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Una vita da Gatto recensione del film con Kevin Spacey

Una vita da Gatto recensione del film con Kevin Spacey

Quando si apprende dell’uscita di un film con due mostri sacri come Kevin Spacey e Christopher Walken, ci si aspetta qualcosa di buono, quanto meno di vagamente ricreativo. Si può pensare che arrivati all’apice delle loro carriere, essi scelgano con un certo raziocinio i copioni che vengono loro sottoposti.

Ma il perché attori del loro calibro (senza menzionare Jennifer Gardner) abbiano preso volontariamente parte ad un film come Una vita da Gatto, è cosa apparentemente poco comprensibile.

Di storie incentrate sugli animali domestici, e nella fattispecie sul felino domestico più amato del mondo, è piena la filmografia mondiale. Ma se i prototipi di partenza sono classici come FBI: Operazione Gatto o Le tre vite della Gatta Tomasina (gentili omaggi della casa Disney al genere per famiglie), in questo caso la pellicola è destinata piuttosto a finire nel dimenticatoio.

Tom Brand (Kevin Spacey) è un magnate dell’industria dedito al lavoro e dimentico dell’esistenza della propria famiglia. Quando la figlioletta Rebecca (Malina Weissman) gli chiederà un gatto come regalo di compleanno, Tom si imbatterà in un eccentrico venditore di animali (Christopher Walken) che scaglierà su di lui una “maledizione”. L’uomo rimarrà infatti imprigionato nel corpo di un felino fintanto che non rivaluterà le sue priorità, comprendendo il valore degli affetti e ponendo rimedio ai propri errori.

Una vita da Gatto – la recensione

Il film è diretto da Barry Sonnenfeld, regista affatto malvagio quando – in passato – si era cimentato con la trilogia di Men in Black o con Get Shorty. In questa occasione però Sonnenfeld pare essersi dimenticato come si dirige, esibendosi in bruschi tagli di scena e sovrapponendo, in molte scene, alla figura reale del gatto quella fittizia creata con la CGI.

Gli attori appaiono fuori forma, se non svogliati, a partire da Spacey, la cui voce mascolina mal si adatta alle fattezze del peloso ospite.

Il film ha incassato in America poco più di $ 44 milioni, a fronte di una spesa di $ 30, ricevendo critiche complessivamente negative, e arriverà nelle nostre sale il 7 dicembre.

Pellicola comunque più adatta per l’home video, la visione di Una vita da Gatto è sconsigliata persino a chi – come chi scrive – è fervente amante dei gatti e delle loro abitudini quotidiane.

Una trilogia targata WB per Tarzan

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Hollywood non è stanca di ripescare dal suo passato storie e personaggi che l’hanno resa grande come è adesso.

Una Torre Nera si staglia all’orizzonte…

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Dopo il brusco stop della scorsa estate, si torna a parlare dell’adattamento del ciclo della Torre Nera di Stephen King. Il progetto, messo in cantiere da Ron Howard, Brian Grazer e Akiva Goldsman, era stato concepito per svilupparsi sia sul grande che sul piccolo schermo. La Warner sembra essere ora tornata sui suoi passi, avendo deciso di trarre almeno un film dalla saga kinghiana, e decidere poi in seguito il da farsi.

A regia e  sceneggiatura sarebbero stati confermati Howard e Goldsman, così come Javier Bardem, prima scelta del regista per il ruolo del protagonista, Roland Deschain; se tutto andrà per il verso giusto, le riprese dovrebbero cominciare a inizio 2013. Howard, Grazer e Goldsman hanno previsto una trilogia per il cinema e una serie per il piccolo schermo, che nell’ipotesi potrebbe essere prodotta dalla HBO, di proprietà della stessa Warner.

Fonte: Empire

Una tomba per le lucciole: recensione

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Una tomba per le lucciole: recensione

Una tomba per le lucciole – Settembre 1945: nella stazione di Kobe un ragazzo muore di stenti tra l’indifferenza e l’ostilità dei passanti, ormai proiettati verso la nuova era di pace, con in mano una scatola con cenere e poche ossa.

Anno: 1988

Regia: Isao Takahata

Con le voci di: Corrado Conforti (Seita), Perla Liberatori (Setsuko), Beatrice Margiotti (la mamma), Lorenza Biella (la zia).

Una tomba per le lucciole Sinossi: Settembre 1945: nella stazione di Kobe un ragazzo muore di stenti tra l’indifferenza e l’ostilità dei passanti, ormai proiettati verso la nuova era di pace, con in mano una scatola con cenere e poche ossa. Seita, ormai fantasma, raggiunge la sorellina minore Setsuko, e insieme ricostruiscono la loro odissea, dalla morte della mamma, sotto le bombe americane a Kobe alcuni mesi prima, alla ricerca della zia, guerrafondaia e egoista che li respingerà, al vagare nelle campagne, appena illuminate dalle lucciole che Setsuko adora, sempre più affamati, fino alla morte della bambina di fame, e alla fine di Seita poco dopo. Gli spiriti di queste due vittime innocenti della guerra dei grandi tornano ancora, nelle notti del Giappone moderno ormai pacificato e dove nessuno muore più di fame, per cercare di ritrovare ancora le lucciole, ultimo emblema della spensieratezza dell’infanzia.

Analisi: Violenta, diseducativa, dozzinale: quante volte si sono sono sentiti questi aggettivi in relazione all’animazione giapponese, dalla prima interpellanza parlamentare contro Goldrake da parte del parlamentare Silviero Corvisieri a tempi più recenti? Tante, troppe volte, e gli otaku, i patiti di manga ed anime nostrani, hanno dedicato tempo ed energie a combattere questo, ottenendo poi in anni recenti un maggiore riconoscimento, forse sull’onda della nostalgia canaglia, anche se c’è chi continua a demonizzare l’animazione nipponica, accusandola di essere troppo commerciale, salvo poi incensare film d’animazione molto commerciali ma a stelle e strisce, come Toy story o Ratatouille, per la serie viva la coerenza.

Ma di fronte a Una tomba per le lucciole, diretto da quell’Isao Takahata, popolarissimo anche da noi come regista dei due cult per bambine Heidi e Anna dai capelli rossi non si tratta più di cultura otaku e animazione giapponese, ma di un vero capolavoro della cinematografia, un film anche scomodo per un Paese che non ha mai fatto i conti fino in fondo con il periodo della guerra, antitesi di tutto quello che ci può essere di commerciale nel mondo dei cartoni animati giapponesi, senza robot e astronavi, fanciulle guerriere, maghette, samurai e combattenti marziali, e con due orfani diversi appunto dai vari Heidi, Remì e simili.

Una tomba per le lucciole Uscito in Italia solo per il mercato dell’home video dopo alcune anteprima a fiere del fumetto e festival otaku e presentato invece altrove a festival del cinema come Annecy e nelle sale di prima visione, Una tomba per le lucciole è poesia tragica e crudele, struggente ed atroce, dalla prima scena, quando è chiaro come tutto andrà a finire, alle scene nella campagna piena di lucciole, che rendono impossibile non voler bene a questo fratello e sorellina, vittime crudeli di una guerra atroce e dell’egoismo di adulti incapaci di proteggere i loro stessi cuccioli, come dimostra la stessa zia, emblema della generazione di fanatici della guerra che portarono il Giappone alla rovina, esattamente come quella di filo fasciti in Italia e filo nazisti in Germania.

Un film da vedere a prescindere se si amino o meno i manga e gli anime, se si abbia o meno la casa piena di albi di autori nipponici di ieri o di oggi e di dvd di serie e di Oav anche celebri, se si frequentino o meno le fiere, in cosplay o non, proprio perché racconta una storia che va oltre il mezzo usato. Paragonabile a film come Germania anno Zero di Rossellini o Giochi proibiti di René Clement, a libri come La Storia di Elsa Morante e Il diario di Anna Frank, per come racconta il dramma della guerra sui bambini. Per non dimenticare il passato e per ricordare i troppi Seita e le troppe Setsuko che ancora oggi sognano l’infanzia e perdono la vita.

Una tomba per le lucciole al cinema: ecco le date

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Una tomba per le lucciole al cinema: ecco le date

Una tomba per le luccioleKoch Media distribuirà in Italia Una tomba per le lucciole per un’uscita speciale, al cinema l’8 e il 9 Giugno con un nuovo doppiaggio curato da Gualtiero Cannarsi. Si tratta di un film d’animazione giapponese del 1988 tratto dall’omonimo racconto semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka.

Sceneggiato e diretto da Isao Takahata, il cofondatore con Hayao Miyazaki dello Studio Ghibli, presenta una visione straziante ed intensamente neorealista delle vicende personali di un ragazzo e una bambina indifesi nei confronti dell’orrore della guerra. Le lucciole del titolo sono quasi l’unica nota di positività in una notte che non termina nemmeno con la fine della guerra. Il film venne presentato in contemporanea con Il mio vicino Totoro di Miyazaki. Per la crudezza delle sue immagini, Una tomba per le lucciole divenne un film molto controverso e poco pubblicizzato, ma ebbe grande successo in Giappone. In Italia venne distribuito solo nel circuito home-video dalla Yamato Video. Nel 2005 ne è stata prodotta una versione live action con la partecipazione di Mao Inoue e Nanako Matsushima.

Una super-Mezzanotte per The Hunger Games!

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Una super-Mezzanotte per The Hunger Games!

Diciannove milioni e settecentomila dollari. Tanto ha fatto registrare l’esordiente The Hunger Games nello spettacolo della mezzanotte tra giovedì e venerdì

Una sull’altra: recensione del film di Lucio Fulci

Una sull’altra è il film del 1969 diretto da Lucio Fulci con protagonisti Marisa Mell, Jean Sorel, Elsa Martinelli.

