Dopo la versione bootleg di ieri, ecco un video in HD che mostra Smaug in azione, o meglio una primissima e fugace visione di quella che sarà la furia distruttrice di
Beorn: alla scoperta dei personaggi de Lo Hobbit
Beorn compare solo ne Lo Hobbit ed è uno dei personaggi più misteriosi e interessanti di tutta la mitologia tolkieniana, insieme a Tom Bombadil.
Alcuni dicono che è un orso discendente dai grandi e antichi orsi delle montagne che vivevano lì prima che arrivassero i Giganti. Altri dicono che è un discendente dei primi Uomini che vivevano in questa parte del mondo, prima che vi arrivassero Smaug e gli altri draghi, e prima che gli Orchi arrivassero dal Nord sulle colline. Quale sia la verità non saprei dirlo, anche se personalmente mi pare più verosimile la seconda ipotesi.
Lo Hobbit
E’ un mutapelle, in quanto può trasformarsi in orso, anche se non vengono mai ben descritte le modalità in cui egli cambia il suo aspetto. Vive tra le Montagne Nebbiose e il Bosco Atro e aiuterà Gandalf, Bilbo e i 13 Nani a trovare ristoro e riposo dopo la disavventura con gli Orchi. Tornerà poi durante la battaglia dei Cinque Eserciti, uccidendo personalmente Bolg, il capo degli orchetti del Sud.
Il suo aspetto è quello di un “omone dalla fitta barba nera, capelli neri, grosse braccia e gambe nude dai muscoli nodosi”… “indossava una tunica di lana che gli arrivava alle ginocchia, e si appoggiava a un’ascia enorme”. Caratterialmente è invece descritto come schivo e diffidente verso i visitatori, specialmente se nani. Solo l’ingegno di Gandalf permetterà alla compagnia di riuscire ad entrare nella sua casa e di beneficiare della sua ospitalità.
Ama moltissimo gli animali per cui non caccia, e mangia solo panna e miele delle api giganti che alleva lui stesso. Odia sopra ogni cosa gli Orchi che hanno occupato le Montagne che lui riteneva essere suo territorio. In un’occasione, Gandalf afferma che Beorn “non è soggetto a nessun potere magico tranne che al suo”. La parola “beorn” significa orso e deriva da béo, ovvero ape, in riferimento all’amore che gli orsi hanno per il miele.
La sua casa fu disegnata da Tolkien stesso sul modello di una tipica sala germanica. Nel film su Lo Hobbit del 1977 il personaggio di Beorn è stato tagliato. Verrà invece compreso nella trilogia di Peter Jackson che ha affidato all’attore Mikael Persbrandt il compito di interpretarlo.
Quentin Tarantino: dalla tv per HBO alla letteratura?
Arrivano dichiarazioni sorprendenti dalla bocca di Quentin Tarantino che dopo aver spaventato i suoi fan con la volontà di non continuare ancora per molto la carriera di regia, arriva un’altra dichiarazione di quanto il regista americano sia un po’ stufo del mondo del cinema. Le dichiarazioni sono stare rilasciate durante la storica roundtable organizzata da The Hollywood Reporter:
Non ho intenzione di fare il regista ancora per molto. Mi piacerebbe lavorare ad un romanzo o libri sul cinema, anche di critica. Le vie che sta prendendo il cinema è sconvolgente. Le proiezioni digitali sono praticamente televisione proiettata. Preferirei adattate per la tv una mia grossa sceneggiatura, farne una serie con la HBO, senza avere limiti di tempo e contenuti. Punterei a una mini-serie da sei ore.
Per scoprire tutta la conversazione vi rimandiamo all’articolo originale: The Hollywood Report
Zero Dark Thirty: Foto e Clip
Sundance Film Festival 2013: tra Sesso e Commedie
Chi ha incastrato Roger Rabbit: 3D e sequel
Oscar 2013: candidati agli effetti visivi
The Academy of Motion Picture Arts and Sciences ha annunciato i dieci film rimasti in gara per l’Oscar ai migliori Effetti Visivi. I membri dell’Accademy saranno invitati, Giovedi 3 Gennaio 2013, a vedere 10 minuti estratti da ogni film. Dopo le proiezioni, i membri restringeranno l’elenco alla cinquina che concorrerà effettivamente alla statuetta. Le nomination per l’85°edizione degli Academy Awards andrà in onda Giovedì 10 Gennaio 2013 e la cerimonia in diretta mondiale avverrà Domenica 24 Febbraio 2013 sul canale ABC.
I candidati sono:
– The AmazingSpider-Man
– Cloud Atlas
– The Dark Knight Rises
– The Hobbit: An Unexpected Journey
– John Carter
– Life of Pi
– The Avengers
– Prometheus
– Skyfall
Fonte:Worstpreviews
Monsters Univeristy: Locandina con Mike e Sully!
La Pixar ha rilasciato online il un nuovo poster per il prequel di Monsters & Co., dal titolo Monsters University la storia torna indietro nel tempo per raccontare di come Mike (il doppiatore americano è Billy Crystal) e Sully (il doppiatore americano è John Goodman) si sono incontrati al college e di come si sono conosciuti fino a diventare grandi amici. Il nuovo film è diretto da Dan Scanlon è previsto nei cinema il 21 giugno 2013.
Fonte: Worstpreviews
Predator 1987: recensione del film con Arnold Schwarzenegger
Predator è il film cult del 1987 diretto da John McTiernan e con protagonisti nel cast Arnold Schwarzenegger, Carl Weathers, Elpidia Carrillo, Kevin Peter Hall e Sonny Landham
- Anno: 1987
- Regia: John McTiernan
- Cast: Arnold Schwarzenegger, Carl Weathers, Elpidia Carrillo, Kevin Peter Hall, Sonny Landham
Trama: Un commando di
recupero delle Forze Speciali statunitensi addestrate dalla CIA
viene inviato nello sperduto paese di Val Verde, in America
Centrale, per soccorrere l’equipaggio di un elicottero con a bordo
il ministro di un Paese alleato, che si pensa sia stato
imprigionato dai guerriglieri antigovernativi della zona. La
squadra, sbarcata nella jungla, scopre l’elicottero su cui
viaggiava il ministro è stato abbattuto da un missile portatile.
