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La promessa – il prezzo del potere dal 10 Marzo al cinema

La promessa - il prezzo del potere
© 2021, 24 25 FILMS – WILD BUNCH – FRANCE 2 CINEMA - ELLE DRIVER. Photo credits Jérôme Prébois

Ha aperto la sezione Orizzonti della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, La promessa – il prezzo del potere, secondo lungometraggio del regista Thomas Kruithof (La meccanica delle ombre), scritto dallo stesso regista insieme a Jean-Baptiste Delafon (sceneggiatore della celebre serie politica di Canal+ Baron Noir). Protagonista della pellicola, la carismatica musa del cinema francese Isabelle Huppert, nei panni di un sindaco dei sobborghi parigini in bilico tra fede politica e una ritrovata ambizione. Nel cast anche Reda Kateb, apprezzato interprete di pellicole d’autore come Django e The Specials e l’attrice premio César Naidra Ayadi (Polisse, Ha i tuoi occhi). La promessa – il prezzo del potere uscirà il 10 marzo prossimo nelle sale italiane distribuito da Notorious Pictures.

La promessa – il prezzo del potere, la trama

Clémence (Isabelle Huppert), impavido sindaco di una cittadina vicino Parigi, sta completando l’ultimo periodo del suo mandato. Con il suo fedele braccio destro Yazid (Reda Kateb), ha combattuto a lungo per questa comunità afflitta da disuguaglianze, disoccupazione e povertà. Tuttavia, quando a Clémence viene offerta la carica di Ministro, la sua ambizione prende il sopravvento, mentre la devozione e l’impegno per i suoi cittadini iniziano a vacillare. La sua integrità politica e le promesse elettorali sopravvivranno a queste nuove aspirazioni?

 
 

La profezia dell’Armadillo di Zero Calcare diventa un film

Arriva la notizia che La profezia dell’Armadillo  primo Album a fumetti dell’autore romano, diventerà un film, ad annunciarlo è lo stesso Zero Calcare dal suo blog ufficiale. La pellicola in live action sarà diretta dall’attore Valerio Mastandrea e sarà un film a low budget prodotto dalla Fandango di Domenico Procacci. La sceneggiatura è scritta a quattro mani da Mastrandrea e Zero Calcare.  Al momento non si hanno ulteriori dettagli in merito, quindi non resta che aspettare ulteriori notizie.

La profezia dell’Armadillo volume è stato ripubblicato dalla casa editrice Bao Publishing (2012, pp 143, € 16,00), nella versione a colori “8-bit”.

 
 

La profezia dell’armadillo: trailer e poster italiani

È stato diffuso il trailer e il poster de La profezia dell’Armadillo, il film tratto dall’omonimo fumetto di Zerocalcare che sarà presentato alla prossima Mostra del cinema di Venezia. Ecco di seguito il trailer:

La profezia dell’Armadillo arriverà nelle sale italiane il 13 settembre, è diretto da Emanuele Scaringi e vede protagonisti Simone Liberati, Valerio Aprea, Pietro Castellitto, Laura Morante, Claudia Pandolfi, Kasia Smutiniak, Diana del Bufalo, Adriano Panatta e Vincet Candela.

Ecco il poster del film:

Di seguito, la trama de La Profezia dell’Armadillo

Zero ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti.

La sua vita scorre sempre uguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro e le visite alla Madre. Ma una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche e tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo.

A tenergli compagnia nelle sue peripezie quotidiane, nella costante lotta per mantenersi a galla, è l’amico d’infanzia Secco.
La notizia della morte di Camille, una compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”.

 
 

La profezia dell’armadillo: Simone Liberati, Pietro Castellitto e Valerio Aprea

Oltre al regista abbiamo avuto modo di intervistare anche i protagonisti de La profezia dell’Armadillo: Simone Liberati, Pietro Castellitto e Valerio Aprea.

LEGGI ANCHE: La profezia dell’armadillo la recensione

Zero ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti. La sua vita scorre sempre uguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro e le visite alla Madre.  Ma una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche e tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo.

A tenergli compagnia nelle sue peripezie quotidiane, nella costante lotta per mantenersi a galla, è l’amico d’infanzia Secco. La notizia della morte di Camille, una compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”.

 
 

La profezia dell’Armadillo: recensione del film

La profezia dell'Armadillo

Atteso dai tantissimi fan di Michele Rech, ovvero Zerocalcare, arriva a Venezia 75 La Profezia dell’Armadillo, il film basato sull’omonima grafic novel e presentato nella sezione Orizzonti. La lunga produzione travagliata non ha giovato alla buona salute del film, ma, tra detrattori e scettici, il film non è il naufragio che tutti annunciavano (e qualcuno si aspettava).

La profezia dell’Armadillo segue Zero, che insieme al suo amico Secco, cerca di rintracciare un’amica d’infanzia per riferirle che un’altra ragazza con cui un tempo passavano le giornate è prematuramente morta. Parallelamente, Zero fa i conti con la sua vita senza direzione, tra ambizioni artistiche, lavoro precario e ripetizioni a ragazzini ricchi.

Venezia 75: presentato La profezia dell’Armadillo, dal fumetto di Zerocalcare

A dirigere il film c’è Emanuele Scaringi, esordiente che film con una regia incolore una storia frammentata, che rispecchia molto poco l’originale del fumettista italiano e che narrativamente è inconcludente. Tuttavia, nonostante gli evidenti problemi, il film è genuinamente divertente, soprattutto nella prima parte, soprattutto per i dialoghi brillanti e i tempi comici ineccepibili messi in scena da Simone Liberati e Pietro Castellitto, soprattutto grazie al secondo, vera e propria stella del film.

A dare voce e corpo (sotto ad un ingombrante costume di cartapesta) all’armadillo del titolo è il sempre divertente Valerio Aprea, tuttavia la scelta di allontanarsi troppo dall’originale di cellulosa rende la presenza stessa dell’animale e della sua profezia una pure formalità che dà nome alla storia, senza avere poi un vero e proprio senso nella narrazione. Nel suo insieme, La profezia dell’Armadillo è un’onesta commedia che avrebbe giovato di un processo di ideazione e lavorazione più solido ma che riesce a farsi voler bene.

la profezia dell'armadillo

 
 

La profezia dell’armadillo: nuova clip. Ecco Greta

La profezia dell'Armadillo

È stata diffusa una nuova clip da La profezia dell’Armadillo, il nuovo film diretto da Emanuele Scaringi e basato sull’omonimo fumetto di Zerocalcare. Il film è stato presentato al Festival di Venezia nella sezione Orizzonti e di seguito potete vedere la clip con protagonista l’esuberante Diana del Bufalo.

Il film arriverà nelle sale italiane il 13 settembre, è diretto da Emanuele Scaringi e vede protagonisti Simone Liberati, Valerio Aprea, Pietro Castellitto, Laura Morante, Claudia Pandolfi, Kasia Smutiniak, Diana del Bufalo, Adriano Panatta e Vincet Candela.

Zero ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti.

La profezia dell’armadillo interviste: Simone Liberati, Pietro Castellitto e Valerio Aprea

La sua vita scorre sempre uguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro e le visite alla Madre. Ma una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche e tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo.

La profezia dell’armadillo – intervista: intervista a Emanuele Scaringi

A tenergli compagnia nelle sue peripezie quotidiane, nella costante lotta per mantenersi a galla, è l’amico d’infanzia Secco. La notizia della morte di Camille, una compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”.

Venezia 75: La profezia dell’Armadillo, recensione

 
 

La profezia dell’armadillo: intervista a Emanuele Scaringi

In occasione di Venezia 75 abbiamo intervistato Emanuele Scaringi, regista de La profezia dell’Armadillo, il film basato sull’omonimo fumetto di Zero Calcare.

LEGGI ANCHE: La profezia dell’armadillo la recensione

Zero ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti. La sua vita scorre sempre uguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro e le visite alla Madre.  Ma una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche e tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo.

A tenergli compagnia nelle sue peripezie quotidiane, nella costante lotta per mantenersi a galla, è l’amico d’infanzia Secco. La notizia della morte di Camille, una compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”.

 
 

La profezia dell’armadillo: il trailer del film tratto da Zerocalcare

Ecco il nuovo il trailer de La profezia dell’Armadillo, il film tratto dall’omonimo fumetto di Zerocalcare che sarà presentato alla prossima Mostra del cinema di Venezia. Ecco di seguito il trailer:

Il film arriverà nelle sale italiane il 13 settembre, è diretto da Emanuele Scaringi e vede protagonisti Simone Liberati, Valerio Aprea, Pietro Castellitto, Laura Morante, Claudia Pandolfi, Kasia Smutiniak, Diana del Bufalo, Adriano Panatta e Vincet Candela.

Di seguito, la trama de La Profezia dell’Armadillo

Zero ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti.

