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Nicole Kidman e Zoe Saldana nel nuovo thriller di Taylor Sheridan: la prima foto

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Ecco il primo sguardo a Special Ops: Lioness, il thriller di spionaggio che verrà trasmesso in streaming su Paramount+ dal creatore di Yellowstone Taylor Sheridan. Lioness è basato su un vero programma della CIA e seguirà Cruz Manuelos (Laysla De Oliveira), un giovane marine che viene reclutato per unirsi al Lioness Engagement Team della CIA nel tentativo di abbattere un’organizzazione terroristica dall’interno.

De Oliveira è affiancata da star di primo livello: Zoe Saldaña, reduce dal successo di Avatar: la via dell’acqua e ora in sala con Guardiani della Galassia Vol. 3, appare come Joe, il capo stazione del programma che ha il compito di addestrare, gestire, e alla guida della sua squadra d’élite di agenti sotto copertura. La vincitrice dell’Oscar Nicole Kidman è stata inizialmente assegnata alla produzione esecutiva, ma l’attrice apparirà anche sullo schermo.

Ecco la prima foto dal film:

 

Nicole Kidman e Zac Efron si ritrovano in una relazione difficile nel primo trailer di A Family Affair

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Dopo aver visto per anni e anni personaggi maschili più anziani portare avanti relazioni sentimentali con donne che hanno la metà dei loro anni, il 2024 è finalmente l’anno in cui le cose cambiano. Dopo il successo di The Idea of You di Prime Video, Netflix ha in cantiere una storia simile con A Family Affair di Nicole Kidman, Zac Efron e Joey King. Il film potrebbe essere facilmente visto come un racconto di formazione per una moltitudine di generazioni diverse, in quanto i tre membri principali del cast provano tutti i dolori della crescita della vita quando sboccia una storia d’amore inaspettata. Oggi è disponibile il primo trailer dell’attesissimo film pieno di star, che vede anche l’iconica Kathy Bates in un ruolo di supporto.

Zara King è bloccata in una situazione da incubo nel trailer ufficiale di A Family Affair, dopo che il suo arrogante capo star del cinema Chris (Zac Efron) decide di intraprendere una relazione sentimentale con sua madre (Nicole Kidman). Sebbene lo conosca come una diva immatura e presuntuosa, Zara non riesce a convincere la madre a buttarsi a capofitto in questa relazione. Trovando scintille in un luogo inaspettato, il personaggio della Kidman si innamora rapidamente della celebrità e vede un uomo diverso da quello descritto dalla figlia. Preoccupata che Chris possa ferire la sua genitrice e migliore amica, Zara inizia a vedere sua madre sotto una luce completamente diversa e cerca di accettare la felicità di sua madre, anche se con l’uomo che lei odia di più al mondo.

A Family Affair, la trama e il cast

Il film è l’ultimo nato dalla penna del regista Richard LaGravenese, che in passato ha diretto progetti come l’adattamento cinematografico del musical di successo The Last Five Years, P.S. I Love You e Freedom Writers. Sebbene LaGravenese abbia una serie di crediti acclamati dalla critica per la scrittura, ha passato la penna a Carrie Solomon, che fa il suo debutto nella scrittura di lungometraggi con Un affare di famiglia, dopo aver lavorato in precedenza nella stanza degli autori per The Good Fight della Paramount+. Mentre The Idea of You, diretto da Anne Hathaway e Nicholas Galitzine, era nato come una fan-fiction (si dice su Harry Styles) di Robinne Lee, A Family Affair affronta la storia d’amore tra due generazioni da una prospettiva diversa. Tuttavia, entrambi gli uomini occupano posizioni di potere, visto che Galitzine ha interpretato una pop star molto famosa ed Efron un noto attore.

Come abbiamo detto in apertura, il team di casting di Un affare di famiglia non ha perso occasione per portare con sé i più grandi nomi del settore. Il resto del cast è composto dalla leggendaria Shirley MacLaine (Magnolie d’acciaio) e da Liza Koshy (Players).

Nicole Kidman e Zac Efron nel nuovo film di Lee Daniels

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Nicole Kidman e Zac Efron nel nuovo film di Lee Daniels

Messo in stand-by Selma, film dedicato alle lotte per i diritti civili degli anni ’60, il regista di Precious Lee Daniels si sta dedicando a tempo pieno a The Paperboy, thriller che vedrà protagonisti Zac Efron, Nicole Kidman e Matthew McConaughey tra gli altri. Scritto da Pete Dexter, che ha adattato per il grande schermo un suo romanzo del 1995, The Paperboy vedrà McConaughey nei panni di un giornalista che indaga sul caso di un condannato a morte (John Cusack), possibile vittima di un errore giudiziario; ad aiutarlo nelle indagini sarà il fratello (Zac Efron), che si innamorerà di una donna (Nicole Kidman), la quale a sua volta è coinvolta in una relazione col detenuto di cui sopra.

Il risultato, prevedibilmente, sarà un’intricata storia a base di sesso, violenza e decisioni sbagliate. Al  momento non vi è ancora una data precisa per l’uscita del film, prevista comunque entro il 2012.

Fonte: Empire

Nicole Kidman e Reese Witherspoon si sentono ogni giorno per la terza stagione di Big Little Lies

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La terza stagione di “Big Little Lies” sta procedendo bene. “Ci stiamo lavorando“, ha detto Nicole Kidman a Variety domenica sera alla prima newyorkese della sua nuova serie “Expats“.

Nicole Kidman ha detto che lei e Reese Witherspoon “si mandano messaggi ogni giorno” sulla terza stagione di Big Little Lies. “C’è una linea temporale e la stiamo realizzando“. Quando le è stato chiesto di fornire ulteriori dettagli, ha riso. “Non possiamo dire altro“, ha detto la Kidman. “Dobbiamo iniziare a tenere la bocca chiusa… Dobbiamo abbottonarla””.

La notizia arriva dopo che la Witherspoon ha confermato la realizzazione di una nuova stagione. “Ci stiamo lavorando“, ha detto a Marc Malkin di Variety durante il pre-show dei Golden Globes. “Io e Nic ci abbiamo lavorato molto“.

Una reunion di “Big Little Lies” ha suscitato ulteriore scalpore quando il presidente/CEO di HBO e Max content Casey Bloys ha confermato a Variety di aver sentito “parlare un po’ dell’idea“. Bloys ha detto a Michael Schneider di Variety che Nicole Kidman e Reese Witherspoon sono state in contatto con l’autrice di “Big Little Lies” Liane Moriarty e si aspetta che venga coinvolto anche David E. Kelley.

Cos’è Expats? 

Expats” è una serie limitata in sei parti per Amazon Prime Video. Diretta da Lulu Wang e basata sul romanzo best-seller “The Expatriates” di Janice Y. K. Lee, la serie è interpretata da Nicole Kidmaninsieme a Sarayu Blue, Ji-young Yoo, Brian Tee e Jack Huston. La sceneggiatura è incentrata sulle donne che vivono a Hong Kong nel 2014, le cui vite si incrociano dopo un’improvvisa tragedia familiare.

“Sono così fortunata ad avere l’opportunità di poter sostenere questo tipo di registi“, ha dichiarato la Kidman a Variety. “Sono così felice che mi sia stata data la possibilità di farlo e di poterlo condividere“.

Il suo ruolo di produttrice è così diverso da quello di un attore”, ha detto Wang a proposito della Kidman. “Come produttore parliamo di un quadro generale del cast, del programma e della visione complessiva. E come attore, non vuole sapere nulla di queste cose… Vuole essere plasmata dal regista. Come attrice arriva sul set completamente aperta e pronta ad affrontare qualsiasi viaggio lei e io decidiamo di fare quel giorno“. Expats debutterà il 26 gennaio su Prime Video.

