Il canto del cigno, ricevendo la candidatura all’Oscar per il miglior cortometraggio. Successivamente ha diretto e interpretato Frankenstein di Mary Shelley e Hamlet con cui ha ottenuto la quarta candidatura ai Premi Oscar per la migliore sceneggiatura non originale. Ha ricevuto una quinta candidatura per la statuetta come miglior attore non protagonista per il film Marilyn.  Nel 2015 ha diretto Cenerentola della Disney.

Sempre nel 2017, accanto alla stagione della Branagh Company, Nexo Digital proporrà al cinema anche il Riccardo III di Shakespeare con Ralph Fiennes e Vanessa Redgrave. Il Direttore Artistico del Teatro Almeida di Londra Rupert Goold (American Psycho re Carlo III, Il mercante di Venezia, Medea) porterà infatti in scena il cattivo più famoso di tutto il teatro di Shakespeare con un cast d’eccezione che comprende Ralph Fiennes nei panni di Riccardo III e Vanessa Redgrave in quelli della regina Margherita. La data dello spettacolo verrà comunicata nei prossimi mesi.

La stagione della Kenneth Branagh Theatre Company è distribuita nei cinema italiani da Nexo Digital con i media partner Sky Arte HD e MYmovies.it e con il sostegno del British Council.

Kenneth Branagh: 10 cose che non sai sull’attore

Kenneth Branagh: 10 cose che non sai sull’attore

Rinomato attore shakespeariano, Kenneth Branagh si è negli anni distinto come uno dei cineasti più influenti della sua generazione, capace tanto di dar vita a memorabili personaggi quanto di realizzare opere da regista in gradi di ottenere il plauso di critica e pubblico. Personalità versatile, Branagh ha nel corso della sua carriera affrontato con successo molti dei generi più in voga oggi al cinema.

Ecco 10 cose che non sai di Kenneth Branagh.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Kenneth Branagh Hamlet

Kenneth Branagh: i suoi film da attore e da regista

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. Il primo grande successo cinematografico dell’attore è il film Enrico V (1989), seguito poi da titoli come Frankenstein di Mary Shelley (1994), con Robert De Niro, Riccardo III – Un uomo, un re (1996), di Al Pacino, Celebrity (1998), Harry Potter e la camera dei segreti (2002), Operazione Valchiria (2008), Marilyn (2011), con Michelle Williams, Jack Ryan – L’iniziazione (2014), con Chris Pine, Dunkirk (2017), Assassinio sull’Orient Express (2017), Casa Shakespeare (2018), Tenet (2020), con John David Washington, e Assassinio sul nilo (2021).

9. È un apprezzato regista. Nel corso della sua carriera Branagh si è distinto come regista, dimostrando di poter affrontare generi spesso molto diversi tra loro. Il suo primo film in tali vesti è stato Enrico V (1989), seguito da L’altro delitto (1991), Gli amici di Peter (1992), Il canto del cigno (1992), Molto rumore per nulla (1993), Frankenstein di Mary Shelley (1994), Nel bel mezzo di un gelido inverno (1995), e Hamlet (1996). In anni più recenti ha invece diretto Il flauto magico (2006), Sleuth – Gli insospettabili (2007), con Michael Caine, Thor (2011), con Chris Hemsworth, Cenerentola (2015), Assassinio sull’Orient Express (2017), Casa Shakespeare (2018) e Artemis Fowl (2020). Nel 2021, con Belfast, ha vinto il suo primo premio Oscar per la sceneggiatura.

8. È stato più volte nominato all’Oscar. Particolarmente apprezzato all’interno dell’industria hollywoodiana, Branagh ha ricevuto nel corso della sua carriera quattro importanti nomination al premio Oscar. Le prime due furono rispettivamente come regista e attore protagonista di Enrico V. In seguito, venne candidato per la miglior sceneggiatura non originale di Hamlet. Nel 2011 è invece stato candidato come miglior attore non protagonista per il film Marilyn.

Kenneth Branagh ed Emma Thompson

7. È stato sposato con la nota attrice. Nel 1987, sul set della miniserie Fortunes of War, conobbe l’attrice Emma Thompson, con la quale intraprese una relazione culminata nel matrimonio nel 1989. Per via dei rispettivi impegni di lavoro, tuttavia, i due finirono con l’allontanarsi, annunciando la separazione nel 1995. La rottura sembra essere stata anche dovuta dalla relazione che Branagh intraprese con Helena Bonham Carter, alla quale rimase legato fino al 1999.

Kenneth Branagh dirige Thor

6. Ha immaginato il film come una rilettura di Shakespeare. Nel dirigere il film dedicato al divino Thor, Branagh ha affermato di aver pensato alla sua storia come ad un dramma shakespeariano, dove il figlio deve confrontarsi con il padre e gli intrighi di corte per poter arrivare ad una propria affermazione. Secondo lui, infatti, la trama del film è un incrocio tra l’autore inglese, la mitologia nordica e il mondo dei fumetti.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Kenneth Branagh Poirot

Kenneth Branagh è Hercule Poirot

5. Ha lavorato molto sul look dei baffi del personaggio. Tratto distintivo di Hercule Poirot, personaggio nato dalla penna di Agatha Christie, sono i suoi baffi. Per la sua versione di Poirot, Branagh decise di dar vita ad un look particolarmente stravagante, che fece storcere il naso ai fan del personaggio. Il regista e attore si giustificò però affermando che nel romanzo questi vengono più volte nominati, meritando dunque di avere una loro particolarità.

4. Ha studiato a fondo il personaggio. Per poter dar vita al celebre detective, Branagh ha speso molto tempo a leggere i romanzi di cui è protagonista, ricercando una propria chiave interpretativa. Nel farlo, l’attore si è concentrato in particolar modo sull’idea di giustizia di Poirot, la quale nel film cambia in relazione agli eventi che si verificano.

Kenneth Branagh in Hamlet

3. Ha girato il film in pellicola. Nel realizzare la sua versione dell’opera di Shakespeare, Branagh decise di affidarsi alla pellicola 65mm. Questa gli permise infatti di dar vita ad inquadrature particolarmente ricche di dettagli in alta risoluzione. Molte delle riprese da lui previste, inoltre, potevano essere realizzate soltanto con l’utilizzo di tale formato.

2. Ebbe difficoltà a trovare una produzione. Branagh intendeva realizzare una versione completa dell’Amleto, raggiungendo pertanto quasi quattro ore di film. Tuttavia, nessuna produzione sembra intenzionata a dar vita a tale opera, con la preoccupazione delle difficoltà nella sua distribuzione. Fu solo la Castle Rock Entertainment a dichiararsi interessata e a fornire il budget necessario a Branagh.

Kenneth Branagh: età e altezza

1. Kenneth Branagh è nato a Belfast, nell’Irlanda del Nord, il 20 dicembre del 1960. L’attore è alto complessivamente 177 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Kenneth Branagh vorrebbe un crossover con Poirot e Miss Marple

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Kenneth Branagh vorrebbe un crossover con Poirot e Miss Marple

Mentre finalmente nella sale italiane arriva il 24 febbraio Belfast, uscito già in tutto il mondo e da noi arrivato solo ora, Kenneth Branagh continua la promozione di Assassinio sul Nilo, e in un’intervista con AMC Theatres, ha dichiarato che gli piacerebbe vedere un Christie-verse, in cui i personaggi più iconici scritti da Agatha Christie si incontrano.

Trai crossover più affascinanti, nella sua idea, ci sarebbe un incontro tra Hercule Poirot e Miss Marple, i due grandi detective della letteratura di Christie. Tuttavia, dice Kenneth Branagh, se Poirot è un vero e proprio investigatore, Miss Marple è un personaggio ancora più affascinante, perché è la classica donna che si prende sotto gamba, che riesce a diventare invisibile e quindi si trova nella posizione migliore per risolvere dei misteri. Questa condizione, unita al fatto che è un intuito infallibile, secondo a nessun investigatore propriamente detto, la renderebbe una compagna di avventure perfetta per il “suo” Poirot.

