Sul suo sito ufficiale Ian McKellen, che tornerà nella parte di
Gandalf, ha confermato che le riprese de lo Hobbit inizieranno a
giugno, smentendo così la notizia che voleva un ulteriore
slittamento della fase di ripresa del film al 2012:
“I due film The Hobbit cominceranno a giugno in Nuova
Zelanda. La lavorazione durerà oltre un anno. E’ cominciato il
casting a Los Angeles, New York e Londra. Anche la sceneggiatura
procede. Il cast è composto di vecchi e nuovi amici, nuovamente
impegnati nella Terra di Mezzo.”
Sul suo sito ufficiale Ian McKellen, che tornerà nella parte di
Gandalf, ha confermato che le riprese de lo Hobbit inizieranno a
giugno, smentendo così la notizia che voleva un ulteriore
slittamento della fase di ripresa del film al 2012:
Michel Gondry ha appena
dichiarato che il trailer del suo The Green Hornet uscirà
questa primavera e lo ha anche spoilerato…..“Nel trailer
vedrete come e perché Kato e Britt Reid decidono di diventare eroi
in lotta contro il crimine, e poi li vedrete in azione. È
abbastanza violento, ma anche molto divertente,” ha detto il
regista.
Kristen Stewart si sta decisamente
dando da fare per costruire al meglio la sua immagine di attrice
completa, senza adagiarsi sugli allori che la Bella di Twilight le
sta offrendo in tutto il mondo.
Riscuotendo molto successo nei
maggiori festival internazionali, tra cui il Tiff e il
Sundance, arriva nei cinema italiani
Io sono l’Amore di Luca
Guadagnino.
In Io sono l’Amore si racconta la
vita di una ricca famiglia dell’alta borghesia lombarda, i Recchi,
le sue dinamiche di successione, i rapporti cristallizzati in un
sistema gerarchico vecchio di generazioni, le nuove leve che
vogliono farsi spazio, le vecchie che faticano a trovare una
collocazione nel mondo in cambiamento. E tra i fasti di pranzi e
saloni, Antonio, un cuoco di estrazione sociale bassa, abituato al
lavoro manuale, ma dai gusti culinari sofisticati, intreccia la sua
vita con la famiglia Recchi, in particolare con il primogenito
erede e con sua madre, Emma, donna elegante e non più giovane ma
con la voglia di evadere dalla usa prigione dorata.
Un’intenzione ambiziosa quella di Guadagnino
che vuole tratteggiare, senza mai veramente raccontare, la vita di
questi uomini ricchi, così lontani dalla quotidianità e così
apparentemente distanti da tutto ciò che nel film è rappresentato
da Antonio. Tuttavia l’intenzione, per quanto non priva di una
certa vivacità cromatica che si evidenzia soprattutto nelle
sequenze culinarie, non riesce a convincere lo spettatore,
spiazzato e disorientato dalla vicinanza dei soggetti, dalla loro
frammentazione davanti ad un obbiettivo che provando ad andare
all’interno perde la concretezza di una storia che almeno
esteticamente poteva essere soddisfacente ma che si piega su se
stessa.
Lo scoppio della passione tra
l’austera Emma e il giovane Antonio è glissato, lasciando
inespressa una scena con un potenziale estetico non indifferente;
ma se l’inizio della relazione viene solo sfiorato dalla mdp, il
suo svolgersi in simbiosi con una natura rigogliosa è tutt’altro
che lasciato sotto silenzio. Guadagnino indugia oltremodo, forse
troppo, sui corpi fusi insieme, sempre in maniera ravvicinata,
sempre senza dare mai un’immagine complessiva della scena,
lasciando lo sguardo amputato, desideroso di vedere l’insieme che è
irrimediabilmente sottratto e reso frammento di immagine.
Io sono l’Amore
Gli interpreti, pur di ottimo
livello, non sono supportati nel loro agire da azioni motivate,
demerito di una sceneggiatura precaria che non svolge nessun
racconto e che sparge i componenti della famiglia Recchi per
l’Europa, da Londra a Nizza, senza una vera e propria necessità
narrativa, ma dando ancora di più l’impressione di dispersione
delle parti, di disfacimenti del filo narrativo che non si
raccoglierà più per tutti i 120 minuti di film, filo del quale, in
verità, non se n’è mai trovato il capo.
E purtroppo il risultato è proprio
questo: una serie di frammenti slegati, un susseguirsi di gesti e
impulsi che faticano a incollarsi gli uni con gli altri e che
caratterizzano negativamente la farraginosità di un film che non
riesce a decollare nonostante le presenze di interpreti carismatici
ma non alla loro migliore interpretazione.
