E’ da oggi disponibile la prima stagione completa e Il Trono di Spade (Game Of Thrones) in vendita dal 3 ottobre 2012 .Tratto dalla collana dei romanzi fantasy di grande successo
La prima regola: al via le riprese del film di Massimiliano D’Epiro
Sono iniziate in Puglia, nella città di Bari, le riprese del film La prima regola di Massimiliano D’Epiro, adattamento del testo teatrale La classe scritto da Vincenzo Manna, con cui il regista firma la versione per il cinema.
Una produzione Dinamo Film, Goldenart Production con Rai Cinema in associazione con Notorious Pictures, con il contributo di Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia a valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020. Il film, inoltre, è stato sviluppato con il contributo di Apulia Film Commission attraverso l’Apulia Development Film Fund e con l’Apulia Film Forum per la fase di produzione. La prima regola uscirà nelle sale italiane nel 2022 con Notorious Pictures.
La prima regola, la trama
Il film racconta uno spaccato del periodo storico che stiamo vivendo: una scuola superiore di periferia, strutture, studenti e corpo docente sono lo specchio esemplare di una depressione sociale ed economica che sembra irreversibile. A peggiorare la situazione, a pochi metri dalla scuola, tra le case del quartiere, lo “Zoo”, uno centro di assistenza ai migranti diventato con gli anni un campo profughi permanente. Un professore viene chiamato a tenere un corso di recupero per sei studenti sospesi per motivi disciplinari. Si incontrano ogni pomeriggio, quando fuori è già buio, all’interno di un’aula di periferia dove, dopo l’ostilità e la diffidenza iniziali, il professore riesce a conquistare la fiducia dei ragazzi e ad ottenere risultati sorprendenti. Ma quando scoppiano gli scontri tra popolazione e migranti, la situazione gli sfugge rapidamente di mano. La città viene invasa dai militari, dai giornalisti, dai manifestanti. La tensione cresce. Vengono fuori tutte le contraddizioni di una società abbandonata a sé stessa. In questo quadro desolante i conflitti che covano nella scuola e negli animi degli studenti esplodono tragicamente.
La prima regola è una sorta di kammerspiel scolastico, quasi interamente ambientato tra le mura di un istituto nel cuore di Bari, un “non-luogo” che potrebbe benissimo trovarsi in qualsiasi altra cittadina del mondo dove i costanti flussi migratori aggravano la situazione di crisi economica e sociale già in atto. Un dramma a sfondo sociale che riflette sul ruolo dei ragazzi, sull’importanza della Storia e dell’integrazione.
Un cast di giovani attori, volti di quella nuova generazione sempre più protagonista in film e serie tv di recente produzione, dà vita ai personaggi: Andrea Fuorto, Antonia Fotaras, Haroun Fall, Ileana D’Ambra, Luca Chikovani e Cecilia Montaruli. Accanto a loro, nei panni del professore Marius Bizau, insieme a Fabrizio Ferracane, il preside, e Darko Peric (‘Helsinki’ nella serie Netflix La casa di carta), il custode della scuola. Un gruppo molto assortito di attori italiani, o più precisamente italiani ‘di seconda generazione’, perché tra loro ci sono un’italo-greca, un italo-georgiano, un italo-senegalese e alcuni altri rumeni, serbi e nigeriani perfettamente integrati e con cittadinanza italiana. Una scelta non casuale che sembra quasi voler suggerire, come nel film, che un’altra integrazione è possibile.
“Della scuola sappiamo più o meno tutto, dai giornali, dal web, dalle chat dei genitori, ma non dalla voce dei ragazzi che la frequentano, che la vivono ogni giorno, in tutte le sue contraddizioni ed i suoi conflitti, anche razziali – spiega il regista Massimiliano D’Epiro. La dicotomia fra il bianco e nero, il giusto e lo sbagliato, nel film viene continuamente rotta dalle contraddizioni di una società compressa e dura come il cemento che la circonda. Volermi appropriare di queste tematiche non è un atto d’accusa nei confronti di una parte politica o di una categoria, o più in generale di quella società, è solo voler restituire ad un pubblico, il più ampio possibile, una testimonianza sullo stato delle cose. La prima regola racconta proprio questo, un mondo vicino al nostro, ma non uguale, perché è il mondo stesso a cambiare continuamente”.
La fotografia del film è di Matteo Calore, la scenografia di Francesco Scandale, i costumi di Sabrina Beretta, il montaggio di Karolina Maciejewska mentre il casting è curato da Armando Pizzuti.
La prima notte del giudizio: tutte le curiosità sul film
Arrivato sul grande schermo nel 2013, il film La notte del giudizio ha dato il via ad una delle più fortunate saghe cinematografiche ambientate in una realtà distopica. Composta da cinque film e una serie televisiva, la saga è stata ideata da James DeMonaco, ed ha in breve ottenuto ottimi riscontri di pubblico, tanto da giustificare la sua espansione. Dopo diversi sequel, nel 2018 è invece stato realizzato il primo prequel della saga, intitolato La prima notte del giudizio (qui la recensione), diretto da Gerard McMurray. Si tratta dunque del primo film non diretto da DeMonaco, il quale si è occupato soltanto della sceneggiatura.
Dopo aver visto le degenerazioni della notte del giudizio nei primi film della saga, gli autori hanno dunque deciso di raccontare in che modo tale evento è nato e si è diffuso. Inizialmente, questo capitolo spin-off era previsto come terzo film della saga, ma dato l’interesse dell’attore Frank Grillo e DeMonaco a continuare le vicende relative al personaggio di Leo Barnes, si preferì realizzare prima Election Year, rimandando di due anni le riprese di La prima notte del giudizio. Con un budget di 13 milioni, questo è anche il film di maggior incasso della saga, avendo totalizzato 127 milioni complessivi al box office.
Apprezzato in particolare per il suo aver presentato elementi inediti rispetto ai precedenti tre lungometraggi, questo quarto film della saga è dunque una gradita variazione sul tema, che offre la possibilità di confrontarsi con nuovi retroscena sul celebre periodo di sfogo collettivo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La prima notte del giudizio: la trama e il cast del film
In un futuro distopico il governo degli Stati Uniti D’America, guidato dai Nuovi Padri Fondatori, decide di testare un nuovo metodo che permetterebbe alla nazione di avere maggior sicurezza e sviluppo. Nel quartiere di Staten Island, una volta all’anno e solamente per dodici ore, viene consentito ai civili qualsiasi tipo di atto violento e disumano senza alcuna ripercussione giuridica. Questa notte infernale, nominata ‘Lo Sfogo’, permetterà di liberare ogni bisogno primordiale e bestiale così da diminuire il tasso di omicidi in tutto il paese nel corso dell’anno. Per incentivare i cittadini a partecipare all’evento, i Padri Fondatori promettono una lauta ricompensa che aumenterà in base all’efferatezza della violenza.
La psicologa May Updale viene incaricata di osservare l’esperimento, al fine di poter fornire dati esatti sull’efficacia dello sfogo. Il giovane Isaiah, attratto dalla prospettiva di guadagnare molti soldi per poter dare a sua sorella Nya una stabilità economica, decide di partecipare alla folle notte. Il ragazzo vorrebbe anche vendicarsi del tossicodipendente Skeletor, ignorando che anche quest’ultimo ha intenzione di partecipare per potersi permettere le sue dosi di droga. Scoccata l’ora prestabilita, Isaiah si aggira dunque per il quartiere e mentre con sua sorella tenta di resistere alla carneficina aiutato dallo spacciatore Dmitri, May fa una scoperta sconcertante sul vero scopo dello sfogo.
