Ecco il trailer di
Girasoli, l’opera prima di Catrinel
Marlon che, dopo essere stato presentato Fuori Concorso al
41.mo Festival di Torino esce al cinema il prossimo 23 maggio
distribuito da Masi Film. Nel cast del film Gaia Girace (L’amica
Geniale,
The Good Mothers) al suo esordio in un lungometraggio,
Mariarosaria Mingione, Monica
Guerritore, Pietro Ragusa.
Il film, ispirato a
una storia vera, racconta dei “bimbi sperduti” che
abitavano i manicomi fino agli anni ’70 in Italia, cercando di
restare bambini il più a lungo possibile in un luogo senza gioia,
per non venire trasferiti nei reparti degli adulti. Attraverso una
storia d’amore e di solidarietà femminile, i tre personaggi
principali Lucia (una giovane
paziente), Anna(un’infermiera alle prime
armi) e la dottoressa Marie (pioniera
delle successive teorie di Basaglia) mostrano un periodo storico di
cambiamento della disciplina psichiatrica. Un film corale, in cui
l’immaginazione dei ragazzi dimenticati è centrale.
Giraffada
è un piccolo gioiello, un film poetico con tratti surreali che
prova a raccontare una realtà crudele e spietata come quella del
conflitto arabo- palestinese attraverso gli occhi di un bambino,
come se si trattasse di una favola surreale.
La storia ruota intorno a Yacine, un
veterinario dello zoo di Qalqilya (Palestina) che vive solo con il
figlioletto Ziad al confine con la West bank, la zona sorta vicino
al muro di separazione dai coloni israeliani. Nello zoo, oltre ad
una ricca varietà umana, c’è una fauna variegata dove svettano le
due bellissime giraffe Rita e Brownie, la passione del piccolo
Ziad. Ma una notte, durante un raid aereo, Brownie- spaventato
dalle esplosioni- muore sbattendo la testa. La giraffa Rita smette
di mangiare e comincia a lasciarsi morire, pur essendo incinta:
l’unica soluzione per salvarla è rubare una giraffa maschio,
trovandole così un nuovo compagno. Insieme alla giornalista
francese Laura, reporter in cerca della verità nei territori
devastati dalla guerra, Yacine e Ziad si mettono in viaggio, per
portare a termine la loro pericolosa- e folle- missione.
Peripezie surreali e
fiabesche per salvare una giraffa, due vite, un mondo animale così
delicato e fragile sono le vicende che vedono però, sullo sfondo,
il dramma della guerra, la devastazione che attraversa un
territorio conteso e vessato da tempo immemore.
La “favola” animalista diventa una
metafora più profonda per raccontare in generale l’umanità: in
fondo i sentimenti che proviamo, empaticamente, per queste due
giraffe e per la loro sorte, non possono non ricordarci che anche
noi- dietro le sovrastrutture secolari che ci regolano e che
determinano le nostre diverse società- siamo, in fondo, degli
animali. Anche noi soffriamo e spesso per le stesse ragioni: il
dramma di Rita e del suo piccolo, destinato a nascere e crescere
senza padre, non ricorda in fondo il dramma del piccolo Ziad,
cresciuto con l’amore immenso del padre ma senza l’affetto di una
madre, morta prematuramente?
Il regista francese (ma palestinese
di nascita) Rani Massalha confeziona un bel film
per tutti dal tocco delicato e leggero, senza perdersi nelle
assurde lotte tra fazioni politiche e ideologie diverse, bensì
mettendo in risalto una storia universale che, a partire da un
piccolo spunto, prova a raccontare una dimensione universale che
coinvolge tutti gli essere umani e le logiche del sentimento che ci
legano l’uno all’altro: un padre ad un figlio, un uomo ad una
donna, gli amici e tutti gli esseri umani in generale, pronti ad
aiutarsi nelle situazioni di pericolo e pronti a sacrificare tutto
quello che hanno (come accade a Laura o a Yohav) in nome di un
ideale più alto, in nome della libertà stessa, per permettere ad
ognuno di vivere liberamente- e con coraggio- la propria esistenza,
anche a costo di rischiare tutto e di mettersi in gioco fino in
fondo.
Guarda la nostra intervista a
Gipi, fumettista pisano regista del
film Il ragazzo più felice del mondo,
presentato a Venezia 75, nella sezione
Sconfini.
[brid video=”383708″ player=”15690″ title=”Gipi intervista al
regista di Il ragazzo pi felice del mondo”]
È una storia vera. C’è una persona
che da più di vent’anni manda lettere a tutti gli autori di fumetti
italiani spacciandosi per un ragazzino di quindici anni. Nelle
lettere chiede sempre “uno schizzetto” in regalo. C’è un fumettista
italiano, Gipi, che inizia a indagare su questa persona. Vuole
girare un documentario, trovare questa persona, intervistare gli
altri autori che hanno ricevuto la lettera. Per realizzarlo,
recluta degli amici. Sono solo degli amici.
Venezia 75: Il ragazzo più felice del mondo, recensione del film di
Gipi
Completamente incompetenti. Ma c’è
una storia da raccontare e, per Gipi, raccontare storie è la cosa
più importante che c’è. Ma questa è anche una storia non scritta,
che si adatta alle scoperte del momento. Ma le cose non vanno mai
come vorremmo. E durante la lavorazione del documentario tutto si
trasforma, sfugge, scappa di mano. Ed è così che Gipi si troverà a
dover riflettere sul senso stesso del “raccontare storie” e sulle
scelte morali che stanno a monte di questo desiderio. Cercando “il
ragazzo più felice del mondo”, in una ricerca maldestra e dai
contorni comici e deliranti, Gipi troverà tutt’altro, e lo stesso
documentario, alla fine, si trasformerà in un film.
Venerdi 14 dicembre è la penultima
giornata della XXIII edizione di Linea d’Ombra, il
festival diretto da Luigi Marmo in programma a
Salerno fino a sabato 15 dicembre.
Ospite per la sezione “Incontri” Gian Alfonso Pacinotti,
in arte Gipi. Prima dell’incontro l’autore introdurrà al
Cinema Fatima il suo film: Il ragazzo più felice del
mondo. La priezione del film avverra presso
il Cinema Fatima alle ore 19:00 ad ingresso libero. L’incontro con
l’artista si terrà presso la Sala Pasolini alle ore 21:30, sempre
ad ingresso libero fino ad esaurimenti posti.
Storie a fumetti, acquerelli,
illustrazioni, ma anche racconti e attività di regista, frutto di
una creatività senza confini. Val la pena ripercorrere dal vivo gli
orizzonti di un narratore che ha fatto del racconto una forma
d’arte intima e sorprendente. Il fumettista, illustratore e regista
pisano Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipi, prima
introduce al pubblico del Festival il suo ultimo film Il
ragazzo più felice del mondo e poi si racconta, dialogando
con Boris Sollazzo per parlarci dei suoi “eroi”.
Nasce come fumettista ad olio e ad
acquerello e si caratterizza fin da subito grazie al suo realismo
di cronaca, vincendo già nel 2006 premi all’avanguardia come il
Premio Goscinny e il Premio al Miglior Album al Festival
International de la bande dessinée d’Angouléme. Ricordato inoltre
per la collaborazione con il quotidiano La Repubblica per il quale
illustra racconti e articoli.
Nel 2011 gira il suo primo film dal
nome L’ultimo terrestre seguito dal mediometraggio
Smettere di Fumare Fumando presentato al Torino
Film Festival nel 2012.
