Home Blog Pagina 1849

Il problema dei 3 corpi: recensione della serie Netflix

Il problema dei 3 corpi: recensione della serie Netflix

La perenne ed estenuante lotta tra scienza e religione ha da sempre caratterizzato i numerosi e profondi dibattiti sull’esistenza dell’umanità e tutto ciò che la circonda. Tuttavia, l’idea di cosa accadrebbe se un “nuovo Dio” utilizzasse la scienza per comunicare e giudicare gli uomini è un’ipotesi su cui si è discusso ancora davvero poco. Ed è da questa complessa riflessione che sembra nascere la nuova misteriosa hard science fiction di Netflix dal titolo Il problema dei 3 corpi.

Creata da David Benioff e D.B. Weiss (già genitori dell’iconica e gloriosa serie Game of Thrones, conclusasi quasi cinque anni fa con l’ottava e ultima stagione) insieme a Alexander Woo (The Terror, True Blood), Il Problema dei 3 corpi è ispirata alla celebre trilogia fantascientifica Memoria del passato della Terra (Remembrance of Earth’s Past) dell’acclamato autore cinese Liu Cixin. Composta da 8 episodi di circa un’ora ciascuna, è disponibile dal 21 marzo su Netflix.

La serie vanta un cast di talenti tra cui si distinguono alcuni degli attori più riconosciuti del panorama cinematografico e televisivo. Tra questi, spiccano alcune figure familiari ai fan di Game of Thrones: Jonathan Bradley, noto per il suo ruolo di Samwell Tarly; Liam Cunningham, conosciuto per il personaggio di sir Davos; e Jonathan Price, che ha interpretato l’Alto Passero. Ad arricchire ulteriormente il cast c’è Benedict Wong, amato dalla community del Marvel Cinematic Universe per il suo ruolo del supremo stregone Wong in Dottor Strange.

Il problema dei 3 corpi Netflix
Eve Ridley nel ruolo di The Follower, Sea Shimooka nel ruolo di Sophon in Il problema dei 3 corpi. Cr. Per gentile concessione di Netflix © 2024

Il problema dei 3 corpi: una storia oltre i confini del tempo e dello spazio

Nella severa e feroce Cina degli anni ’60, la giovane astrofisica Ye Wenjie (interpretata da Rosalind Chao di Star Trek: Next Generation) – sopravvissuta alla tragica Rivoluzione Culturale diretta da Mao Zedong – prende una fatidica decisione che si ripercuote inevitabilmente ben oltre i confini dello spazio e del tempo: intercetta una misteriosa popolazione aliena con un profondo interesse per la Terra e per l’umanità stessa.

Oltre mezzo secolo dopo, la scoperta di Wenjie, da cui nasce un inquietante culto di fanatici sostenitori di questo “nuovo Dio”, coinvolge brutalmente la vita di un gruppo di brillanti giovani scienziati, noti come “i Cinque di Oxford”: la geniale fisica teorica Jin Cheng (Jess Hong), la pioniera delle nanotecnologie Auggie Salazar (Eiza Gonzalez), l’assistente ricercatore Saul Durand (Jovan Adepo), l’insegnante di fisica Will Downing (Alex Sharp) e il ricco e scortese imprenditore Jack Rooney (John Bradley).

Mentre le leggi della scienza si sgretolano rapidamente e una serie di terribili suicidi affliggono la comunità scientifica, i cinque amici e ex colleghi si trovano di fronte a una scelta difficile e controversa: lottare per la propria personale sopravvivenza o unirsi per salvare l’intera umanità dalla più grande minaccia mai esistita.

In viaggio verso il Giorno del Giudizio

Con un’emozionante e intricato worldbuilding, Il Problema dei 3 Corpi trasporta lo spettatore in un incredibile e angosciante viaggio che attraversa, e talvolta confonde, continenti e linee temporali, proiettando lo sguardo del pubblico su un universo non così tanto improbabile, e che mette in discussione le fondamenta stesse dell’esistenza umana. Dunque, con una intensa e ricca trama, la serie porta sul piccolo schermo non solo una storia che intreccia scienza, filosofia e psicologica, ma anche e soprattutto un racconto che riflette sul precario equilibrio tra vita e morte, tra noi e l’universo intero, esplorando le sottili linee che separano la fede dalla razionalità e la solitudine dalla collettività.

Dopo una convincente introduzione in medias res e una prima parte che cattura e ammalia lo spettatore, quasi costringendolo a desiderare di sapere sempre più sul “nuovo Dio” e il destino dei cinque giovani, la vicenda procede vorticosamente tra passato e presente, suscitando dubbi e domande su ciò che accadrà. Quali sono le reali intenzioni che si celano dietro l’interesse di questo popolo alieno? L’umanità ha gli strumenti e il coraggio che servono per poter affrontare la battaglia e, soprattutto, vincerla?  

Il problema dei 3 corpi Eiza Gonzalez
Eiza González nel ruolo di Auggie Salazar in Il problema dei 3 corpi. Cr. Per gentile concessione di Netflix © 2023

La metafora dell’autodistruzione umana

Nonostante la serie non riesca a catturare completamente l’essenza dell’opera letteraria originale (criticità che affligge il 97% degli adattamenti televisivi e cinematografici) e non approfondisca a sufficienza la psicologia dei protagonisti (così da suscitare nel pubblico una forte e duratura empatia), è evidente l’enorme lavoro impiegato da Benioff, Weiss e Woo nel creare un prodotto televisivo di valore e per nulla superficiale. Il problema dei 3 corpi, infatti, si distingue come una serie valida e tenace, che affronta con coraggio la sfida di reinterpretare un capolavoro del genere fantascientifico.

In conclusione, seppur con qualche difficoltà, Il problema dei 3 corpi riesce a offrire agli spettatori un’esperienza autentica e coinvolgente che, al di là del suo estremo scenario immaginario e fantascientifico, oltre a invitare a riflettere sulle fragilità umane e sull’inestimabile valore della vita, evidenzia come anche la più piccola e innocente decisione, nelle mani sbagliate, possa inevitabilmente condizionare la storia dell’intera umanità.

La seconda stagione sarà in grado di risolvere le incertezze rimaste in sospeso e soddisfare le aspettative del pubblico?

Il problema dei 3 corpi: le differenze tra il libro e la serie Netflix

La nuova serie Netflix in otto episodi ideata da David Benioff, DB Weiss (autori anche di Il Trono di Spade) e Alexander Woo, Il problema dei 3 corpi, adatta per il piccolo schermo i popolarissimi e pluripremiati romanzi di Liu Cixin. Questa prima stagione, però, non adatta unicamente quanto narrato nel primo dei tre libri che compongono la trilogia (Il problema dei 3 corpi, La materia del cosmo e Nella quarta dimensione), ma mescola eventi presi da anche dai due titoli successivi per dar vita ad un racconto di fantascienza particolarmente avvincente e ambizioso, che si snoda nel tempo e nello spazio. Naturalmente, nel far ciò, si è reso necessario dar vita ad alcune modifiche rispetto ai romanzi e qui di seguito esploriamo le principali tra queste.

In Il problema dei 3 corpi un personaggio del libro è diviso in tre

Il problema dei 3 corpi cast
Eiza González, Jess Hong, Saamer Usmani, Jovan Adepo, Alex Sharp e John Bradley in Il problema dei 3 corpi. Cr. Ed Miller/ Netflix © 2023

Nel romanzo originale – durante le sezioni del presente – il personaggio principale è Wang Miao, un esperto di nanotecnologie che si trova coinvolto nelle macchinazioni della graduale invasione aliena. Wang è la prima persona che vediamo incontrare il bizzarro gioco di realtà virtuale noto come “3 Body“, che ci mostra la vera struttura del sistema stellare di Trisolarian. Il personaggio, tuttavia, non è stato molto apprezzato, giudicato principalmente come uno strumento utile solo a far muovere in avanti la trama. Nel secondo romanzo della serie, La materia del cosmo, questo viene addirittura messo da parte in favore di un nuovo protagonista.

Similmente, la serie sceglie di non avvalersi di Wang ma dividere questo personaggi in tre distinte personalità: Auggie Salazar (Eiza González), Jack Rooney (John Bradley) e Jin Cheng (Jess Hong). Auggie assume il ruolo di ricercatrice nanotecnologica, diventando così l’analogo più vicino a Wang Miao. Anche se la sua storia è completamente diversa, sono le fibre nanotecnologiche di Auggie (come quelle di Wang nel libro) a distruggere l’enorme nave del Giorno del Giudizio. Tuttavia, a differenza di Wang, Auggie non si trova coinvolta nell’esperienza virtuale dei “3 corpi”. Sono però Jack e Jin a fare quest’esperienza, venendo così a conoscenza dell’imminente invasione aliena.

Gli archi narrativi di Jin e Will in Il problema dei 3 corpi si estendono fino al terzo libro

Il problema dei 3 corpi Alex Sharp
Alex Sharp è Will Downing in Il problema dei 3 corpi. Cr. Ed Miller/ Netflix

Alla fine della serie, Jin passa da una parziale analogia con Wang Miao a una più stretta corrispondenza con Cheng Xin, un personaggio presente nel terzo libro, Nella quarta dimensione. In quel romanzo, Xin chiede a Yun Tianming di inserire il suo cervello in una sonda per aiutare il Progetto Scala. Nella serie, Yun Tianming è diventato Will Downing (Alex Sharp), che, insieme all’altro nucleo di personaggi contemporanei, conosce tutti i suoi compagni di università. Come nel terzo libro, Will compra a Jin una stella attraverso il “Progetto Stelle: La nostra destinazione”. Poiché l’episodio finale si conclude con la sonda cerebrale di Will che non mantiene la traiettoria corretta, questa prima stagione termina in parte dove inizia il terzo romanzo.

Le linee temporali del libro 2 e 3 coincidono parzialmente

Il problema dei 3 corpi Jess Hong John Bradley
John Bradley nel ruolo di Jack Rooney, Jess Hong nel ruolo di Jin Cheng in Il problema dei 3 corpi. Cr. Ed Miller/ Netflix © 2024

Fino all’episodio 5, Il problema dei 3 corpi si attiene agli eventi del primo romanzo Tuttavia, dopo l’episodio 5 (Giorno del Giudizio) e a partire dall’episodio 6 (Destinazione stelle), la serie inizia ad adattare gli eventi di La materia del cosmo e Nella quarta dimensione. Sebbene i due romanzi siano noti soprattutto per il fatto che questi eventi saltano molto più avanti nel futuro, entrambi iniziano con situazioni più o meno contemporanee a quelle del primo libro. In effetti, prima ancora che la serie Netflix si svolga, Il problema dei 3 corpi prende in prestito elementi dell’inizio del terzo romanzo.

Anche se all’inizio non lo sappiamo, Vera ha saputo che sua madre, Ye Wenjie, è stata la prima umana a contattare i San-Ti, cosa che ha spinto gli alieni a inviare una flotta di navi sulla Terra. Così, quando Vera si suicida all’inizio della serie, è la controfigura di Yang Dong, la figlia di Ye Wenjie nei libri. Per essere chiari, anche Yang Dong si suicida all’inizio del primo libro, solo che il terzo libro rivisita questi eventi dal suo punto di vista, mentre il primo non lo fa. Nel rappresentare il suicidio di Vera nell’episodio 1, la serie adatta quindi contemporaneamente il primo e il terzo romanzo.

Evans, il Giorno del Giudizio e Vera

Il problema dei 3 corpi Mike Evans
Jonathan Pryce nel ruolo di Mike Evans in Il problema dei 3 corpi. Cr. Ed Miller/Netflix © 2024

A proposito di Vera, nella serie si apprende che è la figlia di Ye Wenjie e Mike Evans. Nel libro, i due si uniscono sia nel passato che nel presente, ma non hanno un figlio insieme. Yang Dong è la figlia di Ye Wenjie e Yang Weining. Sempre nel libro, Ye Wenjie uccide sia Yang Weining che Lei Zhicheng, suoi colleghi alla Base della Costa Rossa. Lo fa in parte per coprire il fatto di aver inviato il segnale agli alieni. Ma nella serie, Mike Evans – nel passato e nel presente – è il padre segreto di Vera, e la sua vita nel Giorno del Giudizio è descritta in modo molto più dettagliato che nel primo romanzo. Il problema dei 3 corpi rivela inoltre che l’intero culto degli adoratori di San-Ti comprende famiglie e bambini.

Questo rende la distruzione dell’astronave molto più macabra nella serie che nella pagina. In questa versione, bambini innocenti vengono letteralmente uccisi dai “buoni”, un’invenzione di Woo, Benioff e Weiss. In un’altra voce nel reparto delle cose orribili che accadono ai bambini, lo show trasforma il personaggio virtuale del gioco “Follower” in un bambino, che dovrebbe rappresentare Vera quando era una bambina. Nel primo romanzo, Follower non era un bambino e nel libro non doveva essere una versione digitale di Yang Dong.

I San-Ti e i Sophon

Il problema dei 3 corpi gioco
John Bradley è Jack Rooney e Jess Hong è Jin Cheng nell’episodio 3 di Il problema die 3 corpi. Cr. Ed Miller/Netflix © 2024

Nella trilogia di libri, gli alieni invasori sono sempre chiamati Trisolariani. Questo perché il loro sistema stellare ha tre soli, quindi “tri-solare”. Tuttavia, lo show di Netflix cambia il nome in San-Ti, che in cinese significa “persona a tre corpi“. San-Ti fa inoltre riferimento a un adattamento anime del 2022-2023 de La materia del cosmo. In entrambe le versioni, apprendiamo che i San-Ti inviano computer complessi tramite protoni chiamati Sophon. Questi aggeggi di dimensioni superiori permettono agli alieni di controllare e manipolare ciò che le persone vedono letteralmente ogni singolo giorno della loro vita.

Inoltre, in entrambi i casi l’impatto dei Sophon è essenzialmente lo stesso: l’umanità è costantemente spiata e i risultati scientifici sono inaffidabili grazie alla manipolazione dei dati da parte dei Sophon. La differenza più grande è che nella serie i San-Ti hanno una sorta di rappresentante dei Sophon sotto forma di una donna che porta una spada sulla schiena. Interpretata da Sea Shimooka, questa Sophon si confronta con i personaggi in un modo che non avviene nei libri.

Il destino di Ye Wenjie

Il problema dei 3 corpi Ye Wenjie
Rosalind Chao interpreta Ye Wenjie in Il problema dei 3 corpi. Cr. Ed Miller/Netflix © 2024

Senza dubbio, gli aspetti più accurati di Il problema dei 3 corpi riguardano Ye Wenjie. Nelle sezioni ambientate negli anni Sessanta, in cui la giovane Ye Wenjie è interpretata da Zine Tseng, abbiamo momenti specifici del libro quasi alla lettera. Anche nel presente, dove Ye Wenjie è interpretata dalla leggenda della fantascienza Rosalind Chao, l’etica di questo importante personaggio del libro si fa sentire alla grande. Tuttavia, la serie fa un grande passo avanti cambiando la fine della storia di Ye Wenjie.

Nel primo romanzo, nell’ultimo capitolo (“Le rovine”), Ye Wenjie torna alla Base della Costa Rossa e riflette sul “tramonto dell’umanità“. Nella serie, alla fine dell’episodio 7, viene invece incontrata alle rovine della Base Costa Rossa dall’agente umano San-Ti Tatiana. Sebbene la loro conversazione sia tenera, si capisce che Tatiana è lì per uccidere Ye Wenjie o, per lo meno, per assicurarsi che salti dalla montagna. In “Le rovine“, possiamo certamente dedurre che Ye Wenjie si getterà nella morte, ma non lo vediamo effettivamente accadere sulla pagina.

Saul il Wallfacer in Il problema dei 3 corpi

Il problema dei 3 corpi Jovan Adepo
Jovan Adepo come Saul Durand, Jess Hong come Jin Cheng in Il problema dei 3 corpi. Cr. Ed Miller/ Netflix

Nel finale della prima stagione, Impenetrabili, Saul Durand (Jovan Adepo) diventa un Wallfacer umano, uno stratega a cui vengono concessi poteri multinazionali per combattere i San-Ti interamente nella loro mente. Poiché i San-Ti non capiscono le bugie e non sono telepatici, il più grande vantaggio degli umani è quello di pianificare in segreto. Nella serie, Saul è uno dei tre Wallfacer, ma nel libro La materia del cosmo sono cinque. Inoltre, anche se all’inizio non è chiaro, alla fine della prima stagione Saul si trasforma in un analogo abbastanza vicino al personaggio del libro chiamato Luo Ji.