La trama del film Una sull’altra

Nell’Italia bacchettona di fine anni ’60, evidentemente ancora non colpita dall’onda d’urto sessantottina, Lucio Fulci dopo una prima fase della propria carriera incentrata su commedie e musicarelli, si dedica alla sua prima incursione nel mondo del thriller, ancora lontano dagli eccessi pulp e splatter che lo hanno caratterizzato in seguito, e realizza un buon film come Una sull’altra. Durante la fase distributiva, il produttore gli consigliò di cambiare titolo (doveva chiamarsi, infatti, Perversion Story) puntando sul lato saffico che tanto scandalizzava le censure- e l’audience- di mezzo mondo. Ancora oggi si ricorda la famosa scene “scandalo” del rapporto lesbico tra Marisa Mell ed Elsa Martinelli, atto mancato che in realtà non si vede- e non si consuma- sullo schermo.

Il film Una sull’altra

La trama ruota intorno al dottor Dumurrier, un giovane chirurgo che gestisce una clinica con l’aiuto del fratello ed è sposato con una donna che non ama più e tradisce regolarmente con un’amante, la fotografa Jane. Ma un bel giorno la moglie muore all’improvviso per un attacco d’asma (malattia della quale soffriva) e il dottore eredita tutti i beni della donna. Le cose sembrano mettersi bene quando un investigatore gli dà una dritta: visitare un locale notturno nel centro di San Francisco… l’uomo e la sua amante si recano lì e- con suo immenso stupore ed orrore!- scopre che una spogliarellista è identica alla moglie defunta! Da quel momento in poi le cose precipitano e non solo Dumurrier è accusato di aver avvelenato la moglie, ma di averlo fatto per ereditare i suoi soldi: nonostante l’aiuto e il sostegno incondizionato dell’amata Jane, tutto sembra mettersi per il peggio e l’uomo viene addirittura condannato a morte.

A primo impatto, slogan promozionale a parte, il film sembra davvero ricalcare le orme del miglior Alfred  Hitchcock dei tempi di Vertigo, tant’è che la trama ne ricalca in parte il plot originale; Fulci era orgoglioso della sceneggiatura che aveva scritto nell’arco di un anno (tanto per gli standard dell’epoca). Solo che, al contrario del maestro del brivido inglese, il regista romano evidenzia il lato morbosamente erotico, spianando la strada a tutto un filone cinematografico che caratterizzerà gli anni ’70.

Gli attori, dal canto loro, non brillano perle loro interpretazioni, ma diventano strumenti (quasi marionette) nelle mani del demiurgo di celluloide, piegandosi alla sua volontà e alle sue scelte registiche. Alcune inquadrature, poi, anticipano i tempi del post moderno: la celebre inquadratura dei due amanti che fanno sesso, inquadrati dal basso, ci mette nella condizione di voyeur che spiano non dal buco della serratura, bensì da un materasso trasparente che permette di essere lì, con loro, in quel momento sotto le lenzuola. Inquadratura rivoluzionaria dalla storia mitica: fu sempre il produttore a costringere Fulci, in fase di post produzione, ad aggiungere una nuova scena “bollente” per il pubblico, girata con le controfigure e non con gli attori originali.

Per molti è considerato come un thriller lesbo-pop, ma in realtà il lato sessuale non è così morboso e perverso come si considerò all’epoca, Fulci adatta e modifica (in base alla sua sensibilità) una trama tipica di un film “giallo” tradizionale con l’iconografia pop pittoresca e caleidoscopica degli anni ’70 che già bussavano alla porta. Marisa Mell, sfacciatamente bella e seducente, si esibisce in uno spogliarello entrato di diritto negli annali; Elsa Martinelli sfodera un look e un appeal molto “swinging London”  e Jean Sorel è perfetto nei panni dello sprovveduto dottore vittima di un complotto…o semplicemente degli eventi?

L’introduzione di un elemento macabro e inquietante come la sedia elettrica (senza nulla togliere al finale del film!) per Fulci rappresentava il suo modo di criticare il sistema capitalistico americano, quella stessa patria delle libertà individuali che condannò a morte i coniugi Rosenberg solo perché accusati di essere comunisti. E anche con la prima inquadratura dall’alto, remota, sullo sfondo dei titoli di testa, Fulci si fa beffe dell’America e del suo mito incrollabile.

Una storia vera: trama, cast e curiosità sul film di David Lynch

Una storia vera: trama, cast e curiosità sul film di David Lynch

Nel corso della sua carriera il regista David Lynch ha dato vita ad opere particolarmente criptiche e surreali, come Mulholland Drive o Velluto blu, per le quali è oggi celebre. Vi sono però anche alcuni film più aderenti alle convenzioni narrative vigenti, ma non per questo privi della poesia e del riconoscibile tocco del regista. Tra questi, il più celebre è senza dubbio Una storia vera, girato nel 1999 a partire da una sceneggiatura di John Roach e Mary Sweeney e presentato in concorso al 52° Festival di Cannes. All’interno di tale opera si può ritrovare una storia particolarmente toccante, ricca di sincerità, amore e umanità.

La forza di tali emozioni si accentua nel momento in cui si scopre che il film è basato su una storia realmente avvenuta, che ha per protagonista un contadino dell’Iowa di nome Alvin Straight (il titolo originale del film è The Straight Story). Nel 1994, questi, all’età di 73 anni, intraprese un lungo viaggio a bordo di un trattorino rasaerba per andare a trovare il fratello reduce da un infarto. Viaggiando ad una velocità di 8 km/h, questi coprì in 6 settimane una distanza di circa 386 chilometri, giungendo infine dal fratello. Una vera e propria odissea contemporanea, all’interno della quale si ritrovano valori eterni e universali.

Attratto dalla forza della semplicità di questo racconto, Lynch decise così di realizzarne un film, rivelatosi poi un grandissimo successo di critica. Ancora oggi è indicato come uno dei suoi migliori e più belli, diverso da quelli per cui è conosciuto ma non meno potente visivamente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Una storia vera: la trama del film

La trama del film, come la storia da cui è tratta, si svolge nell’Iowa del 1994. Protagonista è Alvin Straight, un settantatrenne che vive con sua figlia Rose, diventata un po’ svampita dopo che le furono sottratti i figli a seguito di un incendio, del quale non aveva neppure colpa. Venuto a conoscenza che il fratello Lyle ha avuto un infarto, decide di andarlo a trovare, benché i due non si parlino da molti anni. A causa della sua età e della vista, ha però perso la sua patente ed è dunque impossibilitato a guidare un auto. Per rimediare a ciò, decide di intraprendere il suo viaggio con un trattore.

Questo è infatti il mezzo che usava per lavorare, essendo lui un contadino. Il trattore non è però certamente il mezzo migliore per coprire l’ampia distanza che separa Alvin da suo fratello, il quale si trova nel Wisconsin. Il lento viaggio, però, sarà anche per Alvin un modo per ripercorrere la propria vita, oltre che confrontarsi con i nuovi valori dominanti nella società. La differenza tra il suo modo di vivere lento e pacato da un lato e la frenesia del Mondo che lo circonda dall’altro si faranno infatti ora quantomai evidenti. La sua speranza è però quella di arrivare a destinazione prima che lui, suo fratello o il tosaerba siano messi fuori gioco per sempre.

Una storia vera cast

Una storia vera: il cast del film

Ad interpretare lo struggente personaggio di Alvin Straight vi è l’attore Richard Farnsworth. Per tutta la sua carriera questi è stato indicato come un attore di secondo piano, ma con Una storia vera ebbe modo di mostrare la sua grandezza di interprete. Inizialmente, però, questi non voleva accettare la parte, non avendo gradito la volgarità del film di Lynch Velluto blu. Il regista però lo assicurò che questa sarebbe stata un’opera totalmente diversa, e l’attore accettò per l’ammirazione nutrita nei confronti del vero Alvin. Farnsworth, però, al momento delle riprese soffriva di cancro alla prostata, malattia che rese per lui il set molto complesso. Egli aveva infatti le gambe del tutto paralizzate.

Nonostante ciò, mostrò una dedizione nei confronti del ruolo straordinaria, arrivando ad ottenere poi una nomination all’Oscar come miglior attore protagonista. Accanto a lui, nei panni della figlia Rosie, vi è la celebre attrice Sissy Spacek, celebre per aver interpretato la protagonista Carrie nell’horror Carrie – Lo sguardo di Satana. Nei panni di Lyle, fratello di Alvin, invece, vi è Harry Dean Stanton, celebre per i suoi ruoli da caratterista e ricordato come protagonista di Paris, Texas. Everett McGill, noto per aver collaborato con Lynch per la serie I Segreti di Twin Peaks compare infine nei panni di Tom. Dopo questo film, l’attore decise di ritirarsi dalla recitazione.

Una storia vera: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Una storia vera è infatti disponibile nel catalogo di Chili Cinema. Per vederlo, basterà noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà a disposizione soltanto un dato periodo temporale entro cui vedere il titolo. In alternativa, il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 15 giugno alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

Una Storia Vera

Una Storia Vera è il film del 1999 di David Lynch con Richard Farnsworth e Sissy Spacek.

“Una storia vera” (titolo originale “The Straight Story”) è un film del 1999 diretto da David Lynch. Il lungometraggio è un inno alle cose semplici della vita, dell’importanza della famiglia. Fattori che la frenesia quotidiana della vita moderna ci ha fatto ormai dimenticare. Non manca nemmeno l’ironia

La trama racconta un fatto realmente accaduto. Alvin è un 73enne che vive con una figlia diventata un po’ ritardata dopo che le furono sottratti i figli a seguito di un incendio, del quale non aveva neppure colpa. Venuto a conoscenza che il fratello Lyle ha avuto un infarto, decide di andarlo a trovare, benché i due non si parlino da molti anni. E decide di farlo con un trattore, il mezzo che usava per lavorare essendo un contadino, sebbene i due siano divisi da decine di migliaia di Km. Alvin si trova nell’Iowa mentre Lyle nel Wisconsin. Il viaggio sarà anche un modo per ripercorrere la propria vita, oltre che confrontarsi con i nuovi valori dominanti nella società. Evidente infatti la differenza tra il suo modo di vivere lento e pacato da un lato e la frenesia del Mondo che lo circonda dall’altro. Bella la metafora legata ai due fratelli meccanici che litigano tra loro, che egli riprende facendogli notare l’importanza dell’essere fratelli.