Gamer: tu perdi lui
muore – In un fantomatico (ma non troppo)
futuro, il produttore di videogames Ken Castle ha ottenuto un
grande successo con Society, un gioco in cui il tuo
personaggio è un altro essere umano che sotto compenso si fa
telecomandare.
All’universo ipercolorato di
Society si contrappone quello di Slayer, altro real-game in cui chi
può permetterselo paga per controllare dei condannati a morte che
accettano missioni pericolosissime con la speranza di giungere alla
fine del gioco vivi ed ottenere in premio la liberazione. L’eroe di
Slayer, Kable, arrivato alla sua 29 vittoria capisce che per
superare la 30esima e ultima battaglia, deve andare contro il
sistema di Castle per sopravvivere e riabbracciare la moglie e la
figlia.
Un film che offre molti spunti di
riflessione, quello di Neveldine e Taylor, che nella foga di
denunciare il mondo virtuale tramite se stesso, conducono lo
spettatore in una trappola un po’ infida utilizzando strumenti e
linguaggio che proprio quel mondo vanno a sostenere. Mi riferisco
al montaggio, che definire frenetico è dir poco, e alle riprese da
videoclip che confondono lo spettatore e rendono faticosa la
fruizione del film.
Buona prova per gli attori: Butler
si rivela efficace sia in ruoli da commedia romantica che in panni
più sporchi come quelli di Kable/Tillman, e anche il cattivissimo
Michael C. Hall, volto notissimo di serial TV,
non fatica troppo a rendersi credibile nel suo ruolo.
Buone interpretazioni e una storia
articolata su una profonda critica sociale (che però si ripiega su
se stessa) non bastano purtroppo a fare di
Gamer un buon film. E la pecca maggiore è
proprio il racconto, che nelle fasi intricate si rivela
approssimativo e in quelle d’azione decisamente prolisso.
Peccato, una buona storia bruciata.
Il titolo originale del nuovo film
di animazione della Disney è stato cambiato da Rapunzel
(Raperonzolo) a Tangled solo poche settimane fa. Il
Los Angeles Times spiega il motivo in un lungo articolo
sulle nuove strategie dello studio di animazione in merito al
potenziale pubblico dei propri film.
Alice in Wonderland mantiene
saldamente la prima posizione, mentre Mine Vaganti ottiene
un ottimo risultato al secondo posto. Non brillantiPercy Jackson
eAppuntamento con l’amore. Come prevedibile,
Alice in Wonderland conserva il
primo posto al box office italiano (come in gran parte del mondo)
incassando ben 6 milioni al suo secondo weekend e raggiungendo
quota 20,1 milioni di euro in appena 12 giorni.
Ottiene un ottimo risultato
Mine Vaganti, che debutta al secondo
posto con 2.077.619 euro, un risultato in linea con un’altra
pellicola di successo di Ferzan Ozpetek, ovvero Saturno
Contro. Mantiene la terza posizione Shutter Island, giunto a 4 milioni
con 1,3 milioni incassati nel weekend.
Esordio non molto positivo per
Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo: Il ladro di
fulmini la pellicola fantasy di Chris
Columbus ottiene solo 1,1 milioni di euro, a dimostrazione del
fatto che sarà difficile eleggerlo ‘il nuovo Harry Potter’, come
auspicato dalla Fox. Genitori & Figli: Agitare bene
prima dell’uso scende al quinto posto con altri
949.000 euro, che gli consentono di arrivare a quota 7,3
milioni.
Segue Appuntamento con
l’amore: nonostante il cast che sfoggia, la pellicola
sentimentale ottiene soltanto 737.000 euro, un risultato da
ascrivere anche al periodo di distribuzione. In patria,
infatti, il film di Garry Marshall aveva sbancato i botteghini
debuttando nel weekend di San Valentino.Settimo posto per
Invictus, arrivato a 5,2 milioni con altri
621.000 euro, seguito da
Avatar: il kolossal campione d’incassi ottiene
altri 496.000 euro e giunge a quota 64,3 milioni di euro.
Mediocre esordio per
Legion, che si classifica al nono posto
con appena 297.000 euro, precedendo Codice Genesi, che chiude la top10
con 184.000 euro per un totale di 2,8 milioni. Quanto alle altre
new entry, risultati negativi: La valigia sul letto è
undicesimo, Chloe dodicesimo, Donne senza uomini
quattordicesimo.
Robert Downey Jr. è in trattative per un ruolo in Gravity, il
film fantascientifico di Alfonso Cuaron nel cui cast, alcune
settimane fa, stava per entrare Angelina Jolie. Le voci confermano
che la Jolie non è più in lizza, e spiega che ora il progetto è
nelle mani della Warner Bros., che lo produrrà in 3D attraverso la
Legendary Pictures.
Mel Gibson intervistato dal Los Angeles Times, ha
rivelato maggiori informazioni sul suo nuovo film con Leonardo
DiCaprio, una storia sui Vichinghi che potrebbe concludere la sua
carriera di regista:
Drew Goddard, sceneggiatore di
Cloverfield e del prossimo Cabin in the Woods – che segna anche il
suo esordio dietro la macchina da presa – è stato scritturato per
adattare il testo Robocalypse di Daniel H. Wilson.
Finora i rumour sul casting di The
First Avenger: Captain America si sono concentrati sull’attore che
interpreterà il protagonista. Ora si apprende che Hugo Weaving sta
per ottenere la parte del villain Teschio Rosso…
Anche i grandi cadono, e più la
vetta da dove cadono è alta più il tonfo è profondo, purtroppo.
Forse non è proprio un tonfo ma l’ultima opera del buon vecchio
Clint Eastwood fatica a reggere il
paragone con il tracciato finora dorato del cowboy alla regia. In
Invictus siamo proiettati nel Sudafrica
di inizio anni ’90, con Nelson Mandela appena uscito di prigione a
furor di popolo, pronto a governare dopo aver vinto le elezioni un
paese in tumulto dopo l’apartheid. Come nel precedente Gran
Torino i conflitti razziali sono al centro
dell’analisi filmica, ma stavolta il tutto è avvolto da una patina
buonista e “americana” che stenta a far decollare l’opera.
La figura di Nelson Mandela è
presentata in modo superficiale mostrandone solo i momenti di
successo, di persuasione sul popolo sudafricano, la sua figura è
mostrata in modo così edulcorato che sembra di vedere una di quelle
fiction della tv sui personaggi storici in salsa “buonista” che
alla lunga inevitabilmente portano ad un senso di noia nella
visione del film. Non c’è un solo momento in cui
Morgan Freeman commetta un piccolo errore o si lasci
andare a qualche piccolo momento libero, vederlo rimandare la
risoluzione dei problemi sociali in favore delle partite di rugby
per tutto il film può essere un valore aggiunto se limitato ma
mostrato in questo modo è un limite forte per un film che vuole
mostrare i cambiamenti sociali in un paese dopo l’apartheid ma che
finisce solo per essere banale come le scene in cui i ragazzini
bianchi giocano con quelli di colore a rugby.
Invictus: il
film
Invictus
poi si inerpica nella seconda parte sul torneo mondiale di rugby,
mischiando orgoglio, moralismo e scene sul campo di gioco girate
con semplicità, sempre nello stile essenziale del regista, mentre
la scelta di Matt Damon come capitano della squadra
sudafricana si è rivelata abbastanza azzeccata, data la faccia da
bravo ragazzo dell’attore americano e il suo fisico robusto,
indicato per un giocatore di rugby.
Matt Damon, vincitore di un Oscar in
giovanissima età per la sceneggiatura di Will Hunting – Genio
Ribelle, è un attore solido, amato da Hollywood che non brilla
certo per sfumature ma che ha sempre mantenuto una costanza nella
qualità dei prodotti ai quali ha partecipato ed anche in questo
caso conferma un buon fiuto per le sceneggiature. Dopotutto, quando
Clint chiama è difficile rimanere indifferenti.
Invictus
risulta un buon film, non il migliore di Eastwood, ma senza dubbio
potente, che abbraccia la sua retorica nel finale conciliante ma
che comunque fa la sua bella figura nel panorama cinematografico
contemporaneo.
Percy Jackson e gli dei
dell’Olimpo: il ladro di fulmini: tornano le mitiche
divinità del Monte Olimpo stavolta situato seicento piani sopra
l’Empire State Building di New York. La storia si svolge attorno
alla figura di Percy, un ragazzo adolescente che, dopo aver
scoperto di essere figlio del dio Poseidone e quindi di essere un
semidio, viene accusato da Zeus di aver rubato i sui fulmini. Per
evitare una guerra tra dei e per salvare la madre che nel frattempo
è stata rapita da un altro dio (Ade), Percy intraprende un lungo
viaggio attraverso il continente alla ricerca del vero
ladro.
A partire da dicembre 2009 la Disney ha apposto, su un billboard
a Westwood (Los Angeles), un nuovo artwork di Tron Legacy ogni mese
e mezzo circa, pubblicandolo poi online l’immagine.
La Warner Bros ha deciso di
affidare a Guy Ritchie la regia di un nuovo Excalibur,
basato sulla leggenda di Re Artù.
Il progetto sembra essere una
priorità per la major, dal momento che oggi a parlarne è anche
l’affidabilissimo Variety, che ha annunciato l’ingaggio di
uno sceneggiatore per il film: si tratta di John
Hodge, autore di Trainspotting e The Beach, il quale sta
attualmente lavorando con Ritchie prendendo come fonte originale Le
Morte d’Arthur, una rivisitazione della leggenda a opera di Sir
Thomas Mallory.
L’aspetto più curioso dell’intera
notizia è che Variety non utilizza mai il titolo Excalibur per
parlare del film, ma parla invece di un progetto su Re Artù.
L’intento potrebbe essere quello di prendere le distanze dall’altro
Excalibur che la Warner aveva in cantiere, e che dovrebbe essere
diretto da Bryan Singer.
L’autore del soggetto Warren Ellis aveva spiegato che il film
“differisce da tutti i 751 precedenti film su Re Artù per
diversi aspetti, soprattutto perchè si concentra in modo molto
specifico sul raduno dei Cavalieri”.
Annunciati anche i produttori del
film, Gianni Nunnari (War of Gods, 300) e
Charles Roven, e i produttori esecutivi
Richard Suckle (Scooby-Doo, The International) e
Craic J. Flores.
Christopher Nolan,
durante un’intervista con Geoff Boucher, ha
svelato i primi dettagli dei suoi piani per rilanciare il franchise
di Superman, ma ha anche parlato del terzo film di
Batman, che sarà il suo prossimo progetto dopo Inception.
A quanto pare è Jonathan
Nolan che attualmente fa il duro lavoro di scrivere la
sceneggiatura basandosi su una storia di Goyer (com’era già
accaduto per i primi due episodi del “nuovo” Batman):
Mio fratello sta scrivendo la sceneggiatura per me, e aspetteremo
di vedere come verrà fuori… sta combattendo duramente per mettere
insieme una storia epica proprio come la volete voi.
Il prossimo passo quale sarà?
Il Cavaliere OscuroSenza entrare troppo nello specifico, il cardine
del terzo film è che ci dà la possibilità di concludere la nostra
storia. Il nostro approccio sarà quello di concludere la storia,
piuttosto che rimbalzarla continuamente in avanti per espanderla. I
personaggi dei primi due film – e gli attori che li interpretano –
saranno tutti nell’ultimo episodio. Abbiamo un ottimo gruppo, è una
delle cose che mi fa venir voglia di girare questo terzo film,
visto che abbiamo passato degli ottimi anni insieme.
Inutile dirlo: Nolan non vuole dire
nulla sul villain del nuovo film…
Sono molto eccitato all’idea
del finale che daremo al film, la conclusione, e quello che abbiamo
fatto con i personaggi. Mio fratello ha tirato fuori delle idee
molto eccitanti. Al contrario dei fumetti, queste non sono cose che
vanno avanti all’infinito, e vedere tutto questo con la prospettiva
di una storia con un finale ci è di grande utilità. Vedere il film
come un finale, ti mette sulla strada giusta per trovare la
conclusione adatta e trovare l’essenza di quello che stai
raccontando, cioè la realtà in queste storie fantastiche. Ecco
quello che facciamo.
Geoff Boucher, inoltre, ha
pubblicato sul suo blog all’interno del sito del Times la versione
estesa dell’articolo.
Ecco alcuni dei passi più
interessanti:
E’ veramente eccitante, abbiamo
una storia fantastica. E siamo sicuri di poterla fare al meglio.
Conosciamo il genere e sappiamo come realizzare bene un film di
questo tipo.
Nolan si riferisce al team che ha
lavorato al riavvio di Batman: lui, suo fratello Jonathan Nolan
(che, si rumoreggia, potrebbe dirigere la nuova pellicola di
Superman) e David S. Goyer.
Il regista di Inception e del
Cavaliere Oscuro, assieme a sua moglie – la produttrice Emma Thomas
– intende mantenere il riserbo più assoluto sul progetto, ma anche
fare chiarezza su alcuni punti e svelare i primi dettagli del
prossimo film su Batman (che potete leggere qui). La Thomas si cela
dietro una sorta di silenzio stampa:
Non so da dove sono venuti gli
ultimi rumour…Nolan ammette di aver ammirato il film di Bryan
Singer, in particolare per come si collega alla versione di
Superman di Richard Donner, ma spiega che il suo film sarà molto
diverso e vivrà di vita propria:
Molte persone si sono
avvicinate a Superman in modi diversi. Io so solo la maniera che ha
funzionato al meglio per noi è quella che applicherò per il film.
Il mio Batman vive in un mondo nel quale sa di essere l’unico
supereroe, e il nostro Uomo d’Acciaio avrà lo stesso approccio.
Ciascuno dei due ha una logica interna, nella storia. Non hanno
nulla a che fare l’uno con l’altro.
Nolan spiega che l’idea di lavorare
a un nuovo film di Superman è arrivata in un momento di totale
mancanza di ispirazione per il terzo episodio di Batman (che,
conferma, ora invece è in via di sviluppo): Goyer
ha proposto al regista una sua versione “ideale” di un film su
Superman:
In pratica mi ha detto: “Ho
questa idea su come potresti lavorare a Superman.” Io l’ho capita
subito, mi è piaciuta e ho pensato: ecco un approccio alla storia
che non avevo mai visto prima, e che la rende incredibilmente
eccitante. Ho coinvolto subito Emma per portare avanti il progetto
e ottenere il via libera da parte deloo studio.
Goyer ora sta scrivendo la
sceneggiatura, mentre Nolan tiene tutto sotto controllo.
Sull’approccio vero e proprio al progetto, comunque, non dice
nulla: non conferma se dirigerà il terzo episodio di Batman (anche
se è praticamente scontato), perché come sempre vuole annunciarlo
dopo aver finito di lavorare a Inception; e tuttavia conferma che
non dirigerà lui il film di Superman, anche se non ha ancora idea
di chi potrebbe farlo.
Il nostro approccio sarà simile
a quello dei moderni film d’azione, nel senso che la gente troverà
una storia incredibile cui tenere. Penso che l’approccio di David
sia l’ideale da questo punto di vista.
Sherlock Holmes ha incassato 470 milioni di dollari in tutto il
mondo, e un sequel sembra ormai molto probabile. Jude Law ne ha
parlato durante la conferenza stampa per il suo nuovo film Repo
Men.
Risultato straordinario per
Alice in Wonderland, che gode anche
del weekend lungo. Secondo posto per Genitori &
Figli, mentre Shutter Island debutta alla terza
posizione. Non bene le altre new entry. Alice in Wonderland di Tim
Burton parte col botto in Italia come nel resto del mondo: nel
nostro Paese ha incassato 8,1 milioni nel weekend, ma, essendo
uscito di mercoledì, ha già raccolto 10,5 milioni. Un risultato
strepitoso, da ascrivere anche al prezzo maggiorato del biglietto
per gli spettacoli in 3D.
Secondo posto per
Genitori & Figli – Agitare bene prima
dell’uso, che ottiene 1.998.000 euro per un totale di
5,8 milioni. Debutta al terzo posto Shutter Island: il nuovo film di
Martin Scorsese incassa 1.935.000 euro, un risultato non
particolarmente esaltante, ma la pellicola con Leonardo DiCaprio
può indubbiamente godere di un buon passaparola. Cala al quarto
posto
Invictus, arrivato a 4,1 milioni con 1,3 milioni
raccolti in questo weekend. Segue il fenomeno
Avatar, che ha perso quasi tutte le sale 3D a
vantaggio di Alice in Wonderland: il kolossal di
James Cameron, che ha conquistato 3 Oscar tecnici su 9 nomination,
ottiene altri 793.000 euro, arrivando all’eccezionale totale di
63,4 milioni di euro.
Perdono posizioni anche Codice Genesi (622.000 euro) e
Wolfman (343.000 euro), arrivati
rispettivamente al totale di 2,4 e 4,1 milioni di euro. Sorprende
la buona tenuta de Il concerto,
che sale all’ottavo posto con altri 220.000 euro, per un totale di
2,5 milioni. Nona posizione per Che fine hanno fatto i
Morgan?, che ottiene altri 157.000 euro giungendo a
1,7 milioni. Chiude la top10 Il figlio più
piccolo, fermo a 2 milioni con altri 145.000 euro.
Esordi mediocri per le altre new entry del weekend:
L’amante inglese (107.000 euro) debutta
al dodicesimo posto, mentre Revanche – Ti
ucciderò (25.000 euro) si piazza appena
diciannovesimo. Crazy Heart, vincitore di 2 premi Oscar,
ottiene solo 19.000 euro, a causa della scarsa distribuzione.
Robert De Niro sarà infatti Vince
Lombardi, l’allenatore di football americano che diventò negli anni
un vero e proprio simbolo di quello sport, tanto da dare il suo
nome al trofeo che viene assegnato alla squadra vincitrice del
Superbowl.