Introdotto per la prima volta ne La foresta oscura, Luo Ji diventa forse il personaggio più dinamico dell’intera serie. In due libri, passa da accademico cinico e promiscuo a determinato salvatore del genere umano e di Trisolaris. La serie fa un discreto lavoro nel ricreare il reclutamento di Luo Ji/Saul nel progetto Wallfacer, riproponendo persino un momento de La materia del cosmo in cui una donna innocente che ha avuto un’avventura di una notte con Saul viene uccisa in un incidente stradale che in realtà non è un incidente.

Per la maggior parte, il personaggio di Saul è davvero simile a Luo Ji solo per la trama e le circostanze. Poiché Auggie non esiste nella trilogia, la storia d’amore tra Saul e Auggie è stata inventata per la serie. Nei libri, Luo Ji esce con una scrittrice e diventa ossessionato dall’idea di creare un’amante fittizia assolutamente perfetta, che bizzarramente rende reale con i suoi poteri unilaterali di Wallfacer. Alla fine, Saul, Jin, Auggie e Will si trovano su strade simili a quelle delle loro controparti nei libri. Tuttavia, poiché la serie li ha trasformati in personaggi totalmente nuovi, i loro destini finali sono imprevedibili.

Il problema dei 3 corpi: Gli showrunner chiariscono lo strano annuncio della seconda stagione da parte di Netflix

0

Nei giorni e nelle settimane che hanno seguito la prima di Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) su Netflix, è apparso chiaro allo streamer che aveva tra le mani un gioiello. La prima stagione della serie fantascientifica si è piazzata subito in cima alle classifiche di Netflix, occupando il primo posto della classifica delle serie televisive più viste dello streamer per tre settimane e della sua Top 10 globale per sette settimane. Chiaramente, la serie aveva fatto abbastanza per giustificare un rinnovo, che alla fine si è concretizzato con l’annuncio di una seconda stagione da parte dello streamer. Tuttavia, nella dichiarazione di Netflix si leggeva che la serie fantascientifica sarebbe tornata per “episodi aggiuntivi” che avrebbero “concluso la storia”. Ciò ha creato una certa ambiguità riguardo al fatto che Netflix si sia impegnata nella storia per un lungo periodo o solo per un periodo intermedio.

Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) è adattato dalla trilogia di romanzi Memorie del passato della Terra scritta da Liu Cixin, e i suoi showrunner David Benioff, Dan Weiss e Alexander Woo stanno assicurando ai fan che le cose stanno andando bene. Parlando con The Hollywood Reporter, gli showrunner hanno rivelato di avere già “una tabella di marcia” su come raccontare la storia. Non hanno però confermato il numero esatto di episodi previsti dal nuovo accordo, ma hanno specificato che si tratta di “stagioni“. Non una sola. “Sapevamo già quante ore ci servivano per raccontare il resto della storia, perché abbiamo una tabella di marcia fino alla fine“, ha detto Weiss. “E abbiamo quello che ci serve per arrivare alla fine, come previsto da quando abbiamo iniziato“.

Lo sviluppo della prima stagione di Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) ha richiesto quattro anni e la fase successiva della storia dovrà essere sviluppata nei tre anni successivi. “Quando finiremo la serie, saranno sette gli anni che le abbiamo dedicato“, ha aggiunto Benioff. “Ora siamo in un punto in cui possiamo raccontare il resto della storia e, sì, abbiamo abbastanza tempo per raccontare il resto della storia nel modo in cui vogliamo e questo è immensamente gratificante“.

Il problema dei 3 corpi diventerà ancora più assurdo

La precisazione del trio di showrunner chiarisce che Netflix è pronta a portare la storia di San Ti e della razza umana alla sua “logica” conclusione (non c’è nulla di logico in 3 Body Problem). Con lo show Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) destinato a proseguire oltre la seconda stagione, le storie degli altri due romanzi, The Dark Forest e Death’s End, non devono essere affrettate, ma raccontate correttamente. Detto questo, il trio aveva precedentemente suggerito che mentre la prima stagione “facilita” l’ingresso degli spettatori nel mondo, la seconda stagione è destinata a scatenarsi.

Il cast  Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) che ha mandato in tilt l’universo comprende Jovan Adepo, John Bradley, Rosalind Chao, Liam Cunningham, Eiza González, Jess Hong, Marlo Kelly, Alex Sharp, Sea Shimooka, Saamer Usmani, Benedict Wong e Jonathan Pryce.

Il problema dei 3 corpi: cosa aspettarsi dalla seconda stagione?

Il problema dei 3 corpi: cosa aspettarsi dalla seconda stagione?

L’attesissima serie fantascientifica Il problema dei 3 corpi (qui la recensione) è finalmente disponibile su Netflix. Composta da 8 episodi, questa porta gli spettatori nel mondo immaginato dallo scrittore Liu Cixin – sui cui libri si basa la serie – dove una misteriosa razza aliena svela il proprio futuro arrivo sul pianeta terra con l’obiettivo di conquistarlo e sostituirsi così alla razza umana. Per riuscirvi, interferiscono con il lavoro di un gruppo di brillanti fisici e scienziati potenzialmente in grado di sviluppare strategie per contrastare tale invasione.

Questo perché questi alieni non arriveranno sulla Terra prima di 400 anni, tempo durante il quale gli umani potrebbero riuscire a sviluppare le tecnologie adatte per sconfiggere gli invasori. L’ultimo episodio, Impenetrabili, si conclude con un finale aperto, lasciando dunque immaginare che ci sarà almeno un’altra stagione con cui portare avanti questo racconto. Ma, stando a quanto narrato nei tre romanzi della serie, cosa dobbiamo aspettarci da una seconda stagione?

Il problema dei 3 corpi: cosa aspettarsi dalla seconda stagione?

Come di consueto, Netflix sta ancora valutando se rinnovare Il problema dei 3 corpi per una seconda stagione. Non c’è ancora una conferma ufficiale, ma dato che la serie è subito divenuta una delle più viste del momento sulla piattaforma, c’è da aspettarsi che il rinnovo venga confermato. Nell’attesa, possiamo dunque già prevedere come proseguirà la trama, seguendo la storia proposta dai libri. Se la stagione 2 di Il problema dei 3 corpi si farà, questa si concentrerà di certo su come gli Impenetrabili (Wallfacer, in originale) definiranno la loro strategia per la guerra contro l’invasione aliena.

Dopotutto, questo è l’obiettivo principale del secondo libro della serie, La materia del cosmo: nella sua trama, i quattro Impenetrabili (uno in più rispetto alla serie TV) sviluppano i loro piani in modo indipendente. Gli alieni San-Ti non sono in grado di leggere nelle loro menti e per questo nominano tre umani come “Wallbreakers”, persone che analizzano le informazioni registrate dai sophon e cercano di capire i piani segreti degli Impenetrabili nella ricerca di una soluzione all’invasione aliena.

Il problema dei 3 corpi Netflix
Eve Ridley nel ruolo di The Follower, Sea Shimooka nel ruolo di Sophon in Il problema dei 3 corpi. Cr. Per gentile concessione di Netflix © 2024

La battaglia di intelligenza tra Impenetrabili e Wallbreakers nel libro va alla fine a favore degli alieni: le strategie di tre dei quattro Impenetrabili vengono neutralizzate, e l’unico che può ancora definire un piano di successo è il personaggio che ispira Saul Durand (nel libro, corrisponde all’astronomo Luo Ji). Egli fornisce a quel punto precise istruzioni agli umani e poi entra in ibernazione, chiedendo di essere rianimato se accadrà qualcosa di particolare. Il racconto, dunque, si sposta in avanti di secoli, con la flotta aliena ora più vicina alla Terra.

Ci si può dunque aspettare che la seconda stagione preveda dunque l’elaborazione delle strategie degli Impenetrabili, come anche i piani dei San-Ti per cercare di fermarli. A guidare gli umani traditori ci sarà probabilmente Tatiana, che viene mostrata per l’ultima volta nella prima stagione mentre è intenta a provare uno dei caschi di realtà virtuale forniti dai San-Ti. Non sappiamo cosa le sia stato mostrato, ma dall’espressione di gioia sul suo viso possiamo immaginare che le verrà chiesto di prepare il terreno per l’arrivo di quelli che la ragazza considera ormai degli dei salvifici.

In ultimo, da una seconda stagione ci si può aspettare questo salto in avanti di secoli, considerando che per giungere sulla terra i San-Ti impiegheranno circa 400 anni. Ciò permetterebbe di avvicinarsi al momento del loro arrivo, presentando dunque uno scenario futuristico in cui i protagonisti dovranno compiere ulteriori passi verso la certezza di poter impedire l’invasione. Come saprà chi ha letto i 3 libri, alla fine si giunge all’effettivo arrivo degli alieni, alla battaglia per la sopravvivenza e al suo esito. Idealmente, questi ultimi eventi potrebbero però verificarsi in una terza stagione.

LEGGI ANCHE:

Il problema dei 3 corpi: clip e data di uscita!

0
Il problema dei 3 corpi: clip e data di uscita!

Netflix ha diffuso una clip esclusiva di Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem), l’attesa serie tv Originale Netflix. Insieme ad una prima scena della serie il colosso streaming ha annunciato la data di uscita della serie che debutterà in streaming sulla piattaforma il 21 Marzo 2024.

Dagli ideatori pluripremiati agli Emmy David Benioff e D.B. Weiss (Il trono di spade), e dal candidato agli Emmy Alexander Woo (The Terror: Infamy, True Blood) ecco un racconto elettrizzante che ridefinisce i canoni del dramma fantascientifico attraverso misteri sovrapposti e gravi implicazioni al di fuori di ogni classificazione. Serie tratta dall’acclamata trilogia bestseller Il problema dei tre corpi.

La fatidica decisione di una donna nella Cina degli anni ’60 riecheggia attraverso lo spazio e il tempo fino a raggiungere un gruppo di geniali scienziati nel presente. Quando le leggi della natura si sgretolano davanti ai loro occhi, cinque ex colleghi si riuniscono per affrontare la più grande minaccia nella storia dell’umanità.

Il problema dei 3 corpi: aggiornamenti sulle riprese delle stagioni 2 e 3 della serie Netflix

0

Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) riceve un nuovo aggiornamento sulle riprese delle stagioni 2 e 3, rivelando un importante cambio di location. Creata da David Benioff, D. B. Weiss e Alexander Woo, la serie fantascientifica è un adattamento del romanzo The Three Body Problem di Liu Cixin. La serie è stata trasmessa per la prima volta nel 2024 e segue un gruppo di scienziati che lavorano per impedire l’estinzione della razza umana da parte di una razza aliena in arrivo. La serie ha avuto un successo tale che Netflix ha dato il via libera alla seconda stagione di Il problema dei 3 corpi e a una terza stagione, che concluderà la serie.

Ora, Screen Daily condivide nuove informazioni sulla produzione delle stagioni 2 e 3 di Il problema dei 3 corpi, rivelando che le riprese delle due stagioni si svolgeranno in Ungheria. Questo segna un cambiamento rispetto alla prima stagione, che è stata girata principalmente nel Regno Unito, anche agli Shepperton Studios. La prima stagione è stata girata anche in Spagna e Panama, oltre che in diversi luoghi degli Stati Uniti, come New York, Massachusetts e Florida. Non è ancora chiaro quali altre location internazionali saranno aggiunte per la seconda e la terza stagione.

Screen Daily segnala che i documenti depositati sul sito web dell’Ufficio Nazionale del Cinema ungherese rivelano che la produzione delle restanti stagioni di Il problema dei 3 corpi inizierà l’8 luglio 2025, con la conclusione prevista per il 2 agosto 2027. Con il trasferimento delle riprese in Ungheria, la produzione potrà usufruire degli incentivi competitivi offerti dal Paese, che includono un’aliquota del 30% sulle spese di produzione ammissibili, di cui il 25% può essere di provenienza non ungherese. Infine, il rapporto rivela che il budget per la seconda e la terza stagione è di ben 267 milioni di dollari, di cui 80 milioni provenienti da sovvenzioni indirette.

Cosa significa questo per la seconda e la terza stagione di Il problema dei 3 corpi

Il problema dei 3 corpi

Quando potrebbe arrivare la seconda stagione

Le recensioni di Il problema dei 3 corpi sono state generalmente positive sia da parte della critica che del pubblico, ma è stato ipotizzato che la serie non abbia ottenuto i risultati sperati da Netflix. Benioff e Weiss sono noti per aver creato Il Trono di Spade per HBO, e la serie fantascientifica di Netflix era il prossimo grande progetto del duo dopo aver concluso quella storia. Con un budget enorme di 160 milioni di dollari per la prima stagione di 3 Body Problem, il vago via libera di Netflix per le due stagioni finali senza menzionare il numero di episodi non era una decisione che trasmetteva fiducia nel progetto.

L’ultimo aggiornamento mette in discussione questa idea. 267 milioni di dollari sono chiaramente una somma enorme e la produzione biennale è un’impresa monumentale. Il trasferimento in Ungheria potrebbe sicuramente aiutare a far fruttare ancora di più questi soldi, dato che la prima stagione ha diritto a un rimborso in contanti fino al 25,5% nel Regno Unito. L’aggiornamento sulle riprese fornisce anche qualche indicazione sulla data di uscita della serie. Supponendo che le stagioni saranno effettivamente girate una dopo l’altra e non contemporaneamente, la seconda stagione di 3 Body Problem potrebbe potenzialmente uscire alla fine del 2026.

Il problema dei 3 corpi merita più di una stagione conclusiva

Il problema dei 3 corpi merita più di una stagione conclusiva

Dire che Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) era una delle serie più attese del 2023 sarebbe un eufemismo. La serie era basata sull’omonimo romanzo dell’acclamata autrice cinese di fantascienza Cixin Liu e si è guadagnata un appassionato fandom sia da parte degli appassionati di scienza sia da parte dei narratori. Lo show è stato realizzato anche dagli showrunner David Benioff e Dan Weiss, al loro primo progetto di genere importante dopo che Il trono di Spade (Game of Thrones) ha raggiunto la sua controversa conclusione nel 2019, dato che la loro serie Netflix The Chair era un programma a evento limitato. Sebbene il materiale di partenza fosse considerato piuttosto denso e potenzialmente non adattabile, Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) è riuscito ad adattare brillantemente il romanzo, accontentando sia i fan più accaniti che i nuovi arrivati.

L’annuncio che Netflix avrebbe prodotto altri episodi di Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) non è stato del tutto sorprendente, dato che gli ascolti e le recensioni dello show erano stati abbastanza forti da attirare gli spettatori di ritorno. Ciò che ha sorpreso è il modo in cui i nuovi episodi sono stati caratterizzati: Benioff e Weiss hanno dichiarato di essere entusiasti di “poter raccontare questa storia fino alla sua epica conclusione”, ma non hanno fatto riferimento specifico alle nuove puntate come a una seconda stagione. Anche se è emozionante vedere che la serie non è stata cancellata prematuramente, Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) merita più di qualche episodio conclusivo per completare adeguatamente la sua storia.

Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) ha previsto più stagioni

Nonostante le critiche ricevute per il finale di Il trono di spade (Game of Thrones), Benioff e Weiss hanno dimostrato con Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) di poter condensare un materiale di partenza molto complesso in una serie coinvolgente. Mentre il romanzo era incentrato sul personaggio di Wang Miao, la serie ha introdotto i cinque protagonisti Auggie Salazar (Eiza González), Saul Durand (Jovan Adepo), Jin Cheng (Jess Hong), Will Downing (Alex Sharp) e Jack Rooney (John Bradley) per rendere la storia più comprensibile. I personaggi di Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) sono solo all’inizio della loro storia alla fine della prima stagione. La morte di Rooney ispira gli altri personaggi a lavorare insieme per proteggere le generazioni future dall’imminente invasione dei San-Ti.

Nonostante alcune deviazioni significative, Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) riesce a mantenere la maggior parte dei punti salienti della storia del primo romanzo della serie. Sebbene i personaggi si rendano conto che i San-Ti intendono ostacolare le difese della Terra screditando gli scienziati, sono comunque costretti a fare i conti con l’imminente invasione della flotta aliena tra 400 anni. Mentre il concetto di “Wallflowers” viene introdotto nel secondo romanzo, La foresta oscura, i due capitoli conclusivi della trilogia di Liu introducono altri personaggi e questioni etiche. La conclusione della prima stagione inizia solo a sfiorare il modo in cui l’umanità si unirà per garantire la propria sopravvivenza collettiva.

La cosa più preoccupante dell’annuncio di Netflix è che Weiss e Benioff hanno dichiarato di aver bisogno di quattro stagioni per completare la loro storia. Le critiche mosse a Game of Thrones derivano dal fatto che il duo non è stato in grado di trovare una conclusione convincente, ma nel caso di Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem), hanno già un finale dal terzo romanzo, Death’s End. Il duo ha dichiarato che “l’ultima pagina dell’epopea di Liu Cixin è stata forse la migliore immagine finale che abbiamo incontrato in una saga fantascientifica come questa” e che “volevano disperatamente arrivare alla fine“. Sarebbe incredibilmente deludente se ancora una volta dovessero concludere frettolosamente una storia che aveva bisogno di tempo per coprire le sue varie sottotrame.