Basato sul romanzo del 1937 di Agatha Christie, Assassinio sul Nilo è un audace mystery-thriller sul caos emotivo e sulle fatali conseguenze scatenate dall’amore ossessivo. Kenneth Branagh torna nei panni dell’iconico detective Hercule Poirot.Ricordiamo che il cast di Assassinio sul Nilo annovera Gal Gadot, Armie Hammer e Letitia Wright, oltre ad Annette Benning, Russell Brand, Rose Leslie, Sophie Okonedo, Ali Fazal, Tom Bateman, Emma Mackey, Dawn French Jennifer Saunders.. La sceneggiatura di Assassinio sul Nilo, che riunisce il team di filmmaker dietro al successo globale del 2017 Assassinio sull’Orient Express, è basata sul romanzo di Agatha Christie ed è firmata da Michael Green. Il film è prodotto da Ridley Scott, Kenneth Branagh, p.g.a., Judy Hofflund, p.g.a. e Kevin J. Walsh, mentre Mark Gordon, Simon Kinberg, Matthew Jenkins, James Prichard e Matthew Prichard sono i produttori esecutivi.

La vacanza in Egitto dell’investigatore belga Hercule Poirot a bordo di un elegante battello a vapore si trasforma in una terrificante ricerca di un assassino quando l’idilliaca luna di miele di una coppia perfetta viene tragicamente interrotta. Ambientata in uno scenario epico, caratterizzato da ampi panorami desertici e dalle maestose piramidi di Giza, questa drammatica storia di un amore finito male presenta un gruppo cosmopolita di viaggiatori dal look impeccabile, con colpi di scena che lasceranno il pubblico con il fiato sospeso fino alla scioccante rivelazione finale.

Girato con cinepresa 65mm Panavision alla fine del 2019, Assassinio sul Nilo trasporta il pubblico negli anni ‘30, ricreando molti dei luoghi che hanno ispirato l’affascinante thriller di Agatha Christie.

Il romanzo di Agatha Christie “Assassinio sul Nilo” è pubblicato in Italia da Mondadori ed è disponibile anche in versione audiobook, prodotta da GOODmood edizioni su licenza Agatha Christie Limited, con un cast di numerosi attori, sound design e ambientazioni musicali originali, per un’esperienza d’ascolto sorprendente.

Kenneth Branagh va alle Olimpiadi

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Kenneth Branagh, a maggio nei cinema americani con il suo Thor, sta pianificando i suoi prossimi impegni alla regia. La Weinstein Company gli ha infatti affidato la regia di un nuovo film basato sul libro The Boys in the Boat.

Kenneth Branagh svela i tre cattivi di Thor!

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Kenneth Branagh svela i tre cattivi di Thor!

thor

Il regista Kenneth Branagh intervistato da Entertainment Weekly a parlato a lungo del suo prossimo film in uscita Thor,  svelandoci i tre villain principali. Inoltre, arriva un’altra foto che questa volta coinvolge Hogun il Fosco, uno dei tre guerrieri, interpretato da Tadanobu Asano…

Kenneth Branagh sull’evoluzione di Thor e sul cameo in Infinity War

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Sono trascorsi ormai diversi anni da quando Thor ha fatto il suo debutto nelle sale (era il 2011), e da allora il regista Kenneth Branagh ha abbracciato tutta una serie di progetti molto diversi tra loro. Tra questi figurano il grande successo di pubblico Assassinio sull’Orient Express e l’atteso Artemis Fowl che debutterà su Disney+ domani 12 giugno.

Nonostante abbia curato la regia di un solo film del MCU, Kenneth Branagh resta comunque un grandissimo fan dell’universo condiviso, al punto che in una recente intervista riportata da ComicBook ha ammesso che amerebbe tornare dietro la macchina da presa per dirigere un nuovo cinecomic: “Sarebbe davvero eccitante, ma non è ancora successo. Vedremo.”

Nel corso della medesima intervista, Branagh ha anche riflettuto sull’evoluzione del personaggio di Thor interpretato da Chris Hemsworth, dal suo film del 2011 fino a Thor: Ragnarok di Taika Waititi uscito nel 2017: “Quando è stato fatto il mio film, la sfida più importante, quella più immensa, era riuscire a trovare un tono all’interno di un universo nato da poco”, ha spiegato Branagh. “Come poter trovare un modo per far sì che quel tono possa funzionare per ben quattro film? È stata la cosa più difficile. E poi avevamo già avuto tutta la genialità di Robert Downey Jr. e Jon Favreau con il primo Iron Man. E poi avevamo avuto L’incredibile Hulk, non era andato proprio come si aspettavano. E poi c’era stato Captain America.”

L’attore e regista ha poi aggiunto: “Per me era fondamentale che tutto ruotasse attorno a Thor che veniva bandito dal suo regno e sul suo rapporto complicato col padre e col fratello. Questioni che avrebbero potuto avere del potenziale enorme se solo avessimo potuto mettere il pubblico in stretta relazione con l’autenticità dei sentimenti del personaggio. Da quel momento c’è stata una grande varietà e diversità di storie legate al personaggio e mi sembra che tutti si siano impegnati a far sì che la sua evoluzione potesse essere ben recepita dal pubblico.”

Kenneth Branagh ricorda il suo cameo in Avengers: Infinity War

Nel corso della medesima intervista, Branagh ha anche ricordato del suo cameo in qualità di doppiatore in Avengers: Infinity War di Anthony e Joe Russo, rivelando la storia dietro il suo coinvolgimento nel film: “Ho lavorato con i fratelli Russo un paio di volte nel corso degli anni”, ha spiegato Branagh. “Li ammiro molto. Anche la mia esperienza con la Marvel è stata qualcosa di molto vicino al concetto di famiglia. Sono rimasto in contatto con tutti. Louis D’Esposito, co-presidente dei Marvel Studios, mi chiamò e mi disse: ‘I Russo vorrebbero che tu facessi questa cosa. Ti andrebbe?’. E io ricordo di aver risposto: ‘Sarebbe fantastico!’.”

Kenneth Branagh sul suo Thor: “È stato un ‘o la va o la spacca’ per la Marvel”

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Kenneth Branagh è stato trai primi registi a cimentarsi con i Marvel Studios nel portare sul grande schermo i supereroi della Casa delle Idee.

Il regista e attore britannico ha infatti portato sul grande schermo il primo Thor, che ha visto l’esordio di Chris Hemsworth nei panni del personaggio. All’epoca però i Marvel Studios erano ancora una scommessa, come ha spiegato lo stesso Branagh, durante il tour promozionale di Assassinio sull’Orient Express.

“Era un ‘o la va o la spacca’ (Branagh utilizza l’espression ‘sink or swin’, ovvero ‘affonda o nuota’, ndt) prima di Captain America – Il Primo Vendicatore, e poi subito dopo è andata bene. Abbiamo avuto The Avengers, e tutto è filato liscio e veloce. Ma tutti quelli che erano lì sanno che è stato un periodo di grande tensione.

O almeno è certamente quello che ho provato io. Non è un segreto che Kevin Feige mi abbia detto ‘Questo è la sfida di tono più difficile per noi, far funzionare il film e farlo entrare in questo universo più ampio’. Infatti, credo che Thor, nella performance di Chris Hemsworth, sia diventata una parte fondamentale di quell’universo.”

Assassinio sull’Orient Express: il trailer del film di e con Kenneth Branagh

Senz’altro Thor, con Iron Man e Captain America, forma il nucleo forte di eroi intorno a cui ruotano le storie e tutti gli altri protagonisti del MCU.

Il Thor di Kenneth Branagh è senz’altro uno dei film più difficili del MCU, dal momento che si è cercato un equilibrio tra personaggi drammatici derivanti dai fumetti, storie con echi shakespeariani (non a caso è stato scelto Branagh) e un linguaggio che si doveva avvicinare, per target e destinazione, a un pubblico molto giovane.

Negli anni la formula Marvel si è affinata, ma Thor resta uno dei pochi esempi dei film del franchise in cui si scorge una personalità registica.

Fonte: Uporoxx

Kenneth Branagh sul suo Thor

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Probabilmente a conseguenza dei pettegolezzi molesti proveniente dal set di Thor, il regista Kenneth Branegh ha concesso una interessante intervista al blog dell’Hollywood Reporter Hero Complex, nella quale ha parlato del film che sta girando e le cui riprese si stanno avviando ormai alla conclusione.

Kenneth Branagh sarà Olivier

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Sarà forse il coronamento di un sogno, per Kenneth Branagh, la possibilità di interpretare sul grande schermo il ruolo dell’attore che, esplicitamente o meno, ha per lui rappresentato un modello da imitare come Laurence Olivier.

