Patrick Stewart rivela nel libro di memorie, “Making It So” (via Insider), che l’amico e collega
di lunga data Ian McKellen gli consigliò di rifiutare
Star Trek e restare in teatro nel momento in cui
Stewart stava considerando l’idea di partecipare a un importante
franchise di Hollywood.
“Quando gli ho detto che avrei
firmato il contratto, ha quasi tentato di impedirmi fisicamente di
farlo”, scrive Stewart riguardo al consiglio di McKellen.
“‘No!’, disse. «No, non devi farlo. Non devi. Hai troppo lavoro
teatrale importante da fare. Non puoi buttarlo via per fare la TV.
Non puoi. NO!'”
“Ci sono poche persone,
soprattutto per quanto riguarda la recitazione, dei cui consigli mi
fido più di quelli di Ian”, continua Stewart. “Ma questa
volta dovevo dirgli che sentivo che il teatro sarebbe tornato nella
mia vita non appena fossi stato pronto, mentre un’offerta per il
ruolo principale in una serie TV americana forse non sarebbe mai
più arrivata.”
Patrick Stewart ha fatto decisamente la scelta giusta,
ma non solo. Qualche anno più tardi, anche Ian McKellen ha detto di sì a un importante
franchise hollywoodiano che lo ha messo di fronte proprio al suo
caro amico e sodale Stewart. A oggi, i due sono ancora una delle
coppie di avversari cinematografici più iconiche della storia: il
Professor X e Magneto.
Sir Ian McKellen vorrebbe tornare a
interpretare Gandalf. A marzo, abbiamo saputo che
un nuovo film del franchise
Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum sarebbe
uscito nei cinema nel 2026, con Andy Serkis a bordo per dirigere e
riprendere il ruolo di Gollum. Anche il regista della trilogia
originale Peter Jackson e i suoi partner di
sceneggiatura Fran Walsh e Philippa
Boyens torneranno come produttori e “saranno coinvolti
in ogni fase del percorso” secondo David
Zaslav, CEO di Warner Bros. Discovery. Il
titolo provvisorio del film è
Il Signore degli Anelli: The Hunt for Gollum, che
dovrebbe dare un’idea abbastanza chiara di ciò su cui si
concentrerà la storia.
Questo periodo di tempo è menzionato
nei libri, con Gandalf e Aragorn che tentano di rintracciare Gollum
prima che cada nelle mani di Sauron. Nei film, il mago dice di aver
“cercato ovunque la creatura Gollum“, ma “il Signore
Oscuro lo ha trovato per primo“. Nei libri, Aragorn rivela di
essere riuscito a catturare Smeagol (“mi ha morso… e non sono
stato gentile“) vicino alle Paludi Morte, ma non è riuscito a
ottenere da lui alcuna informazione.
Avevamo dato per scontato che gli
attori più giovani sarebbero stati scelti per questi ruoli, ma
sembra che Sir Ian McKellen sia stato in contatto con lo
studio per un potenziale ritorno nei panni di Gandalf, anche se non
ha ricevuto un’offerta ufficiale.
“Non mi rado da mesi“, dice
l’attore veterano al LA Times. “Ma non c’è una
sceneggiatura, non c’è un’offerta, non c’è un piano.” McKellen
aggiunge che potrebbe essere interessato, prima di aggiungere con
una risatina: “Se dovessi essere vivo“.
Ian McKellen è
ancora nel fiore della sua carriera, a 85 anni, e la tecnologia
anti-invecchiamento ha fatto molta strada da quando lo abbiamo
visto come un Magneto più giovane in X-Men: Conflitto
finale. A seconda dell’entità del ruolo di Gandalf, non
c’è dubbio che non potrebbe indossare ancora una volta il cappello
a punta e il bastone.
La notizia della
scomparsa di Sir Ian Holm ha gettato nella
tristezza moltissimi fan, che avevano sognato con i suoi
personaggi, ma anche molti esponenti del mondo del cinema che
avevano lavorato con lui e con lui avevano condiviso set ed
esperienze. Tra questi, Peter Jackson, che ha
diretto Ian Holm ne Il Signore degli Anelli e in poche scene de
Lo Hobbit, ha consegnato alla rete un lungo e
commosso messaggio in cui ha ricordato il suo lavoro con l’attore
britannico e la sua esperienza umana con quello che è poi diventato
un suo amico.
Sono molto triste per la
scomparsa di Sir Ian Holm. Ian era un uomo delizioso e
generoso. Tranquillo, ma sfacciato, con un bel luccichio negli
occhi. All’inizio del 2000, prima che iniziassimo a girare le
nostre scene di Bilbo per La Compagnia dell’Anello, ero preoccupato
di lavorare con un attore così stimato, ma mi ha subito messo a mio
agio. Stando a Casa Baggins il primo giorno, prima che le
telecamere iniziassero a girare, mi portò da una parte e disse che
avrebbe provato cose diverse in ogni ripresa, ma non avrei dovuto
allarmarmi. Se, dopo cinque o sei riprese, non mi avesse dato ciò
di cui avevo bisogno, allora avrei dovuto dargli una direzione
specifica.
Ed è esattamente quello che
abbiamo fatto. Ma incredibilmente le sue varie letture e le
interpretazioni sono state tutte meravigliose. Raramente aveva
bisogno di una indicazione. Ci ha dato una vasta gamma di
possibilità tra cui scegliere in fase di montaggio. Abbiamo
trascorso quattro settimane molto piacevoli, mentre giravamo i
primi 30 minuti de La Compagnia.
Un giorno dovevamo girare la
scena di Bilbo che racconta la sue avventure ad un gruppo di
bambini molto piccoli, seduti a gambe incrociate ai suoi piedi nel
campo della festa. Abbiamo iniziato filmando la performance di Ian
che raccontava la storia, ma avevamo anche bisogno che i bambini
reagissero a vari momenti drammatici. Ma i ragazzini si annoiano
molto rapidamente, e Ian e io abbiamo capito subito che non
potevano ascoltare la stessa storia più e più volte, poiché avevamo
bisogno di diversi angoli per le inquadrature sui bambini.
Allora ho suggerito che per
mantenere l’attenzione dei bambini, avrebbe dovuto rendere la
storia un po’ diversa ogni volta che la raccontava… aggiungendo
pezzi in più, inventando cose… fintanto che ci restituiva l’essenza
di ciò che era scritto nella sceneggiatura. Gli ho detto di non
preoccuparsi e che poi l’avrei sistemato in fase di montaggio.
Tuttavia, avevamo anche bisogno che i bambini rimanessero al loro
posto mentre spostavamo rapidamente le telecamere, da un angolo
all’altro. Sul set di un film, “rapidamente” significa 15-20
minuti. Quindi, mentre stava avvenivano gli spostamenti, e nessuna
telecamera stava girando, ho chiesto a Ian che avrebbe dovuto farli
divertire, per farli stare buoni. Ho suggerito che potesse
raccontare loro altre storie. Ed è esattamente quello che ha fatto.
Dopo un paio d’ore, abbiamo girato tutto ciò di cui avevamo
bisogno. Mentre i bambini venivano fatti uscire dal set e la crew
passava alla sequenza successiva, Ian disse che non aveva mai
lavorato così duramente in vita sua!
Oltre un decennio più tardi,
speravamo che Ian interpretasse di nuovo Bilbo per le scene di
apertura de Lo Hobbit. Fran e io cenammo con Ian e sua moglie
Sophie a Londra, e lui ci disse che gli dispiaceva molto, ma non ci
sarebbe riuscito. In aggiunta al nostro shock, ci confidò che gli
era stato diagnosticato il morbo di Parkinson e non ricordava più
le battute. Aveva difficoltà a camminare e certamente non poteva
viaggiare fino alla Nuova Zelanda. Da sempre un uomo riservato, ci
disse che sostanzialmente si era ritirato, anche se non lo aveva
annunciato ufficialmente.