Il “problema dei 3 corpi” ha bisogno di una conclusione estesa

Il "problema dei 3 corpi" ha bisogno di una conclusione estesa

I secondi due titoli della trilogia di Liu hanno introdotto nuovi elementi che sono maturi per essere adattati. La Foresta Oscura affronta il tema della possibilità per l’umanità di trasferirsi su un altro pianeta prima dell’arrivo dei San-Ti e mostra come le dispute su chi viene scelto per partire scatenino discussioni sulle differenze di classe. Dati i temi del privilegio e del potere che Weiss e Benioff hanno sviluppato in modo così eloquente nel corso di Game of Thrones, sarebbe certamente interessante vedere come affrontano questi problemi morali nelle stagioni successive di 3 Body Problem. Purtroppo, queste idee più sfumate potrebbero andare perse se la serie si avviasse verso una conclusione anticipata.

Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) ha anche bisogno di tempo per completare gli archi dei personaggi. Sebbene Adepo fornisca una performance memorabile nel ruolo di Durand negli ultimi episodi della prima stagione, era evidente che la maggior parte della sua storia veniva conservata per l’ulteriore esplorazione del Progetto Staircase. Allo stesso modo, il Thomas Wade di Liam Cunningham riceve una storia più approfondita nella serie rispetto ai romanzi, il che suggerisce che potrebbe avere un ruolo più importante negli eventi futuri.

Uno dei maggiori punti di forza della prima stagione di 3 Body Problem è stato quello di essersi presa il tempo necessario per spiegare la scienza concreta che sta dietro al concetto di fisica del titolo. Tuttavia, Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) ha bisogno di più di qualche episodio conclusivo per esplorare adeguatamente i suoi concetti scientifici. Sarebbe deludente se la serie si lasciasse sfuggire la costruzione del mondo, dato che l’attenzione ai dettagli è uno dei motivi del successo della serie.

Netflix non può continuare a cancellare le serie drammatiche

Sebbene Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem) sia stato lo show più visto dello streamer per diverse settimane di fila, Netflix ha una sfortunata storia di cancellazioni premature di show popolari. È raro che il network abbia show di genere che durano più di qualche stagione. Programmi acclamati come Lockwood & Co, The Midnight Club, Dark Crystal: Age of Resistance, e 1899 sono stati tutti lasciati senza una conclusione adeguata. A lungo termine, questo non è di buon auspicio per la longevità della libreria di Netflix, poiché gli spettatori potrebbero esitare a guardare una serie che è stata completata solo in parte. Il problema dei 3 corpi (3 Body Problem)  ha il potenziale per essere una delle più grandi serie drammatiche di tutti i tempi, perché il potenziale è nel materiale di partenza. Tagliare una serie ambiziosa nel suo momento migliore non è solo una delusione per i fan, ma un segnale preoccupante per i futuri progetti di Netflix.

Il Principe: la nuova docu-serie italiana Netflix

0
Il Principe: la nuova docu-serie italiana Netflix

Il Principe è la nuova docu-serie italiana Netflix in 3 episodi prodotta da MDE Films e sviluppata da Beatrice Borromeo Casiraghi, che ne è anche la regista, e che sarà disponibile dal 4 luglio in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.

Un principe in esilio, una top model, uno sparo nel buio che cambierà la vita di tantissime persone, generazione dopo generazione. Il Principe è una docu serie in tre episodi che, partendo dagli eventi successi nella tragica notte del 18 Agosto 1978 all’isola di Cavallo, ripercorre la storia di Vittorio Emanuele di Savoia, ultimo erede al trono d’Italia.

Per quanto la vicenda giudiziaria dell’omicidio del giovane Dirk Hamer sia centrale nella vita del principe e di conseguenza nella docuserie, puntata dopo puntata emerge di lui un racconto più intimo: il suo tormentato rapporto con i genitori, la storia d’amore con Marina Doria, gli anni di lavoro in Iran, gli scandali e molto altro.

Con nuove, esclusive interviste al Principe Vittorio Emanuele, inediti contributi e testimonianze da parte di giornalisti, membri della famiglia Savoia, della famiglia Hamer – tra cui Emanuele Filiberto, Marina di Savoia, Birgit Hamer – e con le prime dichiarazioni da parte dei testimoni presenti quella fatidica notte a Cavallo, la docu-serie si presenta come un racconto oggettivo della vita di una delle figure più controverse dell’ultima famiglia reale italiana. Allo stesso tempo, Il Principe è anche un racconto più ampio che riflette sull’impatto e le conseguenze che azioni delle generazioni precedenti possano avere su quelle successive.

SINOSSI EPISODICHE

  • EPISODIO 1

Il primo episodio parte da quel referendum del 1946 che, trasformando l’Italia in una Repubblica, frantuma l’identità del giovane principe, costretto all’esilio. Un Savoia ormai adulto, sposato e con un figlio piccolo, compra una casa a Cavallo, in Corsica, nell’unico punto da cui si vede in lontananza quell’Italia che gli era proibita. Nel 1978 un gruppo di Italiani, in vacanza in Sardegna, decide di visitare Cavallo e di usare senza permesso il canotto del principe, senza sapere che quell’azione avrebbe dato il via ad una escalation di eventi culminati con il ferimento e la tragica morte del giovane Dirk Hamer.

  • EPISODIO 2

La morte di Dirk Hamer comincia a cambiare profondamente la vita di tutte le persone coinvolte, in particolare quella della famiglia Savoia, che deve combattere contro il rischio di decenni di carcere, e quella di Birgit Hamer, la sorella di Dirk, che dedicherà la sua vita alla ricerca della verità e della giustizia.

  • EPISODIO 3

Nel terzo episodio, oltre al processo, seguiremo anche il rientro in Italia della famiglia reale dopo mezzo secolo di esilio, un nuovo scandalo che vedrà Vittorio Emanuele di nuovo incarcerato e un’inaspettata risoluzione a tutte le domande sospese. Ma soprattutto, vedremo come il coraggio delle nuove generazioni, da Emanuele Filiberto di Savoia alle figlie di Birgit Hamer, permetterà di affrontare i traumi ereditati e di liberarsi dal peso di un passato irrisolto.

CREDITS:

  • Produzione: MDE Films
  • Prodotto da: Beatrice Borromeo Casiraghi, Francesco Melzi d’Eril
  • Produttori esecutivi: Marco Morabito, Paolo Bernardelli
  • Produttore creativo: Marco Ponti
  • Regia: Beatrice Borromeo Casiraghi
  • Montaggio: Cristina Flamini, Annalisa Forgione
  • Fotografia: Clarissa Cappellani
  • Musiche originali: Giulia Tagliavia

Il principe, recensione della miniserie Netflix

Il principe, recensione della miniserie Netflix

Dal 4 luglio, sono disponibili su Netflix i tre episodi che compongono la miniserie Il principe, intrigante prodotto audiovisivo che fonde la ricostruzione storica con il crime per indagare la controversa figura dell’ultimo erede al trono d’Italia, Vittorio Emanuele di Savoia, soffermandosi nello specifico sugli eventi della tragica notte del 18 Agosto 1978 all’isola di Cavallo, quando un colpo sparato dal fucile di Vittorio Emanuele uccise il giovane tedesco Dirk Hamer.

Il principe, tra esili e processi

Si parte dall’esilio della famiglia Savoia – Vittorio Emanuele, la moglie Marina Doria e il figlio Emanuele Filiberto – avvenuto a seguito del referendum del 1946 che trasforma l’Italia in una Repubblica. Vittorio compra una casa a Cavallo, in Corsica, dove avverrà il tragico fatto che costituisce la narrazione principale dell’intera miniserie: il ferimento e la successiva morte del giovane tedesco Dirk Hamer. E ancora, il processo, il ritorno in Italia della famiglia reale dopo mezzo secolo di esilio, l’indagine da parte della pretura di Venezia per traffico internazionale di armi e l’iscrizione alla loggia massonica della P2.

Unendo la testimonianza degli allora ragazzi presenti sulla barca quella notte, tra cui i Malagò e i Pende, la serie sviluppata e diretta da Beatrice Borromeo analizza i fatti di quella tragica notte, presentando entrambe le prospettive, quella del colpevole e delle vittime, per imbastire uno studio dettagliato su una delle figure più controverse e interessanti della scena politica e sociale italiana.

17 agosto 1978: i fatti

La notte del 17 agosto 1978, sull’isola di Cavallo (che si trova al largo della costa meridionale della Corsica), Vittorio Emanuele scoprì che il gommone del suo yacht era stato rubato e agganciato a un altro yacht vicino. Armato di fucile, tentò di salire a bordo dell’imbarcazione. Sparò a un passeggero che aveva svegliato; il colpo lo mancò ma ferì mortalmente Dirk Hamer (il figlio diciannovenne di Ryke Geerd Hamer), che dormiva sul ponte di un altro yacht adiacente. Dirk è ricordato da tutti i testimoni che intervengono nella miniserie come un “super atleta”, un ragazzo affabile ed educato che parlava quattro lingue, una giovane promessa in tutto, che non avrebbe nemmeno dovuto essere lì quella notte. Il principe ammise la responsabilità civile della morte in una lettera del 28 agosto 1978. Dirk Hamer morì per le ferite riportate il 7 dicembre 1978 e Vittorio Emanuele fu arrestato.

L’11 ottobre 1989, Vittorio Emanuele fu incriminato con l’accusa di lesioni letali e possesso di un’arma pericolosa. Tuttavia, il 18 novembre 1991, dopo tredici anni di procedimento giudiziario, la Corte d’Assise di Parigi lo assolse dalle accuse di ferimento mortale e omicidio involontario, giudicandolo colpevole solo di possesso non autorizzato di un fucile M1 Garand. Ricevette una condanna a sei mesi di reclusione con la condizionale.

Incarcerato nel giugno 2006 con accuse non collegate di corruzione, Vittorio Emanuele è stato registrato in un video mentre ammetteva che “ero nel torto, […] ma devo dire che li ho ingannati [i giudici francesi]“, provocando un appello da parte di Birgit, sorella di Dirk Hamer, affinché Vittorio Emanuele fosse nuovamente processato in Italia per l’omicidio del fratello.

Birgit Hamer ha intrapreso una lunga battaglia legale per ottenere il video completo. Ha dichiarato: “Quella che per noi è una confessione, per lui è un vanto: ride del fatto che ha ucciso un ragazzo“. La storia del video fu divulgata dalla giornalista aristocratica Beatrice Borromeo, che ha anche curato la prefazione del libro sull’omicidio scritto da Birgit Hamer, Delitto senza castigo. Vittorio Emanuele ha denunciato il giornale per diffamazione, sostenendo che il video era stato manipolato.

La famiglia Hamer

Birgit e Marina: le voci femminili contrapposte de Il Principe

Il punto di vista più forte e deciso della miniserie Il Principe è, naturalmente, quello della sorella di Dirk, Birgit Hamer, che ha da sempre cercato giustizia, destreggiandosi in un mare di coperture, minacce e indagini mancanti.  “Sono successe cose stranissime“, sentenzia Birgit Hamer senza alcun dubbio. Dopo che Vittorio Emanuele scappa in Svizzera, la famiglia di Dirk continua a chiedere giustizia e affermare a gran voce che il principe si sta nascondendo. Non vi era ombra alcuna di indagini, i giornalisti che tentavano di affrontare la vicenda scrivendo articoli sul tema venivano minacciati, sempre che questi articoli non scomparissero direttamente. Pian piano, le versioni degli eventi hanno iniziato ad essere modificate, quando gli avvocati dei Savoia hanno fiutato un’occasione, riuscendo addirittura a far scompare il documento di ammissione di colpa, con l’intenzione di “gettare il dubbio su una cosa che è stata certa fin dall’inizio“.

Contrappunto di Birgit, nella serie emerge anche il ruolo fonamentale di Marina Doria nella vicenda. Viene descritta da alcuni testimoni e dallo stesso figlio Emanuele Filiberto come una donna molto forte, tratto caratteriale ereditato dall’essere una sportiva, precisamente una ex campionessa mondiale di sci nautico: in Svizzera era considerata una vera e propria diva. Dopo i fatti di Cavallo, la vita di Marina diventa votata a cercare di scagionare il marito. Attraverso una buona fetta di materiale d’archivio, la voce di Marina è l’unico vero controcampo per quella di Birgit, e conferma di esserlo stata anche nel passato, quando si recava all’estero per ricostruire i modelli delle barche presenti la notte di Cavallo per cercare di scagionare il marito e dimostrare che le pallottole non potevano essere partite dal suo fucile.

Dietro Marina – e completamente annebbiato dalla fermezza risolutiva e dalla dialettica impeccabile di Birgit Hamber – c’è un Vittorio Emanuele incerto, nel presente e nel passato, che spesso si impappina, che afferma “il toro c’ha le corna, io ho dovuto difendermi come nella corrida“, ma non esita a confessare che la sua infanzia è stata caratterizzata dalla quasi totale assenza di affetto da parte dei suoi genitori. Una confessione che, forse, dice molto di più delle infinite riconsiderazioni e ritrattazioni volte a mascherare l’imperdonabile.

Il Principe Dimenticato, recensione del film con Omar Sy

0
Il Principe Dimenticato, recensione del film con Omar Sy

Dal 2011 il regista e sceneggiatore francese Michel Hazanavicious tenta di replicare l’enorme successo che ebbe, in quell’anno, con The Artist, il supo film più famoso e premiato, che lo portò in vetta a Hollywood e gli regalò ben 5 premi Oscar, tra cui quello per la migliore regia e il miglior film.

Quando un tale successo arriva così presto nella propria carriera, sembra quindi che si abbia un’asticella altissima per valutare tutto ciò che viene dopo. E la carriera di Hazanavicious non è stata molto clemente, in questo paragone costante con quell’opera. Dopo diversi film che non hanno esattamente brillato per ricercatezza estetica o pregi particolari, il regista torna dietro alla macchina da presa con Il Principe Dimenticato, in cui racconta una vera e propria fiaba per bambini, in cui spiega ai grandi come riuscire a stare al passo dei propri figli.

Il Principe Dimenticato, la trama

Il Principe Dimenticato racconta la storia di Djibi, un papà single la cui vita intera gira intorno alla propria figlia di 8 anni, Sofia. Ogni sera nel loro rituale della storia della buonanotte il papà porta Sofia a “Storyland”, uno studio cinematografico di fantasia in cui le loro fiabe prendono vita e in cui Djibi interpreta sempre un eroico Principe Azzurro. Tre anni più tardi e quasi adolescente, Sofia inizia a distanziarsi dalle storie del padre che non ricopre più il ruolo di eroe. Djibi deve quindi trovare il modo di ritornare l’eroe della vita e delle storie di sua figlia.

Michel Hazanavicious si confronta con la fiaba per bambini, con la metafora della crescita e con l’esigenza, forse biografica, di trovare e offrire una bussola a quei genitori che si trovano in difficoltà a gestire l’adolescenza dei propri figli.

Volto allegro del principe protagonista è Omar Sy, vera e propria stella del cinema europeo che spesso e volentieri presta la sua fisicità all’action americano e che qui sfoggia il suo sorriso migliore nei panni di un papà davvero premuroso. Oltre a Sy e alla giovane Sarah Gaye nei panni della dodicenne Sophia, il film vede protagonista anche la sempre meravigliosa Berenice Bejo, che, dopo la pioggia di nomination per il suo ruolo in The Artist, ha ridimensionato la sua carriera, forse sprecando un po’ il suo volto magnetico e il suo elegante talento.

Il Principe Dimenticato contro il cinismo di un mondo che cambia

Il Principe DimenticatoNonostante sia un film per ragazzi e per famiglie, Il Principe Dimenticato sembra ripercorrere, con intenzioni e per strade diverse, quello che era stato il percorso di The Artist, diventando anche una riflessione sulla fantasia, contro il cinismo, recuperando la magia e l’ingenuità che si respirava nel film del 2011.

Il Principe Dimenticato è anche una sfida tecnica, è un fantasy ad alto budget in cui le scenografie reali si incrociano costantemente con quelle di fantasia e in cui la ripresa dal vivo e l’animazione convivono in maniera naturale e funzionale al racconto.

Leggero e divertente, con il pregio di veicolare messaggi universali con un linguaggio semplice e diretto, Il Principe Dimenticato è un invito a ricordare, grandi o piccoli, che le storie sicuramente non salvano il mondo, ma possono aiutarci ad affrontarlo con lo spirito alto.