La sua vita scorre sempre uguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro e le visite alla Madre. Ma una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche e tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo.

A tenergli compagnia nelle sue peripezie quotidiane, nella costante lotta per mantenersi a galla, è l’amico d’infanzia Secco.
La notizia della morte di Camille, una compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”.

 
 

La profezia dell’armadillo: al via le riprese del film tratto da Zerocalcare

La profezia dell'armadillo

Sono iniziate le riprese del film La profezia dell’armadillo, tratto dall’omonima graphic novel di ZEROCALCARE. Alla regia c’è Emanuele Scaringi, mentre il cast è formato da Simone Liberati, Pietro Castellitto, Laura Morante, Valerio Aprea, Claudia Pandolfi, Teco Celio, Diana Del Bufalo.

Scritto da Oscar Glioti, Pietro Martinelli, Valerio Mastandrea con la partecipazione dello stesso Zerocalcare, il film è prodotto da Fandango con Rai Cinema e Domenico Procacci. Le riprese del film avranno una durata di sei settimane e si svolgeranno a Roma e in Francia.

La sinossi de La profezia dell’armadillo

Zero ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti.

La sua vita scorre sempre uguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro e le visite alla Madre.  Ma una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche e tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo. A tenergli compagnia nelle sue peripezie quotidiane, nella costante lotta per mantenersi a galla, è l’amico d’infanzia Secco.

La notizia della morte di Camille, una compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”.

 
 

La profezia dell’armadillo, la nuova clip dal film

È stata diffusa una nuova clip da La profezia dell’Armadillo, il film tratto dal fumetto di Zerocalcare che verrà presentato al Festival di Venezia 2018. La clip in questione mostra proprio l’armadillo del titolo, interpretato da Valerio Aprea, mentre pronuncia la sua profezia, che dà il titolo alla vicenda.

La profezia dell’Armadillo arriverà nelle sale italiane il 13 settembre, è diretto da Emanuele Scaringi e vede protagonisti Simone Liberati, Valerio Aprea, Pietro Castellitto, Laura Morante, Claudia Pandolfi, Kasia Smutiniak, Diana del Bufalo, Adriano Panatta e Vincet Candela.

Di seguito, la trama de La Profezia dell’Armadillo

Zero ha ventisette anni, vive nel quartiere periferico di Rebibbia, più precisamente nella Tiburtina Valley. Terra di Mammuth, tute acetate, corpi reclusi e cuori grandi. Dove manca tutto ma non serve niente. Zero è un disegnatore ma non avendo un lavoro fisso si arrabatta dando ripetizioni di francese, cronometrando le file dei check-in all’aeroporto e creando illustrazioni per gruppi musicali punk indipendenti.

La sua vita scorre sempre uguale, tra giornate spese a bordo dei mezzi pubblici attraversando mezza Roma per raggiungere i vari posti di lavoro e le visite alla Madre. Ma una volta tornato a casa, lo aspetta la sua coscienza critica: un Armadillo in carne e ossa, o meglio in placche e tessuti molli, che con conversazioni al limite del paradossale lo aggiorna costantemente su cosa succede nel mondo.

A tenergli compagnia nelle sue peripezie quotidiane, nella costante lotta per mantenersi a galla, è l’amico d’infanzia Secco.
La notizia della morte di Camille, una compagna di scuola e suo amore adolescenziale mai dichiarato, lo costringe a fare i conti con la vita e ad affrontare, con il suo spirito dissacrante, l’incomunicabilità, i dubbi e la mancanza di certezze della sua generazione di “tagliati fuori”.

 
 

La profezia del male: trailer e poster del film horror

Ecco il trailer e il poster di La Profezia del Male, il nuovo horror Sony Pictures scritto e diretto da Spenser Cohen (I mercenari – The Expendables) e Anna Halberg (Extinction, Moonfall). Nel cast sono presenti Harriet Slater (Pennyworth), Adain Bradley, Avantika (Mean Girls) e Jacob Batalon (Avengers: Endgame, Spider-Man: No Way Home). La Profezia del Male sarà solo al cinema dal 9 maggio da prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

La Profezia del Male – la trama

Mai usare le carte di qualcun altro: questa la regola sacra nella lettura dei Tarocchi. Quando un gruppo di amici la infrange scatena inconsapevolmente una terribile minaccia imprigionata nelle carte maledette. Uno dopo l’altro, i protagonisti dovranno affrontare il loro destino in una sfida contro la morte per sfuggire al futuro predetto nella profezia dei Tarocchi.

La Profezia del Male – il poster

 
 

La Profezia del Male: dal 9 maggio al cinema – Trailer Ufficiale

Le prime immagini de La Profezia del Male, il nuovo horror Sony Pictures scritto e diretto da Spenser Cohen (I mercenari – The Expendables) e Anna Halberg (Extinction, Moonfall). Nel cast sono presenti Harriet Slater (Pennyworth), Adain Bradley, Avantika (Mean Girls) e Jacob Batalon (Avengers: Endgame, Spider-Man: No Way Home). La Profezia del Male sarà solo al cinema dal 9 maggio da prodotto da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.

La Profezia del Male – la trama

Mai usare le carte di qualcun altro: questa la regola sacra nella lettura dei Tarocchi. Quando un gruppo di amici la infrange scatena inconsapevolmente una terribile minaccia imprigionata nelle carte maledette. Uno dopo l’altro, i protagonisti dovranno affrontare il loro destino in una sfida contro la morte per sfuggire al futuro predetto nella profezia dei Tarocchi.

 
 

La produzione italiana di contenuti vale 1,9 miliardi di dollari

MIA
Gentile concessione MIA | Mercato Internazionale Audiovisivo

Gli investimenti nella produzione di contenuti originali continuano a crescere in Italia, dove le risorse di tutti i generi hanno raggiunto un totale di 1,8 miliardi di euro (1,9 miliardi di dollari) grazie ai maggiori investimenti da parte degli streamer statunitensi. Ma la TV lineare resta il principale driver dell’industria italiana.

È quanto emerge dal rapporto annuale sulla produzione locale presentato venerdì dall‘APA, l’associazione dei produttori televisivi italiani, al MIA di Roma. Secondo i dati del rapporto APA, la liquidità di 1,9 miliardi di dollari riversata nelle produzioni italiane di tutti i tipi nel 2022 ha rappresentato solo un piccolo aumento rispetto al 2021, quando i prodotto locali hanno compiuto uno scatto di crescita post-pandemia del 55%.

I prodotti cinematografici e televisivi rappresentano attualmente il 55% di questi investimenti, con un aumento delle risorse ora destinate ai documentari e ai prodotti di animazione destinati principalmente alla riproduzione in streaming. L’investimento in costante crescita da parte degli streamer vale attualmente quasi un terzo del mercato televisivo totale”, ha illustrato il direttore dell’APA Chiara Sbarigia. Ma ha osservato che “anche se stiamo vedendo che a partire dal 2018 gli operatori globali [soprattutto streamer] hanno aumentato gli investimenti, la TV lineare rimane il principale attore di mercato nel nostro Paese”.

Sbarigia ha inoltre sottolineato che l’APA sta cercando di “evitare il rischio di una polarizzazione del mercato [italiano] con uno scenario che vedrebbe produzioni globali [di fascia alta] da parte degli streamer contro [solo] produzioni nazionali provenienti da operatori locali“. Eleonora Andreatta, vicepresidente Netflix per gli originali italiani, presente al panel, ha sottolineato che l’Italia è un territorio importante per Netflix. “Da quando abbiamo aperto un ufficio italiano un anno e mezzo fa con un management italiano a bordo, abbiamo svolto un lavoro sistematico per costruire una lista di prodotti per il futuro“. I prossimi prodotti originali Netflix Italia includono “Il Gattopardo”, una serie di sei episodi basata sul classico romanzo ambientato in Sicilia di Giuseppe Tomasi di Lampedusa che costituisce l’originale italiano più ambizioso fino ad oggi del colosso dello streaming e ha un budget di oltre 40 milioni di euro.

Antonella d’Errico, vicepresidente esecutivo dei contenuti di Sky Italia, ha citato un recente rapporto della business school Bocconi di Milano, secondo cui la piattaforma di pay-TV di proprietà di Comcast negli ultimi 10 anni ha investito più di 11 miliardi di euro in contenuti italiani, sia attraverso la produzione e acquisizione. Per quanto riguarda gli originali Sky Italia di fascia alta, ha citato la prossima sontuosa serie drammatica “M”, sull’ascesa al potere di Benito Mussolini, diretta da Joe Wright, che “dovrebbe fare il giro del mondo”, ha detto.

 
 

La Prochaine fois je viserai le coeur: recensione del film

Il suo viso pulito, lo sguardo buono e il sorriso sempre a fior di labbra ci hanno dato un’immagine dell’attore francese Guillaume Canet che in suo ultimo film stravolgerà. Si intitola La Prochaine fois je viserai le coeur, è diretto da Cédric Anger e vede protagonista Canet nei panni di un gendarme che nasconde un terribile segreto.