Il suo fumetto Unastoria entra nei dodici finalisti del
Premio Strega del 2014 aggiudicandosi il primato come romanzo a
fumetti a ricevere la candidatura nella storia del premio
letterario. Nel 2016 pubblica il graphic novel La terra dei
figli, disegnato completamente in bianco e nero e ambientato
in un futuro distopico e desolato.
La sinossi del suo ultimo film: Tratto da una storia vera. C’è
una persona che da più di vent’anni manda lettere a tutti gli
autori di fumetti italiani spacciandosi per un ragazzino di
quindici anni. Nelle lettere chiede sempre “uno schizzetto” in
regalo. C’è un fumettista italiano, Gipi, che inizia a indagare su
questa persona. Vuole girare un documentario, trovare questa
persona, intervistare gli altri autori che hanno ricevuto la
lettera.
Giovedì 14 novembre
appuntamento nelle sale italiane per il nuovo film di
Giovanni Veronesi, L’ultima ruota del
carro. Il film vede protagonista l’ormai
affermatissimo Elio Germano, reduce dal noir
Padroni di Casa, nei panni di
Ernesto Marchetti, un uomo normale, con una vita
fatta di lavoro, fatiche,’70 ad oggi, come si intuisce
dall’accattivante trailer, rilasciato a inizio ottobre. “È la
amori e delusioni. E con la storia di Ernesto, la pellicola
racconta quella del nostro Paese dagli anni storia di un cittadino
italiano con il vizio dell’onestà – ha spiegato Germano –
lontano dai classici stereotipi”. Fanno compagnia al giovane
attore romano, decollato anni e anni fa come Er Pasticca in Un
medico in famiglia, Alessandra Mastronardi
(la moglie di Ernesto, Angela), Ricky Memphis
(Giacinto) e ancora Ubaldo Pantani, Sergio Rubini, Virginia
Raffaele, Alessandro Haber, Maurizio Battista. L’ultima
ruota del carro è stato scritto da Veronesi, dal fedelissimo
Ugo Chiti, da Filippo Bologna e
da Ernesto Fioretti, la persona le cui vicende
hanno ispirato il soggetto. Prodotto da Warner Bros
e Fandango in associazione con Ogi Film, L’ultima
ruota del carro avrà l’onore, venerdì 8 novembre, di aprire (fuori
concorso) l’ottavo Festival Internazionale del Film di Roma. Sarà
proiettato nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della
Musica alla presenza di regista e attori. Prevista anche la
partecipazione di Elisa: la cantautrice triestina
ha infatti composto la colonna sonora della nuova fatica di
Veronesi.
C’è attesa, per L’ultima ruota del
carro, che si fa avanti con una certa ambizione e il desiderio di
lasciare qualcosa di più oltre a un paio di ore piacevoli, ben
interpretate, su note probabilmente di grande qualità. Un respiro
più ampio, quindi, rispetto a genitori e figli da agitare e a una
nutrita serie di manuali d’amore. Parlare dell’Italia e di quasi
mezzo secolo di storia patria, certo, è un’opportunità, una leva
per fare film di peso che tocchi con cura e delicatezza il piccolo
e il grande, le storie e la Storia; ma dietro l’angolo c’è sempre
in agguato il rischio di spiccare un salto nel vuoto – o fare il
classico passo più lungo della gamba – dal quale nemmeno un cast di
tutto rispetto può preservare. D’altronde, un film non è soltanto
un investimento economico, ma anche artistico, di credibilità
artistica. Non resta che prender posto in sala – l’8 novembre per i
fortunati presenti al Festival romano, poco più tardi per i profani
– per farsi un’idea.
L’area che comprende il Vesuvio
e i Campi Flegrei —il secondo super-vulcano che periodicamente
ricorda agli abitanti delle zone di Agnano, Pozzuoli e Bagnoli
della sua esistenza attraverso stormi sismici ricorrenti—, è la più
densamente abitata d’Europa. In caso di eruzione i risultati
sarebbero catastrofici.
Abbiamo incontrato Giovanni
Troilo, regista del documentario Vesuvio,
in occasione della presentazione del film al Noir in
Festival. Documentarista di grande successo, noto
principalmente per il suo lavoro con Sky Arte, che porta avanti da
circa dieci anni (di recente abbiamo visto Frida Viva la Vida), Troilo si presenta al
festival con un documentario insolito, dal grande fascino.
Ma che ci fa un documentario sulla regione vulcanica del
napoletano nella selezione di un festival dedicato al cinema di
genere noir?
È un linguaggio al confine tra
fiction e documentario, e devo dire che questa modalità di racconto
a Napoli funziona particolarmente bene. La prima volta che ho
pensato di fare questo film, immaginavo di realizzare un
mockumentary su questo allarme eruzione, su una possibile messa in
atto del piano di evacuazione. In realtà sin dai primi sopralluoghi
è stato subito chiaro che la finzione da noi immaginata non sarebbe
stata nemmeno vagamente simile alla messa in scena del reale che
avremmo intercettato Nella maggior parte dei casi i protagonisti
delle molte storie del film non li abbiamo cercati, ci siamo
imbattuti in loro. I più importanti sono state delle vere e proprie
epifanie, spesso giunte nel momento in cui, dopo una lunga giornata
di esplorazione, eravamo ad un passo dal desistere.
Ad esempio durante le prime
giornate di sopralluoghi, dopo una serie di insuccessi, eravamo
diretti al cratere e su questa strada verso l’apocalisse, tra le
ultimissime case che affollano il cono del Vesuvio, abbiamo scorto
un’insegna: Paradise Tv! La prima epifania ci aveva portato ad
una delle storie più importanti del film.
Come hai
rintracciato i personaggi e le storie, e quanto tempo hai
impiegato?
Abbiamo iniziato con l’idea di
questo film nel 2018, ci è voluto tanto. È stato un paziente
spendere del tempo per cercare di cogliere l’essenza del luogo. In
questo senso è stato fondamentale avere un team che, innamoratosi
del progetto, ha deciso di sposarlo in toto facendosi carico dei
molti sacrifici. Oltre al produttore Davide Azzolini che ha deciso
di imbarcarsi su questo progetto totalmente al buoi, sono molto
grato al cameraman Valerio Coccoli, al fonico Renato Grieco e
soprattutto ad Allegra Nelli che è stata fondamentale nella ricerca
delle storie e nella relazione continua con questi
personaggi.
L’idea di avere tanti
protagonisti che potessero portare ad una percezione collettiva e
condivisa di questo senso del pericolo e di come ci si può
convivere, che investe tutti dalla nascita alla morte, era
necessario. Con il tempo mi sono fatto l’idea che questo gigantesco
apparato vulcanico somiglia molto a quelli che Timothy Morton
definisce iperoggetti, ovvero degli oggetti così grandi e
multidimensionali che risulta impossibile alla singola percezione
umana leggerne l’interezza.
La soluzione che abbiamo tentato
è stata quella di aggregare le singole percezioni in una sorta di
rete sensoriale collettiva per provare a leggere meglio questo
oggetto così complesso. Che continua a sfuggire soprattutto per la
così grande differenza di scala temporale che c’è tra
la vita di un apparato vulcanico e quella di un essere
umano.
Il film è molto democratico
nelle esistenze che racconta, dal Vescovo che presenzia il miracolo
di San Gennaro al fabbricante di fuochi d’artificio, tutte le
storie hanno la stessa importanza. Di alcune Giovanni
Troilo è testimone, di altre è partecipe, con domande e
interviste vere e proprie ai personaggi che di volta in volta
incontra. In base a cosa hai scelto di intervenire o
meno?