Nicole Kidman e Reese Witherspoon di nuovo insieme per Truly Madly Guilty

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In attesa di vederle insieme nell’attesa serie targata HBO dal titolo Big Little Lies, arriva la notizia di un nuovo progetto che vedrà presto collaborare di nuovo insieme i premi Oscar Nicole Kidman (Mouling Rouge!, The Hours) e Reese Witherspoon (Quando l’amore brucia l’anima, Wild).

Le due attrici infatti si occuperanno di portare sul grande schermo, grazie alle loro case di produzione Pacific Standard e Blossom Films, il romanzo Truly Madly Guilty scritto dall’australiana Liane Moriarty. Si tratta della stessa autrice che ha firmato Big Little Lies, opera alla base della serie sopracitata che vedrà recitare insieme la Kidman e la Witherspoon.

Truly Madly Guilty pone al centro del racconto le relazioni e i rapporti umani, quindi l’amore, l’amicizia, il matrimonio, il diventare genitori, e racconta la storia di sei adulti e tre bambini lungo il corso di un solo weekend.

 

Nicole Kidman moglie di Colin Farrell per Yorgos Lanthimos

In attesa di ulteriori dettagli sul progetto, ricordiamo che Big Little Lies è una comedy serie basta sul romanzo di Liane Moriarty e scritta da David E. Kelley (Ally McBeal) ed è prodotta tra gli altri anche da Nicole Kidman e Reese Witherspoon. Lo show sarà composto da 8 episodi e andrà in onda sul network americano HBO. Gli episodi sono diretti da Jean-Marc Vallée, acclamato regista di Dallas Buyers Club.

Fonte: Empire

Nicole Kidman e Julia Roberts nelle clip de Il segreto dei suoi occhi

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Guarda due clip de Il Segreto Dei Suoi Occhi, distribuito da GoodFilms ed in uscita in anteprima mondiale il prossimo 12 Novembre.

https://youtu.be/KCurIT4Dbm0

https://youtu.be/xEFEPlTQE78

https://www.youtube.com/watch?v=CnLiSCBeobk&feature=youtu.be

Nicole Kidman e Julia Roberts nel nuovo spot de Il Segreto Dei Suoi Occhi

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Vi mostriamo un nuovo spot de Il Segreto Dei Suoi Occhi, distribuito da GoodFilms ed in uscita in anteprima mondiale il prossimo 12 Novembre. Si tratta del remake dell’omonimo capolavoro “Il segreto dei suoi occhi” premio Oscar per il Miglior Film Straniero nel 2010, e vede la regia di Billy Ray con Nicole KidmanJulia Roberts Chiwetel Ejiofor nel cast.

Sinossi: L’ex agente dell’FBI Ray è ossessionato dall’omicidio della figlia della sua partner e grande amica Cobb. Marzin, il sospettato arrestato per l’omicidio, viene liberato a causa del suo ruolo chiave come informatore e dei discutibili mezzi usati per ottenere la sua confessione. Dopo 12 anni l’omicidio è ancora insoluto e Ray è costretto a confrontarsi con il suo passato e, in particolare, con l’agente con cui aveva condotto le indagini, Claire, con la quale è rimasta in sospeso una storia d’amore. Più Ray si avvicina alla soluzione del caso più la verità è scioccante.

Nicole Kidman e Jane Campion di nuovo insieme

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Era il 1996 quando uscì al cinema Ritratto di signora (The Portrait of a Lady), film che segnò la prima (e fino ad ora unica) collaborazione tra i premi Oscar Jane Campion (Lezioni di piano) e Nicole Kidman (The Hours). Adesso, a distanza di ben 19 anni, Indiewire ci informa che la regista e l’attrice torneranno presto a lavorare insieme.

A rivelarlo è stata la stessa Kidman in occasione del Diane Rehn Show: il progetto che vedrà riunite la regista e l’attrice sarà, con molta probabilità, l’adattamento cinematografico del romanzo “The Flamethrowers” scritto da Rachel Kushner (edito in Italia col titolo “I lanciafiamme”). La storia del libro è ambientata alla fine degli anni Settanta tra New York e il Lago di Como, ed ha come protagonista un personaggio femminile di nome Reno alle prese con l’impegno politico e le sue vocazioni artistiche.

Ricordiamo che prossimamente vedremo Nicole Kidman sul grande schermo in Strangerland e in Queen of the Desert (anche se al momento non sappiamo quando questi film usciranno in Italia). Tra le altre pellicole in cantiere che vedranno la Kidman nel cast, anche Secret in Their Eyes con Julia Roberts e Chiwitel Ejiofor, e Genius con Colin Firth e Jude Law.

Fonte

Nicole Kidman e Ewan McGregor: assenzio e prove di canto nei ricordi di Moulin Rouge!

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Nicole Kidman e Ewan McGregor sono i protagonisti di una delle nuove puntate di Actors on Actors, il talk show di Variety che vede protagonisti, ogni volta, una coppia di attori. I due interpreti hanno ricordato con piacere il periodo in cui hanno condiviso il set di Baz Luhrmann per Moulin Rouge!.

Tra party, prove di canto e ballo, cibo deliziosi, i due attori si sono lasciati andare anche a ricordi di feste alcoliche a base di assenzio, chiaramente per entrare meglio nei personaggi!

Ecco la puntata completa:

Moulin Rouge! è un film musical del 2001 del regista Baz Luhrmann, ispirato all’opera La traviata di Giuseppe Verdi. La pellicola è considerata atipica nel suo genere perché i brani cantati non sono opere originali, ma rivisitazioni di alcuni dei brani storici della musica pop interpretati dal cast; in particolare i due attori protagonisti Nicole Kidman e Ewan McGregor stupirono il pubblico con le loro doti canore non essendo dei cantanti professionisti.

Nella storia sono presenti personaggi sia di fantasia sia realmente esistiti: fra questi vi è il pittore Henri de Toulouse-Lautrec (interpretato da John Leguizamo), uno dei massimi esponenti dello spirito bohémien, racchiudibile nelle quattro parole chiave del lungometraggio Libertà – Bellezza – Verità – Amore, ed il musicista Erik Satie (Matthew Whittet), che stando alle cronache dell’epoca era ancor più eccentrico e stralunato di come mostrato nel film. Moulin Rouge! è noto per mescolare la spettacolarità scenica ad un certo surrealismo, in linea con lo spirito della Parigi dell’epoca; dal punto di vista visivo, predominano i colori caldi, il rosso su tutti, alternati a toni cupi e freddi nelle scene drammatiche di maggior tensione.

La sua uscita è stata considerata la “rinascita” del musical, un genere cinematografico che per molti anni era stato disertato dal cinema live action e tenuto in vita solo dai classici Disney d’animazione e il film è stato vincitore di due premi Oscar nel 2002, per la migliore scenografia e i migliori costumi, vincendo due statuette sulle otto nomination avute. È stato presentato in concorso al 54º Festival di Cannes

Nicole Kidman e Elle Fanning: complicità bionda sulla Montées des Marches

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Protagoniste di How to talk to girls at partiesElle Fanning e Nicole Kidman hanno sfilato sulla Montées des Marches a Cannes 70 per presentare il film di John Cameron Mitchell. Ecco gli scatti, tra sorrisi, complicità e paillettes: [nggallery id=3131]

Presente alla premiere del film c’era anche Neil Gaiman, scrittore e autore dell’omonimo romanzo su cui è stato basato il film.

Il Festival di Cannes 2017 si svolge dal 17 al 28 maggio.

A questo link potete consultare il nostro speciale di Cannes 70

Nicole Kidman e Colin Firth sposi in The Railway Man

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I premi Oscar Nicole Kidman e Colin Firth sono impegnati sul nuovo set scozzese, più precisamente ad Edimburgo, per girare il film The Railway Man. Lo script è un

Nicole Kidman e Clive Owen sul set di Emingway!