 

Kenneth Branagh sarà di nuovo Hercule Poirot in A Haunting in Venice

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La 20th Century Studios ha annunciato il cast di A Haunting in Venice, la terza fatica del regista Kenneth Branagh nei film di Hercule Poirot basati sui romanzi di Agatha Christie. Il nuovo ensemble dietro il thriller è interpretato da Branagh che riprende il ruolo di Poirot, con Tina Fey, Jamie Dornan, Michelle Yeoh, Kyle Allen, Camille Cottin, Jude Hill, Ali Khan, Emma Laird, Kelly Reilly e Riccardo Scamarcio a completare il cast.

Ambientato nella Venezia del secondo dopoguerra alla vigilia di Ognissanti, il film, che questa volta corteggia il cinema fantastico, segue un altro mistero con protagonista il celebre investigatore Poirot. Ispirato da Hallowe’en Party di Christie, Poirot, ora in pensione che vive in esilio autoimposto, partecipa con riluttanza a una seduta spiritica in un palazzo infestato quando uno degli ospiti viene assassinato, e l’ex detective deve ancora una volta scoprire chi è stato.

“Questo è uno sviluppo fantastico del personaggio di Hercule Poirot, così come del franchise di Agatha Christie”, ha detto Branagh del nuovo film. “Basato su una complessa e poco conosciuta storia di mistero ambientata ad Halloween in una città pittorescamente incantevole, è un’opportunità straordinaria per noi, come registi, e stiamo assaporando l’opportunità di offrire qualcosa di veramente agghiacciante per il nostro fedele pubblico cinematografico. “

Kenneth Branagh torna nel ruolo di Poirot che aveva già interpretato in Assassinio sull’Orient Express e in Assassinio sul Nilo, entrambi adattamenti da Christie ed entrambi diretti da lui. Anche in questo caso come nei due film precedenti, sarà circondato da un cast di super star.

Kenneth Branagh presenta Thor con Chris Hermsworth

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Kenneth Branagh presenta Thor con Chris Hermsworth

thor

Kenneth Branagh e Chris Hermsworth hanno presentato oggi alla stampa romana Thor, l’attesissimo cinefumetto che ha per protagonista il Dio del tuono, nato dalla testa di Stan Lee e dalla matita di Jack Kirby. I Marvel Studios lo hanno portato al cinema e a dirigere il film hanno chiamato proprio Mr. Shakespeare.

Kenneth Branagh potrebbe continuare a interpretare Hercule Poirot nel franchise Disney

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Il produttore di Assassinio a Venezia (A Haunting in Venice), James Prichard, ha lasciato intendere che il detective di Kenneth Branagh, Hercule Poirot, potrebbe potenzialmente tornare in molte altre avventure future. Segnando ufficialmente la terza volta che Branagh interpreta l’iconico detective belga di Agatha Christie, Assassinio a Venezia è l’ultimo capitolo di una trilogia cinematografica iniziata con Assassinio sull’Orient Express del 2017. Allontanandosi da alcune delle opere più note di Christie, quest’ultimo film è basato sul romanzo Poirot e la strage degli innocenti del 1969 e sostituirà l’ambientazione londinese originale del libro con la città italiana.

Parlando con Total Film (via GamesRadar+), Prichard ha rivelato che ci sono molte opportunità per il franchise che Kenneth Branagh dirige e interpreta di continuare dopo l’imminente uscita di Assassinio a Venezia. Citando l’ampio catalogo di storie di Poirot di Christie, il produttore ha rivelato che “ne faremo sicuramente un altro” se Branagh e lo sceneggiatore Michael Green si sentiranno inclini a continuare. “Se Ken vuole fare di più e Michael vuole scrivere di più, ne faremo sicuramente un altro. C’è ancora molto materiale da raccontare, quindi non rimarremo senza ispirazione”.

Assassinio a Venezia è ambientato nella misteriosa Venezia del secondo dopoguerra alla vigilia di Ognissanti, dove Hercule Poirot, ormai in pensione e vivendo in un esilio autoimposto nella città più affascinante del mondo, partecipa con riluttanza a una seduta spiritica in un palazzo fatiscente e infestato. Quando uno degli ospiti viene assassinato, il detective viene catapultato in un sinistro mondo di ombre e segreti, costretto nuovamente a dover risolvere il caso prima che qualcos altro di spiacevole possa accadere.

Il film, come già riportato, è diretto da Kenneth Branagh con una sceneggiatura del candidato all’Oscar Michael Green (Logan). I produttori sono Kenneth Branagh, Judy Hofflund, Ridley Scott e Simon Kinberg, con Louise Killin, James Prichard e Mark Gordon come produttori esecutivi. Un brillante ensemble interpreta un cast di personaggi indimenticabili, tra cui Kenneth Branagh, Kyle Allen (Rosaline), Camille Cottin (Call My Agent), Jamie Dornan (Belfast), Tina Fey (30 Rock), Jude Hill (Belfast), Ali Khan (6 Underground), Emma Laird (Mayor of Kingstown), Kelly Reilly (Yellowstone), Riccardo Scamarcio (L’ombra di Caravaggio) e la recente vincitrice dell’Oscar Michelle Yeoh (Everything Everywhere All at Once).

Kenneth Branagh parla di Thor: The Dark World

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Kenneth Branagh parla di Thor: The Dark World

Arriva da TotalFilm l’intervista a Kenneth Branagh in merito al sequel del suo film Thor: The Dark World. Il regista e attore è stato intervistato durante l’attività stampa del suo ultimo film da regista, Jack Ryan.

Alla domanda di TotalFilm se ha visto il film di Alan Taylor Kenneth Branagh ha risposto: Si, mi sono divertito molto. Penso che inevitabilmente il secondo film avrebbe proseguito per diverse direzioni, perché ci sono tante varianti e tante possibilità attraverso le storie. Quando stavamo facendo il primo film, decidemmo in che modo avrebbero comunicato il mondo dell’uomo e il regno di Thor…C’è voluto molto, molto tempo. C’era molto su cui pensare, quindi è inevitabile che le scelte possono essere infinite. Mi è piaciuto molto quello che hanno fatto, ma io avrei probabilmente preso una direzione diversa. 

Che ne pensate?

Per le news sul film vi segnaliamo il nostro speciale: Thor 2, mentre per tutte le info sul film nella nostra Scheda Film: Thor: The Dark World.  Vi ricordiamo che nel cast del film vi sono anche: , Christopher Eccleston, , Josh Dallas, , Ray Stevenson, , Tadanobu Asano, .  Il film esordirà nelle nostre sale il 20 novembre 2013.

Trama: Il film Marvel Thor: The Dark World riporta sul grande schermo Thor, il potente vendicatore, in lotta per salvare la Terra e i Nove Regni da un oscuro nemico più antico dell’universo stesso. Dopo i film Marvel Thor e The Avengers, Thor torna a combattere per riportare l’ordine tra i pianeti… ma un’antica dinastia dominata dallo spietato Malekith minaccia di far ripiombare l’universo nell’oscurità. Di fronte a un nemico al quale né Odino né Asgard riescono a opporsi, Thor deve intraprendere il viaggio più pericoloso e introspettivo della sua vita, costretto a stringere un’alleanza con lo sleale Loki per salvare non solo il suo popolo e coloro che ama… ma l’intero universo.

Fonte: TotalFilm via CBM

Kenneth Branagh parla di Thor

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Il regista Kenneth Branagh ha parlato del tono di  Thor, l’adattamento cinematografico dell’eroe Marvel con Chris Hemsworth le cui riprese sono ormai in corso da diversi mesi…

Kenneth Branagh parla del suo Thor

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Kenneth Branagh parla del suo Thor

Le domande sono state incentrate soprattutto sul suo annunciato Thor, trasposizione al cinema del fumetto che vede protagonista l’eroe delle mitologia nordica, ma anche il suo lavoro d’attore tra cinema e teatro. Per quanto riguardo il suo prossimo cine-fumetto Kenneth Branagh è stato molto chiaro: Scelgo la storia perché la ritengo interessante e non faccio caso alla fonte, poco importa se si tratti di Shakespeare o di un fumetto. Thor mi piace perché parla di una divinità del Tuono, il che è affascinante.