Frank è un gendarme che di giorno va a caccia di criminali e cerca di far rispettare la legge e di notte si trasforma in un maniaco omicida, che insegue e uccide la sue vittime, tutte giovani donne. Quando questi suoi crimini, che ci tiene a commentare in lettere che poi spedisce alla Gendarmeria, diventano di tali proporzioni da coinvolgere nelle indagini anche la polizia, Frank si impegnerà in prima persona a condurre le operazioni di investigazione per cercare di occultare le prove che portano a lui. Nel frattempo però scopriamo anche le sue abitudini (inquietanti e masochiste), i suoi rapporti umani (difficili se non inesistenti) e le sue manie, che nascondono un passato misterioso, che forse ha contribuito a trasformarlo nel mostro che vediamo nella storia.

Il regista Anger si basa su una storia di cronaca degli anni ’70 e realizza un noir dal ritmo dilatato, dai toni cupi che non si crogiola nei risvolti sanguinolenti in cui si poteva indugiare e ci consegna un buon prodotto di narrazione. Guillaume Canet riesce con grande presenza scenica ad offrire un volto apparentemente impassibile al suo tormentato personaggio, rivelando allo spettatore una figura traumatizzata, in guerra con il mondo e, apparentemente, in alcuni momenti, anche con se stesso.

La Prochaine fois je viserai le coeur è un thriller dai ritmi lenti, privo del linguaggio adrenalinico tipico del genere, ma comunque un prodotto interessante, condotto da un ottimo protagonista.

 
 

La probabilità statistica dell’amore a prima vista: recensione della commedia romantica di Netflix

La probabilità statistica dell'amore a prima vista film recensione

La probabilità statistica dell’amore a prima vista ha raggiunto in poco tempo la top 10 dei più guardati di Netflix. Si capisce presto il perché: ha le caratteristiche giuste per un ottimo film passatempo da guardare in qualsiasi momento. Una commedia romantica di 90 minuti dove Haley Lu Richardson e Ben Hardy interpretano due sconosciuti ­ Hadley e Oliver – che si incontrano su un volo internazionale. Diretto da Vanessa Caswill su sceneggiatura di Katie Lovejoy, il film, si basa sull’omonimo libro di Jennifer E. Smith. Una commedia romantiche che mette a nudo le paure dei protagonisti la cui interpretazione rispecchia al meglio il disagio dei giovani adulti tra ansie e perplessità.

Haley Lu Richardson, nota per le sue notevoli interpretazioni in The White Lotus e Five Feet Apart, interpreta Hadley, una giovane donna vivace e amante della letteratura. Accanto a lei, Ben Hardy, noto per i suoi ruoli in Bohemian Rhapsody e X-Men: Apocalypse, interpreta Oliver, un laureato in statistica affascinante e attento ai dati. Insieme, formano un’affascinante coppia per questa commedia romantica targata Netflix.

La probabilità statistica dell’amore a prima vista, la trama

La probabilità statistica dell’amore a prima vista ripercorre 24 ore di vita di Hadley e Oliver, entrambi in volo per Londra per importanti cerimonie familiari. I due si incontrano all’aeroporto internazionale JFK, si appisolano su sedili congiunti della business class e per poco non si baciano in fila per il bagno. Jameela Jamil, una dea fortuna travestita da hostess di volo (e molti altri travestimenti), scocca tutte le frecce al suo arco per far nascere questo amore. Ed è anche il narratore onnisciente del film che mescola cultura cinematografica a quella letteraria. C’è molto Shakespeare già nelle prime immagini del film quando il personaggio di Jamil legge Sogno di una notte di mezza estate.

Un viaggio in aereo di nove ore permetterà a Hadley e Oliver di bruciare le tappe e vivere tre appuntamenti in uno. L’amore a prima vista si presta molto al tema della statistica, tema che ritorna preponderante nella pellicola. Alcune coincidenze che coinvolgono un volo perso, una cintura di sicurezza rotta e un telefono scarico portano i due giovani protagonisti a sedere l’uno accanto all’altra sul volo. Nelle sette ore successive, Hadley dice a Oliver che andrà a Londra per partecipare al secondo matrimonio del padre (Robert Delaney). Oliver non le dice per quale motivo sta tornando a casa, ma da alcuni flashback capiamo subito che riguarda la madre malata.

La probabilità statistica dell'amore a prima vista Haley Lu Richardson

Nel segno della statistica

Questo legame così delicato, dolce ed esitante, tra i due giovani verrà però incalzato dalla stessa statistica e probabilità che li ha fatti incontrare. Un numero di telefono disperso e un cognome dimenticato saranno dei tasselli chiave in questo amore che sfida la probabilità statistica. Oltre a questo, però si aggiunge anche il tema delle famiglie, attori esterni alla coppia. Da una parte il padre di Hadley che vuole recuperare il tempo perduto con la figlia dopo il divorzio. E dall’altra la mamma di Oliver. Gli accenni alla malattia e le dinamiche familiari complesse non rendono La probabilità statistica dell’amore a prima vista un film strappalacrime. Sicuramente dato le dinamiche trattate è un film che lasciano con il groppo in gola.

Allo stesso modo di vuole una buona dose di sospensione dell’incredulità poiché i due fanno sembrare perfettamente ragionevoli ed emotivamente ovvi l’innamorarsi, il perdersi, il primo litigio e il riappacificarsi nel giro di 24 ore. Ma alla fine serve proprio a questo la commedia romantica a trasportarci in un mondo dove tutto è concesso e lasciarci andare all’immaginazione. L’amore a prima vista più forte delle probabilità mette in moto una concatenazione di eventi che esplodono nella testa di Hadley. Alla fine del film il significato di amore prende sfumature diverse e l’idea stessa di amore si riconcilia con tutti i personaggi regalando loro il lieto fine.

 
 

La probabilità statistica dell’amore a prima vista: le differenze tra il film e il libro

La probabilità statistica dell'amore a prima vista film Netflix

Netflix non ha mai mancato di fornire ai propri abbonati film romantici di ogni tipo e provenienti da ogni parte del mondo, storie capaci di emozionare e regalare una visione spensierata, grazie alla quale potersi riappacificare con il mondo. Solo di recente, titoli come Voglio crederci, Tattiche d’amore 2, Da me o da te, Dalla mia finestra: Al di là del mare o Choose Love, si sono affermati tra i film Netflix più visti sulla piattaforma. A questi si aggiunge ora anche La probabilità statistica dell’amore a prima vista, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Jennifer E. Smith, pubblicato nel 2011.

Diretto da Vanessa Caswill, già regista dell’apprezzata miniserie televisiva Piccole donne e qui al suo debutto dietro la macchina da presa di un lungometraggio, il film porta dunque sullo schermo un’apprezzata storia d’amore, senza risparmiarsi in momenti divertenti e altri struggenti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori, ma soprattutto riguardo alcune significative differenze esistenti tra il film e il libro. Infine, si elencheranno anche i passaggi da compiere per vedere il titolo su Netflix.

La trama e il cast di La probabilità statistica dell’amore a prima vista 

Protagonista del film è Hadley, una giovane che ha appena perso l’aereo per Londra ed è rimasta bloccata in attesa del prossimo volo. L’inconveniente passa però in secondo piano quando incontra Oliver, un ragazzo inglese seduto nella sala d’attesa. Anche lui è costretto a passare la notte in aeroporto aspettando di partire per Londra e così i due iniziano a parlare, facendo scattare immediatamente un’incredibile sintonia. Quando dopo aver infine preso il volo ed essere arrivati a Londra si perdono di vista, l’unico pensiero per entrambi è quello di ritrovarsi. Il destino, in questo, darà loro una mano, cambiando per sempre le loro vite.

Ad interpretare Hadley troviamo l’attrice Haley Lu Richardson, principalmente nota per il ruolo di Tess nella serie televisiva Ravenswood e per i suoi lavori nelle pellicole 17 anni (e come uscirne vivi), Columbus e A un metro da te. Oliver è invece interpretato da Ben Hardy, noto per il ruolo di Roger Taylor in Bohemian Rhapsody e nel ruolo di “Quattro” in 6 Underground. Recitano poi nel film Rob Delaney nei panni di Andrew Sullivan, padre di Hadley, e Dexter Fletcher e Sally Phillips nei panni di Val e Tessa Jones, genitori di Olive. L’attrice Jameela Jamil fornisce invece la voce narrata, che in italiano è invece fornita da Ilaria Stagni.

