Il regista di Lasciami entrare e de La
Talpa, Tomas Alfredson dirigerà l’adattamento del fantasy del 1973
di Astrid Lindgren: The Brothers Lionheart.
Red Band Internazional Trailer di La leggenda del cacciatore di vampiri in 3D
MashRomeFilmFest 2012: Casa dell’Architettura ROMA 6 – 9 giugno 2012!
The Tim Burton Collection: Pee-Wee’s Big Adventure
In occasione del rilascio nelle sale cinematografiche di Dark Shadows, ultima fatica della coppia Tim Burton e Johnny Depp, Warner Home Video propone un imperdibile Cofanetto da Collezione in Edizione Limitata, contenente tutti i film Warner Bros.firmati dall’eccentrico e visionario regista Tim Burton. Tra i titoli presenti anche Pee-Wee’s Big Adventure.
Recensione di Chiara Temperato
Pee-Wee’s Big Adventure – Diretto nel 1985 da un giovane Tim Burton alle prese con il suo primo lungometraggio, Pee-Wee’s Big Adventure (ispirato al programma per bambini Pee-Wee’s Playhouse andato in onda negli anni Ottanta) è un film apparentemente slegato dalle altre opere del regista californiano ma che, a uno sguardo più attento, rivela tutti i dettami narrativi e le formule visive che hanno nutrito negli anni, il folto e singolare universo filmico burtoniano, definendone una precisa poetica e un inconfondibile stile.
Tra il mordace e il farneticante, Pee-Wee’s Big Adventure affresca in tono canzonatorio, la storia di un personaggio farsesco i cui ghiribizzi ne punteggiano la realtà, confinandolo in un limbo esistenziale tanto balzano, quanto rassicurante. Una figura “sui generis” che funge un po’ da apripista, da pioniere dello sciame di outsiders di cui Burton farcirà le sue opere successive.
Pee-Wee Herman, è una sferzante macchietta – complici la sua duttilità fisica e il suo pallore clowensco – che fa di ogni tipo di amenità e assurdità il suo pane quotidiano e che spende l’intera vita ad assecondare l’ossessione che ha per la sua bici rossa scintillante super accessoriata, alla quale riserva quotidianamente le cure più morbose.
La sua casa, un trionfo di colori e di ghirigori, trabocca di giocattoli, trastulli di ogni genere e strambi ammennicoli (pensiamo all’assurdo dispositivo che gli prepara la colazione) che, se da una parte esaltano il suo atteggiamento puerile ed estroso, dall’altro sono testimoni della sua insaziabile mania di distinguersi dall’amorfa e noiosa umanità, e del suo inconfessabile bisogno di custodire quel candore fanciullesco.
Che il suo circondarsi di diavolerie – occhiali luminosi, boomerang-papillon, gomme truccate – prendendo in giro se stesso e gli altri, non sia il tentativo di esorcizzare il timore di essere contagiato dall’asfissiante normalità che lo circonda e di perdere quello status di “diverso” di cui va tanto fiero (e che invece la società ipercinetica tende a sottovalutare)? E così, annidandosi in un universo brioso e spumeggiante, anestetizza le difficoltà quotidiane e relega ai margini del suo mondo gli altri, sostituendo ad essi un mucchio di oggetti antropomorfizzati, con cui si diverte a comunicare.
Vestito sempre di tutto punto, con tanto di papillon scarlatto e capigliatura gelatinata, Pee-Wee, con il suo ghigno tagliente e le sue gags comiche, manda in sollucchero gli amanti della slapstick comedy e strabilia per la nonchalance beffarda con cui si relaziona agli altri: “Sono un lupo solitario, sono un ribelle. Non sono adatto a te”, dirà alla sua ammiratrice Dottie. Presto un’insolita sciagura manda in frantumi il suo grottesco e caramelloso universo. L’improvviso furto del velocipede che aveva mandato in orbita nugoli di individui, getta nello sconforto il povero Pee-Wee che, dopo essersi rivolto invano alla polizia, tenta la carta della chiaroveggenza affidandosi ad una serpe lestofante che gli riempie la testa di scemenze, incoraggiandolo a rincorrere la sua bici fino ad Alamo, in Texas.