Rispondendo alla nostra domande su come riesce a parlare al cinema con le parole del teatro in maniera efficace Branagh ha parlato della complessità di alcune scelte che si trova a fare: “in Molto Rumore per Nulla, la figura dell’uomo vigoroso e macho non può essere descritta a voce dalle donne come avviene a teatro, così ho pensato che la cosa migliore fosse inquadrare direttamente Denzel Washington su un cavallo bianco. Chi meglio di lui rappresenta il fascino mascolino nella sua totalità(ride)“.

Concedendosi a molte foto e a pochi autografi Kenneth Branagh ha lasciato la sala sorridente e ha affidato il pubblico alla proiezione della serie Wallander, tratta da una serie di racconti svedesi, nella quale interpreta il tormentato protagonista.

Kenneth Branagh in trattative per dirigere Cenerentola in live-action

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Miglior_attor_non_protagonista_Kenneth_BranaghSembra che la Disney sia in trattativa con il regista/attore Kenneth Branagh (Thor) per affidargli la regia del film di Cenerentola in live-action. Il regista di matrice sheakespeariana

Kenneth Branagh ha inserito un omaggio a Thor nel suo ultimo film, Belfast

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Kenneth Branagh è forse uno dei registi più poliedrici che lavorano attualmente ad Hollywood. Dopo aver trascorso gran parte della sua carriera ad adattare per il grande schermo le opere di Shakespeare, soprattutto negli ultimi anni si è invece dedicato a progetti decisamente più mainstream, come Cenerentola, Artemis Fowl e, naturalmente, il primo Thor del 2011.

Dopo la sua esperienza con il film del MCU che ha ufficialmente segnato il debutto del Dio del Tuono interpretato da Chris Hemsworth, Branagh non ha più diretto un film Marvel, ma a quanto pare è ancora molto legato al leggendario personaggio dei fumetti. Nella sua ultima fatica, Belfast, ha infatti inserito un easter egg dedicato proprio al personaggio, e di cui ha discusso in una recente intervista con Variety.

Nel film, che è stato presentato in Italia ad Alice nella Città (la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma) e che uscirà nelle sale di tutto il mondo il 12 novembre, è presente una scena in cui Buddy, il piccolo protagonista, si siede sul pavimento a leggere un fumetto di Thor. A proposito di questo momento, Kenneth Branagh ha spiegato: “Le illustrazioni di Thor realizzate da Jack Kirby dovevano prendere vita. Avevo considerato l’idea di girare la scena con Jude Hill che siede sul pavimento a leggere il fumetto mentre i colori spuntavano dalle pagine. Alla fine abbiamo deciso di non farlo.. pensavamo fosse troppo.”

La trama di Belfast, il nuovo film di Kenneth Branagh

Scritto e diretto da Branagh e interpretato da Caitriona Balfe, Jamie Dornan, Judi Dench e Ciarán Hinds, Belfast è una storia di amore, risate e perdite nell’infanzia di un ragazzo, tra la musica e il tumulto sociale della fine degli anni ’60 a Belfast nell’Irlanda del Nord. Buddy, nove anni, è circondato da un mondo fatto di lotta di classe e stravolgimenti culturali. Mentre esplodono i Troubles, ovvero il conflitto tra i cattolici repubblicani e i protestanti unionisti, Buddy sogna un futuro lontano dalla violenza, e trova conforto in una gioiosa famiglia. Ma intanto i contrasti si acuiscono, e la famiglia di Buddy dovrà scegliere se attendere che gli scontri finiscano o iniziare una nuova vita.

Kenneth Branagh e Gli INIZI di Jack Ryan

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Potrebbe essere Kenneth Branagh a dirigere il nuovo film con protagonista il personaggio di Jack Ryan: la Paramount avrebbe contattato l’attore e regista di Belfast dopo l’uscita dal progetto di Jack Bender a causa di impegni concomitanti. L’arruolamento di Branagh darebbe indubbiamente nuovo impulso al progetto, del quale si parla dal 2006, e che nel frattempo ha subito rimandi e ritardi, con vari registi e scrittori di volta in volta dati affiancati ad esso, come Fernando Meireilles, Anthony Peckham, Steven Zaillian e David Koep.

Il film sarà un prequel delle precedenti avventure, con protagonista un Jack Ryan giovane (per il ruolo si parla di Chris Pine) che dopo aver lasciato i Marines lavora come consulente per un miliardario russo, venendo poi coinvolto in un intrigo terroristico. In attesa di capire se Branagh assumerà effettivamente l’incarico, Branagh sarà sul set nel ruolo di Katniss nel prossimo capitolo del ciclo di Hunger Games; successivamente, sarà James T Kirk nel sequel di Star Trek; altri progetti in cantiere sono The Guernsey Literary e Potato Peel Pie Society: a quest’ultimo, da lui diretto, era prevista la partecipazione di Kate Winslet.

Fonte: Empire

Kenneth Branagh commenta l’esperienza alla Marvel

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La grande avventura cinematografica della Marvel cominciò anni fa, in maniera strutturata e in vista di un universo condiviso, con Thor, nel 2011. Vuoi per la particolare natura del personaggio, vuoi per i duetti shakespeariani presenti in sceneggiatura, l’allora neonato Marvel Studio affidò la regia a uno che di teatro e Shakespeare se ne intende, ovver Kenneth Branagh.

Dopo molti anni e alla luce di un risultato estetico non proprio dei migliori, ecco cosa ha dichiarato il regista e attore in merito alla sua esperienza in Marvel:

“Quello che posso dire è che mi è piaciuto molto il processo creativo, raggiunto nel lavoro con queste persone. Ho amato molto quei ragazzi. È stato divertente … sono molto orgoglioso di quel film e di quel progetto, ho imparato tantissimo su quel set”.

Ricordiamo che Kenneth Branagh arriverà molto presto, il 12 marzo, al cinema con Cenerentola, adattamento live action del classico Disney, con protagonisti Lily James, Richard Madden, Cate Balnchett e Helena Bonham Carter.

Fotne: CBM

Kenneth Branagh alla regia di Omicidio sull’Orient Express

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Kenneth Branagh alla regia di Omicidio sull’Orient Express

Reduce dal successo di Cenerentola con la Disney, Kenneth Branagh è stato scelto dalla 20th Century Fox per dirigere il nuovo adattamento del romanzo di Agatha ChristieOmicidio sull’Orient Express. Il film sarà prodotto da Ridley Scott e Simon Kinberg.

Il libro è stato già adattato nell’omonimo film del 1974 dove ad interpretare Poirot c’era l’attore Albert Finney e che ottenne ben sei nomination all’Oscar con Ingrid Bergman che vinse il premio come attrice non protagonista.

Assassinio sull’Orient Express (Murder on the Orient Express) è uno tra i più famosi romanzi gialli di Agatha Christie, reso ancora più celebre dall’omonimo film del 1974. Ha tra i protagonisti il detective Hercule Poirot. Scritto dalla Christie durante un suo soggiorno a Istanbul, nella stanza 411 del Pera Palas Hotel (oggi adibita a piccolo museo in suo onore), il romanzo fu pubblicato a puntate dal settimanale statunitense The Saturday Evening Post nell’estate del 1933, mentre l’anno successivo fu raccolto in un unico libro dall’editore inglese Collins Crime Club; in Italia fece la sua comparsa nel 1935, edito da Mondadori.

Trama: L’investigatore Hercule Poirot, partito da Istanbul con l’Orient Express e diretto a Londra, si trova a indagare sull’assassinio di un certo Ratchett, un distinto americano ritrovato esanime nel proprio scompartimento, sullo stesso treno in cui viaggia il detective. Ma un’abbondante nevicata bloccherà il convoglio per parecchie ore, e in questo modo Poirot si vedrà costretto a ipotizzare che l’assassino è uno dei passeggeri il cui scompartimento è nella carrozza per Calais, la stessa in cui si trova quello del signor Ratchett.

Un indizio rivelatore porterà alla scoperta che il vero nome della vittima era Cassetti, un assassino in fuga dalla giustizia americana perché accusato del rapimento a scopo di estorsione e dell’omicidio della piccola Daisy Armstrong, avvenuti anni prima (l’episodio si ispira alla tragedia che colpì il noto aviatore statunitense Charles Lindbergh, il cui figlioletto Charles III di un anno e mezzo fu rapito e brutalmente ucciso nel 1932), uccisione che in seguito aveva provocato indirettamente altre morti fra le persone a lei vicine.

