Non sarà tecnologicamente
sofisticato come Iron Man né
potente come Thor, ma Captain
America possiede qualità uniche che lo rendono l’icona
patriottica dell’universo Marvel, nonché il leader indiscusso
dei Vendicatori.
Creato dai fumettisti Joe
Simon e Jack Kirby, nel periodo di crescente tensione
generato dall’entrata in guerra degli Stati Uniti, Captain America
ha inaugurato un nuovo tipo di supereroe: un soldato che difende il
suo Paese, dotato di tali e tante capacità da sfiorare l’umana
perfezione.
Inizialmente Captain
America era la forza trainante che gli Alleati
contrapponevano alle Potenze dell’Asse della Seconda Guerra
Mondiale; negli anni successivi è diventato il fulcro dei
cosiddetti ‘Vendicatori’ la squadra composta dai supereroi della
Marvel …niente male per un ragazzo di nome Steve Rogers, nato
durante la Depressione nella Lower East Side di Manhattan.
“E’ lui il collante del gruppo”,
spiega l’artista Steve Epting, disegnatore sia di Vendicatori che
di Captain America. “I Vendicatori sono un’élite di supereroi e
“Cap” ne è l’esponente più esemplificativo”.
Nonostante sia entrato a far parte
della squadra non prima della quarta edizione di Vendicatori, nel
1964, Captain America si è presto affermato come il prototipo della
squadra, ed è considerato parte integrante della cosiddetta
‘triade’ costituita da Iron Man e Thor, che detiene la leadership
del gruppo.
“I primissimi Vendicatori erano
piuttosto eterogenei”, spiega Tom Brevoort, che presso la Marvel
svolge il ruolo di Vice Presidente della Divisione Editoriale
nonché Editore Esecutivo. “Infatti abbiamo costruito un’intera
serie su questa loro eterogeneità, dal titolo VENDICATORI: GLI EROI
PIÙ POTENTI DELLA TERRA, realizzata anni fa da Joe Casey e Scott
Kolins. Anche se non sembra ci sia molto in comune fra un dio
asgardiano, un mostro scatenato e un geniale uomo d’affari, Captain
America è riuscito ad amalgamare la squadra, diventando un punto di
riferimento intorno al quale gli altri personaggi potevano
esprimere le loro capacità. E ovviamente quando Stan Lee, nel
tentativo di semplificare l’universo Marvel, eliminando [dai
Vendicatori] tutte le pubblicazioni dedicate ai singoli personaggi,
Captain America è rimasto. A quel punto è diventato un po’ il
simbolo della squadra, e ha formato nuove reclute quali Occhio di
Falco, Quicksilver e Scarlet, trasformandoli nei Vendicatori. Ha
saputo sempre tener viva la fiamma”.
Lo scrittore storico di
CAPTAIN AMERICA, Mark Waid, spiega la
presenza di questo super soldato fra i Vendicatori da un diverso
punto di vista, sottolineando l’importanza della sua personalità
all’interno del gruppo.
“Quando Captain America si è unito
ai Vendicatori, era l’unico a non avere ancora una serie o un libro
dedicati; all’epoca infatti compariva solo in Vendicatori,
quindi in un certo senso si identifica con questa serie”, spiega
Waid. “Portando le sue abilità in un gruppo in cui i leader si
alternavano, il cui spirito collaborativo era pari alla loro vena
polemica, Cap si è presto affermato come il capo ideale dei
Vendicatori”.
Così come è stato raccontato sia
dai fumetti che dal recente film in cui è protagonista, Captain
America da soldato è diventato leader, e fra i Vendicatori si è
distinto al punto tale da diventare il termine di paragone delle
altre squadre di supereroi persino all’esterno della cosiddetta
‘Casa delle Idee’ (Marvel).
“Cap è il leader per antonomasia,
una fonte di ispirazione sia per gli altri personaggi che per il
cast creativo dei fumetti”, afferma Brevoort. “Penso che dipenda
dal fatto che nonostante non abbia superpoteri, è in grado di
tenere testa a chiunque, senza mai indietreggiare, con un
atteggiamento degno di rispetto. Combatte in prima linea, è sempre
al centro dell’azione, non dà ordini dietro le quinte. E nonostante
tutti i suoi conflitti interiori, quando Cap entra in azione, non
ha dubbi. Si lancia istintivamente nella missione da svolgere,
forte del proprio codice etico. E’ un duro che si adopera per il
bene comune.”