Uno sballato viaggio on the road vedrà Pee-Wee barcamenarsi tra assurdi individui, dal criminale evaso alla camionista fantasma, dalla graziosa cameriera francese – a cui presta soccorso perché vittima della prepotenza del burbero fidanzato – fino al club di satanisti che manda in visibilio con un’improbabile ed esilarante balletto.
In un andirivieni di frizzi e lazzi surreali, esasperati da scenografie e dialoghi stravaganti, Pee-Wee ritrova la sua amata bicicletta, divenuta oggetto di scena sul set di un film, negli studi della Warner Bros. Armato di un’insana euforia e di una speciale mise, la recupera e fugge in sella travestito da suora creando scompiglio sui set che gli capitano a tiro. Una volta acciuffato, viene addirittura encomiato dal presidente della Warner che decide di trasformare la sua storia rocambolesca in un film di spionaggio.
Una spassosa commedia dal piglio cartoonesco, in cui Pee-Wee (grazie alla piccola parte ottenuta nel film a lui ispirato) riesce – almeno in parte – a riscattarsi dalle beffe della vita, assaporando nel suo piccolo, il gusto di essere una celebrità.
The Tim Burton Collection: Mars Attacks
The Tim Burton Collection: La fabbrica di Cioccolato
In occasione del rilascio nelle
sale cinematografiche di Dark Shadows, ultima fatica della coppia
Tim Burton e Johnny Depp, Warner Home Video propone un imperdibile
Cofanetto da Collezione in Edizione Limitata, contenente tutti i
film Warner Bros.
To The Wonder di Malick a dicembre in Italia!
The Amazing Spider-Man: trailer italiano
Sony Pictures Italia ha diffuso il il trailer italiano di The Amazing Spider-Man, con tanta azione, qualche esplosione, molti salti dai grattacieli di New York City e tanta Gwen Stacy.
Uno dei personaggi più popolari del mondo torna sul grande schermo in un nuovo capitolo della saga di Spider-Man con The Amazing Spider-Man, con una storia mai raccontata che svela un aspetto diverso di Peter Parker. Il film è interpretato da Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Denis Leary, Campbell Scott, Irrfan Khan, con Martin Sheen e Sally Field, per la regia di Marc Webb.
Amour, il 26 ottobre in Italia
VIEWFest 2012: il regista di Madagascar 3 presenta il film
Amour: il trailer del film vincitore della Palma d’Oro 2012
Oggi abbiamo il traielr
di Amur, film diretto da Michael Haneke, che ha appena portato a
casa la Palma d’Oro al Festival
di Cannes di quest’anno. Il film racconta una storia
d’amore
The Host: il primo poster
Resident Evil Retribution: poster e banner promozionali
Ecco sette poster e tre banner promozionali per Resident Evil: Retribution, ennesima avventura della bella e letale Alice (Milla Jovovich) ancora alle prese con alieni e mostri di ogni genere.
Paura 3D: il trailer dell’ultimo film dei Manetti Bros
Wall-E: alcune foto…di famiglia!
Il due volte premiato dall’Academy Andrew Stanton ha condiviso con il sito HeroComplex alcune foto di famiglia delle sue “creature” e noi ve le riproponiamo: ecco infatti
Iron Man 3: nuove foto dal set… c’è Iron Patriot!