Una commedia piacevole, distensiva, che ci mostra un’America solidale raramente vista nei film. Piacevole anche la colonna sonora che accompagna la storia, scritta da Angelo Badalamenti, basata soprattutto sulla fisarmonica. Badalamenti palesa chiare origini italiane, benché ci tenga a sottolineare che non ha parentele con il noto Boss. A rendere il film distensivo, oltre che la musica, ci pensano anche le immense praterie sullo sfondo. Un verde che nelle nostre grigie città vediamo sempre meno. Si basa su un fatto realmente accaduto e racconta la storia di Alvin Straight, un contadino dell’Iowa che nel 1994, a 73 anni di età, intraprese un lungo viaggio a bordo di una motofalciatrice per andare a trovare il fratello reduce da un infarto. Straight coprì in 6 settimane la distanza di 240 miglia (386 chilometri circa), viaggiando a 5 miglia all’ora (8 km/h).

Il titolo originale, “The Straight Story”, contiene un gioco di parole, poiché vuol dire “La storia di Straight” (il protagonista del film), ma anche “La storia dritta”, che indica la linearità del viaggio effettuato da Alvin Straight per raggiungere il fratello e, metaforicamente, la linearità della vita. È stato presentato in concorso al 52º Festival di Cannes.

Un film alquanto inusuale per il regista David Lynch, giacché egli ha proposto solitamente film “visionari” e/o che propongo il lato più oscuro e inquietante delle cittadine americane. Tra i suoi film si ricordano “Velluto blu”, “Strade perdute”, “Mulholland Drive”; ma anche il malinconico e toccante “The Elephant man”, descrizione della vita difficile di un uomo deformato. O ancora, la serie tv che sconvolse una generazione a cavallo tra gli anni ’80 e ’90: “Twin Peaks”.

L’attore protagonista, Richard Farnsworth, si suicidò nel 2000 ad un anno dall’uscita del film, all’età di 80 anni. Si sparò all’interno del suo ranch in Lincoln, nel Nuovo Messico. Prima del film, gli era stato diagnosticato un cancro alle ossa in fase terminale. Si narra che girò questo film soffrendo. Farnsworth aveva ancora tanta voglia di vivere.

Una storia senza nome: trama, cast e la vera storia dietro il film

Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, nel 2018, Una storia senza nome utilizza il mezzo cinematografico per raccontare una storia criminale realmente avvenuta e mai risolta. Diretto da Roberto Andò, regista anche noto per Viva la libertà Le confessioni, il film si configura dunque non solo come un resoconto storico, ma anche come una riflessione sul potere del cinema di ridare dignità a storie dimenticate, contribuendo a rinvigorire il dibattito su queste al fine di giungere ad una degna conclusione. Nelle parole del regista, si tratta di un atto di fede sulle capacità della settima arte di investigare la realtà e trascenderla.

Quello qui raccontato è soltanto uno dei tantissimi crimini impuniti che costellano la storia d’Italia. Si tratta però di un caso particolarmente importante e complesso: il furto del celebre dipinto di Caravaggio, La natività. Questo, con un valore oggi attestato intorno ai 20 milioni di dollari, è stato trafugato la notte tra il 17 e il 18 ottobre 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo e ad oggi non è ancora stato recuperato. Sul luogo non vi erano misure di sicurezza e il crimine si stabilì poi essere stato commissionato dalla mafia. Negli anni sono state numerose le teorie circa il destino dell’opera, che rimane però ancora senza certezze.

Andò utilizza dunque tale vicenda per calarla in un contesto in cui il cinema diventa mezzo primario per ridare valore a questo tipo di storie senza nome. Il cinema, come numerosi esempi dimostrano, può davvero essere un mezzo particolarmente potente anche a tale scopo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Una storia senza nome: la trama del film

Protagonista del film è Valeria Tramonti, giovane segretaria di un produttore cinematografico, la quale vive appartata sullo stesso pianerottolo della madre. Qui scrive in incognito per uno sceneggiatore di successo, Alessandro Pes, per il quale è sempre in cerca di nuove storie. Un giorno la donna viene avvicinata da un misterioso poliziotto in pensione che le vuole raccontare una storia criminale tanto incredibile quanto affascinante. Valeria, inizialmente scettica, decide di ascoltarlo, imbattendosi in qualcosa di impensabile. Quando torna a casa usa quello che ha udito per scrivere un soggetto: sarà la prossima sceneggiatura di Alessandro Pes, di cui i produttori attendono da tempo la consegna.

Il soggetto piace molto, al punto che a finanziare il film entrano anche dei gruppi stranieri e per dirigerlo viene ingaggiato un regista americano un po’ anziano ma di culto. Tuttavia, nel momento in cui diventa di dominio pubblico, quel soggetto si rivela essere particolarmente pericoloso: la Storia senza nome, questo il titolo datogli da Valeria, racconta infatti il misterioso furto di un celebre quadro di Caravaggio, La Natività, avvenuto nel 1969 a Palermo per mano della mafia. Le conseguenze non tarderanno ad arrivare e Valeria si troverà ad assumere un ruolo per lei insolito.

Una storia senza nome cast

Una storia senza nome: il cast del film

Ad interpretare il ruolo della protagonista, Valeria Tramonti, vi è l’attrice Micaela Ramazzotti, resa celebre da film come Tutta la vita davanti e La pazza gioia. Prima donna protagonista di un film di Andò, lei era anche la prima scelta per il ruolo, subito accettato. Ad affascinare la Ramazzotti, in particolare, c’era la possibilità di calarsi nei panni di chi inventa storie per professione. Per risultare ancor più realistica, ha lavorato a stretto contatto con lo stesso regista, anche sceneggiatore del film, cercando di rubare da lui comportamenti, modi di vedere le cose e le persone e abitudini narrative. Nel ruolo di Alessandro Pes, lo sceneggiatore per cui Valeria fa da ghost writer, vi è invece Alessandro Gassmann.

Nel ruolo di Alberto Rak, il poliziotto in pensione che racconta la storia del furto a Valeria, si ritrova invece Renato Carpentieri. L’attore, che ha di recente lavorato con la Ramazzotti anche in La tenerezza, ha ritrovato nel suo personaggio quelle passioni che ti segnano per tutta la vita, elemento per lui interessante da interpretare. Nel ruolo di Jerzy Kunze, il regista chiamato a dirigere il film scritto da Valeria, vi è il vero regista polacco Jerzy Skolimowski. Questi è noto per film come Il vergine e Moonlighting. Per tale ruolo, Andò desiderò da subito poter lavorare con un regista e Skolimowski si rivelò la scelta più giusta. Nel film sono poi presenti anche Laura Morante nei panni di Amalia Roberti e Antonia Catania in quelli di Massimo Vitelli.

Una storia senza nome: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Una storia senza nome è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili, Apple iTunes, Amazon Prime Video. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno martedì 20 luglio alle ore 21:25 sul canale Rai 1.

https://www.youtube.com/watch?v=sz5phoHxgr4

Fonte: IMDb

Una Storia senza Nome: il trailer del film di Roberto Andò

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Una Storia senza Nome: il trailer del film di Roberto Andò

Ecco il trailer di Una Storia senza Nome, il nuovo film di Roberto Andò che sarà presentato nella selezione ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2018. Protagonisti del film Micaela Ramazzotti, Renato Carpentieri e Alessandro Gassman.

Roberto Andò presenterà nell’ambito della Selezione Ufficiale – Fuori Concorso della 75esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il suo nuovo film Una storia senza nome, che prende spunto da uno dei più grandi e misteriosi furti d’arte di sempre: quello della Natività del Caravaggio, scomparsa nel 1969 a Palermo.

Descritto dallo stesso regista come “un film sul cinema”, Una Storia Senza Nome alterna i toni del thriller a quelli della commedia e indaga il rapporto che il cinema stesso instaura tra finzione e vita vera, nonché le “sue capacità di investigare la realtà e di trascenderla”.

Valeria (Micaela Ramazzotti), giovane segretaria di un produttore cinematografico, vive sullo stesso pianerottolo della madre, Amalia, donna eccentrica e nevrotica (Laura Morante), e scrive in incognito per uno sceneggiatore di successo, Alessandro (Alessandro Gassmann). 

Un giorno, Valeria riceve in regalo da uno sconosciuto, un poliziotto in pensione (Renato Carpentieri), la trama di un film. Ma quel plot è pericoloso, “la storia senza nome” racconta infatti il misterioso furto, avvenuto a Palermo nel 1969, di un celebre quadro di Caravaggio, la Natività. Da quel momento, la sceneggiatrice si troverà immersa in un meccanismo implacabile e rocambolesco.

Una storia senza nome arriverà al cinema dal 20 settembre 2018.

Una storia sbagliata: recensione del film con Isabella Ragonese

Una storia sbagliata: recensione del film con Isabella Ragonese

Gianluca Maria Tavarelli torna alla regia dopo l’ultimo film, Non Prendere Impegni Stasera, con una nuova storia di sentimenti e passioni ancestrali: Una Storia Sbagliata, presentato allo scorso Festival des Films du Monde de Montréal, vede come protagonisti Isabella Ragonese, Francesco Scianna e la – almeno per noi – rivelazione belga Medhi Dehbi.

Apparentemente Una storia sbagliata racconta una storia d’amore, quella tra Roberto e Stefania: sono diversi tra loro, forse distanti e distinti come tipi umani, ma legati da una passione ancestrale e da un affetto profondo che li spinge in breve tempo a sposarsi e ad andare a vivere insieme, col desiderio di costruirsi presto una famiglia. Roberto è un militare, Stefania un’attivista nelle cause umanitarie che si batte per risolvere i problemi e le contraddizioni della sua terra, la Sicilia, e della sua città, Gela.