La probabilità statistica dell'amore a prima vista Haley Lu Richardson Ben Hardy

La probabilità statistica dell’amore a prima vista, le differenze tra il film e il libro

Il libro di Jennifer E. Smith, The Statistical Probability of Love At First Sight è abbastanza compatto da aver permesso ai produttori di non dover eliminare troppi dettagli importanti della storia. Vengono però apportate alcune modifiche che conferiscono tuttavia al racconto una propria identità. Non solo il film Netflix rimane dunque piuttosto fedele al libro, ma i cambiamenti effettuati migliorano il racconto. La prima differenza la si ritrova nell’età dei protagonisti. Il film li rende infatti leggermente più adulti rispetto al romanzo, dove sono invece degli adolescenti. Nel libro, infatti, Hadley frequenta ancora la scuola superiore e ha diciassette anni. Oliver, invece, ne ha 19 anni e studia a Yale. Nel film, invece, Hadley ha 20 anni e Oliver 22.

Tale cambiamento è stato probabilmente apportato perché lascia alla storia più libertà di mostrare i personaggi che bevono e compiono  altre attività più adulte. Un altro cambiamento lo si ritrova invece nel modo in cui Oliver e Hadley si conoscono. Nel libro ciò avviene quando in aeroporto lui cerca di aiutarla con i bagagli, mentre nel film lui le offre il suo caricatore. Molte delle scene in aereo si svolgono poi in modo diverso, ad esempio quando finiscono per sedersi vicini. Nel libro i loro posti sono già assegnati e vicini l’uno all’altro, mentre nel film una signora anziana scambia il suo posto con Oliver per consentirgli di sedersi accanto ad Hadley.

Nel rapporto tra Oliver e Hadley, un’altra differenza la si ha riguardo il loro primo bacio. Nel film questo avviene verso la fine, quando i due partecipano ad un memoriale, mentre nel romanzo il loro primo bacio lo si ha già all’aeroporto, prima che i due prendano strade separate. Per il film, si è invece deciso di riservare tale significativo momento per il finale. E proprio riguardo il finale, La probabilità statistica dell’amore a prima vista offre invece una conclusione più rassicurante, facendo affermare al narratore che Oliver e Hadley staranno insieme per tutta la vita, mentre tale dettaglio è omesso dal libro. Anche riguardo il narratore vi è un’importante differenza tra il film e il libro, poiché in quest’ultimo tale elemento è del tutto assente.

Il trailer di La probabilità statistica dell’amore a prima vista e come vedere il film su Netflix

Come anticipato, è possibile fruire di La probabilità statistica dell’amore a prima vista unicamente grazie alla sua presenza nel catalogo di Netflix, dove attualmente è al 1° posto della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di accedere al catalogo e di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nella piattaforma.

Fonte: IMDb, CinemaBlend

 
 

La Principessa Splendente: il trailer americano

Ecco il trailer americano de La Principessa Splendente, che si intitolerà negli USA The Tale of the Princess Kaguya e che è stato prodotto dallo Studio Ghibli.

http://youtu.be/K6btxEdjZCo

La Principessa SplendenteChloe Grace Moretz doppierà il film nella versione anglofona insieme a James Caan, Mary Steenburgen, Darren Criss, Lucy Liu, Beau Bridges, James Marsden, Oliver Platt e Dean Cain.

Il film è diretto da Isao Takahata, cofondatore dello studio, che ha dichiarato: “Quello che contava per me, era mostrare che il nostro mondo è meraviglioso, straordinario, incredibile. Sicuramente lontano da qui esisteranno altri corpi celesti con caratteristiche simili, non so lo. Ma per me c’è della bellezza in questo mondo che nasce dalla diversità, dalla vita vegetale e animale che esiste sulla Terra. E’ in questo contesto che più esistere la vita umana.”

La trama: Il film è la trasposizione cinematografica di Taketori Monogatari, la storia del taglia bambù. Narra di un contadino che, mentre tagliava del bambù, all’interno di uno dei fusti trova una piccola bambina, grande quanto un pollice. L’uomo, senza figli, la prende e la porta a casa da sua moglie, ed insieme decidono di allevarla come bambina propria. Ma crescendo, la piccola Kaguya si troverà a scoprire la sua vera identità, quella di non essere una persona qualunque ma una principessa.

 
 

La Principessa Splendente: doppiaggio USA a Chloe Grace Moretz

La Principessa SplendenteSappiamo che La Principessa Splendente sarà il prossimo film dello Studio Ghibli che vedremo qui in Italia. Lo stesso vale per gli Stati Uniti, dove il film uscirà con il titolo di The Tale of the Princess Kaguya e dove si stanno approntando i preparativi per il doppiaggio. La scelta è caduta sulla giovane  Chloe Grace Moretz che doppierà il film insieme a James Caan, Mary Steenburgen, Darren Criss, Lucy Liu, Beau Bridges, James Marsden, Oliver Platt e Dean Cain.

Il film è diretto da Isao Takahata, cofondatore dello studio, che ha dichiarato: “Quello che contava per me, era mostrare che il nostro mondo è meraviglioso, straordinario, incredibile. Sicuramente lontano da qui esisteranno altri corpi celesti con caratteristiche simili, non so lo. Ma per me c’è della bellezza in questo mondo che nasce dalla diversità, dalla vita vegetale e animale che esiste sulla Terra. E’ in questo contesto che più esistere la vita umana.”

La trama: Il film è la trasposizione cinematografica di Taketori Monogatari, la storia del taglia bambù. Narra di un contadino che, mentre tagliava del bambù, all’interno di uno dei fusti trova una piccola bambina, grande quanto un pollice. L’uomo, senza figli, la prende e la porta a casa da sua moglie, ed insieme decidono di allevarla come bambina propria. Ma crescendo, la piccola Kaguya si troverà a scoprire la sua vera identità, quella di non essere una persona qualunque ma una principessa.

Di seguito invece il trailer de La Principessa Splendente, mostrato in occasione del Festival di Cannes:

Fonte: CS

 
 

La Principessa Splendente prossimo film dello Studio Ghibli in Italia

La Principessa SplendenteSappiamo che Si alza il vento, ultimo film di Hayao Miyazaki, arriverà al cinema per un’uscita purtroppo ridotta il prossimo autunno, ma lo Studio Ghibli continua a sfornare capolavori, e il prossimo film della casa di produzione, distribuita da noi da Lucky Red, che vedremo sul grnade schermo, è già stato designato. Si tratta di La Principessa Splendente, in originale Kaguya-hime no monogatari. Non si hanno ancora date, ma il sito dello Studio Ghibli ci rassicura che il film arriverà prossimamente.

Il film è diretto da Isao Takahata, cofondatore dello studio, che ha dichiarato: “Quello che contava per me, era mostrare che il nostro mondo è meraviglioso, straordinario, incredibile. Sicuramente lontano da qui esisteranno altri corpi celesti con caratteristiche simili, non so lo. Ma per me c’è della bellezza in questo mondo che nasce dalla diversità, dalla vita vegetale e animale che esiste sulla Terra. E’ in questo contesto che più esistere la vita umana.”

La trama: Il film è la trasposizione cinematografica di Taketori Monogatari, la storia del taglia bambù. Narra di un contadino che, mentre tagliava del bambù, all’interno di uno dei fusti trova una piccola bambina, grande quanto un pollice. L’uomo, senza figli, la prende e la porta a casa da sua moglie, ed insieme decidono di allevarla come bambina propria. Ma crescendo, la piccola Kaguya si troverà a scoprire la sua vera identità, quella di non essere una persona qualunque ma una principessa.

Di seguito invece il trailer de La Principessa Splendente, mostrato in occasione del Festival di Cannes:

 
 

La Principessa Mononoke: recensione del film

La Principessa Mononoke

La recensione del film d’animazione La Principessa Mononoke del maestro dell’animazione giapponese Hayao Miyazaki.

altSinossi: Il giovane Ashitaka, principe Emishi, per difendere il proprio popolo da un demone-cinghiale di nome Nago comparso sul suo territorio, lo affronta e lo uccide, uscendo tuttavia ferito dal combattimento. La ferita del demone abbatte sul principe una maledizione che lo condanna a morte certa, e così Ashitaka decide di abbandonare il villaggio per la salvaguardia dei suoi cittadini e per scoprire le origini del demone. Durante il viaggio, Ashitaka incontra San, una ragazza cresciuta con i lupi e chiamata La Principessa Mononoke. Il principe scoprirà molto presto che l’intera foresta in cui San vive con i lupi, con le scimmie e con il bellissimo Dio della Foresta è in lotta da tempo con la Città del Ferro e con la sua padrona Eboshi, colpevoli di perpetrare lo sfruttamento di alberi e di materie prime, indebolendo in questo modo la foresta stessa.

Ashitaka scoprirà anche che il demone Nago, da lui ucciso, era un Dio tramutato in demone dalla ferita di un proiettile, sparato proprio da Eboshi. La Città del Ferro, alleatasi con gli emissari imperiali, si prepara ad abbattere per sempre il popolo della foresta, tentando di ucciderne il Dio. Ashitaka si troverà coinvolto nella guerra, sperando di riuscire a mediare le varie posizioni e schierandosi infine al fianco di San, di cui si è innamorato. Un altro capolavoro di Miyazaki, rovinato – in parte – dal doppiaggio italiano.