Kenneth Branagh alla regia di Assassinio sull’Orient Express?

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Kenneth Branagh alla regia di Assassinio sull’Orient Express?

Secondo The Wrap, Kenneth Branagh (regista di Thor e Cenerentola) è in trattative per un nuovo adattamento del giallo di Agatha Christie Assassinio sull’Orient Express, targato 20th Century Fox. Michael Green (Everwood, Smallville, Heroes, The River) è attualmente al lavoro sulla sceneggiatura ispirata al libro della Christie (datato 1934) che vede il detective Poirot sulle tracce dell’assassino di un magnate americano in viaggio da Istanbul a Parigi.

Il progetto di questo nuovo adattamento, avviato alla fine del 2013, vede coinvolti tra i produttori Ridley Scott, Simon Kinberg e Mark Gordon. Oltre a varie versioni televisive, il giallo della Christie è stato trasposto per il grande schermo nel 1974 da Sidney Lumet (tra i protagonisti Albert Finney, Sean Connery, Lauren Bacall e Ingrid Bergman che vinse in quell’occasione l’Oscar come Miglior attrice non protagonista) e nel 2001 da Carl Schenkel (nel cast Alfred Molina, Leslie Caron e Meredith Baxter).

Che Branagh sia l’uomo giusto per la realizzazione di un nuovo remake? L’esperienza del regista, che vanta nella sua filmografia numerosi adattamenti anche da opere classiche, gli sarà di certo d’aiuto. Ancora poco tuttavia si sa di questo progetto i cui dettagli rimangono al momento ancora sconosciuti.

Fonte: Empireonline

Kennet Branagh villain nel suo film sul Jack Ryan di Tom Clancy?

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Kennet Branagh villain nel suo film sul Jack Ryan di Tom Clancy?

Kenneth Branagh insaziabile: l’Olivier dei nostri giorni non si accontenta di dirigere il nuovo (e ancora senza titolo) film incentrato su Jack Ryan, personaggio nato dalla penna di Tom Clancy, ma desidera anche vestire i panni del cattivo di turno, il russo Viktor Stazov. Staremo a vedere cosa risponderà la produzione. La parte del protagonista Jack Ryan, un ex marine riconvertitosi come analista finanziario nel gelo di Mosca, è stata affidata a Chris Pine (Star Trek). Nel film, Ryan scopre i malefici piani finanziari di Stazov, che intende colpire al cuore l’America svalutando il dollaro. Una sfilza di penne si sono occupate della sceneggiatura: dopo Adam Cozad, hanno lavorato allo script Anthony Peckham, Steven Zaillian e, ultimo, David Koepp. Non si sa ancora quando partiranno le riprese.

Fonte: Variety

Kennedy McMann: 10 cose che non sai sull’attrice

Kennedy McMann: 10 cose che non sai sull’attrice

Divenuta nota nel corso del 2019 con la serie Nancy Drew, dove ricopre il ruolo di protagonista, l’attrice Kennedy McMann ha dato prova di saper gestire la scena, affermandosi grazie alle sue doti recitative. Apprezzata da critica e pubblico, l’attrice è attesa in nuovi progetti e alle prese con nuovi ruoli, che possano provarne la versatilità.

Ecco 10 cose che non sai su Kennedy McMann.

Kennedy McMann: la sua filmografia

1. Ha esordito in televisione. L’attrice ha debuttato in televisione nel 2017, recitando nell’episodio Family Photo della serie Gone, dove ricopre il ruolo di Sara Moreland. Nel 2018 partecipa invece all’episodio Revenge della celebre serie Law & Order: Unità speciale, con il personaggio di Carol Solomon. Grazie a questi ruoli, l’attrice inizia ad ottenere una prima notorietà.

2. È la protagonista di una serie TV. A partire dal 2019 l’attrice diventa popolare come protagonista della serie Nancy Drew, ispirata all’omonima serie di romanzi gialli per ragazzi. Presente in tutti i 13 episodi, l’attrice tornerà a vestire i panni della celebre detective adolescente nell’annunciata seconda stagione.

Kennedy McMann è su Instagram

3. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un proprio profilo, seguito da 27 mila persone. All’interno di questo l’attrice è solita condividere fotografie realizzate in momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi. Non mancano inoltre immagini e video promozionali della serie Nancy Drew, ma anche scatti realizzati per celebri riviste.

Kennedy McMann ha un fansite

4. Esiste un sito interamente dedicato a lei. In seguito al successo della serie, e alla conseguente popolarità della sua attrice, alcuni fan hanno istituito il sito “kennedy-mcmann.com”, dove è possibile ritrovare tutte le ultime notizie sull’attrice, come anche curiosità e dettagli sulla sua vita privata. Vengono inoltre riproposti articoli che approfondiscono la serie e il suo personaggio protagonista, mentre sono presenti anche sezioni dedicate a foto dell’attrice o ai suoi profili social.

Kennedy McMann: i suoi piedi

5. È presente su un noto sito Web. Un’insolita curiosità legata all’attrice è legata al sito WikiFeet, dove vengono raccolte foto dei piedi di numerose celebrità, uomini e donne. Nel caso specifico della McMann, gli utenti del sito le hanno fatto ottenere un punteggio di 4 stelle su 5, equivalente ad un “bei piedi”.

Kennedy McMann è Nancy Drew

6. È una grande fan del personaggio. Commentando la notizia che la confermava come interprete della serie Nancy Drew, la McMann ha affermato di essere stata da sempre una grande fan del personaggio, avendo letto tutti i libri a lei dedicati, senza farsi mancare i numerosi giochi basati sulle sue vicende. L’attrice ha dichiarato che poter interpretare un ruolo del genere è un sogno che diventa realtà.

7. Le piace esaltare l’aspetto umano del personaggio. Tra le cose che più la rendono orgogliosa dell’interpretare Nancy Drew, l’attrice ha indicato il suo aspetto umano. Per la McMann era infatti importante sottolineare come anche lei possa commettere errori e pagarne le conseguenze, imparando come gestire le situazioni che vengono a generarsi.

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8. È una fan della precedente versione del personaggio. La McMann ha dichiarato di essere una grande fan della serie Nel tunnel dei misteri con Nancy Drew e gli Hardy Boys, andata in onda dal 1977 al 1979. In particolare, la McMann ha affermato di considerare l’attrice Pamela Sue Martin, che ricopriva lì il ruolo di Nancy Drew, come un vero e proprio modello.

9. Non vuole sapere quale sarà il finale della serie. L’attrice ha chiesto agli sceneggiatori, che normalmente hanno già un’idea di come si concluderà una serie, di non rivelarle il finale, preferendo affrontare ogni episodio e ogni situazione con lo stesso livello di consapevolezza del suo personaggio.

Kennedy McMann: età e altezza

10. Kennedy McMann è nata a Holland, nel Michigan, Stati Uniti, il 30 ottobre 1996. L’attrice è alta complessivamente 173 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Ken Watanabe in Akira?

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Ancora prima di conoscerne il cast, possiamo già immaginare che gli occhi dimoltissimi fan sono puntati sul progetto che la Warner Bros sta dedicando ad Akira.

Ken Loach: 44 anni di cinema senza mai perdere l’indignazione

Ken Loach: 44 anni di cinema senza mai perdere l’indignazione

Ebbene sì, a quasi 75 anni, il signor Ken Loach ancora s’indigna. E lo dimostra col suo ultimo film L’altra verità – Route Irish, da mercoledì scorso nelle sale italiane, in concorso a Cannes 2010, in cui affronta uno dei temi più controversi della nostra attualità: la guerra in Iraq.

E lo fa adottando un punto di vista vicino a chi la guerra l’ha subìta, senza esserne minimamente responsabile, ossia le vittime civili irachene. Il regista ha infatti affermato che questa guerra viene vista troppo spesso come una tragedia americana, mentre non è affatto così: “volevamo avvicinare la gente alle sensazioni del popolo iracheno: milioni di morti, quella è la tragedia”.