Vicino all’elicottero sono stati lasciati cadaveri scorticati,
presumibilmente di altri soldati. Presto il commando, capitanato
dal Maggiore Dutch Schaefer (interpretato da Arnold
Schwarzenegger), verrà a conoscenza della terribile verità che
affligge quei posti sperduti da anni.
Predator, fantascienza e action
Analisi: Predator è un film fantascientifico del 1987, diretto da John McTiernan e rappresenta il suo maggiore successo al botteghino, pur vantando nella sua filmografia grandi blockbuster come Trappola di cristallo, Caccia a Ottobre Rosso, Die Hard – Duri a morire. Predator divenne un cult del genere fantascientifico, grazie ai sorprendenti effetti speciali, con i quali viene raffigurata la strana creatura, e alla presenza di un Arnold Schwarzenegger in gran forma, lanciatissimo da film precedenti quali i due Conan, Terminator e Commando. Questo lungometraggio non fa che confermare il periodo fortunato dell’aitante attore austriaco, periodo che continuerà successivamente con altri film di successo.
Sebbene venga
catalogato come film fantascientifico, Predator si presenta
soprattutto come film d’azione, che strizza l’occhio al genere
horror. Essendo ambientato in una fitta jungla ed avendo tra i
protagonisti una minacciosa creatura aliena, può essere considerato
un mix di due altri lungometraggi cult precedenti:
Rambo e Alien.
La vicinanza di Predator e Alien
non è solo un’evocazione tra gli amanti del genere, ma anche una
percezione degli addetti ai lavori. Tant’è che nel 2004 è stato
realizzato uno spin-off: Alien vs. Predator,
diretto da Paul W.S. Anderson.
Il grande entusiasmo che Predator suscitò nel pubblico, spinse la realizzazione di due sequel. Nel 1990 il regista Stephen Hopkins ha diretto Predator 2, ambientato a Los Angeles. L’attore protagonista è Danny Glover, già molto noto ai fan del genere action per il suo ruolo di Arma Letale. Prodotto più recente del franchise è Predators, uscito il 7 luglio 2010, diretto da Paul W.S. Anderson, che forse più che un sequel del primo film, ne è un reboot.
Il Trailer Italiano de La Migliore Offerta di Giuseppe Tornatore!
E’ online il Trailer italiano de La Migliore Offerta di Giuseppe Tornatore, la pellicola arriverà nelle sale il 1° Gennaio 2013. Il film, girato in lingua inglese e con cast internazionale
Christopher Nolan voleva Heath Ledger come suo Batman?
Dopo la chiusura, per alcuni non troppo trionfante, della sua trilogia su Batman, Christopher Nolan continua a rilasciare interniste a riguardo. Quello che viene fuori adesso ha del romantico e dell’inquietante, perchè l’argomento principale delle sue nuove dichiarazioni è Heath Ledger.
Sembra infatti che Nolan abbia preso in considerazione l’opportunità di scegliere proprio Ledger per interpretare Batman/Bruce Wayne. In realtà le cose sembrano andate diversamente: quando Nolan cercava il suo Batman che cominciare le riprese di Batman Begins, ha provinato tantissimi giovani attori, e tra questi c’era anche Heath che però si chiamò immediatamente fuori, dichiarando di non voler mai e poi mai partecipare ad un film sui supereroi. Sappiamo che poi Nolan scelse il buon Christian Bale, e mai scelta fu più indovinata per l’Uomo Pipistrello di nuova generazione.
Tuttavia sembra che in seguito Ledger, visto Batman Begins e ammirata l’impronta registica e realistica che Nolan aveva dato alla storia, abbia poi accettato il ruolo di Joker ancora prima che la sceneggiatura de Il Cavaliere Oscuro fosse terminata.
Inoltre Nolan si lascia sfuggire qualche altra caratteristica del lavoro d’attore di Heath: “Non lavorava tantissimo, gli piaceva interpretare un personaggio e poi smettere di lavorare abbastanza da avere poi fame di un altro ruolo. E questo è successo quando si è unito al mio cast, era davvero pronto per fare un film come quello”.
Il Trailer Italiano di Hitchcock con Anthony Hopkins e Scarlett Johansson!
Al via un nuovo misterioso progetto per la Pixar
Gangster Squad: la prima featurette
Oggi vi mostriamo grazie alla Warner Bros, la prima featurette di Gangster Squad, il gangster movie con un super cast diretto da Ruben Fleischer e basata sulla vera storia del gangster Mickey Cohen, interpretato dal due volte premio Oscar Sean Penn.
Senza paura di puntare troppo in alto, Fleischer dice di rifarsi a titoli come Il Padrino e Gli Intoccabili, chiarendo l’intenzione di realizzare un gangster movie per le nuove generazioni. Le premesse ci sono tutte, basta guardare al cast, che oltre a Penn comprende Josh Brolin, Ryan Gosling, Emma Stone, Nick Nolte, Michael Peña, Anthony Mackie e Giovanni Ribisi.
Di seguito la prima featurette:
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Iron Man 3: ecco Rebecca Hall
Ecco tre nuove immagini di Iron Man 3 direttamente dal sito della Marvel (via Collider), in cui possiamo ammirare la bella Rebecca Hall per la prima volta in un fermo
Beautiful Creatures: la sedicesima luna, ecco tre character poster
Ecco tre character poster per Beautiful Creatures – La Sedicesima, nuova saga cinematografica che mescola fantasy e love story e che potrebbe essere, per fan e botteghini, un buon surrogato della saga di Twilight, appena conclusa.
Ecco i tre protagonisti del film: Lena Duchannes interpretata da Alice Englert, Ethan Wate interpretato da Alden Ehrenreich e la sempre pià bella Emmy Rossum nei panni di Ridley Duchannes.
Nel cast di Beautiful Creatures – La Sedicesima anche Emma Thompson, Jeremy Irons e Viola Davis. Breautiful Creatures: la sedicesima luna uscirà in Italia in prossimo 21 febbraio.
Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato, altri tv spot e uno sguardo a Smaug!