Fu un duro colpo perché avevamo
escogitato un bel modo per consegnare il ruolo da Ian come Vecchio
Bilbo a Martin Freeman come Giovane Bilbo. Gliel’ho descritto e gli
è piaciuto. Gli ho anche detto che mia madre e mio zio avevano
entrambi avuto il Parkinson per anni, e conoscevo molto bene gli
effetti della malattia. A questo punto, la nostra cena – che
pensavamo sarebbe stata incentrata su noi che descrivevamo le scene
che volevamo girasse, mentre Ian pensava che sarebbe stata
incentrata invece su di lui che ci spiegava perché non poteva farlo
– improvvisamente si è trasformato in un laboratorio di idee, con
Ian, Sophie, Fran e io che cercavamo di capire quale potesse essere
il modo per far partecipare Ian al film e fargli interpretare Bilbo
un’ultima volta.
Giravamo i film in Nuova Zelanda
– ma se per le sue scene fossimo andati invece a Londra in un set
non troppo lontano da casa sua? Alla fine della cena annuì
lentamente e disse: “Sì, penso di poterlo fare”. Ma sapevo che lo
stava facendo solo come un favore per me, e gli ho tenuto le mani e
l’ho ringraziato con le lacrime agli occhi.
Abbiamo iniziato a girare in
Nuova Zelanda con Martin Freeman, nel ruolo del nostro giovane
Bilbo. Martin ammirava enormemente Ian Holm ma non l’aveva mai
incontrato. Tuttavia, Martin ha generosamente accettato di
indossare un trucco protesico per interpretare Sir Ian Holm nei
panni del Vecchio Bilbo, per alcuni campi lunghi ambientati in
Nuova Zelanda, per i quali avevamo bisogno di catturare bene i suoi
movimenti.
Un paio di mesi dopo siamo
tornati a Londra, portando con noi il nostro set di Casa Baggins e
abbiamo filmato le riprese di Ian, come promesso, con una piccola
troupe. L’amabile moglie di Ian, Sophie, era al suo fianco ogni
giorno, aiutando sia lui che noi. Nel corso di quattro giorni
abbiamo filmato tutto ciò di cui avevamo bisogno. Elijah Wood e Ian
erano diventati amici de Il Signore degli Anelli, ed Elija era sul
set a Londra ogni giorno, dando a Ian un ulteriore
supporto.
Nel film finito, speravo che il
pubblico vedesse Ian Holm riprendere Bilbo. Ma quello che ho
vissuto sul set è stato un attore meraviglioso che ha recitato
nella sua ultima performance. È stato incredibilmente coraggioso da
parte sua farlo ed è stato molto emozionante per coloro che lo
hanno assistito. Saremo sempre enormemente grati a Ian per averlo
fatto. Durante il nostro tempo insieme, Fran e io ci siamo così
innamorati di lui, e abbiamo apprezzato molto la sua
compagnia.
Per celebrare il completamento
delle riprese, Ian e Sophie hanno invitato Fran e me a cena a casa
loro. È stata una serata incantevole, piena di umorismo e
divertimento. Ian e io ci rendemmo conto che entrambi avevamo un
forte interesse reciproco per Napoleone e chiacchierammo di lui per
ore. Un anno dopo, quando il primo film di Hobbit è stato
presentato in anteprima a Londra, un Martin Freeman, un po’
provato, ha finalmente incontrato Ian Holm.
Guardare Ian Holm esibirsi mi ha
insegnato così tanto – dato che Ian era solitamente molto
tranquillo e poi improvvisamente recitava. È stato un privilegio
lavorare con lui e una benedizione conoscerlo.
Ho sempre amato la performance
di Ian nelle scene finali di Il ritorno del re.
“Penso di essere abbastanza
pronto per un’altra avventura.”
Addio, caro Bilbo. Buon viaggio,
caro Ian.
Il nostro saluto a Ian
Holm lo sigliamo con Into the West, la canzone
che si può ascoltare sui titoli di coda de Il Ritorno del
Re, interpretata da Annie Lennox.
Ian
Holm, il versatile attore che ha interpretato androidi,
hobbit, passando per Harold Pinter e Re Lear, si è spento a 88
anni. A darne conferma a The Guardian il suo
agente.
“È con grande
tristezza che confermo che l’attore, Sir Ian Holm, è passato a
miglior vita all’età di 88 anni. Si è spento in pace, all’ospedale
con la sua famiglia a prendersi cura di lui. Affascinante, gentile
e ferocemente talentuoso, mancherà tantissimo.” Gli ultimi
giorni dell’attore sono stato documentati da una serie di ritratti
eseguiti dalla moglie, Sophie
de Stempel.
Holm, che ha
vinto un BAFTA ed è stato nominato all’Oscar per il suo ruolo in
Momenti di Gloria, nel 1981, ha costruito una lunghissima carriera
su personaggi secondari, ma si è guadagnato una foltissima schiera
di fan di seconda generazione grazie al suo ruolo di Bilbo Baggins
nella trilogia de Il Signore degli Anelli.
All’inizio del
mese aveva pubblicamente espresso la sua tristezza per essere
impossibilitato a partecipare alla reunion virtuale de Il Signore degli Anelli:
“Mi dispiace di non vedervi in persona, mi mancate molto e
spero che le vostre avventure vi abbiano portato in molti posti,
sono in lockdown nella mia casa hobbit.”
Trai suoi ruoli
che rimangono nella leggenda, oltre alla mole di spettacoli
teatrali a cui ha partecipato, compaiono quelli in Alien,
Il Quinto Elemento, Momenti di Gloria e La follia
di re Giorgio.
Il regista Peter
Jackson ha confermato, tramite la sua pagina Facebook, che
Ian Holm riprenderà il ruolo di Bilbo Baggins in
The Hobbit. Il film è finalmente andato ufficialmente in
produzione da qualche settimana in Nuova Zelanda, ma non si sa
ancora quale sarà il momento in cui entrerà in scena Bilbo in
versione Signore degli Anelli.
TheOneRing.net, fan site
ufficiale de Il Signore degli Anelli prima e de Lo Hobbit adesso,
riporta una notizia che sembra strana, secondo la quale sia Ian
Holm che Christopher Lee
L’attore britannico Ian
Gelder, che interpretava Kevan, il fratello di Tywin
Lannister in Game
of Thrones della HBO, è morto all’età di 74 anni per
complicazioni dovute a un cancro al dotto biliare, secondo quanto
riportato da Variety.
“È con enorme tristezza e con il
cuore spezzato in un milione di pezzi che lascio questo post per
annunciare la scomparsa del mio caro marito e compagno di vita Ian
Gelder“, ha scritto su Instagram il suo compagno Ben Daniels.
“Era un attore meraviglioso e meraviglioso, e tutti quelli che
hanno lavorato con lui sono stati toccati dal suo cuore e dalla sua
luce“.
Ian Gelder ha avuto
una lunga carriera sul palcoscenico, apparendo in produzioni nel
West End di Londra e al Globe Theatre di Shakespeare, e ha anche
interpretato Mr. Dekker in Torchwood oltre a ruoli in
Doctor Who e
His Dark Materials. Ma per i fan della televisione è noto
soprattutto come Kevan Lannister – fratello minore
di Tywin e zio di Cersei, Jaime e Tyrion – nell’epopea fantasy
della HBO Game
of Thrones, dove ha debuttato nell’ottavo episodio
della prima stagione.