Ad interpretare il giovane Isaiah vi è l’attore Joivan Wade, fattosi notare grazie a serie come Youngers, Big School e, in particolare, la serie Doom Patrol, dove ricopre il ruolo di Victor Stone alias Cyborg. Accanto a lui, nel ruolo della sorella Nya vi è invece l’attrice Lex Scott Davis, divenuta celebre proprio grazie a tale ruolo. Y’lan Noel, invece, è lo spacciatore Dmitri, che aiuterà i due ragazzi a superare la notte dello sfogo. Rotimi Paul, invece, interpreta Skeletor. Per ottenere il ruolo, l’attore ha accettato di prendere la metro con indosso il costume del suo personaggio. Infine le attrici Marisa Tomei e Melonie Diaz ricoprono il ruolo della psicologa May Updale e della ricercatrice Juani.
La prima notte del giudizio: il sequel del film
Dato il grande successo ottenuto dal prequel, DeMonaco ha poi deciso di far proseguire ulteriormente la saga con La notte del giudizio per sempre, uscito nel 2021. Questo è un sequel diretto del terzo capitolo, Election Year, e riprende la narrazione a otto anni di distanza dall’elezione presidenziale di Charley Roan, con lo sfogo ristabilito dai Nuovi Padri Fondatori, tornati al controllo del governo statunitense. Inizialmente questo doveva essere l’ultimo capitolo della saga, ma recentemente DeMonaco ha affermato di essere al lavoro su un sesto capitolo che dovrebbe espandere il concetto dello Sfogo all’intero mondo. Al momento non vi sono però notizie in merito e non è noto quando il film sarà effettivamente realizzato.
La prima notte del giudizio: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di La prima notte del giudizio grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 22 dicembre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.
Fonte: IMDb
La prima notte del giudizio: trailer italiano ufficiale
Universal Pictures International Italy ha diffuso il primo trailer italiano ufficiale di La prima notte del giudizio, il nuovo film prodotto da Jason Blum e diretto da Gerard McMurray, con protagonisti Y’Lan Noel, Lex Scott Davis, Joivan Wade, Luna Lauren Velez, Marisa Tomei.
La prima notte del giudizio – la trama
Dietro ogni tradizione si cela una rivoluzione. Dopo l’Independence Day, assisti alla nascita dell’annuale “Sfogo”, le 12 ore prive di regole. Benvenuti nel movimento che ha inizio come un semplice esperimento: La prima notte del giudizio.
Per abbassare il tasso di criminalità sotto l’1 percento per il resto dell’anno, i Nuovi Padri Fondatori d’America (NFFA) sperimentano una teoria sociologica che dà libero sfogo all’aggressione per la durata di una notte in una comunità isolata. Quando però la violenza degli oppressori incontra la rabbia degli emarginati, il contagio esploderà dai confini periferici della città espandendosi per tutta la nazione.
Dopo il film di maggior successo della serie, La Notte del Giudizio – Election Year, il creatore James DeMonaco (sceneggiatore/regista de La Notte del Giudizio, Anarchia – La Notte del Giudizio e La Notte del Giudizio – Election Year) torna insieme ai produttori di questo fenomeno mondiale: la Blumhouse Productions di Jason Blum (la saga di Insidious, Scappa – Get Out, Split), la Platinum Dunes di Michael Bay, Brad Fuller e Andrew Form (Tartarughe Ninja e la saga Ouija, Non aprite quella porta), e lo storico partner produttivo di DeMonaco, Sébastien K. Lemercier (Distretto 13 – Le brigate della morte, Happy Few).
La prima notte del giudizio è diretto da Gerard McMurray (Burning Sands), basato su una sceneggiatura sempre scritta DeMonaco.
La Prima Notte del Giudizio, la recensione del film
Con La Prima Notte del Giudizio, torna al cinema la saga ideata da James Monaco, iniziata nel 2013 con La Notte del Giudizio e proseguita, a cadenza quasi annuale, con La Notte del Giudizio – Anarchia (2014) e con La Notte del Giudizio – Election Year (2016).
Le pellicole hanno incontrato il favore del pubblico e sono entrate nel cuore degli amanti del genere per la buona capacità di associare al genere distopico una certa dose di verosomiglianza, rendendo di fatto certe situazioni quasi credibili, e suscitando interessanti spunti di riflessione all’insegna di una spontanea constatazione: “Potrebbe accadere davvero”. L’idea di base è ormai nota: in un futuro non troppo lontano, per combattere la crescente criminalità, si decide di istituire una sola notte l’anno durante la quale ogni tipo di reato – compreso l’omicidio – è concesso. Questo in nome di un millantato amore verso la propria nazione (gli U.S.A.) e i propri cittadini, chiamati a “purificarsi” (purge) attraverso dodici ore di delitti e anarchia. Nella prima trilogia, ovviamente, veniva smascherata questa patina di patriottico “altruismo”, rivelando i veri intenti ideologici e fanatici dei Nuovi Padri Fondatori, e soprattutto denunciando il reale intento delle Purghe: decimare la popolazione meno abbiente, fardello di una società elitaria americana che in parte riecheggia quella reale.
La Prima Notte del Giudizio, come da titolo, è un prequel che dovrebbe narrare la nascita di questa paradossale situazione. Ma la spiegazione di come la dottoressa Updale (Marisa Tomei) ha collegato l’idea della Purificazione ai suoi studi di antropologia sociale è piuttosto nebulosa. L’elemento più intricante – quello dei Nuovi Padri Fondatori – è lasciato inesplorato, ed è un peccato se si pensa che nel secondo capitolo della saga ci erano state rivelate cose interessanti a riguardo.
Il passaggio di testimone
della direzione al regista di colore Gerard McMurray, fa della
Prima Notte del Giudizio un film pseudo-documentaristico, dove le
allusioni a quanto sta avvenendo attualmente negli Stati Uniti sono
gridate a gran voce. A partire dal cappellino rosso, simbolo
ricorrente in molte scene e persino nella locandina che è una
palese allusione alla campagna Trum, dove il berretto rosso
recitava “Make America Great Again”, mentre in The Purge 4 –
variando di poco – afferma “Make The Purge Great Again”.
Il cast è composto interamente di afroamericani e latini. Il sobborgo di Staten Island diventa una terra di nessuno (chiara allusione al fatto che lo sia realmente, in quanto sede della popolazione più povera dello stato di New York), dove le gang si fanno giustizia da sole quotidianamente. Ma una volta iniziato lo Sfogo le cose per questi reietti della società non sembrano cambiare più di tanto. Il film preme moltissimo sulla attuale politica ostracizzante di Trump, dove le minoranze etniche e i meno abbienti sono bersaglio facile di fanatici e militari. Allusioni al Ku Klux Klan, al Nazismo e alla “selezione della specie” (non a caso i cattivi veri sono tutti biondi e con gli occhi azzurri) fioccano a profusione, trasformando La Prima Notte del Giudizio in uno strano incrocio tra le opere di Spike Lee e il film premio Oscar Moonlight.
Questo però va a detrimento della godibilità della pellicola stessa, che era nata come fanta-thriller dalle venature horror, mentre in questo caso vuole essere più uno spaccato sociale del ghetto nero newyorkese condito in salsa gore (la violenza è altissima, forse più che nei film precedenti). È evidente che il regista McMurray, da sempre impegnato nelle cause politiche a favore del suo popolo, è troppo votato ad una causa – quella anti Trump – che per quanto giusta e legittima, in una saga come The Purge stona ed eccede.
E non basta riprendere determinati simboli della precedente trilogia (le maschere grottesche, la musica assordante e le riprese sghembe) per far sì che La Prima Notte del Giudizio eguagli in qualche modo il successo dei suoi predecessori, diventando invece un film senza una precisa identità, a metà strada tra il dramma sociale e lo splatter, ma dimenticandosi di dare spiegazioni e approfondimenti importanti.
La prima luce: recensione del film con Riccardo Scamarcio
La Prima Luce di Vincenzo Marra, vincitore del Premio Pasinetti Speciale come miglior Film delle Giornate degli Autori, ci avvicina a una problematica molto attuale: nel pieno della crisi economica e sociale che da anni attanaglia il nostro Paese, anche le relazioni si fanno più complicate, attaccate direttamente dall’interno e dall’esterno. In una società in cui è più facile “restare in contatto”, grazie all’evoluzione tecnologica della comunicazione, è paradossalmente più difficile essere fisicamente e spiritualmente vicini, troppe sono ancora le differenze culturali e forte è il senso di appartenenza alla terra natia.
