Gamer: tu perdi lui
muore – In un fantomatico (ma non troppo)
futuro, il produttore di videogames Ken Castle ha ottenuto un
grande successo con Society, un gioco in cui il tuo
personaggio è un altro essere umano che sotto compenso si fa
telecomandare.
All’universo ipercolorato di
Society si contrappone quello di Slayer, altro real-game in cui chi
può permetterselo paga per controllare dei condannati a morte che
accettano missioni pericolosissime con la speranza di giungere alla
fine del gioco vivi ed ottenere in premio la liberazione. L’eroe di
Slayer, Kable, arrivato alla sua 29 vittoria capisce che per
superare la 30esima e ultima battaglia, deve andare contro il
sistema di Castle per sopravvivere e riabbracciare la moglie e la
figlia.
Un film che offre molti spunti di
riflessione, quello di Neveldine e Taylor, che nella foga di
denunciare il mondo virtuale tramite se stesso, conducono lo
spettatore in una trappola un po’ infida utilizzando strumenti e
linguaggio che proprio quel mondo vanno a sostenere. Mi riferisco
al montaggio, che definire frenetico è dir poco, e alle riprese da
videoclip che confondono lo spettatore e rendono faticosa la
fruizione del film.
Buona prova per gli attori: Butler
si rivela efficace sia in ruoli da commedia romantica che in panni
più sporchi come quelli di Kable/Tillman, e anche il cattivissimo
Michael C. Hall, volto notissimo di serial TV,
non fatica troppo a rendersi credibile nel suo ruolo.
Buone interpretazioni e una storia
articolata su una profonda critica sociale (che però si ripiega su
se stessa) non bastano purtroppo a fare di
Gamer un buon film. E la pecca maggiore è
proprio il racconto, che nelle fasi intricate si rivela
approssimativo e in quelle d’azione decisamente prolisso.
Peccato, una buona storia bruciata.
Il titolo originale del nuovo film
di animazione della Disney è stato cambiato da Rapunzel
(Raperonzolo) a Tangled solo poche settimane fa. Il
Los Angeles Times spiega il motivo in un lungo articolo
sulle nuove strategie dello studio di animazione in merito al
potenziale pubblico dei propri film.
Alice in Wonderland mantiene
saldamente la prima posizione, mentre Mine Vaganti ottiene
un ottimo risultato al secondo posto. Non brillantiPercy Jackson
eAppuntamento con l’amore. Come prevedibile,
Alice in Wonderland conserva il
primo posto al box office italiano (come in gran parte del mondo)
incassando ben 6 milioni al suo secondo weekend e raggiungendo
quota 20,1 milioni di euro in appena 12 giorni.
Ottiene un ottimo risultato
Mine Vaganti, che debutta al secondo
posto con 2.077.619 euro, un risultato in linea con un’altra
pellicola di successo di Ferzan Ozpetek, ovvero Saturno
Contro. Mantiene la terza posizione Shutter Island, giunto a 4 milioni
con 1,3 milioni incassati nel weekend.
Esordio non molto positivo per
Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: Il ladro di
fulmini la pellicola fantasy di Chris
Columbus ottiene solo 1,1 milioni di euro, a dimostrazione del
fatto che sarà difficile eleggerlo ‘il nuovo Harry Potter’, come
auspicato dalla Fox. Genitori & Figli: Agitare bene
prima dell’uso scende al quinto posto con altri
949.000 euro, che gli consentono di arrivare a quota 7,3
milioni.
Segue Appuntamento con
l’amore: nonostante il cast che sfoggia, la pellicola
sentimentale ottiene soltanto 737.000 euro, un risultato da
ascrivere anche al periodo di distribuzione. In patria,
infatti, il film di Garry Marshall aveva sbancato i botteghini
debuttando nel weekend di San Valentino.Settimo posto per
Invictus, arrivato a 5,2 milioni con altri
621.000 euro, seguito da
Avatar: il kolossal campione d’incassi ottiene
altri 496.000 euro e giunge a quota 64,3 milioni di euro.
Mediocre esordio per
Legion, che si classifica al nono posto
con appena 297.000 euro, precedendo Codice Genesi, che chiude la top10
con 184.000 euro per un totale di 2,8 milioni. Quanto alle altre
new entry, risultati negativi: La valigia sul letto è
undicesimo, Chloe dodicesimo, Donne senza uomini
quattordicesimo.