La Principessa MononokeAnalisi: Ogni opera di Miyazaki andrebbe vista con la dovuta preparazione: bisogna prepararsi prima di immergersi in un mondo che ha poco a che fare con le nostre idee di ‘cartone animato’ e di ‘favola’, ma che non può fare a meno di coinvolgerci e trascinarci con sé. ‘Mononoke-hime’ debutta in Giappone il 12 luglio 1997 ed è  immediatamente un successo di pubblico, al punto da essere trasmesso e ri-trasmesso nelle sale cinematografiche e da essere tuttora il secondo film più visto di sempre in terra nipponica (dopo ‘Titanic’). Nel 1998 venne scelto come film rappresentante del Giappone per la candidatura all’Oscar per il miglior film straniero, senza arrivare tuttavia alla fase finale. Nonostante il grande consenso ottenuto dal film in Giappone, in Italia La Principessa Mononoke arriva solo il 19 maggio 2000, grazie alla distribuzione della Buena Vista Pictures (come è possibile immaginare, il film fu comunque distribuito in pochissime sale). Non c’è dubbio che gli amanti del genere e di Miyazaki si siano precipitati a vederlo; il più grande rimpianto sta nel non riuscire a fare arrivare questi capolavori al grande pubblico.

La Principessa Mononoke: recensione del film

La storia de La Principessa Mononoke è ambientata nel periodo Muromachi (1392-1573), un’era considerata rinomatamente di transizione verso i primi bagliori dell’epoca moderna. Umani e dei al tempo coesistevano, insieme ai demoni, ma il periodo era caotico e confuso, privo di punti di riferimento. Miyazaki sceglie l’epoca Muromachi proprio con l’intento di creare un’atmosfera simile a quella che si respirava nel 1997, il tramonto del ventunesimo secolo, un’altra fase di transizione, anche se in altri luoghi e in altri tempi. Eppure le tematiche affrontate – quelle care al regista giapponese – sono più che mai attuali: la distruzione della natura ad opera di popoli ambiziosi, egoisti e senza scrupoli; le guerre, difficilmente utili, che popolano l’intero pianeta; l’amicizia e l’amore. La morale, in fondo, è facile da capire: l’uomo e la natura dovrebbero serenamente coesistere e bisognerebbe imparare a costruire, più che precipitarsi a distruggere. Ma c’è di più: se il mondo va a rotoli, non è detto che non esista una ragione per viverci ugualmente. Ashitaka era un condannato a morte, spinto solo dall’amore per il suo popolo e da una vana speranza di guarigione, eppure rinasce grazie a San. La voglia di proteggerla e di liberarla, nello stesso tempo, dalla condanna di una vita infelice (né donna né lupo, come spiega bene Moro) lo rendono un uomo se possibile più coraggioso, più valoroso e più assennato. Come direbbe il principe Emishi, “vedere cosa accade con occhi non velati dall’odio” ti dà una visione del tutto diversa delle azioni che si compiono. Eboshi, l’arrogante padrona della Città di Ferro, non riesce a liberarsi dalla sua avidità, nemmeno alla fine, come il doppiaggio italiano ci fa erroneamente dedurre. E su questo bisogna inevitabilmente puntare il dito contro la distribuzione italiana, che spesso pensando di far bene commette solo un terribile danno che colpisce tanto il regista quanto lo spettatore. Quando Eboshi dichiara “Oggi ho capito che la foresta è sacra e nessuno ha il diritto di profanarla”, in realtà nella versione giapponese esclamava un ben meno ‘pentito’ “Io ci rinuncio, non posso vincere contro gli stupidi”. Il finale lascia la porta aperta all’immaginazione o, se si vuole essere più precisi, ad un futuro inesplorato. Miyazaki sottolinea che la natura umana non è perfetta, che spesso l’amore incontra difficoltà insormontabili e spesso non ci si pente del male commesso, anche se ha portato solo distruzione. In fin dei conti, però, si va avanti lo stesso, senza un lieto-fine eclatante, ma con piccoli spiragli di luce. A dimostrazione che il mondo si sposta a passi infinitesimali e all’uomo basta poco per vivere il tempo che ha a disposizione il più felicemente possibile.

 
 

La Principessa Mononoke recensione del film di Hayao Miyazaki

La Principessa Mononoke

La Principessa MononokeSiamo in Giappone, nel cosiddetto periodo “Muromachi” (1392-1573). Il giovane e coraggioso Ashitaka si scontra con un cinghiale posseduto da un Dio malefico e si impregna della sua maledizione, che dovrebbe portarlo alla morte in breve tempo. Partirà allora verso l’Ovest per tentare di neutralizzare il suo effetto. Si imbatterà in una guerra tra un piccolo villaggio “tecnologico” e un bosco incontaminato, dove vive il Dio-Bestia, creatura che regna su ogni cosa esistente.

Uscito originariamente nel 2000 in Italia, La Principessa Mononoke torna in una versione ridoppiata (8-15 maggio) grazie a Lucky Red. Come del resto tutte le pellicole di Hayao Miyazaki, non è un semplice cartone animato, ma dietro alla perfezione del comparto visivo, qui realizzato sia in computer grafica che a mano, si palesa una storia che mette sul piatto moltissimi temi e altrettante riflessioni: l’eterno scontro tra uomini e Dei, il progresso tecnologico contrapposto alla natura incontaminata, il ruolo degli uomini e delle donne, l’ignoranza (con significato di non-conoscenza) e più in generale il senso della bellezza del mondo, della vita. Temi che potrebbero essere raccontati in decine di modi diversi, ma Miyazaki sceglie la via che gli è familiare, dove lascia trasparire la passione per la natura, per la vita a contatto con gli animali, in una raffigurazione incantevole dello spazio aperto.

la principessa mononokeNon è affatto un film consolatorio, che cerca a tutti i costi un lieto fine. Lo stesso Miyazaki dirà che “non ci può essere un lieto fine tra gli Dei della foresta e gli uomini”. Ma prova comunque a cercare una soluzione e prima di arrivarci mostra storie di vendetta, violenza, ma anche umanità e pietà. Insomma, un’ampia rosa di sentimenti umani. L’intreccio narrativo non è per niente semplice, così come i suoi personaggi, che vanno oltre il concetto di buono e cattivo, perché ognuno ha delle ragioni ben precise su quello che fa e dal canto suo, si trova dalla parte giusta. La figura del protagonista si discosta da questa ambiguità e simboleggia invece una purezza d’animo e di giustizia, che è presente sin da subito e, nonostante il viaggio affrontato, non subisce scossoni, ma anzi consolida la sua forte umanità. Parallelamente, la principessa Mononoke, che vive in simbiosi con il mondo animale e degli Dei, compie un percorso molto più profondo, che non la porta a cambiare opinione sul mondo umano, ma ad entrarvi in contatto in un modo che non aveva mai assaporato.

La Principessa Mononoke è Miyazaki in tutto il suo splendore. Sorretto da una storia complessa che può essere letta a più livelli, il film è la bellezza delle immagini e l’amore che il regista giapponese nutre per la Natura, nel senso più generico del termine. Lo spettatore ne viene travolto e incantato. Bellissimo.

 
 

La principessa Mononoke – scheda

Mononoke

Dal genio di Hayao Miyazaki, un capolavoro del cinema d’animazione. Ecco la scheda di Cinefilos, a cura di Grazia Cicciotti.

 
 

La principessa e il ranocchio: recensione del film

La principessa e il ranocchio 

La recensione del film d’animazione La principessa e il ranocchio diretto da Ron Clements e John Musker prodotto da Walt Disney Pixar.

Nella New Orleans degli anni 20’ la giovane Tiana lavora duramente per realizzare il sogno di suo padre :aprire un ristorante tutto suo. Non sembra esserci tempo per il matrimonio quando alla festa in maschera della sua ricca amica Charlotte i proprietari del locale si dichiarano non più disposti a vendere; finché , sul balcone con gli occhi al cielo in attesa di un miracolo , Tiana non viene spaventata da uno strano ranocchio : dice di essere il principe Naveen e di avere bisogno del bacio di una principessa …

La principessa e il ranocchioRegia: Ron Clements, John Musker

Anno: 2009

Con le voci di: Anika Noni Rose/Domitilla D’Amico/Karima Ammar: principessa Tiana; Keith David/Luca Ward: Dottor Facilier; Jim Cummings/Luca Laurenti: Ray; Bruno Campos/Francesco Pezzulli: principe Naveen.