C’è una componente
istintiva molto forte per progetti di questo tipo. Dipende molto
dal tempo, ma anche dall’utilità che ci può essere nel chiedere
qualcosa, quando la storia non passa chiaramente attraverso le
immagini. Io credo fermamente che, anche di fronte alla forza delle
parole, spesso un’immagine possa essere molto più permeante. Poi
sicuramente c’è una questione di bilanciamento del racconto,
infatti non è un caso che l’aspetto informativo sia delegato al
personaggio del vulcanologo. Questo serve allo spettatore per
orientarsi, ed è lo scheletro minimo per avere la possibilità di
avere altri momenti lisergici. Il tentativo era quello di far
partire lo spettatore dalla terra ferma, e di traghettarlo pian
piano al largo. Per ritrovarsi qualche minuto dopo un po’
disorientati, per scoprire che sotto i piedi la terra non è così
fissa, ma trema, e trovarsi in un nuovo territorio con nuove regole
fisiche, in cui non si può far altro che abbandonarsi e provare a
immedesimarsi.
Nelle note di
regia scrivi “A Napoli non si è vicini o dentro a un vulcano. Si è
vulcano.” Come sei stato accolto?
Benissimo. Sono stato
felicissimo di avere la possibilità di fare un progetto del genere
a Napoli, dove avevo già fatto diversi lavori ma con un respiro
minore. È una città che mi dà una carica energetica che mi dura per
anni. Ero certo della risposta e le aspettative sono state più che
confermate.
In che modo
Vesuvio si inserisce nel tuo percorso artistico che di recente si
era focalizzato prevalentemente sul documentario
d’arte?
Ci sono dei progetti che
abbracciano archi di tempo così differenti che necessariamente
devono convivere sul piano temporale. L’ultimo lavoro di questo
tipo che avevo fatto è stato Coeurope, un documentario molto affine
nell’approccio a Vesuvio e la cui lavorazione ha richiesto
moltissimo tempo. Sarebbe bellissimo fare solo questo, ma anche
impensabile. E così ci sono questi documentari d’arte che amo
moltissimo e che da quasi dieci anni realizzo per Sky Arte. Mi
appassiona molto il fatto di poter sperimentare dei linguaggi e di
poterli portare al cinema, è capitato di recente con
Frida, con Monet e succederà di nuovo con un progetto su
Borromini.
Presentato in anteprima
al Noir in Festival a Milano,
Vesuvio uscirà a marzo in day and date, al cinema
che in streaming, sulla piattaforma IWonder di I Wonder
Pictures, accompagnato anche da presentazioni con i
protagonisti.
Sono bastati pochi ruoli a
Giovanni Maini per affermarsi come uno dei più
promettenti giovani attori del panorama italiano. Ad oggi presente
unicamente in alcune serie TV, egli sembra avere tutto il
potenziale per espandere sempre più la propria popolarità,
distinguendosi anche in altri contesti. Tra ottima presenza scenica
e doti attoriali in costante miglioramento, Maini è davvero uno dei
nomi da tenere d’occhio per il futuro.
Ecco 10 cose che non sai di Giovanni Maini.
Giovanni Maini: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in diverse
serie TV. Il debutto come interprete avviene nel 2020,
quando recita nel ruolo di Edoardo nella serie Summertime, con
protagonista Ludovico Tersigni. Maini riprende poi
il suo personaggio anche nella seconda e nella terza ed ultima
stagione. In seguito ha poi recitato nella serie Nudes
(2021), dove interpreta Tommi, mentre nel 2022 è stato tra i
protagonisti di Buongiorno mamma!, dove recita accanto a
Raoul Bova.
2. Non ha ancora compiuto il
debutto sul grande schermo. Attualmente l’attore non ha
ancora avuto modo di recitare in un lungometraggio per il cinema.
Grazie alla popolarità ottenuta negli ultimi anni è però lecito
aspettarsi che anche questo traguardo verrà ben presto raggiunto,
portando dunque l’attore ad estendere la propria popolarità anche
sul grande schermo.
Giovanni Maini è su Instagram
3. Ha un profilo sul social
network. Giovanni Maini è naturalmente presente sul social
network Instagram, con un profilo seguito attualmente da 103 mila
persone. Su tale piattaforma egli ha ad oggi pubblicato appena 46
post, la maggior parte relativi alle sue attività come attore. Si
possono infatti ritrovare diverse immagini legate a momenti
trascorsi sul set ma anche foto promozionali dei suoi progetti. Non
mancano però anche immagini inerenti la sua quotidianità, tra
attività e amici. Seguendolo si può dunque rimanere aggiornati
sulle sue attività.
4. Non è presente su altri
social. Instagram sembra essere l’unico social network
dove è possibile seguire l’attore attraverso un suo account
ufficiale. Non risultano infatti esserci profili verificati su
altre piattaforme come Twitter o Facebook. Ciò permette anche
all’attore di non dover spendere troppo tempo su queste
piattaforme, evitando di condividere ogni dettagli della propria
vita.
Giovanni Maini ha una fidanzata?
5. È molto
riservato. Nonostante la popolarità raggiunta, Maini non
si è lasciato andare ad un’eccessiva sovraesposizione mediatica,
mantenendo invece un forte riserbo per quanto riguarda la sua vita
privata. Al momento, dunque, non è noto se sia o meno impegnato in
una relazione sentimentale. L’attore non lascia infatti trasparire
nulla a riguardo, né nelle sue interviste né sui suoi profili
social.
Giovanni Maini in Summertime
6. Si era candidato per un
altro progetto. L’attore ha raccontato di aver ottenuto il
ruolo di Edo nella serie NetflixSummertime in modo del tutto
inaspettato. Egli si era infatti inizialmente deciso a partecipare
alle selezioni per il film Volevo nascondermi, con
Elio Germano e
dedicato al pittore Liguabue. Pur non avendo ottenuto alcun ruolo,
Maini è in seguito stato ricontattato dai produttori, che gli hanno
proposto di candidarsi per la serie Summertime. Dopo
alcuni provini sostenuti, egli ha infine ottenuto il ruolo.
7. Ha avuto tempo per
studiare. Parallelamente al lavoro sul set della serie,
Maini stava completando i suoi studi liceali. L’attore ha
raccontato di essersi confrontato con la produzione a riguardo,
ottenendo la possibilità di avere del tempo da poter dedicare allo
studio. Alle fine egli è riuscito a portare a termine con successo
entrambe le cose, riprendendo poi il ruolo di Edo anche nelle due
successive stagioni.
Giovanni Maini in Skam Italia
8. Non ha recitato nella
serie Netflix. Ogni volta che un giovane attore diventa
popolare, in molti si chiedono se abbia recitato o meno nella
popolare serie Skam Italia, dedicata alle vite di un
gruppo di adolescenti e disponibile sulla piattaforma Netflix. Come
per Damiano Gavino,
anche per Giovanni Maini si è erroneamente diffusa tale
convinzione. L’attore, tuttavia, non ha partecipato alla serie,
anche se non è da escludere che possa prendervi parte in futuro
qualora vi saranno ulteriori stagioni.
Giovanni Maini: qual è la sua agenzia
9. È rappresentato da una
nota agenzia. Maini è attualmente rappresentato dalla
ttAgency, un’agenzia di
rappresentanza, consulenza e promozione artistica rivolta ad
attori, sceneggiatori e registi. Grazie al lavoro con
quest’agenzia, che rappresenta numerosi volti noti del cinema
italiano, Maini ha avuto possibilità di trovare importanti
opportunità come attore, recitando in diversi progetti.
Giovanni Maini: età e altezza dell’attore
10. Giovanni Maini è nato a
Bologna, il 19 febbraio del 2000. L’attore è alto
complessivamente 1.83 metri.