Robert Downey Jr. è in trattative per un ruolo in Gravity, il
film fantascientifico di Alfonso Cuaron nel cui cast, alcune
settimane fa, stava per entrare Angelina Jolie. Le voci confermano
che la Jolie non è più in lizza, e spiega che ora il progetto è
nelle mani della Warner Bros., che lo produrrà in 3D attraverso la
Legendary Pictures.
Mel Gibson intervistato dal Los Angeles Times, ha
rivelato maggiori informazioni sul suo nuovo film con Leonardo
DiCaprio, una storia sui Vichinghi che potrebbe concludere la sua
carriera di regista:
Drew Goddard, sceneggiatore di
Cloverfield e del prossimo Cabin in the Woods – che segna anche il
suo esordio dietro la macchina da presa – è stato scritturato per
adattare il testo Robocalypse di Daniel H. Wilson.
Finora i rumour sul casting di The
First Avenger: Captain America si sono concentrati sull’attore che
interpreterà il protagonista. Ora si apprende che Hugo Weaving sta
per ottenere la parte del villain Teschio Rosso…
Anche i grandi cadono, e più la
vetta da dove cadono è alta più il tonfo è profondo, purtroppo.
Forse non è proprio un tonfo ma l’ultima opera del buon vecchio
Clint Eastwood fatica a reggere il
paragone con il tracciato finora dorato del cowboy alla regia. In
Invictus siamo proiettati nel Sudafrica
di inizio anni ’90, con Nelson Mandela appena uscito di prigione a
furor di popolo, pronto a governare dopo aver vinto le elezioni un
paese in tumulto dopo l’apartheid. Come nel precedente Gran
Torino i conflitti razziali sono al centro
dell’analisi filmica, ma stavolta il tutto è avvolto da una patina
buonista e “americana” che stenta a far decollare l’opera.
La figura di Nelson Mandela è
presentata in modo superficiale mostrandone solo i momenti di
successo, di persuasione sul popolo sudafricano, la sua figura è
mostrata in modo così edulcorato che sembra di vedere una di quelle
fiction della tv sui personaggi storici in salsa “buonista” che
alla lunga inevitabilmente portano ad un senso di noia nella
visione del film. Non c’è un solo momento in cui
Morgan Freeman commetta un piccolo errore o si lasci
andare a qualche piccolo momento libero, vederlo rimandare la
risoluzione dei problemi sociali in favore delle partite di rugby
per tutto il film può essere un valore aggiunto se limitato ma
mostrato in questo modo è un limite forte per un film che vuole
mostrare i cambiamenti sociali in un paese dopo l’apartheid ma che
finisce solo per essere banale come le scene in cui i ragazzini
bianchi giocano con quelli di colore a rugby.
Invictus: il
film
Invictus
poi si inerpica nella seconda parte sul torneo mondiale di rugby,
mischiando orgoglio, moralismo e scene sul campo di gioco girate
con semplicità, sempre nello stile essenziale del regista, mentre
la scelta di Matt Damon come capitano della squadra
sudafricana si è rivelata abbastanza azzeccata, data la faccia da
bravo ragazzo dell’attore americano e il suo fisico robusto,
indicato per un giocatore di rugby.
Matt Damon, vincitore di un Oscar in
giovanissima età per la sceneggiatura di Will Hunting – Genio
Ribelle, è un attore solido, amato da Hollywood che non brilla
certo per sfumature ma che ha sempre mantenuto una costanza nella
qualità dei prodotti ai quali ha partecipato ed anche in questo
caso conferma un buon fiuto per le sceneggiature. Dopotutto, quando
Clint chiama è difficile rimanere indifferenti.
Invictus
risulta un buon film, non il migliore di Eastwood, ma senza dubbio
potente, che abbraccia la sua retorica nel finale conciliante ma
che comunque fa la sua bella figura nel panorama cinematografico
contemporaneo.