Gelder ha interpretato Kevan
Lannister in 12 episodi delle prime sei stagioni del Trono di
Spade, fungendo spesso da contrappeso equilibrato agli istinti più
assetati di potere dei Lannister. Kevan ha fatto parte del Piccolo
Consiglio per suo nipote Re Tommen nella quinta stagione e gli è
stata offerta la posizione di Maestro della Guerra da Cersei dopo
la morte di suo fratello Tywin, ma Kevan si è scontrato con Cersei
e ha rifiutato la posizione, lasciando Approdo del Re per protesta.
Kevan servì poi come Primo Cavaliere nella sesta stagione, ma fu
ucciso insieme al figlio Lancel, a Margaery Tyrell, all’Alto
Passero e a molti altri nel Grande Setto di Baelor quando Cersei lo
distrusse con un incendio nel finale della sesta stagione.
Iain Glen ha
illuminato con il suo sorriso il
Social World Film Festival. La nota kermesse, giunta con
successo alla decima edizione, ha luogo nella magnifica cornice di
Vico Equense nel cuore della penisola sorrentina. Il festival del
cinema sociale si svolge, di solito, in piena estate; quest’anno ,
però, in seguito alla pandemia da Covid-19 è slittato ad ottobre.
L’organizzazione, guidata dal direttore Giuseppe Alessio
Nuzzo coadiuvato dal coordinatore artistico
Gaetano Affinito, ha optato per un’edizione
ibrida, a metà strada tra eventi in presenza e dirette streaming.
La formula sembra funzionare perché riesce ad accontentare tutti
gli appassionati permettendo di vedere online anche l’intera
selezione dei film in concorso.
Ad arricchire il già fitto
programma è stato annunciato a sorpresa Iain Glen,
l’attore scozzese è stato il protagonista indiscusso della giornata
di giovedì 8 ottobre, ricevendo il Golden Spike Award per la sua
incredibile carriera. Dopo essersi concesso ampiamente agli scatti
dei fotografi che lo hanno immortalato sulla splendida terrazza di
Castello Giusso, Iain Glen non si è risparmiato in conferenza
stampa rispondendo con entusiasmo e dedizione a tutte le
domande.
Iain Glen, annunciato a
sorpresa al Social World FIlm Festival
D: “ Tra gli ultimi lavori
di Iain c’è il Batman di Titans? Com’è stato interpretare
uno dei personaggi più famosi e più amati dal
pubblico?”
R: “ È stato divertente, è
stato bello! Quando cominci a lavorare in una serie che è già
iniziata da tempo sei sempre un po’ preoccupato ma ho guardato la
prima stagione e loro volevano un Bruce Wayne piuttosto vecchio, ho
letto la sceneggiatura e mi è piaciuta. Ho capito che è inutile
preoccuparsi troppo perché se si pensa al ruolo dell’attore puoi
divertirti come un matto.”
D: “ Lei vanta una ricca
carriera tra teatro, cinema e televisione ma è entrato in contatto
con il giovane pubblico grazie al personaggio di Jorah Mormont di
Game of Thrones. Come si è approcciato a questo personaggio e come
è stata questa esperienza in una delle serie televisive più
importanti?”
R: “ Ehm… quando abbiamo
cominciato non sapevamo che sarebbe diventata una cosa così grande,
non ne avevamo la percezione. Anzi c’era molta agitazione perché il
genere fantasy funzionava al cinema ma non attirava molto in TV e
poi anche il pilot non andò molto bene. Poi è stata realizzata la
prima stagione e ha riscosso un discreto successo. Quando ho avuto
la parte ero felice di averla ottenuta ma allo stesso tempo ero
nervoso per come sarebbe andata la serie. Mentre lavori ad un
progetto non ti rendi conto ma guardandomi indietro sono molto
contento di come è andata. A volte però capita che metti tanto in
un personaggio che credi arrivi al successo e non succede. Sono
molto orgoglioso di questo personaggio e di questa serie anche
perché hanno incontrato il favore di un pubblico giovane e a 50
anni conquistare le nuove generazioni mi ha colpito!”
D: “ Oggi lei riceve un
importante premio alla carriera e proprio all’inizio di questa ha
recitato nel film di Tom Stoppard Rosencrantz e Guildenstern
sono morti, cosa le ha insegnato quell’esperienza e come ha
influenzato il prosieguo della sua carriera?”
R: “ Uh… Rosencrantz e
Guildenstern sono morti, ti è piaciuto il film? ( si soprattutto il
suo particolare Amleto) Quando ho interpretato Rosencrantz e
Guildenstern sono morti ero molto giovane. Avevo interpretato
Amleto a teatro e Tom Stoppard, il regista e sceneggiatore, mi
aveva visto recitare in quel ruolo e mi chiese di partecipare al
film a cui stava lavorando. Girammo nell’ex- Jugoslavia con Gary
Oldman e Tim Roth che erano entrambi molto “difficili”, mi
piacciono tanto ma ne ero consapevole. Sapevo che erano agitati per
me perché io avevo recitato molto Shakespeare a teatro ed ero
abbastanza bravo e, invece, per loro era la prima volta. Quindi,
mentre io giravo la mia scena, loro sbirciavano sul monitor quello
che stavo facendo e Tom mi disse: « Sono molto agitati perché sei
bravo!». Questo mi rendeva felice perché loro sono due bravissimi
attori. Ho bei ricordi di quel film e Tom Stoppard sarà un amico
per sempre.”
D: “ Nel 2009 ha
interpretato un ruolo nel film di Faenza Il caso dell’infedele
Klara, cosa ricorda di quell’esperienza e se le piacerebbe
ritornare a lavorare in Italia?”
R: “ Si certo mi piacerebbe
molto. Avevo già lavorato con Faenza nel film Prendimi l’anima dove
interpretavo lo psicanalista Carl Gustav Jung, il film andò molto
bene soprattutto in Italia. Fu un bel periodo della mia vita e,
quindi, fui felice di tornare anche per il secondo film. Con
Roberto Faenza tutti i dettagli erano curati: la regia, la
fotografia, i costumi… tutte le sfaccettature del progetto mi
piacevano. Mi ritengo fortunato perché ho avuto la possibilità di
venire in Italia e di recitare in inglese cosa che non viene
permessa agli attori italiani all’estero”.
L’amore per il teatro, Game of
Thrones e Downton Abbey
Sui complimenti all’Italia e in
particolare agli attori italiani, che Glen ritiene più predisposti
all’introspezione, l’attore è tornato anche nel corso della serata
di premiazione. Accolto con un bel videotributo che ha celebrato
tutte le tappe fondamentali del suo percorso artistico, Iain Glen
si è concesso ad un’altra breve intervista in cui si è citata anche
la sua partecipazione a Downton Abbey, altra serie televisiva di
punta, mettendo in relazione il suo Sir Richard Carlisle proprio
con il suo Jorah Mormont di Game of Thrones. Entrambi i personaggi,
come ha sottolineato lo stesso attore, sembrano due facce della
stessa medaglia, ambedue servitori fedeli di una donna potente.
Però, mentre il primo non si distingue per correttezza, il
personaggio di Jorah riabilita la sua vita proprio in funzione di
quello che è disposto a compiere per la sua Daenerys.
Glen ha, infine, parlato del suo
grande amore per il teatro e della nostalgia per le tavole del
palcoscenico che un po’ per pigrizia e un po’ per esigenze
familiari ha trascurato negli ultimi anni della sua carriera,
dichiarando la sua forte intenzione di tornare a calcare le
scene.
Al termine della cerimonia di
premiazione Iain Glen non si è sottratto all’affetto dei fan giunti
a Vico Equense per incontralo, sempre però nel rispetto delle
distanze di sicurezza secondo la normativa anti-covid.
L’attore Iain De
Caestecker ha iniziato la sua carriera sin da bambino,
dedicandosi negli anni tanto ai film per il cinema quanto alle
serie televisive, che lo hanno reso famoso al grande pubblico. Oggi
è volto noto di diverse serie TV e film per il cinema, con una
carriera in rapida ascesa e una predilezione per il genere action.