Trama del film La principessa e il ranocchio: Nella New Orleans degli anni 20’ la giovane Tiana lavora duramente per realizzare il sogno di suo padre: aprire un ristorante tutto suo. Non sembra esserci tempo per il matrimonio quando alla festa in maschera della sua ricca amica Charlotte i proprietari del locale si dichiarano non più disposti a vendere; finché, sul balcone con gli occhi al cielo in attesa di un miracolo, Tiana non viene spaventata da uno strano ranocchio: dice di essere il principe Naveen e di avere bisogno del bacio di una principessa …

Analisi: Col dominio incontrastato della CGI  e l’estenuante ricerca di perfezione e profondità tridimensionale è davvero ammirevole il tentativo della Walt Disney Pictures di ritrovare sé stessa (dopo anni di oscurantismo e smarrimento ) a mezzo delle vecchie tecniche d’animazione che hanno accompagnato la nostra infanzia e che ancora ci fanno sognare  ,attraverso una storia di estrema classicità (forse anche troppa): La principessa e il ranocchio è in tutto e per tutto un film Disney secondo il canone tradizionale (curiosamente voluto con insistenza proprio da John “MR Pixar “ Lasseter), che non solo si basa sul più noto e immortale fra i topoi fiabeschi (il principe ranocchio che per tornare normale ha bisogno di un bacio della sua amata ) ma si caratterizza per un gusto volutamente patinato e retrò al punto tale che probabilmente se il film fosse uscito dieci anni fa ben poco sarebbe cambiato. 

Anche se abilmente nascoste, comunque delle novità ci sono e parecchio interessanti, soprattutto nell’ambientazione: dopo tanti regni immaginari e luoghi perduti nel tempo e nello spazio  i riflettori sono tutti per lei, una luminosa New Orleans, la città dove tutti quanti voglion fare il jazz, terra del banjou e di  riti vodoo da brivido; impossibile non riconoscere negli sfavillanti colori del carnevale e nelle inquietanti atmosfere del cimitero Lafayette una dichiarazione d’amore smisurata, insieme a una lacrima di nostalgia, per una città crocevia di culture uscita distrutta dal terribile uragano Katrina e improvvisamente rinata, lì davanti a noi al massimo del suo fascino magnetico.

La principessa e il ranocchio, personaggi di una favola Disney

Moderna è anche l’indole della bella Tiana , principessa di cuore e non di titolo che invece di pensare al matrimonio come le tante sue colleghe lavora notte e giorno per potersi permettere il ristorante dei suoi sogni  e che , perfettamente in sintonia con l’era Obama, è per la prima volta (ed era ora )una giovane afroamericana; simpaticamente scanzonato e spendaccione  invece il tanto agognato principe Naveen , assai poco avvezzo al risparmio e alle responsabilità che proprio per cercare facile ricchezza finirà nella trappola del villain.

Ben più stellari sono però i personaggi di contorno:  la lucciola sdentata Ray ,visibilmente modellata sul grande Louis Armstrong e innamorata della  stella Evangeline, la simpaticissima amica Charlotte La Bouff, ossessionata dalla ricerca del suo principe azzurro e disposta a qualsiasi sacrificio (chissà se riuscirà a sposare il fratellino seienne del principe una volta diventato adulto…), il Dottor Facilier , che nel “facilitare” la vita delle sue vittime accumula un debito che può essere saldato soltanto a prezzo della propria anima e il suo alter ego positivo Mama Odi , arzilla vecchietta ultracentenaria simile a una santona nell’aspetto e alla fata turchina nelle movenze.

Impeccabili i disegni e l’uso dei colori , le pennellate arcobaleno degli incantesimi vodoo e gli azzurri della palude e del cielo stellato che si sposano perfettamente con l’atmosfera carnevalesca e multietnica della mitica città a mezza luna, da gustarsi  finalmente senza odiosi occhialini inutili ma pronti  egualmente ad entrare nell’immaginario dei bambini di oggi che ormai quasi rischiano di disconoscere il mondo in 2D.

E’ un peccato allora che nonostante le interessanti premesse e la suggestiva opportunità di dialogare con un passato che definire glorioso nel genere è dire poco, nel tentativo di mixare al meglio la dimensione umana del cartoon con quella “animale” (da sempre grande cavallo di battaglia della Disney )  la pellicola di Ron Clements e John Musker ( registi dei bellissimi “Aladdin “e la “Sirenetta”) si smarrisce a metà strada : dal momento in cui i protagonisti vendono trasformati in ranocchi il film inizia inesorabilmente ad annoiare, non riuscendo più a emozionare neppure al momento del necessario happy ending , salvando dal generale senso di stanchezza solo pochissimi momenti (la ballata delle lucciole sul banjou e la poetica riunione di Ray alla sua Evangeline).

Nella favola La principessa e il ranocchio le citazioni dal passato Disneyano e non non si fanno certo mancare: Facilier  ricorda l’Ade di Hercules, il ranocchio Naveen sembra il fratello gemello di Jean Bob ne “l’incantesimo del lago” e il servo Lawrence è praticamente fotocopiato dal Nathaniel di “come ‘incanto”,  eppure la giusta dimensione evocativa  non viene aiutata dalla colonna sonora di Randy Newman: pur in sintonia con le atmosfere jazz degli anni ’20 , i motivi musicali si scoprono totalmente non orecchiabili (è incredibile come tutti i pezzi della colonna sonora scivolino via senza lasciare traccia quando in passato bastava un solo ascolto perché restassero impresse).

Nessuno mette in dubbio che sia un prodotto molto carino e deliziosamente fuori tempo e che bisognerebbe cercare di investire di più nel candore e nella semplicità del disegno a mano, ma per costruire una buona difesa contro l’avanzata del digitale bisognerebbe cercare di osare di più senza aver paura di scontentare gli “storici” né di essere mal giudicati da chi è cresciuto ( a volte davvero male ) a pane e pixel. Per dirla come la saggia mamma Odi: avremo anche avuto quello che volevamo, ma abbiamo davvero avuto ciò di cui avevamo bisogno?

 
 

La primavera della mia vita: grande successo per il debutto cinematografico di Colapesce e Dimartino

La primavera della mia vita

Dopo il trionfo al Festival di Sanremo dove hanno vinto il Premio della Critica “Mia Martini” e il Premio della Sala Stampa “Lucio Dalla” con il brano “Splash”, Colapesce e Dimartino collezionano un altro grande successo con il loro film d’ esordio La primavera della mia vita – evento speciale nei cinema dal 20 al 22 febbraio –  che ha incassato €213.000 (dati Cinetel), piazzandosi per il terzo giorno consecutivo sul podio del box office .

La primavera della mia vita rappresenta così il secondo film evento per incassi del 2023. Il percorso del film prosegue ora in alcune sale selezionate sul territorio nazionale dove rimane in programmazione. Il film è diretto da Zavvo Nicolosi, alla sua opera prima. La sceneggiatura è di Michele Astori, Antonio Di Martino, Lorenzo Urciullo e Zavvo Nicolosi da un soggetto firmato Di Martino, Urciullo e Nicolosi. Colapesce e Dimartino firmano anche la colonna sonora originale pubblicata da CAM Sugar, di cui fa parte il brano “Splash” (Numero Uno/Sony Music), che accompagna i titoli di coda della pellicola.

La primavera della mia vita è prodotto da Wildside, società del gruppo Fremantle, e Vision Distribution, coprodotto da Sugar Play in collaborazione con Sky e con Prime Video con il sostegno della Regione Siciliana, Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo, Sicilia Film Commission, ed è uscito nei cinema come evento speciale con Vision Distribution.

 
 

La primavera della mia vita, trailer del debutto al cinema di Colapesce e Dimartino

Vision Distribution, Wildside, società del gruppo Fremantle, e Sugar Play presentano il trailer ufficiale del film La primavera della mia vita, che segna il debutto al cinema di Colapesce e Dimartino, in uscita come evento speciale nelle sale italiane dal 20 al 22 febbraio.

Tra i più attesi artisti in gara al prossimo Festival di Sanremo, con il brano “Splash” (Numero Uno/Sony Music), presente anche nei titoli di coda del film, Colapesce e Dimartino sono i protagonisti, autori del soggetto e della sceneggiatura, nonché autori e interpreti della colonna sonora originale in uscita per CAM Sugar.

Un sorprendente road movie con molti inattesi special guest musicali: Madame, Roberto Vecchioni, Brunori Sas, ErlandØye e La Comitiva. Nel cast Stefania Rocca, la loro eccentrica agente, Corrado Fortuna, il meccanico con un’imprevedibile passione per i Doors, Demetra Bellina, la misteriosa Sofia, accompagneranno i due protagonisti in un viaggio surreale e poetico.