Percy Jackson e gli dei
dell’Olimpo: il ladro di fulmini: tornano le mitiche
divinità del Monte Olimpo stavolta situato seicento piani sopra
l’Empire State Building di New York. La storia si svolge attorno
alla figura di Percy, un ragazzo adolescente che, dopo aver
scoperto di essere figlio del dio Poseidone e quindi di essere un
semidio, viene accusato da Zeus di aver rubato i sui fulmini. Per
evitare una guerra tra dei e per salvare la madre che nel frattempo
è stata rapita da un altro dio (Ade), Percy intraprende un lungo
viaggio attraverso il continente alla ricerca del vero
ladro.
A partire da dicembre 2009 la Disney ha apposto, su un billboard
a Westwood (Los Angeles), un nuovo artwork di Tron Legacy ogni mese
e mezzo circa, pubblicandolo poi online l’immagine.
La Warner Bros ha deciso di
affidare a Guy Ritchie la regia di un nuovo Excalibur,
basato sulla leggenda di Re Artù.
Il progetto sembra essere una
priorità per la major, dal momento che oggi a parlarne è anche
l’affidabilissimo Variety, che ha annunciato l’ingaggio di
uno sceneggiatore per il film: si tratta di John
Hodge, autore di Trainspotting e The Beach, il quale sta
attualmente lavorando con Ritchie prendendo come fonte originale Le
Morte d’Arthur, una rivisitazione della leggenda a opera di Sir
Thomas Mallory.
L’aspetto più curioso dell’intera
notizia è che Variety non utilizza mai il titolo Excalibur per
parlare del film, ma parla invece di un progetto su Re Artù.
L’intento potrebbe essere quello di prendere le distanze dall’altro
Excalibur che la Warner aveva in cantiere, e che dovrebbe essere
diretto da Bryan Singer.
L’autore del soggetto Warren Ellis aveva spiegato che il film
“differisce da tutti i 751 precedenti film su Re Artù per
diversi aspetti, soprattutto perchè si concentra in modo molto
specifico sul raduno dei Cavalieri”.
Annunciati anche i produttori del
film, Gianni Nunnari (War of Gods, 300) e
Charles Roven, e i produttori esecutivi
Richard Suckle (Scooby-Doo, The International) e
Craic J. Flores.
Christopher Nolan,
durante un’intervista con Geoff Boucher, ha
svelato i primi dettagli dei suoi piani per rilanciare il franchise
di Superman, ma ha anche parlato del terzo film di
Batman, che sarà il suo prossimo progetto dopo Inception.
A quanto pare è Jonathan
Nolan che attualmente fa il duro lavoro di scrivere la
sceneggiatura basandosi su una storia di Goyer (com’era già
accaduto per i primi due episodi del “nuovo” Batman):
Mio fratello sta scrivendo la sceneggiatura per me, e aspetteremo
di vedere come verrà fuori… sta combattendo duramente per mettere
insieme una storia epica proprio come la volete voi.
Il prossimo passo quale sarà?
Il Cavaliere OscuroSenza entrare troppo nello specifico, il cardine
del terzo film è che ci dà la possibilità di concludere la nostra
storia. Il nostro approccio sarà quello di concludere la storia,
piuttosto che rimbalzarla continuamente in avanti per espanderla. I
personaggi dei primi due film – e gli attori che li interpretano –
saranno tutti nell’ultimo episodio. Abbiamo un ottimo gruppo, è una
delle cose che mi fa venir voglia di girare questo terzo film,
visto che abbiamo passato degli ottimi anni insieme.
Inutile dirlo: Nolan non vuole dire
nulla sul villain del nuovo film…
Sono molto eccitato all’idea
del finale che daremo al film, la conclusione, e quello che abbiamo
fatto con i personaggi. Mio fratello ha tirato fuori delle idee
molto eccitanti. Al contrario dei fumetti, queste non sono cose che
vanno avanti all’infinito, e vedere tutto questo con la prospettiva
di una storia con un finale ci è di grande utilità. Vedere il film
come un finale, ti mette sulla strada giusta per trovare la
conclusione adatta e trovare l’essenza di quello che stai
raccontando, cioè la realtà in queste storie fantastiche. Ecco
quello che facciamo.
Geoff Boucher, inoltre, ha
pubblicato sul suo blog all’interno del sito del Times la versione
estesa dell’articolo.