Ecco dieci cose che non sai su Iain De
Caestecker.
Iain De Caestecker film
1. I film e la
carriera. La carrierà recitativa di Iain ha inizio all’età
di nove anni, quando tramite un corso di recitazione viene
selezionato per recitare nel cortometraggio Billy
and Zorba, prodotto dalla BBC. Nel 2000 ottiene una
piccola parte nel film Il mio amico
vampiro, diretto da Uli Edel. Negli anni
successivi seguono 16 Years of
Alcohol,
Shell, Not
Another HappyEnding, Lost River, diretto
da Ryan Gosling e selezionato per
competere nella sezione Un Certain Regard del
Festival di Cannes 2014, e in ultimo è tra i
protagonisti del recente film Overlord,
prodotto da J.J. Abrams.
2. Ha lavorato anche in
diverse serie TV. Iain De Caestecker è noto soprattutto
per i suoi ruoli in alcune serie TV, come Coronation
Street, dove appare in cinquanta episodi,
Young James Herriot,
Castle e The
Fades, confermando poi la sua celebrità con la serie
Agents of
S.H.I.E.L.D., dove dalla prima stagione
interpreta il personaggio di Leopold Fitz.
3. Ha prestato la sua voce
per un videogioco. Nel 2012 Iain De Caestecker ha doppiato
il personaggio Fillan McCarthy all’interno del videogioco
Assassin’s CreedIII, quinto
capitolo della serie prodotta dalla Ubisoft.
Iain De Caestecker Instagram e
Twitter
4. Ha un profilo
Instagram. Il profilo Instagram dell’attore è seguito da
215 mila follower, e su di esso vengono pubblicate foto dai vari
set frequentati o photocall delle premerier dei suoi lavori
cinematografici e televisivi.
5. Ha un profilo
Twitter. Seguito da 30 mila follower, Iain De Caestecker è
solito utilizzare il proprio profilo Twitter per ringraziare i fan
che lo seguono e lo apprezzano, rispondendo spesso ad eventuali
curiosità e domande.
Iain De Caestecker vita
privata
6. La famiglia. E’
figlio di due dottori. Sua madre, Linda De Caestecker è direttrice
della salute pubblica presso la NHS Greater Glasgow and Clyde, il
più grande consiglio sanitario della Scozia. Iain De Caestecker ha
una sorella gemella e altri due fratelli.
7. Gli studi.
L’attore ha studiato alla Hillhead Primary School, per poi
conseguire un master in Acting and Performance al Langside
College.
8. E’ single. Iain
De Caestecker è molto riservato riguardo la sua vita privata.
Attualmente sembra essere non coinvolto in alcuna relazione
sentimentale. Allo stesso modo non si conoscono sue precedenti
relazioni.
Iain De Caestecker premi e
nomination
9. E’ stato nominato due
volte come miglior attore. Per i suoi ruoli in
Young James Herriot e Not
Another Happy Ending è stato nominato come miglior
attore ai prestigiosi BAFTA Scotland Award, nella categoria
“Television” per il primo, e in quella “Film” per il secondo.
Iain De Caestecker età e
altezza
10. Iain De Castercker è
nato il 29 dicembre del 1987, a Glasgow in Scozia. E’ alto
173cm e pesa 68 chili.
I.T., il
film che vede protagonista Pierce Brosnan e che
uscirà in Italia con Barter Entertainment,
distributore e anche produttore esecutivo nella persona di
Valentina Gardani, sarà tra i titoli presenti nel calendario del
Taormina Film Festival, giunto alla sua sedicesima
edizione. In anteprima nazionale sabato 18 giugno
nella prestigiosa cornice del Festival, I.T. è un crime
diretto da John Moore (Die Hard – Un buon
giorno per morire, Max Payne) con Pierce Brosnan, Anna Friel e
James Frecheville.
Brosnan interpreta un editore di
successo dalla vita perfetta, fino a quando il rapporto incrinato
con un consulente informatico con cui collaborava rischia di
mettere in discussione tutto. Il protagonista, infatti, scopre ben
presto che il ragazzo sta usando la tecnologia per minacciare la
sua famiglia, il suo lavoro e la sua intera esistenza.
Un thriller mozzafiato che arriverà
nelle sale italiane con Barter Entertainment.
La Lionsgate ha
diffuso il nuovo terrificante poster ufficiale del film
I,Frankestein, adattamento cinematografico
dell’omonima graphic novel di Kevin Grevioux, che vedrà
Aaron Eckhart nei panni del protagonista.
L’attore sarà accompagnato da un
brillante cast composto da Bill Nighy, Yvonne Strahovski,
Miranda Otto, Jai Courtney, Socratis Otto, Mahesh Jadu, Caitilin
Stasey e Aden Young.
Ambientato in un distopico presente,
dove gargoyles e demoni feroci combattono una battaglia per il
potere, la creazione del dottor Frankestein, Adam
(Eckhart) si ritrova nel mezzo di questa per
scoprire il mistero della sua immortalità.
Il film è stato definito dal regista
Stuart Beattie un moderno racconto epico, che vedrà
Frankestein, alias Adam, che si fa strada attraverso un’oscura e
gotica metropoli, e si troverà coinvolto in una guerra totale e
secolare tra dua clan immortali.
Qui sotto potete vedere il nuovo
terrificante poster:
I creatori della saga supernaturale
più famosa, Underworld, ci regalano
questo nuovo action thriller che uscirà nelle sale Usa il 24
Gennaio, sia in 3D che in 2D e per le sale cinematografiche IMAX.
E’ ancora all’oscuro la data d’uscita italiana, vi terremo
aggiornati.
Guarda il primo trailer ufficiale
italiano dell’attesissimo
I,Frankenstein, l’atteso nuovo adattamento con
protagonista un cast d’eccenzione composto da Aaron
Eckhart, Bill Nighy, Yvonne Strahovski, Miranda Otto,
Jai Courtney, che uscirà in anteprima in Italia
distribuito da Kock Media il 23 Gennaio 2014.
Infatti, l’Italia sarà tra i primi paesi a poter godere di
tutta la potenza, magnificenza e spettacolarità di I, Frankenstein,
il fantasy di Stuart Beattie, realizzato dai produttori di The
Underworld, che annovera, tra i protagonisti, nomi del calibro di
Aaron Eckart, Yvonne Strahovski, Bill Nighy e Miranda Otto. Il
ritorno sul grande schermo di Frankenstein, leggendaria creatura
immortale dall’oscuro passato è, infatti, previsto in Italia per il
23 gennaio 2014, un giorno prima rispetto agli Stati
Uniti.
Il pubblico italiano sarà, quindi, uno
dei primi testimoni degli incredibili effetti speciali che
caratterizzano questa pellicola, un vero e proprio blockbuster che
riporta in scena la leggenda, il mito mai dimenticato, la creatura
dalle sembianze umane nella sua eterna lotta tra il bene e il
male.
“Siamo davvero orgogliosi di
poter dare questo annuncio”, ha commentato Umberto Bettini,
Country Manager Koch Media Italia. “Siamo tra i primi al
mondo a portare all’attenzione del pubblico questa grande
produzione. Si tratta di una pellicola in cui noi crediamo molto.
Cast, effetti speciali, trama. I, Frankenstein ha tutte le carte in
regola per essere considerato un vero e proprio blockbuster. Ci
auguriamo che il pubblico ci segua in questa avventura che, a mio
avviso, inizia sotto i migliori auspici”.