Figliodoro è il soprannome di un
pescatore di Lipari che si chiama Francesco D’Ambra. Alla
proiezione del film-documentario di Giovanna Taviani, avvenuta
ieri, 30 Marzo, alla Casa del Cinema, parla in qualità di
protagonista dell’opera di Giovanna ma soprattutto di uomo
innamorato delle proprie terre, le Eolie, vere protagoniste
di Fughe e Approdi che uscirà Venerdì 8 Aprile nelle
sale.
Tra le più premiate e apprezzate
interpreti italiane, Giovanna Mezzogiorno si è da
sempre distinta per le sue scelte in ambito cinematografico, che
l’hanno portata in più occasioni a ricoprire ruoli da protagonista,
collaborando con importanti attori e registi, e ottenendo in più
occasioni il plauso della critica.
Tra i meriti della Mezzogiorno vi è
inoltre quello di aver portato sul grande schermo personaggi
tragici, esseri umani piegati dalla vita ma con ancora barlumi di
speranza a cui aggrapparsi.
Ecco 10 cose che non sai di
Giovanna Mezzogiorno.
Giovanna Mezzogiorno: i suoi
film
1. Ha recitato in noti film
italiani. L’attrice debutta al cinema nel 1997 con il film
Il viaggio della sposa, per poi recitare in Del
perduto amore (1998), Un uomo perbene (1999) e
Asini (1999). Nel 2001 ottiene grande popolarità grazie al
film L’ultimo bacio, di Gabriele
Muccino. Con la fama acquisita ottiene ruoli di
rilievo in film come La finestra di fronte (2003), La
bestia nel cuore (2005), Lezioni di volo (2007),
L’amore ai tempi del colera (2007), Palermo
Shooting (2008) e Vincere (2009), che le fa
guadagnare nuove lodi da parte della critica. Negli ultimi anni
recita in Basilicata coast to
coast (2010), I nostri
ragazzi (2014), Come diventare grandi
nonostante i genitori (2016), La
tenerezza (2017), Napoli
velata (2017) e Tornare (2019).
2. Ha preso parte a
produzioni televisive. Nel corso degli anni la Mezzogiorno
è apparsa anche sul piccolo schermo, recitando sia in film come
Più leggero non basta (1999) e Il segreto di
Thomas (2003), sia in serie come I miserabili (2000),
Virginia, la monaca di Monza (2004) e nella terza stagione
di In Treatment (2017), dove ricopre il ruolo di Adele,
recitando accanto all’attore Sergio
Castellitto. Nel 2019 è invece protagonista in TV
della serie La compagnia del cigno.
3. Ha partecipato al
doppiaggio di un film. Nel 2016 l’attrice viene scelta per
partecipare al doppiaggio del film Il libro della giungla,
live-action del classico Disney diretto da Jon
Favreau. Qui l’attrice presta la voce al celebre
serpente Kaa, che in lingua inglese ha la voce di ScarlettJohansson.
Giovanna Mezzogiorno non è su
Instagram
4. Non ha un profilo su
Instagram. L’attrice si è dichiarata profondamente critica
nei confronti dei social network, affermando di ritenersi
«sbalordita da questa voglia di essere continuamente guardati in
ogni fase della propria vita». La Mezzogiorno ha per tanto
confermato di non possedere alcun profilo sui vari social
network.
Giovanna Mezzogiorno: marito e
figli
5. È sposata. Sul
set del film Vincere, l’attrice conosce il macchinista
Alessio Fugolo, con cui intraprende una relazione. Dopo pochi mesi
i due si sposano, nel 2009, con una cerimonia civile
particolarmente riservata, a chi sono invitati solo i parenti e gli
amici più stretti.
6. Hanno avuto due
gemelli. Nell’agosto del 2011 la coppia dà alla luce due
gemelli, e a comunicare la notizia è l’ufficio stampa dell’attrice.
Nel corso degli anni, come è normale che sia, i due genitori si
dimostrano particolarmente protettivi, evitando che i riflettori
della loro vita professionale si riversino anche su quella
privata.
Giovanna Mezzogiorno: chi sono i
suoi genitori
7. È figlia d’arte.
L’attrice è figlia del noto attore napoletano Vittorio
Mezzogiorno, celebre tanto per i suoi ruoli
cinematografici quanto per quelli teatrali. Sua madre è invece
Cecilia Sacchi, anche lei nota attrice, e figlia a
sua volta del celebre critico cinematografico Filippo
Sacchi, nonno di Giovanna.
Giovanna Mezzogiorno e Piazza
Fontana
8. Ha recitato nella
docufiction. Nel dicembre del 2019 l’attrice torna in
televisione con la docufiction Piazza Fontana. Io ricordo,
andata in onda proprio il 12 dicembre, nel cinquantesimo
anniversario dalla nota strage. Qui l’attrice ricopre il ruolo di
Francesca, attraverso cui si intreccia la narrazione storica con
l’amore di una figlia per il padre.
Giovanna Mezzogiorno: il suo
2019
9. È tornata a recita al
cinema. Il 2019 ha segnato il ritorno al cinema per
l’attrice, che ha recitato nel film Tornare, presentato
alla Festa del Cinema di Roma. Nello stesso anno ha poi preso parte
alle riprese del film Gli indifferenti, basato
sull’omonimo romanzo di Alberto Moravia, ed atteso
al cinema nel corso del 2020.
Giovanna Mezzogiorno: età e
altezza
10. Giovanna Mezzogiorno è
nata a Roma, Italia, il 9 novembre 1974. L’attrice è alta
complessivamente 168 centimetri.
Il titolo del famoso film con
Ben Stiller diceva Giovani, Ricchi e
Disoccupati, tuttavia i dieci soggetti che vi
mostriamo adesso sono tutto fuorchè Disoccupati e di conseguenza
poveri.
Arriva dall’Hollywood Reporter la
notizia che la Sony starebbe lavorando ad un remake di
Giovani Streghe (titolo originale The
Craft), il thriller soprannaturale diretto da Andrew
Fleming nel 1996.
Il noto sito ci informa che la
major ha già ingaggiato Phil Graziadei per
occuparsi della sceneggiatura, mentre la regia è stata affidata a
Leigh Janiak (Honeymoon). Doug
Wick, produttore del film originale, si occuperà anche
della produzione del remake insieme a Lucy Fisher.
Giovani Streghe, divenuto nel tempo un
piccolo cult, aveva come protagoniste Robin Tunney, Fairuza
Balk, Neve Campbell e Rachel True.
Arriva al cinema distribuito
da Eagle Pictures Giovani si diventa il film
diretto da Noah Baumbach, con protagonisti
Naomi Watts e
Ben Stiller.
Giovani si diventa, la
trama: Jon e Cornelia sono una coppia di quarantenni
newyorchesi della middle class. Josh (Ben
Stiller) è un docente e un documentarista che, dopo un
brillante esordio, non riesce a completare il suo ambizioso e
fluviale progetto sul post-capitalismo. La moglie Cornelia
(Naomi
Watts) è a sua volta figlia, nonché produttrice e
assistente, di un affermato documentarista che si appresta a
ricevere un riconoscimento alla carriera. La loro esistenza, benché
serena, pare bloccata, forse dall’impasse artistico, forse
dal fatto di non essere riusciti ad avere figli, mentre intorno a
loro gli amici più stretti sono sempre più assorbiti
dall’esperienza della genitorialità.
