Words with
Gods è un bellissimo film collettivo, nato da un
progetto di Guillermo Arriaga che si è avvalso
della collaborazione di illustri colleghi, tra cui Alex de
la Iglesia. I due registi hanno parlato del film, di
quello che per loro vuol dire religione, e di quello che hanno
voluto raccontare con la loro visione del mondo e dell’uomo in
rapporto al senso religioso (o alla mancanza dello stesso).
Con loro erano
presenti anche gli altri realizzato ri del progetto: Hector
Babenco, Amos Gitai, Warwick Thorton. Il primo ad
intervenire è proprio de la Iglesia, che dissente sull’osservazione
in merito alla mancanza di miracoli in un film su dio e sulle
religioni.
“Non sono d’accordo – ha
dichiarato il regista – nell’ultimo segmento del film c’è un
miracolo, e anche alla fine del mio segmento sembra esserci un
miracolo. Ma anche all’inizio, con il miracolo della vita. Ci sono
diverse forme di miracolo.”
Segue Amos Gitai,
che chiamato altrove, ha però prima ringraziato lo stesso Arriaga
per aver messo insieme tanti registi, trai quali anche gli assenti
Mira Nair, Emir Kusturica e Hideo
Nakata, impegnati in un tema così complicato come il
rapporto tra uomo e Dio. E su questo rapporto si è espresso
Guillermo Arriaga: “Penso che ogni esperienza
umana sia una contraddizione e la religione non fa eccezione. La
condizione umana stessa è una contraddizione. Un cineasta è
impegnato nelle contraddizioni della condizione umana e non nella
purezza della religione e quindi ne dipinge le
contraddizioni.”
Alex de la Iglesia:
“Credo che l’essere umano sia nel profondo un peccatore. Nel
mio film il protagonista è un peccatore, il peggiore, è un killer.
Lui non prova ad essere una brava persona, ma alla fine di fronte
ad un uomo come lui decide di chiedere perdono perché la sua vita è
un casino. E questa è la cosa bella del cattolicesimo, che c’è solo
in questa religione: se alla fine della tua vita ti penti davvero
del male che hai fatto, allora hai la possibilità di
salvarti.”
Guillermo Arriaga:
“Io sono ateo. Nella mia famiglia gli unici peccati erano la
povertà e la corruzione, non il sesso o altre cose. Mio padre era
agnostico, mia madre diceva di essere cattolica, ma non lo era, da
piccolo non ho mai sentito la parola peccato. Io odio che la gente
mi dica cosa fare, e per questo non bevo e non assumo droghe. Odio
che le persone mi dicano cosa fare, per questo ho scelto di
lasciare la massima libertà ai registi che hanno collaborato con
me. Nel mio corto ho voluto lasciare libertà di lettura al
pubblico, e così ognuno può leggervi ciò che preferisce.”
Alex de la Iglesia:
“E’ un bene parlare della religione perché in fondo è come
parlare dei propri sentimenti. Se solo pensiamo ai nostri
sentimenti e ci fermiamo a riflettere sulle cose di cui abbiamo
paura, allora c’è la religione. Si tratta di un dialogo tra te e i
tuoi problemi. Se non ti fai nemmeno una domanda, se non pensi alle
cose di cui hai paura, forse non sei una brava persona.”
Guillermo Arriaga:
“Ho avuto il privilegio di guardare per primo tutti i corti e
di sistemarli in modo tale che avessero un collegamento, ognuno con
il successivo.”
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