Ecco alcuni dei passi più
interessanti:
E’ veramente eccitante, abbiamo
una storia fantastica. E siamo sicuri di poterla fare al meglio.
Conosciamo il genere e sappiamo come realizzare bene un film di
questo tipo.
Nolan si riferisce al team che ha
lavorato al riavvio di Batman: lui, suo fratello Jonathan Nolan
(che, si rumoreggia, potrebbe dirigere la nuova pellicola di
Superman) e David S. Goyer.
Il regista di Inception e del
Cavaliere Oscuro, assieme a sua moglie – la produttrice Emma Thomas
– intende mantenere il riserbo più assoluto sul progetto, ma anche
fare chiarezza su alcuni punti e svelare i primi dettagli del
prossimo film su Batman (che potete leggere qui). La Thomas si cela
dietro una sorta di silenzio stampa:
Non so da dove sono venuti gli
ultimi rumour…Nolan ammette di aver ammirato il film di Bryan
Singer, in particolare per come si collega alla versione di
Superman di Richard Donner, ma spiega che il suo film sarà molto
diverso e vivrà di vita propria:
Molte persone si sono
avvicinate a Superman in modi diversi. Io so solo la maniera che ha
funzionato al meglio per noi è quella che applicherò per il film.
Il mio Batman vive in un mondo nel quale sa di essere l’unico
supereroe, e il nostro Uomo d’Acciaio avrà lo stesso approccio.
Ciascuno dei due ha una logica interna, nella storia. Non hanno
nulla a che fare l’uno con l’altro.
Nolan spiega che l’idea di lavorare
a un nuovo film di Superman è arrivata in un momento di totale
mancanza di ispirazione per il terzo episodio di Batman (che,
conferma, ora invece è in via di sviluppo): Goyer
ha proposto al regista una sua versione “ideale” di un film su
Superman:
In pratica mi ha detto: “Ho
questa idea su come potresti lavorare a Superman.” Io l’ho capita
subito, mi è piaciuta e ho pensato: ecco un approccio alla storia
che non avevo mai visto prima, e che la rende incredibilmente
eccitante. Ho coinvolto subito Emma per portare avanti il progetto
e ottenere il via libera da parte deloo studio.
Goyer ora sta scrivendo la
sceneggiatura, mentre Nolan tiene tutto sotto controllo.
Sull’approccio vero e proprio al progetto, comunque, non dice
nulla: non conferma se dirigerà il terzo episodio di Batman (anche
se è praticamente scontato), perché come sempre vuole annunciarlo
dopo aver finito di lavorare a Inception; e tuttavia conferma che
non dirigerà lui il film di Superman, anche se non ha ancora idea
di chi potrebbe farlo.
Il nostro approccio sarà simile
a quello dei moderni film d’azione, nel senso che la gente troverà
una storia incredibile cui tenere. Penso che l’approccio di David
sia l’ideale da questo punto di vista.
Sherlock Holmes ha incassato 470 milioni di dollari in tutto il
mondo, e un sequel sembra ormai molto probabile. Jude Law ne ha
parlato durante la conferenza stampa per il suo nuovo film Repo
Men.
Risultato straordinario per
Alice in Wonderland, che gode anche
del weekend lungo. Secondo posto per Genitori &
Figli, mentre Shutter Island debutta alla terza
posizione. Non bene le altre new entry. Alice in Wonderland di Tim
Burton parte col botto in Italia come nel resto del mondo: nel
nostro Paese ha incassato 8,1 milioni nel weekend, ma, essendo
uscito di mercoledì, ha già raccolto 10,5 milioni. Un risultato
strepitoso, da ascrivere anche al prezzo maggiorato del biglietto
per gli spettacoli in 3D.
Secondo posto per
Genitori & Figli – Agitare bene prima
dell’uso, che ottiene 1.998.000 euro per un totale di
5,8 milioni. Debutta al terzo posto Shutter Island: il nuovo film di
Martin Scorsese incassa 1.935.000 euro, un risultato non
particolarmente esaltante, ma la pellicola con Leonardo DiCaprio
può indubbiamente godere di un buon passaparola. Cala al quarto
posto
Invictus, arrivato a 4,1 milioni con 1,3 milioni
raccolti in questo weekend. Segue il fenomeno
Avatar, che ha perso quasi tutte le sale 3D a
vantaggio di Alice in Wonderland: il kolossal di
James Cameron, che ha conquistato 3 Oscar tecnici su 9 nomination,
ottiene altri 793.000 euro, arrivando all’eccezionale totale di
63,4 milioni di euro.
