“Il barbiere è una persona molto
importante.” Esordisce così John Turturro,
intervenuto a Roma per presentare il suo ultimo film, che ha
scritto diretto e interpretato, Gigolò per
Caso. “E’ vero, ci si confida con il barbiere!”
continua Turturro, quando gli viene chiesto se è vero che ha
raccontato proprio al suo barbiere l’idea per il film. Il caso ha
voluto che questo hair-cutter fosse lo stesso di Woody Allen, e che
abbia fatto da tramite trai due! “E’ andata così, io ne ho parlato
con il barbiere e lui ne ha parlato con Woody, e Woody a sua volta
gli ha detto ‘digli di chiamarmi’ e quindi alla fine è andata
così.“
Il suo è però un gigolò particolare,
non si vede mai nudo, “è come un James
Bond – scherza l’attore e regista – riesce a fare
sesso senza spogliarsi. Scherzi a parte l’idea era quella di
mettere una persona normale, improbabile, nei panni di un
gigolò.“
Tutte le foto della conferenza:
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-Molta dell’esperienza e dei
collaboratori di Passione (suo film precedente da regista) sono in
questo film. Quanto sono legati i due progetti?
JT: “Ho lavorato con Marco
Pontecorvo e Simona Paggi anche in Passione e siamo riusciti a
mettere in questo film ‘Tu si ‘na cosa grande’. Questo non è un
lavoro semplice per cui quando trovi persone con cui lavori bene
vuoi continuare a lavorare con loro e ripetere
l’esperienza.”
Per costruire Fioravante, il suo
gigolò, Turturro si è ispirato ad alcuni suoi amici che sono molto
bravi con le mani, sanno fare un po’ di tutto: un cuoco, un
fioraio, un meccanico. “Volevo parlare di un uomo che sapeva
fare un sacco di cose con le mani, in grado di avere una grande
manualità, che è una cosa che trovo molto attraente, ma che fosse
anche un uomo molto a suo agio con le donne. Ama le donne. Ci sono
tanti uomini che amano il sesso, ma non amano stare con le donne e
preferiscono passare il tempo con gli uomini. Una persona in grado
di ascoltare.”
-Com’è stato dirigere Woody
Allen?
JT: “Arrivava sul set in maniera
molto discreta, silenziosa. Dicevi ‘azione!’ e lui si animava, e
cominciava a recitare come sa fare. Un attore molto semplice da
dirigere, e difficilmente abbiamo fatto più di due o tre ciak. Dopo
la prima ora di lavoro insieme, è andata tutto molto
bene.”
-Quanto è diffuso il
fenomeno della prostituzione maschile?
JT: “Credo poco, sono poche le
donne che pagano per fare sesso, se non in età un po’ più avanzata.
Nel film però la prostituzione diventa una metafora per la fame di
connettersi con altre persone, la voglia di avere un rapporto con
qualcun altro, di essere visti, ascoltati e apprezzati. Sicuramente
il film parla di amicizia e solitudine, e credo che oggi la
solitudine sia una cosa molto presente nella vita di tutti, anche
di chi ha una relazione.”
-Com’è stata invece la
collaborazione con Woody Allen per la sceneggiatura?
JT: “E’ stato brutale. Io gli
mandavo quello che scrivevo e lui: ‘terribile’, ‘non mi piace’,
‘orribile…o forse no’. Perchè all’inizio era solo un’idea, non
sapevo davvero come procedere. Mi ha incoraggiato molto a
sviluppare la storia.”
-Cosa ha imparato dalle
tantissime collaborazioni con alcuni dei più grandi registi
contemporanei?
JT: “Per quello che riguarda la
mia esperienza, collaborare con questi registi mi ha aiutato a
capire come lavoravano, e come si organizzavano. Ma ad un certo
punto è importante sviluppare un percorso personale, non si deve
imitare, ma imparare. Se lavori con i grandi lo puoi fare. Ma la
risposta migliore che posso dare è che spesso si pensa che il film
sia opera di una sola persona. In realtà più lavori e più impari
che si tratta di una collaborazione, il mio film è frutto di una
collaborazione in cui ognuno ha dato un contributo.”
-Nel film si fa riferimento
a Mick Jagger come persona considerata sexy, ma non si può certo
dire che sia bello. Com’è nata la battuta sul
cantante?
JT: “Quando ero piccolo, ricordo
Jagger in tv che cantava, e lo avevano ripreso in primissimo piano,
e mio padre disse ‘non ricordo di avere mai visto una bocca così
grande, sembra stia inghiottendo il pubblico’, eppure Mick Jagger
viene considerato un sex symbol. Tutti noi siamo le star della
nostra vita. Molto spesso ci è capitato di vedere delle coppie, e
ci chiediamo come facciano a stare insieme perchè magari uno è
molto più bello dell’altro, ma ognuno ha la propria sessualità e il
prorpio appeal. Ci sono persone bellissime che sono noiosissime.
Una volta ero ad un corso di recitazione circondato da persone
bellissime, modelle e modelli, assolutamente incapaci di
trasmettere qualcosa. Erano sempre stati abituati a ricevere
attenzione per il loro aspetto e non erano capaci di catturare
l’attenzione con altri mezzi. Sicuramente la sessualità assume
forme diverse e quindi l’esempio di Mick Jagger mi sembrava
calzante. Lo stesso vale per Allen. Lui è sempre stato il
personaggio principale, protagonista di una storia romantica, e la
mia prima ragazza diceva ‘quanto mi pice’ ed io non riuscivo a
capire come potesse piacergli. Poi quando l’ho incontrato di
persona, anni dopo, e l’ho sentito parlare, ho capito.”
Gigolò per
caso arriverà al cinema il prossimo 17 aprile e verrà
distribuito in 400 copie.