Dopo aver preso il cognome del suo
creatore – il dottor Victor Frankenstein – Adam (Aaron Eckhart)
diventa un investigatore privato specializzato in attività
paranormali. Nella città di Darkhaven, dove risiedono mostri famosi
come l’Uomo Invisibile e il Gobbo di Notre Dame, è in atto una
lotta tra il Bene e il Male: da un lato i demoni che vogliono
conquistare la terra, dall’altro i Gargoyles che hanno giurato di
proteggere l’umanità. Adam viene coinvolto in prima persona nella
battaglia, si schiera con le forze del Bene con il supporto di una
scienziata (Yvonne Strahovski), unico personaggio umano del
film.
Tenetevi pronti, quindi, ad assistere alla più spettacolare
lotta tra le forze del bene e del male mai vista prima e ad
immergervi in questo gotico e misterioso universo intriso di
antichi misteri che tornano alla luce in un continuo intreccio tra
passato, presente e futuro.
Il 6 gennaio 1994, Nancy
Kerrigan, pattinatrice di figura in procinto di
partecipare alle Olimpiadi Invernali, viene aggredita e le viene
spezzato un ginocchio. La FBI non ci metterà molto a risalire ai
colpevoli e a Tonya Harding, altra pattinatrice,
anche lei proiettata verso la competizione. I, Tonya racconta
di questo fatto di cronaca, facendone il culmine di una biografia
intelligente e graffiante, dedicata all’atleta interpretata da
Margot Robbie, qui anche in veste di
produttrice.
Alla regia Craig
Gillespie (esordio con Lars e una
ragazza tutta sua) che sceglie di intrecciare le
interviste, realmente rilasciate dai principali protagonisti della
vicenda (ricostruite con gli attori), ai fatti. Margot Robbie, balzata agli occhi del mondo
con prepotenza dopo The Wolf of Wall
Street, sfodera le sue qualità più autentiche che
esulano dalla sola bellezza.
L’attrice australiana si
trasforma, prima che fisicamente, nei gesti e nei
movimenti, nella voce e nell’accento, per portare in vita una
figura controversa, un’atleta e una cialtrona, una combattente e
una vittima, una donna complessa come la sua storia personale,
continuamente tesa tra la violenza della sua sfera privata e la
disciplina, la grazia, l’eleganza del pattinaggio, caratteristiche
che per lei hanno sempre rappresentato un ostacolo importante. Una
trasfigurazione, quella della Robbie, che parte
dall’interno e arriva alla frangetta cotonata anni ’90 e alle
fattezze fisiche, leggermente più massicce rispetto a quelle che
madre natura le ha dato.
I, Tonya, il nuovo film di Craig
Gillespie
Cresciuta in una famiglia modesta,
Tonya ha dovuto fronteggiare da subito una madre despota, che
sembrava non nutrire alcun amore per la bambina e la ragazza,
un’altra donna controversa, interpretata da Allison
Janney, alla prova con un ruolo sgradevole e scomodo.
Sotto l’occhio di
Gillespie, il racconto procede spedito, serrato,
con diversi momenti in cui si rompe la quarta parete e i
protagonisti si rivolgono allo spettatore, continuamente chiamato
in causa a testimone del fatti. Un tono che a tratti diventa
commedia nera, a tratti assume le vesti di un heist movie
sbilenco, con personaggi surreali eppure basati su persone che
hanno effettivamente agito come si vede nel film.
La donna e l’atleta
Il fatto di cronaca, culmine della
seconda parte del film, diventa la conclusione di una vicenda
sportiva che nemmeno per un minuto smette di essere anche umana.
Tonya ha dovuto fronteggiare per tutta la sua vita
violenza e sofferenza, abituata soltanto a questo tipo di contatto
umano e a dinamiche dispotiche. Una pressione che una persona
normale non riuscirebbe mai a sopportare, una solitudine estenuante
per ogni persona comune, ma che gli atleti che si giocano anni di
allenamento in pochi minuti conoscono bene.
Il film è il ritratto di una donna
che non riesce a “stare al gioco”, non riesce a scendere a
patti con le regole di apparenza e perbenismo. Un’atleta senza
costumi costosi, una donna senza una famiglia tradizionale e
armoniosa non può vincere e rappresentare gli USA di fronte al
mondo. Poco importa che sia stata la prima donna, nella storia del
pattinaggio americano, ad eseguire un triplo axel.
I, Tonya e la determinazione di Margot
Robbie
I, Tonya pone un
forte accento su questo aspetto, lasciandolo continuamente a fare
da sfondo a tutta la vicenda. Il film insiste sull’indigenza in cui
è cresciuta la protagonista, sull’impossibilità di avere le stesse
chance di chi invece, magari meno dotato, nasce in un contesto
benestante.
Oltre al privato, Gillespie mette
così in scena anche il pubblico, il sociale, caricando
ulteriormente la storia di spessore. Ma basterebbe già solo lo
stile adottato, le performance, l’assurdità della vicenda, la
scrittura, per rendere I, Tonya un prodotto non
solo valido, ma brillante, onesto, brutale. Questo e la
determinazione di una Margot Robbie che si rivela davvero una
scoperta (o una conferma?) portentosa.
L’America vuole qualcuno da odiare o da amare
Ma non si fa in tempo ad archiviare
uno scandalo che la stampa già corre dietro ad altro, dimostrandosi
la vera e propria history maker del nostro tempo. Mentre le troupe
televisive accampate fuori dalla casa di Jeff
Gillooly (ex marito, interpretato da Sebastian Stan) smontano le proprie
attrezzature, prima che i condannati vengano portati in prigione,
la tv manda le immagini dell’arresto di O.J.
Simpson.
Era il giugno del 1994, appena sei
mesi dopo l’aggressione subita da Nancy Kerrigan,
e l’attenzione dell’America si concentrava sul più grande scandalo
della sua storia, fino a quel momento. Perché gli americani
vogliono qualcuno da amare, vogliono qualcuno da odiare, e vogliono
che sia semplice farlo.
Tonya Harding è
stata una delle personalità sportive più odiate della storia
americana recente, giudicata colpevole dell’aggressione alla
pattinatrice rivale Nancy Kerrigan all’inizio
degli anni Novanta. Un episodio narrato dai media dell’epoca e oggi
tornato alla ribalta grazie al film I, Tonya diretto da
Craig Gillespie e prodotto e interpretato da
Margot Robbie (già nominata ai Golden
Globes e vincitrice dei Critics’ Choice Award come Miglior Attrice
protagonista in una commedia).
Di recente la Robbie, insieme al
team creativo della pellicola, si è fatta fotografare a diversi
eventi mondani e cerimoniali con la vera Tonya
Harding, mentre dall’altra parte la Kerrigan non sembra
aver espresso commenti positivi sull’operazione
cinematografica.
In una recente intervista infatti,
l’ex pattinatrice americana ha dichiarato di non aver ancora visto
il film per una ragione ben precisa:
“Non ho niente da dire a
riguardo, non ho visto nulla, sono solo occupata a vivere la mia
vita. Non fa più parte di me quell’episodio, io ero semplicemente
la vittima. Ed è strano, molto bizzarro che si sia montata tutta
questa storia.“
Chi si aspettava almeno un commento
su film rimarrà deluso. Sembra proprio che la Kerrigan non si
pronuncerà tanto facilmente su una pellicola che rievoca di certo
un’esperienza troppo dolorosa (per entrambe le parti).
Intanto vi ricordiamo che I, Tonya è atteso
nelle nostre sale il 22 marzo 2018. Nel cast anche
Allison Janney e Sebastian
Stan.
Di seguito la sinossi del film:
I, Tonya si basa sulla
vita della pattinatrice Tonya Harding, protagonista di uno
dei più grandi scandali sportivi nella storia degli Stati Uniti.