Un super scoop dal set di Iron
Man 3: ci sarà Iron Patriot! Lo testimoniano le foto che
trovate un po’ più in basso. Iron Patriot è un personaggio
Aaron Sorkin: “Steve Jobs come i Beatles”
Aaron Sorkin sta lavorando alla sceneggiatura di Steve Jobs, uno dei due biopic dedicati al defunto guru Apple attualmente in lavorazione. L’altro, diretto da Joshua Michael Stern, vedrà Ashton Kutcher nei panni del protagonista (qui i primi scatti dell’ex di Demi Moore truccato a dovere). Sorkin, intervistato alla AllThingD Conference, ha parlato dello script che sta realizzando, che prende le mosse dalla biografia scritta da Walter Isaacson. Ecco i passi salienti di quanto dichiarato dallo sceneggiatori di The Social Network:
Walter Isaacson ha scritto una biografia fantastica, ma quando le biografie diventano film è davvero difficile andare a rompere la struttura “dalla culla alla tomba”. Io cercherò invece di identificare alcuni punti di frizione interessanti per drammatizzarli […] Una delle esitazioni che ho avuto quando mi è stata fatta al proposta è che sarebbe stato un po’ come scrivere dei Beatles, con tutte quelle persone là fuori che sanno tutto di lui e che lo riveriscono […] E’ presto per giudicare il personaggio, ma per me dovrà essere un eroe. Devo trovare le parti di lui che mi piacciono, devo essere in grado di difenderlo […] Tutto ciò che posso dire a questo stadio preliminare è che ogni volta che sullo schermo compare la scritta “quella che segue è una storia vera” si dovrebbe pensare a un dipinto e non a una fotografia.
Sorkin ha chiuso con un’illuminante considerazione sulla scelta dell’attore che andrà a interpretare Steve Jobs: Gli attori possono simulare molte cose, ma non l’intelligenza.
Steve Jobs uscirà nel 2013. Presto inizieranno a circolare i nomi dei papabili “simulatori d’intelligenza”.
Fonte: CNet
Star Trek 2: Simon Pegg parla del ruolo di Benedict Cumberbatch!
Simon Pegg ha rilasciato alcune dichiarazioni interessanti sul Villain ne l sequel Star Trek 2 ancora diretto da J.J. Abrams. L’attore smentisce le notizie sulla possibilità di vedere nel film Khan. Nelle ultime settimane si era intensificato il rumors su quale dei personaggi avrebbe potuto interpretare la new entry Benedict Cumberbatch. Ecco le dichiarazioni di Pegg:
Non è Khan, si tratta di un mito, tutti ne parlano, ma non è lui. Non è l’ennesimo alieno di cattivo umore. E’ una specie…di…cosa…davvero interessante, ma ovviamente non posso parlarne.
Per ulteriori notizie sul film vi ricordiamo il nostro speciale Star Trek 2
Fonte: Telegraph via Badtaste.it
Il Mundial Dimenticato – recensione
In Il Mundial Dimenticato tra il 1938 e il 1950 le manifestazioni sportive si fermano per la seconda guerra mondiale. Così fa anche il calcio, che quindi non fa disputare i mondiali nel 1942 e nel 1946. Anche se, da un racconto di Osvaldo Soriano, sembra trapelare un’altra verità: nel 1942 nella terra lontanissima di Patagonia, nel sud dell’Argentina, si sono disputati i mondiali di calcio, con alcune squadre europee, e la squadra dei Mapuche, gli indios argentini. Questa “scoperta” solletica la curiosità di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, documentaristi esperti, e con un interesse particolare per il calcio giocato, visto che precedentemente avevano realizzato documentari sui Mondiali e alcune monografie di atleti, che partono per andare a vedere se tutto fosse solo un’intuizione geniale dello scrittore o celasse un minimo di verità.
Il quantitativo minimo di realtà di Il Mundial Dimenticato, che è un mockumentary in piena regola, risiede nella spontaneità degli intervistati, vecchietti che ricordano i bei tempi, e che magari avrebbero davvero voluto che invece della guerra, ci si disputasse la supremazia tra nazioni giocando per la coppa Rimet. L’inganno è perfetto e ben calibrato, tanto che ricorda un’altra opera che è addirittura stata selezionata prima a Cannes e poi nella cinquina degli Oscar per il miglior documentario, Exit through the gift shop, del celebre street artist di cui nessuno ha mai visto il volto, il britannico Banksy. In quel caso però, il mockumentary attorno allo street artist francese inventato era un mezzo per portare in scena un vero documentario sulla street art e vedere all’opera artisti come Obey, Space Invader e lo stesso Banksy.