Ken Loach, filmografia

Ma ciò che intende fare con questo film, oltre a far luce sul fenomeno dei “contractors”, che ha portato alla “privatizzazione di fatto” della guerra, è anche suscitare la reazione del pubblico di fronte all’atteggiamento delle potenze occidentali in merito a ciò che è accaduto in Iraq – al fatto, ad esempio, che si sia praticata la tortura. Un atteggiamento di accettazione, di chi invita ad andare avanti, magari dimenticando. Lo ha detto senza mezzi termini il regista di Nuneaton, presentando il film a Cannes: “lo hanno fatto nel nostro nome, e coloro che reputano accettabile tutto ciò, i vari Blair, Bush e gli altri, sono ancora lì. Inoltre Blair, con grandissima ironia, è stato nominato Ambasciatore di pace in Medio Oriente (…) Quindi, se non possiamo farli giudicare da una corte di giustizia, dobbiamo almeno farli giudicare dall’opinione pubblica”. Perciò, obiettivo del film è “mantenere vivo il senso d’ingiustizia” rispetto ai crimini commessi in questa guerra.

Potremmo citare altre sue dichiarazioni – dalle prese di posizione nei confronti d’Israele, alla provocatoria definizione della Gran Bretagna come una “colonia culturale degli Stati Uniti” – ma ce n’è già abbastanza per farsi un’idea di chi sia Ken Loach e del suo cinema. Un cinema che pone domande, che scuote, che non lascia mai indifferenti e spinge a reagire di fronte alle ingiustizie e ai soprusi. Un cinema coraggioso e politico nel senso più ampio del termine, che gli è valso prestigiosi riconoscimenti internazionali.

Dal 1963 ad oggi, il regista, nato nel Warwickshire il 17 giugno del ’36, ha portato la sua denuncia sociale prima in tv, lavorando per la BBC assieme al produttore Tony Garnett, e innovando fortemente nei primi anni ’60 gli schemi televisivi, con i suoi docu-dramas, poi sul grande schermo.

Qui, dal 1967, si è dedicato al racconto del mondo operaio, che fa parte delle sue origini, ma ha saputo fotografare bene anche la borghesia inglese con pellicole come Family life (1971). La sua fama resta però indubbiamente legata alla produzione degli anni ’90, con pellicole come Terra e libertà, sulla guerra civile spagnola, e altre, dove torna a parlare del proletariato britannico, realtà da lui ben conosciuta. Così fa in Riff Raff, dove si scaglia con forza contro le politiche tatcheriane, o con la storia dell’ex alcolista Joe, o coi ferrovieri di Paul, Mick e gli altri, fino al più recente Il mio amico Eric. E in questa realtà marginalizzata include anche i nuovi poveri, gli ultimi arrivati nella scala sociale britannica, come in quella delle altre società occidentali: gli immigrati, costretti ai lavori più umili e spesso senza alcun diritto (Bread and roses, In questo mondo libero). Loach racconta la Storia, attraverso storie di persone ordinarie, cercando di capire e far capire i meccanismi secondo cui essa si muove, suggerendo strade di possibile cambiamento.

Sin dagli esordi cinematografici, con Poor Cow (1967) e Kes (1969), il regista mostra le sue doti, inaugurando l’indagine sulle condizioni esistenziali del proletariato britannico, che saprà dipingere sempre con efficace realismo: è attento e scrupoloso, ironico e tagliente, drammatico, ma non retorico. In questi suoi primi lavori, sceglie un approccio quasi documentaristico, per raccontare rispettivamente di una giovane donna e di un ragazzino ai margini della società, alle prese con continue sfortune, incontri sbagliati e vessazioni.

Nel ’71 esplorerà invece l’asfittico e tarpante universo borghese della sua Inghilterra, trattando in modo vivido e toccante il tema della malattia mentale, con Family life. Al centro, la vicenda umana della giovane Janice Baildon/Sandy Ratcliff, che non riesce a prendere in mano la propria vita ed è costretta dai genitori ad abbandonare amore, sogni e aspirazioni. Da tutto ciò fugge, scivolando lentamente ma inesorabilmente nella malattia mentale, che la condurrà in ospedale psichiatrico. A nulla valgono le insistenze della sorella Barbara, che, staccatasi dalla famiglia con cui è in aperto contrasto, inviterà più volte Janice a fare altrettanto. Loach pone domande e invita a riflettere sull’apparente normalità di una famiglia borghese, dietro cui si celano incomunicabilità e alienazione, ma anche su un apparato statale carente nell’affrontare il disagio sociale ed esistenziale. In seguito, il regista di Nuneaton torna a lavorare per la tv, dedicandosi solo di rado al cinema.

A inizio anni ’90, invece, il grande schermo è di nuovo una delle sue principali occupazioni. In questo decennio, e in quello successivo, la sua fama si consoliderà, facendolo entrare a pieno titolo tra i più grandi registi europei. Il decennio si apre con una pellicola d’impegno, componente irrinunciabile nel lavoro di Loach. Si tratta del thriller L’agenda nascosta, in cui il regista ci presenta l’annosa questione dell’IRA in Irlanda, da un punto di vista del tutto diverso da quello solitamente adottato. Ci parla, come farà spesso nel confrontarsi coi grandi temi storici, di verità nascoste, lati oscuri, responsabilità che non ricadono mai da una sola parte, come troppo spesso siamo portati a credere. Qui si tratta infatti di violazioni commesse dalle forze di polizia inglesi nei confronti di militanti irlandesi dell’IRA e dell’inchiesta che ne scaturisce; della morte di un avvocato americano, e della volontà di sua moglie di scoprirne il reale motivo. Abbiamo quindi – e le ritroveremo in molti film di Loach – delle storie personali dal forte valore emotivo, con un elevato potenziale di coinvolgimento, che sono l’occasione per mettere in moto una riflessione. La pellicola ottiene il Premio speciale della Giuria al Festival di Cannes.

Loach continua poi la sua indagine sulle problematiche della società britannica, e in particolar modo delle sue classi meno agiate, e lo fa con Riff, raff, in cui, attraverso le vicende di Steve/Robert Carlyle, ex galeotto che trova lavoro come operaio edile, punta il dito contro le politiche tatcheriane disinvoltamente liberiste, che lasciano le classi lavoratrici senza i più elementari diritti (emblematico il fatto che i protagonisti lavorino per trasformare un ex ospedale in un condominio di lusso). La vita di cantiere è dipinta con la consueta precisione e realismo. Accanto a Carlyle, che Loach sceglierà anche per La canzone di Carla, troviamo Peter Mullan, futuro protagonista del fortunato My name is Joe.

Per non farsi mancare nulla e tratteggiare un quadro completo della marginalità sociale inglese, Loach firma nel ’94 il commovente Ladybird, Ladybird, ritratto di Maggie/Crissy Rock, madre cui viene tolta la custodia di quattro figli, perché inadatta a crescerli, e poi ancora di altri due, avuti con un compagno assieme al quale cercava di rifarsi una vita. Il film è tratto da una storia vera, e non vuole certamente difendere ad ogni costo Maggie, che viene mostrata senza ipocrisie, in un ritratto fatto di luci e ombre. Piuttosto, ancora una volta, vuole restituire una visione complessa della realtà, mostrandoci un punto di vista che ci spinga a interrogarci sul tema dell’affidamento. Orso d’oro a Berlino per la Rock come Miglior Attrice.

Torna poi alle grandi vicende della Storia, raccontate però sempre dal basso, a partire dalla gente comune, con Terra e libertà (1995). In questo caso si parla della guerra civile spagnola del ’36, e di un giovane di Liverpool, David/Ian Hart, che parte per andare a combattere contro le truppe di Franco, a fianco del Partido Obrero de Unidad Marxista. Passerà attraverso l’ardore idealista degli inizi, sperimenterà difficoltà, vivrà anche una storia d’amore con Blanca/Rosana Pastor, militante del Poum, insieme si scontreranno con la disillusione di un triste epilogo. La disgregazione e le lotte interne al fronte d’opposizione contro Franco porteranno infatti allo scioglimento del Poum e lasceranno la strada aperta alla dittatura. Quando gli verrà intimato di deporre le armi e alcuni suoi compagni si rifiuteranno, a farne le spese sarà proprio Blanca, che morirà tra le braccia di David. Anche qui, c’è passione politica, c’è dramma, ma la crudezza e l’autenticità salvano dalla retorica. Il film ottiene il Premio della Giuria ecumenica al Festival di Cannes.