Prima atleta americana a distinguersi durante i campionati
nazionali statunitensi del 1991, per l’esecuzione perfetta di un
triplo axel. Conosciuta per il temperamento focoso, che plasma
anche lo stile energico e scattante, la Harding finisce sulle
pagine dei quotidiani come responsabile dell’aggressione della
rivale Nancy Kerrigan. Colpita alle gambe da uno sconosciuto dopo
gli allenamenti, la Kerrigan è costretta a ritirarsi dai campionati
nazionali. L’incidente pilotato dall’ex marito di
Tonya, Jeff Gillooly, consacra la protagonista come una
delle figure più controverse e competitive dello sport
americano.
Ecco il full trailer di
I, Tonya, il biopic
su Tonya Harding interpretato e prodotto da
Margot Robbie. Oltre che al Festival
di Toronto, abbiamo visto il film anche alla Festa di Roma
2017.
Alla regia di I, TonyaCraig
Gillespie. La sceneggiatura, scritta da Steven
Rogers, è basata sull’intervista di prima mano alla stessa
Harding e al suo ex marito Jeff Gillooly. La
storia mira a raccontare l’incidente durante le Olimpiadi del 1994,
in cui la pattinatrice Nancy Kerrigan venne
aggredita.
Margot Robbie è
ormai una presenza fissa sul grande schermo. L’abbiamo vista con
Will Smith in
Focus – Niente è come
sembra, poi in Z for
Zachariah al fianco di Chris Pine e
Chiwetel Ejiofor e in fine in un bellissimo cameo
in La Grande
Scommessa. La scorsa estate è stata trai
protagonisti di due titoli importanti, anche se poco riusciti:
The Legend of
Tarzan e Suicide
Squad.
Procede la produzione del film tratto
dall’omonimo fumetto I, Frankenstein. Ora sono in corso le riprese
del film sono in corso in Australia, alla regia Shawn Levy.
La Lionsgate ha rilasciato finalmente
il primo trailer del film I,
Frankenstein, l’atteso nuovo adattamento con
protagonista un cast d’eccenzione composto da Aaron
Eckhart, Bill Nighy, Yvonne Strahovski, Miranda Otto,
Jai Courtney, Socratis Otto, Mahesh Jadu, Caitlin Stasey, Aden
Young.
I, Frankenstein, basato
sulla graphic novel di Kevin Grievous,
annovera nel cast anche Bill Nighy, Miranda
Otto, Yvonne Strahovski e Socratis
Otto. Uscirà nei cinema americani
in 3D il 24 gennaio 2014. Dietro
la macchina da presa troviamo Stuart
Beattie.
La storia di I,
Frankenstein segue Adam (Aaron Eckhart), la creatura
del romanzo di Mary Shelley, che, dopo esser sfuggito
alla massa infuriata dei contadini, arriva fino ai giorni
nostri grazie alla genetica. E’ così che Adam si ritrova in
un’oscura metropoli, e viene coinvolto nella battaglia centenaria
tra due clan di creature immortali.
La Lionsgate ha diffuso online una
nuova immagine ufficiale di I,
Frankenstein, in attesa del primo trailer ufficiale
che arriverà venerdì 4 ottobre. La foto ritrae il protagonista
della pellicola Aaron Eckhart.
I, Frankenstein nuova
immagine
I, Frankenstein, basato
sulla graphic novel di Kevin Grievous, annovera
nel cast anche Bill Nighy,
Miranda Otto, Yvonne
Strahovski e Socratis Otto.
Uscirà nei cinema americani
in 3D il 24 gennaio
2014. Dietro la macchina da presa
troviamo Stuart Beattie.
La storia di I,
Frankenstein segue Adam (Aaron Eckhart), la creatura
del romanzo di Mary
Shelley, che, dopo esser sfuggito alla massa infuriata
dei contadini, arriva fino ai giorni nostri grazie alla genetica.
E’ così che Adam si ritrova in un’oscura metropoli, e viene
coinvolto nella battaglia centenaria tra due clan di creature
immortali.
Martin Mercer,
Illustratore di lunga data per tutta Hollywood ( e di recente per
Iron Man 3 e 300:l’Alba di un
Impero) ha inviato a ComicBookMovie.com alcuni
concept che ha creato per il film di Stuart
BeattieI, Frankenstein.
Di seguito potete trovare gli artowrk che l’illustratore ha
consegnato alla produzione del film per la realizzazione di demoni
e gargoyle.
Se volete dare un occhiata al trailer del film potete farlo
cliccando qui, mentre
a questo link trovate la nostra
recensione.
Dopo aver preso il cognome del suo creatore – il dottor Victor
Frankenstein – Adam (Aaron Eckhart) diventa un investigatore
privato specializzato in attività paranormali. Nella città di
Darkhaven, dove risiedono mostri famosi come l’Uomo Invisibile e il
Gobbo di Notre Dame, è in atto una lotta tra il Bene e il Male: da
un lato i demoni che vogliono conquistare la terra, dall’altro i
Gargoyles che hanno giurato di proteggere l’umanità. Adam viene
coinvolto in prima persona nella battaglia, si schiera con le forze
del Bene con il supporto di una scienziata (Yvonne Strahovski),
unico personaggio umano del film.
Tenetevi pronti, quindi, ad assistere alla più spettacolare
lotta tra le forze del bene e del male mai vista prima e ad
immergervi in questo gotico e misterioso universo intriso di
antichi misteri che tornano alla luce in un continuo intreccio tra
passato, presente e futuro.
I,
Frankenstein è stato rimandato dalla
Lionsgate che ha appena annunciato che
l’adattamento dell’omonimo fumetto uscirà il 24 Gennaio 2014,
anziché il 13 Settembre di quest’anno, come precedentemente
annunciato. Ecco le dichiarazioni ufficiali che arrivano dal
comparto distributivo della pellicola:
“Il Potenziale franchise del film,
data la sua premessa su larga scala, l’impostazione e gli elementi
creativi che sono perfettamente in linea con l’esperienza 3D
abbiamo deciso di rimandare l’uscita perché lo studio vuole
lanciare la migliore versione del film possibile per il
pubblico”
Da queste parole capiamo che la
post-produzione del film richiede maggior tempo di
lavorazione. La storia segue le vicende di Adam
(Aaron Eckhart), la creatura del romanzo di Mary
Shelley, che, dopo esser sfuggito alla massa infuriata dei
contadini, arriva fino ai giorni nostri grazie alla genetica. E’
così che Adam si ritrova in un’oscura metropoli, e viene coinvolto
nella battaglia centenaria tra due clan di creature immortali.
Chi conosce la filmografia di
Ken Loach, anche in modo sommario, sa bene come il
regista britannico sia da sempre, sin dagli inizi della carriera,
il megafono dei più deboli, degli ultimi, dei dimenticati. Anche
quando ha esplorato i toni più leggeri della commedia, come in
La Parte Degli Angeli per esempio, non ha
mai tradito il suo senso civico, il suo impegno civile. Accade lo
stesso, in maniera decisamente amplificata, nel nuovo
I, Daniel Blake, ovvero Io,
Daniel Blake.
L’autore de Il Vento
che Accarezza l’Erba si traveste da terzo fratello
Dardenne per raccontare il dramma silenzioso di un
malato di cuore, troppo fragile e anziano per riprendere il suo
lavoro da carpentiere, apparentemente troppo sano per godere di una
pensione di invalidità. Un limbo infernale che non porta nessuna
forma di sostentamento, solo miseria, fame, rinunce, tutti elementi
dolorosi peggiorati dalla burocrazia, dal cinismo degli uffici
statali, dalle regole affatto malleabili che fanno solo passare
tempo prezioso. Prezioso perché quando si ha un cuore difettoso,
ogni momento potrebbe essere fatale, potrebbe essere l’ultimo;
ancor più se bisogna fare i conti con l’ansia, con le bollette
scadute più volte, con un’amica (la sola) costretta a prostituirsi
per sfamare i figli.