I fumetti hanno
mostrato una varietà di leader di supereroi, dall’incombente
Professor X delle prime pubblicazioni di UNCANNY X-MEN, alla
leadership di Iron Man durante l’assenza di Captain America qualche
anno prima: tuttavia “Cap” ha uno stile unico che gli consente di
unire e motivare chiunque.
“Captain America ama guidare le
truppe, verso il nemico, sfidando qualsiasi paura”, spiega Steve
Englehart, che negli anni ’70 ha ridefinito il personaggio
rendendolo più adatto alla moderna generazione. “Captain America ha
una personalità che non esita di fronte ad un compito da svolgere.
E’ un leader nato mentre altri personaggi come Iron Man o
Thor, pur essendo valorosi, non possiedono l’innata attitudine al
comando di Steve Rogers”.
Captain America è apprezzato per la
sua affidabilità ed esperienza. Creato nel 1941, è uno degli eroi
più ‘anziani’ della Marvel, essendo nato quasi vent’anni prima
degli altri Vendicatori. Esponente di ciò che il giornalista
televisivo Tom Brokaw definisce ‘la più grande generazione
d’America’, è riuscito a restare al passo coi tempi, senza
essere considerato antiquanto per via della sua longevità. Ma c’è
un motivo per questo.
“Stan Lee era
riuscito a prevenire questo problema, definendo Cap come un uomo
che non appartiene al proprio tempo”, dice Brevoort, alludendo al
fatto che Captain America resta ibernato
per decenni dopo la Seconda Guerra Mondiale. “Perciò, sin
dall’inizio dell’era Marvel, abbiamo visto Cap destreggiarsi fra le
stravaganze del mondo moderno, e questo lo rende un individuo con
cui è possibile identificarsi al di là della sua fama leggendaria.
Cap ha continuato ad adattarsi ai tempi che cambiano. La sua
essenza è sempre la stessa ma ora non agisce nello stesso modo in
cui faceva dieci o vent’anni fa. Cap non rappresenta un determinato
momento del suo Paese, bensì la promessa e la potenzialità
americane, una versione migliore e idealizzata dell’America. E’
come quella vecchia battuta di Cap scritta da Frank
Miller in DAREDEVIL: BORN AGAIN: ‘Non
sono fedele a niente, Generale, se non al sogno”.
La solida convinzione nei confronti
del suo Paese è ben illustrata nel blockbuster del 2011
“Captain America: il primo vendicatore”,
l’ultimo capitolo di una serie di film della Marvel che
culmineranno prossimamente con “The Avengers”.
“Il suo ritratto in
Captain America: il primo vendicatore’
era molto preciso”, dichiara Waid. “Lo mostrava un po’ meno
navigato rispetto ai fumetti e questo è un bene. Generalmente lo
identifichiamo in un anziano statista per via della sua lunga
presenza nel mondo, mentre la sua versione cinematografica si
ispira ai suoi esordi. Nel film non è un leader consolidato, è
ancora più soldato che generale”.
Considerata la sua longevità nel
mondo dei fumetti, i filmmaker di “Captain America: il primo
vendicatore” dispongono di molto materiale per i film successivi.
Sia come membro di una squadra, sia come eroe solitario,
Captain America vanta una serie di storie
classiche che spaziano nel tempo, arrivando ai giorni nostri. Mark
Waid ha scritto oltre cinquanta pubblicazioni del personaggio, dal
1995 ad oggi, e quando gli è stato chiesto quali sono i momenti
migliori di Captain America, torna alle
origini.
“A parte le storiche pubblicazioni
di Joe Simon e Jack Kirby che hanno generato la prima serie del
1941, il materiale che mi ha influenzato maggiormente, come
lettore, è stato quello di Steve Englehart”, rivela Waid.
“Englehart è riuscito a collocare il personaggio in un contesto
unico, tipicamente americano. Le sue vicende ruotavano intorno
all’odierno contesto socio-politico. Prima di Englehart,
generalmente le storie di Captain America potevano essere
interpretate da qualsiasi personaggio, mentre Steve è stato il
primo a rendere l’unicità di Cap, enfatizzando l’incarnazione del
sogno americano e lo spirito del suo Paese”.
L’editore Tom Brevoort è stato al
timone di Captain America per anni, sfruttando la
sua vasta conoscenza del passato del personaggio per suggerire la
strada da seguire. Grazie alla sua profonda comprensione di Cap,
Brevoort ha un approccio cinematografico che identifica tutti i
momenti clou di ogni decade vissuta da questo eroe.