La primavera della mia vita  è la rocambolesca storia di due amici, con un passato musicale in comune e un futuro tutto da scrivere. Dopo la rottura del loro sodalizio professionale e un lungo periodo di silenzio, Antonio (Dimartino) ricontatta Lorenzo (Colapesce) per un nuovo, misterioso e affascinante progetto. Questa volta la musica non c’entra, ma la posta in gioco è così alta da smontare l’iniziale diffidenza di Lorenzo e la scadenza così stretta da trascinare i due amici in una spericolata, quanto temeraria, corsa contro il tempo in cui le sorprese non finiscono mai. E Antonio e Lorenzo dovranno fare i conti con il proprio passato e con se stessi. Fino ad una sconvolgente rivelazione.

Il film è diretto da Zavvo Nicolosi, alla sua opera prima. La sceneggiatura è di Michele Astori, Antonio Di Martino, Lorenzo Urciullo e Zavvo Nicolosi da un soggetto firmato Di Martino, Urciullo e Nicolosi.

La primavera della mia vita è prodotto da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, società del gruppo Fremantle, da Vision Distribution, coprodotto da Filippo Sugar ed Elisabetta Biganzoli per Sugar Play, in collaborazione con Sky e con Prime Video con il sostegno della Regione Siciliana, Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo, Sicilia Film Commission. Il film uscirà nei cinema come evento speciale dal 20 al 22 febbraio 2023 con Vision Distribution.

 
 

La primavera della mia vita, la recensione del film con Colapesce Dimartino

La primavera della mia vita film recensione

La primavera della mia vita – “La vita è un susseguirsi di Gesù, tasse, rapporti deludenti. E poi muori.

Metti per caso un road movie in Sicilia dove tra folklore ed estetica alla Wes Anderson si colloca La primavera della mia vita. Il film con Colapesce Dimartino, reduci dal successo di Sanremo 2023 con la vittoria del premio Sala Stampa Lucio Dalla e il premio della critica Mia Martini con “Splash” – che compone anche la colonna sonora di questo film. Il duo canoro si è occupato anche dell sceneggiatura del film aiutato da Zavvo Nicolosi, regista alla sua opera prima. Un sorprendente road movie con molti inattesi special guest musicali: Madame, Roberto Vecchioni, Brunori Sas, ErlandØye e La Comitiva. Nel cast Stefania Rocca, la loro eccentrica agente, Corrado Fortuna, il meccanico con un’imprevedibile passione per i Doors, Demetra Bellina, la misteriosa Sofia, accompagneranno i due protagonisti in un viaggio surreale e poetico. Il film sarà distribuito in sala dal 20 al 23 febbraio per Vision Distribution.

La primavera della mia vita, la recensione

Quello che fanno Colapesce Dimartino alle parole è un regalo a tutto il pubblico. Prima con le loro canzoni portando sul palco tematiche complesse unendo una vibe dance anni ’70 e adesso con La primavera della mia vita. Il film di Zavvo Nicolosi – che dirige i videoclip del duo ma si trova alla prima volta dietro la macchina da presa di un film – si riconcilia molto con la natura in tutte le sue sfaccettature. In particolare, la natura nel film è centrale per raggiungere la riconciliazione interiore con noi stessi e con le persone a noi care. Colapesce Dimartino interpretano una versione più amplificata di loro stessi, Lorenzo e Antonio, in un road trip per la Sicilia mostrano le meraviglie del territorio grazie a delle inquadrature fisse e movimenti di macchina ridotti a zero.

La primavera della mia vita è la rappresentazione di una rinascita che si articola su tre livelli: la rinascita di Antonio e Lorenzo come singoli ma anche della loro ritrovata amicizia. I due, infatti, anche nel film sono amici che hanno iniziato la loro carriera canora insieme e a causa di visioni artistiche differenti litigano e si separano per tre anni. In questo periodo non hanno mai interagito: Lorenzo ha intrapreso una carriera a Milano, il classico siciliano che va al nord per trovare lavoro, Antonio ha subito un grave incidente ed ha trovato nell’Ordine dei Semeniti il ricongiungimento con se stesso. Il successo, infatti, è stata proprio la causa della rottura tra i due amici così diversi: uno intraprendente e l’altro dall’animo taciturno.

La primavera della mia vita film

La vita è un paradiso di bugie

Antonio ha una missione da compiere per conto dell’Ordine dei Semeniti per farlo ha bisogno della persona a cui vuole più bene: Lorenzo. Una bugia è il motore scatenante del film perché Lorenzo scoprirà la verità solo alla fine del viaggio. In La primavera della mia vita siamo, infatti, messi di fronte all’ultimo viaggio di Lorenzo e Antonio come amici e come individui. Nel corso del film i due dovranno affrontare una serie di prove per ricongiungersi e trovare la pace: la Grotta dei Giganti, l’Isola Cornuta e le pendici dell’Etna sono le tre tappe risolutorie della narrazione. Lo spettatore, invece, ammira estasiato le bellezze di questa Sicilia arida sotto il sole di un’estate che sembra non finire mai. Non mancano il folklore e i detti popolari, qualche tocco di denuncia a quei luoghi comuni con cui si narra il territorio siciliano da secoli.

In un ristorante dal nome L’Astice fuggente la narrazione dedica la denuncia maggiore rispetto a questo tipo di narrazione. Infatti, durante il pranzo Lorenzo e Antonio assistono a una rapina per poi scoprire che in realtà è una messa in scena della proprietaria del ristorante, una nobildonna tedesca che ha acquistato il locale e fa vivere ai suoi commensali “una esperienza tipica Siciliana” grazie alla compagnia “Speedy Pizzo”. I due personaggi, in questa scena, così come in altre lasciano che sia il silenzio a parlare per loro, subendo passivamente queste scene senza commentare. Colapesce Dimartino sono molto bravi a far parlare i luoghi comuni pur non facendone la parte centrale del film. Poche volte la Sicilia ha subito una narrazione così diversa da quella stereotipata legata alla mafia.

Tagliare i rami secchi

Prima che arrivi la primavera è necessario fare un lavoro accurato per far crescere i rami dei nostri alberi più robusti. Ciò consente alla pianta di prendere vita e di progredire in una strada diversa rispetto a quella intrapresa. Così l’espressione metaforica di tagliare i rami secchi diventa il centro de La primavera della mia vita. Antonio ha voluto Lorenzo come Testimone di questo viaggio per aiutarlo a tagliare i rami secchi della sua vita e aiutarsi a sua volta a compiere il sacrificio finale che ci porta alla fine del film. Le tre prove, infatti, sono servite per questo scopo.

La prima, alla Grotta dei Giganti, ha messo alla prova l’amicizia di Lorenzo per Antonio. La seconda prova, invece, è servita a mettere in luce le difficoltà di Lorenzo a trovare stabilità nell’amore. La terza a trovare la risoluzione nel rapporto con il padre che lo ha abbandonato da piccolo. Lorenzo, dunque, taglia i suoi rami secchi grazie ad Antonio che a sua volta ha raggiuto la sua missione. Viene svelato il vero motivo di questo lungo viaggio de La primavera della mia vita: Lorenzo dovrà aiutare Antonio a ricongiungersi con la natura e rinascere l’albero. Secondo l’Ordine dei Semeniti questa era l’ultima prova da superare.

Mandorlo in fiore

La primavera della mia vita diventa una duplice metafora di rinascita. Antonio vive la sua primavera rinascendo come un meraviglio mandorlo in fiore, Lorenzo dal canto suo ha una rinascita interiore. Abbandona le questioni legate alla fama e al successo che hanno consumato in primis il rapporto con Antonio. Grazie al sacrificio di Antonio, finalmente Lorenzo ha scoperto se stesso e – una volta abbandonati i drammi del suo passato – riesce a crearsi una famiglia. Il film con le sue ispirazioni a registi di enorme portata come Wes Anderson e Wim Wenders riesce a portare sul grande schermo un piccolo spaccato di realtà che, in primis, hanno vissuto i due protagonisti. Lo fa in modo gentile e diretto, con ironia e con uno sguardo sempre attento a non cadere nel banale della rappresentazione di una terra schiava dello stereotipo che questa volta rinasce come un mandorlo in fiore.

 
 

La primavera della mia vita, la conferenza stampa del road movie di Colapesce Dimartino

La primavera della mia vita film conferenza stampa

Il duo canoro dopo il successo di Sanremo 2023 presenta alla stampa La primavera della mia vita. Il film diretto da Zavvo Nicolosi alla sua opera prima vede Lorenzo Urciullo (in arte Colapesce) e Antonio Di Martino (in arte Dimartino) alla sceneggiatura in quello che è un viaggio introspettivo ed estetico con al centro una Sicilia mai vista. Il racconto portato in scena è sicuramente un’opera che si basa molto sul racconto personale dei due cantanti e amici palermitani che trova uno sfogo nella pellicola. Il film uscirà dal 20 al 23 febbraio in sala per una proiezione speciale per Vision Distribution.