Mattina felice per gli amanti di Tolkien e delle sue acclamate versioni cinematografiche jacksoniane. Ecco infatti altri tre spot tv de Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato,
Ian McKellen parla del suo ritorno in X-Men: Giorni di un futuro passato
Arriva il primo commento di Ian McKellen sul ritorno nei panni di Magneto nel prossimo X-Men: Giorni di un futuro passato di Bryan Singer. A strappare il commento a caldo ciha pensato The Huffington Post, ecco le sue dichiarazioni: “What a gas! ‘ha detto l’attore. “Voglio dire, Patrick Stewart abbiamo appena lavorato su Aspettando Godot in tutta l’Inghilterra e nel West End di Londra. Quindi, siamo stati in contatto. Non ci posso credere [ride]. Ho pensato che questi due ruoli ormai erano di Fassbender e McAvoy , ma – no, no – siamo tornati. Daremo loro un volto nel presente. Voglio dire, non ho letto la sceneggiatura, quindi non so quanto avremo modo di fare. Ma, essere di nuovo in quel mondo, e con Bryan Singer a farlo – con tutto il successo che ha avuto nel frattempo – è meraviglioso. Meraviglioso. “
Parlando di Michael Fassbender – “Ho pensato che era proprio perfetto: di prima classe, Excellent … ho pensato che era meglio di me, ma non abbiamo interpretato lo stesso personaggio perché era molto più giovane del mio..”
Vi ricordiamo che Ian McKellen e Patrick Stewart si riuniscono al cast del sequel di X-Men: l’inizio che vede il ritorno dei protagonisti James McAvoy, Jason Flemyng, Jennifer Lawrence, Michael Fassbender, e Nicholas Hoult. In attesa di ricevere la conferma ufficiale del ritorno anche di Hugh Jackman nei panni di Wolverine. X-Men: Giorni di un futuro passato uscirà negli USA il 18 Luglio 2014.
Lezioni di Piano: recensione del film di Jane Campion
Lezioni di Piano è il film del 1993 diretto da Jane Campion e con protagonisti nel cast Holly Hunter, Harvey Keitel, Anna Paquin, Sam Neill e Kerry Walker
- Anno: 1993
- Regia: Jane Campion
- Cast: Holly Hunter, Harvey Keitel, Anna Paquin, Sam Neill, Kerry Walker
Trama: Ada McGrath
è muta dall’età di sei anni e suona il piano con grazia. Costretta
dal padre, nel 1863 si trasferisce dalla Scozia in Nuova Zelanda
insieme alla figlia per sposare un proprietario terriero.
Quest’ultimo la priverà del suo prezioso strumento, mentre George Baines, un bianco che vive con i maori, le concede il piano in cambio di un’ambigua promessa che schiuderà le porte del sentimento.
Analisi:
“C’è un grande silenzio dove non c’è mai stato suono. C’è un grande silenzio dove suono non può esserci, nella fredda tomba del profondo mare.”
Con Lezioni di Piano, Jane Campion ci ha regalato un capolavoro che va dritto al cuore, in grado di evocare suggestioni letterarie che attingono al repertorio brontiano, per i paesaggi tempestosi e le tormentate passioni dei personaggi, ma anche alla muta Marianna Ucria di Dacia Maraini.
Tuttavia, al di là della produzione letteraria, l’opera della Campion è un classico memorabile della cinematografia, inscindibile dalle note straordinarie che ascoltiamo durante la sua visione, composte da Michael Nyman e rese immortali dal successo della colonna sonora, nonché della pellicola. Il tema The Heart Asks Pleasure First è forse tra i più celebri degli anni novanta, impossibile da disgiungere da Lezioni di Piano così come profondo, intimo e totalizzante è il legame tra Ada e il suo pianoforte.
Lezioni di Piano, il film culto di Jane Campion
L’iniziale solitudine in terra straniera provata dalla donna è infatti un’eco dell’indimenticabile fotogramma del piano sigillato sulla spiaggia burrascosa: lo strumento inaccessibile stagliato contro il mare in tempesta proietta il senso di abbandono di Ada e il suo invalicabile silenzio nella bufera della vita, che in realtà cela un tumulto interiore di pensieri ed emozioni.
Il dolore della separazione dall’amato strumento sancisce l’ostilità di Ada nei confronti della sua nuova esistenza, soprattutto per il nuovo marito, che la costringe a separarsi dal piano.
Soltanto George
Baines, uomo incolto e rude, mostrerà la sua sensibilità nei
confronti della necessità che Ada nutre per il pianoforte, reale
espressione dei suoi pensieri e desideri in un’armonia di note
struggenti in grado di comunicare ben più delle parole. Ma
l’incontenibile passione di Baines per Ada mette a dura prova
l’equilibrio della donna con la sua proiezione espressiva, quel
pianoforte che si rivela solo un pretesto per assicurare il piacere
dell’uomo.
La stessa Ada si schiude alla sensualità suscitando la gelosia ossessiva del marito fino a tragiche conseguenze. Così, per un tasto che manca, un dito compromesso, all’inefficienza dello strumento non più integro si accompagna la mutilazione fisica e dell’anima. E quando le profondità del mare reclamano i lori destini inseparabili, la volontà di Ada si apre infine alla vita.
Jane Campion ci regala un’affascinante iniziazione alla vita, esalta il lato romantico e sensuale di un’esistenza apparentemente compromessa dall’assenza della parola: in un perfetto equilibrio tra dramma e sentimento, non mancano colpi di scena e suggestioni visive, come le impronte sulla sabbia che si uniformano in un’unica direzione, percorsa dal leggero passo di Ada.
Con i suoi paesaggi burrascosi e una selvaggia palude abitata dai nativi, il film ci fa respirare quella terra umida, fangosa, immersa in una tavolozza di colori freddi e sfumati, talvolta sostituiti da tonalità calde e più intime.
L’impeccabile lavoro svolto da Jane Campion alla regia, nonché alla sceneggiatura premiata con l’Oscar, è suggellato in una pellicola acclamata e premiata sin dal Festival di Cannes con la Palma d’Oro e l’interpretazione femminile della sua straordinaria protagonista, Holly Hunter. Più che con la gestualità, l’attrice è in grado di comunicare con i suoi occhi caldi e le espressioni del viso, mostrandosi perfettamente all’altezza del ruolo di pianista. È davvero lei a suonare in modo trascinante e ipnotico le vibranti note del piano. La sua interpretazione conquista tutti, aggiudicandosi diversi riconoscimenti tra cui l’Oscar come migliore attrice protagonista.