“Cap si è adattato ad ogni decennio
in cui è stato pubblicato”, spiega Brevoort. “Quindi, sia quando
incarna il leader a caccia di nazisti degli anni ’40, o l’uomo
fuori dal tempo degli anni ’60, oppure il capitano in cerca di se
stesso degli anni ‘70, fino al riflessivo eroe dell’11 settembre
all’inizio del nuovo millennio, il suo personaggio rivela un lato
importante di sé”.
Per quanto riguarda il futuro di
Captain America nei fumetti, la
prospettiva non si limita ad una serie dedicata esclusivamente a
lui, ma anche ad un libro sul gruppo e alla sua presenza assicurata
nella squadra dei Vendicatori le cui avventure escono
settimanalmente. Rispetto alle previsioni di Captain
America nel 2012, Brevoort ha promesso un suo ritorno
alle origini.
“Captain America ha ancora
molto da dare come eroe d’azione”, rivela Brevoort.
“Ultimamente Steve ha incarnato maggiormente il ruolo di un
Generale, dopo il suo ritorno dal regno dei morti, seguendo in
qualche modo la scia di Norman Osborn. Nei mesi a venire vedremo
Cap tuffarsi nella mischia, di nuovo in prima linea, con un ruolo
fisicamente molto attivo in cui si darà da fare per risolvere le
varie emergenze, facendosi valere nelle sue missioni”
Sia nei fumetti, che al
cinema, che sul piccolo schermo, Captain
America continua a rappresentare un supereroe a
difesa della libertà, non solo in America, ma nel mondo intero e
oltre.
di Jim Beard
Sentinella della libertà.
Super Soldato. Leggenda vivente della Seconda Guerra
Mondiale. Un uomo fuori dal tempo.
Captain
America è tutte queste cose, e molto di più. Molto,
molto di più. A dispetto di tutto, si batte contro gli oppressori
degli innocenti e contro chi osa minacciare la nostra libertà,
anche se spesso non riceve neanche una parola di gratitudine. Steve
Rogers si è elevato dal suo umile background, per indossare
il manto della libertà che gli Stati Uniti hanno tanto
lottato per ottenere, e continuare a difendere.
La vita stessa di Cap è un esempio
di eroismo e di patriottismo: e questo è sufficiente affinché gli
altri eroi lo guardino con rispetto, suscitando persino
l’ammirazione di chi ha più poteri di lui. Tante e tante volte è
stato il simbolo a cui i nostri campioni si sono ispirati per
combattere e difendere la libertà e la giustizia.
Il progetto di un
uomo
Il Dottor Abraham Erskine sceglie
il gracile Steve Rogers fra altri candidati apparentemente più
idonei, come cavia per il suo esperimento del super soldato; è da
questo progetto, il Progetto Rinascita, che nasce un nuovo
campione: Captain America. Dopo aver indossato il tipico costume
rosso, bianco e blu, impugnato uno scudo indistruttibile ed essersi
sottoposto ad un duro addestramento militare, Steve si lancia
coraggiosamente in battaglia, in patria e oltreoceano, per aiutare
a cambiare le sorti del suo Paese, l’ America, nella Seconda Guerra
Mondiale. Poco dopo, un giovane di nome Bucky si unisce a lui nella
speranza di emergere vincitori da questo conflitto.
Captain America è presente in molti
campi di battaglia della seconda guerra mondiale, impegnato in
missioni individuali o al fianco degli Invaders, una squadra di
supereroi in tempo di guerra. In quei giorni si fa molti nemici,
fra tutti il diabolico Teschio Rosso e il malvagio Barone Zemo, ma
Cap li sconfigge tutti fino a quando in un giorno fatidico, una
battaglia contro Zemo costerà la vita a Bucky. Dopo essersi
schiantato al Polo Nord con un aereo dell’HYDRA,
Captain America si ritrova ibernato in
animazione sospesa. La guerra finisce senza di lui e Steve dorme
per anni, ignaro dei grandi cambiamenti che avvengono nel
mondo.