In questo caso il mockumentary è perfettamente ricostruito: filmati di repertorio, alcuni targati Istituto Luce, per gentile concessione, alcuni ex atleti accondiscendenti che hanno dissertato sul metodo Mapuche, diventato anche un video viral sul web ad opera dell’agenzia pubblicitaria Tbwa che ha ingaggiato Gianluigi Buffon, prestatosi con un visibile divertimento a raccontare quanto questo metodo lo avesse aiutato ad esempio durante i mondiali in Germania. Insomma, Il mundial dimenticato è una vera opera dell’ingegno, studiata a tavolino, con molto materiale e molti argomenti; il calcio infatti è un pretesto per parlare ad esempio delle popolazioni Mapuche, una minoranza etnica con una lunga storia alle spalle sia in Cile che in Argentina, di cinema perchè ha un ruolo molto importante per lo sviluppo della storia il ritrovamento delle bobine di quello che fu l’operatore dei mondiali.
C’è quindi, come dicono i registi, una “messa in scena” di un documentario, un racconto della realtà reso film di finzione. Un’opera crossmediale e moderna che mette in gioco tutte le nuove tecniche di comunicazione e messa in scena, il film è stato girato totalmente in digitale e non è stato ancora “gonfiato” in pellicola, quindi gli effetti di invecchiamento e di adeguamento del materiale moderno ad un cinegiornale degli anni ’30 sono un risultato della lavorazione in postproduzione momento in cui si è inserito anche un contributo in grafica 3D nel film. Insomma un piccolo film che racchiude in sé molti film, un paio di generi e qualche decennio di tecnica cinematografica, un mix riuscito che svela soprattutto la passione e l’amore per il racconto cinematografico dei due registi.
I tre Marmittoni: il trailer italiano
Chernobyl Diaries – La Mutazione: trailer ufficiale
Jude Law come Douglas Fairbanks?
Il Dittatore: recensione del film di Sacha Baron Cohen
C’è chi lo disprezza, chi lo idolatra, chi invece lo considera un attore come un altro. Sacha Baron Cohen non ha fatto altro, nella sua carriera cinematografica, che dividere e far discutere, con le sue particolari messe in scena, e con la sua grandissima abilità di creare personaggi che per più motivi sono di rottura con l’ambiente in cui vengono calati.
Precedentemente Cohen aveva messo alla berlina la stampa e la moda, realizzando due film decisamente sopra le righe, con Borat e Bruno. Ora si dedica invece alla presa in giro, non solo di tutte le dittature mediorientali, ma anche delle cosiddette democrazie occidentali, facendo particolare riferimento agli Stati Uniti ovviamente. Ne Il Dittatore, Cohen è l’ammiraglio generale Haffaz Aladeen, sovrano assoluto di un piccolo stato mediorientale e nemico giurato della democrazia. Nel suo regno egli è sovrano assoluto, governando con la più cieca negligenza e la più totale noncuranza del suo popolo. Ovviamente in molti lo vogliono morto e così Aladeen si procura dei sosia che come compito hanno quello di “farsi sparare in testa al suo posto”. Un suo viaggio negli Stati Uniti lo porterà a conoscere altre realtà e soprattutto a riconsiderare la sua concezione di dittatura, democrazia e amore.
Il Dittatore, il film
Il Dittatore scritto e prodotto da Sacha Baron Cohen è forse il suo prodotto meno riuscito, dal momento che viene a mancare in questo caso la componente più graffiante e superflua del suo cinema, ovvero l’oscenità e la volgarità totali. Pur non essendo un film privo di queste caratteristiche, Il Dittatore si muove prevalentemente negli schemi della narrazione tradizionale e solo in alcuni momenti presenta delle trovate davvero anticonformiste che fanno riferimento al mondo contemporaneo, come il discorso conclusivo di Aladeen. Divertente invece è il riferimento secondario al mondo dello spettacolo hollywoodiano e alla sua “commerciabilità”: diversi attori prestano il nome (alcuni anche il volto) a battute irriverenti e scostumate che esalteranno sicuramente il pubblico.