La svolta nelle vite di Josh e
Cornelia arriva inaspettatamente da una giovane coppia di sposi
hipster: Darby (Amanda
Seyfried) e Jamie (Adam
Driver), spregiudicati, vitali, appassionati di
vintage e aperti alla contaminazione di gusti, mode, arti e
tendenze; una contaminazione che diventa per loro cifra identitaria
oltre che espressiva. Il legame tra le due coppie si farà sempre
più stretto, alimentato dal fatto che anche Jamie è un
documentarista, pronto a coinvolgere Josh e Cornelia nel suo
ambizioso progetto. I differenti valori e le divergenti motivazioni
che caratterizzano l’approccio al lavoro di Jamie e Josh – dal
rapporto con le fonti a come far emergere la verità del racconto e
dei protagonisti – costringeranno il personaggio di Ben
Stiller a fare i conti con le proprie paure, le proprie
debolezze, ma in fondo anche certezze.
Noah Baumbach
dirige la contrapposizione tra la generazione degli anni Ottanta
dell’ormai secolo scorso e quella dei giovani Millennial con toni
ora delicati ora pungenti, dipingendo un quadro piuttosto lucido e
preciso sulla società attuale e sul suo rapporto con la tecnologia
e con la rappresentazione del reale che da essa filtra.
Più indulgente con la coppia degli
“anta” che non con quella degli irriverenti e ambiziosi Jamie e
Darby – e più efficace nel delineare i personaggi maschili delle
due coppie – il regista di Frances Ha
guarda a Woody Allen e flirta con le citazioni per
consegnarci una commedia agro-dolce che probabilmente piacerà di
più ai quarantenni, i quali si identificheranno con la ricerca
esistenziale di Josh e Cornelia. È la ricerca, sembra dirci
Baumbach, di un senso e di un posto nel mondo di un’intera
generazione, schiacciata tra il giudizio e l’eredità delle
precedenti e incalzata da quella successiva, che sul tavolo mette
le proprie regole del gioco.
Con Giovani si
diventa, Noah Baumbach non si limita a ritrarre un
confronto tra diverse generazioni, ma imbastisce una riflessione
più stratificata e sottile sulla società contemporanea, sull’arte e
la sua rappresentazione.
Ecco due nuove clip in italiano dal
film Giovani si
Diventa(While We’re Young), pellicola
firmata daNoah Baumbach con
protagonisti Ben
Stiller e Naomi Watts.
Josh e Cornelia Srebnick
(Ben Stiller e Naomi Watts), una
coppia di quarantenni newyorkesi felicemente sposati e impegnati in
campo artistico. Dopo aver provato senza successo ad avere dei
figli, Josh e Cornelia hanno deciso di fermarsi e accettare la
situazione. Josh, che da diversi anni non riesce neanche a
terminare il laborioso montaggio del suo ultimo documentario, è
ormai consapevole che la spinta artistica si è affievolita e sente
di dover dare una svolta alla propria vita.
Un giorno conosce Jamie
(Adam Driver) e Darby (Amanda
Seyfried), due spiriti liberi e indipendenti, fantasiosi e
pieni di iniziativa, che anche nella vita privata fanno coppia,
appassionati di videogame vintage e di animali domestici
decisamente fuori dal comune – allevano un pollo in casa. Per Josh,
l’incontro con Jamie significa poter riaprire uno spiraglio sulla
propria giovinezza, o meglio, su quella che avrebbe desiderato
avere.
Senza troppe esitazioni Josh e
Cornelia abbandonano gli amici di sempre per seguire i due hipsters
che ai loro occhi appaiono irresistibilmente liberi, disinibiti e
pieni di vita.
Giovani si
Diventa, presentato al Toronto Film
Festival a settembre è uscito nelle sale americane
il 27 marzo ed arriverà nel nostro paese il 9 luglio.
La Notorious
Pictures ha finalmente diffuso online il trailer
italiano ufficiale di Kill Your
Darlings, pellicola di John
Krokidas con protagonisti Daniel
Radcliffe e Dane DeHaan. Il
film, presentato al Sundance Film Festival, ha vinto la decima edizione
delle “Giornate degli Autori” in occasione del Festival del Cinema di Venezia 2013. In Italia, verrà rilasciato il 17
ottobre con il titolo Giovani
ribelli – Kill Your Darlings. Di seguito il
trailer.
Giovani ribelli Kill
Your Darlings trailer italiano
Kill Your
Darlings è ispirato alla storia vera di quattro
studenti della California University che, basandosi sulla “setta
dei poeti estinti” di Walt Whitman, decidono di infrangere le
regole di una delle più importanti università americane,
influenzando così a loro volta le generazioni a venire. Il resto
del cast include Jack Huston, Ben Foster, Michael C.
Hall, Elizabeth Olsen e Jennifer Jason
Leigh.
Giovani ribelli Kill Your
Darlings trailer italiano
Cosa c’è dietro al mito? Al genio?
Che adolescenza può aver avuto uno dei poeti più famosi e premiati
della storia americana? Questa domanda trova risposta in
Giovani Ribelli – Kill Your Darlings, film in cui
il giovane regista alla sua opera prima John
Krokidas racconta i turbolenti inizi del poeta Allen
Ginsberg e il suo approccio al College, compresa la distruttiva
amicizia che l’allora sconosciuto Allen intrecciò con Lucien Carr,
e con quei ragazzi che sarebbero diventati Jack Kerouac e William
S. Burroughs.
La storia riprende gli inizi della
vita di Ginsberg (Daniel
Radcliffe) alla Columbia University, quando,
liberatosi di una situazione familiare complicata, intrecciò una
relazione di intima amicizia con Lucien (Dane
DeHaan) e con quelli che sarebbero diventati i più
grandi esponenti della cultura americana degli anni ’50 Jack
Kerouac (Jack Huston) e William S. Burroughs
(Ben Foster). Tra feroci istinti creativi e
secessionisti rispetto alla cultura accademica, alcool, fumo e
droghe di ogni genere, i giovani ribelli si trovano però presto
coinvolti in un’amicizia con il professor David Kammerer (Michael
C. Hall) che rischia di distruggere per sempre le loro
vite.
Definito dalla maggior parte della
critica una specie di Attimo Fuggente di nuova generazione,
il Giovani Ribelli – Kill Your Darlings è un
biopic che racconta eventi realmente accaduti alla Columbia
University mentre le geniali menti in erba si formavano mettendo le
basi per la rivoluzione letteraria degli Stati Uniti.
Il giovane regista si affida a due
volti noti per interpretare i suoi due protagonisti: da una parte
abbiamo Daniel Radcliffe, che forse per la prima volta
realizza un ritratto davvero convincente di un personaggio
complesso e turbolento; dall’altro lato c’è Dane
DeHaan giovane talentuoso dalla straordinaria somiglianza
con Leonardo DiCaprio e dal talento quasi pari
alla grande star di Hollywood.
Il racconto procede narrativamente
in maniera classica, pur incagliandosi di tanto in tanto nelle
visioni alcooliche dei protagonisti che sperimentano la giovinezza
e i limiti che corpo e mente possono raggiungere, stimolando la
loro creatività all’insegna di una nuova poetica priva di margini
strutturali.
In un vorticante universo di
visioni e perversioni, un finale tragico rimette i vagoni sui
binari, facendoci prefigurare il luminoso futuro dei personaggi
protagonisti.
ATTENZIONE
SPOILER
Nota a margine: ai fan della serie
ShowTime Dexter non sfuggirà l’ironia della sorte del
personaggio interpretato da Michael C. Hall.
Nonostante la Universal gli abbia
tagliato i finanziamenti, Paul Thomas Anderson continua a lavorare
sull’annunciato progetto di The Master, il film che
racconterà dell’irresistibile ascesa di un’organizzazione religiosa
nell’America degli anni Cinquanta vista attraverso gli occhi di un
giovane adepto, braccio destro del leader, che inizierà a provare
un crescente scetticismo.