Il principe di Roma: trailer del film con Marco Giallini

0
Il principe di Roma: trailer del film con Marco Giallini

Guada il trailer de Il principe di Roma, con Marco Giallini, Giulia Bevilacqua, Filippo Timi, Sergio Rubini, Denise Tantucci, Antonio Bannò, Liliana Bottone, Massimo De Lorenzo con Andrea Sartoretti e con Giuseppe Battiston. In anteprima nella sezione GRAND PUBLIC alla XVII edizione della Festa del Cinema di Roma.

Roma, 1829. Bartolomeo è un uomo ricco e avido che brama il titolo nobiliare più di ogni cosa. Nel tentativo di recuperare il denaro necessario a stringere un accordo segreto con il principe Accoramboni per ottenere in moglie sua figlia, si troverà nel bel mezzo di un sorprendente viaggio a cavallo tra passato, presente e futuro. Accompagnato da compagni d’eccezione dovrà fare i conti con sé stesso e conquistare nuove consapevolezze.

Il principe di Roma: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film

Presentato fuori concorso nel 2022 alla Festa del Cinema di Roma, il film Il principe di Roma vede Marco Giallini mattatore assoluto di una storia che si muove tra ricostruzione storica e fantasia. Per questo film, il regista Edoardo Falcone (autore anche di Questione di Karma Io sono Babbo Natale, l’ultimo film con Gigi Proietti) ha dichiarato di essersi ispirato a Nell’anno del Signore di Luigi Magni, che vide da bambino in un’arena romana. Da quella visione nacque il suo interesse per la Roma del Papa Re, periodo che ha dunque scelto per ambientare la storia di questo progetto.

Il soggetto del film, tuttavia, trae anche spunto in modo evidente dal celebre racconto di Charles Dickens, Canto di Natale, seppur con qualche variazione sul tema da parte di Falcone. Il principe di Roma è infatti la sua personalissima trasposizione filmica di quell’amato e iconico racconto, dove però l’odioso Scrooge si trasforma in un avido romano arricchito che brama un titolo nobiliare, non vive nella Londra dell’Ottocento ma nella Roma papale degli anni che hanno preceduto l’unità nazionale.

Si configura così un film che, tra commedia e fantastico mira – proprio come l’opera di Dickens – a far riscoprire i veri valori della vita e le cose importanti che abbiamo sotto gli occhi ma di cui spesso non ci accorgiamo. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Il principe di Roma. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alle location dove si sono svolte le riprese. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Denise Tantucci e Marco Giallini in Il principe di Roma
Denise Tantucci e Marco Giallini in Il principe di Roma. Cortesia di Lucky Red

La trama di Il principe di Roma

Ambientato a Roma nel 1829, il film racconta la storia di Bartolomeo, un uomo d’affari benestante che ambisce ad ottenere un titolo nobiliare, ma averlo non è così facile. È così che il nostro Bartolomeo cerca di racimolare abbastanza denaro per stipulare un accordo clandestino con il principe Accoramboni: se gli darà la cifra richiesta, il nobile concederà all’uomo d’affari la mano di sua figlia, permettendogli così di ottenere il bramato titolo. Bartolomeo si mette così in viaggio a cavallo, ma non immagina che lungo il percorso s’imbatterà in diversi compagni e che l’itinerario lo porterà ad ottenere una nuova consapevolezza di se stesso.

Il cast di attori e le location dove si sono svolte le riprese

Ad interpretare Bartolomeo Proietti vi è l’attore Marco Giallini, mentre Giulia Bevilacqua interpreta Teta, la governante innamorata di Bartolomeo. Sergio Rubini ricopre il ruolo del principe Accoramboni, un aristocratico decaduto che cerca di risollevare la sua famiglia promettendo la figlia in sposa a Bartolomeo. Andrea Sartoretti è Eugenio, un vecchio amico di Bartolomeo ormai ridotto in povertà e piuttosto rancoroso. Denise Tantucci interpreta invecee lo spirito di Beatrice Cenci, che accompagna Bartolomeo nel suo viaggio nel passato, mentre Filippo Timi, nei panni di Giordano Bruno, gli mostra le verità del presente. Giuseppe Battiston è infine Papa Borgia, la guida che gli rivela le conseguenze future delle sue azioni.

Marco Giallini e Giuseppe Battiston in Il principe di Roma
Marco Giallini e Giuseppe Battiston in Il principe di Roma. Cortesia di Lucky Red.

Una delle location principali di Il principe di Roma è il palazzo dove abita il protagonista, che nella realtà è Villa Parisi di Monte Porzio Catone. In Piazza lovatelli è stata invece girata la scena dove Bartolomeo manda a quel paese il frate che gli chiede l’elemosina. A Villa Altieri sono invece state realizzate le scene ambientate nell’orfanotrofio. Non tutte le scene del film sono però state girate nella Capitale o nel Lazio. Diverse location le troviamo infatti in Umbria, per la precisione a Orvieto, in provincia di Terni, dove è stata girata la scena in cui Bartolomeo incontra gli spiriti dei poeti Keats e Shelley, ma anche quella in cui si festeggia l’istituzione della Repubblica Romana.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Il principe di Roma grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Tim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 9 ottobre alle ore 21:30 sul canale Rai 1.

Il principe di Roma con Marco Giallini in prima tv su SKY e NOW

0
Il principe di Roma con Marco Giallini in prima tv su SKY e NOW

Arriva in prima tv su Sky lunedì 1° maggio IL PRINCIPE DI ROMA, alle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Collection), in streaming su NOW e disponibile on demand.

Una divertente commedia diretta da Edoardo Falcone, con protagonista Marco Giallini nei panni di un ricco uomo che sta per diventare nobile. Nel cast con lui anche Giulia Bevilacqua, Filippo Timi, Sergio Rubini, Denise Tantucci, Antonio Bannò, Liliana Bottone, Massimo De Lorenzo, con Andrea Sartoretti e con Giuseppe Battiston. Il film è una produzione Lucky Red con Rai Cinema in collaborazione con Sky Cinema.

La trama del film

Roma, 1829. Bartolomeo è un uomo ricco e avido che brama il titolo nobiliare più di ogni cosa. Nel tentativo di recuperare il denaro necessario a stringere un accordo segreto con il principe Accoramboni per ottenere in moglie sua figlia, si troverà nel bel mezzo di un sorprendente viaggio a cavallo tra passato, presente e futuro. Guidato da compagni d’eccezione dovrà fare i conti con sé stesso e conquistare nuove consapevolezze.

Il film fa parte anche della collection RISATE ALL’ITALIANA, che da lunedì 1 a domenica 14 maggio proporrà su Sky Cinema Collection oltre 120 titoli con le migliori commedie “made in Italy” e i grandi nomi delle risate all’italiana. Oltre a Marco Giallini conIL PRINCIPE DI ROMA tra i protagonisti della collection ci sono Antonio Albanese nelle celebri vesti dell’imprenditore calabrese corrotto Cetto La Qualunque in QUALUNQUEMENTE, TUTTO TUTTO NIENTE NIENTE e CETTO C’È SENZADUBBIAMENTE; Paola Cortellesi, diretta da Riccardo Milani, nella commedia campione d’incassi MA COSA CI DICE IL CERVELLO e SCUSATE SE ESISTO! con Raoul Bova; Claudio Bisio tra le sale al Quirinale in BENVENUTO PRESIDENTE!, BENTORNATO PRESIDENTE e, in compagnia di Alessandro Siani, nelle commedie che hanno sbancato al botteghino BENVENUTI AL SUD e BENVENUTI AL NORD. Siani sarà anche in veste di regista e di protagonista in MISTER FELICITÀ con Diego Abatantuono; quest’ultimo anche tra gli irresistibili protagonisti di COMPROMESSI SPOSI con Vincenzo Salemme e del remake della commedia francese “Tanguy” IL MAMMONE con Angela Finocchiaro e Andrea Pisani; l’attore.

E ancora il regista e sceneggiatore toscano Leonardo Pieraccioni con IL SESSO DEGLI ANGELI, SE SON ROSE e UN FANTASTICO VIA VAI; e l’attore e comico Pasquale Petrolo, in arte Lillo, nella commedia diretta e interpretata da Sergio Rubini MI RIFACCIO VIVO, in CON CHI VIAGGI con Fabio Rovazzi e nell’esilarante GLI IDOLI DELLE DONNE con Greg e Corrado Guzzanti. Infine, il duo comico siciliano Ficarra e Picone in LA MATASSA e in ANDIAMO A QUEL PAESE tra superstizione e risate; il trio comico più popolare d’Italia, Aldo, Giovanni e Giacomo, ne IL COSMO SUL COMÒ e ODIO L’ESTATE; la commedia di Neri Parenti VACANZE AI CARAIBI con Christian De Sica e quella di Carlo Vanzina come NON SI RUBA A CASA DEI LADRI con Vincenzo Salemme, Massimo Ghini, Stefania Rocca e Manuela Arcuri.

Il principe del deserto: recensione del film

0
Il principe del deserto: recensione del film

Il principe del deserto, l’ultimo film di Jean Jacques Annaud è il riadattamento del romanzo del 1957 Il paese dalle ombre corte dello svizzero Hans Ruesch. La vicenda è ambientata in Medioriente all’inizio del ventesimo secolo e si apre con un patto tra due sultani che hanno appena terminato un conflitto.

Il vincitore Nesib, l’emiro di Hobeika (Antonio Banderas), detta la condizioni di pace al suo rivale Amar, il sultano di Salmah (Mark Strong). Come da tradizione, quest’ultimo deve offrire a Nesib i suoi due figli maschi, a garanzia del trattato di pace. I due ragazzini, Saleeh e Auda, devono essere adottati dall’emiro di Hobeika e nessuno potrà più reclamare i diritti della cosiddetta Striscia Gialla, una lingua di deserto tra Hobeika e Salmah. Quindici anni dopo, una serie di eventi stravolgono la vita di questi personaggi, e così Auda sarà così costretto a togliere i panni di timido bibliotecario e a scoprirsi leader carismatico.

Guardando le immagini di Black Gold (titolo originale del film Il principe del deserto) è letteralmente impossibile non pensare al capolavoro del 1962 di David Lean Lawrence d’Arabia. A differenza di quella pellicola, però, qui è più forte l’atmosfera da “Mille e una notte”, merito anche delle musiche di James Horner. Come nelle fiabe migliori, da una parte c’è l’avidità e il progresso e dall’altra la dignità, il coraggio e la tradizione. Ad incarnare questi modelli così agli antipodi, troviamo da una parte la maschera impassibile e incorruttibile di Mark Strong, mentre dall’altra Antonio Banderas nei panni di un sultano così avido e cinico da apparire quasi divertente. Stretto tra due fuochi, il giovane Auda (il bravissimo Tahar Rahim visto ne “Il Profeta”) è costretto trovare la “sua” strada, sorretto solo dall’amore di Leyla (la bella Freida Pinto).

Nonostante Il principe del deserto non vada annoverato tra le opere più “personali” di Annaud, la storia convince per la forza di alcuni temi universali, trattati con un ritmo e un gusto per la narrazione che la avvicinano più ad alcune buone produzioni hollywoodiane, piuttosto che al cinema d’autore. La sceneggiatura dell’olandese Menno Meyjes (“Il colore viola”, “L’impero del Sole”, “Indiana Jones e l’ultima crociata”) è scritta molto bene e tiene fede al romanzo da cui il film è tratto. I personaggi sono ottimamente caratterizzati e, nonostante dei dialoghi non sempre originali, la pellicola fa sfoggio di ottimi attori, buona fotografia e costumi grandiosi. Nonostante l’avversione di Annaud per la CGI, non mancano scenografie bellissime (Pierre Queffelean) e scene di battaglia ed esplosioni spettacolari.

Il Principe del Deserto, la conferenza stampa con Jean Jacques Annaud e Tahar Rahim

0

Dopo la proiezione per la stampa del film Il Principe del deserto, tratto dal romanzo di Hans Ruesch, arrivano due ospiti d’eccezione nella sala 2 del multisala Barberini: sono il regista francese Jean Jacques Annaud e l’interprete principale Tahar Rahim.

Il regista di capolavori come Il nome della rosa, L’orso e L’amante si accomoda accanto alla traduttrice e si scusa con i giornalisti. “Parlo poco italiano”, dice Jean Jacques Annaud, divertito. Poco dopo, sale su palco anche il giovane Tahar Rahim, quasi irriconoscibile rasato e in abiti moderni.

Il Principe che fu Promesso: chi era il protagonista della profezia nel Trono di Spade? E in House of the Dragon?

La profezia de Il Principe che fu Promesso è stata uno dei principali argomenti di discussione durante le otto stagioni del Trono di Spade, portando a domande sulla sua risoluzione. La serie è stata adattata da Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin, e la profezia è senza dubbio più prominente nei romanzi che nella serie TV. L’adattamento della HBO ha notoriamente sorvolato su molti dei dettagli importanti dei romanzi, in particolare dopo la quinta stagione, quando la serie ha proseguito in autonomia in assenza del materiale originale.

Con questo in mente, le teorie riguardanti Il Principe che fu Promesso erano ancora valide durante la serie TV, poiché il pubblico spesso mescolava la tradizione dei libri con fatti televisivi per creare le proprie teorie. Mentre i lettori stanno ancora aspettando il prossimo romanzo, il finale di Il Trono di Spade è ormai storia vecchia, e ci sono ancora enormi e persistenti domande riguardo alla profezia. Ora, la serie TV prequel House of the Dragon lo esplora ulteriormente la faccenda, aumentando la potenziale confusione.

Spiegazione della profezia su Il Principe che fu Promesso

Ci sono criteri vaghi stabiliti per la profezia

I dettagli cruciali della profezia affermano che Il Principe che fu Promesso sarà un eroe che si farà avanti per liberare il mondo dall’oscurità, il che presumibilmente suggerisce il Lungo Inverno o l’arrivo degli Estranei. Una “stella sanguinante” dovrebbe annunciare l’arrivo del principe, che si dice abbia una “canzone” conosciuta come la canzone del ghiaccio e del fuoco. Le profezie giocano un ruolo importante nell’universo di George R.R. Martin, come la profezia di Valonqar data a Cersei da Maggy la Rana o le visioni di Daenerys nella Casa degli Eterni.

Nella serie TV Il Trono di Spade la profezia è appena menzionata, ma si sospetta ancora che vari personaggi siano l’eroe di cui sopra. Nei libri, praticamente ogni personaggio può essere il Pricnipe, perché adempie a uno o più requisiti che occorrono per rientrare nella profezia stessa. Ci sono alcuni criteri stabiliti per la profezia che puntano a personaggi particolari rispetto ad altri. I criteri sono i seguenti:

  • Nato tra sale e fumo sotto una stella sanguinante.
  • Sveglierà i draghi dalla pietra.
  • Estrarrà dalle fiamme una spada chiamata Portatrice di Luce, che userà per combattere l’oscurità.

Questi criteri sono vitali, ma ci sono altri aspetti importanti da considerare. La profezia è tradotta dal Valyriano, dove la parola principe non ha genere, il che significa che potrebbe essere un uomo o una donna. Un’altra frase ripetuta suggerisce che “il drago ha tre teste”, il che non è chiaramente collegato alla profezia ma ha portato molti a credere che gli eori siano in realtà tre. Ciò è supportato dal fatto che Daenerys ha tre draghi, che avrebbero bisogno di altri due cavalieri per montarli e proteggere Westeros dall’oscurità. Potrebbe essere vero nei libri, ma questo aspetto è stato aggirato nella serie.

Il Principe che fu Promesso e Azor Ahai sono la stessa persona?

Azor Ahai è un personaggio leggermente diverso, ma spesso vengono confusi

Game of Thrones 8x05 jon snowAzor Ahai e Il Principe che fu Promesso sono spesso termini usati per descrivere la stessa cosa. Melisandre li utilizza in modo intercambiabile in tutta la serie di libri, ma Azor Ahai ha una connotazione leggermente diversa. Il nome Azor Ahai deriva dai seguaci di R’hllor, il Signore della Luce, come Melisandre e Toros di Myr. Nei racconti si parla di Azor Ahai come di un eroe leggendario che brandisce una spada infuocata chiamata Portatrice di Luce. Sembra molto probabile che Il Principe che fu Promesso sia la reincarnazione di Azor Ahai, creando una distinzione tra i due termini, sebbene siano spesso confusi.

Jon Snow o Daenerys Targaryen erano il principe promesso?

Né Jon né Daenerys soddisfano pienamente i criteri della serie TV

Game of Thrones 8x01 recensione serie tvI due contendenti più ovvi per ricoprire il ruolo di Il Principe che fu Promesso nel Trono di Spade sono Jon Snow e Daenerys Targaryen. Entrambi discendono dalla stirpe di Aegon Targaryen. In quanto figlia del Re Folle Aerys II Targaryen, Daenerys discende evidentemente da Aegon il Conquistatore. Dopo essere cresciuto nel freddo Nord come un bastardo Stark, Jon Snow alla fine scopre di essere il nipote di Daenerys e che la sua vera identità era quella di Aegon Targaryen, il figlio di Rhaegar Targaryen e della sua moglie segreta, Lyanna Stark. Ciò rende Jon per metà Targaryen, ma pur sempre parte della stirpe di Aegon il Conquistatore.