In La prima luce Marco e Martina provengono da due paesi diversi, con le differenze culturali che ne conseguono. In comune hanno un figlio, una casa, una vita. Entriamo nella loro storia, quando l’amore tra di loro è ormai alla fine, sommerso dalle parole non dette e dalla solitudine che le differenze insormontabili ha creato. Stremata, Martina approfitta dell’assenza momentanea di Marco e decide di tornare in Sud America dalla sua famiglia, portando con sé il figlio Mateo. Per Marco inizia l’inferno fatto di avvocati e leggi difficili e a volte assurde che, quasi sempre, tendono a tutelare le madri, rendendo la vita di un padre molto dura.
È impossibile però non
sentire dei problemi di scrittura e di sviluppo dei personaggi:
Marco e Martina sfuggono continuamente alla nostra comprensione,
come se ci fosse un capitolo del film e della loro vita che non
abbiamo visto, la cui assenza non è compensata dai riferimenti
necessari per darci un’idea soddisfacente della loro personalità e
dei loro trascorsi come coppia. Le loro azioni appaiono sconnesse e
ingiustificate, i pilastri su cui hanno basato non solo la
relazione, ma tutta la loro vita, sono evanescenti, tanto da
rendere una storia così realistica, inverosimile.
I protagonisti, Riccardo Scamarcio e Daniela Ramirez fanno del loro meglio, ma non sono sostenuti dalla struttura solida necessaria a rendere credibili i loro personaggi. Lo spettatore si ritrova così trascinato in un’aula di tribunale in Sud America, dove un padre lotta per suo figlio, difendendosi da accuse di cui non si riesce a capire l’origine.
In uscita nelle sale il 24 settembre, La prima luce è un film che parla di una separazione forzata e straziante, che riesce a toccare la sensibilità di chi guarda, ma solo parzialmente poiché appare sconnesso. Si regge sulle spalle dei due protagonisti (deboli perché così concepiti in fase di scrittura), lasciando abbozzati gli altri personaggi che intervengono nella loro storia (compreso il piccolo Mateo) e i cui dettagli sembrano lasciati alla libera interpretazione dello spettatore.
La Prima Luce: clip del film con Riccardo Scamarcio
Guarda due clip del film La Prima Luce di Vincenzo Marra, con Riccardo Scamarcio, Daniela Ramirez, Gianni Pezzolla, Luis Gnecco e Alejandro Goic.
Il film è distribuito da BIM Distribuzione, ed uscirà nelle sale il prossimo 24 Settembre.
Marco, giovane e cinico avvocato rampante, vive a Bari con la sua compagna Martina e il loro piccolo Mateo di 8 anni. Martina, latino americana, si è trasferita in Italia dopo aver conosciuto Marco. La nostra storia inizia quando il rapporto tra i due è ormai alla fine. Martina vuole tornare a vivere nel suo paese con Mateo ma questa scelta escluderebbe Marco e lui non glielo consente, troppo profondo è l’amore e il legame con suo figlio. Dopo un periodo lacerante, Martina decide di scappare insieme a Mateo e si reca nel suo paese facendo perdere ogni traccia.
Il tempo per Marco inizia a scorrere più lento, non ha nessuna notizia di suo figlio e dopo un periodo di angoscia e sbandamento decide di andare a cercarlo.
La prima featurette ufficiale di X-Men Giorni di un futuro passato
X-Men Giorni di un futuro passato arriverà al cinema il 22 maggio, ma per colmare l’attesa e saziare la curiosità dei più appassionati, alcune immagini del backstage del film stanno già facendo il giro del mondo.
Gustatevi, dunque, la prima featurette ufficiale del film:
Tutte le foto:
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La trama di X-Men giorni di un futuro
passato, tratta dall’omonimo fumetto del 1981,
ripercorre un arco temporale ambientato in un imprecisato futuro in
cui gli USA sono dominati dalla Sentinelle, mentre i mutanti vivono
confinati in campi di concentramento. Kitty Pride torna indietro
nel tempo e impedisce dal passato che gli eventi precipitino a tal
punto da trasformare la vita dei mutanti del futuro in un inferno
di reclusione.
Vi ricordiamo che nel cast sono confermatissimi Hugh Jackman, Ian McKellen, James McAvoy, Halle Berry, Jason Flemyng, Jennifer Lawrence, Michael Fassbender, Nicholas Hoult, Peter Dinklage e Patrick Stewart. Il film è ispirato ai fumetti di Chris Claremont e John Byrne dal titolo: ”Uncanny X-Men” # 141 e 142 nel 1981. Tutte le info sul film nella nostra scheda: X-Men: giorni di un futuro passato. Tutte le news sul film invece sono nel nostro speciale: X-Men.
La Prima cosa Bella si avvicina aglo Oscar 2011
E’ “La prima cosa bella” di Paolo Virzì il film eletto come candidato italiano per l’Oscar 2011 come miglior film straniero.
La prima Catwoman Julie Newmar: “Ammiro Michelle Pfeiffer, Anne Hathaway divina”
La Premiere di The Hobbit in Nuova Zelanda!
La Premiere di “The Hobbit: An Unespected Journey” avrà luogo in Nuova Zelanda alla fine del 2012.
La preda perfetta: recensione del film con Liam Neeson
Matt Scudder (Liam Neeson) è un investigatore privato senza licenza, con un passato da poliziotto e da alcolista. Seppur controvoglia, accetta l’incarico di aiutare il narcotrafficante Kenny Kristo (Dan Stevens) per incastrare i due uomini che gli hanno rapito, torturato e ucciso la moglie. Scudder scoprirà che quello non è né il primo né l’ultimo dei massacri perpetrati dai due barbari assassini.
Basato sulla serie di romanzi gialli best-seller nati dalla penna di Lawrence Block, La preda perfetta – A Walk Among the Tombstones è scritta e diretta da Scott Frank che attraverso l’escamotage temporale, del 1999, struttura un giallo vecchia scuola che sembra richiamare le atmosfere desolate tipiche dei film del Nord Europa in cui il protagonista mette in risalto le sue doti di detective. La storia viene tracciata con perizia da parte della macchina da presa, attraverso inquadrature fisse, dettagli e primi piani, che portano lo spettatore a seguire avidamente il punto di vista di Matt durante la costruzione del caso.
A suggellare questa dinamica narrativa ci pensa la fotografia plumbea e le musiche psico-emotive che favoriscono la trama del thriller per un indagine organizzata per seguire il ritmo naturale degli avvenimenti e che ha nulla a che vedere con i toni dei recenti thiller iper-tech. Difatti non ci saranno test del DNA o una triangolazione dati per trovare il serial killer, bensì la narrazione gioca molto sull’empatia e sulle capacità del protagonista che molto spesso dovrà fare leva sulla deduzione, l’osservazione ed anche fortuna per venire a capo di un fitto mistero.
L’intera vicenda si anima
grazie all’interpretazione di
Liam Nealson, con un ruolo cucito addosso,
l’attore irlandese riesce a far emergere tutte le doti artistiche
che lo hanno consacrato nel genere. Il suo è un personaggio al
limite, tra l’antieroe e il mentore, che seppur abbia una dubbia
etica la sua morale non è mai intaccata da nessun fattore esterno,
neanche il più splatter. A controbilanciare i toni ci pensa T.J. il
personaggio interpretato da Brian “Astro” Bradley
che riesce a conquistarsi il sorriso del pubblico con le sue
battute “da strada” e le differenze generazionali con Matt.
Deludono “i cattivi”
David Harbour e Adam David
Thompson che seppur hanno la perfetta presenza scenica
poco contribuiscono all’azione del film.