Crescere è la cosa più difficile
che viene richiesta ad ogni essere umano. Non tutti cresciamo allo
stesso modo. Ognuno di noi intraprende il proprio percorso per
cercare di capire se stesso e il mondo che lo circonda. Tutto è
finalizzato, nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta, alla
ricerca della propria verità. Il francese François Ozon,
regista di Nella casa, arrivato in Italia
lo scorso Aprile, torna sui nostri schermi con una storia del
genere, la storia della crescita di una ragazzina diciassettenne e
della sua trasformazione in una giovane donna; un viaggio fatto di
scelte di vita discutibili, che la maggior parte di noi sarebbe
subito pronta a definire estreme o forse, addirittura, prive di
senso.
In Giovane e bella,
Isabelle, interpretata dalla bellissima Marine Vacth,
decide, al rientro dalle vacanze estive, di cominciare a
prostituirsi. È una scelta assolutamente libera, e in questa scelta
Isabelle intravede l’unico modo per riuscire a conoscersi, a
esplorarsi, a comprendersi. Non lo fa per soldi, né tantomeno per
seguire una perversione. La prostituzione è per lei un mezzo per
giustificare un fine: quello di fuggire dalla realtà, da quella
sensazione di insoddisfazione tipica degli adolescenti di oggi, per
confrontarsi con i conflitti che tormentano il suo fragile
animo.
La narrazione si svolge lungo
l’arco di quattro stagioni. Il film comincia in estate, quando
Isabelle conosce la propria sessualità; prosegue in autunno, quando
il suo alter ego Lea (così si fa chiamare dai clienti) vive ormai
di luce propria; si complica in inverno, quando la giovane è
inevitabilmente costretta a fare i conti con le conseguenze delle
sue scelte; termina in primavera, dove quella maturità tanto
ricercata sembra fare capolino e dove Isabelle appare finalmente
pronta ad assumersi la responsabilità delle sue azioni. A scandire
il passaggio da una fase all’altra, fatto di specifici rituali come
in ogni esperienza proibita che si rispetti, ci pensano anche le
canzoni di François Hardy, che accentuano il carattere
malinconico della pellicola già filtrato attraverso i disordini
interiori della sua protagonista.
Il film di Ozon non offre una
spiegazione psicologica al comportamento di Isabelle, lo spettatore
dunque può tranquillamente giustificare come preferisce la
protagonista e le sue azioni. Inoltre, seppur non emergendo per una
sceneggiatura particolarmente brillante, la pellicola si distingue
per la singolare capacità di non giudicare mai gli atti della
ragazza, limitandosi a osservarli e a raccontarli con profondità e
leggerezza allo stesso tempo.
Nelle sale italiane dal 7 novembre,
Giovane e bella, presentato in concorso
all’ultima edizione del Festival
di Cannes, non sconfina mai nell’indagine sociologica, ma si
impone come il racconto multiforme e misterioso di una maturazione,
non solo sessuale, ma anche, e soprattutto, intima e personale.
Ricorre oggi, 27 gennaio,
il Giorno della Memoria, l’anniversario della liberazione del
campo di sterminio di Auschwitz da parte dell’Armata Rossa.
Istituita nel 2005 dall’ONU, la ricorrenza celebra e ricordale
vittime della Shoah. Anche il cinema ha celebrato tante volte una
delle più tremende macchie nella Storia dell’umanità. Ecco alcuni
dei più famosi film che la raccontano:
[nggallery id=2442]
La memoria non va soltanto ricordata
e commemorata, la memoria va anche esercitata. Il cinema, qualche
volta, aiuta anche a fare questo.
Eredi della Shoah
è il suggestivo documentario Sky Original in due
episodi realizzato da Apnea Film, ideato e scritto da Roly
Kornblit e Gianfranco Scancarello e diretto da Francesco Fei, in
esclusiva su Sky Documentaries in occasione del Giorno
della Memoria, il 27 gennaio alle 21.15, in streaming solo
su NOW e disponibile anche on demand.
Un viaggio da Tel Aviv in
Italia per indagare perché dopo 80 anni la Shoah è ancora attuale e
come condiziona il nostro presente. Uno sguardo nuovo e
contemporaneo per raccontare il presente e cosa significa crescere
nella ‘memoria’, invitandoci a riflettere sulla nostra
società. Sei storie, sei protagonisti.
A guidare la narrazione
Roly Kornblit, che con la sua storia personale e
familiare parte da Tel Aviv, città in cui è nato e cresciuto, alla
ricerca di sei “nipoti della Shoah” che vivono in Italia, suo paese
di adozione. Eredi di un passato che li accomuna.
Un racconto intimo e toccante che
tenta di offrire una nuova chiave di lettura sull’eredità della
Shoah, con l’obiettivo di raccontare perché questa eredità
appartiene a tutti noi e come e quanto l’Olocausto si sia
sedimentato nelle vite private e pubbliche dei nipoti dei
sopravvissuti, condizionando le loro scelte personali e di
partecipazione alla vita sociale e civile.
Una testimonianza ancora
necessaria, affidata ai racconti di Federica Astrologo, nipote di
Alberto Sed, che all’età di 70 anni ha fatto della testimonianza
stessa lo scopo della propria vita, tanto da aver ricevuto, nel
2015, un’onorificenza dal Presidente della Repubblica Italiana
Sergio Mattarella; Elio Limentani, che ad 11 anni è stato scelto
dalla nonna, Errina Fornaro Di Veroli, per tramandare i ricordi e
l’esperienza del campo di Auschwitz; Shulim Vogelmannn, titolare
della casa editrice Giuntina e nipote di Schulim Vogelmann, unico
italiano presente nella famosa lista di Schindler; Sarah Rugiadi,
nipote di Frida Misul, cantante lirica livornese sopravvissuta alla
Shoah grazie alla propria voce da soprano; Simone Santoro, ex
presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia e nipote di Giuliana
Fiorentino Tedeschi, scrittrice e testimone attiva; Lia
Tagliacozzo, giornalista e scrittrice romana le cui due famiglie,
paterna e materna, sono state profondamente segnate dalla Shoah. Al
termine del suo viaggio, carico di racconti ed emozioni, Roly
proverà a rispondere alla domanda che lo ha accompagnato lungo
tutto il percorso “Cos’è la memoria?” mentre al pianoforte
un’esibizione di Ivri Lider, noto cantautore
israeliano, compositore delle musiche del documentario e anche lui
erede della Shoah.
Si intitola Giorni di un futuro
passato la mostra che fino a oggi ha permesso al pubblico di
ammirare le sculture di Adrian Tranquilli nella
cornice del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Di seguito qualche scatto dalla
mostra che ogni appassionato di fumetti deve vedere!
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L’artista australiano è noto al
pubblico per le sue opere sui supereroi, che per l’occasione sono
state esposte a Napoli in uno spiazzante contrasto con i pezzi
classici del museo. I lavori di Tranquilli sono infatti stati
accostati alle statue della Collezione Farnese, all’interno di un
percorso espositivo che si snoda tra le Gallerie Farnesiane, i
cortili e il primo piano.
Eroi antichi e contemporanei a
confronto, quindi, a testimonianza del dualismo
salvezza-sacrificio che queste figure rappresentano nella cultura
occidentale. La mostra è fino ad oggi la più grande dedicata
al poliedrico artista, che da sempre spazia tra diverse forme
d’arte, tra cui scultura e disegno, per rappresentare supereroi
contemporanei come Joker, Batman e Yoda.