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cliveowen

Continuano le riprese per Nicole Kidman e Clive Owen, del film della HBO Hemingway & Gellhorn. In rete sono state diffuse nuove foto che questa volta ritraggono un insolito Clive Owen con i baffi e un basco.

Nicole Kidman e Brooklyn Decker per Sandler

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Adam Sandler sta allestendo un cast femminile davvero notevole per la sua nuova commedia, intitolata Just Go With It.

Nicole Kidman e A24 per la serie sul Wrestling e OnlyFans

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Nicole Kidman e A24 per la serie sul Wrestling e OnlyFans

A24 ha vinto la guerra per accaparrarsi i diritti di adattamento del prossimo romanzo di Margo’s Got Money Troubles scritto da Rufi Thorpe, con il creatore di Big Little Lies David E. Kelley in trattative per co-scrivere l’adattamento televisivo. Nicole Kidman Dakota Fanning sono legate alla produzione esecutiva attraverso le rispettive società di produzione, secondo The Hollywood Reporter, quello che viene descritto come il wrestling che incontra OnlyFans.

Cosa sapere sull’adattamento televisivo di Margo’s Got Money Troubles

Margo’s Got Money Troubles, che debutterà nel giugno 2024, è incentrato su  Margo Millet, figlia di una cameriera di Hooters e di un ex wrestler professionista che, dopo aver avuto una relazione con il suo professore di inglese al terzo anno di università, rimane incinta e ricorre a OnlyFans per sbarcare il lunario. Dopo essersi riavvicinata al padre, che le impartisce alcuni insegnamenti appresi sul ring del wrestling, Margo diventa un successo inarrestabile su OnlyFans.

Matthew Tinker sarà il produttore esecutivo per David E. Kelley Productions insieme a Elle Fanning, Dakota Fanning, Brittany Kahan Ward (Lewellen Pictures), Kidman (Blossom Pictures) e Per Saari con l’autore Thorpe per A24.

A24 ha recentemente acquisito i diritti di diversi progetti di alto profilo, tra cui un adattamento in serie TV delle memorie di Paris Hilton. Kidman e Kelley, ovviamente, hanno già lavorato insieme in Nine Perfect Strangers di Hulu, Love and Death di Max, Big Little Lies e The Undoing della HBO. 

Nicole Kidman dà scandalo a Cannes

Nicole Kidman dà scandalo a Cannes

Giudicato trash e poco amato dalla critica, The Paperboy infiamma Cannes con una Nicole Kidman scandalosa…

Nicole Kidman celebra i 20 anni di Moulin Rouge!

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Nicole Kidman celebra i 20 anni di Moulin Rouge!

In occasione dei 20 anni dall’uscita di Moulin Rouge!, Nicole Kidman, che a quel film deve la sua prima nomination agli Oscar e il successo planetario che l’ha resa finalmente una star in tutto il mondo (e non più solo “la moglie di Tom Cruise”), ha celebrato l’uscita del film del regista australiano Baz Luhrman con dei post nostalgici su Instagram, commentando ammirata e grata anche le fan art del film che i fan le hanno inviato.

Moulin Rouge! è un film del 2001 diretto da Baz Luhrmann. Il soggetto è ispirato all’opera La traviata di Giuseppe Verdi. La pellicola è considerata un musical atipico perché i brani cantati non sono opere originali, ma rivisitazioni di alcuni dei brani storici della musica pop interpretati dal cast; in particolare i due attori protagonisti Nicole Kidman e Ewan McGregor stupirono il pubblico con le loro doti canore non essendo dei cantanti professionisti.

Nella storia sono presenti personaggi sia di fantasia sia realmente esistiti: fra questi vi è il pittore Henri de Toulouse-Lautrec (interpretato da John Leguizamo), uno dei massimi esponenti dello spirito bohémien, racchiudibile nelle quattro parole chiave del lungometraggio Libertà – Bellezza – Verità – Amore, ed il musicista Erik Satie (Matthew Whittet), che stando alle cronache dell’epoca era ancor più eccentrico e stralunato di come mostrato nel film. Moulin Rouge! è noto per mescolare la spettacolarità scenica ad un certo surrealismo, in linea con lo spirito della Parigi dell’epoca; dal punto di vista visivo, predominano i colori caldi, il rosso su tutti, alternati a toni cupi e freddi nelle scene drammatiche di maggior tensione.

La sua uscita è stata considerata la “rinascita” del musical, un genere cinematografico che per molti anni era stato disertato dal cinema live action e tenuto in vita solo dai classici Disney d’animazione e il film è stato vincitore di due premi Oscar nel 2002, per la migliore scenografia e i migliori costumi, vincendo due statuette sulle otto nomination avute. È stato presentato in concorso al 54º Festival di Cannes.

Nicole Kidman arriva al lido per Babygirl a Venezia 81

Nicole Kidman arriva al lido per Babygirl a Venezia 81

Le foto dell’arrivo al Lido di Nicole Kidman che presenterà oggi in concorso nell’ambito dell’81. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Babygirl, il film diretto da Halina Reijn con protagonisti anche Harris Dickinson, Antonio Banderas, Sophie Wildee e Esther McGregor.

Su Baby Girl, la regista Halina Reijn ha dichiarato: “Abbiamo tutti una piccola scatola nera piena di fantasie proibite che potremmo non confessare mai a nessuno. Sono affascinata dalla dualità della natura umana e questo film è un tentativo di far luce, senza giudicare, sulle forze contrapposte che compongono le nostre personalità. Per me il femminismo è la libertà di studiare la vulnerabilità, l’amore, la vergogna, la rabbia e la bestia interiore di una donna. Invecchiare significa affrontare l’infinità del tutto. Nella mezza età non possiamo più nasconderci e siamo costrette ad affrontare i nostri demoni; più reprimiamo la nostra ombra, più pericoloso e dirompente può diventare il nostro comportamento. La relazione al centro di Babygirl consente a Romy e Samuel di mettere in scena la loro confusione riguardo a potere, genere, età, gerarchia e istinto animale. Nonostante i tabù, la gioia di quell’esplorazione è liberatoria e persino curativa.”

La trama di Baby Girl

Nel film Una potente amministratrice delegata mette a repentaglio la carriera e la famiglia quando inizia una torrida relazione con un suo stagista molto più giovane.

Nicole Grimaudo: 10 cose che non sai sull’attrice

Nicole Grimaudo: 10 cose che non sai sull’attrice

Scoperta in seguito ad un provino televisivo, l’attrice Nicole Grimaudo è oggi un’apprezzata interprete di cinema e teatro, distintasi grazie a ruoli e generi spesso diversi tra loro. Tra le sue collaborazioni, si annoverano in particolare quelle avute con importanti registi o autori, esperienze dalla quali ha dimostrato di aver appreso molto, maturando come interprete. Oggi, attiva prevalentemente in televisione, continua a regalare interpretazioni degne di nota.

Ecco 10 cose che non sai di Nicole Grimaudo.

Nicole Grimaudo compagno

Nicole Grimaudo: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice debutta al cinema con il film Tu ridi (1998), diretto da Paolo e Vittorio Taviani. Negli anni successivi, si afferma grazie alle sue partecipazioni a Jolly Blu (1998), Ferdinando e Carolina (1999), Liberi (2003), Perdutoamor (2003), Un giorno perfetto (2008), di Ferzan Özpetek, Baarìa (2009), Mine vaganti (2010), con Riccardo Scamarcio, Baciato dalla fortuna (2011), Workers – Pronti a tutto (2012), con Francesco Pannofino, All’ultima spiaggia (2012), Buongiorno papà (2013), di Edoardo Leo con Raoul Bova, e Le leggi del desiderio (2015).

