“Quando ero un bambino mi
piaceva tantissimo Sergio Leone, ho visto tante volte tutti i suoi
film. Mi piaceva tanto il suo stile, penso che siano realizzati in
maniera eccezionale. All’epoca non sapevo nulla di cinema, ma mi
piaceva il ritmo e l’umorismo che c’era sempre nei suoi film. Anche
se il personaggio principale era un pistolero, alla fine faceva
sempre la cosa giusta.”
Antoine Fuqua ha
confessato così, a cuore aperto, la sua passione per Sergio
Leone, una passione che lo accompagna fin da bambino e che
si è portato dietro anche nella regia di The Equalizer
Il Vendicatore, il suo ultimo film con protagonista
Denzel Washington che è venuto a presentare a
Roma.
Come ha costruito i
personaggi? Ha lavorato insieme agli attori?
“E’ stato Denzel che mi ha
chiamato a realizzare il film. Lui aveva già letto la sceneggiatura
e già sapeva come sarebbe stato il personaggio. E’ stato proprio
lui ad aggiungere tante caratteristiche al ruolo, rendendolo quello
che vedete sullo schermo. Lui ha deciso di rasarsi a zero, e sempre
lui ha voluto che il personaggio fosse ossessivo compulsivo. Ha
scelto il tipo di abbigliamento del personaggio, con queste camicie
molto larghe. Ha costruito tutti i piccoli dettagli che si sono
aggiunti nel tempo al personaggio. In genere con gli attori parlo
molto, mi piace fare ricerche sui personaggi e costruirli con gli
attori stessi. Alla fine però voglio anche essere sorpreso da loro
e magari qualche volta loro tirano fuori dettagli che diventano
importanti.”
Nel film non ci sono solo i
cattivi canonici. La polizia, ad esempio, non è rappresentata
sempre sotto una luce positiva. Come vede le istituzioni, alla luce
anche delle notizie della cronaca americana.
“Non mi piacciono le
istituzioni. Mi piacciono i poliziotti buoni, ma in generale non mi
piace l’abuso di potere, a qualsiasi livello. I poliziotti,
soprattutto quelli che girano per strada e che hanno un contatto
con le persone, hanno prestato un giuramento di proteggere i
cittadini, ma non è sempre così. Quindi ogni volta che posso
enfatizzo questo aspetto. Il mio rapporto con le istituzioni è di
odio e amore.”
In Training Day Los Angeles
era definita come una giungla. Com’è invece Boston, in cui è
ambientato questo film? Come mai ha scelto questa città e come mai
i cattivi sono esponenti della mafia russa?
“Boston era l’ambientazione
della storia da sceneggiatura, così come i russi erano già presenti
nella storia. Boston è però un grande personaggio; per definizione
è la città dell’istruzione, di Harvard, ma è anche la città degli
operai; è una città piccola ma con tanti segreti. Inoltre è la
città della mafia: c’è la mafia russa, la mafia italiana, la mafia
irlandese. E’ facile sparire a Boston. Durante le riprese del film
era un atto un processo contro un rappresentante della mafia
irlandese, e l’autista che mi portava sul set ogni giorno era un
amico di questo personaggio. Un giorno ci fermiamo e si mette a
salutare un ragazzo, scopro poi che anche questo ragazzo era
implicato nel processo e dopo una settimana è stato trovato morto.
Ecco, questa è Boston.”
Qual è stata la difficoltà
più grande durante la realizzazione del film?
“La cosa più difficile di ogni
film è il primo giorno. Il regista deve trovare sempre il ritmo
giusto con la nuova troupe, il nuovo cast, e con Denzel non
lavoravo da 13 anni, per cui non sapevo se saremmo riusciti a
ritrovare la sintonia che avevamo raggiunto sul set di Training
Day.”
Che influenze registiche ha
avuto nella sua carriera? E, se ne avesse la totale libertà, di
quale film farebbe un remake?
“Ho sempre visto tanti film.
Oltre a Sergio Leone, mi hanno sempre ispirato Scorsese, Coppola e
alcuni grandi film, anche di quelli molto vecchi, come il Primo
Scarface. Adoro Fellini, faceva film sulle persone e lui aveva un
modo così particolare di fare che non sarei assolutamente capace di
rifarlo. Un altro film che mi piace tanto è Nuovo Cinema Paradiso,
quando sono triste lo rivedo sempre, parla un po’ della mia storia,
di quando ero piccolo e per tenermi lontano dalla strada andavo al
cinema. Se avessi la libertà totale farei il remake di un film,
farei qualcosa tipo Nemico Pubblico, qualcosa che si addice molto
alle mie corde. Oltretutto mi accingo a realizzare I Magnifici
Sette, che è un remake di un western, e lo farò con Denzel
Washington. Quindi avrò già la mia possibilità in questo senso. Ma
alcuni film sono così belli che non oserei mai rifarli.”