Come raccontano in conferenza stampa i protagonisti seguiti dal regista e dal gruppo di sceneggiatori, il film presenta moltissime inquadrature fisse, tutto a stacco e pochi movimenti di macchina. Lo stesso regista Zavvo Nicolosi si è espresso a riguardo: “Il cinema per me è una mania di controllo, non è solo una passione che deriva da una evasione dalla realtà. Nel film siamo come un dio per un tempo limitato e possiamo gestire quello che succede e per me che sono una persona ansiosa va benissimo”.

La primavera della mia vita, da Wim Wenders a David Byrne

Il regista ha parlato anche dei riferimenti registici a cui si è ispirato per La primavera della mia vita. In conferenza stampa si è sottolineata la vicinanza registica ad alcuni nomi come Yorgos Lanthimos, Wes Anderson. Ma c’è un film più di tutti che ha ispirato Nicolosi: “True stories di David Byrne, dal punto di vista sia visivo che anche come viene raccontato il territorio è uno dei punti fondamentali. Con il direttore della fotografia abbiamo fatto uno studio preciso. Abbiamo pensato al racconto del territorio che fa a volte Wim Wenders come in Paris, Texas. C’è anche tanta commedia, John Landis per me è il migliore nel genere. C’è anche molto cinema italiano di fine anni 70 inizio anni 80 come Non ci resta che piangere. Sia Antonio che Lorenzo seguono un po’ questa linea musicalmente”.

L’idea era nella mente del duo da molto tempo. La primavera della mia vita nasce durante la pandemia e trova il pieno supporto di Nicolosi fin da subito. L’ultimo componente ad unirsi alla banda è Michele Astori che come sceneggiatore ha avuto il compito di mettere insieme i pensieri del resto del gruppo. Principalmente però i protagonisti tendono a precisare che questo film si discosta da tutti gli altri progetti cinematografici incentrati sulla carriera dell’artista. “Questo film rende l’esperienza diversa rispetto ad altri progetti di altri cantanti che hanno voluto intraprendere un progetto cinematografico. Per quanto ci riguarda”, dice Lorenzo Urciullo, “Abbiamo avuto un controllo totale su tutto il film dalle sceneggiature alle musiche”.

Antonio continua: “L’idea è nata prima ancora di fare il disco. Volevamo scrivere un film e questo film è nato da una serie di note di cose che sono successe durante il tour che ci hanno divertito, alcune delle quali non sono finite nel film, che abbiamo scritto e conservato. Poi abbiamo contattato Zavvo e insieme abbiamo scritto il soggetto del film inserendo tutti gli elementi della mitologia. Inizialmente però nella nostra idea il road movie era diverso. Era nato come l’ultimo viaggio di Antonio con la sua vecchia auto che poi doveva essere rottamata. Michele è stato fondamentele per noi. Avevamo tante idee confuse e lui ci ha ordinato le idee, come arrivare a un determinato punto e perché.

La mitologia

La primavera della mia vita film conferenza

Durante la visione del film ci si imbatte nella storia della Sicilia, dalle sue radici. Una terra di conquista che raccoglie al suo interno una moltitudine di civiltà antiche. Sicuramente tra i riferimenti c’è anche quello alla Sicilia araba di cui parlano gli sceneggiatori: “La Sicilia araba è entrata naturalmente senza una scelta iniziale. Il lavoro che abbiamo fatto è stato quello di riuscire a riservare quello che era lo spirito del loro approccio ironico e malinconico alla vita. Il soggetto che hanno portato era abbastanza folle ma è stata una ventata di energia. Le opere prime sono quelle che regalano un po’ di incoscienza”.

Il tema della mitologia e anche un po’ della magia è centrale ne La primavera della mia vita e ognuno dei protagonisti prova a dire la sua. Per Lorenzo, la mitologia è più interessante della verità: “Noi siamo molto appassionati della mitologia. Nel film l’abbiamo disseminata un po’ questa passione. La storia dei giganti parte dalla leggenda dei Lestrigoni. Siamo convinti che la leggenda spesso è più interessante della verità. Anche l’Isola Cornuta parte da una storia vera, con questa farina che veniva impastata che dava allucinazioni”. Per Antonio questa mitologia risiede proprio nella narrazione della Sicilia e della sicilianità: “La Sicilia la storia è basata sul verosimile, non sul vero, nel senso che potrebbe anche esistere la teiera più grande dl mondo vicino Enna”. Anche per Zavvo Nicolosi la Sicilia è una terra dal pensiero magico: “La Sicilia è un posto dove attecchisce il pensiero magico. Molte persone credono a queste storie verosimili”.

 
 

La Primavera araba del cinema dal 3 – 10 e 17 Novembre a Roma!

L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici presenta il 3, 10 e 17 novembre una prima eco delle rivoluzioni popolari della Primavera araba, vista da registi. Tre appuntamenti settimanali che ci portano sull’altra sponda del Mediterraneo per una breve incursione nel cinema documentario dell’Egitto e della Tunisia.

 
 

La prima volta dei personaggi Disney: i concept

Concept Disney

Di seguito vi mostriamo, via blogs.disney, i primi concept realizzati per alcuni dei personaggi Disney più amati dei lungometraggi animati.

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Si tratta, per alcuni versi, della “prima volta” dei personaggi Disney più amati, così come sono apparsi nella mente dei loro creatori.

Concept Disney
Concept Disney

Il processo creativo dietro a un film è lungo e complesso. Quando si tratta di film d’animazione poi si parte dal presupposto che i personaggi, il paesaggio, l’intero film va costruito dal nulla. Nella fase iniziale i concept sono davvero fondamentali e spesso sono anche molto diversi dal prodotto finale che vediamo sullo schermo.

Capita così di vedere dei concept come quelli della Bella e la Bestia che, paradossalmente, sono storicamente molto più credibili del prodotto finale, ma certamente meno belli e esteticamente meno rassicuranti della versione finale. Che ne pensate? Preferite la versione grezza e primordiale, o quella finale e rifinita?

 
 

La prima volta (di mia figlia): recensione del film di e con Riccardo Rossi

La prima volta (di mia figlia)

Per il suo debutto alla regia, La prima volta (di mia figlia),  il comico romano Riccardo Rossi ci narra la vicenda di Alberto (Riccardo Rossi), un medico della mutua meticoloso ed ossessivo quel tanto che basta ad evocare lo spirito di alcuni personaggi di verdoniana memoria. In La prima volta (di mia figlia) Alberto va in crisi leggendo casualmente il diario della figlia quindicenne Bianca (Benedetta Gargari) la quale, sembra essersi posta come obiettivo quello di perdere la verginità a breve.

Così l’uomo mette in piedi una task force composta dai padrini di battesimo della piccola, Marina (Fabrizia Sacchi) e Giovanni (Stefano Fresi), ai quali Alberto chiede di convincere la ragazza a rinunciare per il momento a questo suo proposito. Ma Alberto che programma sempre tutto non ha preventivato l’irruzione della casualità nel suo ben congegnato piano, ovvero la presenza nello stesso locale scelto per la riunione dell’odiata collega Irene (Anna Foglietta), una psicologa anticonformista. Riccardo Rossi, che ha costruito la sua professionalità calcando fin dall’inizio il palcoscenico di teatrini off e cabaret, non rinuncia all’impianto teatrale per il suo primo lungometraggio.

La prima volta (di mia figlia)

La prima volta (di mia figlia) ha la struttura narrativa di una piece teatrale corale il cui fulcro sono i tic, le manie, l’ossessività e le vicende tragicomiche del personaggio di Alberto. Il mezzo cinematografico permette di intervallare le lunghe sequenze costituite da battute tra il protagonista e le sue spalle (ovvero tutti gli altri personaggi), con flashback che riguardano i ricordi della prima volta rispettivamente di Marina e Giovanni, Irene ed infine lo stesso Alberto. Ad innescare i ricordi, le domande dirette della giovane Bianca che mette a nudo le ipocrisie degli adulti tutti impegnati a “darle una lezione” ma che, di fatto, hanno ancora molto da imparare sull’amore e sul sesso. L’unica al tavolo che si accattiverà la simpatia di Bianca sarà Irene perché in grado di connettersi sulla stessa lunghezza d’onda della ragazza senza giudicare le sue scelte.

Oltre all’uso dei flashback, per spezzare la monotonia di una struttura narrativa troppo incentrata sui dialoghi e sull’unità di luogo e d’azione, Riccardo Rossi sembra sforzarsi di fornire allo spettatore punti di vista differenti tramite la creazione di inquadrature costruite a partire da angolazioni insolite. E’ molto interessante, inoltre, anche se non totalmente originale come idea, la sequenza iniziale in cui il personaggio di Alberto viene presentato rompendo l’unità dell’immagine e frantumando la sua figura in tanti particolari significativi che ci parlano della sua personalità. D’altronde ciò rispecchia la natura stessa della comicità di Riccardo Rossi, una comicità mai volgare o scontata che si sofferma sulle piccole idiosincrasie della vita quotidiana.