9. È nota per i suoi ruoli televisivi. Particolarmente nota per i ruoli interpretati in televisione, l’attrice debutta sul grande schermo con il film Sorellina e il principe del sogno (1996), per poi recitare nella miniserie Racket (1997) e nei film Ultimo (1998), L’amore oltre la vita (1999). A consacrarla sono però le serie Questa casa non è un albergo (2000), Il bello delle donne (2001), Giulio Cesare (2002), e R.I.S. – Delitti imperfetti (2005-2006), dove interpreta il tenente Anna Giordano. Negli anni successivi ha poi recitato in Il mostro di Firenze (2009), Medicina generale (2007-2010), con Marco Giallini, Dov’è mia figlia (2011), Immaturi – La serie (2018), con Ricky Memphis, Nero a metà (2019), Ognuno è perfetto (2019) e Passeggeri notturni (2020), con Claudio Gioè.

8. Ha recitato a teatro per un noto regista. Attiva anche a teatro, l’attrice si è resa inizialmente nota per aver recitato nello spettacolo Il giardino dei ciliegi, di Anton Cechov, diretto da Gabriele Lavia. La Grimaudo vanta poi la collaborazione con il celebre regista premio Oscar Roman Polánski, il quale la scelse per recitare nel suo spettacolo Amadeus, basato sulla pièce teatrale di Peter Shaffer. L’attrice recitò per questa sia nel debutto del 1999 sia in alcune repliche del 2001.

Nicole Grimaudo: il fidanzato e il figlio

7. È molto riservata. L’attrice ha in più occasioni fatto sapere di essere particolarmente intenzionata a mantenere un netto distacco tra la propria vita lavorativa e quella privata. Di lei, al di fuori delle scene, si sa infatti molto poco. Solo di recente ha rivelato il nome del compagno, Francesco, il quale lavora come giornalista per la Rai. Dalla loro relazione è poi nato Pietro, nel 2014. Per tale occasione, l’attrice prese una pausa dai set di circa due anni, per potersi così dedicare esclusivamente alla famiglia.

Nicole Grimaudo non è su Instagram

6. Non possiede un profilo personale. Tenendo fede al suo principio di riservatezza, l’attrice ha affermato di non possedere un profilo personale sul social network Instagram. Sembra infatti non essere attratta dal funzionamento della piattaforma, la quale inevitabilmente rischia di esporre la propria vita ad un ampio numero di persone. Senza l’utilizzo di questa, l’attrice riesce più facilmente a conciliare il desiderio di mantenere una vita privata lontana dai riflettori.

Nicole Grimaudo Mine vaganti

Nicole Grimaudo in Mine vaganti

5. Ha sostituito un’altra attrice. Nel film Mine vaganti, del 2010, l’attrice ricopre il ruolo di Alba Brunetti, una delle protagoniste principali. Originariamente, tuttavia, il ruolo era stato affidato all’attrice Alba Rohrwacher, la quale dovette però rinunciare per via di altri impegni precedentemente presi. Furono dunque prese in considerazioni altre attrici come Cristiana Capotondi e Micaela Ramazzotti, ma la scelta ricadde infine sulla Grimaudo, che aveva già lavorato con il regista turco nel suo precedente film.

4. Ha vinto un prestigioso premio. Il ruolo di Ambra si è rivelato particolarmente importante per l’attrice, poiché le ha permesso di affermarsi ulteriormente a livello nazionale arrivando a vincere diversi premi per la sua interpretazione. In particolare, le venne conferito dalla stampa internazionale il prestigioso Globo d’Oro come miglior attrice rivelazione. Fu l’unica del ricco cast a ricevere tale premio.

Nicole Grimaudo in Non è la Rai

3. Sostenne un provino per caso. All’età di 15 anni l’attrice si ritrova a Roma per fare visita alle sorelle, le quali frequentavano l’Università lì. Girando per la capitale, la madre decide di accompagnarla ad un provino per il programma Non è la Rai, al quale la Grimaudo decise di partecipare desiderosa di vedere Cinecittà. Il provino andò poi particolarmente bene, e così la giovane si ritrovò a partecipare al programma, diventando una delle ragazze più amate di questo. In diverse occasioni, ebbe anche l’occasione di condurre diverse puntate di questo.

2. Ha dovuto imparare a rimanere “con i piedi per terra”. Grazie al successo derivato da Non è la Rai, l’attrice divenne in breve tempo una vera e propria celebrità, con numerosi fan al suo seguito. Per lei, all’epoca giovanissima, fu un’esperienza unica e allo stesso tempo travolgente. La Grimaudo ha in particolare ricordato l’episodio di un ragazzo che si tatuò il suo nome sulla fronte. Una fama come questa poteva essere pericolosa, ma come affermato dall’attrice, grazie al supporto della famiglia ha potuto viverla mantenendo i piedi per terra.

Nicole Grimaudo: età e altezza

1. Nicole Grimaudo è nata a Caltagirone, in Sicilia, Italia, il 22 aprile del 1980. L’attrice è alta complessivamente 170 centimetri.

Fonte: IMDb

Nicole e Nicolas insieme per Joel

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Joel Schumacher, che ha già diretto Nicolas Cage in 8 millimetri, collaborerà di nuovo con il protagonista di Ghost Rider questa volta in coppia con l’australiana Nicole Kidman.

Nicolas Winding Refn: l’enfant prodige che veniva dal nord

Nicolas Winding Refn: l’enfant prodige che veniva dal nord

Erano i primi anni ’90 quando Lars Von Trier, Thomas Vinterberg e un’altra manciata di registi danesi formularono le basi per la famosa scuola Dogma 95: cinema verità, ad ogni costo, cercando assolutamente di eliminare dalle pellicole ogni scena superflua tipo quelle di violenza estetizzanti, e per questo, la damnatio memoriae dei generi.

Questa sembrava la tendenza dominante del cinema scandinavo, un cinema da sempre attento alla psicologia dei suoi personaggi e al peso delle parole, ma soprattutto dei silenzi, dei “non detti” carichi di significato, dai tempi di Sjostrom passando per il maestro Bergman. Poi, tutto cambiò improvvisamente.

A portare una vera e propria rivoluzione cinefila (e cinematografica) fu un allora ventenne cresciuto tra l’Europa e l’America, New York precisamente: un figlio del mondo pronto a riscrivere le regole del genere (e dei generi) con la sua visione estetizzante, feticistica, quasi pornografica della violenza e delle immagini.

Stiamo parlando di Nicolas Winding Refn, classe 1970, vero e proprio enfant prodige che nel 1996 scrive e dirige il suo primo film facendo breccia nel mondo della celluloide: Pusher è la storia (scandita in base ai giorni della settimana) della “tranquilla” routine di un piccolo spacciatore di Copenaghen, Frank, che crede di potersi arricchire facilmente ed in poco tempo comprando dell’eroina dal terribile trafficante serbo Milo.

Film cupo, al limite del realismo (ben lontano quindi dalla violenza estetizzante e coreografica di Drive e Solo Dio Perdona Only God Forgives) Refn racconta con sguardo fisso e sadico uno spaccato di vita borderline mostrando un interesse non trascurabile per le cronache del “sottobosco” danese e per i personaggi che si muovono al suo interno, piccoli spacciatori, poliziotti, pericolosi boss, prostitute e debitori, un grande circo pulp dove la forza sta proprio nell’impatto visivo, nella capacità di raccontare una storia con economia di mezzi ma regalando un grande impatto visivo.

Alcune sequenze, poi, sono un saggio di cinema: la scena della tortura di un debitore dello spacciatore (ripreso tutto con la camera a mano in un lungo piano sequenza intriso di luci ed ombre espressionistiche) hanno mostrato la qualità registica- e il talento- di questo giovanissimo cineasta.