Premio storico anche
per Anna Paquin, che vince l’Oscar di migliore
attrice non protagonista ad appena dieci anni. La piccola si cala
perfettamente nei panni di una bambina contraddittoria, benevola ma
pronta a mostrarsi vendicativa quando i suoi desideri non vengono
assecondati. E se Sam Neill ci offe un esatto
ritratto del marito geloso e insensibile, memorabile è
l’interpretazione di Harvey Keitel, che siamo
abituati a vedere nei panni di uomini duri e brutali, ma che in
Lezioni di Piano si misura con un ruolo
inedito e oltremodo passionale, regalandoci un misto di ardore e
fragilità ammalianti.
Lezioni di Piano è un testamento dell’esplorazione dell’universo femminile declinato con strabiliante sensibilità, una sinfonia di suoni e immagini perfetta, irripetibile e impossibile da dimenticare.
Lezioni di Piano colonna sonora
La colonna sonora del film è opera del compositore inglese Michael Nyman. Il titolo del tema principale è The heart asks pleasure first.
https://youtu.be/rfpHj1lC5Yk
Once: recensione del film di John Carney
Once è il film del 2006 diretto da John Carney e con protagonisti nel cast Glen Hansard, Markéta Irglová e Geoff Minogue
Anno: 2006
Regia: John Carney
Cast: Glen Hansard, Markéta Irglová, Geoff Minogue, Gerry Hendrick, Alaistair Foley, Hugh Walsh, Bill Hodnett, Danuse Ktrestova, Marcella Plunkett
Trama: Dublino.
Lei è un’immigrata dell’est, un’eccellente pianista costretta a
fare la colf per mantenere la figlioletta. Lui è uno straordinario
cantante di strada che per sfamarsi ripara aspirapolvere nel
negozio di suo padre. Entrambi hanno un sogno nel cassetto: lei
avere un pianoforte tutto suo, lui incidere un disco con le sue
canzoni, che ha scritto per la donna che lo appena lasciato per
trasferirsi a Londra, facendolo piombare nella disperazione. Un
giorno lui e lei si incontrano e così ha inizio una storia che
scorrerà come una musica dolce, cominciata per caso tra le corde di
una chitarra e trascinata giù per il tubo di un aspirapolvere
rotto, tra frasi non dette e carezze negate, tra sguardi
appassionati e dolci abbracci, lunghe passeggiate in moto verso il
mare e tanta musica, cantata e suonata, e infine uno studio di
registrazione. Ma non è detto che i due riusciranno a rimanere
uniti perché ognuno ha un’altra vita che lo attende…
Once, piccolo cult movie
Analisi: Piccolo cult movie degli ultimi anni, Once è un film indipendente scritto e diretto da John Carney.
La musica è la grande protagonista nonché il cuore emotivo di questo film parzialmente autobiografico realizzato dal regista irlandese, ex musicista della band The Frames. La sua dedizione al progetto è decisamente palpabile nella forma quasi documentaristica impiegata, che aggiunge una dimensione autentica al racconto di una storia d’amore che si consuma con la musica. L’uso della camera a mano, gli zoom, gli stacchi frequenti accompagnati da lunghi piani sequenza seguono il racconto di un rapporto delicato e profondo suggellato dalla passione per le note: quelle di una chitarra o di un pianoforte, quelle della voce e delle profondità dell’anima.
I due protagonisti sono semplicemente un lui e una lei senza nome, eppure caratterizzati in modo brillante. Li interpretano due attori non professionisti. L’irlandese Glen Hansard è il cantante e chitarrista della band in cui in passato suonava anche il regista del film. La sua profonda voce anima canzoni melodiche e dall’incisiva strumentazione, accompagnate dal delicato contributo di Markéta Irglovà, giovane cantautrice polistrumentista originaria della Repubblica Ceca. La loro splendida colonna sonora costituisce effettivamente il cuore pulsante della narrazione, sostituendosi spesso ai dialoghi e rivelandosi oltremodo efficace nel delineare un rapporto di profonda complicità sublimata nella musica.
Le strade di Dublino e
i paesaggi irlandesi rendono ancor più evocativa una
pellicola realizzata con sentimento, una sorta di musical che
scorre delicatamente come le magnifiche note che lo
accompagnano.
Vincitore del Premio del Pubblico al Sundance Film Festival nel 2007, Once è andato ben oltre il suo status di film di nicchia, conquistando la critica e registi di fama internazionale: lo stesso Steven Spielberg ha confessato di essere rimasto ispirato dalla visione di questa pellicola.
La definitiva consacrazione giunge con l’assegnazione dell’Oscar ai due protagonisti per la Migliore canzone originale, la straordinaria “Falling Slowly”.
Assistiamo così a un perfetto esempio di commistione tra cinema, musica e vita: l’evidente alchimia tra Glen Hansard e Markéta Irglovà si realizza in una relazione sentimentale oltre il grande schermo e soprattutto nella collaborazione professionale. I due hanno infatti proseguito la loro collaborazione artistica, su cui è inoltre incentrato il documentario The Swell Season realizzato lo scorso anno.
Once è dunque un magico esempio di una genuina cinematografia, priva di virtuosismi, ma che confluisce nell’espressione autentica della vita.
Grandi Speranze: recensione del film di Mike Newell
Nel periodo di povertà creativa in cui versa il cinema, sembra naturale rivolgersi ai franchise di successo o alla letteratura, che da sempre offre tanto materiale da riportare sul grande schermo. E’ quello che deve aver pensato anche Mike Newell quando ha accettato di mettersi al timore dell’adattamento cinematografico di Grandi Speranze, dall’omonimo capolavoro letterario di Charles Dickens.
Grandi Speranze, come il romanzo, segue le vicissitudini di Pip, giovanotto povero e orfano, ma dalle grandi speranze, che sogna di diventare un gentiluomo e di poter ambire finalmente alle attenzioni di Estella, viziata e altezzosa signora che Pip ha incontrato da bambino e che non ha mai lasciato i suoi pensieri.
La comparsa di un misterioso benefattore permette al ragazzo di lasciare la bottega di fabbro dove lavora da apprendista e di trasferirsi a Londra, dove imparerà le buone maniere, entrerà a contatto con la società bene londinese e rivedrà, cresciuta e sempre più bella, la corteggiatissima Estella. La vita del giovane sembra assumere così una piega definita, fino a quando oscure rivelazione sulla vera identità del suo benefattore non metteranno in crisi le sue certezze e in pericolo la sua vita.