Il Dittatore si basa esclusivamente sul suo protagonista: Sacha Baron Cohen si cala nel personaggio, lo aiuta a nascere e a venir fuori dalla storia, regalandogli tic, manie, caratteristiche e nevrosi in maniera del tutto verosimile e trasformando il suo accento solo come un grande attore riesce a fare. Nel cast del film anche Sir Ben Kingsley che aveva di recente incrociato la strada di Cohen in Hugo Cabret di Scorsese, e che qui interpreta il cospiratore zio del dittatore; Anna Faris, nei panni di una energica ambientalista e femminista americana; John C. Reilly e Megan Fox in piccoli ruoli.
Sotto testi (neanche troppo) sottointesi si sprecano e il film va avanti, giustamente, per la modesta durata di 84 minuti, senza il classico lieto fine lasciando addosso la sensazione che infondo sono davvero poche le cose che possono cambiare al mondo, e tra questa non figurano gli uomini.
Teaser trailer e nuove immagini di Les Misérables!
Gemma Arterton in Runner Runner
Gemma Arterton nel thriller di Brad Furman. Gemma Arterton, già vista in Prince of Persia e Tamara Drewe e a breve nei panni di Gretel in Hansel e Gretel, interpreterà la ragazza del personaggio di Justin Timberlake nel film Runner Runner.
La pellicola si incentrerà sulla storia di un giovane che diventa braccio destro di un boss delle scommesse on-line, interpretato da Ben Affleck. Le riprese cominceranno alla fine di giugno presso Puerto Rico.
Gong Li nel film su Marco Polo
Marion Cotillard per Asghar Farhadi
Prometheus: le prime recensioni
Online le prime impressioni sul film Prometheus. La premiere mondiale dell’attesissima pellicola di Ridley Scott si terrà domani a Londra, ma ecco già spuntare le prime opinioni sul film, ad opera di Justin Chang di Variety , Todd Mccarthy dell’Hollywood Reporter e Mark Adams di ScreenDaily. I tre articoli esprimono pareri contrastanti, ma tutti concordano nel definire il film come uno spettacolo tecnicamente portentoso, in cui però non tutto funziona.
Spiega McCarthy:
E’ una festa per gli occhi in 3D, ma ha dei problemi nel mescolare con equilibrio le ipotesi filosofiche sulle origini delle specie e l’obbligo morale nei confronti della saga di Alien di proporre scene sanguinolente. Il terzo film fantascientifico di Ridley Scott, dopo Alien nel 1979 e Blade Runner nel 1982, non rivuluzionerà ancora una volta il genere, nonostante sia ambizioso e serio quanto i precedenti, ma propone altrettanto spettacolo visivo, azione e attacchi improvvisi di mostri per conquistare il pubblico di tutto il mondo assetato di emozioni.
[…] Mano a mano che il numero di personaggi si assottiglia, il quoziente di scene rivoltanti e orrorifiche aumenta […]
Questo progetto è nato come prequel di Alien ma si è trasformato in qualcosa di diverso. Sfortunatamente, più il film si avvicina al suo culmine, più una serie di elementi si allineano come per gettare le basi di un sequel, soprattutto nel finale che sembra una sorta di teaser trailer di un potenziale prossimo episodio.
Chang invece commenta: In Prometheus, una missione per scoprire le origini della vita umana si affida a immagini familiari di morte e devastazione. Estremamente curato sul piano visivo, il primo film fantascientifico di Ridley Scott in tre decenni dai tempi di Blade Runner rimane con i piedi per terra sul piano narrativo, accennando costantemente all’esistenza di una intelligenza superiore senza mai dimostrarne molta a prescindere.