Ma all’improvviso questa storia sembra incrinarsi, e cominciano le incomprensioni. Questo, almeno finché non ritroviamo Stefania in un campo iracheno, con una Onlus che si occupa di bambini affetti da malformazioni, alla disperata ricerca di una verità che potrebbe, finalmente, restituirle una pace ormai lontana.

Una storia sbagliata, il film

Una Storia Sbagliata 1

Tavarelli prova a mescolare insieme diversi codici, partendo dal nucleo narrativo principale che ruota intorno alla storia d’amore tra i due protagonisti; procede poi in un’altra direzione, inoltrandosi nel territorio del film politico di denuncia, interessato a mostrare il lato nascosto – ed oscuro – della guerra, con tutte le sue brutali ignominie e i suoi massacri nascosti, sia quelli reali (gli attentati terroristici) ma anche quelli che avvengono all’interno dell’anima di tutti coloro che ne rimangono coinvolti.

È come se il presupposto – interessante, complesso e sperimentale – sprofondasse tra le spire di una drammaturgia labirintica, dove la narrazione attraverso i flashback appesantisce il normale iter logico del racconto disorientando lo spettatore, che non può far altro che assistere impotente alla ricerca forsennata di Stefania che non trova una valida ragione fino ad una seconda metà abbondante del film; l’istinto che spinge la donna a ricercare quelle cause fino alla matrice primaria, fino a compiere un viaggio lontanissimo in una terra devastata dalla guerra e dagli orrori, è legato a doppio filo con la rabbia e il dolore di chi ha perso qualcosa e non riesce a farsene una ragione: ma Tavarelli, sovvertendo la legge fondamentale del “teorema della bomba” hitchcockiano e di qualunque scrittura della suspense, ritarda troppo questa scoperta, conferendo al racconto filmico un tono altalenante che difficilmente riesce a tenere alta l’attenzione dello spettatore medio.

Una Storia Nera, recensione del film con Laetitia Casta e Andrea Carpenzano

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Potrebbe ricordare Anatomia di una caduta, Una Storia Nera, l’opera seconda di Leonado D’Agostini che arriva in sala con 01 Distribuito a partire dal 16 maggio. I punti di contatto con la storia pluripremiata di Justine Triet sono innumerevoli: un marito (ex in questo caso) morto in circostanze misteriose, una donna poliglotta accusata e processata per l’omicidio, un tribunale ansioso di giudicare.

Tuttavia se la cineasta francese fonda il suo racconto sulla semina del dubbio e sulla ricerca di un punto di vista che non corrisponde per forza alla verità, D’Agostini racconta di violenza domestica in una forma più articolata e complessa di quello che lascia intuire sia la trama breve del film che il materiale promozionale.

Una storia nera, la trama

L’affascinante Carla, madre di tre figli due dei quali giovani adulti, viene accusata dell’omicidio dell’ex marito, che lei aveva lasciato dopo anni di violenze e maltrattamenti. La donna affronta con dignità il suo processo sostenendo che per lei si è trattato di legittima difesa. Nella vicenda vengono coinvolti non solo i figli della sfortunata coppia, ma anche la famiglia di lui, che vuole a tutti i costi prendersi cura di Mara, la più piccola dei tre, separandola dal fratello Nicola e dalla sorella Rosa, la quale in cuor suo pensa che sia una buona soluzione affidarsi alla cura della zia. La prospettiva di vedere la famiglia separata non piace però al maggiore dei figli di Carla, che cercherà di mantenere unita la famiglia.

Dopo Il Campione, D’Agostini si approccia a una storia che mette sotto i riflettori un fenomeno difficilissimo da sradicare e che non sarà mai denunciato abbastanza, eppure riesce a raccontarlo sotto una luce ancora diversa. Non è “solo” la violenza che Una storia nera racconta (e condanna), non solo il processo per le conseguenze di quella violenza, ma anche come quel comportamento sistematico e tossico viene assorbito negli anni da chi lo subisce indirettamente.

Foto ©FabioLovino

Laetitia Casta e Andrea Carpenzano: le conseguenze della violenza

Se la prima parte del film è dominata dalla presenza di Laetitia Casta, splendida nei panni di Carla, capacissima a destreggiarsi con un personaggio così ferito eppure fiero, nella seconda parte avanza in maniera inequivocabile quello che è il vero protagonista del film: Andrea Carpenzano. A lui è affidato il ruolo di Nicola, il primogenito, il figlio che molto più degli altri ha assistito alla violenza, che più degli altri ha assunto su di sé il compito di protezione nei confronti della madre e delle sorelle, colui che vedendo il dolore causato dal comportamento del padre si è caricato intrinsecamente del peso di schermare i deboli da quella violenza.

Eppure è proprio Nicola che, nei momenti più tesi, alza la voce, alza anche le mani, dimostrando che il suo essere cresciuto in un contesto violento gli è entrato nel DNA, lo ha pervaso e ha reso quell’atteggiamento un vero e proprio automatismo. Nicola è vittima due volte, perché oltre a farsi carico della cura e della protezione, è anche involontariamente colui che viene maggiormente segnato, nel modo di essere, dalla violenza che il padre ha perpetrato per tanti anni sulla madre sotto ai suoi occhi.

In questo, Leonado D’Agostini si affida completamente a Carpenzano, che già aveva diretto ne Il Campione e che si conferma un interprete solido e intenso, soprattutto per ruoli che richiedono una recitazione contenuta. Nel film il suo carisma è un accentratore inevitabile di attenzione.

Con uno stile elegante e diretto, con Una Storia Nera, D’Agostini propone una riflessione sul patriarcato, inquadrato da un punto di vista di chi lo subisce e lo introietta, che lascia spazio a una conversazione che è necessario fare, quando si denuncia la violenza domestica.

Foto ©FabioLovino

Una Storia Nera, il trailer del nuovo film di Leonardo D’Agostini

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Ecco il trailer di Una Storia Nera, il nuovo film di Leonardo D’Agostini, con Laetitia Casta, Andrea Carpenzano, Cristiana Dell’Anna, Lea Gavino, Mario Sguiglia, Giordano De Plano e con Licia Maglietta. Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Antonella Lattanzi, che firma anche la sceneggiatura insieme al regista e a Ludovica Rampoldi. Una Storia Nera è prodotto da Matteo Rovere e prodotto da Groenlandia con Rai Cinema. Il film è distribuito da 01 Distribution.

Una Storia Nera, la trama

Vito e Carla sono separati da qualche anno. Si sono amati molto, prima che gelosia e violenza distruggessero il loro amore. Ora Vito ha una nuova vita e Carla ha un nuovo partner. Unico legame i tre figli Nicola, Rosa e la piccola Mara. Ma su Carla incombe ancora la sensazione di avere evitato una tragedia annunciata. Quando Mara chiede di avere il padre accanto a sé il giorno del suo compleanno, Carla, per farla felice, lo invita a cena. Nonostante la paura, la festa procede sorprendentemente tranquilla: ridono, scherzano, scartano insieme i regali. Ma dopo quella sera di Vito non si hanno più notizie. Sparisce nel nulla senza lasciare tracce. Sarà la polizia a far luce sulla sua scomparsa. Alla giustizia verrà affidato il compito di accertare la verità su quanto accaduto. Ma in questi casi esiste davvero una sola, chiara, inconfutabile verità?

Una sterminata domenica, la recensione del film di Alain Parroni #Venezia80

Un auto con gomma a terra nel pieno della notte che impedisce ai suoi tre passeggeri di continuare i festeggiamenti; un cavalcavia da cui poter osservare il mondo sottostante o sputare sulle auto che passano; una campagna deserta dove poter vivere senza orari o regole. Queste sono solo alcune delle situazioni che Alain Parroni concepisce per Una sterminata domenica, il suo esordio alla regia di un lungometraggio, presentato nella sezione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia. Immagini caotiche e frenetiche, estratti di una vita frenetica quale è quella dei tre giovai protagonisti, qui rappresentanti di una generazione allo sbando.

Una catena ininterrotta di situazioni, paradossi e caratteri si alternano dunque fra loro in una costruzione narrativa vicina a un anticonvenzionale romanzo di formazione che ha per protagonisti Alex (Enrico Bassetti), Brenda (Federica Valentini) e Kevin (Zackari Delmas), tre adolescenti che ronzano tra la campagna del litorale e la città eterna, tentando di resistere a proprio modo all’inesorabile avanzare del tempo e del caldo. Mentre Kevin ricopre ogni superficie di graffiti, Brenda si scopre incinta di Alex, che ha appena compiuto diciannove anni e si vede ora proiettato nel mondo dei grandi. Nel corso dell’estate, tutti e tre dovranno dunque imparare a crescere e trovare il proprio posto nel mondo.

Un sincero racconto generazionale

Raccontare le nuove generazioni, che sia con un film o una serie TV, è un compito assai arduo, che richiede di cogliere con onestà un panorama di voci, storie e caratteri quanto mai ampio, frammentato, liquido e complesso. Richiede di comprendere il disagio giovanile provato dagli attuali adolescenti e di contestualizzarlo nello spaventoso scenario del mondo odierno. Quello che Parroni si proponeva dunque di raggiungere con Una sterminata domenica era un obiettivo ambizioso e rischioso, che viene però complessivamente raggiunto grazie alla spontaneità che riesce ad infondere nelle sue scene e a ricavare dai suoi interpreti.

Parroni, Giulio Pennacchi e Beatrice Puccilli, autori della sceneggiatura, scelgono infatti di non strutturare un solido e preciso percorso narrativo bensì di proporre una sequenza – non casuale – di avventure, quasi piccoli eventi autonomi dai quale emerge tutto il senso e gli obiettivi del film. Nascono così situazioni particolarmente divertenti, dove i tre protagonisti, diversissimi tra loro per carattere e ideali, si pongono in aperto contrasto con contesti ai quali giurano di non arrendersi mai. Altresì, prendono vita momenti molto drammatici, che insieme ai primi offrono uno spettro completo del bene e del male di una generazione in cerca di punti di riferimento.