Recensione film Grandi Speranze di Mike Newell
Il regista di Quattro Matrimoni e un Funerale si trova a gestire un cast straordinario di attori preparatissimi insieme ad una grande storia romantica in cui i valori predominanti sono l’onore, l’amore e l’orgoglio, il tutto però tenuto insieme da una sceneggiatura frettolosa e un po’ discontinua, che regala una serie di quadri senza avere la capacità di dare una sensazione di continuum alla storia.
David Nicholls, autore del bellissimo romanzo Un Giorno, si cimenta di nuovo nella sceneggiatura, dopo aver adattato per lo schermo nel 2011 il suo stesso libro, e come è capitato per One Day, anche per Great Expectations l’operazione non può considerarsi riuscita.
In tutta la storia
aleggia la fretta di raggiungere i momenti salienti dell’intreccio,
lasciandoseli sfuggire una volta che si presentano, senza nemmeno
riuscire a dare ritmo alla storia, anzi, lasciandola scorrere
lentamente e senza emozioni. Unici momenti importanti da un punto
di vista cinematografico, soprattutto per la bravura degli attori,
sono quelli in cui emerge la scrittura di Dickens, ad esempio
citiamo la dichiarazione di amore totale e incondizionato che Pip
fa ad Estella, oppure la rivelazione di Magwitch al
protagonista.
Il cast, completamente prelevato dai teatri inglesi, vede in prima fila il giovane ma promettente Jeremy Irvine nel ruolo di Pip, già visto in War Horse di Steven Spielberg e come in quel caso chiamato a sollevare le sorti di un film mediocre; il magnifico Ralph Fiennes è Magwitch, mentre Miss Havisham è interpretata con il consueto e gradevole livello di follia da Helena Bonham Carter, che sembra trovare in questi ruoli borderline il suo stato naturale. Completano il cast Jason Flemyng, Robbie Coltrane e la bellissima Holliday Grainger, già vista in Jane Eyre e che tra poco vedremo in un altro atteso cine-romanzo, l’Anna Karenina di Joe Wright.
L’indiscutibile bravura degli attori però non basta a dare ritmo ad un film che dovrebbe fare dell’intreccio di sceneggiatura il suo punto forte ma che invece proprio su questo punto si accascia. Peccato per Newell che dopo aver dato vita a tanti capolavori, sembra stentare a ritrovare quella verve che l’ha reso famoso e apprezzato.
Tutti i (doppi) volti cinematografici di Edward Norton
Attore, regista, produttore cinematografico, sceneggiatore (non accreditato), attivista sociale, ambientalista e tanto altro: stiamo parlando di Edward Norton, conosciuto nel mondo dello show business come attore dal grande talento ed estremamente perfezionista.
Edward Norton, biografia
Nato nel 1969 a Baltimora, nel Maryland, da padre avvocato e madre insegnante, Norton dimostra fin da piccolo di avere una passione per la recitazione, ma passeranno molti anni prima che questa diventi la sua priorità nella vita. Dopo essersi laureato nel 1991 a Yale in Storia, si trasferisce brevemente a Osaka, in Giappone, per lavorare nella compagnia no-profit del nonno, l’Enterprise Foundation. Tornato a New York per seguire la sua passione, frequenta alcune scuole di recitazione e nel 1996 trova un ingaggio nella Signature Theater Company, che stava mettendo in scena il dramma di Edward Albee, Fragments.
Edward Norton, film e filmografia
In quel periodo, partecipa ai provini per il thriller Schegge di Paura (Primal Fear), lasciando tutti a bocca aperta per l’interpretazione del giovane Aaron, a cui aggiunge di sua iniziativa il difetto della balbuzie. Il film, diretto da Gregory Hoblit, è basato sul romanzo giallo di Willem Diehl e racconta la vicenda del brillante avvocato penalista Martin Vain (Richard Gere), deciso a difendere il diciannovenne chierichetto Aaron Stampler, che è accusato di avere ucciso con 78 coltellate l’arcivescovo di Chicago Richard Rushman.
La strabiliante performance di Norton gli regala subito la sua prima nomination come Miglior Attore Non Protagonista alla 69^ edizione degli Academy Awards (vinto da Cuba Gooding Jr. per Jerry Maguire) e il premio nella stessa categoria ai Golden Globe. Prima che il film uscisse nelle sale, si era già sparsa la voce del suo talento, procurandogli nello stesso anno altre due parti, in Larry Flynt – Oltre lo Scandolo di Milos Forman e in Tutti Dicono I Love You di Woody Allen. Nel bio-pic sull’editore della rivista erotica Hustler, Norton interpreta il ruolo dell’avvocato e amico di Flynt, Alan Isaacman, mentre nel musical romantico di Woody Allen è Holden, un giovane innamorato che rischia di perdere la sua promessa sposa (Drew Barrymore). Attraverso i due lungometraggi, molto diversi per genere, Norton mostra ancora una volta in maniera convincente le sue capacità attoriali e, per la prima volta, quelle canore, caratteristiche che gli porteranno varie nomination come Miglior Attore Non Protagonista e Miglior Performance Rivelazione.
Due anni dopo, nel 1998, torna nelle sale con Il Giocatore (Rounders) di John Dahl, un film drammatico che si sviluppa intorno al gioco e al vizio del poker, nel quale interpreta Worm, l’amico baro del protagonista Mike McDermott /Matt Damon.
Tuttavia, il film dell’anno
per Edward Norton è American History
X, lungometraggio drammatico di Tony
Kaye, incentrato sulla questione sociale del razzismo
negli Stati Uniti, in particolare dei Nazi Skinhead.
Per interpretare la parte dello skinheah Derek Vinyard, Norton mette su 9 kg di muscoli, ma sono il suo talento e la sua intelligenza a permettergli di rappresentare in modo sublime la metamorfosi che vive il suo personaggio. Questa sua capacità d’impersonare figure con più personalità diventerà ben presto una cifra stilistica evidente nell’arco di tutta la sua carriera. Grazie a questo ruolo, Edward Norton ottiene molte nomination come Miglior Attore, alcune vinte, altre perse, come la seconda nomination agli Oscar.
Nello stesso anno è contattato da David Fincher, che dopo aver visto la sua perfomance in Larry Flynt lo vuole nel ruolo di co-protagonista/narratore in Fight Club, accanto a Brad Pitt/Tyler Durden. Quando il film esce nelle sale l’anno successivo non ci vuole molto perché entri a far parte dei cult generazionali degli anni ’90; Edward Norton si afferma come star di Hollywood e come attore d’indiscusso talento, ricevendo anche il simpatico premio agli MTV Movie Award per il Miglior Combattimento (contro se stesso).