La preda perfetta è un film discontinuo; solido e verosimile per la maggior parte del tempo ma che in seguito perde di unità a discapito del finale, apparso fin troppo forzato e pasticciato in numerosi passaggi. Un racconto che si cala nelle atmosfere del giallo ma che molto spesso predilige alternare registri narrativi rovinando soprattutto l’azione filmica.
La preda perfetta: dal cast alle differenze con il libro, tutte le curiosità sul film
Thriller del 2014 diretto da Scott Frank (ora noto per la miniserie Netflix La regina degli scacchi), il film La preda perfetta (qui la recensione), il cui titolo originale è A Walk Among the Tombstones, è incentrato su un caso di omicidio sul quale si trova ad investigare un ex poliziotto caduto in rovina. La storia, particolarmente cupa e non priva di violenza, è basata sul romanzo Un’altra notte a Brooklyn, pubblicato nel 1992 dallo scrittore Lawrence Block, noto per i suoi racconti crime e gialli, molti dei quali hanno per protagonista proprio l’investigatore Matthew Scudder.
Questi era già stato portato al cinema nel 1986 con l’adattamento di un precedente romanzo di Block, intitolato 8 milioni di modi per morire, dove ad interpretare Scudder è il premio Oscar Jeff Bridges. Nella nuova versione del personaggio al cinema, invece, questi ha il volto di Liam Neeson. A lungo si era tentato di dar vita ad un adattamento di un altro romanzo della serie di Block, ma l’avverarsi di questo continuava ad essere rimandato finché l’interessamento di Neeson non segnò il punto di svolta. A quel punto poté iniziare la produzione e le riprese del film, svoltesi a New York, e in particolare a Manhattan, nel Queens e a Brooklyn.
Arrivato in sala il film si affermò come un buon successo di pubblico, incassando circa 62 milioni di dollari a livello globale a fronte di un budget di 28. L’accoglienza della critica non fu particolarmente entusiasta, ma l’interpretazione dell’attore protagonista viene indicata come una delle sue migliori degli ultimi anni. Prima di addentrarsi nella visione di La preda perfetta, può essere utile conoscere qualche ulteriore curiosità relativa al cast del film. Proseguendo nella lettura sarà possibile scoprire ciò, come anche le piattaforme dove il film è disponibile per una visione in streaming.
La trama di La preda perfetta
Protagonista del film è Matthew Scudder, ex agente del dipartimento di polizia di New York con gravi problemi di dipendenza dall’alcol. Ritrovatosi privato del distintivo a causa di un incidente, questi lavora ora come investigatore privato senza licenza, svolgendo il proprio ruolo al di là della legge. La sua situazione priva di sbocchi sembra prendere una piena imprevista nel momento in cui riceve la visita di un inaspettato cliente. Si tratta di Kenny Kristo, noto narcotrafficante della zona, il quale affida a Scudder una delicata missione. Questi vuole a tutti i costi sapere chi ha rapito e brutalmente ucciso sua moglie, nonostante abbia pagato quanto stabilito per il riscatto.

Il cast del film
Come anticipato, a ricoprire il ruolo del controverso investigatore Matthew Scudder vi è il noto attore Liam Neeson. Fu l’interessamento dell’attore al progetto a consentire di completarne lo sviluppo e la produzione. Neeson era infatti affascinato dal personaggio, ricco di lati chiari e scuri. Lo stesso Block, autore di Scudder, si dichiarò particolarmente entusiasta della volontà di Neeson di interpretare il ruolo. Egli dichiarò infatti che da molto tempo pensava all’attore come la persona giusta per dar vita al personaggio sul grande schermo. Quella di Neeson è stata una performance poi particolarmente lodata, che favorì il buon successo economico del film.
Motivo di ciò è anche il grande lavoro che l’attore svolse sul personaggio, documentandosi anche sull’attività di investigatore e sulla malavita newyorkese. Accanto a lui, nel ruolo di Kenny Kristo si ritrova l’attore Dan Stevens, divenuto celebre per le serie Downton Abbey e Legion, come anche per aver interpretato la Bestia nel recente live-action La Bella e la Bestia. Per il ruolo del narcotrafficante, l’attore arrivò a perdere circa 13 chili, assumendo l’aspetto consumato tipico del personaggio. Nel ruolo del fratello Peter Kristo, invece, vi è l’attore Boyd Holbrook, celebre per la serie Narcos e per aver interpretato uno dei villain di Logan – The Wolverine.
L’attore ottenne il ruolo in La preda perfetta affermandosi in seguito ad un lungo provino. Originariamente, ad interpretare entrambi i fratelli doveva essere Ben Foster, che preferì però recitare in The Program. Nel film è poi presente anche il noto David Harbour, popolare per la serie Stranger Things, e qui impegnato nel ruolo del rapitore Ray. Danielle Rose Russell, vista poi in Wonder, interpreta qui la piccola Lucia, che si ritrova a sua volta in mano ai rapitori del film. Per lei questo film ha rappresentato il debutto in un lungometraggio per il cinema.

Le differenze tra il libro e il film, compreso il finale
Come spesso avviene con gli adattamenti, data la differenza di linguaggio esistente tra la scrittura e il cinema, anche in La preda perfetta si ritrovano alcune differenze rispetto al romanzo da cui è tratto. Innanzitutto, la versione cinematografica di Scudder è più solitaria, mentre nel libro ha una relazione con una prostituta di nome Elaine e amicizie con altri personaggi che sono stati tagliati. L’attrice Ruth Wilson ha girato un importante ruolo di supporto che è stato poi tagliato perché si è ritenuto che Scudder avesse bisogno di stare da solo.
Allo stesso modo, la partecipazione di Scudder alle riunioni degli Alcolisti Anonimi era una parte importante del romanzo, ridotta invece nel film. Si mostra poi il primo incontro tra l’ex-poliziotto e il suo giovane amico/assistente TJ, ma nei romanzi questo è stato introdotto in un libro precedente e dunque tale incontro avviene in una storia diversa. Come già accennato, La preda perfetta intensifica l’azione rispetto al romanzo, dando anche maggiore sviluppo ai due cattivi principali. I loro crimini – che includono il rapimento e lo smembramento di donne – sono descritti in modo più brutale anche nel libro.
Passando allo spacciatore Kenny Kristo (Dan Stevens) e suo fratello Pete (Boyd Holbrook), questi erano libanesi nel romanzo e mentre il film si conclude con la morte di entrambi – con Pete che muore durante la sparatoria nel cimitero e Kenny che viene ucciso fuori dallo schermo – il libro si svolge in modo molto diverso. Anche il finale di La preda perfetta presenta delle differenze. Nel film Scudder e Kenny rintracciano il rapitore Albert dopo la sparatoria, con quest’ultimo che ha ucciso il partner Ray, ferito. Scudder si allontana per mandare via TJ mentre Kenny pianifica un destino macabro, solo che Albert lo uccide e Scudder – che è tornato – lo affronta in una battaglia finale.
Nel libro, invece, Scudder se ne va e Kenny mette in atto la sua vendetta da solo, accecando e smembrando Ray – che in questa versione ha ucciso Albert – ma lasciandolo vivo, anche se poi muore in ospedale. Altri cambiamenti degni di nota includono un (leggero) aggiornamento dell’ambientazione al 1999. Il film si conclude poi con una nota di speranza rispetto al romanzo, con Matt che torna dall’uccisione di Albert per vedere TJ addormentato e che ha disegnato una versione di se stesso come supereroe con l’emblema della falce sul vestito, un riferimento alla sua anemia falciforme.
Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV
È possibile fruire di La preda perfetta grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Tim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 24 settembre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.
La Preda Perfetta primo spot italiano del thriller con Liam Neeson
Dopo la prova
in The Grey speriamo tutti che
Liam Neeson riesca a ripetere una tale
interpretazione in film a basso budget ma di alto valore come
fu quello di Joe Carnahan nel 2012, troppo spesso
infatti l’attore nord-irlandese si è “perso” in produzione di
scarso valore ( i vari Taken, la saga dei Titani ecc) che non
rispecchiano veramente il suo valore.