La sua seconda regia arriva a distanza di pochi anni, nel 1999, quando dirige Bleeder, cronaca di due tristi storie d’amore legate tra loro da esili fili narrativi. Si raccontano, infatti, le vicende di due coppie: Louise e Leo, dove entrambi sono insoddisfatti delle proprie vite ma la scoperta di aspettare un figlio getta lui nel caos spingendolo fino alla violenza cieca e incorrendo nell’inevitabile vendetta del fratello della moglie; l’altra, invece, è la coppia costituita dal commesso di una videoteca, Lenny, timidissimo ed introverso, e dalla cameriera Lea. Il personaggio di Lenny rappresenta un omaggio cinefilo di Nicolas Winding Refn al cinema in generale ma, soprattutto, al cinema che ama, consacrandolo grazie ad una lunga sequenza tra le file degli scaffali ingombri di dvd; un sentito omaggio meta cinematografico al credo di una vita, alle fonti- e ai maestri- che hanno spinto Refn a seguire questa strada. Se in Pusher era la vita dei bassifondi di Copenaghen ad essere raccontata, qui sono storie “di ordinaria follia” ambientate in una periferia degradata, dove la violenza e la tenerezza sono strettamente connesse tra loro, dove l’amore e la morte (Eros e Thanatos) sono due facce della stessa medaglia.

Il primo approccio di “conquista” del mercato americano da parte di Refn risale al 2003, quando firma la regia del surreale Fear X: “surreale” nel senso propriamente “surrealista” del termine, poiché confeziona una pellicola dal gusto lynchiano sospesa tra luoghi e non luoghi, situazioni oniriche e dinamiche che inscenano il processo paranoico critico tipico del sogno.

Harry (interpretato da un magistrale John Turturro) è il guardiano di un centro commerciale ossessionato dalla morte tragica della moglie. Vittima dei suoi rimorsi, continua a visionare incessantemente le registrazioni di sorveglianza del negozio dove è stata uccisa alla continua ricerca del suo assassino. E proprio questo desiderio di vendetta lo condurrà in un viaggio spaventoso e terrificante al confine della realtà.

Refn mette in scena tutto il suo “onirismo” visivo, la maestria tecnica, la perizia fotografica confezionando un prodotto pregevole che rielabora temi e atmosfere tipiche dei film di Lynch senza cadere però nella copia conferme, nella sbiadita imitazione dell’originale. Il cineasta danese riesce a “dare corpo” alle ombre inquietanti del suo protagonista, ma il pubblico non lo premia comunque: il film è un flop al botteghino e, per risollevare la sua “drammatica” situazione finanziaria, accetta di girare un episodio della serie tv inglese incentrata sull’improvvisata detective Miss Marple.

Nicolas Winding Refn 02
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Solo otto anni dopo l’uscita del primo elemento di una futura trilogia, quindi nel 2004, Refn aggiunge finalmente un altro tassello a questo ambizioso progetto: Pusher II- Sangue sulle mie mani si concentra stavolta su un altro personaggio comprimario del primo film, l’inquietante Tonny (interpretato da uno straordinario Mads Mikkelsen, vero feticcio nelle mani di Refn) il quale, uscito di prigione, ritorna prepotentemente alla propria vita, ma non è così semplice: nessuno lo rispetta ed è oggetto di scherno da parte di tutti, dai suoi scagnozzi a suo padre (pericoloso boss di Copenaghen con il quale ha contratto un ingente debito) fino alla scoperta spiazzante di una paternità inaspettata e casuale grazie ad una prostituta.

Questo seguito, realizzato con fondi economici più sostanziosi rispetto al primo capitolo, va oltre le classificazioni strette e categoriche del “film di genere”: oltre il gangster movie, in realtà mette in scena dinamiche drammatiche, problemi esistenziali e dilemmi etici sullo sfondo di un mondo lurido, sordido e lercio come quello della Copenaghen dei bassifondi malavitosi, una sorta di “girone dantesco” dove i protagonisti si agitano simili ad anime dannate senza tregua né speranza. Per realizzare quest’opera Refn attinge a tutto il suo universo cinefilo, quello che ha sempre amato, rielaborandolo personalmente alla luce di una sua personale poetica delle emozioni.

Finalmente dobbiamo arrivare al 2005 per vedere completata la trilogia di Pusher: con il terzo capitolo, intitolato L’angelo della morte, Refn concentra il suo occhio indagatore sul temibile personaggio del boss serbo Milo, regalandoci un film intriso di violenza, malessere e angoscia: una definitiva discesa negli inferi, fino al girone più in basso piuttosto che una redenzione, dove il malessere psicologico della vita familiare del boss (la festa della figlia) si riflette nella furia iraconda della sua logica criminale (il conflitto con le altre gang nascenti). Nell’universo creato da Refn e dominato da “l’etica dei ladri” non valgono più logiche di vittima e carnefice: tutti sono colpevoli, nessuno è innocente. La violenza domina e regola un mondo a sua volta amministrato da leggi arcaiche e recondite, un universo infernale e dantesco che scandaglia, sempre più a fondo, le ombre e i drammi chiaroscurali dell’animo umano.

La trilogia di Pusher getta uno sguardo decisamente post-moderno, innovativo, sul genere lontano dal sarcasmo e dall’ironia nera delle opere pulp tarantiniane rispolverando, anzi, una tradizione ben più antica che vede in William Shakespeare  u illustre predecessore, con le sue storie “nere” a base di drammi umani, psicologici e storici capaci, però, di sorprendere con inaspettati quanto necessari picchi di inevitabile violenza visiva.

bronsonDopo la prima trilogia, dal sapore shakespeariano, legata a temi quali la famiglia, la paternità, il potere, l’ascesa e la caduta, Nicolas Winding Refn si prepara ad affrontare alle soglie del 2009 una nuova impresa, stavolta concentrandosi su una nuova figura in particolare, eredità di un universo cinefilo più vicino al western ma anche al noir: l’eroe taciturno, schivo, dalla morale ambigua, un personaggio solitario simile ai tanti incarnati da Clint Eastwood nella “trilogia del dollaro” firmata Leone: protagonisti laconici costretti dagli eventi ad agire per cambiare i loro destini, mentre su di loro aleggia un clima di morte e vendetta.

Ma prima di calarsi in questa nuova avventura, Refn realizza una piccola perla che è Bronson (2008) un presunto biopic sul criminale inglese Michael Peterson, detto Charles Bronson per gli “amici”, il più celebre detenuto inglese della storia condannato prima a sette anni per rapina, divenuti in seguito trentaquattro di cui trenta scontati in isolamento, fino alla condanna definitiva all’ergastolo. Un biopic sui generis perché sfugge ad ogni intento morale o di denuncia: l’interesse di Refn non è quello di mostrare al mondo le condizioni delle carceri né tantomeno raccontare la storia- con rassicurante morale- di un uomo che si è perso lungo la via della perdizione: Bronson è un attore, un istrione egocentrico conciato come un clown grottesco, una maschera inquietante che racconta ad un pubblico incredulo la propria storia di “ordinaria follia”, attraverso una lucida ironia e con una parlantina logorroica inarrestabile con la quale ci trascina nel suo mondo come un attore consumato sul palcoscenico, dove però stavolta le luci della ribalta sono quelle della prigione e la violenza l’unica forma possibile di comunicazione e di scambio.