Loach non rinuncia poi a parlarci della guerriglia controrivoluzionaria dei Contras nel Nicaragua sandinista, scegliendo come protagonista di nuovo Robert Carlyle. Il film è La canzone di Carla. Siamo nel 1987 e questo racconto in due parti esplora da un lato, la realtà britannica – la prima parte del film è infatti ambientata a Glasgow – dall’altro, quella nicaraguense, poco conosciuta in Europa. Occasione per fare ciò, è una vicenda umana delle più semplici, e si direbbe banali: la storia d’amore tra l’operaio di Glasgow George Lennox/Robert Carlyle e la nicaraguense Carla, giunta in Scozia da rifugiata. Il film inaugura la lunga e fruttuosa collaborazione tra Loach e lo sceneggiatore Paul Laverty.

Nel ‘98 i due collaboreranno ancora, stavolta per tornare ad occuparsi esclusivamente di Regno Unito, con My name is Joe, storia di un ex alcolista che cerca di rifarsi una vita, ottimamente interpretato da Peter Mullan, che è premiato con la Palma d’Oro a Cannes. Ancora vite ai margini in cerca di riscatto e di giustizia, come sarà anche nel successivo Bread and roses (2000), che affronta il tema delle rivendicazioni di diritti civili da parte degli immigrati. Stavolta, però, Loach va in trasferta negli Usa, dove l’immigrazione è quella messicana. La protagonista, Maya, lotterà per i suoi diritti di lavoratrice, vedendoli riconosciuti. E di rivendicazione di diritti, stavolta da parte di un gruppo di ferrovieri inglesi in cassa integrazione, si parla in Paul, Mick e gli altri (2001), a sottolineare che, anche dopo l’era Tatcher – il film è ambientato negli anni Novanta, durante il governo di Major – le prospettive per la classe lavoratrice inglese non sono certo rosee. Loach sarà molto critico anche nei confronti del nuovo corso laburista, inaugurato da Blair, e sosterrà il movimento Respect, a sinistra del nuovo Partito Laburista.

Nel 2002, sarà tra i registi che realizzeranno corti sul tema dell’11 settembre 2001, e anche in questo caso lo farà in maniera del tutto peculiare, volgendo ancora una volta lo sguardo dove lo spettatore non si aspetta. Partendo infatti dalla data dell’attentato alle Torri Gemelle di New York, il regista britannico ricorderà un altro 11 settembre, quello del 1973, che vide in Cile il golpe di Pinochet e la morte del Presidente Allende, il sovvertimento dell’ordine democratico e l’instaurarsi di una dittatura che avrebbe portato a migliaia di morti innocenti e di persone torturate, sotto gli occhi di tutto il mondo occidentale, Usa compresi, che non fecero nulla per fermare Pinochet, e anzi lo considerarono interlocutore degno delle loro diplomazie. Anche qui, dunque, la prospettiva adottata fa sorgere vari quesiti: esistono vittime di serie A e vittime di serie B? Attentati alla democrazia di fronte ai quali è giusto indignarsi e altri verso i quali è opportuno restare indifferenti? Loach solleva la questione, allo spettatore il compito di farsi un’opinione in merito.

Il 2006 sarà invece l’anno che porterà al regista inglese la Palma d’Oro al Festival di Cannes, che ancora una volta dimostrerà grande apprezzamento nei confronti di questo arguto cineasta. Lo farà premiando Il vento che accarezza l’erba, in cui si riapre una delle pagine più dure della storia britannica: la guerra civile che dilaniò l’Irlanda negli anni ’20. Da una parte l’esercito inglese che vuole reprimere ogni residua volontà indipendentista in Irlanda, dall’altra il popolo irlandese, che si dividerà a sua volta tra chi accetterà un trattato che pone fine alle ostilità con gli inglesi e chi vi si opporrà, considerandolo un mero opportunismo. Ancora una volta, una guerra fratricida, inutile, anzi, dalle conseguenze disastrose. Loach ce la fa vivere attraverso le vicende di una famiglia irlandese, che si troverà su fronti opposti delle barricate. Sceneggiatura curata dall’ormai immancabile Paul Laverty, e massimo riconoscimento a Cannes per il film.

L’anno successivo, Loach e Laverty torneranno invece alla stretta contemporaneità e al mondo del lavoro, occupandosi della sua precarizzazione, di liberalizzazione e competizione selvagge. In questo contesto, Angie, la protagonista di In questo mondo libero, licenziata, si fa imprenditrice di una ditta di collocamento per immigrati e finirà per trattare le persone che le si rivolgono come fossero una merce. Loach torna dunque all’attualità, evidenziando i guasti prodotti nelle società occidentali dal liberismo selvaggio. C’è chi ha definito cinico il suo approccio in questa pellicola, ma a tale osservazione il regista di Nuneaton ha risposto rivendicando una necessità di realismo, che faccia comprendere il reale funzionamento dei meccanismi delle nostre società, come presupposto di un possibile cambiamento. Laverty si è guadagnato con questo lavoro l’Osella d’Oro per la sceneggiatura al Festival del Cinema di Venezia 2007.

Ancora una storia ai margini della working class britannica è quella di Il mio amico Eric (2009), sempre in collaborazione con Laverty. Eric è un uomo la cui esistenza è allo sbando, ma mentre sta andando alla deriva, sarà soccorso dal suo idolo, qui una sorta di angelo custode: Eric Cantona, calciatore del Manchester. Il film unisce toni leggeri e drammatici, e sperimenta elementi surreali, riuscendo ancora una volta a catturare il pubblico, anche trattando temi non facili. Premiato a Cannes dalla Giuria Ecumenica.

Siamo così ad oggi. Nel 2010 infatti, la premiata ditta Loach-Laverty torna ad occuparsi di questioni internazionali e di Storia, affrontando, da inglese, il tema della guerra in Iraq. E lo fa, come detto in apertura, con L’altra verità – Route Irish, affidando il ruolo del protagonista a Mark Womack, noto attore televisivo inglese al suo debutto cinematografico. Womack interpreta un ex contractor il cui miglior amico, contractor anch’egli, muore in circostanze poco chiare sulla tristemente nota strada di Baghdad. Qui, si mettono a nudo aspetti spesso taciuti di questo recente conflitto, ma indispensabili per comprenderlo, proprio perché, come ha affermato lo stesso Loach, il cinema ci aiuta a fare ciò che tutti dovremmo fare, essendo nel mondo: cercare di capirlo. E può talora suggerirci strade da percorrere, se ne vogliamo ottenere il mutamento. Se vi state chiedendo dove sia, allora, la differenza tra cinema e politica, beh, la risposta, con la consueta ironia, la dà lo stesso Ken, ricordando un vecchio slogan della sinistra americana: “scuotere (agitate), istruire (educate), organizzare (organize). I film possono scuotere un po’, non possono realmente istruire e neppure organizzare. Quindi, fateci fare ciò che possiamo, cioè scuotere, ma una volta che siete usciti dal cinema, per l’amor di Dio, organizzatevi!

Ken Loach a Roma per Io, Daniel Blake: lavoro, crisi e i premi al cinema

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Ken Loach“Grazie per essere venuti, so che siete reduci da una faticosa settimana al Festival di Venezia”. Così Ken Loach saluta la stampa romana, che ha incontrato per presentare il suo ultimo film Io, Daniel Blake, già vincitore della Palma d’Oro a Cannes 2016 e in arrivo nelle nostre sale il prossimo 21 settembre.

Il film racconta di un falegname di 59 anni che vive a New Castle e che per la prima volta nella sua vita è costretto a chiedere un sussidio statale in seguito a una grave crisi cardiaca. Il suo medico gli ha proibito di lavorare, ma a causa di incongruenze burocratiche si trova nell’assurda condizione di dover comunque cercare lavoro. La sua sfortuna si incontra con quella di Katie, una madre single, con la quale nascerà una profonda amicizia. Daniel è un cittadino che chiede quanto gli spetta, niente di più e niente di meno, ed è da questo concetto che parte la riflessione di Loach, sempre gentile e cordiale e allo stesso tempo estremamente lucido e severo nel suo giudizio del nostro tempo.

“Credo che dobbiamo riappropriarci del termine “cittadino” – ha dichiarato il regista – Il problema è che lo Stato, tutti gli Stati europei, cercano di non schierarsi con le persone ma con il Capitale. Il loro interesse è quello di rendere i lavoratori vulnerabili. Se non hai un lavoro e perché il tuo c.v. non è compilato a dovere o perché sei arrivato in ritardo. La realtà è che i posti di lavoro non ci sono, oppure ci sono ma sono così precari che non forniscono un’entrata stabile che possa consentire una vita dignitosa. Questo precariato è utile agli affari e alle grande imprese perché costituisce un rubinetto che si può aprire e chiudere in base alle necessità. Ma questa situazione per la classe operaia è un vero disastro.”