Poiché nonostante i problemi
personali, la farsa di un nuovo curriculum da presentare porta a
porta per sperare almeno nel sussidio di disoccupazione, ricorsi e
avvocati d’ufficio, Daniel ritrova il tempo di amare. Ritorna a
dispensare affetto grazie a una giovane donna e ai suoi due figli,
anche loro maltrattati dagli uffici e dall’assistenza. Un amore
tutt’altro che carnale ma comunque viscerale, una luce in fondo al
tunnel in un mondo sempre più gelido, cinico, in cui non ci si
aiuta più l’uno con l’altro. Spinto da uno straordinario
Dave Johns, che senza paura passa dal teatro al
cinema, dalla stand-up comedy al dramma, realizzando
un’interpretazione magistrale, e un’ottima Hayley
Squires, il nuovo lavoro del regista del
Warwickshire è allo stesso tempo semplice ma intenso, doloroso
ma emozionante, aspro ma poetico, l’ennesimo grido d’aiuto
disperato dalla parte degli ultimi.
Un omaggio a tutte quelle vittime
dello Stato (di tutti gli Stati), della burocrazia, dei diritti
venuti meno, che aumentano giorno dopo giorno senza fare troppo
rumore; pian piano si spengono nelle loro case fredde svuotate dai
debiti, dal bisogno di stringere qualche sterlina fra le mani,
reclamando giustizia. Uno spaccato realistico realizzato senza
troppi fronzoli, asciugato nella forma e lineare nel montaggio, che
pone l’accento solo sull’umanità, sia essa perduta o ritrovata.
Umanità che Ken Loach, in 49 anni di carriera, non ha perso di
vista neppure un istante.
Ecco il primo trailer di
I, Daniel Blake, il film di Ken
Loach che ha conquistato la Palma D’Oro all’ultimo
Festival di Cannes. Il film arriverà il prossimo ottobre nel Regno
Unito. Ecco il video:
Di seguito la trama del film: Per
la prima volta nella sua vita, Daniel Blake, un falegname di New
Castle di 59 anni, è costretto a chiedere un sussidio statale in
seguito a una grave crisi cardiaca. Il suo medico gli ha proibito
di lavorare, ma a causa di incredibili incongruenze burocratiche si
trova nell’assurda condizione di dover comunque cercare lavoro –
pena una severa sanzione – mentre aspetta che venga approvata la
sua richiesta di indennità per malattia. Durante una delle sue
visite regolari al centro per l’impiego, Daniel incontra Katie,
giovane madre single di due figli piccoli che non riesce a trovare
lavoro. Entrambi stretti nella morsa delle aberrazioni
amministrative della Gran Bretagna di oggi, Daniel e Katie
stringono un legame di amicizia speciale, cercando come possono di
aiutarsi e darsi coraggio mentre tutto sembra beffardamente
complicato.
Ecco il trailer di I’m your
woman, il nuovo film Amazon Studios che
sarà distribuito negli USA da 4 dicembre e che arriverà su
Amazon Prime Video dall’11 Dicembre.
Diretto da Julia Hart e da lei scritto con
Jordan Horowitz, il film è prodotto da Rachel Brosnahan che è anche la protagonista.
Con lei Arinzé Kene, Marsha Stephanie Blake, Bill Heck,
Frankie Faison.
La trama di I’m your woman
I’m your woman è
ambientato negli anni Settanta, e racconta di una donna costretta
alla fuga quando il marito tradisce il suo socio, costringendo lei
e il suo bambino ad un viaggio pericoloso.
Kock Media ha
diffuso il trailer di I’m
Your Man, il film scritto e diretto da Maria
Schrader in arrivo al cinema dal 14 ottobre. I’m
Your Man sarà distribuito in Italia
da Koch Media a partire da
giovedì 14
ottobre2021 e sarà presentato
in anteprima nazionale il 27 settembre
2021 alla XXI Edizione degli
Incontri del Cinema d’Essai di Mantova
organizzati dalla FICE.
Dopo aver conquistato la critica e
il pubblico dell’ultima edizione del Festival Internazionale del
Cinema di Berlino, arriva nelle sale italiane I’m
Your Man, scritto e diretto da Maria
Schrader, regista della serie rivelazione di Netflix, Unorthodox,
e attrice vincitrice di un Orso d’Argento per il
film Aimée & Jaguar. A vestire i panni dei due
protagonisti – una ricercatrice e un umanoide costruito per
diventare il suo partner ideale – Maren
Eggert, che per questo ruolo si è aggiudicata il premio
per la miglior interpretazione alla Berlinale, e Dan
Stevens, interprete di film come La bella e la
bestia e della serie Downton
Abbey. A completare il cast, Sandra
Hüller (Orso d’argento come miglior attrice
per Requiem) e Hans
Löw (Va tutto bene, Bye Bye
Germany).
Alma (Maren Eggert) è una
scienziata del famoso Museo Pergamon di Berlino. Al fine di
ottenere dei fondi per il suo lavoro di ricercatrice, si fa
convincere a partecipare a uno studio alquanto particolare. Per tre
settimane dovrà vivere con un robot umanoide creato su misura in
base al suo carattere e ai suoi bisogni, e la cui intelligenza
artificiale è progettata appositamente per essere il suo compagno
di vita perfetto. E così, Alma incontra Tom (Dan Stevens) una
macchina dalle sembianze umane unica nel suo genere, creata
esclusivamente per renderla felice. I’M YOUR MAN è un divertente
racconto tragicomico sui temi dell’amore, del desiderio e su ciò
che rende umano un essere umano.
Il regista, Casey Affleck, ha
confermato ciò che già tutti sospettavano: I’m Still here: The Lost
Year of Joaquin Phoenix, documentario presentato al Festival di
Venezia, era in realtà una messinscena.
Un vero e proprio tripudio quello
riservato a Ryan Gosling, protagonista di una degli
intermezzi più apprezzati nella notte degli Oscar 2024. L’attore che era candidato come
miglior attore non protagonista si è esibito sul palco e non solo
con la canzone di BarbieI’m Just Ken. Il film prodotto da Margot Robbie e diretto da Greta
Gerwing esce sconfitto dalla mattanza Oppenheimer
che si aggiudica ben sette statuette (ecco
tutti i vincitori).
Vincitore morale dunque è stata la
performance di Ryan Gosling che ha letteralmente fatto
cantare tutto il teatro di Los Angeles (provocando anche la rottura
del vestito di Emma Stone, come lei stessa ammette prima di
ritirare la statuetta come miglior protagonista femminile) nella
notte delle stelle. Ma il suo film in ogni caso si è aggiudicata la
statuetta per la miglior canzone originale di Billie Eilish.
Prima dell’esibizione, Simu Liu,
co-protagonista di Barbie,
ha chiesto al pubblico degli Oscar di accendere le luci dei loro
telefoni e di cantare insieme alla performance di Gosling. Ryan Gosling, illuminato da luci viola e con
un abito rosa scintillante e guanti rosa, ha iniziato a cantare
“I’m Just Ken” tra il pubblico seduto dietro Margot Robbie, che non ha potuto fare a meno
di ridere. Poi si è diretto verso il palco, dove è stato raggiunto
da Mark Ronson alla chitarra e da una manciata di
ballerini di supporto. Anche Slash è apparso sul palco,
contribuendo con la chitarra alla canzone.
Con Gosling sul palco c’erano anche i suoi colleghi attori di
Ken, Simu Liu, Scott Evans, Ncuti Gatwa e Kingsley
Ben-Adir. A un certo punto, Ryan Gosling si è fatto strada tra il pubblico
e ha teso il microfono ai suoi collaboratori di “Barbie”,
Greta
Gerwig, Robbie e America Ferrera, che cantavano insieme a lui.
Ha anche chiesto alla sua co-star di “La La Land“,
Emma Stone, di cantare insieme a lui.