Ancor più di tale costruzione, è però il lavoro sul linguaggio ad essere uno degli aspetti più convincenti del film. Ascoltiamo i tre ragazzi parlare proprio come parlano i loro coetanei nella realtà, con modi di dire, espressioni, intonazioni e impacciamenti tipici del parlare quotidiano, contribuendo così a quella ricerca di spontaneità di cui si è già accennato. A tal proposito, straordinari sono i tre giovani interpreti, che riescono a farsi carico del senso di realtà ricercato dal regista e riproporlo con le proprie interpretazioni. Peccato che tale incanto si spezzi nel momento in cui si mettono in bocca ai personaggi parole che, pur servendo a ribadire le tematiche del film, risultano poco vere, costruite.

Una sterminata domenica Zackari Delmas

Un’opera prima imperfetta ma con tanto cuore

Per esprimere attraverso le vicende di Alex, Brenda e Kevin uno stato d’animo di abbandono e smarrimento, Parroni punta però sapientemente non solo sull’anarchica sceneggiatura ma anche e soprattutto, come accennato in apertura, sulla forza comunicativa delle immagini e in particolare dei luoghi e degli ambienti prescelti. Campagne desolate e palazzi popolari malridotti sono quantomai eloquenti, nonché palcoscenico perfetto per raccontare di questi giovani che sembrano sospesi nel tempo di un’apparentemente interminabile estate – o domenica, come suggerisce il titolo. Ovviamente si riscontrano in Una sterminata domenica, ed è anche normale che sia così, tutta una serie di ingenuità tipiche delle opere prime.

Talvolta sembra che il regista non sia sicuro di quanto fino a quel momento compiuto, avvertendo l’esigenza di inserire una serie di momenti che ribadiscono didascalicamente quanto già proposto, allungando così un film che soffre probabilmente di una durata “eccessiva” per tale racconto e l’approccio scelto per esso (il film dura 113 minuti). Si tratta però di aspetti su cui si può soprassedere, considerando le tante altre intuizioni che Parroni propone con questo suo esordio e che lo rendono un nome da tenere d’occhio per il futuro. Con Una sterminata domenica egli si dimostra infatti capace di raccontare i giovani con sincerità e tanto cuore, una capacità decisamente non comune.

Una Sterminata Domenica gratis al cinema con Cinefilos

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Una Sterminata Domenica gratis al cinema con Cinefilos

Cinefilos.it offre la possibilità di vedere al cinema, gratis, Una Sterminata Domenica, Premio Speciale della Giuria Orizzonti a Venezia 80 e diretto da Alain Parroni, con Enrico Bassetti, Federica Valentini e Zackari Delmas, in uscita il 14 settembre distribuito in Italia da Fandango Distribuzione.

Ecco le città in cui sarà possibile partecipare alle anteprime:

ROMA 
CINEMA LUX
giovedì 14 settembre – 10 biglietti
venerdì 15 settembre – 10 biglietti
sabato 16 settembre – 10 biglietti
domenica 17 settembre 10 biglietti
CINEMA GREENWICH
giovedì 14 settembre – 10 biglietti
venerdì 15 settembre – 10 biglietti
sabato 16 settembre – 10 biglietti
domenica 17 settembre 10 biglietti
GIULIO CESARE
giovedì 14 settembre – 10 biglietti
venerdì 15 settembre – 10 biglietti
sabato 16 settembre – 10 biglietti
domenica 17 settembre 10 biglietti
TORINO
CINEMA NAZIONALE
giovedì 14 settembre – 10 biglietti
venerdì 15 settembre – 10 biglietti
sabato 16 settembre – 10 biglietti
domenica 17 settembre 10 biglietti
BOLOGNA
CINETECA CERVI
giovedì 14 settembre – 10 biglietti
venerdì 15 settembre – 10 biglietti
sabato 16 settembre – 10 biglietti
domenica 17 settembre 10 biglietti
MILANO
ANTEO PALAZZO DEL CINEMA
giovedì 14 settembre – 10 biglietti
venerdì 15 settembre – 10 biglietti
sabato 16 settembre – 10 biglietti
domenica 17 settembre 10 biglietti
NAPOLI
CINEMA MODERNISSIMO
giovedì 14 settembre – 10 biglietti
venerdì 15 settembre – 10 biglietti
sabato 16 settembre – 10 biglietti
domenica 17 settembre 10 biglietti
PALERMO
CINEMA LUX
giovedì 14 settembre – 10 biglietti
venerdì 15 settembre – 10 biglietti
sabato 16 settembre – 10 biglietti
domenica 17 settembre 10 biglietti
CATANIA
CINEMA ARISTON
giovedì 14 settembre – 10 biglietti
venerdì 15 settembre – 10 biglietti
sabato 16 settembre – 10 biglietti
domenica 17 settembre 10 biglietti

I biglietti saranno validi per qualsiasi spettacolo dal 14 al 17 settembre e potranno essere richiesti, fino ad esaurimento, inviando una email a [email protected]in cui andranno specificati il giorno in cui si intende utilizzare i biglietti e un secondo giorno alternativo nel caso per il giorno prescelto non ci sia più disponibilità di posto.

I biglietti dovranno essere richiesti improrogabilmente entro e non oltre il 14 settembre e non saranno prese in considerazioni eventuali richieste formulate successivamente alla suddetta data. L’oggetto della e-mail deve contenere il titolo del film.

NB: riceveranno risposta solo gli assegnatari dei biglietti.

Gli orari delle proiezioni andranno consultati direttamente sui siti dei cinema.

È di fondamentale importanza che nell’email venga evidenziato che si sta chiedendo l’invito via CINEFILOS.

I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla cassa dei cinema presentando la email di conferma ricevuta unitamente ad un documento di identità.

Guarda il trailer di Una Sterminata Domenica

Una Stella per Mel Brooks

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A 83 anni Mel Brooks, una vera e propria leggenda della comicità,ha ottenuto la sua stella sul Walk of Fame di Hollywood, per la precisione la stella numero 2406.

Mel Brooks, uno dei pochi individui al mondo ad aver vinto Oscar, Emmy, Tony e Grammy, ovvero tutti i premi maggiori dello spettacolo americano, era accompagnato per l’occasione dal collega veterano con cui ha mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo, Carl Reiner, dal figlio Max e dal nipotino.

Mel Brooks è al momento impegnato nella preparazione della versione teatrale di un suo celebre film, Mezzogiorno e mezzo di fuoco.

Fonte: comingsoon.it

Una squadra di 12 orfani, la recensione del film con Luke Wilson

Una squadra di 12 orfani, la recensione del film con Luke Wilson

Il regista e produttore Ty Roberts dirige e scrive Una squadra di 12 orfani, il film tratto da una storia vera e a partire dalla quale lo scrittore Jim Dent, nel 2007, ha pubblicato un libro che ne racconta gli accadimenti in maniera dettagliata. Con un cast sia artistico che tecnico interamente texano, il film racconta un’importante fetta della storia della patria dei cowboy che ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria sportiva ed emotiva dello Stato. Ambientato durante la Grande Depressione che colpì l’America a partire dagli anni ’20 e oltre i ’30 del secolo scorso, la storia dei dodici orfani diede una sferzata di speranza anche e soprattutto per le premesse dalle quali era partita.

Una squadra di 12 orfani, la trama del film

Ty Roberts aveva già diretto un film patriottico, La terra dell’oro nero, del 2018, che si svolge sempre in quello stesso periodo storico in Texas con protagonista Lane Garrison (che per Una squadra dei 12 orfani ha collaborato sia alla sceneggiatura che alla produzione, oltre ad essere parte del cast). Gli orfani di questo suo nuovo lungometraggio sono gli ospiti di un istituto aperto alla fine dell’Ottocento, così come ce ne furono tanti altri inaugurati all’epoca, proprio per far fronte ad una situazione demografica che rasentava la disperazione.

I ragazzi vengono però raggiunti dal coach Rusty Russell che si stabilisce nella Casa Massonica – questo è il nome dell’orfanotrofio – insieme alla sua famiglia per insegnar loro il football, dargli un’istruzione e regalargli una vita normale, cosa che era completamente preclusa a chi i genitori non li aveva. Ad interpretare il coach Russell vi è Luke Wilson, che dona al personaggio una fermezza paterna unita ad una tenerezza determinata con la quale affronta le prove derivanti dalle difficoltà dell’educazione e dall’ottusità utilitaristica delle autorità statunitensi.

Rusty Russell organizza la squadra dei Mighty Mites, li allena, inventa per loro – che erano esili e sgangherati – un nuovo metodo d’attacco che verrà integrato tra gli schemi di gioco del football: la “spread offence”, che trae la sua efficacia proprio dai punti deboli della squadra, e li sfrutta cogliendone i vantaggi. Nel cast ci sono anche Martin Sheen, la splendida figura del dottore della Casa Massonica, Wayne Knight, che dà laido corpo alla spregevole figura del direttore, Vinessa Shaw nei panni della moglie di Russell, e Robert Duvall che copre poche ma affascinanti battute dagli spalti di uno stadio.

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Un film di cuore, dove i vincitori sono gli ultimi

Ty Roberts riesce a raccontare la dolcezza inerme di questi ragazzi che non avevano nessuno dalla loro parte e che venivano trattati come delinquenti, senza scadere nel patetico, ma focalizzandosi sulla combattività della figura di Russell e di come riesca a infondere coraggio prima ai suoi e poi al resto della nazione, non comportandosi mai da leader. Il mondo del football americano, così come dello sport in assoluto nella cultura USA, è notoriamente diventato sempre più metafora dell’uomo vincente, che va dritto al massimo risultato e a cui non sono concessi cedimenti o debolezze.