Cannes 2016: I, Daniel Blake recensione del film di Ken Loach

Nonostante la situazione di profonda crisi, nel film è forte il concetto di solidarietà tra persone con le stesse difficoltà: “Un punto importante del film e della società in generale è la solidarietà operaia. In qualunque comunità di lavoratori c’è solidarietà. Nel Regno Unito per esempio abbiamo campagne di beneficenza per ogni cosa. Senzatetto, disabili, ospedali e scuole, anziani e associazioni a scopo benefico. Le persone sanno che è difficile vivere così e c’è consapevolezza di questa condizione di vulnerabilità. Chi soffre di più sono i disabili che non sono nemmeno in grado di andare in giro in autonomia. Il tessuto sociale si sta sfaldando.”

Il futuro è quindi completamente buoi per Ken Loach? “Sorprendentemente c’è ancora speranza, il partito sociale democratico, la sinistra, è riuscito a eleggere un leader perché l’ala destra del partito stesso ha permesso che si candidasse una persona insospettabile, che nessuno si aspettava sarebbe stato eletto. Questa persona ha ottenuto il sessanta per cento dei voti, e ora abbiamo molti più iscritti al partito grazie a lui. Jeremy Corbyn. Se dovesse vincere tra due settimane ci potrebbe essere davvero un cambiamento radicale. Mi sento un po’ vecchio quando vengo in Italia, forse per il modo di vestire, ma in realtà non sono mai stato così giovane perché il movimento di sinistra nei Regno Unito e guidato dai giovani e dai social media.”

Nella continua lotta di Daniel con il sistema burocratico, il suo peggiore nemico è la burocrazia stessa o le persone che la applicano in maniera così cinica? “Penso che la burocrazia e la mancanza di empatia degli impiegati siano connessi. La complessità burocratica e lì per intrappolarti. Il Governo sa perfettamente quello che fa e le persone che lavorano in queste agenzie di collocamento sono costrette ad agire seguendo il regolamento, tanto che hanno un numero fisso di sanzioni da assegnare a settimana, pena ulteriori sanzioni ai loro danni.”

Parlando proprio di società e problemi legati all’economia in crisi e alla mancanza di lavoro, Loach ha espresso anche la sua opinione sulla Brexit: “Abbiamo votato per uscire dall’Europa ma non siamo ancora usciti. C’è una specie di guerra fredda in UK in cui non accade nulla. Per adesso le previsioni sono di un rallentamento dell’economia e una perdita di valore della sterlina. I datori di lavoro reagiranno tagliando i salari e aumentando il grado di precarietà.”

Sul presente e sul futuro del cinema invece il regista è molto cauto: “Incontro tanti giovani cineasti che vogliono fare film e che condividono mie idee ma le decisioni su quali film vengono prodotti non vengono prese da questi cineasti. Chi prende le decisioni commerciali ha la sua visione del mondo e cerca film che la rispecchino. Noi abbiamo iniziato in TV, era un tempo in cui la classe dirigente era molto sicura di sé e ci lasciava la libertà di essere un po’ sovversivi. Adesso la classe dirigente si sente minacciata e di conseguenza ha ristretto le regole. È raro riuscire a trovare qualcosa di interessante. Ci sono tanti bravi registi in giro ma forse non trovano spazio per esprimere un certo tipo di cinema.”

In merito al valore che la Palma d’Oro vinta ha Cannes ha per lui e per il suo film, Ken Loach, ancora una volta ha fatto un discorso molto lucido, completamente privo di vanità. “I premi aiutano film come questi. A livello di distribuzione riescono a vendere meglio il film ma aiutano anche a rompere gli schemi. Il vento che accarezza l’erba ha trovato notorietà con il premio a Cannes nel 2006 e così è arrivata alle luci della ribalta anche la politica imperialista dell’Inghilterra sull’Irlanda.” Poi, inaspettatamente, arriva da Ken il commento che lo rende uno dei più grandi. Nonostante l’impegno sociale profuso nel film, nonostante i premi e le parole sulla politica e la società contemporanea in difficoltà, Loach aggiunge: “Questo film è stato motivato dalla rabbia che si agitava in me di fronte alla situazione sociale in cui ci siamo venuti a trovare, ma è anche prima di tutto un film. Alla sua base c’è il piacere della scrittura, di lavorare sul set con gli attori. Il piacere di fare cinema.”daniel blake

Ken Loach a Roma parla del suo ultimo film: La parte degli Angeli

Ken Loach è venuto alla conferenza stampa di La parte migliori degli angeli accompagnato dallo strascico di polemiche e articoli che ci sono state durante l’ultimo Torino Film Festival, poiché ha deciso di rifiutare il Gran Premio Torino come gesto di solidarietà nei come confronti dei lavoratori del Museo Nazionale del Cinema.

Ken Jeong torna sul set per Michael Bay

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Ken Jeong torna sul set per Michael Bay

Dopo aver collaborato col regista in occasione del terzo episodio dei Transformers, l’attore di origine coreana sarà nuovamente coinvolto in un progetto di Michael Bay, con Pain and Gain. Stavolta non si tratterà però del classico film tutto azione e adrenalina in Bay – style, ma di una commedia nera.

Jeong sarà sul set assieme Dwayne Johnson e Mark Wahlberg, nel film due culturisti che finiranno in una storia di rapimenti ed estorsioni; sul ruolo di Jeong non vi sono ancora dettagli; della partita saranno anche Ed Harris, Tony Shalhoub, Rebel Wilson, Rob Corddry e Anthony Mackie. Le riprese sono appena cominciate e non vi sono ancora date certe per l’uscita sugli schermi. Trai prossimi impegni di Jeong, che è tra l’altro laureato in medicina e che si è fatto conoscere prima con alcuni ruoli in serie tv e poi in film come i due capitoli della serie di Una notte da leoni, vi è la partecipazione  a Turbo, prossimo film di animazione della DreamWorks: ovviamente la sua sarà una partecipazione solo ‘vocale’, prestando la voce a uno dei protagonisti.

Fonte: Empire

Ken il guerriero – La Leggenda di Hokuto: trailer ufficiale

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Ken il guerriero – La Leggenda di Hokuto: trailer ufficiale

Guarda il trailer di Ken il guerriero – La Leggenda di Hokuto, un vero e proprio evento speciale distribuito da Koch Media, nelle sale cinematografiche il 25 e 26 settembre per celebrare il 35° anniversario dalla nascita della leggenda.

L’eroe, che ha fatto breccia nel cuore di molte generazioni, tornerà sul grande schermo per grandi e piccini e tutti gli appassionati della saga.

Ken il guerriero – La Leggenda di Hokuto, la trama

Le guerre nucleari hanno devastato il pianeta, uccidendo ogni forma di vita al di fuori di quella umana. I sopravvissuti vivono in lande aspre e desolate, cercano di nascondersi dalla furia del malvagio Sauzer, sacro imperatore della scuola di Nanto, e pregano che arrivi un nuovo salvatore, che riporti la pace nel mondo e metta fine alla paura. A proteggere i poveri e gli indifesi è Kenshiro, erede della tecnica di combattimento millenaria della “Divina scuola di Hokuto”, mentre suo fratello Toki usa quel sapere per guarire i bisognosi e il maggiore dei tre, Raoul, sfrutta gli stessi insegnamenti per soddisfare la sua sete di potere. I tre fratelli si ritroveranno uniti per sconfiggere Sauzer, ma solo Kenshiro sarà chiamato allo scontro finale…

Ken il Guerriero – La leggenda del vero salvatore Trailer

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Ken il Guerriero – La leggenda del vero salvatore Trailer

Ken il Guerriero – La leggenda del vero salvatore uscirà il 13 Luglio anziché il 15.

Segue l’elenco delle sale:

Uci Savignano

Uci Firenze

Uci Genova

Uci Bicocca

Uci Lissone

Uci Pioltello

Uci Mestre

Uci Lunghezza

Uci Porta di Roma

Uci Fiumicino

Uci Torino Lingotto

Uci Moncalieri

Alhambra Roma