Con questo crime-thriller intitolato La Preda
Perfetta – A Walk Among the
Tombstones di Scott
Frank (sceneggiatore tra gli altri
di Minority
Report e Get
Shorty, qui alla sua seconda regia) Liam
Neeson torna protagonista assoluto in un film che sembra
il classico terreno in cui l’attore è ormai preda da anni, ma che
speriamo possa riservare alcune sorprese.
La pellicola è basata su una
serie di romanzi mistery di Lawrence
Block in cui il protagonista è Matt Scudder (Neeson),
un ex poliziotto del NYPD che adesso lavora come investigatore
privato fuori dagli schemi della legge. Quando acconsente ad
aiutare il trafficante di eroina (Stevens) a cacciare l’uomo che ha
rapito e brutalmente ucciso sua moglie, l’investigatore capisce che
non è la prima volta che quest’uomo commette un delitto così
grave…e non sarà l’ultima. Scavalcando la linea di confine tra
giusto e sbagliato, Scudder si impegna a rintracciare il criminale
prima che colpisca di nuovo.
Scritto e diretto da Scott Frank, A Walk Among the Tombstone è prodotto dalla Jersey Films di Danny De Vito, dalla Double Feature Films di Michael Shamberg e Stacey Sher, dalla Exclusive Media di Tobin Armbrust e dalla Cross Creek di Brian Oliver. Il film uscirà al cinema in Italia il 18 settembre
La Preda Perfetta poster e trailer italiano del thriller con Liam Neeson
Grazie a
Eagle Pictures siamo in grado di mostrarvi il
primo trailer italiano del crime-thriller La Preda
Perfetta – A Walk Among the Tombstones
di Scott Frank
(sceneggiatore tra gli altri di Minority
Report e Get Shorty, qui
alla sua seconda regia), con protagonista assoluto il solo
Liam Neeson.
Di seguito potete vedere il
trailer, il poster e leggere la trama del film.
Il film è basato su una serie di romanzi mistery di Lawrence Block in cui il protagonista è Matt Scudder (Neeson), un ex poliziotto del NYPD che adesso lavora come investigatore privato fuori dagli schemi della legge. Quando acconsente ad aiutare il trafficante di eroina (Stevens) a cacciare l’uomo che ha rapito e brutalmente ucciso sua moglie, l’investigatore capisce che non è la prima volta che quest’uomo commette un delitto così grave…e non sarà l’ultima. Scavalcando la linea di confine tra giusto e sbagliato, Scudder si impegna a rintracciare il criminale prima che colpisca di nuovo.
Scritto e diretto da Scott Frank, A Walk Among the Tombstone è prodotto dalla Jersey Films di Danny De Vito, dalla Double Feature Films di Michael Shamberg e Stacey Sher, dalla Exclusive Media di Tobin Armbrust e dalla Cross Creek di Brian Oliver. Il film uscirà al cinema negli USA il 19 settembre
La Power List del Cinema Italiano 2022/2023
Torna per il ventiquattresimo anno la Power List del cinema italiano, ovvero l’elenco dei talent e dei professional più influenti del mondo del cinema italiano sulla base di quanto accaduto negli ultimi dodici mesi, ma lanciando anche uno sguardo al futuro prossimo. A stilarla le riviste rivolte al mondo del cinema Box Office e Best Movie, rispettivamente guidate da Paolo Sinopoli e Giorgio Viaro, entrambe pubblicate da Duesse Communication e leader di settore in ambito B2B e consumer. Nelle due riviste, disponibili da fine agosto in versione cartacea e digitale, sono esplorate le motivazioni delle classifiche e delle singole scelte, contraddistinte ciascuna da specifici punti di forza e debolezza. Il focus, lo ricordiamo, è sempre il grande schermo, per questo non vengono considerate performance ed exploit legati alla serialità televisiva, alle piattaforme streaming o, come nel caso di Checco Zalone, ai palchi teatrali.
LA CLASSIFICA DEI TALENT
Curata da Best Movie, mette al primo posto Pierfrancesco Favino, una garanzia di incassi e qualità per i film a cui prende parte, ma anche un attore con una visione produttiva del cinema che va oltre il semplice lato artistico, capace di trasformare perfino un film difficile e di puro genere come L’ultima notte di Amore in un fenomeno distributivo, attraverso il suo impegno promozionale. La nostra “bankable star” n.1 (come dimostrato da uno studio di Box Office) proprio in questi giorni sarà presente al Festival di Venezia con il film di apertura Comandante di Edoardo De Angelis e con il nuovo film di Stefano Sollima Adagio, mentre ha da poco terminato le riprese di Napoli-New York di Gabriele Salvatores. Al secondo posto della classifica dei talent ci sono Aldo, Giovanni e Giacomo. Protagonisti del miglior incasso italiano dell’anno con Il grande giorno, hanno confermato che il ritrovato sodalizio con Massimo Venier è anche un ritorno alla loro migliore ispirazione e al cuore degli spettatori. Al terzo, Paolo Sorrentino, che resta il più importante tra i nostri autori a livello globale e che è da poco tornato sul set per raccontare nuovamente Napoli e le sue mitologie, pubbliche e private. Seguono Ficarra e Picone, che hanno dimostrato di essere a loro agio (e altrettanto efficienti al box office) anche nel cinema d’autore con La stranezza, e sono in dirittura d’arrivo con il loro nuovo film di Natale. Chiude la Top 5 la coppia (ex-aequo) Alessandro Borghi e Luca Marinelli, amici di set e nella vita, amatissimi dal pubblico, al centro dello straordinario risultato di Le otto montagne.
Seguono: Toni Servillo (6), Nanni Moretti (7), Antonio Albanese (8), Fabio De Luigi (9), Marco Bellocchio (10), Riccardo Milani (11), Alessandro Siani (12), Me contro Te (13), Paolo Genovese (14), Gianni Amelio (15), Luca Guadagnino (16), Edoardo Leo (17), Paola Cortellesi (18), Paolo Virzì (19), Mario Martone (20), Pupi Avati (21), Matteo Garrone (22), Barbara Ronchi (23), Giulia Steigerwalt (24) e Valerio Mastandrea (25).
LA CLASSIFICA DEI PROFESSIONAL
Al primo posto della classifica dei professional stilata da Box Office figura il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, che ha manifestato grande attenzione verso il settore cinematografico – coadiuvato dalla senatrice e sottosegretario di Stato Lucia Borgonzoni – attivando un’imponente campagna di comunicazione da 20 milioni di euro, intitolata “Cinema Revolution”, e l’iniziativa che prevede un biglietto ridotto a 3,5 euro per i film italiani ed europei in uscita in sala a cavallo tra le due edizioni di Cinema in Festa di giugno e settembre. In seconda posizione si colloca Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, riconfermato al vertice della società pubblica, che nel triennio 2020-2022 ha stanziato 240 milioni di euro a favore del cinema italiano. Chiude il podio Massimiliano Orfei, amministratore delegato di Vision Distribution, che continua a rafforzare la sua posizione e si conferma tra i maggiori player di riferimento del cinema italiano grazie al raggiungimento di importanti risultati al box office e alla vittoria di prestigiosi premi. Al quarto posto troviamo Giampaolo Letta, vicepresidente e amministratore delegato di Medusa Film, reduce da una stagione in cui hanno brillato soprattutto Il grande giorno con Aldo, Giovanni e Giacomo (primo incasso italiano dell’ultima stagione cinematografica) e La stranezza di Roberto Andò. Infine, chiude la Top 5 Alessandro Araimo, General Manager Italy & Iberia di Warner Bros. Discovery, in quanto manager dell’unica major che in questi anni ha saputo costruirsi una credibilità sul fronte del cinema italiano, puntando con successo su nuovi talenti (primi fra tutti i Me contro Te) e offrendo un mix di generi a cavallo tra opere autoriali e commedie.