Nel 2009 Refn mette nuovamente le mani su un suo progetto ben lontano dal concetto di “film su commissione” e regala ad una platea di cinefili appassionati Valhalla Rising-Regno di Sangue, un film criptico ed oscuro, per molti ancora un’incognita indecifrabile, per alcuni un puro esempio di “cinefilia autoreferenziale” da parte del regista danese, sicuramente un’operazione coraggiosa e rischiosa. Refn accentua il suo linguaggio estetizzante, la violenza trasuda da ogni inquadratura e le parole si riducono sempre di più lasciando spazio a teutonici silenzi. Il risultato? Quasi un incontro tra Bergman ed Herzog (sotto mescalina, come hanno commentato alcuni); i simbolismi sono innumerevoli e coglierli tutti diventa una sfida; l’aspetto religioso sembra essere il motivo dominante (come si deduce anche dai titoli scelti per suddividere la pellicola in capitoli, à-la-Tarantino): rappresentare lo scontro tra il culto pagano degli antenati nord europei e il cristianesimo eccessivo e dogmatico, velato di fanatismo, dei crociati. Il protagonista, One Eye, eroe muto ma dalle straordinarie facoltà (forse rappresenta Odino stesso, capo degli Dei da un occhio solo che tutto vede) scampa a una condizione di schiavitù per imbarcarsi insieme ad un gruppo di crociati alla ricerca della terra santa. Ma ciò che troveranno, dopo aver attraversato una sorta di limbo infernale avvolto nella nebbia aleggiante intorno alle acque dello Stige, sarà una terra ricoperta da una natura ostile pronta a sopraffarli, o saranno loro stessi a sopraffarsi da soli perché incapaci di conservare un rapporto autentico con le radici, con un mondo primordiale?

La pellicola, anche se complessa e non riuscita al 100%, getta comunque uno sguardo epico su una mitologia lontana e arcaica, avvolta da un sapore mitico e da una paura ancestrale ed indecifrabile.

Nel 2011, alle soglie dei quaranta anni, riprende il suo lavoro sulla trilogia ideale degli eroi silenziosi e ci regala il suo capolavoro, un ottimo compromesso commerciale aurorale con un film “su commissione” che non ha amato dall’inizio, ma che gli ha donato la fama internazionale e un’ampia porzione di pubblico: rielaborando insieme allo sceneggiatore Hossein Amini e ad altri la trama di un romanzo noir di James Sallis realizza Drive, un film atipico, un concentrato shakerato della sua poetica estetica e cinefila, un western metropolitano che riscrive le regole del genere noir ed attinge a piene mani dall’estetica retrò anni ’80 (soprattutto a livello musicale, con eccezionali esempi di synth-pop) e dai film cult di genere anni ’70 come il famoso Drive di Walter Hill o l’angeriano Scorpion Rising. Il film ottiene la Palma d’Oro al 64esimo Festival di Cannes per la miglior regia, con tanto di “benedizione” da parte di Robert – Taxy Driver – DeNiro e la definitiva consacrazione per Nicolas Winding Refn dopo una ventennale carriera.

La storia è quella di uno stuntman part-time, dal passato misterioso e senza nome (interpretato da uno straordinario Ryan Gosling che riduce al minimo i movimenti facciali come un perfetto giocatore di poker, regalandoci una performance e un’ottima prova d’attore) che arrotonda i propri guadagni lavorando nell’officina del suo mentore Shannon, ex stuntman ora invalido, e facendo l’autista per colpi, rapine e furti d’ogni genere. Freddo, controllato e impassibile non vuole sapere niente: lui guida e basta (come dichiara all’inizio del film). Ma le cose si complicano quando si innamora della sua vicina di casa, Irene, giovane madre con un marito in carcere che si ritrova coinvolto in un brutto giro e Driver, pur di difenderla, mette a repentaglio tutto sé stesso.

I primi minuti sono un vero e proprio saggio di cinema: Refn riprende un adrenalinico inseguimento in auto ma dall’interno dell’auto stessa (cosa mai fatta prima) creando un climax di tensione e azione mai visti prima. I titoli di testa flou (in fucsia), la colonna sonora ricercata ma retrò (la bellissima “Real Hero” e lo score di Cliff Martinez), l’estetica noir ricercata che immortala una LA dal sapore lynchiano e un protagonista da antologia che rimane sempre con lo stesso giubbotto argentato con scorpione dall’inizio alla fine del film, creano un gioiello della moderna cinematografia riscrivendo le regole di un genere e creando una nuova mitologia, con al centro un anti-eroe metropolitano, un “cavaliere elettrico” romantico ma pronto ad abbandonarsi a repentini quanto incontenibili scatti d’ira, un personaggio dotato di una morale ambigua contrassegnata da luci ed ombre (come la scena dell’ascensore ben esplicita).

Cavalcando l’onda del successo di Drive (un successo quasi “non voluto” da Refn) il regista, finalmente balzato agli onori della cronaca, si è potuto dedicare al suo ultimo progetto, un’idea più in linea con la sua “poetica visionaria” e cinematografica, un lavoro che apre uno scenario sulle prossime opere che realizzerà in futuro (tipo un remake di Barbarella o un adattamento di una serie a fumetti firmata Moebius- Jodorowski): un film dal carattere orientaleggiante, un altro western in salsa muai-thai, Solo Dio Perdona Only God Forgives, un’altra storia dal carattere epico e incalzante, un’altra discesa negli inferi senza redenzione ma con un tocco più personale e surreale, cedendo a quell’iperrealismo violento e visivo degno del miglior Alejandro Jodorowski (a cui è dedicato il film); anche in questa pellicola ritroviamo Ryan Gosling litico protagonista laconico dall’espressione fissa e dallo sguardo perso che si cala nei panni di Julian, un ragazzo americano trasferitosi a Bangkok per gestire un losco traffico di stupefacenti che fanno capo alla terribile madre interpretata da una camaleontica Kristin Scott Thomas; qui nella città asiatica gestisce un club di thai boxe insieme al fratello Billy, pervertito ben avviato sulla strada per l’inferno, che commette un delitto orribile: uccide e sevizia una prostituta minorenne, scatenando la terribile vendetta del padre, e proprio in questo contesto entra in scena- forse- il vero protagonista del film, un poliziotto (interpretato dalla scoperta thailandese Vithaya Pansringarm) super-partes in grado di giudicare le colpe di tutti, in grado di perdonare o vendicare… un terribile Deus-ex Machina che tutto vede e tutto sa.

only god forgives posterNato dopo un periodo di riflessione esistenziale e di rabbia nei confronti di Dio stesso (Refn dixit, NdA) il film alterna solito montaggio frammentato e caotico, le analessi e le prolessi temporali ad una fotografia mozzafiato quasi esclusivamente notturna (com’era già accaduto in Drive, del resto) e colonna sonora epica che evoca le atmosfere degli spaghetti western di Sergio Leone e dialoghi stringati e lapidari, come se il solito Bergman incontrasse stavolta John Woo.

La vendetta aleggia sulle teste dei protagonisti al quale non si può scappare, come una sorta di debito inestinguibile; a Dio è lasciato il perdono, agli uomini solo la vendetta che passa attraverso la violenza.

E stranamente, proprio il concetto di “violenza” attraversa l’opera di Nicolas Winding Refn: si definisce un “pornografo” perché nei suoi film ama rappresentare tutto senza sconti, senza censure, non nascondendo un piacere latente e sadico nell’assistere a scatti di rabbia cieca ben lontani dalla sua natura nella vita di tutti i giorni; e proprio per questo si definisce pure un feticista, uno a cui piace vedere integralmente ciò che in realtà non farebbe mai, traendone piacere.

E forse è proprio per questo che oltre vent’anni fa fu definito un enfant prodige venuto dal nord e che oggi, invece, è uno dei registi più promettenti, innovativi ed originali del nuovo millennio.

Nicolas Winding Refn: “Il cinema è morto, e ora è risorto”

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Nicolas Winding Refn: “Il cinema è morto, e ora è risorto”

Intervistato dal The Guardian Nicolas Winding Refn è entrato nel merito di uno degli argomenti più dibattuti degli ultimi mesi: Netflix sta uccidendo il cinema? I servizi di streaming diminuiranno il numero di ingressi in sala? Cosa è considerabile cinema, e cosa no?