Un modello assai noto e che già da decenni ha iniziato inesorabilmente (e fortunatamente) a scricchiolare, smascherando l“american dream” come qualcosa di irreale e, anzi, altamente tossico. Certamente in quegli anni si sono lentamente create le basi perché tali idee cominciassero ad attecchire. E sicuramente, per certi aspetti, contare sulle proprie forze era stato indispensabile per cavarsela in situazioni come quelle narrate in Una squadra di 12 orfani. Quello che di bello fa il regista, con una scrittura semplice, emotiva ma non melensa, è spostare la luce sulla vera e propria bellezza di una vita alla quale si ridà valore e quanto ciò sia contagioso e necessario.

Tanta della cinematografia americana intorno allo sport cerca di spiegare come sia liberante e benefico ascoltare storie di gente non perfetta ma, al contrario, dei loser. Ty Roberts fa dunque compiere al suo film i giusti passi, il che gli permette di annoverarsi tra quelle opere di formazione che arrivano dritte al punto. E anche al cuore.

Una spiegazione per tutto, trailer del film dal 1° maggio al cinema

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Arriverà nei cinema italiani il 1 maggio Una spiegazione per tutto (Explanation for Everything), nuovo lungometraggio del regista ungherese Gàbor Reisz, con protagonisti Adonyi-Walsh Gáspár, István Znamenáke András Rusznák, in sala dopo il passaggio alla 80° Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia dove ha vinto il premio Orizzonti come miglior film ottenendo il plauso della critica. Il film sarà distribuito da ARTHOUSE, la label di I Wonder Pictures dedicata al cinema d’autore più innovativo, in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

Ambientato nell’Ungheria odierna governata da Orbàn, Una spiegazione per tutto (Explanation for Everything) è uno spaccato della società ungherese, polarizzata e spaccata da molteplici tensioni. Abel, uno studente di Budapest che deve affrontare l’esame di maturità, si trova al centro di uno scandalo nazionale scaturito da una questione privata: durante l’esame orale il ragazzo indossa una spilla con i colori della bandiera ungherese, che rappresenta l’appartenenza alla nazione: ne nasce uno scontro con il professore di storia, progressista, che coinvolgerà il padre di Abel e si estenderà oltre ogni immaginazione.

“L’esibizione delle spille da parte dai nazionalisti durante gli eventi e le manifestazioni di partito ha cambiato sensibilmente il significato di questo simbolo negli ultimi 20 anni”, commenta il regista Gàbor Reisz, e continua: “se un tempo rappresentava l’indipendenza ungherese e il legame con il Paese, oggi chi la indossa è considerato un sostenitore della nazione e chi non la indossa ne è, invece, un oppositore. La situazione si è aggravata a tal punto che ogni raduno di amici o parenti sfocia presto in una presa di posizione e, di conseguenza, la gente è sempre meno interessata all’opinione altrui e ad ascoltarsi l’un l’altro. Sono convinto che, se la normale comunicazione umana cessasse, nessuno potrebbe crescere”. Nella primavera in cui l’Unione Europea è chiamata alle urne Una spiegazione per tutto (Explanation for Everything) manda un forte messaggio politico e sociale rivolto a tutti i cittadini, raccontando l’oggi in tutta la sua complessità.

Una spiegazione per tutto (Explanation for Everything) – la trama

Budapest, oggi. Abel prepara il suo esame di maturità schiacciato tra le aspettative della famiglia e l’amore non confessato per la sua amica Janka. Quando l’esame va storto, la bocciatura del ragazzo diventa la scintilla che incendia lo scontro tra suo padre, convinto conservatore, e il suo professore di storia, progressista. Finché l’accaduto non diventa scandalo mediatico e il conflitto si sposta su un piano ancora più ampio… Ambientato nell’Ungheria di Orbán e acclamato al Festival di Venezia, Una spiegazione per tutto racconta l’oggi con raffinata umanità e restituisce il ritratto di un Paese (e di un’Europa?) spaccato in due, dove nessuno sa o vuole comunicare apertamente con l’altro.

Una spiegazione per tutto sarà nei cinema italiani dal 1 maggio con Arthouse, la label di I Wonder Pictures dedicata al cinema d’autore più innovativo, in collaborazione con Unipol Biografilm Collection.

Una spia tra noi: recensione della nuova serie Sky

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Una spia tra noi: recensione della nuova serie Sky

In un’atmosfera di continua diffidenza e suspense, Una spia tra noi racconta gli intrighi di spionaggio del periodo degli anni 60. La serie, formata da una sola stagione di sei episodi ognuno da circa 50 minuti, è tratta dall’omonimo libro di Ben Macintyre ed ispirato a figure e fatti realmente accaduti. Diretta da Nick Murphy, Una spia tra noi vanta un cast di attori già noti nel panorama cinematografico nazionale inglese ed internazionale; l’attore britannico Guy Pearce (Memento, L.A. Confidential) interpreta l’agente doppiogiochista Kim Philby, mentre Damian Lewis (C’era una volta a…Hollywood, Billions) è nel ruolo della spia inglese Nick Elliott.

Una spia tra noi: spionaggio e controspionaggio

Durante gli anni 60, in piena guerra fredda, le tensioni con la Russia Sovietica e si iniziano ad insidiare i timori di forme di spionaggio nei paesi del blocco occidentale. Il primo ad essere sospettato di lavorare per il KGB, i servizi segreti russi è l’agente britannico Kim Philby. Nick Elliott, suo collega nei servizi segreti britannici ed amico da più di vent’anni, viene mandato a Beirut a stabilire un accordo con Philby per collaborare contro i russi.

Al suo ritorno in Inghilterra, Elliott torna apparentemente a mani vuote, facendo nascere grandi sospetti nel MI5, i servizi di sicurezza britannici.  In un clima di grande diffidenza nei confronti degli stessi colleghi, Elliott, insieme all’agente Lily Thomas, inizia a svelare la rete di controspionaggio che comprende altre figure oltre Philby, anche di maggiore importanza nel Regno Unito.

Nel frattempo, Philby riuscirà a scappare ed a rifugiarsi nell’Unione Sovietica, dove viene trattato come un eroe, avendo lavorato per tanti anni per il KGB ed avendo salvato molti agenti.  Allo stesso tempo, però, i russi continuano a trattarlo come una spia, non riuscendo mai a fidarsi realmente di lui.

Una spia tra di noiUn intreccio temporale e spaziale

Un elemento che rende Una spia tra noi una serie fortemente dinamica ed interessante da seguire sono i continui spazi temporali e spaziali. Le vicende non vengono presentate in maniera totalmente cronologica: sono presenti molti flashback sia riguardo ciò che avvenne a Beirut tra Philby ed Elliott, mostrato poco per volta allo spettatore nel corso degli episodi, sia riguardo i momenti felici della lunga amicizia tra i due.

Le vicende vengono presentate al pubblico anche su due diversi piani spaziali principali: si seguono le vicende di Philby in Unione Sovietica e quelle di Elliott e degli altri personaggi a Londra.

Sono chiare fin da subito le difficoltà di Philby nell’adattarsi allo stile di vita russo; pur avendo lavorato per molti anni per i comunisti, lui non riesce a sentirsi uno di loro. Fin dal suo arrivo continua a mantenere le sue abitudini occidentali, chiedendo che gli venissero procurati specifici prodotti inglesi.

Ciò che rende serie come Una spia tra noi così interessanti per il pubblico è l’unione perfetta della realtà storica e della vita privata dei personaggi: i flashback delle feste, delle risate insieme. Prima ancora di essere agenti segreti, Philby, Elliot e tutti gli altri sono persone con emozioni e legami propri, non sono solo gli ideali che rappresentano.

Il dramma di una finta amicizia

La tematica centrale di Una spia tra noi è il tradimento, che può essere inteso sia come tradimento verso la nazione sia verso gli amici più cari. In particolare, il tradimento più grande di Philby sembra essere più quello nei confronti di Elliott, compagno e grande amico da una vita, piuttosto che quello verso l’Inghilterra.

Il rapporto tra i due viene mostrato fin da subito come molto profondo, pur essendo molto differenti tra loro. Il tradimento dell’amicizia finisce infatti per tormentare entrambi: Elliott non riesce a non disprezzare il vecchio amico, tanto da affermare di averlo voluto uccidere, mentre Philby è così tormentato dal rimorso di aver tradito una persona a lui così cara tanto da volter tentare una riconciliazione.

La contrapposizione Philby/ Elliott

I due personaggi principali in Una spia tra noi sembrano essere due opposti, pur essendo legati da una lunga amicizia. Mentre Philby è una persona molto estroversa ed affabile, il genere di figura che riesce ad attrarre la fiducia di chiunque, Elliott sembra essere una figura più schiva, guidata da un forte sarcasmo inglese. Mentre il primo è più guidato dai propri ideali, tanto da tradire la propria nazione per essi, Elliott è più razionale, calcolatore, tanto da essere sempre un passo avanti a tutti, anche a Philby.

Una spia tra di noi: la serie con Damian Lewis e Guy Pearce dal 17 luglio su SKY

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Una pagina di storia poco conosciuta, il racconto di una grande amicizia, la testimonianza di come le azioni di un singolo possano influire sugli equilibri internazionali. Di questo tratta l’avvincente spy story Una spia tra di noi  – Un amico leale fedele al nemico, ambientata in Gran Bretagna durante il periodo della Guerra Fredda ispirata al bestseller del New York Times di Ben Macintyre “A Spy among Friends: Kim Philby and the Great Betrayal” in arrivo dal 17 luglio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, con due nuovi episodi (disponibili anche on demand) tutti i lunedì in onda in prima serata su Sky Atlantic.

Una spia tra di noi creata dal produttore e sceneggiatore di “Homeland – Caccia alla Spia” Alex Cary, è liberamente ispirata alla storia delle due spie britanniche e amici di vecchia data Nicholas Elliott e Kim Philby, interpretati da Damian Lewis (Homeland – Caccia alla spia, Billions) e Guy Pearce (Memento, Omicidio a Easttown, Domino).