Nel 2000 esce al cinema il suo primo film da regista e da produttore, dedicato alla madre morta di cancro nel 1997. Si tratta di Tentazioni d’Amore (Keeping The Faith), una commedia romantica nella quale interpreta un giovane prete innamorato della sua vecchia amica d’infanzia (Jenna Elfman), che è allo stesso tempo l’oggetto del desiderio del suo amico rabbino (Ben Stiller). Finalmente ritroviamo Norton nei panni di un personaggio più leggero, lontano dai toni cupi e seri dei suoi ultimi ingaggi. La critica americana apprezza il lavoro dell’esordiente regista, che ci regala una storia d’amore con qualcosa in più rispetto alle altre. Lo stesso anno presta la voce a Demon Bradley, un personaggio dei Simpson, nell’episodio “Truffa oggi… truffa domani!”.
Nel 2001, sebbene non entusiasta della sceneggiatura, accetta una parte in The Score per poter lavorare con Robert De Niro e Marlon Brando. Nick Wells/De Niro, abilissimo ladro di gioielli e opere d’arte, gestisce come copertura un ristorante a Montreal, Quebec, ed è pronto a ritirarsi con la sua compagna in un posto esotico. Tuttavia, il suo vecchio amico e socio Max/Brando lo convince a rubare un oggetto dal valore di 4 mln di dollari, custodito nell’ufficio della Dogana; tutto questo grazie all’aiuto di un suo uomo che lavora all’interno, Jack Teller/Norton, che però, non renderà le cose facili a Wells, cercando di incastrarlo. Il thriller di Frank Oz non convince la critica, al contrario di Robert De Niro ed Edward Norton, il quale, quest’ultimo, mostra bene le tre diverse sfaccettature del suo personaggio.
Il successivo progetto a
cui prende parte è Eliminate Smoochy
(Death to Smoochy) di Danny De
Vito: Norton interpreta Sheldon Mopes/Smoochy , un amato
personaggio della Tv per bambini, che “Rainbow” Rudolph
(Robin Williams) cerca di uccidere per
riconquistare la sua popolarità. Totale flop nei cinema
nordamericani, questa black-comedy offre almeno un buon terreno di
gioco all’eclettico (e canterino) Edward
Norton.
Sempre nel 2002, l’attore è in sala con altri tre lungometraggi: Frida di Julie Taymor, Red Dragon di Brett Ratner e La 25^ Ora di Spike Lee. Se nel bio-pic drammatico sulla pittrice messicana Frida Kahlo (Salma Hayek), Norton interpreta il piccolo ruolo di Nelson Rockefeller, negli altri due progetti ottiene quello di protagonista. Red Dragon, prequel de Il silenzio degli Innocenti, racconta di William Graham, ex-agente FBI, ritiratosi in Florida con la famiglia dopo aver rischiato la vita nel catturare il pericoloso serial killer Hannibal Lecter (Anthony Hopkins). Dopo tre anni, un suo vecchio collega gli chiede aiuto nel caso di un serial killer di famiglie, conosciuto come il “lupo mannaro”, Ralph Fiennes.
Il film di Ratner riceve una buona critica e, anche se il personaggio di William Graham risulta sulla carta il meno elaborato ed interessante, Norton ce la mette tutta per staccarlo dal fondo. Presentato in concorso al Festival di Berlino, La 25^ Ora è tratto dal romanzo omonimo di David Benioff ed è considerato il film più poetico di Spike Lee. La storia è ambientata a New York un anno dopo l’11 Settembre e racconta l’ultimo giorno di libertà di Monty Brogan, uno spacciatore di droga condannato a scontare 7 anni di carcere. Edward Norton (anche produttore) porta sullo schermo un personaggio complesso, confuso, tradito che cerca di capire com’è arrivato a quel punto della sua vita: un’intensa performance per quello che è stato definito un bellissimo film di denuncia e autoriflessione. Accanto a Norton, troviamo Philip Seymour Hoffman, Rosario Dawson, Brian Cox e Barry Pepper.
Nel 2003 si unisce malvolentieri al cast di The Italian Job di F. Gary Gray; infatti, in un’intervista rivela di aver preso parte al film esclusivamente per un vincolo contrattuale. Nell’action-thriller con Mark Walhberg/Charlie Croker e Charlize Theron/Stella Bridger, Norton interpreta (e non è la prima volta) il ruolo del traditore, del doppiogiochista Steve Frazelli, che ruba il bottino alla stessa banda di ladri di cui fa parte e ne uccide il capo, John Bridger/Donald Sutherland. Croker con l’aiuto di Stella e degli altri amici ladri cercherà di vendicarsi, recuperando l’oro rubato da Frazelli. Il personaggio di Norton non ha niente di nuovo rispetto agli altri di questo genere, non di meno è ben riuscito nel suo scopo. Nel 2004 produce il documentario Dirty Work di Tim Nackashi e David Sampliner.
Dopo una breve pausa dalle sale cinematografiche, ritorna nel 2005 con Le Crociate (Kingdom of Heaven) di Ridley Scott, dove interpreta efficacemente la parte di Re Baldovino IV di Gerusalemme, nonostante sia assolutamente irriconoscibile poiché col volto sfigurato dalla lebbra e sempre coperto da una maschera.
Nello stesso anno recita a fianco di Evan Rachel Wood e David Morse nel film indipendente Down in the Valley di David Jacobson. La storia racconta di un giovane uomo, Harlan/Norton, che crede di essere un cowboy e della sua breve ma intensa storia d’amore con Tobe/Wood, adolescente ribelle che vive insieme al padre Wade/Morse e al fratello minore Lonnie/Rory Culkin. L’interpretazione di Edward Norton, questa volta, non riesce a migliorare il risultato finale del film, lento e poco convincente.