Jon ha trascorso anni combattendo battaglie sanguinose e forgiando la sua reputazione di uno dei più grandi guerrieri dei Sette Regni. Jon condivideva anche una macabra affinità con il Re della Notte avendolo affrontato diverse volte. Tuttavia, Jon non è colui che alla fine lo uccide. Nel frattempo, i draghi di Daenerys sono stati cruciali per sconfiggere gli Estranei, e lei si adatta meglio ai criteri, ma finisce per essere una forza del male nella stagione 8.

Insieme, Jon e Dany sembrano essere la personificazione delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, ma la serie lascia molta ambiguità sull’effettiva identità del Il Principe che fu Promesso. Ciò non fa che aumentare la delusione della stagione 8 del Trono di Spade, poiché nessuno si adatta davvero bene alla profezia, e trattata in questo modo finisce per non significare nulla. Dato il modo diverso in cui George R.R. Martin ha tracciato la sua storia, la teorizzazione potrebbe ancora chiarirsi negli ultimi due romanzi della serie.

Arya ha ucciso il Re della Notte con il pugnale di Aegon: era lei il principe promesso?

Arya ha messo fine alla lunga notte, ma non è mai stata candidata a essere il principe promesso

Alla fine della grande battaglia di Grande Inverno, è stata Arya Stark a uccidere il Re della Notte e a porre fine alla Lunga Notte. Arya, che è stata addestrata dagli Uomini Senza Volto per diventare un’assassina, ha usato il pugnale d’acciaio di Valyria di Aegon per distruggere il Re della Notte. Il pugnale, noto anche come pugnale a zampa di gatto, ha un legame oscuro con la famiglia di Arya poiché una volta era destinato a uccidere suo fratello, Bran Stark. Il colpo mortale di Arya al Re della Notte potrebbe significare che sia lei Il Principe che fu Promesso.

Ci sono indizi a sostegno di questa ipotesi, soprattutto dopo che Melisandre racconta ad Arya della sua visione in cui la vede “spegnere per sempre” occhi marroni, verdi e azzurri. Tuttavia, Arya non ha legami con la linea di sangue di Aegon Targaryen, il che sembra squalificarla dalla competizione. Arya in realtà non soddisfa nessuno dei criteri e sembra che gli showrunner l’abbiano scelta per uccidere il Re della Notte soltanto per sovvertire le aspettative del pubblico incuranti del disegno più vasto.

Chi altro avrebbe potuto essere Il Principe che fu Promesso?

Stannis Baratheon e Rhaegar Targaryen sono altri candidati

Oltre a Daenerys, Jon e Arya, ci sono altri personaggi che avrebbero potuto essere Il Principe che fu Promesso nella serie TV. Melisandre credeva che Stannis Baratheon fosse l’eroe e infatti soddisfaceva alcuni criteri. È nato tra sale e fumo e la sua spada è stata chiamata Portatrice di luce, sebbene quest’ultima fosse dovuta all’intervento di Melisandre. Stannis è anche tecnicamente un discendente di Aegon il Conquistatore, ma è ben lungi dall’essere un Targaryen a tutti gli effetti. È ancora vivo nei libri, ma la serie lo ha ucciso presto.

Rhaegar Targaryen era un altro candidato, poiché il figlio del Re Folle immaginava di essere Il Principe che fu Promesso. Ancora una volta, è morto prima che gli eventi del Trono di Spade avessero luogo, rendendogli più difficile essere l’eroe. Tuttavia, il capitolo di A Clash of Kings in cui Daenerys visita la Casa degli Eterni suggerisce che Rhaegar potrebbe almeno aver visto la profezia e potrebbe essere morto con alcune informazioni al riguardo.

Come il principe promesso si inserisce in House of the Dragon e nel sogno di Aegon

House of the Dragon reincorpora il sogno di Aegon

La prima stagione di House of the Dragon ricollega in modo scioccante alla profezia de Il Principe che fu Promesso quando re Viserys I Targaryen racconta a sua figlia e nominata erede, la principessa Rhaenyra, il grande segreto dei re Targaryen: Aegon il Conquistatore fece un sogno della Lunga Notte e della fine del mondo per via di una grande oscurità proveniente dal Nord. La conquista dei Sette Regni da parte di Aegon non riguardava solo la Casa Targaryen; perché credeva che solo i Targaryen e i loro draghi potessero guidare i Sette Regni contro il Re della Notte.

Questo è il motivo per cui i Targaryen credevano fosse fondamentale che la loro famiglia dovesse sempre governare Westeros. La conoscenza da parte di Rhaenyra del sogno di Aegon è solo una delle ragioni per cui crede di doversi sedere sul Trono di Spade. L’episodio 4 della prima stagione di House of the Dragon lega ulteriormente il sogno di Aegon alla profezia de Il Principe che fu Promesso. Viserys mostra il pugnale di Aegon a Rhaenyra, il quale aveva la profezia impressa sulla lama d’acciaio di Valyria che viene esposta al fuoco: “Dal mio sangue proviene il principe che fu promesso, e suo sarà il canto del ghiaccio e del fuoco”.

Ciò conferma effettivamente la convinzione di Aegon che Il Principe che fu Promesso – la reincarnazione di Azor Ahai – sarà generato dalla linea di sangue di Aegon Targaryen. È possibile che il coinvolgimento della profezia possa essere solo un espediente della trama per House of the Dragon, senza alcun legame con una teoria più ampia nel mondo di Martin. Nella stagione 1, episodio 8, le ultime parole di Viserys vengono interpretate male da Alicent Hightower, che pensa che il marito voglia, in punto di morte, dare il trono al loro primogenito, Aegon, convinzione che dà essenzialmente il via alla Danza dei Draghi.

Nella stagione 2, episodio 3, Alicent e Rhaenyra si incontrano per la prima volta dalla morte di Viserys, e Rhaenyra spiega che Il sogno di Aegon è una storia. Alicent si rende conto del suo errore ma la guerra è già diventata inevitabile. House of the Dragon potrebbe essere il posto giusto per spiegare come il Sogno di Aegon è stato dimenticato a causa della guerra civile, indebolendo infine i regni e rovinando il sogno del Conquistatore di Westeros di essere un fronte unito dei Targaryen contro l’oscurità imminente.

Perché Il Trono di Spade non ha risolto adeguatamente la profezia de Il Principe che fu Promesso

Le differenze creative hanno portato gli showrunner a portare l’epopea televisiva in una direzione diversa

Il trono di Spade serie tvLa profezia del Il Principe che fu Promesso e di Azor Ahai è molto più importante nei romanzi Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin, ma gran parte della densa narrativa del libro e molti personaggi sono stati eliminati da Il Trono di Spade. Mentre lo show televisivo continuava oltre i libri completati da Martin, gli showrunner Dan Weiss e David Benioff hanno tracciato il proprio percorso per i personaggi, che potrebbe o meno sincronizzarsi con i piani di Martin su come finirà la sua saga.

Alla fine, gli showrunner di Il Trono di Spade non erano interessati a questa parte esoterica della mitologia di Martin e hanno scelto, invece, di concentrarsi sul raccontare la storia della serie TV nel modo in cui l’hanno fatto. Il Principe che fu Promesso era in realtà più un argomento noto ai lettori di libri che si aspettavano che la serie lo incorporasse alla fine e che infatti sono rimasti delusi quando la serie TV non ha rispettato le aspettative. Eppure elementi de Il Principe che fu Promesso facevano inevitabilmente parte de Il Trono di Spade, sebbene la profezia non sia mai stata posta in primo piano nella narrazione.

Questo è il motivo per cui è stato così sorprendente quando House of the Dragon non solo ha intrecciato Il Principe che fu Promesso nella storia del prequel, ma lo ha reso una parte cruciale della storia di successione dei Targaryen che coinvolge Rhaenyra. Ma c’è anche da aspettarselo, considerando che George R.R. Martin ha più influenza creativa su House of the Dragon di quanta ne abbia avuta con Il Trono di Spade. Nei futuri spin-off, come la serie Aegon’s Conquest, la profezia potrà essere esplorata ulteriormente. Forse alla fine potrà essere ricollegata a Il Trono di Spade, fornendo una conclusione.

I libri di GRRM confermeranno chi è Il Principe che fu Promesso?

Speriamo che The Winds of Winter risponderà finalmente alla domanda

George R.R. MartinLa domanda da un milione di dollari è se George R.R. Martin alla fine confermerà l’identità del Principe ne Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. È lecito ritenere che Martin conosca la risposta; dopo tutto, era consapevole che la profezia era in realtà il sogno di Aegon il Conquistatore, un fatto che ha tenuto per sé finché non lo ha rivelato agli showrunner di House of the Dragon quando la serie era in fase di sviluppo (non è noto se Martin lo abbia mai detto a Benioff e Weiss ).

Sfortunatamente, sono passati più di 11 anni dall’uscita dell’ultimo romanzo di Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Non c’è una data di uscita in vista per il sesto libro di Martin, ancora incompleto, The Winds of Winter. Se George R.R. Martin non completerà mai Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, forse c’è speranza che la risposta su chi dovrebbe essere Il Principe che fu Promesso verrà rivelata in qualche modo in House of the Dragon o in uno degli altri spin-off de Il Trono di Spade in sviluppo presso HBO.

House of the Dragon stagione 2 è disponibile su Sky e NOW (in contemporanea con gli Stati Uniti), con un nuovo episodio a settimana.

Il principe cerca moglie: ufficiale il sequel

0
Il principe cerca moglie: ufficiale il sequel

È Eddie Murphy a confermare che è in lavorazione il sequel de Il Principe cerca moglie, la commedia del 1988 di grandissimo successo, diretta da John Landis e che vedeva protagonista l’attore nei panni del principe erede al trono di Zamunda.

Il sequel sarà diretto da Craig Brewer ed è stato scritto da Kenya Barris, creatore di Black-ish. Nel film, il principe tornerà negli Stati Uniti alla ricerca di un figlio che scopre di avere e che si rivelerà un improbabile erede al trono del regno di Zamunda.

“Dopo anni di attesa, sono elettrizzato che Il Principe cerca moglie 2 stia ufficialmente entrando nelle fasi di produzione. Abbiamo messo insieme un team grandioso che sarà guidato da Craig Brewer. Ha fatto un lavoro incredibile in Dolemite, e non vedo l’ora di riportare questi personaggi amati e ormai classici sul grande schermo”.

Nel film del 1988, al fianco di Murphy c’erano Arsenio Hall, James Earl Jones, John Amos, Eriq La Salle. Aspettiamo di sapere chi potrebbe tornare nel film al fianco dell’attore.

Il principe cerca moglie: trama, cast e sequel del film

Il principe cerca moglie: trama, cast e sequel del film

Nel corso degli anni Ottanta e Novanta l’attore Eddie Murphy è stato uno dei re della commedia, portando sul grande schermo personaggi divenuti iconici. Tra questi si annovera anche quello del principe Akeem, protagonista dell’apprezzatissimo Il principe cerca moglie, ancora oggi considerato tra i migliori film realizzati dall’attore nel corso della sua carriera. In questo ha infatti potuto confermare una volta di più il proprio istrionico talento, un carisma ineguagliabile e la capacità di dar vita a più personaggi, rendendo ognuno di questi memorabile. Il film è stato diretto nel 1988 da John Landis, che aveva già collaborato con Murphy per il cult Una poltrona per due, e tornerà a dirigerlo nel 1994 in Beverly Hills Cop III.

La storia nasce da un’idea originale dello stesso Murphy, e grazie alla sua popolarità non passò molto prima che questa si concretizzasse in film. Inizialmente, l’attore avrebbe anche dovuto debuttare come regista, ma preferì affidare il ruolo a Landis, che in quel momento veniva da una serie di insuccessi economici. Sul set il rapporto tra i due fu però tutt’altro che idilliaco, ma anzi numerosi furono gli scontri. Murphy era ormai divenuto una celebrità assoluta, e non accettava di essere trattato ancora come un novellino, cosa di cui sarebbe invece colpevole Landis. Nonostante ciò, i due riuscirono a dar vita ad un successo clamoroso, che confermò la popolarità di entrambi.

Costato appena 36 milioni di dollari, Il principe cerca moglie arrivò infatti a guadagnarne ben 350 in tutto il mondo. Un successo che lo portò naturalmente ad essere uno dei titoli dal maggior incasso di quegli anni. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo imminente sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il principe cerca moglie: la trama del film

Protagonista del film è il principe africano di Zamunda, Akeem. Cresciuto nella ricchezza e nel benessere, questi è ora giunto al momento di dover incontrare la donna che i suoi genitori hanno scelto per lui come moglie. Questa, tuttavia, non corrisponde affatto all’ideale del principe, che pertanto decide di rinunciare al matrimonio e cercare da sé una sposa che lo ami per quello che è e non per quello che rappresenta e possiede. Per riuscire in ciò, egli decide di recarsi sotto mentite spoglie dove nessuno lo conosce. Si reca così nella città di New York, accompagnato dal fidato Semmi. Soggiornando nel difficile quartiere Queens, i due si ritrovano così privati dei loro agi, ma l’entusiasmo di Akeem non si spezzerà tanto facilmente, e la ricerca dell’amore per lui è appena cominciata.

Il principe cerca moglie cast

Il principe cerca moglie: il cast del film

Mattatore assoluto del film, Eddie Murphy ha personalmente partecipato alla scrittura e alla costruzione del suo personaggio, il principe Akeem. Questo, tuttavia, non è l’unico personaggio da lui interpretato nel film. Murphy dà infatti vita anche a cantante soul Randy Watson, al barbiere Clarence e al cliente ebreo di questi, Saul. Per dar vita a queste trasformazioni, poi divenute tipiche anche di altri suoi film successivi, Murphy si è sottoposto a diverse ore di trucco al giorno. Per testare l’efficacia di questo, egli è poi andato in giro per gli studi affermando di essere Eddie Murphy, ma talmente era irriconoscibile che nessuno gli credette mai. Nel film, nel ruolo di suo padre il re Jaffe Joffer e la regina Aoleon Joffer, si ritrovano gli attori James Earl Jones e Madge Sinclair.

L’attore Arsenio Hall, presente nel ruolo di Semmi, assistente e amico di Akeem, si è a sua volta cimentato nell’interpretazione di diversi personaggi. Egli dà infatti vita anche al reverendo Brown, al barbiere Morris, e ad una donna indicata come estremamente brutta. L’attrice Shari Headley, è invece la protagonista femminile nei panni di Lisa McDowell, l’interesse amoroso del protagonista. Il padre di questa, Cleo McDowell, è interpretato dal celebre attore John Amos, noto anche per la sua partecipazione al film 58 minuti per morire. L’attore Eriq La Salle è presente qui nel ruolo di Darryl Jenks, il fidanzato di Lisa, e per questo principale rivale di Akeem. Nel film si ritrovano poi anche il cameo di Samuel L. Jackson, nei panni di un ladro, e di Cuba Gooding Jr., in quelli di un cliente del barbiere.

Il principe cerca moglie: il sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Dato il grandissimo successo del film, in molti si aspettavano la rapida realizzazione di un suo sequel. Ciò, tuttavia, non si è mai verificato fino ad ora. A distanza di ben 33 anni è infatti in arrivo l’atteso seguito, dal titolo Il principe cerca figlio. Questo era stato annunciato già nel 2017, ma solo nel 2019 Murphy ha confermato il proprio coinvolgimento, come anche il ritorno di gran parte del cast originale. Ad aggiungersi a questo sarà l’attore Wesley Snipes, in un ruolo ancora non definito, e Jermaine Fowler, nei panni del figlio del protagonista. Cambia invece il regista, che sarà ora Craig Brewer, già autore del precedente film di Murphy, Dolemite Is My Name. Il film è stato rilasciato il 5 marzo 2021 sulla piattaforma Amazon Prime Video.

In attesa del sequel, è però possibile fruire di Il principe cerca moglie grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten Tv, Chili Cinema, Google Play, Infinity, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 31 ottobre alle ore 23:10 sul canale TwentySeven.

Fonte: IMDb

Il Principe Cerca Moglie: il sequel arriverà direttamente su Prime Video

0

L’attesissimo sequel de Il Principe Cerca Moglie, la commedia diretta da John Landis nel 1989 con protagonista Eddie Murphy, salterà la sala cinematografica e uscirà direttamente in streaming il prossimo Dicembre. In origine, la Paramount avrebbe dovuto distribuire il film al cinema, ma a causa della pandemia di Covid-19 si è optato per una distribuzione on demand.