Al centro della miniserie la complessa relazione di Elliott (Lewis), ufficiale dell’intelligence per l’MI6 e il suo caro amico e collega Kim Philby (Pearce) che, nel 1963, decide di disertare in Russia dopo aver lavorato segretamente come doppio agente per il KGB.  L’amicizia tra i due protagonisti è la prospettiva attraverso la quale viene raccontato un episodio che influenza ancora oggi i rapporti tra la Russia e l’America.  Quella dei due agenti è una storia di delicata duplicità, di lealtà, di fiducia e ovviamente di tradimento. Il comportamento di Kim ha avuto conseguenze devastanti non solo sulla sua amicizia con Nicholas ma su delicati equilibri politici e sociali, e ha danneggiato gravemente anche l’intelligence britannica e quella americana.  Nel cast anche Anna Maxwell Martin (The Bletchley Circle) e Stephen Kunken (Billions). Una produzione Sony Pictures Television.

Una Spia non Basta: recensione del film

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Una Spia non Basta: recensione del film

Una spia non basta è il film del 2012 diretto da McG e con protagonisti Tom HardyChris Pine e Reese Witherspoon.

In Una spia non basta FDR e Tuck sono super spie, lavorano per la CIA e sono i migliori, anche se ogni tanto perdono il senso della misura. Ma FDR e Tuck sono anche amici, e questo, quando si fa un lavoro rischioso, facilita le cose. I problemi possono arrivare però nella vita quotidiana, ad esempio se entrambi volessero sedurre la stessa donna. E sarà infatti proprio una donna a mettersi in mezzo, minando la grande amicizia tra i due e mettendo alla prova i loro nervi.

Una Spia non Basta, titolo italiano di This Means War decisamente più efficace, è l’ultima commedia ottimamente diretta da McG (Terminator Salvation) che ha probabilmente accettato il progetto perché tra una romanticheria e l’altra i due protagonisti, Chris Pine e Tom Hardy, fanno a botte sul serio.

Tra di loro nei panni di Lauren c’è la minuscola Reese Witherspoon, attrice portata per questo tipo di ruoli leggeri e sicuramente molto sopravvalutata nell’ambiente cinematografico hollywoodiano. Chris Pine (FDR) sembra decisamente nel suo ambiente naturale, il ruolo dello sbruffone sicuro di sé gli riesce abbastanza facile e si trova a suo agio nel suoi eleganti completi. Altro discorso invece per Tom Hardy (Tuck), che abbiamo imparato a vedere in vesti molto più serie (vedi Inception, La Talpa, Warrior e il prossimo Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno). L’attore inglese in un primo momento sembra fuori posto, ingabbiato come si ritrova in un corpo molto muscoloso e un’espressione tutto sommato molto dolce; il suo ruolo di perfetto agente segreto ma perfetto imbranato con le donne lo rende teneramente comico e forse la parte migliore del film che per il resto risulta abbastanza scontato.

Una spia non bastaPunto forte della sceneggiatura sono i dialoghi che scritti bene e recitati ancora meglio dai due protagonisti danno il giusto brio ad un film che per trama e colpi di scena non è certo un campione di originalità.

Una spia non basta in realtà si basa completamente sul triangolo amoroso che si viene a creare nel corso della storia, relegando il sub-plot spionistico ad un mero espediente per regalare azione e un po’ di scazzottate ad una commedia che si salva grazie ai due baldi giovani Pine e Hardy, soprattutto il secondo.

Ben miscelata la colonna sonora, opera di un maestro della musica da commedia moderna: si tratta di Christophe Beck che ha in attivo le soundtrack dei due Una Notte da Leoni e di Crazy Stupid Love tra gli altri.

Il film si rivela in fin dei conti una commedia piacevole, non pretenziosa e ideale per intrattenersi.

Una Spia non Basta – Trailer Italiano

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Una Spia non Basta – Trailer Italiano

Due amici per la pelle, spie di professione, sono l’orgoglio della Cia: una coppia imbattibile e inseparabile, almeno fino a quando non scoprono di essersi innamorati della stessa ragazza. Scopriranno allora quanto le armi delle spie possano diventare pericolose anche per loro…

Una Spia Non Basta – Trailer Italiano

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Una Spia Non Basta – Trailer Italiano

Una spia non basta (This Means War) è un film del 2012 diretto da McG e con protagonisti Tom Hardy, Chris Pine e Reese Witherspoon. Inizialmente il cast del film doveva essere composto dagli attori Sam Worthington e Bradley Cooper che però, a causa di altri impegni, dovettero rinunciare al ruolo che fu successivamente affidato a Tom Hardy. A rifiutare una parte nel film fu anche Seth Rogen. Le riprese del film si sono svolte a Vancouver in Canada dal 13 settembre al 1º dicembre 2010.Il film uscirà nelle sale statunitensi a partire dal 17 febbraio 2012, mentre arriverà in Italia il 16 marzo dello stesso anno.

Ulteriori info nella nostra Scheda Film: Una spia non basta

Una spia e mezzo: trailer italiano del film con Dwayne Johnson

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Ecco il nuovo trailer italiano di Una spia e mezzo (Central Intelligence), l’action comedy della New Line diretta da Rawson Marshall Thurber (Come ti spaccio la famiglia) e con protagonisti Dwayne JohnsonKevin Hart.

Fanno parte del cast del film, oltre ad Dwayne Johnson, anche Kevin Hart, Amy Ryan, Ed Helms, Danielle Nicolet, Bobby Brown e Aaron Paul. Il film uscirà nelle sale cinematografiche americane il 17 giugno 2016. In Italia invece arriverà il 30 dello stesso mese. La pellicola sarà prodotta da Scott Stuber. La sceneggiatura è stata scritta a sei mani da Ike Barinholtz, Dave Stassen e Rawson Marshall Thurber.

Kevin Hart interpreta il ruolo di un annoiato ragioniere che visse il proprio momento migliore ai tempi del liceo, periodo in cui era considerato il “tipo cool”. La sua vita cambierà quando, attraverso Facebook, tornerà in contatto con un vecchio conoscente dei tempi della scuola (Johnson), un ex nerd che si rivelerà essere una spia e che lo trascinerà in un mondo fatto di azione ed intrighi. Aaron Paul interpreterà il partner di Johnson.

Ricordiamo che Dwayne Johnson è attualmente impegnato sul set di Baywatch, adattamento cinematografico della popolare serie tv anni ’90 che vedrà “The Rock” recitare al fianco di Zac Efron e Alexandra Daddario. Tra i prossimi progetti della’attore figurano anche Oceania, il prossimo film Disney in cui Johnson presterà la voce al personaggio di Maui, il sequel di San Andreas, l’adattamento cinematografico del videogioco Rampage e, naturalmente, Fast & Furious 8, l’ottavo capitolo della fortunata saga che arriverà al cinema il 14 aprile 2017.

A maggio, invece, vedremo Kevin Hart nelle sale italiane con Un Poliziotto Ancora in Prova, action comedy di Tim Story in cui Hart recita al fianco di Ice Cube e Olivia Munn.

Una spia e mezzo: spot tv dal film con Dwayne Johnson

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Una spia e mezzo: spot tv dal film con Dwayne Johnson

Ecco un nuovo spot tv di Una spia e mezzo (Central Intelligence), l’action comedy della New Line diretta da Rawson Marshall Thurber (Come ti spaccio la famiglia) e con protagonisti Dwayne JohnsonKevin Hart.

Fanno parte del cast del film, oltre ad Dwayne Johnson, anche Kevin Hart, Amy Ryan, Ed Helms, Danielle Nicolet, Bobby Brown e Aaron Paul. Il film uscirà nelle sale cinematografiche americane il 17 giugno 2016. In Italia invece arriverà il 30 dello stesso mese. La pellicola sarà prodotta da Scott Stuber. La sceneggiatura è stata scritta a sei mani da Ike Barinholtz, Dave Stassen e Rawson Marshall Thurber.

Kevin Hart interpreta il ruolo di un annoiato ragioniere che visse il proprio momento migliore ai tempi del liceo, periodo in cui era considerato il “tipo cool”. La sua vita cambierà quando, attraverso Facebook, tornerà in contatto con un vecchio conoscente dei tempi della scuola (Johnson), un ex nerd che si rivelerà essere una spia e che lo trascinerà in un mondo fatto di azione ed intrighi. Aaron Paul interpreterà il partner di Johnson.

Ricordiamo che Dwayne Johnson è attualmente impegnato sul set di Baywatch, adattamento cinematografico della popolare serie tv anni ’90 che vedrà “The Rock” recitare al fianco di Zac Efron e Alexandra Daddario. Tra i prossimi progetti della’attore figurano anche Oceania, il prossimo film Disney in cui Johnson presterà la voce al personaggio di Maui, il sequel di San Andreas, l’adattamento cinematografico del videogioco Rampage e, naturalmente, Fast & Furious 8, l’ottavo capitolo della fortunata saga che arriverà al cinema il 14 aprile 2017.

A maggio, invece, vedremo Kevin Hart nelle sale italiane con Un Poliziotto Ancora in Prova, action comedy di Tim Story in cui Hart recita al fianco di Ice Cube e Olivia Munn.Una spia e mezzo

Una spia e mezzo: recensione del film con Dwayne Johnson

Una spia e mezzo: recensione del film con Dwayne Johnson

Una spia e mezzo, action movie di Rawson Marshall Thurber – già regista di Palle al balzo – Dodgeball e Come ti spaccio la famiglia – in uscita il 14 luglio, mescola al film d’azione la commedia americana e il teen movie di ambientazione scolastica d’ispirazione anni Ottanta, aggiungendo al tutto il messaggio etico contro il bullismo. Per tenere insieme questo ardito mix, gioca sull’opposizione tra le figure dei protagonisti, sia a livello fisico (la montagna umana e il mingherlino e le inevitabili gag che ne scaturiscono) sia per l’inversione dei ruoli: Johnson interpreta colui la cui vita ha spiccato il volo, ex nerd vittima di bullismo, ora irriconoscibile, che protegge il mondo dai cattivi e piace alle ragazze, ma ha conservato il suo animo buono e gentile, in contrasto col suo nuovo temibile aspetto.