Il cinema è morto. E ora è risorto. Il film si aggrappa ai nostri piedi mentre avanziamo. Il modo migliore per andare avanti è seppellire il passato. Questo non significa che debba essere dimenticato“, ha dichiarato il regista, pronto a lanciare online la sua piattaforma streaming byNWR.com dove saranno presto disponibili gratuitamente classici b-movies.

Nicolas Winding Refn su cinema e piattaforme streaming

Il rapporto di Refn con le nuove realtà di fruizione cinematografica è stato inaugurato dalla collaborazione con Amazon Prime che ha prodotto e distribuirà la sua serie Too Old To Die Young.

Discutere ancora è un atteggiamento retrogrado, che fa molto anni duemila. È come essere in una cattedrale dove leggi il primo testamento, studi le sacre scritture per arrivare al secondo testamento“, ha detto Refn. “Eccoci al secondo giorno dell’anno Zero. L’unica cosa da sapere è che lo schermo del cinema e lo schermo di un cellulare possono coesistere. Uno non è meglio dell’altro. Sono coesistenti.

Fonte: The Guardian

Nicolas Winding Refn, su Alien: “Ridley Scott ha copiato da Mario Bava!”

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Oggi a Cannes è il giorno di Nicolas Winding Refn e del suo The Neon Demon. Il regista, ieri sera, ha partecipato alla proiezione di Terrore dallo Spazio Profondo, film di Mario Bava restaurato in occasione della 69esima edizione del Festival francese. Durante la conferenza stampa del suo film in Concorso, Refn si è sbilanciato parecchio in merito al film, dichiarando addirittura che Ridley Scott, per il suo leggendario Alien, avrebbe “rubato” dal nostro Bava.

Ecco cosa ha dichiarato: “Abbiamo le prove che Ridley Scott e Dan O’Bannon hanno copiato Alien dall’opera di Mario Bava! (…) Terrore nello Spazio è un grande film, melodrammatico, operistico, campy, con grandi musiche, costumi in pelle, navi spaziali e stravaganti dialoghi in italiano senza senso. Dico questo con il massimo rispetto per Alien. Penso sia meraviglioso: tutti rubano da tutti, e Alien è un altro capolavoro, meritevole di aver definito il genere raggiungendo un’elevata qualità artistica (…) Credo non ci sia nulla di più meraviglioso che vedere finalmente Mario Bava nello stesso, esclusivo club di Cannes tra i registi più famosi di tutti i tempi. Dovrebbe essere insieme a loro. Ma l’ironia risiede proprio in questo, perché Terrore nello Spazio o altri film di Bava non credo abbiamo ottenuto il successo che meritavano“.

The Neon Demon con Elle Fanning, Keanu Reeves, Christina Hendricks, Jena Malone e Abbey Lee arriverà nei cinema italiani il prossimo 8 giugno.

Nicolas Winding Refn vorrebbe dirigere un film su Batgirl

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Nicolas Winding Refn vorrebbe dirigere un film su Batgirl

Il regista di Drive The Neon Demon Nicolas Winding Refn si è sempre dimostrato attento alla produzione Warner di derivazione DC Comics, proponendosi in passato alla regia di Wonder Woman, ipotesi non andata poi a buon fine. Ebbene recentemente il cineasta ha cambiato obiettivo dichiarandosi apertamente intenzionato a portare al cinema uno standalone dedicato ad un’altra eroina DCBatgirl.

Ecco le dichiarazioni di Refn: “Mi piacerebbe tanto girarne uno, sarebbe un grande divertimento. Non so quando accadrà, apprezzo molto la mia libertà creativa, ma allo stesso tempo mi piacerebbe dirigere uno di questi film Hollywoodiani che costano tutti quei soldi, pieni di persone che vanno avanti e indietro con i loro cellulari e la follia che ne deriva.”

Analizzando, in seguito, le possibilità rimastegli:

“Cosa resta? Sai cosa mi piacerebbe fare? Un grosso film su Batgirl, lasciamo che la Warner cominci a lavorarci su.”

Fonte: Comic Book Movie

Nicolas Winding Refn trova lo scrittore per I Walk With The Dead

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Barbarella-remake-Nicolas Winding RefnNonostante lo scrittore / regista Nicolas Winding Refn ha trascorso la maggior parte della sua carriera a fare film basati sui suoi propri scrip, questo non è un fatto esclusivo. Infatti dal London Evening Standard apprendiamo la notizia che Polly Stenham, una drammaturga britannica, è stata incaricata di scrivere la sceneggiatura per il prossimo lavoro di Refn , un horror tutto al femminile, che si intitolerà I Walk With The Dead .

Sembrerebbe che almeno una parte del motivo per cui il regista ha ingaggiato una scrittrice è a causa della sua difficoltà personale di scrivere in merito a dei personaggi femminili. La Stenham ha detto al giornale:

Ha un sacco di impedimenti nel fare film che alcune persone pensano essere violentemente misogini. Allora mi si avvicinò con l’idea di fare qualcosa di diverso.

Come sottolinea il giornale, Refn ha già parlato di questa zona debole in passato ed ha citato le stesse parole del regista :

Ho sempre avuto voglia di fare film di donne ma finisce sempre per essere di uomini. Forse perché non so come scrivere di loro.

Riguardo ad ulteriori dettagli sulla trama, la Stenham rimane a denti stretti, ma ha chiarito che in termini di violenza e thriller psicologico l’intenzione è quella di avere di tutto un po’. Anche se Refn ha altri lavori in cantiere, I Walk With The Dead potrebbe finire per essere la sua prossima fatica da regista. Il regista ha rivelato all’inizio di questo mese che il suo remake di La fuga di Logan è ormai naufragato, in modo che potrebbe finire per essere un buco nel calendario del regista che il film horror potrebbe riempire.

Fonte: Cinemablend

Nicolas Winding Refn svela qual è il film più dark del mondo

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Nicolas Winding Refn svela qual è il film più dark del mondo

Dopo Drive, il successo di Nicolas Winding Refn è aumentato esponenzialmente, tanto da creare l’anno scorso a Cannes più attesa dei Coen o di Alexander Payne con il suo Solo Dio Perdona. Durante un’intervista con Jack Giroux, editor di Film School Rejects, il regista danese svela qual’è il film più dark della storia del cinema secondo la sua visione:

D: Ti Vedremo mai fare un musical?

R: Mi piacerebbe fare un musical un giorno, ma forse voglio fare prima una commedia romantica.

D: Beh, se dirigessi una commedia romantica sarebbe alquanto inaspettato, ma faresti mai qualcosa del genere per sovvertire le attese?

R: Per me il film più dark partorito dall’umanità è Pretty Woman.

D: Davvero?

R: Pensaci bene, amico.

D: Si, magari c’è una sottotraccia dark, ma perché sei convinto di ciò?

R: Perché se levi di torno tutto lo champagne è un film folle! Sono riusciti a riempirlo di bollicine e a venderlo a milioni di persone come se fosse una favoletta. E’ una delle truffe hollywoodiane che preferisco.

D: Pensi sia stata una mossa intenzionale?

R: Non lo so, ma personalmente non penso neanche di essere così tanto “oscuro” da fare qualcosa del genere.

Fonte: Jack Giroux

Nicolas Winding Refn produce il remake di Cosa avete fatto a Solange?

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L’annuncio ufficiale arriva dopo il Festival di Cannes, dove Nicolas Winding Refn ha presentato in concorso il suo ultimo film, The Neon Demon. Il regista danese si occuperà di produrre il remake di Cosa avete fatto a Solange?, il giallo del 1972 diretto da Massimo Dallamano e prodotto da Fulvio Lucisano.

Refn collaborerà di nuovo con Lucisano, con cui lavora già da molti anni e che ha curato la distribuzione di tutti i suoi film in Italia.

Il regista di Drive ha presentato durante il Festival la versione restaurata di Terrore nello spazio, prodotta proprio da Lucisano, e a seguito dell’evento ha annunciato ufficialmente il suo coinvolgimento nel progetto.