Come riportato da Deadline e Variety, la Paramount ha venduto il sequel de Il Principe Cerca Moglie agli Amazon Studios. L’accordo è ancora in fase di finalizzazione, ma stando alle fonti ammonterebbe a circa 125 milioni di dollari. Il risultato? Il sequel arriverà su Prime Video il prossimo 18 Dicembre e si aggiungerà a tutta una serie di altri titoli di alto profilo che sono stati acquistati abbastanza di recente da Amazon, il sequel di Borat con Sacha Baron Cohen o l’action Without Remorse di Stefano Sollima.

Il sequel – il cui titolo ufficiale è Coming to America 2 (in riferimento all’originale) – è diretto da Craig Brewer (Dolemite Is My Name) ed è stato scritto da Kenya Barris, creatore di Black-ish. Nel film il Principe Akeem, che sarà interpretato ancora una volta da Eddie Murphy, tornerà negli Stati Uniti alla ricerca di un figlio che scopre di avere e che si rivelerà un improbabile erede al trono del regno di Zamunda.

Nel cast, oltre Murphy, figurano una serie di volti già noti ai fan del primo film e di new entry, tra cui Arsenio Hall, Jermaine Fowler, Leslie Jones, Shari Headley, John Amos, Tracy Morgan, Wesley Snipes e James Earl Jones.

Il principe cerca moglie: Eddie Murphy costretto ad aggiungere un attore bianco

0

Eddie Murphy ha rivelato che la Paramount, all’epoca della realizzazione de Il principe cerca moglie, fece pressioni per l’inclusione di un attore bianco nel film. Diretto da John Landis, la commedia del 1988 è stata un enorme successo commerciale, diventando il film della Paramount più redditizio di quell’annata.

La popolarità del film è riuscita a resistere allo scorrere degli anni, tant’è che un sequel, dal titolo Il principe cerca figlio, debutterà ufficialmente su Amazon Prime proprio domani 5 marzo. Durante un’ospitata da Jimmy Kimmel in occasione della promozione del sequel, Eddie Murphy ha rivelato che all’epoca della realizzazione del primo film, la Paramount fece pressioni per avere un attore bianco nel film, composto in gran parte da attori neri.

Le dichiarazioni di Murphy sono state riportate da CinemaBlend: “Erano gli anni ’80 e il cast era composto prevalentemente da attori neri. Ma la Paramount ce lo impose: ‘Deve esserci una persona bianca nel film’. Io dissi: ‘Che cosa?’. Alla fine pensammo a Louie Anderson, che era davvero forte. Ecco com’è entrato a far parte del film.”

Ne Il principe cerca moglie, Louie Anderson, attore e comico statunitense, interpreta Maurice, uno dei ragazzi che lavorano con Akeem (Murphy) e Semmi (Arsenio Hall) al fast food di Cleo McDowell (John Amos). Anderson tornerà nei panni del personaggio anche nel sequel.

La trama del sequel de Il principe cerca moglie

Il principe cerca figlio è diretto da Craig Brewer e si basa su una sceneggiatura scritta da Kenya Barris, Barry W. Blaustein e David Sheffield e sui personaggi creati da Eddie Murphy. Nel rigoglioso regno di Zamunda, Re Akeem (Murphy) è appena stato incoronato e con il suo fidato consigliere Semmi (Hall) intraprende una nuova ed esilarante avventura che li porta ad attraversare il globo partendo dalla loro meravigliosa nazione africana fino al Queens, il quartiere di New York dove tutto è iniziato.

Il principe cerca moglie è stata la prima – e migliore – volta in cui Eddie Murphy ha interpretato più personaggi

Riusciremo mai a ritrovare il vecchio Eddie Murphy? E se è per questo, quando l’abbiamo perso? Sembra che sia passato così tanto tempo dall’ultima volta che abbiamo visto Murphy essere il singolare genio della commedia che è, e non aiuta il fatto che recentemente sia stato visto sprecare il suo tempo in progetti come You People e Il principe cerca moglie 2. Il fatto che Il principe cerca moglie 2 sia stato un fallimento così superficiale è particolarmente deprimente, se si considera che l’originale Il principe cerca moglie non solo è uno dei suoi più grandi trionfi artistici e una pietra di paragone per la cultura afroamericana, ma è anche la nascita di uno dei marchi di fabbrica di Eddie Murphy da sempre: interpretare più personaggi usando protesi e trucco. Si potrebbe sostenere che è proprio qui che la sua carriera inizia a declinare, in quanto diventa sempre più dipendente e dipendente da questa pratica per coprire le carenze del materiale dei suoi film successivi. In altre parole, è diventato un cliché inaridito di sua creazione.

La genialità di Il principe cerca moglie

La storia di Coming to America racconta di Akeem (Eddie Murphy), principe di Zamunda, e del suo fidato servitore Semmi (Arsenio Hall), in viaggio verso il Queens, a New York, per trovare il vero amore, una donna che ecciti sia i lombi di Akeem che il suo intelletto. Lungo la strada, entrambi incontrano un variopinto cast di eccentrici strambi, la maggior parte dei quali sono interpretati da Murphy e Hall con molte protesi e costumi. Nel caso di Murphy, egli interpreta Clarence, un barbiere chiassoso che fa affermazioni azzardate sulle celebrità che ammira e odia; Saul, un vecchio ebreo bianco che rimprovera costantemente Clarence per le sue stronzate; e Randy Watson, un musicista locale un po’ sciupato, leader della band Sexual Chocolate.

Per il pubblico dell’epoca si sarebbe trattato di una svolta epocale, poiché Eddie non aveva mai interpretato più personaggi prima di allora, nemmeno al SNL. L’idea è nata grazie all’influenza del regista John Landis, che in un’intervistato ha raccontato: “Avevo letto un articolo, che mi aveva molto offeso, sui comici ebrei con il volto nero… Ho pensato che fosse davvero ignorante, così ho detto: “Eddie, ti farò interpretare un vecchio ebreo“”. Così, quando hanno messo Murphy nel suo trucco da ebreo, non solo gli stava bene, ma “abbiamo scoperto che il trucco lo liberava. Una volta truccato, era fresco come quando aveva 19 anni. Una volta truccato, non era più Eddie“. Eddie Murphy si è appassionato così rapidamente a questo tipo di performance che poi ha inventato altri personaggi per sfruttarli.

Inutile dire che Eddie Murphy è una rivelazione in questa modalità. È un luogo comune dire che non sapreste mai che è Saul, Clarence o Randy, a meno che non lo sappiate già, ma è davvero impressionante la diversità di ognuno di loro. Eddie Murphy mostra una gamma così completa di emotività e le sue voci sono così distinte l’una dall’altra, che fa sentire questi uomini così a loro agio nella propria pelle (persino Randy, che è deliziosamente ignaro di quanto sia perdente). Questo dimostra anche la diversità che Murphy avrebbe potuto avere come attore vero e proprio, passando dall’autentico ebreo saputello all’anziano presuntuoso e vanaglorioso fino all’intrattenitore delirante in modo così fluido. Eddie, da giovane, era un interprete che dava il meglio di sé, che non consumava la scena e che interpretava i suoi personaggi in un modo che poteva essere definito sincero, se non proprio “serio”; si sentiva come un personaggio coinvolto attivamente in una scena, piuttosto che un cabarettista che faceva dei pezzi. Ma proprio qui sta il problema.

La comicità di Eddie Murphy è diventata sempre più autosufficiente in fatto di espedienti

In totale, Eddie Murphy ha interpretato più personaggi in un film per sei volte, compreso Coming to America, con risultati che vanno dal delizioso all’abominevole. Vampiro a Brooklyn è stato un tentativo malriuscito di commedia horror in cui ha interpretato un vampiro con un pessimo accento eurotrash, un predicatore con una pelle così plastica da farlo sembrare una tavoletta di cioccolato che si scioglie e un gangster bianco che sembrava un quadro di Michael Jackson sottoposto al trattamento Dorian Gray. Il professore matto è un film per il quale nutro una forte nostalgia; lo trovo ancora uno dei migliori film di Eddie Murphy in termini di comicità che invecchia bene e di capacità di infondere alla sua recitazione una reale sincerità. A parte la famigerata scena in cui interpreta l’intera famiglia Klump mentre cenano e continuano a scoreggiare, tutti i personaggi sembrano persone tangibili che presentano comportamenti coerenti. C’è una scena in cui Sherman viene consolato dalla madre che è una delle recitazioni più tenere che Eddie Murphy abbia mai fatto, ed è lui che recita con se stesso! Meno si parla del sequel, meglio è; è stato più o meno lo stesso, ma non in senso positivo.

Sebbene Bowfinger abbia ormai lo status di un classico di culto, è in qualche modo sottovalutato per quanto riguarda il ruolo di Eddie Murphy. Non solo è un colpo di genio nel ruolo di Jiff, uno dei pochi personaggi nella storia del cinema a riuscire a fare la battuta “sono così imbarazzato che sto guardando una ragazza nuda“, ma Murphy fa qualcosa di molto intelligente con la sua controparte Kit Ramsey: prende in giro la sua stessa reputazione di star del cinema. Ci sono innumerevoli storie che raccontano di Eddie Murphy come un gigantesco egocentrico che ha lasciato che il successo gli desse alla testa nei suoi giorni di gloria negli anni ’80, per non parlare del fatto che era molto sgradevole lavorare con lui. Che si tratti o meno di un commento consapevole da parte sua, e nonostante a volte sembri che il Murphy one man show stia uscendo dai binari, in questo caso è appropriato che lo faccia, dal momento che si suppone che sia un’odiosa testa calda circondata da persone che si comportano bene. Inoltre, dimostra che Murphy aveva ancora le sue innate doti comiche e che poteva essere esilarante senza bisogno di protesi e di nascondersi alla luce del sole.

Norbit ha rovinato tutto

Ecco perché è così doloroso e significativo che Norbit sia stata l’ultima volta in cui ha provato a fare quella sceneggiata. Un film così terribile nella sua esecuzione e così offensivo nella rappresentazione dei suoi personaggi e dei suoi atteggiamenti verso le persone, e Murphy è stato così ampiamente svergognato per il suo coinvolgimento nel film, che ha contribuito alla sua graduale recessione dal mondo del cinema. Nel podcast WTF di Marc Maron ha spiegato: “Stavo facendo film di merda… forse è ora di prendermi una pausa“. Sebbene Eddie Murphy non abbia mai menzionato esplicitamente l’uso di protesi o spiegato perché abbia smesso di farlo fino a Coming 2 America, si deve immaginare che l’infelicità di base di fare film scadenti che non comportano protesi e trucco pesante sia solo esacerbata dall’inclusione di questi fattori di stress.

Il vero problema del declino di Eddie Murphy non riguardava semplicemente le protesi, perché di solito era assistito dalla leggenda del trucco Rick Baker, vincitore di un Oscar, quindi anche nei suoi progetti peggiori, come Norbit, il trucco e le protesi fanno ancora la loro parte. Il problema vero e proprio è che più Murphy lo faceva, più si affidava a idee stereotipate e rimaneggiate. Si è continuamente affidato a tropi comportamentali afroamericani regressivi per riempire una caratterizzazione vuota e, considerando i suoi trascorsi nella stand-up comedy con Delirious e Raw, si potrebbe sostenere che stesse proiettando alcuni dei suoi stessi atteggiamenti e convinzioni tossiche su questi personaggi. Se a questo si aggiunge la prepotenza con cui insisteva nel voler essere al centro dei riflettori, e il fatto che ogni personaggio era una scusa per Eddie Murphy per fare riff e fare casino in modi che non si addicevano affatto alla scena, il tutto diventava dolorosamente stridente.

Per non parlare del fatto che, quando si chiudono gli occhi e si ascolta, ci si rende conto che in realtà non ha molte voci in repertorio. La sua voce di Ciuchino in Shrek è il risultato finale dell’uso della stessa voce per Papa Klump, il predicatore in Vampiro a Brooklyn, e ne ha fatto anche una versione femminile per Rasputia in Norbit. Mamma Klump ricorda il suo lavoro in Mulan e persino Randy Watson sembra il fratello di Sherman Klump, Ernie. Essere un genio non ti rende illimitato, e sembra che Eddie Murphy stesse sbattendo contro i muri delle sue mancanze. Per fortuna, sembra che abbia finalmente ritrovato il suo ritmo.

Il principe cerca figlio: teaser trailer del film con Eddie Murphy

0

Svelati teaser trailer, teaser poster e nuove immagini di Il principe cerca figlio (Coming 2 America), il cui titolo italiano sarà Il principe cerca figlio. Gli Amazon Studios lanceranno il film in esclusiva in tutto il mondo  su Prime Video il 5 Marzo 2021.

Il principe cerca figlio è diretto da Craig Brewer e si basa su una sceneggiatura scritta daKenya Barris, Barry W. Blaustein e David Sheffield, su un soggetti diBarry W. Blaustein, David Sheffield e Justin Kanew. Basato sui personaggi creati da Eddie Murphy e prodotto da Kevin Misher e Eddie Murphy. Costumi di Ruth E. Carter Executive producer: Brian Oliver, Bradley Fischer, Valerii An, Kenya Barris, Charisse Hewitt-Webster, Michele Imperato Stabile e Andy Berman Con: Eddie Murphy, Arsenio Hall, Jermaine Fowler, Leslie Jones, Tracy Morgan, KiKi Layne, Shari Headley, con Wesley Snipes e James Earl Jones. A cui si uniscono John Amos, Teyana Taylor, Vanessa Bell Calloway, Paul Bates, Nomzamo Mbatha, Bella Murphy

Nel rigoglioso regno di Zamunda, Re Akeem (Eddie Murphy) è appena stato incoronato e con il suo fidato consigliere Semmi (Arsenio Hall) intraprende una nuova ed esilarante avventura che li porta ad attraversare il globo partendo dalla loro meravigliosa nazione africana fino al Queens, il quartiere di New York dove tutto è iniziato.

Il principe cerca figlio: recensione del film con Eddie Murphy

Il principe cerca figlio: recensione del film con Eddie Murphy

Disponibile dal 5 Marzo su Amazon Prime Video, Il principe cerca figlio, sequel del film cult del 1988, riporta in scena Eddie Murphy nell’iconico ruolo del principe Akeem, e gran parte del cast originale, senza tuttavia poter competere con la favola originale.

Il ritorno del principe Akeem negli Stati Uniti alla ricerca del suo erede al trono

Sono passati 33 anni dall’uscita de Il principe cerca moglie di John Landis, il film che vedeva protagonista uno dei comici più apprezzati dell’epoca, Eddie Murphy, e che alla sua uscita sbancò il botteghino incassando quasi 300 milioni di dollari in tutto il mondo. Eddie Murphy torna a indossare i panni di re Akeem in questo secondo capitolo diretto da Craig Brewer e scritto da Kenya Barris, su un soggetto di Barry Blaustein e David Sheffield, già sceneggiatori del film originale.

Il principe cerca figlio ci riporta a Zamunda

Il principe cerca figlio ci riporta nel regno di Zamunda, dove Akeem è da poco diventato re. Sposato con Lisa, la donna conosciuta nel Queens nel primo capitolo, ha tre splendide figlie femmine, eppure nessun erede maschio al trono. La corona rischia quindi di cadere nelle mani del generale Izzi di Nexdoria. Questi, ancora infuriato per la cancellazione del matrimonio tra Akeem e sua sorella Imani trent’anni prima, propone un matrimonio combinato, minacciando una guerra tra famiglie in caso di responso negativo. In punto di morte, però, il re rivela ad Akeem che ha un figlio illegittimo nel Queens, Lavelle Junson (Jermaine Fowler), concepito con una donna conosciuta all’inizio della sua avventura americana. Akeem e il fidato confidente Semmi (l’impareggiabile Arsenio Hall) fanno quindi ritorno nel distretto newyorchese dove tutto ebbe origine, alla ricerca di Lavelle. Trapiantato a Zamunda, il giovane principe metropolitano dovrà imparare ad adeguarsi agli standard del regno.

Un sequel che non riesce a sostenere l’eredità del primo film

Il principe cerca figlioNel primo film Akeem subiva una metamorfosi, scappava da Zamunda per fuggire alla legislazione ferrea e retrograda del regno. Qui ritroviamo invece un Akeem conservatore, chiuso nella mentalità da cui lui stesso aveva cercato di discostarsi. La trama forzata e ripetitiva de Il principe cerca figlio va quindi a snaturare l’happy ending del primo film, che avrebbe potuto fornire soluzioni narrative più interessanti. La redenzione finale di Akeem non è abbastanza per sostenere l’eredità del primo film, proprio perché l’impianto narrativo si dimostra fallace fin dall’inizio.