[…] Una differenza principale tra questo film e il suo precessore è a livello di volume. Incoerentemente sostenuto da una colossale colonna sonora orchestrale, il film non presenta i silenzi e il senso di minaccia che rendevano Alien così elegantemente snervante. Prometheus è un contenitore di chiacchere popolato da personaggi tipici che recitano stancamente brevi frasi quando non sono impegnati a smentire cinicamente o difendere con entusiasmo il loro credo in una potenza superiore. La struttura stessa del film serve a spargere, piuttosto che costruire, tensione […]. Scott e la sua troupe compensano in qualche modo con un design visivamente intricato e immersivo che non si risparmia in fastosità futuristiche o splatter prostetico. […] Barlumi di coinvolgimento provengono anche dalle idee quasi provocatorie di creazione contro creatore, e dello scontro tra essi, che forniscono al film una dimensione filosofica difficile da esplorare con completezza a causa della semplice struttura da space-opera.
[…] Tecnicamente, Prometheus è magnifico. E’ stato girato in 3D senza che il regista si facesse limitare nella concezione o nell’esecuzione, e così il film assorbe e utilizza questo processo con totale naturalezza.
Mark Adams: Ridley Scott è un maestro quando si tratta di visualizzare l’ambientazione delle sue storie, ed è chiaro sin dalle maestose sequenze con cui si apre Prometheus, nelle quali la sua cinepresa attraversa un pianeta alieno (ottenuto mescolando splendide vedute Islandesi con la CGI) […]
Ecco una cosa che Prometheus non è: un clone di Alien. Alien, nonostante possa sembrare lento contro l’attuale stile di montaggio, era un film che abbracciava completamente la sua natura di horror nello spazio, e dopo aver costruito lentamente un momento centrale straordinariamente splatter diventava un monster movie girato splendidamente prima della memorabile battaglia finale di Sigourney Weaver. Invece, mentre Prometheus ha dei momenti che effettivamente colpiscono, non riesce mai a tuffarsi completamente nel genere horror, sviluppando invece l’aspetto scientifico piuttosto che l’azione, e contrappuntando il film di momenti che meravigliano e scuotono.
[…] Gli effetti sono realizzati in maniera egregia, e il direttore della fotografia Dariusz Wolksi propone alcuni momenti davvero splendidi (il 3D è molto semplice da guardare, e non sembra mai troppo scuro), mentre le scenografie di Arthur Max e i costumi di Janty Yates aiutano il film nel dare un senso realistico di epica fantascientifica. Un film di Ridley Scott è sempre girato perfettamente, montato con intelligenza e semplice da guardare, e Prometheus non è diverso in questo senso.
La recensione più negativa arriva invece da Isabelle Regnier, su Le Monde:
Immerso in una melassa spirituale che fonde cristianesimo e paganesimo new wave, il film cita 2001, Star Wars, Wall•E, gli zombie di Romero, persino Mars Attacks e AI, senza fare nulla di speciale. I pochi spunti che contiene la sceneggiatura, in particolare una serie di conflitti latenti tra i personaggi, rimangono soltanto abbozzati.
[…] Nel suo ruolo di un uomo pagato profumatamente per il suo lavoro, Ridley Scott finisce per percorrere la classica traccia commerciale. La sua missione: risuscitare il franchise di Alien e dare al pubblico una specie di copia di qualcosa che gli piace, e nulla più.
Ricordiamo nel cast del film Prometheus diretto da Ridley Scott troviamo Michael Fassbender, Idris Elba, Charlize Theron, Noomi Rapace, Guy Pearce, Logan Marshall-Green, Sean Harris, Rafe Spall.
Nel film Un gruppo di scienziati è in viaggio verso un lontano pianeta alla ricerca delle origini dell’uomo. Gli astronauti, però, entrano in contatto con un’entità che potrebbe causare l’estinzione della razza umana.