Perdono posizioni anche Codice Genesi (622.000 euro) e
Wolfman (343.000 euro), arrivati
rispettivamente al totale di 2,4 e 4,1 milioni di euro. Sorprende
la buona tenuta de Il concerto,
che sale all’ottavo posto con altri 220.000 euro, per un totale di
2,5 milioni. Nona posizione per Che fine hanno fatto i
Morgan?, che ottiene altri 157.000 euro giungendo a
1,7 milioni. Chiude la top10 Il figlio più
piccolo, fermo a 2 milioni con altri 145.000 euro.
Esordi mediocri per le altre new entry del weekend:
L’amante inglese (107.000 euro) debutta
al dodicesimo posto, mentre Revanche – Ti
ucciderò (25.000 euro) si piazza appena
diciannovesimo. Crazy Heart, vincitore di 2 premi Oscar,
ottiene solo 19.000 euro, a causa della scarsa distribuzione.
Robert De Niro sarà infatti Vince
Lombardi, l’allenatore di football americano che diventò negli anni
un vero e proprio simbolo di quello sport, tanto da dare il suo
nome al trofeo che viene assegnato alla squadra vincitrice del
Superbowl.
Si fa sempre più interessante il progetto di Luck, la
serie televisiva che vi annunciammo tempo fa cui stanno lavoranto
Michael Mann e David Milch.
Ambientata nel mondo delle corse
dei cavalli in Calfornia, Luck si era assicurata di recente un
protagonista d’eccezione come Dustin Hoffman, cui si era affiancato
poco dopo Dennis Farina (uno dei fedelissimi di Michael Mann): ma
oggi rende ancora più felici la notiza per cui assieme a loro ci
sarà con tutta probabilità anche Nick Nolte.
A questo punto non vediamo l’ora di vedere il pilot della serie,
che verrà diretto proprio da Michael Mann.
Uscirà ufficialmente il 9 aprile in
Italia L’Uomo Nell’Ombra (The Ghost Writer in inglese),
l’ultimo film di Roman Polanski, grazie al quale il regista ha
conquistato l’Orso d’Argento all’ultima Berlinale.
La voglia di remake ad Hollywood
non si placa, e quando i film da rifare e le storie da continuare
sono finite, si comincia a ripescare nei vecchi generi
cinematografici. E così ritornano al cinema le divinità dell’antica
Grecia che tanto fascino hanno sempre avuto sul pubblico di tutto
il mondo. Ovviamente mi riferisco a tutta quella serie di film che
sono ispirati ai miti classici, prima di tutti il colossal/remake
Scontro fra Titani, oppure il prossimo War of Gods. Ma in ordine di
uscita, il prossimo film al cinema che riprende e trasforma le
antiche saghe greche è Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo:
Il Ladro di Fulmini. Il film è tratto da un libro
(primo di una serie di cinque storie) che racconta la storia di
Percy, un adolescente che scopre di essere figlio del Dio del Mare,
Poseidone (Kevin McKidd, il dottor Hunt di Grey’s Anatomy).
Percy Jackson e gli Dei
dell’Olimpo diretto da Chris
Columbus, racconta le avventure e le difficoltà che il
giovane Percy dovrà affrontare per sventare una imminente guerra
fra divinità che porterà alla distruzione della Terra. Accanto a
lui la bella Annabeht, anche lei semidea figlia di Atena, e Grover,
un satiro maldestro ma coraggioso. Le avventure di Percy nascono da
un equivoco: Zeus, interpretato da
Sean Bean, crede che lui sia il ladro della sua
folgore, arma divina suprema e potentissima, simbolo della sua
regalità tra gli dei. Il ragazzo verrà allora a conoscenza della
sua vera origine semi divina, capirà di trovarsi in serio pericolo
e farà di tutto per salvare la madre, rapita da Ade dio degli
inferi(interpretato da Steve Coogan), e evitare
uno scontro tra divinità.