I nuovi personaggi in Il principe cerca figlio, guidati dal nuovo principe Lavelle, mancano di caratterizzazione e di spessore, nonostante l’idea di un intreccio amoroso con una ragazza umile e quindi il messaggio di giustizia di un matrimonio basato su un amore autentico, avrebbe potuto avere potenzialità, oscurate qui però da stereotipi ormai anacronistici. Mancano uno sguardo e uno humor più scanzonato ma al contempo spregiudicato nei confronti dell’epoca in cui viviamo. La pellicola consta infatti di sketch banali e poco interessanti; i personaggi secondari (Wesley Snipes che interpreta il generale Izzi e la madre di Lavelle, interpretata da Leslie Jones) risultano poco brillanti, nonostante i loro interpreti. Una sottotrama potenzialmente interessante avrebbe potuto essere quella del conflitto di genere che si crea tra i figli del principe per la successione. Le figlie sono infatti dipinte come figure femminili forti, la cui caratterizzazione è tuttavia poco approfondita e quindi il tentativo di generare tensione tra principe e principesse si perde in un percorso narrativo privo di veri e propri conflitti.

Landis portava alla luce l’America delle caricature attraverso il suo humor ambiguo; il suo film si mostrava ardito, in cui la comicità derivava direttamente dal contesto in cui Akeem si trovava, la Grande Mela, città della quale si mettevano in luce le contraddizioni e le assurdità. La New York di fine Ottanta, per quanto rielaborata, è stata terreno di gioco fertile per Landis; al contrario, la cornice filmica del regno africano non sfrutta appieno le proprie potenzialità visive e narrative, non approfondendo il tema della riappropriazione delle proprie origini. La storia di Landis verteva su un personaggio ricco che va tra i poveri, ironizzando sulla vita nel Queens, sulle comunità afroamericane e il loro desiderio di ascesa sociale tra i bianchi, ostacolato da radici diverse. Si proponeva come un film audace, in cui ad essere comico era il contesto in cui si muoveva il principe Akeem.

Effetto nostalgia tra messa in scena e gag poco riuscite

Cosa abbiamo oltre a supereroi, sequel, remake, che nessuno voleva?”: con questa battuta pronunciata dal principe Lavelle in merito al cinema hollywoodiano dei nostri giorni, viene da chiedersi se, effettivamente, questo sequel fosse necessario. Indubbiamente ci troviamo di fronte a una pellicola che non ha bisogno di troppa pubblicità per riunire il pubblico davanti allo schermo e che si presenta come una grande riunione familiare, per poter riabbracciare tutti i personaggi che hanno fatto divertire il pubblico, con lo spirito e il coinvolgimento di un’epoca passata. È un sequel che si attacca alla nostalgia, riproponendo anche direttamente alcune immagini del primo capitolo, per poi calpestarle nel tentativo incessante di riproporre una storia simile. Si gioca coi ricordi dello spettatore ma senza una trama solida. L’aspetto che manda avanti il progetto è senza dubbio la curiosità del pubblico affezionato all’istrionico Eddie Murphy e alla storia nata dalla mente di Landis.

Punto di forza de Il principe cerca figlio sono i costumi e le scenografie, che trovano il loro momento di massimo splendore nei vivacissimi numeri musicali. Abbondano le feste, le danze, senza che però vengano raccontate con uno sguardo moderno che possa dare una chiave di lettura contemporanea a quelle situazioni. E in queste scene di festa troviamo una serie di ospiti d’eccezione, celebrità chiamate ad intrattenere anche il pubblico a casa: Morgan Freeman, Gladys Knight, Le En Vogue e le Salt-N-Pepa fanno la loro comparsa sullo schermo nell’arco di cinque minuti. Tuttavia le gag non sono inserite con fluidità nel racconto e viene meno anche il montaggio che riusciva a dare il ritmo giusto e vincente al piccolo cult di Landis.

Il principe cerca figlio ha più il sapore di reunion nostalgica che di vera e propria sfida a ri-raccontare, a 33 anni di distanza dei personaggi cresciuti nel tempo, in una società cambiata, in cui sono i cameo, piuttosto che le soluzioni narrative, a generare un effetto sorpresa.

Il principe cerca figlio: lo spot dal Super Bowl LV

0
Il principe cerca figlio: lo spot dal Super Bowl LV

Ecco il nuovo spot de Il principe cerca figlio, il nuovo film Amazon Prime Studios che riporta, dal 5 marzo, Eddie Murphy nei panni di Re Akeem, sovrano di Zamunda.

Il principe cerca figlio è diretto da Craig Brewer e si basa su una sceneggiatura scritta da Kenya Barris, Barry W. Blaustein e David Sheffield, su un soggetti diBarry W. Blaustein, David Sheffield e Justin Kanew. Basato sui personaggi creati da Eddie Murphy e prodotto da Kevin Misher e Eddie Murphy. Costumi di Ruth E. Carter Executive producer: Brian Oliver, Bradley Fischer, Valerii An, Kenya Barris, Charisse Hewitt-Webster, Michele Imperato Stabile e Andy Berman Con: Eddie Murphy, Arsenio Hall, Jermaine Fowler, Leslie Jones, Tracy Morgan, KiKi Layne, Shari Headley, con Wesley Snipes e James Earl Jones. A cui si uniscono John Amos, Teyana Taylor, Vanessa Bell Calloway, Paul Bates, Nomzamo Mbatha, Bella Murphy

Nel rigoglioso regno di Zamunda, Re Akeem (Eddie Murphy) è appena stato incoronato e con il suo fidato consigliere Semmi (Arsenio Hall) intraprende una nuova ed esilarante avventura che li porta ad attraversare il globo partendo dalla loro meravigliosa nazione africana fino al Queens, il quartiere di New York dove tutto è iniziato.

https://twitter.com/PrimeVideo/status/1358600144455782401?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1358600144455782401%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fscreenrant.com%2Fsuper-bowl-trailers-movies-tv-shows-2021%2F

Il principe cerca figlio: il trailer ufficiale del film con Eddie Murphy

0

Ecco il trailer ufficiale di Coming 2 America, il cui titolo italiano sarà Il principe cerca figlio. Gli Amazon Studios lanceranno il film in esclusiva in tutto il mondo  su Prime Video il 5 Marzo 2021.

Il principe cerca figlio è diretto da Craig Brewer e si basa su una sceneggiatura scritta daKenya Barris, Barry W. Blaustein e David Sheffield, su un soggetti diBarry W. Blaustein, David Sheffield e Justin Kanew. Basato sui personaggi creati da Eddie Murphy e prodotto da Kevin Misher e Eddie Murphy. Costumi di Ruth E. Carter Executive producer: Brian Oliver, Bradley Fischer, Valerii An, Kenya Barris, Charisse Hewitt-Webster, Michele Imperato Stabile e Andy Berman Con: Eddie Murphy, Arsenio Hall, Jermaine Fowler, Leslie Jones, Tracy Morgan, KiKi Layne, Shari Headley, con Wesley Snipes e James Earl Jones. A cui si uniscono John Amos, Teyana Taylor, Vanessa Bell Calloway, Paul Bates, Nomzamo Mbatha, Bella Murphy

Nel rigoglioso regno di Zamunda, Re Akeem (Eddie Murphy) è appena stato incoronato e con il suo fidato consigliere Semmi (Arsenio Hall) intraprende una nuova ed esilarante avventura che li porta ad attraversare il globo partendo dalla loro meravigliosa nazione africana fino al Queens, il quartiere di New York dove tutto è iniziato.

Il principe cerca figlio

Il principe cerca figlio: dal cast agli easter eggs, tutto quello che c’è da sapere

Nel corso degli anni Ottanta e Novanta l’attore Eddie Murphy è stato uno dei re della commedia, portando sul grande schermo personaggi divenuti iconici. Tra questi si annovera anche quello del principe Akeem, protagonista dell’apprezzatissimo Il principe cerca moglie (1988), ancora oggi considerato tra i migliori film realizzati dall’attore nel corso della sua carriera. Ci sono voluti ben 33 anni, ma infine nel 2021 anche questo film ha avuto un sequel, intitolato Il principe cerca figlio (qui la recensione), diretto da .

Per Murphy è stata dunque l’occasione per riprendere uno dei suoi personaggi più amati, raccontando con gli è accaduto dopo gli eventi del primo film. Eddie Murphy ha poi dichiarato che il sequel è nato dopo il fallimento dei tentativi di trasformare il primo film in un’opera teatrale, seguito da un incontro con il regista di Black Panther Ryan Coogler. Murphy ha detto che, sebbene non gli piacesse l’idea proposta da Coogler per un sequel, gli è venuta in mente l’idea di sviluppare una propria trama per un seguito.

Pur se il film non è stato accolto in modo positivo, Murphy ha già dichiarato di avere un idea per un terzo film, ma di non avere intenzione di realizzarlo fino a quando non avrà 75 anni, ovvero nel 2036. In attesa di scoprire se questo ulteriore film ci sarà davvero, in questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Il principe cerca figlio. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e agli easter eggs presenti nel film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

Il principe cerca figlio cast attori
Eddie Murphy e Arsenio Hall in Il principe cerca figlio. © 2021 Courtesy of Amazon Studios

La trama e il cast di Il principe cerca figlio

Quando suo padre muore, il principe Akeem del regno di Zamunda, in Africa, diventa re. Akeem, felicemente sposato con la regina Lisa, la donna che molto tempo prima ha conosciuto nel Queens, ha avuto tre figlie, ma nessun figlio che erediterà il suo trono alla morte di lui. Per questo motivo, la sua vita e il trono rischiano di essere presi dal generale Izzi, dittatore militare di Nexdoria, paese confinante, ancora infuriato per la cancellazione del matrimonio tra Akeem e sua sorella Imani, avvenuto ormai trent’anni prima. Tuttavia, in punto di morte, re Joffy Joffer rivela a suo figlio che in realtà un erede maschio esiste.

Durante la sua avventura a New York, Akeem ha infatti concepito il suo primogenito con una donna conosciuta in uno dei bar del Queens, evento che non ricorda affatto poiché era stato drogato da lei. Il nuovo re e il suo confidente Semmi ritornano dunque negli Stati Uniti d’America, dove cercano ed incontrano il giovane, di nome Lavelle, per convincerlo ad andare incontro al suo destino. Ma la mentalità del giovane Lavelle, nonché i suoi modi di fare per nulla ortodossi, renderanno molto arduo il compito di Akeem.

Nel ruolo del principe Akeem Joffer vi è nuovamente Eddie Murphy, che come suo solito interpreta qui più di un ruolo. Grazie al trucco, egli è ricopre anche i ruoli di Clarence, Randy Watson, e Saul. Nel ruolo del fidato Semmi vi è invece Arsenio Hall, che sempre grazie al trucco interpreta anche il reverendo Brown. Il giovane Jermaine Fowler dà invece vita al personaggio di Lavelle Junson, mentre l’attrice Leslie Jones è la madre Mary Junson. L’attore Tracy Morgan è Reem Junson, zio di Lavelle, mentre KiKi Layne interpreta Meeka Joffer. Completano il cast Shari Headley nel ruolo della regina Lisa e Wesley Snipes in quello del generale Izzi.

LEGGI ANCHE: Il principe cerca moglie è stata la prima – e migliore – volta in cui Eddie Murphy ha interpretato più personaggi

Gli easter eggs presenti nel film, da Il re leone a Black Panther

Nel film sono presenti diversi easter eggs, alcuni dei quali relativi a precedenti film di Eddie Murphy. Dalle gag ricorrenti con Imani Izzi, la promessa sposa di Murphy del primo film, che abbaia ancora come un cane secondo la gag del film originale, a una gag meravigliosamente sottile di McDonalds, questo sequel rende continuamente omaggio al suo predecessore. Forse il riferimento più significativo è però nella struttura del film. L’incipit è praticamente identico e poco dopo, c’è una scena di combattimento che ricorda il primo film, ma questa volta Akeem duella con le sue figlie Meeka, Omma e Tinashe.

Un altro riferimento si trova nel negozio di barbiere MY-T-Sharp, che, come nel primo film, è il primo posto in cui Akeem si reca dopo essere sbarcato nel Queens ed è ancora frequentato da Clarence, Morris e Sweets insieme al loro fedele cliente Saul, nessuno dei quali è invecchiato di un giorno. Oltre a questo, la trama riprende quella del film precedente, con Lavelle che lotta per sfuggire a un matrimonio imposto dal padre per motivi politici e inseguire la ragazza che ama veramente.

Il principe cerca figlio trama film
Eddie Murphy, Arsenio Hall e Clint Smith in Il principe cerca figlio. © 2021 Courtesy of Amazon Studios

In Il principe cerca figlio si ritrovano poi easter eggs relativi ad altri film. Il primo di questi sia ha con il generale Izzi (Wesley Snipes), che viene introdotto in modo molto particolare. Il personaggio di Michael Blackson lo definisce “il domatore di elefanti” e “l’uomo più dotato d’Africa”, nonché “l’ispirazione per Mufasa”. Il momento fa riferimento al film del 1994 Il Re Leone, in cui l’attore James Earl Jones (qui nei panni di re Joffy Joffer), interpreta Mufasa, il padre di Simba. Successivamente, quando Akeem torna a My-T-Sharp nel Queens, viene immediatamente accolto dai suoi vecchi amici e il signor Clarence lo chiama “Mufasa”.

Quando poi Lavelle viene introdotto nel film, egli è pronto a smettere di fare il bagarino e vuole trovare un lavoro regolare. Lo zio Reem (Tracey Morgan) cerca di tranquillizzarlo e si riferisce al nipote chiamandolo “giovane Jedi”. Ovviamente si tratta di un riferimento al franchise di Star Wars. Quando invece Re Akeem si riunisce a Mary, suo fratello Reem non è entusiasta che Lavelle abbia una nuova figura paterna. Si fa a quel punto riferimento alla patria del personaggio, Zamunda, e si include anche un breve riferimento a “Wakanda”, l’ambientazione fittizia del film Black Panther del 2018.

Un altro importante easter egg è quello che fa riferimento al film Una poltrona per due, interpretato proprio da Murphy. Dopo l’introduzione dello zio Reem in Il principe cerca figlio, Lavelle ottiene un’intervista con Calvin Duke (Colin Jost). L’impiegato di Duke & Duke fa riferimento a suo nonno e suo zio, personaggi del film del 1983 poc’anzi citato. Randolph Duke (Ralph Bellamy) e Mortimer Duke (Don Ameche) avevano già ripreso i loro personaggi in Il principe cerca moglie, di fatto stabilendo che i due film si svolgono nella stessa realtà.

Nel film, poi, Lavelle accusa Calvin Duke di essere un razzista e cita una foto che lo ritrae fare la blackface come prova. In risposta, il personaggio di Jost spiega che avrebbe dovuto essere “l’Aladdin di Will Smith”. Si riferisce al film Aladdin del 2019, in cui Will Smith interpreta il genio blu. Infine, la scena post-credits del film mostra Saul che parla con Baba e recita “Signifying Monkey” di Rudy Ray Moore. Il regista, Brewer, offre un omaggio al soggetto reale del suo film del 2019, Dolemite Is My Name, che vede Murphy nel ruolo di protagonista.

LEGGI ANCHE: Il principe cerca figlio è il sequel “nascosto” di un altro film con Eddie Murphy

Il trailer di Il principe cerca figlio e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Il principe cerca figlio grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nel catalogo di Prime Video. Per vederlo, basterà sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma e si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 22 maggio alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Il principe cerca figlio, l’incontro con il cast al completo

0
Il principe cerca figlio, l’incontro con il cast al completo

Tracy Morgan, Jermaine Fowler, Nomzamo Mbatha, Rotimi, Luenell, Teyana Taylor, Wesley Snipes, Louie Anderson, Paul Bates, Vanessa Bell Calloway, Garcelle Beauvais, John Amos, Eddie Murphy, Arsenio Hall, Leslie Jones, Akiley Love e Bella Murphy. Il cast al completo de Il principe cerca figlio, vecchi e nuovi volti, ha partecipato agli incontri con la stampa, in cui la giornalista di Rotten Tomatoes, Jacqueline Coley, ha parlato con ognuno di loro, ricordando il film originale e presentando, senza fare spoiler, la nuova avventura dell’adesso Re Akeem. 

Naturalmente, tutto il cast che aveva già partecipato a Il principe cerca moglie ha affrontato un lungo excursus sul viale dei ricordi, rievocando i momenti più iconici del primo film, che in tutto il mondo è entrato a far parte dell’immaginario collettivo, un piccolo culto. È Nomzamo Mbatha a mettere al centro della conversazione il primo elemento rilevante in questo secondo appuntamento con i reali di Zamunda.

“Il film affronta il tema centrale della ricerca dell’identità, la ricerca di uno scopo, la ricerca di lasciare tutto ciò che hai sempre saputo alle spalle e addentrarti nel nuovo. Ma una delle cose più importanti e dinamiche di questo film è un tema centrale attorno al potere della voce femminile e al potere dell’emancipazione femminile. Questo è ciò che amo del sequel. C’è il polso della situazione attuale.”