Nelle settimane precedenti agli
Oscar, c’è stato il mistero sul fatto se Ryan Gosling sarebbe salito o meno sul palco
per eseguire “I’m Just Ken” dal vivo. Ha scelto di non
cantare la canzone “City of Stars” di “La La Land” agli
Oscar 2017, dove il suo co-protagonista John
Legend ha invece eseguito il singolo. Gosling ha
confermato la sua partecipazione agli Oscar solo poche settimane
prima della cerimonia.
Di seguito l’incredibile e divertente performance di Ryan Gosling
I Wonder Pictures annuncia le
acquisizioni di altri sei film presentati in
anteprima in questi giorni alla 76esima edizione del Festival
di Cannes, una lista di titoli tra fiction e non
fiction che include due candidati alla Palma d’Oro
e alcuni dei film più sorprendenti delle altre sezioni, che si
vanno ad aggiungere ai sei titoli già annunciati nei giorni
scorsi.
Tra i film in concorso, sarà
distribuita da I Wonder Pictures la nuova attesissima opera di
Jonathan Glazer (Under
the Skin), The
Zone of Interest, liberamente ispirata
all’omonimo romanzo dello scrittore britannico Martin Amis,
recentemente venuto a mancare. Un uomo e sua moglie tentano di
costruire una vita da sogno e una quotidianità perfetta, fatta di
cose semplici e momenti di tenerezza. Ma l’uomo in questione è
Rudolf Höss, comandante di Auschwitz, e la casetta con giardino in
cui la famiglia vuole passare la propria vita insieme è situata a
poche centinaia di metri dalle mura del campo di
concentramento…
In corsa per la Palma d’oro anche
Four Daughters di Kaouther
Ben Hania. Tunisia: un giorno, due delle quattro figlie di
Olfa scompaiono senza lasciare traccia. Per riempire
quell’improvviso e inspiegabile vuoto, la regista invita due
attrici professioniste a unirsi alla famiglia della donna
interpretando le due ragazze sparite, mescolando così realtà e
finzione e disvelando progressivamente la storia di una famiglia
colpita dalla tragedia e dall’ignoto.
Arriverà in Italia con I Wonder
Pictures anche il film di apertura della sezione Un Certain Regard
The Animal Kingdom, opera seconda di
Thomas Cailley dopo il celebrato The Fighters
– Addestramento di vita. In un mondo affetto da misteriose
mutazioni che trasformano alcuni esseri umani in animali, François
tenta di ritrovare sua moglie – scomparsa dopo aver manifestato i
sintomi della mutazione – con l’aiuto del figlio sedicenne, Emile.
L’impresa cambierà per sempre le vite di entrambi. Nel cast:
Romain Duris, Paul Kircher e Adèle
Exarchopoulos.
Sempre da Un Certain Regard,
AUGURE è il primo lungometraggio diretto
da Baloji (rapper, mc e artista hip hop belga di
origini congolesi), un film corale che segue le vicende di quattro
persone accusate di stregoneria nell’Africa contemporanea.
Nonostante le rispettive sfortune, i quattro troveranno il modo di
aiutarsi e guidarsi l’un l’altro e sottrarsi al proprio
destino.
Dalla Quinzaine des Cinéastes,
THE SWEET EAST di Sean Price
Williams mette in scena il disordine mentale, sociale e
politico degli odierni Stati Uniti trasfigurandoli in una sorta di
variazione di Alice nel Paese delle meraviglie. La
studentessa liceale Lilian scappa durante una gita scolastica e si
imbarca in un viaggio nella pancia dell’America, tra estremismi e
follia, suprematismo bianco e islam radicale, tra neo-punk e
avanguardia woke. Un film picaresco e anarchico illuminato
dalla straordinaria interpretazione della stella emergente
Talia Ryder.
Dalla Semain de la Critique, arriva
invece l’accorato e commovente AMA GLORIA
di Marie Amachoukeli. Cléo ha sei anni e vuole un bene sconfinato
alla sua tata, Gloria. Quando Gloria deve tornare nel suo paese
d’origine, Capo Verde, per prendersi cura dei suoi figli, le due
dovranno riuscire a passare nel migliore dei modi l’ultima estate
insieme.
Queste sei nuove acquisizioni si
aggiungono agli altri titoli I Wonder Pictures presentati a Cannes
e già annunciati nei giorni scorsi: in Selezione Ufficiale,
Le Retour di Catherine Corsini (in
concorso), L’Abbé Pierre – Une vie de
combats di Frédéric Tellier e, nella sezione
Special Screenings, Robot Dreams di Paolo
Berger; i nuovi film di Martin Provost, Bonnard, Pierre
et Marthe (Cannes Premières), e Michel Gondry,
The Book of Solutions (Quinzaine des
Cinéastes); alla Semaine de la Critique, Vincent Must
Die di Stephan Castang.
I Wonder Pictures è felice di
annunciare l’acquisizione per la distribuzione italiana di Morning,
il nuovo film di Justin Kurzel, secondo film del visionario
regista australiano che entra a far parte del listino della
distribuzione. Il primo, che arriverà presto nelle sale, è
Nitram, presentato in concorso al Festival di
Cannes 2021, dove ha vinto il premio per la migliore
interpretazione maschile grazie all’eccezionale performance di
Caleb Landry-Jones.
Justin Kurzel è
uno dei principali cineasti del nuovo cinema australiano. Il suo
film d’esordio, Snowtown, vinse due premi alla
Semaine de la Critique del 2011, imponendolo come uno dei talenti
più interessanti del panorama internazionale. Nel 2015 torna a
Cannes, ma questa in volta in concorso, con la sua personalissima
visione del Macbeth di William Shakespeare con protagonisti
Michael Fassbender e
Marion Cotillard. Nel 2019 torna a raccontare una
storia della sua Australia in The Kelly Gang, epopea
dalle atmosfere western anche questa con un cast d’eccezione, da
Charlie Hunnam a George Mackay, fino a Russell
Crowe.
Morning
è un racconto distopico tratto da una sceneggiatura originale di
Sam Steiner. In una società del futuro è stata inventata una
pillola che toglie alle persone la necessità di dormire. Per vivere
appieno questa vita di 24 ore nelle ore notturne splende un sole
artificiale. Un infinito giorno fatto di lavoro e di una vita
difficile da considerare tale, una condizione alienante che le
giovani generazioni non sono più disposte a sopportare, soprattutto
perché voglio riappropriarsi di qualcosa che non hanno mai provato:
sognare.
Protagonisti di Morning sono
il candidato al premio Oscar Benedict Cumberbatch e la vincitrice dell’Academy
Award Laura Dern, affiancati da un gruppo di giovani
talenti del futuro, a partire da Noah Jupe, già visto nel
dittico di A Quiet Place.
Dal 26 aprile nelle zone gialle
italiane riapriranno finalmente anche le sale cinematografiche.
Quale occasione migliore per I Wonder
Pictures per permettere al pubblico di apprezzare sul
grande schermo alcuni tra i titoli più belli del proprio listino
2020 e alcune tra le novità più attese del 2021 che la casa di
distribuzione bolognese ha in serbo per tutti gli spettatori che
vorranno prendere parte al grande ritorno del cinema sul grande
schermo.
Si ricomincia a programmare in sala
il film Nuevo Orden, vincitore del Leone
d’Argento – Gran Premio della Giuria alla 77° Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia, diretto da Michel
Franco, cineasta messicano pluripremiato a Cannes e
vincitore del Leone D’Oro nel 2015 come produttore di Desde
allá. Nuevo Orden è una visione
distopica di un futuro non lontano dall’attuale fase storica e
politica del Messico contemporaneo, come sottolinea lo stesso
regista. Descrivendo una disparità sociale ed economica sempre più
diffusa e insostenibile, il film è anche un monito su quali
potrebbero esserne le epocali conseguenze.