Percy Jackson e gli Dei
dell’Olimpo, primo di una possibile serie di cinque, è
tratto dall’omonimo libro di Rick Riordan, docente di Mitologia
greca in California e Texas; dettaglio importante se si pensa che
la mitologia raccontata nella pellicola è davvero la mitologia
classica, a parte qualche dettaglio che però è funzionale alla
storia.
La pellicola, con un cast davvero
ottimo e un ritmo incalzante, si presenta come una perfetta
macchina per far soldi, rivolto com’è ad un pubblico giovane e
educato ai film di genere fantasy (vedi la saga di Harry
Potter che questo film, non troppo velatamente, mira a
sostituire). Ma Percy Jackson non è solo un
tripudio di effetti speciali, è anche un bellissimo racconto di
un’iniziazione alla vita di un ragazzo, che come molti della sua
età si sente fuori posto, solo che non tutti i ragazzi scoprono di
avere poteri straordinari e un padre, per così dire, fuori dal
normale.
Percy Jackson e gli Dei
dell’Olimpo è ambientato nei nostri giorni e si dipana
lungo tutta la superficie degli States, dai casinò di Las Vegas con
nomi sibillini (vidi il Lotus: non vorrete più andar via), alle
profondità degli Inferi collocate (a caso?) sotto l’iconica scritta
che troneggia sulle colline di Hollywood, fino alla cima del Monte
Olimpo la cui via d’ingresso è situata sulla sommità dell’Empire
State Building (per via ascensore), inoltre è intessuto di una
serie di riferimenti al mondo mitologico antico che ne
impreziosiscono la trama e la rendono profonda, quasi ancorata a
quella che è la vera mitologia. Questo non è un pregio da poco
considerando che, l’ultima operazione di resurrezione mitologica
che era stata fatta ad Hollywood (mi riferisco al
Troy di Petersen) era stata un vero
disastro, sia dal punto di vista della trasposizione dei “fatti”
narrati, sia dal punto di vista delle dinamiche narrative che non
avevano alcun nesso con l’origine del mito, scombussolando così gli
ordini del racconto.
Non è questo il caso di Percy
Jackson, infatti lo spettatore più accorto può cogliere tutta una
serie di rimandi alla tradizione mitologica: vedi ad esempio il
nome del casinò dove “temporeggiano” gli eroi, oppure l’identità
del ladro di fulmini che verrà svelata nel finale, o ancora gli
occhi della figlia di Atena, non a caso grandi e azzurri, proprio
com’è caratteristica della dea della sapienza, per definizione
dagli occhi glauchi (dal greco glaucos = azzurro). Interessante,
seppure forse non alla portata del pubblico più giovane,
l’ammonimento all’ingresso degli Inferi “Guai a voi anime prave”,
un riferimento colto che non c’entra propriamente con la mitologia
greca ma che a ragione si trova in quel punto e che può cogliere il
pubblico adulto, forse quello europeo più di quello americano.
Chris Columbus,
già bravissimo nel regalare grandi classici del cinema per i più
giovani, confeziona un’altra opera ben diretta, con ritmo e
suspence, ma anche tanto divertimento, merito di una buona
sceneggiatura e di bravi attori, in particolare il satiro Grover,
interpretato di Brandon T. Jackson a cui è
affidata la controparte comica del protagonista, ottimamente
interpretato da
Logan Lerman. Ottimo l’utilizzo di effetti
speciali che accompagnano l’azione e che si misurano alla
circostanze, appoggiandosi si una colonna sonora non eccelsa ma
sicuramente funzionale all’epicità e all’intimità di alcune della
sequenze chiave.
Menzione speciale a due donne:
Rosario Dawson, la conturbante e prigioniera
Persefone, regina degli inferi; e Uma Thurman, nel ruolo breve seppure
determinante della Gorgone Medusa, che nella mitologia classica è
decapitata da Perseo, e questa volta si troverà di fronte Percy ….
e chissà quale sarà l’esito di questa battaglia.