In mezzo agli orrori della guerra,
l’incontro tra due anime solitarie accomunate da simili traumi può
essere la miccia che riaccende nei coinvolti la speranza
nell’umanità. Si basa su queste premesse il film del 2020
Giorni d’estate (qui
la recensione), diretto da JessicaSwale. In questo racconto, la guerra funge da
sfondo che amplifica i suoi temi, mettendo in luce la fragilità
della vita e l’importanza delle relazioni umane, ma anche il
rapporto materno che la protagonista sarà chiamata a
riscoprire.
Giorni
d’estate si basa inoltre sul concetto di
Summerland (che è il titolo originale del lungometraggio),
un’idea pagana di un aldilà che coesiste con il nostro mondo e
rappresenta il cuore filosofico del film. La regista ha spiegato:
“Summerland è una nozione di un luogo che esiste accanto al nostro,
e l’idea che si possa comunicare tra questi due mondi è qualcosa
che rappresenta la possibilità di qualcosa oltre e di qualcosa di
magico”.
Si tratta dunque di un film
emotivamente forte, che permette però anche di riscoprire la forza
delle relazioni e della vita umana. In questo articolo,
approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a
Giorni d’estate. Proseguendo qui nella lettura
sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e al
finale. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Giorni d’estate
Protagonista del film è
Alice, una scrittrice indipendente ed esperta di
folklore, che conduce una vita solitaria tra le scogliere a picco
sul mare nell’Inghilterra meridionale. Siamo negli anni della
Seconda guerra mondiale e Alice ha deciso di isolarsi nel suo
studio, lontano dai bombardamenti, per dedicarsi ai miti,
analizzandoli in un’ottica scientifica e cercando di sfatarli per
negare l’esistenza della magia.
La donna trascorre le sue giornate
da sola ed è perseguitata da una storia d’amore del passato, da
quando è finita, infatti, non ha più aperto il suo cuore a nessuno.
Un giorno le viene affidato un giovanissimo sfollato londinese di
nome Frank. Alice deve prendersi cura di lui, dopo
che la città è stata bombardata, ma vede il ragazzo solo come un
ostacolo ai suoi studi e alle sue ricerche. Giorno dopo giorno,
però, i due si renderanno conto di aver più cose in comune nel loro
passato.
Il cast e le location dove si sono svolte le riprese
Ad interpretare Alice vi è l’attrice
Gemma Arterton, vista nei film
Scontro tra titani e The
King’s Man – Le origini. L’attore Lucas
Bond, noto per aver interpretato il giovane Cassian in
Andor, è qui presente nel ruolo di Frank.
GuguMbatha-Raw, recentemente
vista nel ruolo di Ravonna Renslayer in
Loki, interpreta invece Vera. Completano poi il cast
Penelope Wilton nel ruolo di Alice da anziana,
Tom Courtenay in quello di Mr Sullivan e
Dixie Egerickx nel ruolo di Edie.
Le riprese di Giorni
d’estate sono state effettuate nell’EastSussex, nelle città di Seaford e
Brighton e nella contea del Kent.
Le location nel Kent comprendevano il ChathamHistoric Dockyard e Anchor Wharf,
con riprese del Dover Castle a
Dover. Gli esterni del Sail and Colour
Loft, Church Lane e
Ropery del Dockyard sono stati
interpretati come strade della East London durante
il Blitz; la Captain’s House
sulla Officer’s Terrace è stata utilizzata come
casa bombardata e le cantine della Fitted Rigging
House sul Wharf sono state utilizzate
come rifugio antiaereo.
Il finale del film
Nel corso del film, il giorno prima
del compleanno di Frank, Alice viene informata che suo padre è
stato ucciso in battaglia e deve dargli la notizia. Essendo stata
devastata dall’analoga perdita del padre, Alice decide di rimandare
la comunicazione a Frank. Il bambino, però, finisce con lo
scoprirlo comunque e incolpa Alice per non averglielo detto. Nel
corso della discussione, il bambino cade e scivola dalla scogliera
in mare, dove Alice si tuffa poi per salvarlo. Il giorno dopo,
Alice porta la colazione a Frank, che inizialmente la rifiuta.
Alice gli rivela di aver perso il
padre anni prima e di aver faticato a farsene una ragione. Gli
mostra poi la stanza che ha preparato per lui, confortandolo quando
si arrabbia guardando alcune foto di famiglia. Quando tornano a
casa, qualche giorno dopo, trovano Vera ad aspettarli. Per sua
fortuna non era in casa al momento dell’attentato. Vera confessa di
aver architettato la scelta di Alice come ospite per Frank, perché
sapeva che se le fosse successo qualcosa, Alice si sarebbe presa
cura di lui.
Il racconto si sposta poi al
presente, dove Alice sta completando il suo manoscritto quando Vera
la interrompe improvvisamente. Dopo essersi riunite qualche tempo
fa, le due vivono ora insieme. Mentre passeggiano sulla spiaggia,
si unisce a loro un Frank adulto, venuto in visita. Frank scopre la
dedica nel manoscritto di Alice e, con sua grande sorpresa, è
dedicata a lui.
Il trailer di Giorni
d’estate e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Giorni
d’estate grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 8
luglio alle ore 21:20 sul canale
Cielo.
In arrivo nelle sale italiane il 25
agosto, Giorni d’estate (Summerland) è un film
della regista Jessica Swale, con Gemma Arterton, Gugu
Mbatha-Raw e Lucas Bond protagonisti. La
giovane Jessica Swale si era già fatta un nome nel
teatro inglese, vincendo l’ambito Laurence Olivier
Award per la sua commedia Nell Gwynn,
alla quale ha lavorato sempre con Mbatha-Raw e
Arterton, che sta tra l’altro per essere
trasformata in un lungometraggio. Con Giorni
d’estate, suo primo lungometraggio che ha scritto e
diretto, ha invece ricevuto il BAFTA JJ Writers’
Fellowship nel 2012, convertendosi rapidamente in un nome
di spicco tra i registi esordienti.
Giorni d’estate, la trama: una
“gravidanza” inaspettata
In Inghilterra, durante la Seconda
Guerra Mondiale, molti bambini vengono evacuati dalle città e
inviati in piccoli villaggi presso famiglie locali che si prendono
temporaneamente cura di loro. Quando Frank
(Lucas Bond), uno di questi bambini, arriva a casa
di Alice (Gemma Arterton), una
scrittrice solitaria perseguitata da una passata storia d’amore,
lei è riluttante ad accettarlo. A poco a poco, però, man mano che
si conoscono, l’innocenza e la curiosità di Frank aprono il cuore
di Alice, permettendole di svelare ricordi e sentimenti che pensava
di aver dimenticato. La nostra protagonista di renderà presto conto
che le ferite possono guarire e che la speranza e le seconde
possibilità esistono. Insieme scopriranno di avere in comune molto
più di quanto immaginassero e che, a volte, lasciar correre la
fantasia può condurci in luoghi che non avremmo mai pensato
potessero esistere.
Il racconto di Giorni
d’estate è immerso in un’estetica che nuota tra il
fantastico e il realistico. Di conseguenza, la direzione artistica
ha sì sviluppato una messa in scena che ricrea il momento storico
in cui il film è ambientato, ma concentrandosi sugli universi
narrativi che ne vengono proposti all’interno e su quell’ingenuità
fuori e dentro dallo schermo che trasporta il pubblico in quegli
specifici ideali. La fotografia sfrutta al meglio gli esterni, che
danno vera vita al film, evocando i miti e le leggende citati, una
parentesi “artistica” che si contrappone efficacemente alla cornice
della Londra in guerra.
Un cast diretto splendidamente
La sceneggiatura di Giorni
d’estate si avventura anche nella rivendicazione
dell’omosessualità femminile, evidenziando le difficoltà che il XX
secolo poneva nei confronti di tutto ciò che non era socialmente
non accettato. Se a questo aggiungiamo il cuore di un bambino
bisognoso di affetto, troviamo gli elementi giusti per realizzare
un dramma con un chiaro aspetto ideologico e che punta direttamente
alle corde dello spettatore.