Seguono Nicola Maccanico (6), Mario Gianani (7), Iginio Straffi e Alessandro Usai (8), Ramón Biarnés e Francesco Grandinetti (9), Andrea e Raffaella Leone (10), Marco Cohen, Fabrizio Donvito e Bendetto Habib (11), Fulvio e Federica Lucisano (12), Domenico Procacci (13), Benedetto Habib, Luigi Lonigro, Mario Lorini e Francesco Rutelli (14), Lorenzo Mieli (15), Carlo Degli Esposti (16), Andrea Occhipinti (17), Beppe Caschetto (18), Antonio Avati (19), Piera Detassis (20), Guglielmo Marchetti (21), Nicola Corigliano (22), Cristina Priarone (23), Tarak Ben Ammar e Andrea Goretti (24), e – ex aequo – Matteo Rovere (25) e Roberto Stabile (25).
La Portman per Gravity…?
La notizia arriva dal Telluride Film Festival, dove è appena stato mostrato Black Swan di Darren Aronofsky: il regista Alfonso Cuaron ha offerto a Natalie Portman il ruolo di protagonista in Gravity, film fantascientifico con Robert Downey Jr. che lui dirigerà in 3D.
La polvere del tempo di Theo Angelopoulos
La polvere del tempo di Theo Angelopoulos è il secondo capitolo di una trilogia che il regista dedica alla memoria. Il primo capitolo era La sorgente del fiume (2004), mentre il terzo, attualmente in lavorazione, sarà un film sulla crisi in Grecia. La polvere del tempo sembra essersi posata anche su questo film, sui suoi protagonisti, sul loro raccontare. Il passato rivive nel presente, evocato da A. (Willem Dafoe), un regista di origine greca che vuole realizzare un film su sua madre (Irène Jacob) e i due uomini che ha amato (Bruno Ganz e Michel Piccoli), e così il presente stesso finisce con l’assumere tinte nostalgiche e un po’ retrò.
La polvere del tempo è un film fatto di lettere, incontri, poesia. Una poesia fatta soprattutto di immagini: inquadrature rarefatte e lenti movimenti di macchina che si fanno largo tra corpi e oggetti per evitare quanto più possibile lo stacco. I dialoghi, perennemente caratterizzati da un tono melò e da una certa impersonalità da voce fuori campo, come se non vi fosse una reale possibilità di contatto al di fuori del rapporto epistolare, rendono i personaggi lontani dallo spettatore che non soffre né si rallegra con loro. Eppure proprio la forte passione di un triangolo amoroso è al centro della narrazione: tutti personaggi di un passato che può essere raccontato attraverso immagini evocative ma che non viene mostrato nel suo quotidiano. La grande Storia e la piccola storia si intrecciano, entrambe fortemente umane ed entrambe prive di un fine prestabilito. La storia non finisce finchè non “finisce” l’uomo, ci dice il regista, ma le pieghe che prende non sono sempre quelle che ci si aspetta.
Separazioni, incontri, esili, ritorni, mentre il tempo passa e il mondo cambia. Dalla morte di Stalin alla fine della Guerra Fredda, al terrorismo. Un millennio finisce ed i protagonisti di una Storia vissuta in prima persona si sentono sempre più schiacciati sullo sfondo, vinti da una nostalgia che inizia a nutrirsi di se stessa. Dall’incontro di un grande regista con attori straordinari nasce un film che non convince fino in fondo. La polvere del tempo, presentato a Berlino nel 2009 e rimasto per due anni fuori dai circuiti delle sale italiane, sarà al cinema dal 1 giugno 2011 in 40 sale (distribuito da Movimento Film-Classic e co-prodotto da Italia, Grecia, Germania e Russia).
La politica fatta con il corpo: Tournèe
In questo periodo in cui in Italia il corpo delle donne è sotto i riflettori e la luce non è affatto buona, un film come questo sposta decisamente l’ottica e fa tirare un sospiro di sollievo. Avere un corpo da mostrare, sembra dire la pellicola, non ha come diretta conseguenza la mercificazione e la svendita di se stesse, ma è un mezzo per mettersi in contatto con il proprio io e con il sè più intimo.
La poesia di Lee Chang-Dong
Sarà nelle sale dal 1 Aprile prossimo il nuovo film del regista coreano Lee Chang-Dong, Poetry. Nella conferenza stampa di mercoledì 30 marzo, svoltasi presso la Casa del Cinema, a seguito della proiezione per gli addetti ai lavori, il regista ha chiarito i suoi intenti e fatto luce in parte su alcuni punti, volutamente oscuri, della trama.
La Pixar rinvia The Good Dinosaur
Gli studi di animazione
della Pixar Animation hanno ormai abituato da anni
il grande pubblico ad aspettarsi una nuova crezione pronta a
debuttare nelle sale allo scandire di ogni anno, ed ogni anno le
aspettative di assistere a qualcosa di completamente nuovo e
migliore rispetto all’opera precedente crescono di pari passo con
l’attesa di un eventuale nuovo progetto. Ed è proprio a causa di
questa pressione che i narratori della Pixar si sono visti
costretti a rivedere il calendario delle future release
cinematografiche della compagnia. Il LA Times ha
infatti riferito che il rilascio di The Good
Dinosaur è slittato da Maggio 2014 a Novembre 2015
con il conseguente debutto di Finding
Dory dal 2015 all’estate del 2016. Questo significa
che nel 2014 non avremo nessun film Pixar nelle
sale cinematografiche.
Ciò che ha richiesto un cambiamento
così drastico nella calendarizzazione delle uscite, è stato il
recente abbandono della regia di The Good
Dinosaur da parte di
Bob Peterson (co-regista di
Up). Il ruolo, ancora vacante, non ha
ancora un sostituto pronto a prendere in mano le redini del
progetto, così che gli studi hanno deciso di prendersi ulteriore
tempo in attesa di trovare il candidato ideale.
Per
mantenere attivo lo stato delle cose attorno a
The Good Dinosaur, è stato nel frattempo
composto un gruppo di lavoro formato da
Andrews di The Brave,
dal direttore creativo della Pixar John Lasseter ,
dal regista di Toy Story 3 Lee
Unkrich , e dal primo co-regista del film Peter
Sohn che cercherà di traghettare i lavori in attesa del
nuovo regista.
Il presidente della Pixar, Ed Catmull, spiega così la decisione:
Nessuno si ricorderà mai che abbiamo slittato un film, ma di sicuro le persone si ricorderanno se ne faremo uno brutto. Così abbiamo deciso di dare più tempo allo sviluppo della pellicola.
Quindi la Pixar avrebbe in sostanza preferito perdere una data di uscita, piuttosto che dare il via al rilascio di un autentico disatro. Non ci rimane che attendere i prossimi sviluppi per capire chi coglierà l’eredita lasciata dal regista dimissionario Bob Peterson.
La Pixar realizzerà il suo primo musical?
Il compositore e
cantautore Randy Newman sembra abbia fatto
delle rivelazioni importanti: la Pixar sta
lavorando al suo primo film musical. Newman ha lavorato con la
Pixar per il franchise di Toy Story, e
al Saturday Night at the Movies di questo
sabato, ha parlato di questa sua collaborazione. Il compositore ha
dichiarato che non lavorerà di nuovo con la Pixar, e che non sarà
coinvolto in questo nuovo progetto musicale.
”Io non ne sono sicuro, non ho la reputazione di creare problemi. Lee Unkrich (regista di Toy Story 2 e Toy Story 3) non ha intenzione di prendere me, non credo. E non solo, Lee Unkrich ha usato la mia musica in Toy Story 3 ed è stato limitativo per me. È andata bene, il film era ottimo e tutto, e forse io ho sbagliato, e se mi guardassi indietro forse non vedrei la differenza, ma la collaborazione non è andata nel modo in cui io avrei voluto andasse. Ora lui non mi vorrà per lavorare ancora con lui. Sta facendo un musical adesso”.