Disney ha diffuso
il trailer ufficiale di Tron: Legacy, il film
diretto da Joseph Kosinski (al suo debutto
alla regia) e scritto da Adam Horowitz e Edward
Kitsis, tratto da una storia di Horowitz, Kitsis,
Brian Klugman e Lee Sternthal e
sequel diTron (1982). Il cast
include
Jeff Bridges e Bruce Boxleitner che riprendono i ruoli
rispettivamente di Kevin Flynn e Alan Bradley, oltre a
Garrett Hedlund,
Olivia Wilde, James Frain, Beau Garrett e Michael
Sheen.
Tron: Legacy è
stato presentato in anteprima a Tokyo il 30 novembre 2010 e uscirà
al cinema 17 dicembre 2010. La storia segue il figlio adulto di
Flynn, Sam, che risponde a un messaggio del padre scomparso da
tempo e viene trasportato in una realtà virtuale chiamata “la
griglia”, dove Sam, suo padre e l’ algoritmo Quorra devono impedire
al malvagio programma Clu di invadere. Il mondo reale.
“Questo progetto nasce
dall’esigenza di lavorare in un modo differente da quello che
normalmente si è abituati a fare in ambito cinematografico. Da
molto tempo, soprattutto dopo la stressante esperienza della
realizzazione del mio film Imago Mortis, sento la
necessità di “riconciliarmi” con il mezzo cinematografico e di
ricercare una leggerezza calligrafica che è normalmente più
congeniale ad altre forme espressive, come ad esempio la pittura,
la fotografia, o la grafica.”
La giovane protagonista di Mamma
mia!, nonché copratagonista dell’imminente in Italia Chloe,
Amanda Seyfried, ha confermato sul red carpet degli
Oscar che interpreterà per la Warner Bros The Girl with the Red
Riding Hood. Il film è una rivisitazione in chiave gotica della
celebre fiaba di Cappuccetto Rosso, nota nella sua versione più
diffusa scritta dai Grimm. Il lungometraggio sarà diretto da
Catherine Hardwicke, già autrice del primo Twilight, su
sceneggiatura di David Leslie Johnson (Orphan).
Reduce dalla buona prova di
Imago mortis, soprattutto per quel che
riguarda l’aspetto estetico, Bessoni ritorna dietro la macchina da
presa per regalarci un altro viaggio, come lui stesso ci anticipa,
all’insegna del pre-cinema, meta-cinema e un mondo fantastico,
popolati da strane creature che sono frutto dei suoi sogni più
intimi ma che presto diventeranno reali e tangibili nella prossima
sfida registica dell’autore.
La suddetta opera è ancora in fase
di ripresa, ma interessa a noi di Cinefilos per molti aspetti,
primo fra tutti quello della sperimentazione sia da un punto di
vista linguistico che da un punto di vista di mezzo produttivo e di
impiego di nuove tecnologia. In un panorama come quello italiano,
nel quale a mano a mano che si va avanti si affievolisce la voglia
e la forza di osare, è di essenziale importanza per un futuro di
crescita porre l’attenzione su quelle realtà produttive messe al
margine dal sistema che osano, spinti dalla passione e dalla voglia
di far emergere quel lato che per molto tempo è rimasto nascosto ai
molti ma ben presente ai pochi, ovvero un genere fatto di sogni,
fantasia ed ossessioni profonde che un tempo ci hanno reso celebri
ma che ora ci vedono ai margini della cinematografia mondiale.
Ad un primo approccio suonerebbe
quasi strano parlare di effetti speciali nell’era del digitale dove
tutto o quasi (esclusi quegli autori che della forma ne fanno una
religione) viene ricostruito al computer e non viene lasciato nulla
di realmente tangibile o ripreso. Sotto questo profilo
Krokodyle nel panorama produttivo italiano rappresenta una
vera eccezione. Infatti, il film farà largo uso di creature
concepite da Bessoni e realizzate artigianalmente dal Leonardo
Cruciano Workshop che è anche co-produttore del film. Lo stesso
Leonardo ci ha preannunciato che nel film si userà anche
l’animatronic per riportare in vita le creature che affollano la
mente del Bessoni visionario, supportate laddove serve anche dalla
computer grafica.