Mentre Hart veste i panni di chi non è mai decollato: l’ex allievo più promettente del liceo, ben voluto da tutti, soprannominato “La freccia d’oro”, cui però la vita non ha riservato gli onori che si aspettava e che si ritrova a fare il contabile in un’azienda qualsiasi, sposato con la sua fidanzata del liceo, Maggie (Danielle Nicolet), un uomo senza più stimoli ed entusiasmo.

In Una spia e mezzo Bob Stone (Dwayne Johnson) è un ex liceale sovrappeso, ora temibilissimo agente della C.I.A., nonché una montagna di muscoli. A vent’anni dalla maturità, ha bisogno di un suo ex compagno di scuola, Calvin Joyner (Kevin Hart), che ora fa il contabile, per risolvere una questione di spionaggio internazionale. I due saranno protagonisti di una rocambolesca e pericolosa avventura.

Una spia e mezzo, il film

I protagonisti sono catapultati in una trama spionistica che non si prende sul serio ma è la cornice adatta per collocare scene d’azione al servizio di Dwayne Johnson e dell’idea migliore del film: fargli interpretare la riscossa del ragazzino bullizzato che ancora fa i conti col suo traumatico passato. Emergono così, non senza retorica, anche i valori dell’amicizia e del rispetto, su cui il film si fonda. Il tutto è poi contenuto in una seconda cornice: quella della rimpatriata scolastica a vent’anni dal diploma, con mega festa annessa.

Tuttavia, nonostante la buona interazione della coppia comica Johnson-Hart, è la banalità delle gag a lasciare spesso più che perplessi e a penalizzare il risultato finale.

Poteva essere una buona occasione per riflettere ridendo. Peccato che il film susciti solo qualche sparuto sorriso e rincorra l’attualità con fiacche battute sui social network, mentre guarda al passato tra una citazione e l’altra (Sixteen candles – un compleanno da ricordare, Quei bravi ragazzi), senza riuscire a catturare davvero il pubblico.

Una spia e mezzo: clip con Dwayne Johnson

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Una spia e mezzo: clip con Dwayne Johnson

Guarda la clip ufficiale del film Una spia e mezzo di Rawson Marshall Thurber con Dwayne “The Rock” Johnson, Kevin Hart e Amy Ryan al cinema da giovedì 14 luglio.

Fanno parte del cast del film, oltre ad Dwayne Johnson, anche Kevin Hart, Amy Ryan, Ed Helms, Danielle Nicolet, Bobby Brown e Aaron Paul. Il film uscirà nelle sale cinematografiche americane il 17 giugno 2016. In Italia invece arriverà il 30 dello stesso mese. La pellicola sarà prodotta da Scott Stuber. La sceneggiatura è stata scritta a sei mani da Ike Barinholtz, Dave Stassen e Rawson Marshall Thurber.

Kevin Hart interpreta il ruolo di un annoiato ragioniere che visse il proprio momento migliore ai tempi del liceo, periodo in cui era considerato il “tipo cool”. La sua vita cambierà quando, attraverso Facebook, tornerà in contatto con un vecchio conoscente dei tempi della scuola (Johnson), un ex nerd che si rivelerà essere una spia e che lo trascinerà in un mondo fatto di azione ed intrighi. Aaron Paul interpreterà il partner di Johnson.

Ricordiamo che Dwayne Johnson è attualmente impegnato sul set di Baywatch, adattamento cinematografico della popolare serie tv anni ’90 che vedrà “The Rock” recitare al fianco di Zac Efron e Alexandra Daddario. Tra i prossimi progetti della’attore figurano anche Oceania, il prossimo film Disney in cui Johnson presterà la voce al personaggio di Maui, il sequel di San Andreas, l’adattamento cinematografico del videogioco Rampage e, naturalmente, Fast & Furious 8, l’ottavo capitolo della fortunata saga che arriverà al cinema il 14 aprile 2017.

A maggio, invece, vedremo Kevin Hart nelle sale italiane con Un Poliziotto Ancora in Prova, action comedy di Tim Story in cui Hart recita al fianco di Ice Cube e Olivia Munn.

Una Sirena a Parigi, recensione del film di Mathias Malzieu

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Una Sirena a Parigi, recensione del film di Mathias Malzieu

Trai titoli ospitati nelle sale in questi primi giorni di effettiva riapertura dopo circa sei mesi dalla chiusura generale a causa dell’emergenza sanitaria mondiale, c’è Una Sirena a Parigi, il nuovo film di Mathias Malzieu che, dopo La meccanica del cuore, torna a portare sul grande schermo un suo romanzo, scegliendo questa volta il live action e cedendo all’animazione soltanto nel prologo e nell’epilogo.

Una Sirena a Parigi, la trama

Tutto accadde nell’estate del 2016; una pioggia torrenziale inonda le strade di Parigi, la Senna esonda e la città è immersa in un’atmosfera apocalittica. I dispersi aumentano di ora in ora mentre il fiume trascina con se detriti e oggetti di ogni tipo. Gaspard Snow viene attratto da un canto melodioso e seguendone il suono, scopre il corpo ferito di una sirena adagiata sotto un ponte.

Decide di condurla a casa sua per curarla ma nel frattempo lei svela a Gaspard il suo potere misterioso; chiunque ascolti il suo canto cade vittima del suo fascino e si innamora perdutamente di lei. É un incantesimo al quale non può sottrarsi neanche Gaspard, così convinto di essere immune all’amore.

Insieme troveranno il modo di superare ogni oggettiva avversità dovuta alle loro diverse “nature” e non ultimo, riusciranno a mettere in salvo il Floweberger, il locale di arte e musica creato da Gaspard e situato a bordo di un’imbarcazione ancorata lungo la Senna.

Una fiaba fuori dal tempo

Questa recensione di Una sirena a Parigi mette in evidenza in particolar modo la bellezza della messa in scena che disorienta lo spettatore e lo porta a spasso nel tempo. Mathias Malzieu adotta scenografia, colori e costumi che ricordano gli anni ’50 e un cinema sognante, che strizza l’occhio al musicarello e che sembra per questo sospeso nel tempo. Sono molto poche le scene in cui abbiamo la percezione di trovarsi ai nostri giorni, mentre tutte le scene ambientate in casa di Gaspard, per le strade di Parigi e nel Flowerburger sembrano venire da un passato incantato in cui una sirena ferita sembra essere il più normale dei fenomeni e il fatto che si innamori di un pescatore di sogni la più plausibile delle rivelazioni.

Il film presenta delle debolezze nello sviluppo dei personaggi che non hanno un vero e proprio arco narrativo ma che si trovano più o meno nella stessa posizione di partenza, a fine film, pur vivendo un cambiamento di dinamiche e situazioni. L’alchimia tra Nicolas Duvauchelle e Marilyn Lima, interpreti di Gaspard e della sirena Lula, è evidente, ma menzione d’onore spetta a Rossy De Palma che con la sua incredibile presenza scenica regala al film i suoi momenti eccentrici meglio realizzati.

Un film tenero e sognante

Debole anche lo sviluppo della storia relativa all’antagonista, la povera Milena (Romane Bohringer) che, rimasta vedova del suo amato marito, ucciso dal canto della sirena, dedica le sue energie alla vendetta. Nonostante queste debolezze e qualche incertezza tecnica soprattutto in fase di montaggio, Una Sirena a Parigi gode di un’atmosfera sognante e di una tenerezza che è propria di ogni storia dell’autore/regista e ne conferma la poetica ingenua e genuina che ne ha caratterizzato il successo.

Una Sirena a Parigi è una romantica storia d’amore interrazziale che si avvale di una scenografia magica e di una location, la città delle luci, che si conferma ancora uno dei posti più romantici del mondo (terraferma e oceani compresi).

Una Sirena a Parigi, in sala dal 20 agosto, il trailer

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Una Sirena a Parigi, in sala dal 20 agosto, il trailer

È in arrivo nelle sale italiane, distribuito da Vision Distribution e Cloud 9 Film, UNA SIRENA A PARIGI, diretto dal cantante, musicista e scrittore francese Mathias Malzieu. Il film è tratto dall’omonimo romanzo dello stesso Malzieu pubblicato in Italia da Feltrinelli.

Con UNA SIRENA A PARIGI, Mathias Malzieu dispiega le ali della fantasia, ricreando atmosfere incantate e personaggi fantastici. Il film è un omaggio all’amore travolgente e impossibile, irrinunciabile energia vitale, fonte di creazione ma anche di distruzione.

Il film è interpretato da Nicolas Duvauchelle, Marilyn Lima, Rossy De Palma, Tchéky Karyo e Romane Bohringer.

SINOSSI:

Tutto accadde nell’estate del 2016; una pioggia torrenziale inonda le strade di Parigi, la Senna esonda e la città è immersa in un’atmosfera apocalittica. I dispersi aumentano di ora in ora mentre il fiume trascina con se detriti e oggetti di ogni tipo. Gaspard Snow viene attratto da un canto melodioso e seguendone il suono, scopre il corpo ferito di una sirena adagiata sotto un ponte.

Decide di condurla a casa sua per curarla ma nel frattempo lei svela a Gaspard il suo potere misterioso; chiunque ascolti il suo canto cade vittima del suo fascino e si innamora perdutamente di lei. É un incantesimo al quale non può sottrarsi neanche Gaspard, così convinto di essere immune all’amore.

Insieme troveranno il modo di superare ogni oggettiva avversità dovuta alle loro diverse “nature” e non ultimo, riusciranno a mettere in salvo il Floweberger, il locale di arte e musica creato da Gaspard e situato a bordo di un’imbarcazione.