Era stato annunciato che Unkrich avrebbe lavorato ad un progetto originale per la Pixar, ispirato alla festa messicana del Dia de los Muertos (Giorno dei Morti), ma non c’è stata nessuna menzione del film da allora. Un musical sarebbe una prima assoluta per la Pixar, anche la Disney sembra essersi allontana dal modello del musical da un po’ di tempo, ma forse con il successo di Frozen le cose stanno cambiando.
La Pixar nella storia del cinema: tutte le citazioni
Jorge Luengo Ruiz ha realizzato un video in cui tutti i lavori Pixar vengono messi a confronto con i capisaldi della storia del cinema. Quante citazioni sono state fatte dai cartoni animati in CGI più amati e belli di sempre?
Ecco il video:
La Pixar annuncia un film originale ogni anno
La Pixar è una di quelle case
di produzione più uniche che rare, un vero esempio di qualità,
originalità e gradimento, sia da parte del pubblico che della
critica, il che assicura recensioni molto positive e un risultato
al box office sempre soddisfacente. Tuttavia, pur mantenendo alti
standard di qualità e scrittura, la Pixar, da quando è
entrata in partnership con la Disney, ha cominciato a
focalizzarsi principalemnte sui sequel, cosa che lascia abbastanza
perplessi soprattutto considerando la grande originalità e
l’apparente facilità dei suoi sceneggiatori di trovare sempre nuove
storie.
Da quando la Pixar e la Disney si sono unite infatti, la prima ha prodotto Toy Story 3 (comunque un ottimo esempio di grande qualità e bellezza che ha meritato il premio Oscar di categoria), Cars 2 (che prosegue il film meno fortunato della Pixar, anche se quello con un maggior numero di introiti dovuti al merchandising), adesso tocca a Monsters University (sequel di Monsters & Co) mentre è in fase di sviluppo Alla ricerca di Dory.
Questa nuova tendenza ha fatto scemare leggermente l’equazione perfetta dei primi titoli della Pixar, che, ascoltando le lamentele di alcuni fan duri e puri, ha annunciato che alterando l’attuale strategia, metterà in cantiere più storie originali.
“Per ragioni artistiche è molto importante fare un film originale all’anno – ha detto il Presidente della Pixar Ed Catmull – Ogni tanto, periodicamente, abbiamo fatto un film in cui le persone potevano vedere gli stessi personaggi di un mondo già conosciuto, cosa che si può razionalizzare con un sequel. Gli spettatori volevano quel personaggio, il che significa che avevamo avuto successo con quell’idea. Ma se si continua a fare così, allora non si fanno più film originali“.
Ha poi continuato: “Stiamo lavorando per avere un film
originale ogni anni, così poi potremmo anche dedicarci ad un sequel
di qualche cosa. Approssimantivamente è questa la nostra
idea“.
La Pitturessa: trailer del film dal 10 aprile in tour per le sale italiane
Da mercoledì 10 Aprile parte con il Nuovo Sacher di Roma il tour nelle sale per La Pitturessa di Fabiana Sargentini. Il film distribuito da Lo Scrittoio, in collaborazione con Kama Productions, sarà presentato in giro per l’Italia dopo il passaggio in anteprima alla 18a Festa del Cinema di Roma nella sezione FreeStyle.
La Pitturessa è Anna Paparatti, la talentuosa artista che ha vissuto con libertà cinquant’anni di storia dell’arte contemporanea italiana, raccontata con intimità dalla figlia: un ritratto ironico e giocoso, potente e simbolico.
Anna Paparatti: ottantasette magnifici anni e ancora tanta voglia, non solo di raccontare, ma soprattutto di inventare, disegnare, costruire mandala, labirinti e giochi dell’oca, comprare matite e pennarelli. Una delle straordinarie figure che animarono la Roma delle avanguardie artistiche degli anni ’60 e ’70, artista, scopritrice e musa, compagna storica di Fabio Sargentini, dalla cui galleria L’Attico passarono artisti e intellettuali, oggetto di una mostra nel 2021, voluta dalla gallerista Elena Del Drago, e poi, nel 2022, chiamata da Maria Grazia Chiuri che le propone di usare i suoi quadri geometrici degli anni Sessanta per le scenografie delle sfilate della Maison Dior. “Il grande gioco” e “Pop-oca”, “Le jeu qui n’existe pas” e “Il gioco del non-sense” tornano sotto gli occhi di tutti, tele rimaste per anni nella sua grande casa sul Lungotevere a Roma si impongono per la loro forza dirompente. Anna è di nuovo sulla scena contemporanea a ottantasette anni. Ora protagonista del film girato dalla figlia Fabiana Sargentini: un’immersione negli oggetti, i caftani, le sciarpe, i gioielli, gli idoli buddhisti della casa di Anna, un dialogo curioso e molto umano tra madre e figlia, un percorso nella vita, nei ricordi, nelle foto di entrambe.
È l’occasione per raccontare la sua storia: sullo sfondo dell’ambiente artistico e culturale di un’Italia che non c’è più, attraverso materiali inediti dell’archivio personale dell’artista, immagini di repertorio uniche, fotografie e opere diverse, oltre a frammenti di film importanti che hanno “ospitato” i suoi quadri. Un viaggio alla riscoperta, ma anche alla conoscenza di Anna Paparatti attraverso un racconto intimo e privato in cui la pittrice, sempre straordinaria e ironica, – vive divertita e stupefatta il suo nuovo risveglio artistico.
Il film proseguirà il tour nelle sale domenica 14 Aprile a Firenze allo Spazio Alfieri, lunedì 15 a Venezia, al cinema Giorgione, martedì 16 a Torino al cinema Fratelli Marx, mercoledì 17 a Milano al cinema Arlecchino, giovedì 18 a Padova alla Multisala Astra, per poi tornare a Roma e proseguire il tour per Bologna, Parma, Forlì, Cesena, Perugia, Spoleto, Palermo, Barletta, Reggio Calabria e continuare in altre città italiane che si stanno aggiungendo in una serie di proiezioni evento alla presenza della regista
La Pitturessa scritto e diretto da Fabiana Sargentini, prodotto da Riccardo Biadene per Kama Productions e da Valeria Adilardi per FilmAffair. È distribuito da Lo Scrittoio in collaborazione con Kama Productions.
La Pitturessa: recensione del documentario su Anna Paparatti
L’Italia è (anche) un Paese di artisti e oltre i più noti tra essi si agita un’intera galassia di personalità forse anche più interessanti di quelle di cui conosciamo il nome. Tra questi vi è Anna Paparatti, donna libera nata in Calabria e arrivata a studiare all’Accademia di Belle Arti di Roma con il talento e la vocazione per la pittura, distintasi per una serie di dipinti geometrici divenuti particolarmente popolari nel corso degli anni Sessanta. A lei è dedicato il documentario La Pitturessa (qui il trailer), diretto da Fabiana Sargentini (Tutto su mio padre Fabio Sargentini, Non lo so ancora), figlia della stessa Paparatti, a cui dunque dedica un ritratto che alterna momenti di gioco a serietà critica.
L’occasione per tale progetto di documentario si sviluppa in seguito a quando, nel 2021, la direttrice artistica di Dior, Maria Grazia Chiuri, propone a Paparatti di usare i suoi quadri geometrici, “Il grande gioco” e “Pop-oca”, “Le jeu qui n’existe pas” e “Il gioco del nonsense” – tele rimaste per anni nella sua grande casa sul Lungotevere a Roma – per costruire il set up della sfilata parigina del prêt-à porter di Dior nello stesso anno. Occasione che dunque riporta Anna Paparatti di nuovo sulla scena contemporanea.