Interviste con i
Protagonisti di Chiara Guida
Incontriamo Lorenzo Pedrotti nel
suo camerino, già pronto per cominciare le sue ultime riprese
romane di Krokodyle, film in produzione di Stefano
Bessoni, del quale è protagonista principale. “Sono
felicissimo di lavorare di nuovo con Stefano – racconta entusiasta
– dopo l’esperienza di Imago Mortis, ma qui la mia parte è
più impegnativa. Quando studiavo alla Nuct mi intrufolavo alle sue
lezioni di regia, ero affascinato dal suo immaginario e dalla sua
visione del cinema e del lavoro del regista”.
–Qual è il tuo
personaggio?
“Io sono il protagonista,
Kaspar, un regista in attesa di poter realizzare un suo
progetto e che nel frattempo si da da fare per produrre qualcosa
che dia concretezza alle sue idee sul cinema; sono un alter ego di
Stefano, e il mio personaggio è circondato da amici con nomi
evocativi (valga per tutti Bertold, interpretato da
Francesco Martino) che a loro volta sono altri aspetti di Stefano.
Insieme formiamo una sorta di mosaico che compone le sue ossessioni
e le sue immaginazioni.”
–Lo stile di Stefano, in
questo progetto, subisce un cambiamento notevole rispetto a Imago
Mortis. Qui ha scelto di usare molto la camera fissa, come ti trovi
in rapporto all’obbiettivo che ti guarda in maniera così
diretta?
“Ho una formazione teatrale, per
cui con la macchina fissa la recitazione cinematografica si
avvicina di più a quella del teatro, ma sono ugualmente due
linguaggi diversi. Nei miei studi mi hanno insegnato ad usare molto
il corpo a teatro, e qui invece è tutto molto diverso. Ma mi piace,
è un’esperienza importante e sento che non avrei potuto farla con
nessun altro se non con Stefano. Mi piace il suo modo di lavorare e
spero che questo progetto per quanto rischioso abbia successo.”
Francesco Martino è un volto
abbastanza noto della nostra televisione, anche lui, come Lorenzo
Pedrotti ha già lavorato con Bessoni in Imago Mortis, e
anche lui condivide con tutto il cast il desiderio di riscatto,
desiderio che nelle speranze e nelle intenzioni di tutti verrà
esaudito da Krokodyle.
–Chi sei nel
film?
“Sono Bertold, un amico di
Kaspar, e anche io interpreto un regista. Il mio
personaggio è reduce da una delusione artistica, poiché il suo film
è stato straziato da decisioni di distribuzione”
–Quello che è successo
nella realtà al primo film di Bessoni…
“Appunto, il mio personaggio è un’altra faccia di Kaspar, e quindi
un altro aspetto di Stefano stesso. Mi sento onorato ad avere la
possibilità di interpretare un pezzetto di lui. È una grande
opportunità che ci viene data. E soprattutto è una grande
responsabilità, questo è il primo film nel quale sono così
coinvolto, ogni componente della troupe e del cast è in qualche
misura produttore, ognuno di noi ci mette la sua parte e speriamo
che poi il prodotto sarà apprezzato”.
Jun Ichikawa, già protagonista di
Cantando dietro i paraventi di Olmi, ha appena terminato
le sue riprese. Sembra stanca ma soddisfatta, ci racconta la sua
esperienza sul set di Bessoni: “La mia prima esperienza
cinematografica è stata con un grande maestro come Olmi, e lui mi
ha insegnato a lavorare in armonia con il resto del cast e
soprattutto della troupe. Quest’armonia è quella che siamo riusciti
a creare su questo set, grazie a Stefano. Siamo riusciti ad essere
collaborativi soprattutto grazie al grande rispetto che ci
lega”.
–Anche tu, nel film, sei un
alter ego di Bessoni?
“Io sono Helix, la parte femminile di Kaspar.
Sono quella che non ha paura di essere crudele, anche cattiva.
Quello che il suo animo riservato gli impedisce di fare, è concesso
a me. Mi è piaciuto poter essere così diretta, così cruda, è stato
divertente.”
–Cosa ti aspetti dal
film?
“E’ un’operazione coraggiosa, e ovviamente mi aspetto che venga
bene, ma spero che ci sia anche qualcuno che lo guardi e che
apprezzi il lavoro e il coraggio che qui è stato messo in gioco.
Questo film puo’ essere la testimonianza che in Italia si riesce
ancora ad osare, a sperimentare.”