La sua seconda
vita
Attualmente i potenti Vendicatori,
una moderna squadra di eroi, scoprono qualcosa di straordinario,
proprio mentre stanno cercando un nemico: si tratta di Captain
America, bloccato nel ghiaccio. Dopo averlo rianimato, gli eroi
informano questo veterano della seconda guerra mondiale dei vari
cambiamenti avvenuti nel mondo, e lo accolgono nel gruppo. E
Cap si dimostra talmente valoroso da meritare lo status di membro
fondatore, un onore che il capitano accoglie con il massimo
rispetto. Spesso conduce la squadra in battaglia, sulla Terra,
nello spazio e persino in altre dimensioni, e ogni volta agisce con
dignità e autorevolezza, confermandosi un indispensabile membro
della squadra. Captain America è anche entrato a far parte dello
S.H.I.E.L.D., un’agenzia di intelligence governativa guidata dal
suo vecchio commilitone Nick Fury.
Anche se queste alleanze sono utili
ad inserirlo nel nuovo mondo, Steve continua a pensare con
nostalgia alle persone del suo passato, ormai morte da tempo. La
sofferenza per aver perso Bucky lo induce a cercare nuovi compagni,
fra cui il giovane Rick Jones che diventa un nuovo Bucky e poi
Falcon, che per molti anni sarà al suo fianco, nella buona e nella
cattiva sorte.
Lo stress del lavoro
Nel corso dell’attuale
carriera, Captain America vive situazioni
davvero estreme. Come simbolo dell’America e Vendicatore a tempo
pieno, Steve sperimenta situazioni stressanti che
traumatizzerebbero qualsiasi uomo comune. Le sue ferme convinzioni
vengono messe continuamente alla prova.
Dopo una missione particolarmente
impegnativa contro l’Impero Segreto, Steve abbandona la sua
identità di Captain America per diventare Nomad, un eroe senza
patria. In un’altra occasione, il governo americano sequestra
il mantello di Captain America per donarlo ad un altro uomo. Ma
costi quel che costi, Cap riesce sempre a tornare, per portare a
termine, infaticabilmente, le sue missioni.
La minaccia
rossa
Il nemico peggiore di Captain
America risponde al nome di Teschio Rosso. Dopo essere stato un
fattorino d’albergo nella Germania nazista, Teschio si è votato al
male, esortato da Adolf Hitler, e da quel momento è diventato un
efferato manipolatore ed assassino. Cap combatte il Teschio per
tutta la durata della seconda guerra mondiale e lo mette con le
spalle al muro innumerevoli volte, ma altrettante volte questo
essere malvagio riesce a sopravvivere per continuare a tormentare
il buon Capitano in ogni occasione.
Durante una battaglia leggendaria,
il corpo ormai invecchiato di Teschio Rosso alla fine lo tradisce,
e muore, ma i suoi perfidi piani continueranno a perseguitare
Captain America. Il Teschio trasferisce la sua coscienza in altri
corpi, persino in un clone di Steve Rogers stesso, e oggi le sue
macchinazioni vivono in Sin, la sua diabolica figlia.
La morte e la nuova
vita
Dopo la strana apparizione del
Soldato Bianco, un agente russo che si rivelerà essere Bucky,
ancora vivo, Captain America si ritrova a battersi contro il suo
collega Vendicatore Iron Man, nel corso della cosiddetta “Guerra
Civile” fra i supereroi della Terra. Al culmine della lotta, Cap,
dopo essere stato arrestato per aver guidato la resistenza contro
l’ordine governativo che imponeva la registrazione di tutti gli
eroi in costume, viene assassinato. Steve Rogers muore sui gradini
di un tribunale, tragicamente ucciso da un macchinoso complotto
ordito dalla sua antica nemesi, il Teschio Rosso.
Bucky, ormai libero dal
condizionamento russo che gli imponeva di essere un killer,
prende il mantello e lo scudo di Captain America per proseguire la
missione di Steve. Infine scopre che la coscienza di Steve è
sopravvissuta, e con l’aiuto dei Vendicatori e di altri eroi, Bucky
riesce a salvare il suo amato mentore e riportarlo in vita. Steve
opera brevemente come agente sotto copertura ma presto assume
nuovamente l’identità per cui è nato: Captain America.
I nuovi
Vendicatori
Con il ritorno di Steve nei panni
di Captain America, i Vendicatori riemergono dalle ceneri, dando
vita ad una nuova alleanza eroica. All’inizio, nella nuova squadra,
Bucky veste i panni di Cap mentre Steve opera dietro le quinte al
fianco dei Vendicatori Segreti; ad un certo punto però, il vero e
autentico Captain America ritrova il suo posto fra i più potenti
eroi della Terra, guidandoli ancora una volta in battaglia, contro
nuove e numerose terribili minacce.
di Chris
Arrant