Anna Paparatti, la Pitturessa
La Pitturessa ripercorre dunque la storia di Anna Paparatti, che in seguito agli studi in Accademia è entrata a far parte, dal di dentro, di cinquant’anni di storia dell’arte contemporanea italiana e internazionale. In particolare, nel film confluisce la sua forte fascinazione per la cultura e la filosofia indiana, ma naturalmente anche il rapporto con il gallerista Fabio Sargentini, dalla cui galleria L’Attico passarono artisti e intellettual che hanno animato la scena artistica romana e internazionale degli anni 60 e 70 e entrando in contatto con i quali Paparatti ha avuto modo di formare ulteriormente la propria personalità artistica.
Proprio L’Attico rappresenta un momento spartiacque nella vita e nella carriera di Anna Paparatti. Nella celebre galleria italiana, dove oltre all’arte trovano spazio anche le avanguardistiche ricerche musicali e performative che tanto contribuirono alla diffusione di determinate culture, l’artista diventa una vera e propria figura di riferimento per quanti gravitavano intorno a quell’ambiente, da Pino Pascali a Piero Pizzi Cannella (presente in La Pitturessa come narratore) fino a Sol LeWitt, celebre artista legato a vari movimenti, tra cui l’arte concettuale e il minimalismo.
Raccontare la sua storia significa dunque raccontare anche quella di un ambiente artistico e culturale di un’Italia che non c’è più. Ciò viene compiuto attraverso materiali inediti dell’archivio personale dell’artista, immagini di repertorio uniche, fotografie e opere diverse, oltre a frammenti di film importanti in cui si ritrovano i suoi quadri. Fondamentali sono naturalmente anche le interviste ai compagni di viaggio che hanno osservato tutto il percorso e poi l’ascesa di Paparatti nel panorama internazionale. In mezzo a tutti questi elementi, spicca però la presenza della stessa Paparatti, la quale si racconta senza filtri e offre la propria affascinante visione dell’arte.
Artisti si nasce, madri si diventa
“Essere artisti? Lo sei. Non puoi fare altro” afferma infatti Anna Paparatti nelle prime scene del documentario e per l’intera durata di esso la regista Fabiana Sargentini porta avanti una delicata indagine su cosa tale consapevolezza abbia significato per sua madre e come questa sua vocazione abbia travolto ogni altro aspetto della sua vita. Perché se è vero che La Pitturessa offre un dettagliato excursus storico, è bene notare che questo racconto collettivo si anima a partire dal rapporto tra una madre e una figlia e che questo detta a suo modo l’andamento e il percorso compiuto dal documentario.
Fabiana Sargentini – proprio come aveva già fatto con il documentario dedicato a suo padre – ci guida alla scoperta di sua madre Anna Paparatti, dando l’impressione di riscoprirla a sua volta mentre il film si svolge e ciò conferisce al documentario quella certa spontaneità e sensibilità capaci di far diventare universale una storia così personale. Con La Pitturessa, dunque, si apprende e ci si sorprende, ci si diverte per l’arguzia di Anna Paparatti e allo stesso tempo si ha la conferma di quanto l’odierno mondo dell’arte italiana sia variegato e meritevole di essere scoperto.
La pioggia che non cade: recensione del film con gli Inverso
In La pioggia che non cade Carlo è voce, chitarra e pianoforte del gruppo Inverso, Vincenzo suona il basso, Mauro sta alla batteria, Simone alla fisarmonica, Enzo al sax e Anna al violoncello. La band si esibisce abitualmente nei locali di Roma e proprio durante un concerto viene notata da Luca, un produttore musicale: colpito dall’esibizione, si presenta ai ragazzi proponendo loro un incontro che li aiuterà ad entrare nel mondo della musica. Un sogno che si realizza? Il gruppo appare scettico, ma non può lasciarsi sfuggire un’occasione simile. Così, i ragazzi decidono di accettare e andare incontro all’appuntamento che potrebbe segnare la svolta della loro carriera musicale.
Una sceneggiatura vuota, fatta di dialoghi infantili e prevedibili – che non risparmiano neanche il finale di La pioggia che non cade –, sembra non evolversi mai veramente, accompagnata da una direzione degli attori pressoché inesistente. Nessuno si salva: gli Inverso, band pop folk romana realmente esistente, non sono degli attori professionisti e la loro genuinità non riesce a donare alla pellicola quel tocco di realismo che Calvise sembra ossessivamente ricercare; il resto degli attori non alza il livello recitativo complessivo, che resta molto basso per tutti gli 86 minuti di pellicola, arrivando in alcuni casi a sfiorare il limite della tolleranza. Come se non bastasse, il film presenta diversi buchi nella trama, che arrestano qualsiasi tipo di interesse nei confronti di quello che è (solo in apparenza) il motore vitale della storia, ossia la passione per la musica.
Ogni singolo momento che compone La pioggia che non cade è pervaso di banalità e pieno di cliché situazionali. Il risultato è un film artefatto, modesto nella regia, innaturale nella recitazione e superficiale nella sceneggiatura, che usa i tempi musicali e quelli sentimentali in maniera fin troppo standardizzata. Al cinema dal 19 Giugno, La pioggia che non cade si riduce ad essere la vetrina di un gruppo emergente che, al di là delle nulle capacità recitative, si rivela interessante sotto il profilo esclusivamente musicale.
La Piccola Bottega Degli Orrori: Josh Gad e Rebel Wilson nel remake?
Sebbene Warner Bros. non abbia ancora parlato apertamente del possibile remake de La Piccola Bottega degli Orrori, sembrerebbe che la casa di produzione voglia Josh Gad e Rebel Wilson come protagonisti del cult musical-horror.
La prima versione de La Piccola Bottega degli Orrori era una dark comedy a budget ridotto diretta da Richard Corman nel 1960 che raccontava le vicende di una pianta carnivora gigantesca coltivata da un timido fiorista. Il film divenne poi un musical a Broadway nel 1982 e, nel 1986, Frank Oz diresse un remake con Rick Moranis nei panni di Seymour ed Ellen Greene nelle vesti di Audrey.
Per anni sono girate voci su un altro possibile remake e finalmente oggi That Hashtag Show ha rivelato che Warner Bros. potrebbe ingaggiare Gad e Wilson per i ruoli di Seymour e Audrey. La notizia non è ancora stata confermata ufficialmente ma entrambi gli attori hanno dichiarato di essere molto interessati al film che, secondo voci di corridoio, sarà molto simile alla versione del 1986. Ancora non è chiaro se Greg Berlanti, regista che avrebbe dovuto dirigerne un remake nel 2012, farà ancora parte del progetto.
Sia Josh Gad che Rebel Wilson hanno dimostrato di avere ottime qualità comiche ed eccezionali capacità canore (Gad ha cantato in Frozen e La Bella e La Bestia mentre Wilson si è esibita in tre Pitch Perfect).
Non si hanno ancora informazioni riguardo a possibili cambi di trama o alla data di uscita del film.
La Piccola Bottega degli Orrori: in arrivo un nuovo remake con Joe Dante
La Piccola Bottega degli Orrori riceverà un secondo reboot cinematografico che sarà firmato dal regista di Gremlins Joe Dante e dal produttore originale Roger Corman. Il re dei film di serie B Corman realizzò il film originale a basso budget nel 1960, con il leggendario Jack Nicholson come parte del cast. La Piccola Bottega degli Orrori (come era ufficialmente intitolato il film) ha poi avuto una seconda vita grazie a un adattamento musicale teatrale e, nel 1986, a una versione cinematografica di quel musical, con Rick Moranis. Chris Evans era stato recentemente associato al progetto, salvo poi una sospensione dovuta allo scoppio della pandemia. Il progetto è stato poi accantonato.
Ora, un altro progetto di riavvio per La Piccola Bottega degli Orrori è in lavorazione con un titolo che sembra specificare un’ambientazione nel tempo: La Piccola Bottega degli Orrori di Halloween, con una squadra di tutto rispetto: alla produzione Roger Corman, produttore originale, mentre alla regia Joe Dante. Presentato come una rivisitazione destinata a lanciare un franchise, il film è stato scritto dallo sceneggiatore di Gremlins 2, Charles S. Haas.