Fonte

Nicolas Winding Refn presenterà a Venezia Ultimo mondo cannibale restaurato in 4k

Primo lungometraggio della trilogia dei cannibali diretta da Ruggero Deodato, diventata poi un vero e proprio cult, Ultimo mondo cannibale (1977), il primo cannibal-movie della storia, è in concorso a Venezia Classic in una straordinaria versione restaurata in 4k da Minerva Pictures in collaborazione con Midnight Factory. Con la supervisione di Lamberto Bava, all’epoca suo aiuto regista, è un doveroso omaggio ad un autentico maestro del cinema di genere, scomparso nel dicembre dello scorso anno.

Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico Nicolas Winding Refn è annoverato insieme a Lars von Trier e Thomas Vinterberg come uno degli autori più significativi del cinema danese e i suoi film sono stati proiettati e apprezzati in tutto il mondo. Ha vinto il Prix de la mise en scène per il film  Drive alla 64ª edizione del Festival di Cannes.

PROIEZIONE ORE 23.55 – SALA GIARDINO sarà presente, ad introdurre il film, il regista NICOLAS WINDING REFN esperto e amante della cinematografia di Ruggero Deodato terrà anche una

La trama

Dalle Filippine, un aereo privato con un gruppo di ricercatori si dirige verso le isole Mindanao, dove lo attende un altro gruppo che sta conducendo delle ricerche commissionate dalla Compagnia Petrolifera Americana. Il silenzio della radio del campo denuncia una tragedia destinata a continuare: tutti i predecessori sono stati uccisi e mangiati dai cannibali della foresta. Robert Harper e Rolf, unici superstiti, si perdono nel labirinto della vegetazione; poi si separano a causa di un naufragio tra le rapide di un corso d’acqua. Harper, fatto prigioniero dai cannibali, riesce a fuggire insieme a Palun, una ragazza che lo ha avvicinato amichevolmente. Ricongiunti con Rolf cercano disperatamente di fuggire.

Nicolas Winding Refn prepara The Avenging Silence

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Nicolas Winding Refn prepara The Avenging Silence

In attesa di vedere The Neon Demon, il regista Nicolas Winding Refn (Drive, Solo Dio perdona) ha rivelato che, quasi sicuramente, porterà sul grande schermo una sorta di sequel della sua pellicola del 2009 Valhalla Rising Regno di sangue.

Si tratta di The Avenging Silence, uno spy thriller ambientata a Tokyo con al centro un protagonista maschile che ricorderà molto i personaggi dei vecchi film di Refn, tra cui – ovviamente – lo stesso One-Eye del sopracitato Valhall Rising. Ma non solo: come ha dichiarato lo stesso regista in una recente intervista, questo protagonista prenderà molto anche dal pilota di Drive e da Julian di Solo Dio perdona (entrambi interpretati da Ryan Gosling), personaggi che secondo Refn si assomigliano tutti tra di loro.

In attesa di ulteriori dettagli, vi ricordiamo che The Neon Demon, scritto da Cliff Martinez e Philippe Le Sourd, è un horror ambientato a Los Angeles e incentrato sulla bellezza pericolosa. La protagonista sarà la giovane Elle Fanning (Maleficent).

Fonte

Nicolas Winding Refn Mercoledì a Roma per una Masterclass

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Nicolas Winding Refn Mercoledì a Roma per una Masterclass

Nicolas Winding Refn, cineasta danese vincitore del premio per la Miglior regia al Festival di Cannes del 2011 con “Drive”, Mercoledì 9 marzo accompagnato dalla moglieLiv Corfixen, incontrarà il pubblico in una a masterclass organizzata all’Auditorium del Maxxi.

L’incontro a cura di Mario Sesti (Fondazione Cinema per Roma) seguirà alla proiezione del documentario “My Life Directed By Nicolas Winding Refn”, realizzato da Liv Corfixen e distribuito in Italia da Fulvio e Federica Lucisano per Italian International Film, società controllata di Lucisano Media Group, primo player integrato del settore audiovisivo nazionale. L’edizione italiana del documentario approderà prossimamente in tv su Sky Cinema e Sky Arte, che ne hanno acquistato i diritti da Italian International Film.

La proiezione dell’opera, si terrà a partire dalle 15 presso l’Auditorium del Maxxi di Roma, seguita alle 16 dalla masterclass della stessa Liv Corfixen e di Nicolas Winding Refn. L’evento è a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili in sala, e si colloca nell’ambito di CityFest, il contenitore di intrattenimento e cultura della Fondazione Cinema per Roma. 

Diretto da Liv Corfixen, “My Life Directed by Nicolas Winding Refn” è un documentario che racconta un momento particolare della vita di suo marito e il suo tentativo di conciliare una carriera in rapida ascesa come regista di fama internazionale con il suo ruolo di uomo e di padre. Corfixen segue Refn con la sua macchina da presa mentre l’intera famiglia si trasferisce a Bangkok con lui per sei mesi, per accompagnarlo durante la produzione del lungometraggio “Solo Dio perdona” (2013), distribuito in Italia da IIF così come “Drive” (2011) e la prossima opera dell’artista danese, “The Neon Demon”.

Riprendendo il lavoro e la vita di Refn nel corso della lavorazione del film, fino alla premiere mondiale al Festival di Cannes, il documentario di Corfixen rivela come non sia un compito facile dirigere una grande produzione internazionale continuando a occuparsi del benessere della propria famiglia, del cast e degli ospiti in visita da Hollywood.

“Siamo felici di ospitare a Roma Liv Corfixen e Nicolas Winding Refn”, ha commentato Federica Lucisano, Amministratore delegato di Lucisano Media Group. “Il documentario di Liv è un omaggio all’impegno creativo di Nicolas e siamo quindi orgogliosi di condividerlo con i suoi fan italiani. La distribuzione in Italia di quest’opera rafforza il nostro legame con un regista in cui crediamo fin dai tempi del suo primo grande successo, ‘Drive’, e in cui continuiamo a credere anche in vista dell’uscita della sua prossima opera, ‘The Neon Demon’.‘My Life Directed by Nicolas Winding Refn’ rappresenta un dietro le quinte non solo di una grande opera cinematografica come ‘Solo Dio Perdona’, ma anche il ritratto di uno dei registi più talentuosi del nostro tempo e un grande atto d’amore da parte di una donna verso il proprio uomo e la propria famiglia. Liv è una donna di grande talento che reinterpreta perfettamente in chiave moderna l’adagio secondo il quale accanto ad un grande uomo c’è sempre una grande donna”.

Nicolas Winding Refn in trattative per l’Horror soprannaturale The Bringing

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Il regista Nicolas Winding Refn, in questi giorni illustre componente della giuria del Festival di Cannes 2014, è in trattative con la Sony Pictures per dirigere il film  The Bringing. La pellicola è un horror soprannaturale basato su una sceneggiatura scritta da Brandon e Phillip Murphy.

La storia è liberamente ispirata alla misteriosa morte di Eliza Lam. Il corpo di La è stato rinvenuto in una acquedotto sul tetto del Cecil Hotel a Los Angeles, nel frebbraio del 2013. Successivamente sono stati poi rilasciati dei video dalle telecamere di sicurezza che mostrano la defunta Lam interagire con un’entità apparentemente invisibile. Anche se la sceneggiatura sembra che non si concentrerà sul personaggio di Lam, è ambientata nello stesso albergo e segue un uomo indagato di una morte simile molto misteriosa.

A produrre il film ci sarà il produttore di The Amazing Spider-Man 2 Matt Tolmach, accanto Daniela Cretu a della First Born Films.

Nicolas Winding Refn recentemente ha diretto il film Solo dio perdona con protagonista Ryan Gosling.

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