Nel 2006 interpreta il ruolo del protagonista nel film di Neil Burger, The Illusionist. Eisenheim (Norton), un famoso illusionista della Vienna del 19° secolo, cerca di salvare la donna che ama, la duchessa Sophie (Jessica Biel), dal violento e arrogante futuro Imperatore, con il quale è fidanzata. Dopo aver inscenato la morte di Sophie, Eisenheim farà sì che gli indizi conducano l’onesto ispettore Uhl (Paul Giamatti) a sospettare del Principe Leopold (Rufus Sewell). In questo film giallo dai toni romantici, s’intrecciano magia e inganno, apparenza e realtà; l’interpretazione di Norton nelle vesti del “mago” incanta, ma perde fascino quando non è sul palco. Nello stesso anno recita accanto a Naomi Watts ne Il Velo Dipinto (The Painted Veil) di John Curran; una storia sì drammatica, ma che ci racconta in modo dolce e preciso la nascita dell’amore e le sue sfumature. L’alchimia tra i due protagonisti e la loro intensa performance contribuiscono nel rendere questo lungometraggio diverso dai soliti prodotti drammatico-sentimentali. Il lavoro di Norton nel corso del 2005 (Down in the Valley, The Illusionist, Il Velo Dipinto) verrà premiato con lo Special Award dalla San Diego Film Critics Society.
Dopo aver rifiutato la parte di Hulk nell’omonimo film del 2003, Edward Norton decide di accettarla nel sequel L’Incredibile Hulk del 2008, diretto da Louis Leterrier, spiegando che era stata la visione de Il signore degli Anelli di Jackson a dargli l’ispirazione e a fargli cambiare idea. Grande fan del fumetto (forse da qui la sua passione per i personaggi con la doppia personalità!), Norton contribuisce a riscrivere parte della sceneggiatura, ma vedendo respinte alcune idee decide di non partecipare alla promozione del film. La sua performance gli vale due nomination ai National Movie Awards (UK) come Miglior Attore e Miglior Supereroe, vinte rispettivamente da Johnny Depp/Sweeny Todd e da Il Cavaliere Oscuro.
Sempre nello stesso anno, è nelle sale col ruolo di Ray Tierney, un onesto poliziotto che si trova ad indagare su un caso di corruzione, che vede coinvolta la sua stessa famiglia. Si tratta di Pride and Glory – Il Prezzo dell’Onore, l’action-thriller diretto da Gavin O’Connor, presentato in concorso al Festival del Cinema di Roma; tra gli altri interpreti vediamo Colin Farrell, Jon Voight e Noah Emmerich.
Nel 2009 mette di nuovo alla prova le sue doti comiche e canore nell’episodio “Great Expections” della sit-com Modern Family, vestendo i panni di Izzy LaFontaine, un membro fittizio degli Spandau Ballet, reale band degli anni ’80. Nello stesso anno, lavora all’action-comedy scritta, interpretata e diretta da Tim Blake Nelson, Fratelli in Erba (Leaves of Grass), in cui recita un doppio ruolo, quello di due gemelli identici nell’aspetto e diversissimi in tutto il resto: ennesima e perfetta “doppia interpretazione” di Norton. L’anno successivo, nel thriller drammatico Stone, torna a lavorare sia con John Curran, che lo dirige, sia con Robert De Niro, che lo affianca sullo schermo insieme alla seducente Milla Jovovich; le critiche contrastanti si trovano d’accordo sulle eccezionali interpretazioni della Norton/Jovovich.
Dopodiché dobbiamo aspettare due anni prima di rivedere Edward Norton sugli schermi, nel ruolo di Byer, supervisore cattivo di Aaron Cross/Jeremy Renner. Si tratta del sequel The Bourne Legacy, diretto da Tony Gilroy, sceneggiatore degli altri tre film della saga Bourne. Ancora inedito nel nostro Paese, è Moonrise Kingdom – Una Fuga d’Amore di Wes Anderson, presentato come film d’apertura alla 65^ edizione del Festival di Cannes. La storia è ambientata negli anni ’60 su un’isoletta del New England e racconta, muovendosi sul confine di due generi (commedia/drammatico), l’amore tra due adolescenti che per stare insieme decidono di scappare, gettando tutta la comunità nel caos. Nel cast, insieme a Norton/capo boyscout Ward, troviamo Bruce Willis, Bill Murray, Frances McDormand e Tilda Swinton.
Nel 2012 Norton prende parte, insieme a Jack Black, Elijah Wood ed altri, al cortometraggio All In For The 99% di Joseph Quinn, a cui preme raccontare l’evento artistico e sociale tenutosi a Los Angeles il 31 marzo 2012, con lo scopo di avviare una campagna per la riforma finanziaria in favore delle arti.
Infine, tra i suoi camei, ricordiamo: una comparsa in After The Sunset (2004), un agente di polizia ne Il Primo dei Bugiardi (2009) e se stesso ne Il Dittatore (2012).
Come abbiamo detto all’inizio, Edward Norton non è solo un attore eclettico, che si adatta a tutti i generi e budget; con la casa di produzione Class V Films, fondata nel 2003, insieme a suo fratello James, allo scrittore Stuart Blumberg e al produttore Bill Migliore, realizza film di finzione (Tentazioni irresistibili, Fratelli in erba, Il velo dipinto, Down in the Valley), documentari (By the People: The Election of Barack Obama) e serie tv (Undaunted Courage); collabora a volte come sceneggiatore (Frida, The Score, L’incredibile Hulk) e presta volentieri la sua voce come narratore di documentari televisivi e non.
Eletto Uomo Internazionale dell’Anno dalla rivista britannica GQ, Edward Norton è da apprezzare sotto ogni punto di vista.
Torna Wes Anderson con una fiaba delicata nel “regno della luna nascente”
Ha inaugurato l’ultima edizione del Festival di Cannes e sarà nelle sale italiane dal 5 dicembre 2012, distribuito dalla Lucky Red. Moonrise Kingdom è una delicata fiaba i cui morbidi colori pastello disegnano l’incantato mondo di Wes Anderson, un regista che ha sempre fatto dei suoi film delicate ed eclettiche opere visionarie, impregnate di quella sottile ironia che solo chi sceglie di prenderne parte, riesce a cogliere integralmente.
Oscar 2013: shortlist sugli Effetti Visivi!
Ennio Morricone e Elisa per Quentin Tarantino
La colonna sonora di Django Unchained avrà due artisti d’eccezione. Infatti, il nuovo film di Quentin Tarantino avrà un brano inedito intitolato “Ancora qui” e composto appositamente da Ennio Morricone, con testo scritto e interpretato niente meno che da Elisa. L’etichetta del brano sarà la Sugar, la più importante casa discografica indipendente in Italia.