Giorni d’estate
supera quelle che potrebbero porsi come formule convenzionali di
sceneggiatura grazie a una produzione meticolosa, attenta ai
dettagli e all’atmosfera, alla personalità di ogni inquadratura e
sequenza e, soprattutto, a un lavoro efficace con un cast
impeccabile. Il film di Swale è un incantevole
gioco di equilibrio tra passato, presente e futuro, narrato dal
presente di Alice, con occasionali salti soprattutto in un passato
che vuole dimenticare. Ogni filo gioca su diversi tropi familiari
di altri film d’epoca queer, armonizzandoli per raccontare un tipo
diverso di narrazione.
Non c’è quindi da stupirsi che
Gemma Arterton, se da un lato ha dentro di sé
l’ironia e l’amarezza tipica dello humor inglese, dall’altro
contrappone questa inclinazione a un’umanità e a una sensibilità
che estrapola al suo personaggio attraverso l’espressività. Essendo
la colonna portante della storia, mantiene questa intensità scenica
per tutto il film, umanizzando il suo ruolo in misura notevole. In
questo modo, riesce a entrare in contatto sia con il pubblico che
con il resto dei suoi compagni. L’altro protagonista principale è
Lucas Bond, che interpreta Frank. Nonostante la
giovane età, ha già realizzato diversi progetti, ma con questo film
emana un’energia speciale, che si fonde perfettamente con quella
della Arterton. Gugu Mbatha-Raw, invece, appare in
alcuni frangenti ricorrenti nel corso del film, ma in ogni scena
lascia trasparire un’eleganza e un romanticismo naturali che la
rendono eccezionale.
Il “Summerland” di Alice
Basandosi sul termine
Summerland, un luogo immaginario della mitologia wiccan,
la regista e sceneggiatrice Jessica Swale articola in
Giorni d’estate un manifesto personale e per nulla
pretenzioso che, riafferma la singolare alleanza tra la causa
LGTBIQ+ e la filosofia New Age. E’ interessante notare che
Summerland è originariamente stato distribuito nelle sale
statunitensi nel 2020, anno che aveva già accolto un altro film
d’epoca queer di successo, Ritratto della Giovane in
Fiamme di Céline Sciamma, premiato a
Cannes e ambientato nella Bretagna del 1770.
Swale dà vita a una storia
drammatica ambientata geograficamente e mentalmente in un luogo
assolutamente idilliaco – le zone costiere di Dover, che non
conoscono guerra e il Summerland, rifugio spazio-temporale dalle
interperie storiografiche che vogliono minare non solo l’infanzia
di tanti bambini, ma anche la crescita della bambina più grande di
tutte, Alice, per cui l’isolamento a Dover diventa
opportunità di apprendimento, di incontro con chi non pensava
sarebbe mai stata in grado di instaurare un rapporto. E,
soprattutto, di incontro con un pubblico che si innamorerà del suo
personaggio, trasportandolo alto nella vastità narrativa del
Summerland.
Terzo giorno all’Hilton
Sorrento Palace e aria decisamente elettrica per la presentazione,
questa mattina, del listino Warner Bros per i primi sei mesi del
2013. Come si ci aspettava la major ha fatto la parte
Dopo la conclusione
della remunerativa Saga di Twilight, la Eagle si guarda intorno per
cercare di sostituire una tale macchina fabbrica soldi. Cerca di
farlo puntando su un’altra Saga fantasy per ragazzi,
Continua a gonfie vele
la presentazione dei listini delle principali case di distribuzione
italiane che popoleranno le nostre sale nei prossimi sei mesi. Come
le sue colleghe, anche la 20th Century Fox
Si conclude oggi la 44° edizione
delle Giornate Professionali di Cinema – Energy l’appuntamento che
come di consueto ha unito e accolto l’intera industria del cinema
italiano coinvolgendo artisti e operatori del settore. Organizzato
dall’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) con la
collaborazione dell’ANICA (Associazione Nazionale Industrie
Cinematografiche Audiovisive e Digitali), il sostegno del Ministero
della Cultura, del Comune di Sorrento e della Regione Campania e il
patrocinio del Ministero della Transizione Ecologica.
E’ stato Eternals
a vincere il Biglietto d’oro per il maggiore numero di biglietti
venduti della stagione. Il film Disney ha totalizzato 8,1 milioni
di incasso ad oggi e così si posiziona davanti a No Time
To Die della Universal, con 8 milioni, e a Dune
della Warner con 7,3 milioni.
Conquistano il podio nella
classifica dei film italiani più visti della stagione, i Me
contro Te – Il mistero della scuola incantata di Gianluca
Leuzzi distribuito da Warner. Uscito il 18 agosto e con le sale a
capienza ridotta, il film del duo diventato famoso su YouTube è
stato lo stesso un grandissimo successo mettendo insieme 5,1
milioni di euro. Secondo classificato Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di
Morto con 3,1 milioni di euro, atteso sequel del
campione di incassi con il medesimo cast e medesimo team creativo,
mandato in sala da Vision anch’esso in un periodo non facile, per
aiutare l’esercizio (26 agosto) e terzo Freaks
Out di Gabriele Mainetti per 01 Distribution che ad
oggi ha incassato 2,5 milioni di euro. Sceneggiatori e registi di
questi primi 3 film hanno ricevuto le Chiavi d’oro.
Premio speciale alla miglior uscita
evento andato a Time Is
Up di Elisa Amoruso e ancora premi
speciali Claudio Zanchi e Pietro Coccia consegnati dall’ANEC
rispettivamente al talento emergente (Aurora Giovinazzo, Lorenzo
Zurzolo) e al regista esordiente (Gianluca Jodice), ma anche un
premio speciale ANEC a Carlo Bernaschi e il Premio alla carriera
all’ex numero 1 di Universal Italia Richard Borg.
Nell’ultimo giorno all’Hilton,
gli attori Giovanni Esposito e Gianluca Di Gennaro insieme al
regista Alessandro Giglio hanno parlato del film “Black Partenope”;
il regista Giuseppe Alessio Nuzzo ha presentato il documentario
“Farina, acqua e lievito”; il regista Luca Cesana Trovellesi
insieme a Andrea Beruatto, Ugo Dighero, Giacomo Bottoni, Martina
Fusaro, Greta Oldoni, Carola Addalla Said e Kelly Chen hanno
presentato “Criminali si diventa”, il regista Vito Zagarrio con
Andrea Renzi, Antonella Stefanucci, Antonello Cossia, Serena
Marziale il film “Le seduzioni”. Tutti saluteranno il
pubblico in sala alle anteprime aperte al pubblico al Cinema Tasso:
“Black Parthenope” (venerdì 3, ore 21.15), “Farina, acqua,
lievito”con la voce narrante di Marisa Laurito (sabato 4, ore
18.30). Film di chiusura delle Giornate Professionali di Cinema
sarà “Nowhere special – Una storia d’amore” di Uberto Pasolini con
James Norton, Daniel Lamont (sabato 4, ore 21.15). Gli inviti per
le anteprime saranno in distribuzione, fino ad esaurimento, a
Sorrento presso l’Info Point di piazza Tasso. Il programma completo
ed aggiornato è disponibile sul sito www.giornatedicinema.it.
Direttamente dalle Giornate
Professionali di Cinema di Sorrento, arriva il listino
Lucky Red, che ha presentato le sue uscite per i
prossimi sei mesi di cinema in sala. Ecco di seguito i titoli: