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#RomaFF12: Cabros de mierda, recensione del film di Gonzalo Justiniano

Un delicato e struggente ritratto della vita durante la feroce dittatura di Augusto Pinochet, che si impadronì del governo in Chile l’11 settembre del 1973, con un colpo di stato. Pinochet si macchiò di crimini contro l’umanità di crudeltà inaudita, tanto che ancora oggi si fa fatica a stimare realmente le cifre dello sterminio di massa che mise freddamente in opera.

Siamo in una baraccopoli di Santiago del Chile, nel 1983, ancora molto distanti dall’11 settembre del 1990, quando finalmente cadde la dittatura. La dolce ma forte Gladys vive assieme a sua madre e a sua figlia, entrambe con lo stesso nome, all’interno di una povera comunità che nasconde sovversivi comunisti che non riescono e non possono accettare l’oppressione militare di Pinochet. Con le tre Gladys vive anche un tenero bambino occhialuto, dell’età di tredici anni e chiamato Vladi. Il padre del bimbo è un oppositore che vive nascosto sotto falso nome.

Un giorno giunge nella comunità Samuel Thomson, un missionario che cerca di diffondere la parola di Dio, ma che probabilmente deve lui stesso trovare delle certezze. Samuel è appassionato di fotografia e documenta con la sua fotocamera e la sua cinepresa S8 la vita, l’oppressione e i tentativi di ribellione delle persone che comincia a conoscere e amare sempre di più, giorno dopo giorno.

Samuel dovrà fare i conti con la passione, con l’amore, con la fede, con l’ideologia e purtroppo anche con la spietata polizia militare.

Gonzalo Justiniano riesce con semplicità a costruire un racconto corale, che descrive teneramente, dall’interno, il lungo periodo della dittatura in Chile. Orchestra bene i registri del racconto, passando dai toni allegri e scanzonati della commedia, fino al dramma più nero, costringendo a riflettere e facendo dimenticare che si tratta solamente di un film. Questo grazie anche a fotografie e filmati di repertorio, giustificati narrativamente dal lavoro di documentazione di Samuel.

Registicamente parlando, non siamo troppo distanti da quanto visto in Detroit di Kathryn Bigelow, ma il suo tono energico è totalmente “Gringos”, a differenza della poesia, della passionalità e della voglia di vivere che Gonzalo Giustiniano riesce a infondere in ogni fotogramma. Un manipolo di attori bravissimi rende impossibile non amare i personaggi interpretati con immensa sincerità. Su tutti spiccano Nathalia Aragonese (Gladys) passionale, determinata, autentica e il piccolo Elías Collado (Vladi) tenero, ironico ai limiti del sarcastico.

I cabros de mierdas del titolo sono i bambini quando si comportano male. Così a volte viene chiamato Vladi, ma anche i biechi torturatori della polizia militare quando vengono riconosciuti dalle donne che li avevano cresciuti, dalle proprie maestre, dai vicini di casa. Forse anche Gladys, Samuel, e tutti i loro amici oppositori potrebbero essere definiti in questo modo, perchè che il loro gioco non è troppo distante da quello dei bambini, visto che si limitano a sbeffeggiare Pinochet, con caricature e scritte sui muri. Certo, non mancano momenti di ribellione armata, ma è nulla, una bazzecola a confronto della violenza inaudita della controparte.

Cabros de Mierdas è un film semplice, sincero, onesto, ma importante, insieme a tanti altri, per ricordare e riflettere su un dramma immane dei nostri giorni. Un piccolo tassello per non dimenticare i desaparecidos persi nelle fredde acque dell’oceano.

#RomaFF12: Addio Fottuti Musi Verdi, il red carpet del film di The Jackal

Ecco il red carpet di The Jackal, il gruppo comico napoletano che ha presentato alla Festa del Cinema di Roma, insieme con Alice nella Città, il loro primo film, Addio Fottuti Musi Verdi.

Ecco gli scatti:

Segui il nostro speciale della #RomaFF12

#RomaFF12: A proposito di Michael Nyman, conversazioni di cinema e musica

Dopo aver ospitato qualche giorno fa l’eccentrico Chuck Palahniuk e il geniale e coinvolgente Ian McKellen, la Festa del Cinema di Roma ha dato il benvenuto ad un’altra eccellenza del mondo del cinema e della musica. Si tratta del compositore Michael Nyman che ricordiamo per colonne sonore come quella dell’acclamato Lezioni di Piano.

Durante l’incontro con il pubblico, moderato da Mario Sesti e Francesco Zippel, Nyman ha raccontato qualcosa in più del suo lavoro, del rapporto tra cinema e musica e soprattutto della sua grande passione per la regia. In pochi infatti sanno che Michael Nyman non è solo un compositore e musicista ma anche un regista sperimentale.

Dirigere per Nyman non è solo un vezzo ma a volte diventa una vera e propria necessità artistica. Comporre una colonna sonora per un film richiede molto tempo e spesso ci si ritrova a combattere con registi e produttori che hanno idee completamente diverse e che finiscono col modificare l’intera opera.

Michael Nyman

Come regista e compositore posso decidere in autonomia cosa musicare o meno e soprattutto non devo sottostare a decisione di terzi […] Comporre richiede molto tempo perché le colonne sonore devono adattarsi perfettamente ai film e alle esigenze narrative […] bisogna sincronizzare scene e musiche e a volte incorporare alcuni rumori d’ambiente […]

Ad esempio, per il film Goodbye Lenin [film del 2003 la cui colonna sonora è del compositore francese Yann Tiersen], la realizzazione della soundtrack ha portato via ben tre mesi di lavoro […] e per i cortometraggi le cose non cambiano. Non è raro infatti che comporre musiche per i corti porti via anche più tempo di quelle per i film […] Solitamente, quando compongo per altri registi, è la musica che si deve adeguare alle immagini mentre, quanto a girare sono io, il processo si inverte: sono le immagini a spiegare la musica”.

Ben presto l’incontro con Michael Nyman ha preso però una piega insolita e la sua carriera da compositore è passata in secondo piano. Dopo aver ricordato alcune delle sue colonne sonore più belle come quella di Lezioni di Piano (1993), Gattaca (1997), I misteri del giardino di Compton House (1982), il compositore ha spostato l’attenzione tutta sulla sua esperienza diretta dietro la macchina da presa, una macchina in verità più simile ad una comune fotocamera digitale. Nyman ha infatti confessato di portare sempre con sé in giro un piccola camera compatta con cui è solito riprendere la realtà che lo circonda e lo ispira. 

Solitamente faccio riprese ampie di ciò che mi circonda ma capita spesso che mi focalizzi su dettagli che ritengo più importanti e a quel punto utilizzo delle zoommate […] Questo è evidente nei miei corti Witness I e Witness II […] entrambi parlano dei deportati ad Auschwitz, descrivendo l’orrore di quegli anni in modo assai sperimentale […]

In Witness I ho usato fotografie di alcuni gipsy deportati nei campi di concentramento nel 1942-43 […] Fare un film utilizzando delle foto è molto complesso poiché, a causa della staticità delle immagini, è più difficile fare arrivare il messaggio allo spettatore […] Ecco perché, in fase di montaggio, per rendere il risultato più dinamico, ho fatto in modo che le immagini comparissero, scomparissero e si accavallassero come in una visione […]

Witness II, che è stato mostrato al pubblico proprio ad Auschwitz, mostra ancora i volti di alcuni deportati, dipinti che io ho filmato di nascosto al museo dell’Olocausto […] A differenza del primo corto, Witness II non mostra solo i ritratti di queste povere persone ma si concentra anche su alcuni dettagli come ad esempio le date di nascita delle vittime […] alcune di loro non avevano più di dodici anni […] “

leggi anche: #RomaFF12: Michael Shannon racconta il suo Bob Dylan in Trouble no more

L’amore di Michael Nyman per il cinema e soprattutto per la regia è nato negli anni sessanta quando, in collaborazione con il grande Peter Greenaway, ha girato il suo primo film.

“Ho iniziato a girare nel 1967 a Londra. Il film si chiamava Love Love Love e trattava del tema della legalizzazione della marijuana. Era in effetti in montaggio di riprese fatte di manifestazioni contro la guerra in Vietnam. Ricordo che portai tutto il materiale al mio amico Peter Greenaway e lui mi disse ‘Michael il girato è una cosa ma il film è tutt’altra cosa. Devi trovare una strada, un punto di vista, un montaggio che sappia cogliere ciò che vuoi dire’. E così ho fatto”.

#RomaFF12, Xavier Dolan: sognare in grande e abbracciare il dolore

Capelli ossigenati, sorriso timido, ma sguardo furbo e sfacciato; si presenta così Xavier Dolan alla Festa del Cinema di Roma. Protagonista di uno degli Incontri Ravvicinati con il pubblico, il regista canadese, bambino prodigio che vanta già sei film (e uno in arrivo) a 28 anni, ha incantato la sala.

Arguto e buffo, umile anche se sempre puntuale, capace di caricare di senso profondo affermazioni che dalle labbra di qualcuno altro risulterebbero banali o frasi fatte, Dolan ha raccontato il suo rapporto con il cinema in sei momenti, ognuno corrispondente a uno dei suoi film. Ma prima, allo sceneggiatore, attore, regista, produttore, montatore si chiede: meglio la regia o la recitazione?

“Credo di preferire la recitazione. Ma quando dirigo continuo a recitare, recito insieme a degli attori che ammiro, questo tipo di recitazione non è però gratificante come quando sono io a recitare, però per un paio di anni ho fatto così, anche perché imparo tanto da ciò che vedo davanti a me, dagli attori che si trasformano sotto i miei occhi. Da loro posso imparare moltissimo, e recitare mi manca. Vorrei farlo di più nei prossimi anni, sia per me che per altri.”

J’ai Tué ma Mère, primo film di Xavier Dolan

A 21 anni. Uno dei motivi per cui il tuo cinema ha conquistato il mondo è perché si sente da subit un’urgenza. Cosa ti ha spinto a girare questo film?

“È stato il mio primo film. Non avevo girato corti, non ho fatto una scuola di cinema, il mio nome è impresso soltanto sul diploma del liceo. Quindi volevo iniziare a recitare ma come attore ero disoccupato e così ho detto ‘Potrei ingaggiarmi da solo per raccontare questa sceneggiatura che parla della mia vita’. Non c’era competizione, ero l’unico contendente al ruolo.

Poi però le cose si sono complicate, ho dovuto investire tutti i miei soldi per produrlo e nessuno credeva sarebbe stato possibile, nessuno tranne gli attori che mi hanno aiutato. Tu parli di urgenza, necessità, io parlo di problema. Il film lo racconto per risolvere un problema che vedo nella mia vita e nella società. In questo caso ho deciso di raccontare la mia vita, risolvendo il problema dell’iniziare la mia vita come artista. Siccome gli altri non me lo permettevano me lo sono permesso da solo.”

Les Amours imaginaires, il piano sequenza e la tensione

Come mai hai deciso di girare la scena (mostrata in sala al pubblico, ndr) in piano sequenza senza stacchi?

“Anche se non posso parlare per gli altri registi, sembra che dai film che ho visto, i registi amano le inquadrature senza stacchi. La tensione che si crea con questo espediente. Ma per il regista e per la troupe è una grandissima sfida, perché tutte le persone che lavorano al film vengono coinvolte. È una coreografia che richiede l’attenzione di tutti. E poi dopo tanto lavoro la maggior parte delle volte non funziona. Io però non voglio che queste scene prendano il sopravvento e schiaccino il ritmo del film. Nessun idea può prendere il sopravvento sulla storia che rimane al centro.”

C’è stato un punto di riferimento cinematografico nella tua formazione di regista?

“Diciamo che ho visto qualche film, ma non troppi. Vedo sempre la delusione nella faccia della gente quando mi parlano di un film e poi scoprono che non l’ho visto. Mi vergogno un po’ di questo. Ci sono dei buchi da riempire nella mia cultura cinematografica, ma, ad esempio, nella scena che abbiamo visto di J’ai Tué ma Mère il riferimento è a Wong Kar-wai. La scena alla In the mood for love è così evidente che se il regista la vedesse potrebbe farmi causa. C’è una citazione da un libro, Steal like an artist, sulla possibilità di diventare artisti, ti dà dei consigli se hai potenziale. Qualcuno può pensare che sia superficiale ma io ci ho trovato tanti suggerimenti. La mia citazione preferita è ‘Inizi che sei finto, e poi diventi sei reale’.

Se leggerete questo libro, vedrete che molti artisti dicono che il furto artistico è naturale ed è spontaneo perché tu non sai chi sei fino a che non crei, con il cuore, con l’anima. Lo puoi fare attraverso il furto, ad esempio, sempre la scena in cui cito Wong Kai-wai: chiaramente avevo visto altri rallenty prima in altri film, ma è stato In the mood for love a farmi trovare la mia idea. Ripeti delle idee fino a che non le fai tue. Il rallenty adesso lo uso a modo mio. Credo di aver smesso questo lavoro di prestito con Tom à la ferme. È stato lì che ho cominciato a capire meglio mes tesso, ma puoi farlo solo dopo che hai creato. Il processo di crescita è fatto da prestiti e cose che hai rubato ad altri. Anche Coppola dice in questo film ‘Noi vogliamo che voi rubiate da noi, rubate le nostre inquadrature, le nostre scene, fino a quando arriverà il giorno che saranno gli altri a rubare da voi’”

Laurence Anyways, il rapporto tra felicità e libertà

I tuoi personaggi sono sempre divisi tra libertà e felicità. Tutti cercano la libertà di essere se stessi ma non tutti riescono poi a raggiungere la felicità.

“Penso che ci siano tanti film su persone che non hanno speranza e fortuna e non lottano per averli. Per ottenere qualcosa, oppure lottano ma tutto gli è contro. Sono film che sono molto popolari, li chiamano la pornografia della povertà.in qualche modo amano parlare di persone che non sono privilegiate, reietti che vivono ai margini della società. Ma questi film non danno mai una vera possibilità ai protagonisti.

Io invece amo i combattenti, quelli che hanno speranza. Alla fine la vita è questo: cercare di combattere per quello che sei, ma la società non lo apprezza perché quando si è autentici si mettono le altre persone di fronte alla falsità e ai fallimenti. Ci sono persone che si sono arrese, ma ci sono anche tanti sognatori. I miei personaggi si portano dentro il desiderio di combattere. Non sempre vincono, ma non sono mai dei perdenti.I miei film parleranno sempre di persone che cercano di trovare un loro spazio, ma se non ci riescono sarà sempre e solo colpa della vita, mai del fatto che si sono arresi.”

Tom à la ferme, il genere e i sogni in grande

In che genere classificheresti il tuo quarto film?

“Un dramma psicologico, un thriller psicologico, non saprei definirlo perché mi manca questo tipo di linguaggio. Se mi chiedono che tipo di film è Titanic, per esempio, potrei dire un dramma storico, ma non lo so. Direi però che può essere un thriller psicologico, o almeno è quello che avrei voluto fare.”

Non è la prima volta che nomini Titanic. È vero che lo ami molto?

“Penso che sia una produzione meravigliosa. Gli effetti visivi, gli attori, i costumi, tutto fanno di questo film un capolavoro dell’intrattenimento moderno. Non tutti sono d’accordo però. Due anni fa il mio agente mi porta a una cena, a cui dice ‘parteciparanno solo pochi amici, una cosa informale’. E mi ritrovo a tavola con Paul Thomas Anderson, Ron Howard, Bennet Miller, Charlize Theron e altri. E Bennet chiede qual è per noi il film che ci ha spinti a fare questo lavoro, e c’erano persone che citavano film anni ’30, o di pittori, o di quando erano in luoghi tipo l’Africa. E io ho pensato ‘E ora questi che penseranno quando dirò Titanic?’.

Ovviamente non si tratta di un film che in un contesto intellettuale si va a cercare, ma la questione che era stata posta era non qual è il miglior film di tutti i tempi, ma qual è il film che ti ha fatto venire voglia di fare cinema. Qual è il tuo film preferito. A 8 anni ho visto Titanic, e questo film mi ha detto ‘vola, pensa sempre in grande’. Adesso non sono più insicuro nel parlare dei film che mi sono piaciuti, sono questi i film che mi hanno reso quello che sono: Mamma ho perso l’aereo, Jumanji, Titanic.”

Mommy, la regia come mezzo per darsi un lavoro da attore

Come reagiscono i tuoi genitori quando vedono i tuoi film?

“Non ne parliamo molto, ma sono orgogliosi. Mia madre è venuta con me a Cannes alla proiezione di E’ solo la fine del mondo. Ma non sono loro i personaggi dei film, non hanno paura di riconoscersi nei miei film. Soltanto per il primo, si capisce che è la mia vita.”

Qual è il momento in cui hai deciso di fare il regista?

“Ho deciso di fare il regista per darmi una possibilità come attore. Forse quando ho visto Titanic in me è rimasto qualcosa, ma non è che sono uscito dal cinema e ho detto ‘Mamma farò il regista’. Le ho detto ‘Mamma voglio scrivere una lettera a Leo DiCaprio’. Ma innanzitutto volevo risolvere il mio problema di attore disoccupato. I miei amici lavoravano, qualcuno faceva film, e io me ne stavo a casa, senza lavoro e senza soldi. Sarei morto, ma dovevo fare qualcosa perché avevo detto a tutti che avrei trovato la mia strada. La prima ragione è stata quindi quella di recitare, ma già nei primi giorni di riprese ho capito che non si trattava più solo di quello ma anche del piacere di raccontare le storie.”

È solo la fine del mondo, l’elogio del dolore

È solo la fine del mondoParlando dei film che hai amato, hai detto che uno dei titoli che maggiormente ti hanno colpito di recente è un film italiano. Vorrei che lo rivelassi e spiegassi perché ti ha colpito?

“Due settimane fa ho visto Call me by your name, di Luca Guadagnino. È un film così tenero e saggio, che cambia completamente il modo di guardare i film ma anche di guardare l’amore. Non penso che siamo molti i film che hanno questo potere. Non solo. Il film insegna molto anche sul dolore. Cerchiamo spesso dei film che ci facciano ridere, che siano di sollievo, a volte si dice ‘Ah, quel film era così deprimente!’. Ma quando qualcuno ha sperimentato davvero l’esperienza del rifiuto d’amore o di essere follemente innamorato di qualcuno e di soffrirne, allora si capisce anche qual è la bellezza del dolore, e questo film lo permette.

Non si trova spesso la celebrazione della bellezza del dolore, perché è importante, è il dolore che ti permette di creare, è da questo che sono nati molti miei film, perché soffrivo per qualcuno di cui ero innamorato, o quando avevo il cuore spezzato. Vedendo questo film mi sono sentito profondamente compreso. Questo regista, come me, sa che il dolore apre tante porte.”

#Romaff12, Dakota Fanning: “È importante che le donne facciano sentire la loro voce”

Dakota Fanning è arrivata alla Festa del Cinema di Roma per presentare il film “Please Stand By” nella sezione dedicata ai giovani Alice nella Città. La commedia, diretta da Ben Lewin, tratta la storia di una ragazza autistica che intraprende un viaggio contro tutti e contro le sue paure, per realizzare il suo sogno di partecipare ad un concorso di sceneggiature di Star Trek.

“Interpretare Wendy non è stata una sfida maggiore rispetto a tanti altri ruoli, è sempre difficile” ha raccontato la Fanning, “Certo è una ragazza affetta da autismo, ma quella è solo una piccola parte di quello che è lei, c’è molto altro di più e questa è la cosa che mi è piaciuta di più di questo film e di questo personaggio. Vediamo le sue difficoltà e di come queste influenzano la sua vita, ma vediamo anche come lei riesce a superarle, come si ribella e come spinge se stessa ad andare oltre e questo è davvero un aspetto interessante del film. La sceneggiatura era scritta benissimo, piena di dettagli, ed è stata essenziale per potermi calare bene nel personaggio.”

Leggi anche: Please Stand By, recensione del film con Dakota Fanning

Star Trek è una parte importante del suo personaggio e così l’attrice ha interpretato questa passione: “Wendy ha problemi di interazione sociale, ha problemi con il mondo che la circonda e a quel punto si serve di Star Trek, che la aiuta a superare diverse difficoltà. In particolare il personaggio di Spok è come se la guidasse ed è come se lei facesse passare le cose che non capisce  del mondo attraverso un ‘traduttore Star Trek’ che gliele rende più comprensibili.” E il regista Ben Lewin aggiunge “Le persone con autismo hanno un legame particolare con Star Trek e possiamo definire forse Spok il primo eroe autistico, perché anche lui è una persona che non riesce a gestire le proprie emozioni”.

Oltre a presentare il film, Dakota è anche stata protagonista di una Masterclass con i giovani: “Questo è film sia per grandi che per piccoli ed è stato bello poter lavorare ad un progetto del genere. Non saprei che consigliare ai giovani che vogliono intraprendere questa carriera, perché soprattutto in questo settore le esperienze sono molto personali. Vorrei poter rispondere a tutte le domande… Ma sono sincera, io non ho tutte le risposte!”

foto di Aurora Leone

Guarda anche: Dakota Fanning sul red carpet dell’Auditorium

A soli 23 anni, Dakota Fanning ha recitato in più di trenta film e una decina di serie tv, avendo iniziato la sua carriera a soli 5 anni: a differenza di tanti altri attori bambini però, il suo è sempre stato un percorso molto tranquillo e non si pente di aver sacrificato magari qualcosa della sua adolescenza per fare l’attrice. “Amo il mio lavoro ed è sempre stato così” ci ha detto la protagonista di Please Stand By, “Fare l’attrice non ha avuto un impatto negativo sulla mia vita, anzi, l’ha arricchita di esperienze uniche. A 9 anni ho vissuto per 5 mesi a Mexico City, a 14 anni ho vissuto ad Hong Kong per 3 mesi e ho conosciuto nuove culture, nuove persone… E quante altre persone possono dire la stessa cosa della loro vita? Mi sento davvero grata di queste esperienze e fortunata di aver trovato una cosa che mi piaceva fare così tanto ad un età così piccola.”

Dakota Fanning ospite di Alice nella Città

Riguardo a progetti futuri, Dakota non si sbilancia sul film che vedrà il debutto alla regia di Kirsten Dunst, che è ancora in sviluppo: “Non posso dire ancora molto, ma è bello avere una amicizia, quasi un sentimento di sorellanza con lei e poterci lavorare, come è successo anche con altre registe donne in passato.”

Un argomento a lei caro, visto che si sta laureando con una tesi su “La figura femminile nel cinema”, molto attuale con il caso Weinstein: “Sono una donna che fa parte di questa industria da tempo e ovviamente sono interessata a queste questioni e a parlarne. Penso che per le donne sia importante avere una voce, parlare, sentire di avere potere e combattere per l’eguaglianza. Sono contenta di far parte di un momento storico nel quale questo tipo di argomenti sono al centro  delle discussioni all’interno della società. Credo più che mai che sia fondamentale che le donne si sentano in una posizione di potere e che si sviluppi tra di noi questa sorellanza”. 

#RestoreTheSnyderVerse: la campagna online ha già raggiunto 1 milione di tweet

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Dopo l’uscita della Snyder Cut di Justice League, è emersa online una nuova campagna: #RestoreTheSnyderVerse. Il taglio di Zack Snyder è finalmente arrivato su HBO Max (in Italia su Sky e NOW) lo scorso 18 marzo e la reazione da parte di critica e pubblico è stato complessivamente molto positiva.

In seguito all’uscita della versione theatrical di Justice League, le richieste per la release del taglio originale di Snyder sono diventate sempre più insistenti. Finalmente, a maggio dello scorso anno, la Snyder Cut è stata ufficialmente annunciata da Warner Media, e lo scorso 18 marzo è diventata una realtà a tutti gli effetti. A giudicare dall’accoglienza positiva riservata al film, i film sono ansiosi di conoscere di vedere sul grande schermo quelli che erano i piani originali di Snyder per il suo SnyderVerse e che sono stati poi riversati nell’epilogo della Snyder Cut.

Una nuova campagna social, lanciata attraverso l’hashtag #RestoreTheSnyderVerse, ha raccolto già un milione di tweet, come riportato da Discussing Film. La nuova campgna ha preso piede non solo sulla scia dell’entusiasmo generato dalla Snyder Cut e della possibilità di vedere un sequel del cinecomic, ma anche in occasione del quinto anniversario del precedente film del DCEU direto da Zack Snyder, ossia Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016, scelta che ha indubbiamente contribuito ad attirare un’affluenza massiccia.

#RestoreTheSnyderVerse: WB tornerà sui suoi passi?

La campagna #RestoreTheSnyderVerse è stata supportata anche dall’attore Ray Fisher, inteprete di Cyborg, anche se già in passato lo stesso aveva dimostrato supporto nei confronti dello SnyderVerse. Il CEO di Warner Bros., Ann Sarnoff, ha già dichiarato che non ci sono piani per un sequel della Snyder Cut o per altri progetti che vedano coinvolto Snyder, ma la campagna #RestoreTheSnyderVerse dimostra che l’entusiasmo dei fan per i piani originali del regista non è mai svanito. Anzi, semmai è cresciuto in modo significato proprio grazie alla release della Snyder Cut

La vera domanda è: Warner Bros. tornerà sui suoi passi e cambierà rotta alla luce di questo rinnovato entusiasmo? Ovviamente, è troppo presto per dire se gli ultimi sforzi dei fan di Snyder porteranno gli stessi frutti che hanno poi condotto alla Snyder Cut. Inoltre, la Warner Bros. ha un’intera lista di nuovi film DC in fase di uscita e/o sviluppo, e ciò non può certamente essere ignorato. Non ci resta che attendere eventuali sviluppi.

Zack Snyder’s Justice League è uscito in streaming il 18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e NOW TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film recitano Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast figurano anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

#RestoreTheSnyderVerse torna in tendenza su Twitter, ecco perché

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#RestoreTheSnyderVerse torna in tendenza su Twitter, ecco perché

Durante l’annuncio dell’arrivo della piattaforma di streaming HBO Max in Europa, previsto tra il 2021 e il 2022, si è parlato anche di Zack Snyder’s Justice League, la versione originale del cinecomic uscito nel 2017, quella che Zack Snyder voleva inizialmente realizzare e che non ha mai avuto la possibilità di portare a compimento.

In occasione dell’evento, è stata mostrata una clip (che potete vedere cliccando qui) dedicata ai numerosi contenuti a cui avrà accesso chi deciderà di abbonarsi alla piattaforma. Naturalmente, un’attenzione particolare è stata rivolta ai titoli del DCEU, in particolare alla Snyder Cut di Justice League, che è stata definita da Priya Dogra, presidente di WarnerMedia, “un fenomeno globale”.

Naturalmente, è bastata questa definizione per scatenare una nuova reazione da parte dei fan di Zack Snyder, che in brevissimo tempo hanno fatto balzare nuovamente l’hashtag #RestoreTheSnyderVerse in tendenza su Twitter. L’hashtag in questione era stato lanciato la prima volta subito dopo la distribuzione della Snyder Cut, con l’intento di chiedere alla Warner Bros. di ripristinare l’universo DC che Snyder aveva in mente di realizzare.

Il ritorno dell’hashtag in tendenza ha anche raccolto il favore di chi ha sempre sostenuto pubblicamente la Snyder Cut e la versione di Zack Snyder, ossia Ray Fisher, l’interprete di Cyborg (primo membro del cast a denunciare, tra l’altro, la condotta antiprofessionale che il regista Joss Whedon avrebbe assunto durante le riprese aggiuntive).

Clicca qui per vedere il post originale

Zack Snyder aveva commentato così a nuova campagna guidata dai suoi sostenitori attraverso i social media. “Dirò soltanto questo: è un movimento che credo mostri rispetto nei confronti del mio lavoro. Ad ogni modo, qualunque sarà il risultato, io non ne ho assolutamente idea. Molto probabilmente non porterà a nulla… La venerazione per il mio lavoro è qualcosa che non potrei mai rigettare o non rispettare. Naturalmente, darei tutto il mio impegno per sostenere la causa. Se qualcuno mi dicessi, indipendentemente da chi fosse: ‘Ho amato davvero quello che hai fatto, vorrei che ne facessi un altro’, personalmente… non sono una di quelle persone che potrebbe mai rispondere: ‘Non ci pensare. Dimenticatelo’. Penso sia una cosa davvero scortese.”

Chissà se Warner Bros. deciderà di tornare sui suoi passi e cambiare rotta alla luce di questo rinnovato entusiasmo dei fan nei confronti dello SnyderVerse. Ovviamente, nessuno può sapere se questi rinnovati sforzi dei fan di Snyder porteranno gli stessi frutti che hanno poi condotto alla Snyder Cut. Inoltre, la Warner Bros. ha un’intera lista di nuovi film DC in fase di uscita e/o sviluppo, e ciò non può certamente essere ignorato. Non ci resta che attendere eventuali sviluppi.

Zack Snyder’s Justice League è uscito in streaming il 18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film recitano Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast figurano anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

#ReleaseTheSnyderCut: tutti gli interrogativi “scottanti” sulla campagna social

Rolling Stone ha pubblicato un rapporto scottante sulla campagna online #ReleaseTheSnyderCut. La scoperta sorprendente è che circa il 13% degli account che hanno preso parte alla campagna dedicata alla Zack Snyder’s Justice League sono falsi, il che rappresenta un aumento considerevole rispetto al 3-5% di account falsi standard per qualsiasi altro argomento di tendenza, e suggerisce che potrebbe esserci stata una manipolazione forzata che alla fine ha portato ad anni di incessanti molestie online da parte dei detrattori di Zack Snyder o del suo lavoro.

Tuttavia, ancora più dannose sono alcune rivelazioni sul controverso regista che dipingono un quadro notevolmente diverso da quello che siamo stati portati a credere, e potrebbero potenzialmente suggerire il suo coinvolgimento in alcuni degli attacchi più mirati. C’è molto di cui discutere, quindi analizziamo insieme nel dettaglio i segreti dietro alla campagna #ReleaseTheSnyderCut.

Zack Snyder avrebbe minacciato di rovinare la carriera di Geoff Johns e Jon Berg

In seguito all’annuncio della sua director’s cut della Justice League nel 2020, Snyder sarebbe stato deciso a rimuovere i nomi di due produttori del film – Geoff Johns e Jon Berg – che riteneva avessero influito negativamente sulla sua perdita del controllo creativo della DC Films.

Secondo il rapporto, è arrivato persino a minacciare un dirigente del reparto di post-produzione dello studio, dicendo: “Geoff e Jon stanno mettendo mano sul mio montaggio. Ora li distruggerò sui social media“.

Almeno il 13% degli account di #ReleaseTheSnyderCut erano falsi

Sono trapelati due rapporti distinti commissionati da WarnerMedia, secondo i quali almeno il 13% degli account di #ReleaseTheSnyderCut erano falsi.

Si tratta di un aumento drastico rispetto al 3%-5% di account falsi che gli esperti informatici trovano di solito su qualsiasi argomento di tendenza. Anche Q5id e Graphika hanno identificato l’attività sospetta in modo indipendente, mentre un’altra società, la Alethea Group, ha scoperto che forsnydercut.com era stato registrato da una persona che gestiva un’agenzia pubblicitaria che prometteva di portare “traffico Avatar istantaneo ed economico al vostro sito web“.

Gli studios rivali sono rimasti perplessi da questo tipo di intervento per mesi, ma dopo l’uscita del film è diventato chiaro che qualcosa non quadrava. Un dirigente del marketing digitale ha spiegato il bizzarro fenomeno: “Basta guardare il calo: [quell’hashtag era] in tendenza con un milione di tweet al giorno per quando volevano rilasciare la Snyder Cut. Ed è sceso a 40.000 in pochi giorni. Non si è mai visto un calo del genere in modo organico”. Invece, secondo il dirigente, si tratta di un classico esempio di “reclutamento per avviare un movimento“.

Zack Snyder sospettato di essere coinvolto nella manipolazione

Una rivelazione ancora più scioccante è che molte delle venti persone con cui Rolling Stone ha parlato sospettano che sia stato Snyder stesso a lasciarsi coinvolgere nella campagna #ReleaseTheSnyderCut e che ne abbia manipolato gli eventi, potenzialmente anche finanziandola.

Snyder scarica la colpa sulla Warner Bros. e sostiene che lo studio stava “cercando di sfruttare la mia base di fan per aumentare gli abbonamenti al loro nuovo servizio di streaming“. Sebbene Rolling Stone non accusi Snyder di esserne stato totalmente coinvotlo, sembra suggerire che probabilmente sapeva più di quanto non abbia lasciato intendere, e una delle sue fonti ha dipinto un quadro piuttosto negativo del regista: “Zack era come un Lex Luthor che portava scompiglio“.

Le minacce di violenza hanno spinto la Warner Bros. ad agire

Quando una foto delle teste decapitate di Geoff Johns, del presidente della DC Films Walter Hamada e dell’ex presidente del Warner Bros. Pictures Group Toby Emmerich è diventata virale sui social media, WarnerMedia ha preso provvedimenti e si è rivolta a una società di cybersicurezza per analizzare la crescente quantità di trolling.

Il loro rapporto si concludeva così: “Dopo aver analizzato le conversazioni online sull’uscita del film di Snyder, in particolare gli hashtag ‘#ReleaseTheSnyderCut‘ e ‘RestoreTheSnyderVerse’ su Facebook, Twitter e Instagram, [gli analisti] hanno rilevato un aumento dell’attività negativa creata da autori sia reali che falsi“.

Una comunità identificata era composta da autori veri e falsi che diffondevano contenuti negativi su WarnerMedia per non aver ripristinato lo “SnyderVerse”. Inoltre, all’interno della scansione degli autori su Twitter, Facebook e Instagram sono stati identificati tre leader principali, uno per ogni piattaforma. Questi leader hanno ricevuto la maggior quantità di engagement e hanno ottenuto molti follower, il che ha dato loro la possibilità di influenzare l’opinione pubblica.

Rolling Stone ha svolto ricerche indipendenti sulla questione, chiedendo ad altre tre società di cybersecurity e social media intelligence di indagare. L’analisi di Q5id ha rilevato che “non c’è dubbio che i bot fossero coinvolti“, e Becky Wanta, CIO e CTO, ha spiegato: “Ci sono alcuni schemi tipici dei bot e che abbiamo visto in questo caso. Arrivano quasi contemporaneamente e in gran numero. E molte volte l’origine di migliaia o addirittura milioni di messaggi può essere ricondotta a un’unica fonte o due. A volte possono essere ricondotti a server insoliti in paesi remoti. E il loro contenuto sarà esattamente simile“.

Zack Snyder avrebbe ingaggiato una società di marketing digitale per aumentare il coinvolgimento dei fan di Batman v Superman in seguito a recensioni negative

Una fonte sostiene che, in seguito all’accoglienza negativa da parte della critica di Batman v Superman: Dawn of Justice nel 2016, Snyder abbia assunto una società di marketing digitale per aumentare il coinvolgimento dei fan. Pur avendo guadagnato 874 milioni di dollari a livello globale, il film è stato considerato una delle più grandi delusioni dell’anno e ha sostanzialmente fatto deragliare l’universo cinematografico della DC prima ancora di iniziare.

Snyder ha mostrato la sua prima versione di Justice League ai dirigenti della WB quasi esattamente un anno dopo, all’inizio del 2017, ed è stato accolto da una risposta tiepida, con Kevin Tsujihara e i presenti che l’hanno giudicato un “disastro” contorto e un “fallimento totale“. Di lì a poco avrebbero cercato Joss Whedon come sceneggiatore e consulente.

Zack Snyder è stato umiliato con la nuova aggiunta di Joss Whedon

Nove giorni dopo, Snyder ha proiettato un altro montaggio che superava ancora le due ore. Whedon fornì le sue note, ma Snyder non fu molto ricettivo. Nel marzo dello stesso anno, Snyder ha vissuto una tragedia inimmaginabile quando la figlia ventenne si è suicidata, ma ha continuato a lavorare al film. Lo studio, nel frattempo, ha deciso di far intervenire Whedon per cercare di alleggerire il tono del film.

Poi, a maggio, Snyder ha proiettato la sua versione finale per i responsabili dello studio, con una durata ragionevole di 2 ore e 18 minuti, ma anche questa è stata accolta negativamente, con una fonte che ha affermato che era “inguardabile” e “priva di gioia”. Dopo quella disastrosa proiezione, Snyder ha annunciato che avrebbe abbandonato il progetto e, contemporaneamente, la morte di sua figlia.

Justice League di Whedon è uscito a novembre e, come prevedibile, ha ricevuto una risposta negativa da parte della critica e dei fan. Con l’uscita della Snyder Cut, la Warner Bros. stava già guardando al futuro e aveva già in mente di sostituire sia Ben Affleck che Henry Cavill.

Zack Snyder ha rubato gli hard disk dalla Warner Bros.

Secondo il rapporto, Snyder ha mandato uno dei suoi montatori alla Warner Bros. per recuperare gli hard disk che contenevano le sue riprese di Justice League. Poiché si trattava di proprietà dello studio, gli hanno chiesto di restituire gli hard disk, ma lui si è rifiutato.

Il regista sostiene di essere obbligato per contratto a recuperare tutti i file collegati al film e di non essere stato interpellato. La sicurezza è stata informata della questione, ma non è stato preso alcun provvedimento poiché il film era già uscito e nessuno pensava che avrebbe cercato di mettere insieme un montaggio alternativo.

Chi finanziava #ReleaseTheSnyderCut?

#ReleaseTheSnyderCutMentre la campagna #ReleaseTheSnyderCut attirava sempre di più l’attenzione, con attacchi ai dirigenti e ai critici che si aggravavano di giorno in giorno, le persone estranee a questo fenomeno hanno iniziato a chiedersi chi esattamente stesse finanziando alcune delle trovate pubblicitarie di più alto profilo, tra cui un annuncio a Times Square (del valore di oltre 50.000 dollari) e un aereo che sorvolava il San Diego Comic-Con con uno striscione personalizzato. Invece di richiamare i suoi sostenitori, Snyder ha solo aggiunto benzina al fuoco postando una foto di contenitori di pellicola con il titolo dell’allora famosa director’s cut.

Gli addetti ai lavori sono rimasti sconvolti dalla sua ultima trovata: “Si è rifiutato di restituire gli hard disk, che erano di proprietà dello studio. Questa è stata solo un’altra stronzata orchestrata da Zack“. Forsnydercut.com è stato uno dei suoi più accesi sostenitori, lanciando il famigerato hashtag, ma non è chiaro chi ci fosse effettivamente dietro il sito. Da allora si è scoperto che il film era registrato a nome di un uomo di nome Xavier Lannes che, secondo LinkedIn, era il titolare di una società di pubblicità digitale con sede a Los Angeles chiamata MyAdGency, che prometteva di portare “traffico istantaneo ed economico di Avatar al vostro sito web“. L’azienda è ora scomparsa.

Zack Snyder ha ricevuto 60 milioni di dollari per finire la sua director’s cut e ha girato segretamente scene durante la pandemia

#ReleaseTheSnyderCutIl nuovo amministratore delegato della WarnerMedia Jason Kilar e il dirigente della HBO Max Bob Greenblatt sono stati coloro he hanno dato il via libera alla Snyder Cut e sembra che Snyder li abbia leggermente ingannati affermando che non sarebbero state necessarie nuove riprese. Tuttavia, la sua versione non era affatto vicina al completamento e lo studio ha finito per dare a Snyder 60 milioni di dollari aggiuntivi per completare la post-produzione e l’ampio lavoro sugli effetti speciali, una cifra molto più alta rispetto ai 20-30 milioni di dollari di cui si vociferava.

Snyder ha anche girato delle scene nel suo giardino durante l’apice della pandemia, a quanto pare senza rispettare i protocolli COVID o le linee guida del sindacato. Snyder ha confermato le due riprese, ma afferma di aver seguito i protocolli e sostiene che una delle riprese è stata autorizzata dallo studio. Ha inoltre richiesto allo studio altri 13 milioni di dollari, che non facevano parte dell’accordo, dal momento che non avrebbe dovuto girare alcun filmato extra.

Zack Snyder e Ray Fisher potrebbero aver lavorato insieme

Le cose sono andate di male in peggio per la Warner Bros. durante la campagna #ReleaseTheSnyderCut, quando sono emerse accuse schiaccianti contro Joss Whedon e una delle star del film, Ray Fisher, ha iniziato a inveire pesantemente contro i produttori Geoff Johns e Jon Berg.

Secondo l’articolo, “quasi tutti gli addetti ai lavori intervistati da Rolling Stone affermano di ritenere che Fisher e Snyder lavorassero inseme, sulla base dei tweet di Fisher che arrivano direttamente sulla scia delle richieste dietro le quinte di Snyder”. Snyder definisce l’accusa “totalmente falsa”; Fisher ha rifiutato un commento a Rolling Stone. Per quanto riguarda le accuse di razzismo mosse da Fisher, un’indagine esterna non ha trovato “alcun supporto credibile” all’esistenza di animosità razziale e ha scagionato Toby Emmerich, Jon Berg e Geoff Johns da qualsiasi accusa di ingiustizia razziale.

Martian Manhunter non avrebbe mai dovuto essere nel film

#ReleaseTheSnyderCutMartian Manhunter non avrebbe dovuto essere presente in Justice League di Zack Snyder e la sua inclusione ha lasciato lo studio completamente spiazzato perché non era presente nella sceneggiatura. Inoltre, ha interferito con i piani dello studio di utilizzarlo in un progetto separato e non volevano che il personaggio fosse sprecato in due scene a caso. Secondo quanto riferito, Snyder avrebbe minacciato di cancellare altre riprese dal film se non avesse avuto la meglio, nello stesso momento in cui Ray Fisher ha alzato i toni su Walter Hamada, che era il principale oppositore di Snyder e che aveva chiesto la rimozione di Martian Manhunter.

Hamada è stato anche assolto da qualsiasi illecito durante l’indagine esterna e stava lavorando in un’altra filiale della WM quando è uscito Justice League, quindi le affermazioni di Fisher erano prive di fondamento. Jason Kilar ha scavalcato il team e ha permesso la presenza di Martian Manhunter, cosa che ha fatto arrabbiare molti addetti ai lavori. A Snyder sono stati concessi altri 13 milioni di dollari per terminare il film, portando la produzione a 73 milioni di dollari. I costi di marketing hanno portato il film a superare i 100 milioni di dollari.

Secondo Samba TV, 1,8 milioni di famiglie americane hanno guardato almeno i primi cinque minuti del film.. Tuttavia, solo un terzo ha terminato il film in una sola seduta e, alla fine della prima settimana, è stato visto solo da 2,2 milioni di famiglie, con solo il 36% che lo ha terminato in una sola seduta. Circa 4 milioni di famiglie statunitensi lo hanno visto dopo quasi 40 giorni. Si ritiene che sia l’ottavo film più trasmesso in streaming del 2021, ma è ben lontano dal successo che alcuni dei suoi più accesi sostenitori avevano previsto.

Il regista di Godzilla vs Kong Adam Wingard avrebbe chiesto a Zack Snyder di dire ai suoi fan di smettere di bombardare le recensioni del suo film, ma Snyder non ha fatto nulla

#ReleaseTheSnyderCutJohanna Fuentes e Tatiana Siegel hanno attirato l’ira dei sostenitori di SnyderCut all’inizio del 2021, e Snyder ha persino detto a quest’ultima di modificare una storia sull’ingaggio di Kiersey Clemons in The Flash: “Ti sto solo dicendo cosa faranno i fan. Fidatevi di me, sono molto, molto, molto violenti“. Quando il giornalista ha rifiutato, i suoi fan sono stati pronti ad attaccare.

Godzilla vs. Kong di Adam Wingard è stato una delle tante vittime del movimento Snyder Cut, con i sostenitori che hanno bombardato il film sul MonsterVerse a causa della sua vicinanza con Justice League di Zack Snyder. Secondo quanto riferito, Wingard avrebbe persino contattato Snyder per chiedergli di porre freno alla carica violenta dei suoi seguaci, ma lui ha rifiutato. Afferma che non è stata fatta alcuna richiesta e osserva timidamente: “Inoltre, non controllo i miei fan. Hanno la loro volontà e le loro opinioni; mi date davvero troppo credito“. Wingard ha rifiutato ulteriori commenti.

La Warner Bros. è riuscita a esercitare pressioni su IMDb per eliminare gli autori delle recensioni di Godzilla vs Kong. Le cose hanno preso un’altra piega quando la folla ha preso di mira The Suicide Squad di James Gunn, una mossa che sembra aver costretto Snyder a rilasciare una dichiarazione, riconoscendo finalmente la natura tossica della sua fanbase. Sia Godzilla vs. Kong che The Suicide Squad hanno finito per superare ampiamente Justice League di Zack Snyder su HBO Max, con il primo che si è anche classificato come l’ottavo film di maggior incasso del 2021 al botteghino.

Oltre #ReleaseTheSnyderCut: lo SnyderVerse è morto.

#ReleaseTheSnyderCutZack Snyder è passato a Netflix, dopo aver ultimato Army of the Dead l’anno scorso, e sta attualmente lavorando al progetto in due parti dal titolo Rebel Moon, dove Ray Fisher interpreta un combattente della resistenza chiamato Blood Axe. La Warner Bros. non ha piani futuri per la DC con nessuno dei due.

Walter Hamada, che ha sostenuto The Batman di Matt Reeves, dovrebbe rimanere a bordo, così come Geoff Johns, che è dietro a Stargirl di The CW, e Jon Berg, che è nelle prime fasi di sviluppo di una serie di progetti DC non annunciati.

La dichiarazione di Zack Snyder

#ReleaseTheSnyderCutIn una dichiarazione finale rilasciata su Rolling Stone, il regista ha affermato: “Come artista è stato appagante poter finalmente vedere realizzata la mia visione della Justice League dopo un periodo così difficile della mia vita e che sia stata accolta così bene. Sono grato sia alla community che alla Warner Bros. per aver permesso che ciò accadesse. Soffermarsi sulla negatività e sulle voci non serve a nessuno“.

Un disastroso precedente

Resta da vedere se questa saga continuerà o se la Warner Bros. preferisce che tutto questo trovi una sua naturale conclusione, indipendentemente dalla potenziale colpevolezza di Snyder.

In ogni caso, la manipolazione dilagante dei social media è preoccupante non solo per Hollywood, ma per il mondo in generale. Wanta di Q5id avverte: “Questa è la mia preoccupazione per la manipolazione che sta avvenendo all’interno di queste campagne tossiche, come #ReleaseTheSnyderCut, con conseguenze che portano al condizionamento del tribunale dell’opinione pubblica. Bisogna affrontarlo, perché peggiorerà prima di migliorare“.

#ReleasetheSnyderCut: la campagna social spinta da fake account?

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#ReleasetheSnyderCut: la campagna social spinta da fake account?

Secondo quanto riferito, la campagna #ReleasetheSnyderCut che chiedeva l’uscita della versione di Zack Snyder di Justice League è stata spinta e guidata da account falsi, i cosiddetti bot. La Warner Bros. ha assunto il regista Zack Snyder all’inizio degli anni 2010 per guidare il suo franchise di supereroi interconnesso, a partire da Man of Steel del 2013. Il regista ha inventato un arco narrativo in cinque parti che avrebbe dovuto concludersi con Justice League 3, ma a metà, la risposta divisiva del pubblico ha fatto sì che lo studio si spostasse in una nuova direzione. Per questo motivo, oltre a una tragedia familiare, Snyder è stato tristemente sostituito da Joss Whedon durante la produzione del primo Justice League.

Non è un segreto che la produzione di Justice League fosse piena di problemi. Tra riscritture affrettate e problemi sul set, è forse il film con la produzione più controversa degli ultimi anni. Dopo che è stato chiaro che il montaggio cinematografico di Justice League 2017 era significativamente diverso dai piani di Snyder, i fan del regista hanno avviato una campagna online chiedendo alla Warner Bros. di “rilasciare lo Snyder Cut”, #ReleasetheSnyderCut appunto.

Conosciuta come una delle community di fan più devote online, la loro richiesta è stata finalmente ascoltata quando nel 2021 Zack Snyder’s Justice League è stato distribuito come film di quattro ore su HBO Max. Ora, tuttavia, sembra che siano emerse nuove informazioni su come siamo arrivati ad avere in streaming il film.

La Warner Bros. ha commissionato due report che esaminano quanto fosse organica la campagna #ReleasetheSnyderCut. Rolling Stone li ha ottenuti di recente e ha appreso che una parte significativa degli account sui social media che hanno promosso la Snyder Cut – il 13%, in particolare – sono stati ritenuti falsi. Questo è al di sopra del tipico 3-5% di account falsi che gli esperti informatici vedono di solito. Mentre ci sono stati veri fan che si sono dedicati a sostenere questo programma, il loro messaggio è stato “amplificato da un numero sproporzionato di account fasulli”. L’outlet ha anche citato specificamente un report intitolato “SnyderCut Social Media Presence” datato aprile 2021, un mese dopo la premiere di Zack Snyder’s Justice League. In questo si legge:

“Dopo aver studiato le conversazioni online sulla distribuzione della versione di Snyder della Justice League, in particolare gli hashtag ‘ReleaseTheSnyderCut’ e ‘RestoreTheSnyderVerse‘ su Facebook, Twitter e Instagram, [gli analisti] hanno rilevato un aumento dell’attività negativa creata sia da reali che falsi autori. Una comunità identificata era composta da autori veri e falsi che diffondevano contenuti negativi su WarnerMedia per non aver ripristinato lo “SnyderVerse”. Inoltre, sono stati identificati tre leader principali all’interno degli autori scansionati su Twitter, Facebook e Instagram: un leader su ciascuna piattaforma. Questi leader hanno ricevuto il massimo impegno e hanno molti seguaci, il che dà loro la capacità di influenzare l’opinione pubblica”.

È stato anche detto che c’erano grandi quantità di account che molestavano i vertici della Warner Bros., tra cui il presidente della Warner Bros. Ann Sarnoff e il produttore Geoff Johns. Questa non è la prima volta che la presenza e la portata dei fan di Snyder sono state messe in discussione.

Nel maggio 2022, un report differente afferma che i risultati degli Oscar ‘Best Cheer Moment e Fan Favorite Movie del 2021, che sono stati votati dai fan, erano truccati. I riconoscimenti sono andati rispettivamente a Justice League e Army of the Dead e, presumibilmente, lo hanno fatto con l’aiuto di account online automatizzati. Dopo entrambe queste affermazioni, sarà interessante vedere se la Warner Bros. parlerà pubblicamente della legittimità dei suoi studi commissionati. Sebbene la Zack Snyder’s Justice League sia già stata distribuita, si tratta di una questione ancora rilevante poiché la spinta per Restoring the SnyderVerse è ancora in corso. Da parte sua, Snyder è stato al fianco dei suoi fan, aggiungendo: “Sono grato sia alla comunità dei fan che alla Warner Bros. per aver permesso che ciò accadesse. Soffermarsi sulla negatività e sulle voci non serve a nessuno”.

#NonChiudeteICinema: l’hashtag si diffonde in rete

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#NonChiudeteICinema: l’hashtag si diffonde in rete

Sembra che un nuovo Dpcm debba essere diffuso nelle prossime ore, forse già domani, un nuovo documento che potrebbe mettere definitivamente la parola fine alla sala. Secondo le prime notizie non ufficiali, sembra che il testo del decreto riporti le seguenti affermazioni:

Sono sospese le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo e casinò. Sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all’aperto.

Questo significherebbe che le sale cinematografiche, insieme a tutte le altre attività di intrattenimento e spettacolo dal vivo, si troverebbero ad affrontare un nuovo periodo di chiusura che ne sancirebbe, forse per sempre, la morte. Senza contare che chiudere i cinema non solo mette in ginocchio la struttura-sala, ma anche l’industria a tutti quelli che ci lavorano, e non si parla di attori e registi famosi, ma di tecnici, elettricisti, macchinisti, manovalanza numerosa che necessita di lavorare, perché se il cinema non è una priorità il lavoro lo è per tutti.

La situazione sanitaria italiana sta precipitando nella tenaglia della seconda ondata di contagi, tuttavia i dati relativi alle attività legate al cinema sono stati più che positivi, registrando un timido ritorno alla normalità e un’incidenza pari a zero rispetto ai nuovi contagi. Nella sale, nei teatri, il flusso di pubblico è controllato, è tracciabile, è sicuro.

Il settore intero, da chi il cinema lo crea, lo produce, lo fruisce, fino anche a chi lo racconta (anche Cinefilos.it fa parte di questa filiera) scongiura una nuova chiusura: #NonChiudeteICinema.

#MakeTheBatfleckMovie: i fan chiedono il film di Ben Affleck su Batman

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L’hashtag #MakeTheBatfleckMovie è ufficialmente in tendenza su Twitter. Dopo la distribuzione della Snyder Cut di Justice League, i fan di Zack Snyder hanno prima chiesto che l’universo DC ipotizzato dal regista venisse ripristinato, e ora vogliano che la Warner Bros. si decida a dare il via libera al film sull’Uomo Pipistrello mai realizzato da Ben Affleck.

Quel film, che Affleck avrebbe dovuto dirigere, scrivere, interpretare e produrre, è poi passato nelle mani di Matt Reeves, che lo ha trasformato nell’attesissimo The Batman con Robert Pattinson che vedremo nel 2022. Al momento né Affleck né WB hanno commentato la nuova richiesta da parte dei fan, ma sappiamo già che lo studio non è interessato a proseguire né con un sequel di Justice League né con un altro progetto che potrebbe, in qualche modo, portare avanti l’universo che Snyder aveva immaginato diversi anni fa.

Per quanto riguarda Affleck, sappiamo che il principale motivo per cui l’attore ha deciso di abbandonare il DCEU è a causa delle costanti pressioni che lo stesso ha dovuto sopportare quando ha deciso di interpretare l’iconico eroe sul grande schermo, situazione che è andata peggiorando in seguito alla turbolenta esperienza delle riprese aggiunte di Justice League, quando Snyder è stato sostituito da Joss Whedon.

I dettagli sul film di Batman mai realizzato da Ben Affleck

Ad oggi, i dettagli sul Batman di Affleck mai realizzato sono emersi più e più volte, soprattutto durante la recente promozione della Snyder Cut, con Joe Manganiello – interprete di Deathstroke – che ha più volte parlato di come sarebbe dovuto essere il film. Dopotutto, nel taglio di Snyder è stata ripristinata la versione originale della scena post-credits della versione cinematografica di Justice League in cui avviene l’incontro tra Lex Luthor e Deathstroke: se nella versione theatrical quella scena lascia intendere che Luthor e Slade Wilson uniranno le forze per creare la Injustice League, nell’epilogo della Snyder Cut quella scena apre la strada al film in solitaria di Batman in cui avremmo dovuto vedere proprio Deathstroke sulle tracce del Crociato di Gotham.

Zack Snyder’s Justice League è uscito in streaming il 18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.

Justice League è il film del 2017 diretto da Zack Snyder e rimaneggiato da Joss Whedon. Nel film recitano Henry Cavill come SupermanBen Affleck come BatmanGal Gadot come Wonder WomanEzra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast figurano anche Amber HeardAmy AdamsJesse EisenbergWillem DafoeJ.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley Coller, Goeff Johns e Ben Affleck stesso.

#MakeSolo2Happen: i fan di Star Wars chiedono il sequel di Solo

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#MakeSolo2Happen: i fan di Star Wars chiedono il sequel di Solo

Solo: A Star Wars Story, il secondo spin-off della saga di Star Wars, non è stato propriamente un successo, tanto che la Lucasfilm, dopo l’uscita nelle sale del film di Ron Howard, ha deciso di accantonare ufficialmente l’idea della serie antologia (iniziata con Rogue One) e di concentrarsi, almeno per ora, sul futuro “televisivo” della saga (con la seconda stagione di The Mandalorian annunciata ufficialmente e una serie dedicata a Obi-Wan Kenobi che dovrebbe entrare in produzione quanto prima).

Nonostante Solo abbia avuto una produzione travagliatissima (Ron Howard è subentrato a Phil Lord e Chris Miller dopo il loro licenziamento a causa di alcune “divergenze creative”) e sia stato un vero flop al box office, il fandom di Star Wars sembra comunque essere molto legato al film: in molti, infatti, vorrebbero vedere cosa è successo a Han, Chewbacca e Qi’ra tra gli eventi di Solo e quelli di Una Nuova Speranza (soprattutto a causa di quel sorprendente cameo di Darth Maul nel film).

Adesso, a due anni esatti dall’uscita del film al cinema (negli Stati Uniti è uscito il 25 maggio del 2018), su Twitter (come riportato da CBM) è esploso nuovamente l’hashtag #MakeSolo2Happen, che esorta la Lucasfilm a realizzare il sequel dello spin-off. Il fatto che l’hashtag sia tornato in trend-topic dimostra ancora una volta quanto il fandom di Star Wars sia legato al film e quanto vorrebbe vedere il ritorno del giovane Han sul grande schermo. Con il lancio di Disney+, si potrebbe anche pensare ad un eventuale sequel da lanciare direttamente sulla piattaforma di streaming o magari ad una serie tv che continui la storia del contrabbandiere e del suo gruppo di amici.

#MakeSolo2Happen: i fan di Star Wars tornano a farsi sentire su Twitter e chiedono il sequel di Solo

Almeno per il momento, non sembra che la Lucasfilm sia intenzionata a realizzare un sequel di Solo, quindi molte delle domande lasciate dal film sono destinate ancora a non avere una risposta. Tuttavia, se c’è una cosa che abbiamo imparato dal movimento #ReleaseTheSnyderCut in merito alla Snyder Cut di Justice League (che il prossimo anno arriverà ufficialmente su HBO Max), è che le case di distribuzione possono davvero ascoltare i fan se lo vogliono…

Solo: A Star Wars Story è un film del 2018 diretto da Ron Howard con Alden Ehrenreich, Woody HarrelsonEmilia Clarke, Donald Glover e Thandie Newton. Attraverso una serie di audaci bravate nel profondo di un mondo criminale oscuro e pericoloso, Han Solo fa amicizia con il suo futuro possente copilota Chewbacca e incontra il famigerato giocatore d’azzardo Lando Calrissian, in un viaggio che determinerà il futuro di uno degli eroi più improbabili della saga di Star Wars.

#LoveWins: le 10 storie d’amore gay più belle del cinema

#LoveWins: le 10 storie d’amore gay più belle del cinema

A dieci anni dal capolavoro di Ang Lee, I Segreti di Brokeback Mountain, e dopo la storica decisione della Corte Suprema americana di legalizzare ilmatrimonio omosessuale in tutti e 50 gli Stati, sembra doveroso e dovuto offrire un riepilogo delle più belle storie d’amore gay raccontate dal grande schermo. Eccone 10:

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Brokeback Mountain
#LoveWins

Molti dei film selezionati sono recenti, Carol per esempio non ancora uscito nei cinema in Italia, tutti però hanno in qualche modo segnato la storia del cinema, quale più quale meno, per l’incredibile potenza del sentimento che esprimono, molto più che per una o due scene che possono attirare una pruriginosa attenzione.

Quell che resta, dopo la visione, dopo anni, è solo la grande potenza dell’arte che celebra l’amore. #LoveWins

#IoSonoQui, clip in esclusiva del film al cinema dal 14 ottobre

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#IoSonoQui, clip in esclusiva del film al cinema dal 14 ottobre

Ecco una clip esclusiva dal film #IoSonoQui, l’attesa nuova commedia di Eric Lartigau, regista del film campione di incassi La famiglia Bélier, in arrivo nei cinema dal 14 ottobre.

OFFICINE UBU è liete di rilasciare il trailer italiano di #IoSonoQui, l’attesa nuova commedia di Eric Lartigau, regista del film campione di incassi La famiglia Bélier, in arrivo nei cinema dal 14 ottobre.

#IoSonoQui racconta di un insolito viaggio, dai Paesi Baschi fino alla splendente Corea del Sud, all’inseguimento di quell’incontro che potrebbe cambiare per sempre il proprio destino. Il protagonista di questa favola romantica è lo chef di successo Stéphane (interpretato dal regista e attore Alain Chabat, noto per Mood Indigo, L’arte del sogno, Prestami la tua mano, Asterix et Obelix: Missione Cleopatra) che conduce una vita tranquilla ma priva di stimoli. Un giorno conosce su Instagram una misteriosa donna coreana che riesce a riaccendere in lui quella scintilla da tempo assopita. Deciso a conoscere dal vivo Soo (interpretata da Doona Bae, nota per Cloud Atlas, la serie Sense8 e per le sue interpretazioni nei film di Bong Joon-ho, Hirokazu Kore-eda e Park Chan-wook), Stéphane intraprenderà un avventuroso viaggio dall’altra parte del mondo, pieno di scoperte e imprevisti, per poter conoscere un nuovo grande amore… e se stesso. Perché a volte perdersi, è il miglior modo per ritrovarsi. #IoSonoQui, diretto da Eric Lartigau, arriverà nei cinema italiani dal 14 ottobre distribuito da Officine UBU.

#IoSonoQui – la trama

Stéphane, uno chef di successo, conduce una vita tranquilla nei Paesi Baschi, circondato dall’affetto dei figli e dal supporto della ex-moglie. Eppure l’unica cosa che lo fa sentire vivo è Soo, una giovane donna coreana che ha conosciuto su Instagram. I due parlano di arte e di ciliegi in fiore e sembrano instaurare un solido rapporto, nonostante la lontananza. In uno slancio emotivo, Stéphane decide di partire per Seoul e incontrare Soo. Al suo arrivo però, lei non si presenta e Stéphane inizia a vagare per l’aeroporto e per la città, dove la ricerca di Soo lo porterà a riscoprire se stesso. Riusciranno i due a incontrarsi?

#IoSonoQui al cinema dal 14 ottobre

#IoSonoQui al cinema dal 14 ottobre

Arriva al cinema dal 14 ottobre #IoSonoQui, l’attesa nuova commedia di Eric Lartigau, regista del film campione di incassi La famiglia Bélier. #IoSonoQui racconta di un insolito viaggio, dai Paesi Baschi fino alla splendente Corea del Sud, all’inseguimento di quell’incontro che potrebbe cambiare per sempre il proprio destino. Il protagonista di questa favola romantica è lo chef di successo Stéphane (interpretato dal regista e attore Alain Chabat, noto per Mood Indigo, L’arte del sogno, Prestami la tua mano, Asterix et Obelix: Missione Cleopatra) che conduce una vita tranquilla ma priva di stimoli. Un giorno conosce su Instagram una misteriosa donna coreana che riesce a riaccendere in lui quella scintilla da tempo assopita.

Deciso a conoscere dal vivo Soo (interpretata da Doona Bae, nota per Cloud Atlas, la serie Sense8 e per le sue interpretazioni nei film di Bong Joon-ho, Hirokazu Kore-eda e Park Chan-wook), Stéphane intraprenderà un avventuroso viaggio dall’altra parte del mondo, pieno di scoperte e imprevisti, per poter conoscere un nuovo grande amore… e se stesso. Perché a volte perdersi, è il miglior modo per ritrovarsi.

#IoSonoQui, diretto da Eric Lartigau, arriverà nei cinema italiani dal 14 ottobre distribuito da Officine UBU.

Stéphane, uno chef di successo, conduce una vita tranquilla nei Paesi Baschi, circondato dall’affetto dei figli e dal supporto della ex-moglie. Eppure l’unica cosa che lo fa sentire vivo è Soo, una giovane donna coreana che ha conosciuto su Instagram. I due parlano di arte e di ciliegi in fiore e sembrano instaurare un solido rapporto, nonostante la lontananza. In uno slancio emotivo, Stéphane decide di partire per Seoul e incontrare Soo. Al suo arrivo però, lei non si presenta e Stéphane inizia a vagare per l’aeroporto e per la città, dove la ricerca di Soo lo porterà a riscoprire se stesso. Riusciranno i due a incontrarsi?

#iorestoinSALA: il cinema e le sale ripartono dalla rete

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#iorestoinSALA: il cinema e le sale ripartono dalla rete

Il 26 ottobre 2020 è la data che ha segnato la chiusura di tutti i cinema italiani. Questa nuova interruzione, dettata dall’ultimo Dpcm, segna anche l’inizio di un nuovo assetto per il mondo dell’esercizio cinematografico.

Se gli investimenti fatti per trasformare le sale in luoghi sicuri; il rigoroso rispetto dei nuovi protocolli imposti dall’emergenza sanitaria; gli sforzi intrapresi per rimettersi in gioco e scommettere su un futuro (sempre incerto) appaiano oggi più che mai sensati e necessari, il presente impone un ulteriore sforzo di consapevolezza e un ulteriore imperativo di resistenza.

Ecco perché il cinema di qualità non si ferma e riparte immediatamente dalla rete. Ed ecco perché torna in scena #iorestoinSALA, il circuito nazionale di sale cinematografiche di qualità, che raggruppa ora più di 40 cinema del territorio italiano.

Il progetto, lanciato lo scorso maggio grazie alla collaborazione tra un gruppo di esercenti e un gruppo di distributori, è ora nuovamente ai blocchi di partenza: sabato 31 ottobre sarà operativo online, con un ricco calendario di prime visioni, anteprime, eventi, live streaming e incontri digitali con i filmmaker, per non privare il nostro Paese del proprio immaginario collettivo e della possibilità di varcare i confini del quotidiano.

Il compito di aprire le danze su www.iorestoinsala.it, il 31 ottobre, spetta a Cosa sarà di Francesco Bruni, seguito da Nomad: in cammino con Bruce Chatwin di Werner Herzog. Il 2 novembre, a 45 anni esatti dalla morte del poeta, sarà quindi la volta di In un futuro aprile – Il giovane Pasolini di Francesco Costabile e Federico Savonitto. Sarà invece disponibile dal 5 novembre Mi chiamo Francesco Totti di Alex Infascelli.

Protagonisti collegati in diretta streaming dalle stanze virtuali di Zoom saranno sabato 31 ottobre alle 20.30 Francesco Bruni moderato da Gian Luca Farinelli, per introdurre Cosa sarà, e lunedì 2 novembre alle 20.30 Francesco Costabile e Federico Savonitto per presentare In un futuro aprile.

Se in marzo i cinema di #iorestoinSALA avevano immaginato e tracciato  insieme il nuovo orizzonte web per le sale italiane di qualità, ora gli stessi cinema sono certi di intraprendere quella che non sarà più solo una avventura estemporanea ma una autentica rivoluzione, uno scenario possibile e proseguibile oggi e nell’immediato futuro.
La proposta si rinnova, dunque, mantenendo saldo l’obiettivo primario: difendere la cultura del cinema in sala anche attraverso il web. E rinsaldare così il rapporto con la comunità di spettatori anche – e soprattutto – in un periodo in cui viene negata la possibilità dell’esperienza di arricchimento culturale e sociale “sul grande schermo”.

Alla luce di questo, il carattere interattivo di #iorestoinSALA sarà potenziato rispetto al progetto iniziale: in occasione degli incontri in streaming con gli autori, gli spettatori potranno infatti interagire, ponendo domande e commentando in diretta. Si andrà così a creare non solo un network tra spettatori accomunati dalla passione per il cinema e dalla stessa esperienza di fruizione – come accade all’interno di una sala cinematografica – ma anche un canale diretto di comunicazione con i protagonisti.

Dal 31 ottobre in poi #iorestoinSALA permetterà, quindi, ai cinema, anche in una prossima e tanto desiderata situazione di normalità, di proporre percorsi tematici, rassegne e live stream e di completare sul web la proposta del grande schermo. Una coesistenza pacifica e complementare.

DOVE?
Per lo spettatore abituato a frequentare il cinema della propria città o del proprio quartiere, non cambierà nulla! Lo spettatore acquisterà il biglietto dal sito internet della sua sala cinematografica di riferimento e riceverà quindi un codice e un link per accedere alla sala virtuale. Dal primo click sono 48 le ore a disposizione per completare la visione.  

QUANTO?
I prezzi dei biglietti sono calibrati in base alle tariffe esistenti sulla rete e vanno, cioè, da un minimo di
€ 3,00 ad un massimo di € 7,90.
La prevendita avrà inizio sabato 31 ottobre

Per info:
www.iorestoinsala.it

#IoRestoInSala: Gli Anni Amari, introduzione in diretta streaming

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#iorestoinSALA, il circuito digitale cui aderiscono più di 50 cinema italiani prosegue nella sua missione! L’obiettivo è quello di arricchire e rendere più completa l’offerta di qualità portando nelle case del pubblico italiano non solo i film ma anche gli autori del nostro cinema. Il nuovo incontro/live streaming sarà quindi con il regista Andrea Adriatico e l’attore Nicola Di Benedetto che introdurranno martedì 17 alle 20.30 il loro film GLI ANNI  AMARI (distribuito da I Wonder Pictures).

Il film, evento di pre-apertura della Festa del Cinema di Roma, ripercorre la vita e i luoghi di Mario Mieli, tra i fondatori del movimento omosessuale italiano nei primi anni 70. Nato nel 1952 a Milano e morto suicida nel 1983, prima dei trentun anni, Mario fu attivista, intellettuale, scrittore, performer, provocatore, ma soprattutto pensatore e innovatore dimenticato.

Figlio di genitori benestanti e penultimo di sette figli, vive una vita intera in un rapporto complicato con il padre Walter e la madre Liderica.

Secondo il regista Andrea Adriatico GLI  ANNI  AMARI  è  l’attraversamento  di un’epoca, di  quei  vitali, difficili,  creativi, dolorosi  e  rimossi  anni  ’70. È  anche  la rievocazione di un necessario movimento  per  i diritti, come  quello  omosessuale,  che  doveva  inventare forme nuove per farsi riconoscere. Ed è soprattutto il ritratto di un ragazzo la cui genialità, la cui libertà interiore e la cui gioia di vivere erano troppo intense per il mondo che lo circondava. Gli anni amari è tutto questo, o almeno cerca di esserlo.

GLI ANNI AMARI
di Andrea Adriatico, Italia 2019, 112’
#IORESTOINSALA
17 novembre ore 20.30
Biglietto €6,90

Per info: 

www.iorestoinsala.it 

#iorestoinSALA, il 27 novembre Marie Curie

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#iorestoinSALA, il 27 novembre Marie Curie

In occasione della Notte dei ricercatori e delle ricercatrici, venerdì 27 novembre alle 20.30, nelle sale aderenti al circuito #iorestoinSALA arriva MARIE CURIE, il film scritto e diretto da Marie Noëlle, interpretato da Karolina Gruszka, distribuito da Valmyn.

La proiezione sarà preceduta da un’introduzione di illustri donne che, come Marie Curie, hanno dedicato la loro vita alla scienza: Maria Rita Gismondo, direttrice Microbiologia Clinica, Virologia e Bioemergenze, Polo Univ Sacco – Milano; Gabriella Greison, scrittrice, fisica e performer teatrale; e con un intervento di Ilaria Capua, direttrice del One Health Center of Excellence dell’Università della Florida.

Le introduzioni in streaming potranno essere seguite in diretta sulle pagine Facebook di tutte le sale aderenti. Presenta l’incontro Michele Crocchiola della Fondazione Niels Stensen di Firenze, in rappresentanza di #iorestoinSALA.

Biglietti disponibili presso le biglietterie dei cinema: https://www.iorestoinsala.it/

Di Marie Curie sappiamo che, grazie una fulgida intelligenza e un grande talento, riuscì a farsi strada ed ebbe successo in un ambiente scientifico dominato dagli uomini. Ma era anche una donna forte, passionale e moderna. Questo film, racconta la sua storia.

Il film racconta gli anni più turbolenti della vita di Marie Curie, quelli compresi tra il 1903, anno in cui Marie e Pierre Curie si recano a Stoccolma per ricevere il Premio Nobel per la scoperta della radioattività, e il 1911, quando le venne assegnato il suo secondo Nobel. Nel mezzo, la morte di Pierre, il nuovo amore con il matematico Paul Langevin, lo scandalo.

Scrive la regista: «Chi era Marie Curie? Una brillante scienziata, come tutti sanno. La sua biografia è qualcosa di leggendario. Scoprendo il radio, questa donna eccezionale ha dato un considerevole contributo alla battaglia dell’umanità contro il cancro. Ma chi era la donna dietro la mitica icona della scienza che nel corso del tempo è diventata? La vita la mise di fronte a molte sfide che dovette affrontare con coraggio e perseveranza. È stata la prima docente donna alla Sorbona, la prima donna a vincere il Premio Nobel per la Fisica e – a tutt’oggi – la sola donna ad aver vinto due Nobel in due categorie diverse. Tuttavia non le fu permesso di manifestare i propri sentimenti».

#iorestoinSALA, il 24 novembre Il Grande Passo

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#iorestoinSALA, il 24 novembre Il Grande Passo

Martedì 24 novembre alle ore 20.30 nuovo imperdibile appuntamento firmato #iorestoinSALA, il circuito digitale cui aderiscono più di 50 cinema italiani: il regista Antonio Padovan, l’attore Stefano Fresi e il fumettista Leo Ortolani presenteranno in diretta streaming la divertente commedia lunare IL GRANDE PASSO! A introdurre l’incontro Antonio Capellupo per #iorestoinSALA, modera Andrea Plazzi, editor, traduttore e curatore del progetto di divulgazione scientifica “Comics&Science” del CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche.

Durante la presentazione online – che ricordiamo sarà visibile anche sulle pagine Facebook di ognuna delle oltre 50 sale del circuito www.iorestoinsala.it – si parlerà di cinema ma anche e soprattutto dell’amore per lo “spazio” e dell’adorazione per la “luna”, fedele compagna di tante notti e avamposto stellare di sogni e miraggi.

Il fumettista Leo Ortolani, autore di due volumi che trattano proprio di queste due passioni, non poteva che essere l’interlocutore ideale! In “C’è spazio per tutti” (Panini Comics) e “Luna 2069” (Feltrinelli Comics), Ortolani racconta viaggi “interstellari” e itinerari spaziali, disegnando personaggi inevitabilmente e fatalmente attratti dalla luna. Della stessa magnifica ossessione soffre Giuseppe Battiston nei panni di Dario, fratello Mario (Stefano Fresi) nella commedia surreale IL GRANDE PASSO.

Due inediti “fratelli cinematografici” che, al di là delle apparenze, non potrebbero essere più diversi: impetuoso e geniale il primo, ossessionato dall’idea di raggiungere dal Nordest Italiano la luna a bordo di un razzo, e placido e divertito il secondo, che gestisce un negozio di ferramenta nella capitale. Tutto funziona bene, finché le loro strade non s’incrociano…

«Raccontando questa storia – commenta Padovan – ho voluto rendere omaggio a due mondi del cinema che amo e che vivono dentro di me. Quello americano, un po’ infantile e sentimentalista, con cui sono cresciuto da bambino: il cinema di sognatori come Steven Spielberg. E quello silenzioso e sincero, il cinema della mia terra, creato da artigiani come Carlo Mazzacurati. Questi due mondi s’incontrano e si scontrano in una storia che parla del sogno di andare sulla luna, e di due fratelli che imparano a conoscersi».

#iorestoinSala, il 2 dicembre The Specials

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#iorestoinSala, il 2 dicembre The Specials

Con Elio (Elio e le storie tese) e Gianluca Nicoletti (Cervelli Ribelli), continuano gli eventi speciali firmati #iorestoinSALA! La nuova diretta “streaming”  è fissata per mercoledì 2 dicembre alle ore 20.30 con la presentazione di THE SPECIALS – FUORI DAL COMUNE.

Entrambi genitori di figli affetti da autismo e da anni impegnati in prima linea nelle campagne di sensibilizzazione e nella diffusione di informazioni sulla neuro diversità, Elio e Gianluca Nicoletti introdurranno il film assieme a Michele Crocchiola per #iorestoinSALA.

E proprio di questo parla la commedia  agrodolce firmata da Olivier Nakache e Éric Toledano (Quasi Amici) con protagonisti Vincent Cassel e Reda Kateb. Nei panni di Bruno e Malik, amici e colleghi, i due sono entrambi impegnati in organizzazioni non-profit differenti, responsabili dell’educazione di bambini e adolescenti affetti da autismo.

The Specials, la nostra recensione

La storia del film s’ispira a due persone reali, Stéphane Benhamou, fondatore di Le silence des justes, Daoud Tatou, direttore di Le relais IDF, associazioni specializzate nella cura dei giovani autistici, in particolare quelli provenienti da contesti svantaggiati.

«I nostri film raccontano sempre incontri inverosimili. – spiegano i registi  – Questo ha una dimensione particolare: parla di come persone che comunicano poco, o affatto, e che sono considerate anormali, riescano comunque a far sì che delle persone considerate “normali”, che nella nostra società non comunicano più, possano comunicare. In queste associazioni si ritrova un’armonia e una miscela di culture, religioni, identità e passati atipici che dovrebbero essere d’ispirazione per molti…»

L’introduzione sarà come di consueto visibile anche sulle pagine Facebook di ognuna delle oltre 50 sale italiane che aderiscono al circuito www.iorestoinsala.it.

#iorestoinSALA aderisce alla Giornata Europea del Cinema d’Essai

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#iorestoinSALA aderisce alla Giornata Europea del Cinema d’Essai

In occasione della Giornata Europea del Cinema d’Essai, promossa da Europa Cinemas e Cicae (Confederazione Internazionale dei Cinema d’Arte e d’Essai), domenica 8 novembre sugli schermi virtuali di #iorestoinSALA – il circuito digitale cui aderiscono più di 50 cinema italiani – arriva ROUBAIX. UNE LUMIÈRE, noir francese firmato da Arnaud Desplechin e magnificamente interpretato da Lea Seydoux e da Roschdy Zem (vincitore del premio César 2020 per il Miglior Attore).

Ambientato a Roubaix, appunto, città natale del regista, il film prende spunto da una storia vera, un episodio di cronaca già raccontato da uno sconvolgente documentario televisivo trasmesso nel 2008 su France 3 e a cui Desplechin si è dichiaratamente ispirato. Un commissario e un giovane agente sono chiamati ad indagare sull’omicidio di un’anziana donna: le indiziate sono le due giovani vicine…

Desplechin realizza un thriller sociale teso, febbrile e spirituale, animato dall’intensità teatrale dei suoi attori. Un noir che trascende elegantemente le strutture di genere per scandagliare gli abissi dell’essere umano e la miseria del mondo di oggi. “Per la prima e unica volta nella mia vita – spiega il regista – ho solidarizzato con due criminali: ho voluto riconsiderare le parole crude delle vittime e delle colpevoli come la più pura delle poesie”. Il film sarà disponibile in streaming in versione originale francese con sottotitoli in italiano.

#IceBucketChallenge: Chris Pratt, Robert Downey Jr e tanti altri sotto l’acqua gelida!

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Si chiama Ice Bucket Challenge ed è una moda che sta impazzando ad Hollywood: farsi bagnare da acqua gelida e sfidare amici e colleghi famosi a fare lo stesso. Lo scopo non è solo divertimento e risate da parte di chi guarda e di chi partecipa, ma è ovviamente più alto: si tratta di una raccolta fondi contro la SLA a cui stanno aderendo in tantissimi dal mondo del cinema, della musica e dello spettacolo in generale.

Da Robert Downey Jr a Oprah Winfrey, tutti si stanno prestando al gioco! Ecco qualche video!

Robert Downey Jr:

CEO Disney Bob Iger:

Kerry Washington:

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Keith Urban:

http://youtu.be/M8NY6DmI6Ok

Chris Pratt:

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Oprah Winfrey:

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Taylor Swift e Jamie King:

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Stephen e Robbie Amell:

http://youtu.be/zwNpd-QLnC0

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#IceBucketChallenge: Chris Hemsworth e Tom Hiddleston accettano la sfida

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Si chiama Ice Buket Challenge ed è una moda che sta impazzando ad Hollywood: farsi bagnare da acqua gelida e sfidare amici e colleghi famosi a fare lo stesso. Lo scopo non è solo divertimento e risate da parte di chi guarda e di chi partecipa, ma è ovviamente più alto: si tratta di una raccolta fondi contro la SLA a cui stanno aderendo in tantissimi dal mondo del cinema, della musica e dello spettacolo in generale.

Dopo Chris Pratt, Robert Downey Jr. e tantissimi altri, oggi tocca anche a Chris Hemsworth e Tom Hiddleston, che hanno subito raccolto la sfida e nominato, a loro volta, Jeremy Renner, Mark Ruffalo e Chris Evans (Hemsworth) e Benedict Cumberbatch e Luke Evans (Hiddleston).

In attesa di vedere nuovi Ice Bucket Challenge video, godiamoci Chris Hemsworth e Tom Hiddleston sotto l’acqua gelida:

#IceBucketChallenge: Chris Evans e Benedict Cumberbatch accettano a modo loro…

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Benedict Cumberbatch e Chris Evans hanno ceduto e hanno accettato la sfida dell’Ice Bucket Challenge, che ormai vede coinvolti praticamente tutti i divi intorno al Mondo e che sta prendendo piede anche in Italia.

I due attori si sono prestati alla secchiata d’acqua ghiacciata, ma lo hanno fatto a modo loro. Evans ha optato per un vero e proprio manuale dell’ #IceBucketChallenge, mentre Cumberbatch ha subito il gavettone in maniera stoica e abbastanza particolare. Ecco i video:

http://youtu.be/0ARpDA0W9Lw

Guarda anche:

James Franco risponde alla nomina di Selena Gomez per #IceBucketChallenge

#IceBucketChallenge: Chris Hemsworth e Tom Hiddleston accettano la sfida

Ben Affleck e l’ #IceBucketChallenge in ‘famiglia’

#IceBucketChallenge: Chris Pratt, Robert Downey Jr e tanti altri sotto l’acqua gelida!

#IceBucketChallenge: anche Superman e Lois Lane sotto l’acqua fredda!

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#IceBucketChallengePiano piano tutte le star di Hollywood si stanno prestando all’ Ice Bucket Challenge, e dopo Ben Affleck (qui), anche gli altri protagonisti di Batman v Superman Dawn of Justice si prestano alla secchiata d’acqua gelida contro la SLA (secchiata che ci auguriamo sia accompagnata da una bella donazione).

Di seguito potete vedere Amy Adams e Henry Cavill, con addosso i costumi di Lois Lane e di Superman, prendere la loro dose di acqua ghiacciata, e per Superman questa dose pare proporzionata ai suoi super poteri.

Guardate il video:

Leggi anche:#IceBucketChallenge: Chris Evans e Benedict Cumberbatch accettano a modo loro…

James Franco risponde alla nomina di Selena Gomez per #IceBucketChallenge [Video]

#IceBucketChallenge: Chris Hemsworth e Tom Hiddleston accettano la sfida

#IceBucketChallenge: Chris Pratt, Robert Downey Jr e tanti altri sotto l’acqua gelida!

#IAmSorry: video della pubblica ammenda di Shia LaBeouf

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Continua la personale campagna di ammenda di Shia LaBeouf, come già saprete, avevamo segnalato tempo fa (leggi qui) che l’attore voleva allestire una sorta di evento in cui chiedeva scusa per la storia dei suoi plagi. Ebbene, pare proprio che la cosa è andata avanti tanto da arrivare dal THR il primo video dal primo evento in cui vediamo l’attore all’opera. L’evento rimarrà una settimana in una galleria sulla Beverly Boulevard di Los Angeles, e si chiamerà #IAmSorry.

Leggi anche: Shia LaBeouf non è più famoso: ecco l’attore sul red carpet di Berlino 2014

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Che ne dite?

Leggi anche: Shia LaBeouf pubblica un cortometraggio che si rivela un plagio

#iamsorry

 

#HeForShe: tutti i sostenitori della campagna promossa da Emma Watson

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Dopo il trionfale discorso di fronte alle Nazioni Unite, Emma Watson sta proseguendo con il suo supporto alla campagna #HeForShe, movimento che si prefigge di sensibilizzare ‘lui’ a sostenere i diritti di ‘lei’, ovvero un’iniziativa in favore della parità di genere.

LEGGI ANCHE: Emma Watson per #HeForShe, il suo discorso all’ONU

L’attrice, calorosamente applaudita in sede ONU, è stata poi sostenuta, nel corso degli ultimi giorni, da un considerevole numero di colleghi, che con foto, tweet, post su facebook e instagram, hanno dimostrato di supportare #HeForShe.

Si tratta principlamente di attori e personaggi dello spettacolo che hanno avuto a che fare in passato con la Watson. Tra questi c’è la sua co-star in Harry Potter, Matthew Lewis, oppure Eddie Redmayne e Logan Lerman, che pure hanno recitato accanto a lei (il primo in Marilyn e il secondo in Noi Siamo Infinito e in Noah). Ma ancora Russel Crowe, Ben Barnes, Tom Hiddleston e Peter Gallagher non hanno voluto far mancare all’impegnata Emma il loro supporto.

Fonte: Variety

#GiveCaptainAmericaABoyfriend: Twitter chiede un fidanzato per Cap

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Per quanto possa sembrare assurdo ai fan dei fumetti più integralisti, sta succedendo davvero, tanto che l’hashtag #GiveCaptainAmericaABoyfriend è diventato trend topic in poche ore. Per coloro che si stessero chiedendo cosa vuol dire e da dove viene questa cosa, serve un brevissimo viaggio nel tempo. Qualche settimana fa, allo scopo di provare a portare un personaggio LGBT nel mondo Disney, la rete si era mossa affinchè Elsa, protagonista di Frozen, avesse nel sequel una fidanzata. L’hashtag del caso era #GiveElsaAGirlfriend. Adesso la stessa cosa si chiede per Cap, dal momento che si è discusso molto dell’introduzione in un personaggio non eterosessuale nell’universo del cinecomics (eventualità che ha trovato riscontro positivo presso i Marvel Studios).

Captain America Civil War: 12 segreti dal film Marvel

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X-Men Apocalypse: SI e No del film Fox

Chiaramente il favorito dai fan ad assumere il titolo di Fidanzato di Cap è Bucky, tuttavia, considerando il personaggio di Rogers, una relazione omosessuale sarebbe davvero fuori parte, senza considerare poi che ha avuto una relazione con Peggy Carter, un discontinuo flirt con Vedova Nera, e adesso una relazione nascente con Sharon Carter.

Captain America Civil War: 10 rumors che si sono rivelati falsi – SPOILER

#GiveCaptainAmericaABoyfriend on Twitter

#BlackLivesMatter: 10 film in streaming per comprendere il movimento

In seguito all’omicidio di George Floyd, negli Stati Uniti continuano a moltiplicarsi le manifestazioni e le prese di posizione contro il razzismo e l’omicidio delle persone di colore da parte della polizia, che hanno poi condotto alla nascita del movimento internazionale #BlackLivesMatter. Ecco 10 film che trovate comodamente in streaming e che possono aiutare a capire meglio quanto sta accadendo in America:

I Am Not Your Negro, 2016 (Chili)

I Am Not Your Negro è un documentario del 2016 diretto da Raoul Peck e candidato all’Oscar nel 2017 per il miglior documentario. Racconta il pensiero di James Baldwin partendo da un’opera dello scrittore statunitense rimasta incompiuta (che di fatto figura anche come sceneggiatore, nonostante sia scomparso nel 1987).

Il pensiero di Baldwin è fondamentale per capire la questione razziale che ancora oggi attanaglia gli Stati Uniti. Il documentario, disponibile in streaming su Chili, è una lezione di storia e di etica che, attraverso il linguaggio innovativo di uno dei più importanti, empatici e lucidi scrittori della storia americana, aiuta a comprendere con maggiore consapevolezza il mondo che ci circonda.

BlackKklansman, 2018 (Prime Video)

BlacKkKlansman film-2018

BlacKkKlansman, disponibile su Prime Video, è un film del 2018 diretto da Spike Lee, presentato in anteprima al Festival di Cannes e vincitore del premio Oscar alla migliore sceneggiatura non originale.

Adattamento cinematografico dell’omonimo libro scritto dall’ex poliziotto Ron Stallworth (nel film interpretato da John David Washington), il film racconta la storia vera dello stesso Stallworth, primo poliziotto nero nella storia di Colorado Springs ad essersi infiltrato nel Ku Klux Klan. Servendosi di uno stile assolutamente innovativo, Lee manifesta tutta la sua rabbia nei confronti di una situazione sociale, politica e culturale profondamente radicata tanto nell’America del passato quanto in quella di oggi.

Invictus, 2009 (Prime Video)

Invictus

Invictus – L’invincibile è un film del 2009 diretto dal maestro Clint Eastwood. Ispirato a fatti realmente accaduti, la storia – basata su un romanzo di John Carlin – ruota attorno ad una serie di eventi che ebbero luogo in occasione della Coppa del Mondo di rugby del 1995, tenutasi in Sudafrica poco tempo dopo l’insediamento di Nelson Mandela come presidente della nazione.

Nel film, disponibile su Prime Video, Mandela (interpretato da Morgan Freeman) è appena diventato il primo presidente sudafricano di colore. Dopo la caduta del regime dell’apartheid, si ritrova a guidare la nazione in un periodo storico particolarmente delicato. Il suo obiettivo è quello di riconnettere la popolazione sudafricana, ancora fortemente divisa dall’odio fra la maggioranza nera e la minoranza bianca.

XIII emendamento, 2016 (Netflix)

XIII emendamento è un documentario del 2016, diretto da Ava DuVernay, regista che aveva già ampiamente affrontata il tema del razzismo nel bellissimo Selma – La strada della libertà del 2014. Il documentario ha vinto il premio Emmy nel 2017 nella categoria di appartenenza.

Il documentario, disponibile su Netflix, non sceglie la via della sovversione o della rivoluzione, e non racconta unicamente del razzismo di matrice “ideologica”: XIII emendamento, infatti, passa in rassegna tutta una serie di questioni e di avvenimenti che nel corso degli anni sono passate inosservate, sia per negligenza che per ignoranza.

Mudbound, 2017 (Netflix)

Mudbound

Mudbound è un film del 2017 diretto da Dee Rees. Adattamento dell’omonimo romanzo di Hillary Jordan, il film venne presentato in anteprima al Sundance Film Festival e ricevette quattro candidature ai premi Oscar, inclusa quella alla migliore attrice non protagonista per la celebre cantante Mary J. Blige.

Disponibile su Netflix, il film è un’epopea inarrestabile ed emozionante che, pur rifacendosi agli stilemi più abusati del cinema classico, riesce con sguardo innovativo a raccontare le luci e le ombre del Sogno Americano infrantosi tra l’inizio e la fine della Seconda Guerra Mondiale.

The Birth of a Nation, 2016 (Google Play)

The Birth of a Nation

The Birth of a Nation, disponibile su Google Play, è un film del 2016 scritto e diretto da Nate Parker, che nella pellicola si è anche ritagliato il ruolo del protagonista principale, Nat Turner, uno schiavo afroamericano che nell’agosto del 1831 guidò la rivolta degli schiavi nella Contea di Southampton, in Virginia.

Il film, il cui titolo è un riferimento ironico al controverso film del 1915 Nascita di una nazione, che descriveva la nascita – appunto – del Ku Klux Klan, ha vinto il gran premio della giuria e il premio del pubblico al Sundance Film Festival. Un film che, attraverso feroci sequenze dall’impatto emotivo straordinario, ci ricorda come il peso della Storia non faccia sconti a nessuno.

LA 92, 2017 (Netflix)

LA 92 è un documentario del 2017 diretto da Daniel Lindsay e T. J. Martin che racconta, a 25 anni di distanza dai fatti accaduti, le proteste e le rivolte che sconvolsero la città di Los Angeles nel 1992.

Il documentario, che ha debuttato in anteprima al Tribeca Film Festival e che ha anche vinto un Emmy, è disponibile su Netflix. Include immagini di repertorio relative alle rivolte del quartiere di Watts del 1965, all’elezione di Tom Bradley del 1973, alla promozione di Daryl Gates nel 1978, alla sparatoria di Latasha Harlins, alle violenze perpetrate dalla polizia americana ai danni di Rodney King e alle successive rivolte e violenze scoppiate dopo l’assoluzione degli ufficiali coinvolti nel pestaggio.

Fa’ la cosa giusta, 1989 (Chili, Google Play, iTunes)

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Fa’ la cosa giusta è probabilmente uno dei film più celebri di Spike Lee, considerato da molti il capolavoro del regista statunitense. All’epoca della sua uscita in sala, nel 1989, fu al centro di grosse polemiche, perché secondo alcuni la storia raccontata nel film istigava i giovani afro-americani alla rivolta.

Candidato a due premi Oscar e trainato da una colonna sonora tanto irresistibile quanto fortemente critica nei confronti della società statunitense, il film (che prende spunto da alcuni fatti di cronaca realmente accaduti, tra cui il famoso “Howard Beach Incident”) è ancora oggi considerato uno dei migliori della storia del cinema. Lo trovate in streaming su Chili, Google Play e iTunes.

The Help, 2011 (Rakuten Tv, Chili)

The Help

The Help è un film del 2010 diretto da Tate Taylor e basato sull’omonimo romanzo di Kathryn Stockett, amica d’infanzia del regista. Il cast è assolutamente di prim’ordine: Emma StoneViola DavisBryce Dallas HowardJessica Chastain, Allison Janney, Sissy Spacek e Octavia Spencer, che per il suo ruolo riuscì anche ad ottenere un Oscar come migliore attrice non protagonista.

The Help, disponibile su Rakuten Tv e Chili, è una commedia drammatica a tratti divertente, ma anche amara e sinceramente toccante, che racconta un periodo oscuro della storia dell’uomo, profondamente caratterizzato da segregazione e razzismo.

When They See Us, 2019 (Netflix)

When They See Us

When They See Us è una miniserie tv diretta da Ava DuVerny, già acclamata per Selma – La strada della libertà e per il già citato documentario XIII emendamento. Disponibile su Netflix, la serie ricostruisce il caso della jogger di Central Park, una donna bianca che nel 1989 venne aggredita durante una sessione di allenamento all’interno del celebre parco di New York.

In seguito al tragico accaduto, cinque giovani ragazzi, quattro di colore e uno ispanico, furono condannati per il reato nonostante l’assenza di prove. Nel 2002, quando il vero colpevole confessò il reato, i cinque vennero scagionati e liberati. Una miniserie spaventosamente toccante che mette in luce le falle di un sistema giudiziario che, nel corso della sua storia, ha troppo spesso ignorato i principi fondamentali di giustizia e uguaglianza, a favore di un’ossessiva ricerca del colpevole.

#10YearsChallenge Marvel edition: com’erano i protagonisti?

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#10YearsChallenge Marvel edition: com’erano i protagonisti?

La #10YearsChallenge ha attecchito anche nei Marvel Studios, tanto che i canali social ufficiali della produzione hanno condiviso la loro personale “sfida dei 10 anni”. Nelle foto di seguito infatti potete vedere come erano 10 anni fa i protagonisti del Marvel Cinematic Universe in confronto a come sono invece adesso.

Ovviamente, la challenge non è precisissima, dal momento che alcuni personaggi sono comparsi sul grande schermo dopo o prima il 2009, come Tony Stark/Iron Man, che ha debuttato nel 2008, o Thor e Clint Barton che invece sono arrivati nel 2011.

Due casi particolari sono invece Nick Fury e Phil Coulson, che nelle immagini a seguire sono stati confrontati con le loro versioni ringiovanite che vedremo in Captain Marvel il prossimo maggio. Ecco di seguito la #10YearsChallenge Marvel edition!

Qui la condivisione originale su Instagram:

Gli appuntamenti con i Marvel Studios nel 2019 saranno 3. Il primo in ordine cronologico è quello di marzo, con l’esordio in sala di Captain Marvel; ad aprile sarà la volta di Avengers: Endgame, che chiuderà definitivamente la Fase 3. A luglio, in apertura della Fase 4 (ancora molto misteriosa), arriverà al cinema Spider-Man: Far From Home, di cui abbiamo visto di recente il primo trailer ufficiale.

La #10YearsChallenge è la moda del momento sui social, secondo le quale devono essere messe a confronto due foto, una di 10 anni fa e un’altra dell’anno in corso. Tra vip, celebrità e pagine social buffe, la challenge sta prendendo il controllo (momentaneo) della rete e sta assumendo sfumature di parodia in alcuni casi molto divertenti.