Vi ricordiamo che il film di Tarantino, un action-western, uscira’ negli Stati Uniti il 25 dicembre prossimo e conta su un cast di superstar tra cui Leonardo DiCaprio, Jamie Foxx, Christoph Waltz, Samuel L.Jackson. In Italia l’uscita e’ prevista per il 17 gennaio.
The Grey: recensione del film con Liam Neeson
The Grey è il film thriller del 2011 che ha trionfato al Box Office diretto da Joe Carnahan e con protagonista Liam Neeson, basato sul racconto Ghost Walker di Ian Mackenzie Jeffers.
The Grey, il film action thriller di sopravvivenza
John Ottway (Liam Neeson) è un tiratore scelto silenzioso e solitario. Senza amici e senza amore si trascina quotidianamente facendo il suo lavoro, che consiste nel proteggere gli operai di una raffineria in Alaska dagli attacchi di animali selvatici, e ricordando con malinconia i bei tempi in cui sua moglie era ancora viva. L’esilio al confine del mondo è quasi una scelta obbligata per lui e per i suoi simili, uomini persi, persone “non adatte al genere umano”, gente che scappa dalla civiltà per tornarci solo in vacanza.
Durante uno di questi viaggi temporanei, però, l’aereo su cui viaggia John precipita a causa di una tempesta e solo in pochi escono indenni dal disastro. Anche per loro, però, la vera salvezza è molto lontana: per raggiungere la civiltà e considerarsi fuori pericolo i protagonisti dovranno infatti battersi contro gelo, tempeste e un branco di lupi feroci.
Lo scontro uomo-natura, soggetto sempre affascinante e spesso inflazionato, in The Grey si sviluppa in un modo molto particolare: lo scontro tra esseri umani e lupi, infatti, prende le forme di una battaglia che ha una sfumatura ultraterrena e gli animali, lungi dall’essere rappresentati con realismo, sono enormi, crudeli e cacciano non solo per nutrirsi ma per sterminare la compagnia di uomini.
The Grey, Uomo-natura, bene-male
Purtroppo il desiderio di Joe Carnahan (regista e co-sceneggiatore) di trasformare una lotta uomo-natura in uno scontro bene-male è un punto debole per il film, poiché la sceneggiatura non dà le basi necessarie affinché questa mutazione avvenga senza apparire forzata. I lupi, infatti, presenze oscure nella notte e pericolo incombente sulla strada della salvezza, sono in un primo tempo temuti in quanto belve affamate che difendono il loro territorio, poi, senza alcun motivo apparente, iniziano ad incarnare una cattiveria più profonda e insondabile, per giungere, nel finale, ad una sorta di umanizzazione, con uno scontro frontale tra lupo capobranco e uomo capobranco.
Accanto a queste
scivolate di scrittura e stile vi sono però anche aspetti
interessanti. Ad esempio la scelta di affiancare un grande attore a
volti poco noti, in modo che lo spettatore, fino alla fine, non può
fare pronostici su chi si salverà e chi no. Tutti sono uguali
(tranne Neeson), tutti possono morire in qualunque momento.
Nonostante la resa realistica dell’ambientazione, possibile grazie alle riprese in alta montagna, e la buona interpretazione da parte di tutto il cast, The Grey non si fa portatore di alcuna novità all’interno del suo genere e rimane al livello di un modesto film d’azione con qualche velleità di grandezza.
Tra queste velleità si segnala che il vero finale di The Grey, una scena di pochi secondi, appare alla fine dei titoli di coda. Di sei minuti di titoli di coda.
Haifaa Al Mansour presenta a Roma La Bicicletta Verde
A seguito della proiezione de
La Bicicletta Verde, la regista
Haifaa Al Mansour hapresieduto una piacevole
conferenza stampa con i giornalisti in sala. Con spontaneità e
disinvoltura la regista si è esposta, narrando brevemente i
percorsi educativi e formativi e tracciando un parallelismo con le
dinamiche messe in scena nel film.
La Bicicletta Verde: recensione del film di Haifaa Al Mansour
Non è finito il tempo in cui essere se stessi ed esprimere la propria libertà è sinonimo di sovversione verso la tradizione e le regole del Paese. La Bicicletta Verde, primo lungometraggio della prima regista donna saudita Haifaa Al Mansour, porta sulla scena la storia innocente e disinvolta di una bambina di 10 anni, dal carattere forte e determinato, che vuole esprimere in pieno se stessa.
Ma non sempre ciò che si è, è in regola con le aspettative sociali e morali del paese in cui si abita. Wadjda presa dagli impegni di scuola ma sempre libera per portare avanti i suoi interessi, sembra agire contro tutte le regole imposte nel suo microcosmo. A lei piace giocare con i bambini, non si cura molto delle regole religiose e morali, indossa scarpe occidentali e si distrae ascoltando musica di emittenti radio estere piuttosto che dedicarsi con attenzione ai compiti e alla lettura del Corano. E soprattutto desidera ardentemente una bicicletta per battere il suo amico Abdullah e dimostrare la sua superiorità e forza, nonostante la delicatezza femminile.
La Bicicletta Verde, il film
Le giornate a scuola sono scandite dalla vendita di bracciali, lavoro pomeridiano che svolge con minuzia per mettere da parte le cifra per l’acquisto della bici. Eppure Wadjda, piccola e indifesa, porta avanti con decisione la sua causa e cerca di risolvere i problemi della madre, troppo impegnata per capire le ambizioni della ragazza e preoccupata dal desiderio del marito di sposare una seconda donna. Libera da qualsiasi restrizione mentale, lontana dal tradizionalismo ottuso del luogo in cui vive Wadjda si impegna nella competizione religiosa per poter vincere l’ambito premio e quindi realizzare il suo piccolo sogno.
Accanto ad una personalità così limpida e decisa, per certi versi trasgressiva, si pone la critica accesa e tagliente della preside, donna tradizionalista, che rispetta le regole in pubblico per mantenere intatta la sua apparenza esteriore. La Bicicletta Verde regala al pubblico dei toni caldi e accesi, e descrive i tragitti che la bambina effettua per andare a svolgere il suo “dovere”, percorsi che ne rappresentano anche i suoi momenti di evasione e libertà. Sarà proprio nella via da casa a scuola che Wadjda incontra il suo caro amico di giochi e di competizione, ed è proprio lungo questa passeggiata che la ragazza fantastica e sogna il suo futuro, un futuro libero e svincolato da qualsiasi giudizio. Una libertà che per la sua età e la sua condizione si materializza in una bicicletta verde.