Il principe cerca figlio, l’incontro con il cast

Sempre Mbatha continua a spiegare l’importanza culturale del film che, a differenza del primo, non sarebbe stato ambientato nel Queens, ma a Zamunda: “Per me era importante anche perché il film non sarebbe stato ambientato nel Queens. Stava arrivando a Zamunda. Quindi si trattava di ciò che io come donna africana sono in grado di portare in termini di sfumature, in termini di verità, radicandola in così tanta consistenza e cultura… Mirembe è arguta. È intelligente. È sfacciata. C’è così tanta connessione umana che possiamo veramente, veramente imparare. Quindi sono davvero entusiasta che tutti, ogni ragazza black, ogni bambina in tutto il mondo veda se stessa, si senta rappresentata.”

In merito alla portata del film e alla sua importanza per la comunità black, Luenell racconta: “Lasciatemi solo dire che non c’è un attore nero, più vecchio, di mezza età o più giovane in questa città o in qualsiasi altra città che non volesse avere solo una piccola parte di questo film. Soprattutto nella scena finale… È stato come un grande climax in cui abbiamo avuto modo di stare tutti insieme e ballare.”

Ma naturalmente il più atteso è stato Eddie Murphy in persona, che torna interpretare il personaggio che è entrato nelle case di tutto il mondo: “C’erano circa tre bozze della sceneggiatura e siamo arrivati ​​al punto in cui la struttura e il filo narrativo erano abbastanza forti… Ero consapevole che avevamo un film qui, e dovevamo solo portare a bordo un giovane sceneggiatore che ci avrebbe messo un tocco moderno.” 

“Volevamo riportare tutti indietro dall’originale – ha continuato Murphy – In realtà, volevamo ripartire da dove la storia si era interrotta, esattamente da quel momento. Quindi la questione era come collegare i punti? È così che abbiamo scelto chi sarebbe stato nel film.”

Il principe cerca figlio sarà disponibile su Amazon Prime Video a partire dal 5 marzo. Il film è diretto da Craig Brewer e vede protagonisti Eddie Murphy, Arsenio Hall e tutto il cast originale del film del 1988.

Il principe cerca figlio è il sequel “nascosto” di un altro film con Eddie Murphy

0

Il principe cerca figlio, il sequel de Il principe cerca moglie diretto nel 1988 da John Landis e disponibile su Amazon Prime Video dallo scorso 5 marzo, contiene un riferimento ad un altro celebre film con protagonista Eddie Murphy: stiamo parlando di Una poltrona per due del 1983, diretto sempre da Landis. In realtà, i due celebri titoli sono molto più legati di quanto si pensi. Ma andiamo con ordine…

In Una poltrona per due, Murphy interpreta Billy Ray Valentine, un imbroglione squattrinato la cui vita si incrocia per caso con quella di Louise Winthorpe III (interpretato da Dan Aykroyd), amministratore delegato della società di intermediazione Duke & Duke. All’insaputa di entrambi i personaggi, Randolph Duke (Ralph Bellamy) e Mortimer Duke (Don Ameche) decidono di condurre un esperimento sociale per vedere se lo stile di vita dei due uomini è il risultato di abilità innate o di fattori ambientali. I fratelli Duke rovinano quindi la credibilità di Winthorpe e assumono Valentine come nuovo esecutivo. I due malcapitati, però, riusciranno a svelere la beffa ai loro danni, riuscendo ad eseguire anche un contrattacco sui due fratelli, che alla fine del film dichiareranno ufficialmente bancarotta.

Il principe cerca moglie rende omaggio a Una poltrona per due con una sequenza abbastanza esplicita: durante una passeggiata, il principe Akeem (Murphy) e Lisa McDowell (Shari Headley) incontrano i fratelli Duke, che ora vivono come due barboni per le strade del Queens. In quella scena, Akeem dona un sacchetto di carta contenete una grosso quantitativo di denaro al personaggio di Randolph, il quale, dopo aver esaminato la donazione, si gira verso il suo ex socio ed esclama: “Mortimer, siamo tornati!”.

Tornando a Il principe cerca figlio, il sequel diretto da Craig Brewer si ricollega a Una poltrona per due attraverso quanto accaduto proprio ne Il principe cerca moglie, lasciando intendere che il denaro lasciarto da Akeem è stato sufficiente per risollevare gli astuti fratelli Duke dalla povertà. All’inizio del sequel, infatti, Lavelle Junson (il figlio illeggittimo del principe Akeem interpretato da Jermaine Fowler), sostiene un colloquio di lavoro con un tale di nome Calvin (interpretato da Colin Jost), che si presenta al ragazzo come Mr. Duke, lasciando intendere che nel lasso di tempo intercorso tra i due film (l’originale del 1988 e il sequel del 2021), i fratelli Duke sono tornati alla ribalta.

Durante il colloquio con Lavelle, a primo impatto Mr. Duke sembra essere molto più compassionevole dei suoi antenati, dal momento che chiede al giovane di rivolgersi a lui in maniera informale, chiamandolo semplicemente Calvin. Tuttavia, a mano a mano che il colloquio entra nel vivo, diventa palese che le opinioni di Calvin, molto simili a quelle di suo nonno e del suo prozio, sono offuscate da alcuni pregiudizi razziali assai preoccupanti. Inoltre, nell’ufficio del personaggio è possibile notare un dipinto a olio incorniciato che ritrae proprio gli originali Duke.

La trama del sequel de Il principe cerca moglie

Il principe cerca figlio è diretto da Craig Brewer e si basa su una sceneggiatura scritta da Kenya Barris, Barry W. Blaustein e David Sheffield e sui personaggi creati da Eddie Murphy. Nel rigoglioso regno di Zamunda, Re Akeem (Murphy) è appena stato incoronato e con il suo fidato consigliere Semmi (Hall) intraprende una nuova ed esilarante avventura che li porta ad attraversare il globo partendo dalla loro meravigliosa nazione africana fino al Queens, il quartiere di New York dove tutto è iniziato.

Il Principe Abusivo: recensione del film Alessandro Siani

Il Principe Abusivo: recensione del film Alessandro Siani

Ne Il Principe Abusivo In un piccolo Principato del centro Europa,  vive Letizia/Sarah Felberbaum, una principessa che sogna di diventare un’importante filantropa, ma, purtroppo, oggi senza qualche scandalo non si ottiene la fama con cui si raccolgono i soldi per la beneficienza. Preoccupato per la figlia, il Re/Marco Messeri chiede al ciambellano di corte Anastasio/Christian De Sica di aiutarla.

Per far scalpore serve che la principessa s’innamori di uno del popolo, arrivando a rifiutare la corona pur di stare con lui. Scelto il piano, Anastasio cerca l’uomo più miserabile d’Europa, trovandolo in Antonio De Biase/Alessandro Siani, un giovane napoletano che vive a scrocco, facendo da cavia per gli esperimenti farmaceutici. Con l’inganno sarà portato nel Principato e convinto che la principessa, incontrata un giorno per caso, si sia innamorata di lui. Durante il soggiorno al castello, mentre Antonio passa il suo tempo a studiare l’etichetta per essere degno di Letizia, gli faranno visita i suoi amici e sua cugina Jessica/Serena Autieri. L’irreprensibile Anastasio s’innamorerà di lei e per conquistarla chiederà ad Antonio di trasformarlo in un napoletano doc.

Prodotta da Cattleya con Rai Cinema e scritta in collaborazione con Fabio Bonifacci (Diverso da chi?, Benvenuti al Nord), la commedia Il Principe Abusivo è il primo film da regista per Alessandro Siani, comico napoletano che ha raggiunto la popolarità grazie a Benvenuti al Sud di Luca Miniero. Siani qui ripropone il suo essere napoletano col duplice intento di far ridere e di parlare di ricchezza e povertà, mettendole a confronto grazie all’amore tra una principessa e un disoccupato napoletano. L’intento dichiarato almeno era questo, ma non il risultato.

Il tema della differenza sociale e del divario economico, ci vengono mostrati, ma passivamente; la giustapposizione è tra due realtà così agli antipodi, che non basta attribuire al Re vizi e debolezze tipiche dei politici d’oggi per mettere in piedi una calzante allegoria del nostro Paese e del disagio economico che molti stanno vivendo. Sembra che il regista/sceneggiatore si sia preoccupato di trovare più gli spunti comici che quelli narrativi, relegando spesso i personaggi a delle macchiette. La storia segue il percorso classico delle commedie, prende ad esempio le trame di My Fair Lady e de Il Conte Max, cita Cyrano de Bergerac e Cantando sotto la pioggia, ma la struttura del film ha diversi punti deboli e troppo spesso ciò che accade rimane fine a se stesso. Si ride, a volte di gusto, soprattutto perché la comicità di Siani non è volgare ma genuina e spontanea e la sua alchimia con De Sica è tangibile. I momenti romantici che dovrebbero dare un tocco in più alla trama, però, vengono quasi tutti smorzati da un’invadente comicità.

 Il Principe Abusivo diverte, ma non convince, così come Siani/regista, che forse non ha saputo gestire bene il doppio ruolo assunto per questo progetto. Nelle sale dal 14 febbraio.

Il Principe Abusivo: la conferenza stampa del filmdi e con Alessandro Siani

 “Signori, è stata una notizia incredibile perché oggi è il giorno 11, lui si se ne va il 28, quindi per 16 giorni avremo il Papa abusivo!” Inizia così, con una battuta del comico napoletano sulle dimissioni di Ratzinger, la conferenza stampa de Il Principe Abusivo, primo film da regista per Alessandro Siani, nei panni anche di protagonista. A presentare il film, oltre a Siani, c’erano anche Christian De Sica, Sarah Felberbaum, Serena Autieri, Marco Messeri, Alan Cappelli Goetz, lo sceneggiatore Fabio Bonifacci e il produttore Riccardo Tozzi.

Vieni dal successo dei due film Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord, però passare dal ruolo di protagonista a quello di regista/protagonista, deve essere stata una bella responsabilità. Non hai avuto esitazioni? È stata una tua scelta o ti hanno un po’ spinto?

AS Già con Benvenuti al Sud ho sentito il bisogno di lavorare sopra alcune scene e ho potuto collaborare alla sceneggiatura grazie ai produttori Tozzi, Chimenz, Longardi e lo sceneggiatore Massimo Gaudioso, che mi hanno dato carta bianca. Da lì è nata questa mia collaborazione-ombra sulle sceneggiature. Stessa cosa è accaduta con Benvenuti al Nord. Dopo il primo eravamo un po’ tutti preoccupati di fare un sequel, soprattutto perché aveva riscosso molto successo. Nel frattempo mi era venuta semplicemente un’idea, che era proprio quella de Il Principe Abusivo, parlare di ricchezza e povertà; idea che si è sviluppata grazie alle mani sapienti di Fabio Bonifacci. Però Tozzi mi disse di tenerla da parte per il momento e di fare prima il sequel che la gente aspettava. È stato di parola.

All’inizio delle riprese io mi spiegavo a gesti, era una scena veramente comica. Poi, pian piano, avendo anche scritto il film e lavorando con una troupe affiatata, mi sono trovato bene. Sì, certo, per un regista esordiente è preoccupante, ma accanto a me c’era il buon Christian De Sica, al quale potevo chiedere consigli se avevo qualche dubbio, come si fa normalmente un set in cui esiste una collaborazione.

Com’è stata la scelta della coppia De Sica/Autieri per la scena del musical?

AS Serena Autieri è, secondo me, un’attrice bravissima, ed era perfetta, perché nel film volevo fare a un certo punto un musical, volevo che si creasse questa magia. Christian De Sica, che è attore che sa fare tutto (recitare, cantare, ballare) aveva bisogno di un’attrice al suo livello e, attualmente, al suo livello vedo solo Serena Autieri.

Ci parli della sua cinefilia, dei film cui si è ispirato, anche per i vari personaggi.

AS Per quanto riguardo Christian mi sono ispirato a Il Conte Max, perché è un film meraviglioso, italiano. Invece, i film che m’interessavano erano Il Piccolo Lord, Una Poltrona per Due; erano quelle atmosfere che m’interessavano. Volevo fare una commedia in cui non ci fossero parolacce che parlasse di povertà. Naturalmente, nel film si parla di un meccanismo già conosciuto nelle commedie, da My Fair Lady a Il Conte Max, lo stesso Colpi di Fulmini; meccanismi già visti, soprattutto nei film americani. M’interessava proprio prendere da lì, poi però fa sempre la differenza l’approccio che hai con una storia come questa. Il mio è stato come quello dei film americani: la fotografia, non strafare e non essere volgare.

Comunque, sono sempre gli attori che fanno la differenza, con la loro personalità, la loro sensibilità, la regia è fino a un certo punto. Poi Christian aveva un ruolo anche difficile perché doveva essere tenero e per un attore comico è complicato, perché la tenerezza è abbastanza distante dalla comicità. Quando sei più irruento, più sopra le righe, fai più ridere.

Come avete lavorato sui vostri personaggi, che richiamano il cinema del passato, ma ai quali poi voi avete dato una vostra originalità.

SF Alessandro aveva le idee molto chiare sul mio personaggio, quindi sapevo che potevo appoggiarmi a lui e fidarmi di lui. Questo è stato molto bello. Abbiamo lavorato su ogni minimo dettaglio, in modo tale da dare al personaggio uno spessore, che non fosse una semplice principessa, ma che avesse tanti colori. Abbiamo lavorato sulle piccole frasi, sul tono da dare, perché non volevamo mai che fosse antipatica o snob. Così è stato dal primo all’ultimo giorno di riprese.

CDS Io sono del ’62, sono io il passato (ride). Innanzitutto, volevo raccontare come ci siamo conosciuti Siani ed io. Avevamo fatto un paio di film di Natale, ma lui era diffidente; poi, un giorno ci siamo ritrovati a ridere sulla stessa cosa e siamo diventati amici. Poi, ho visto Quasi Amici, sapevo che Medusa aveva comprato i diritti, così l’ho chiamato e gli ho chiesto di fare il remake insieme: lui faceva il nero e io il malato; però poi il film ha fatto duemila miliardi e quindi che si faceva a fare. Però lui mi ha detto che mi voleva offrire un altro ruolo ne Il Principe Abusivo e così è nata la cosa. Quello che mi ha meravigliato di più è che intanto è nata una grandissima amicizia, anche se io ho molti più anni di lui, e che poi nel film sembra che lavoriamo già da trent’anni insieme. Questo è difficile, mi è capito con Boldi tanti anni fa e di solito non si ripete. Mi piace tanto lavorare con Siani, soprattutto perché è un maestro di recitazione, forse perché nasce attore. Di solito i registi, quelli di commedia, non hanno il senso dell’umorismo; sono tecnicamente molto più preparati di lui, però lui è fantastico con noi attori. Non lo freghi se reciti per stereotipi, ti becca subito. Ha un’ipersensibiltà pazzesca, quindi è stato veramente facile; mi ha guidato, anche se sono molto più vecchio di lui. (aggiunge poco dopo) Il professor Higgins ci ha messo tre mesi a far diventare Audrey Hepburn una perfetta Lady; invece, lui (Siani) ha fatto meglio, mi ha trasformato in soli 3 giorni in un perfetto cafone (ride).

principe abusivoPuoi parlarci di quest’orgoglio napoletano che metti nel film, della voglia di non rinunciare ad una lingua, ad una possibilità comica e narrativa che offre il fatto di essere napoletani.

AS Per quanto riguarda me, quando faccio un lavoro penso a quello che mi piacerebbe vedere, soprattutto quando si parla di Napoli, della mia città, che, si sa, è sempre un po’ complicato. Ci sono delle cose che sono universali, come il sentimento; noi napoletani possiamo vantarci proprio di questo, di averlo nel DNA, è genetico. Abbiamo scritto le canzoni d’amore che hanno girato il mondo. Invece, parlare napoletano è un’esigenza mia: uno pecché nun sacc’ parlà in italiano (ride) e secondo perché ci sono delle cose che se non sono dette in napoletano non funzionano, sia se sei sentimentale, sia se vuoi fare comicità.

Nei ruoli da co-protagonista o da non protagonista all’americana sembra ci sia un’attenzione particolare nel disegnare e raccontare il personaggio. Le piacciano questi ruoli in cui non hai tutta la responsabilità del film e magari può divertirsi di più a fare l’attore?

CDS Io ho fatto sempre il protagonista quando ho fatto i film di Natale, quindi bene o male era sempre lo stesso personaggio, che poi mi ha dato grande notorietà e grande fama, e sono i film che hanno avuto più successo. Quando non faccio il comprimario, come in questo caso o con Johnny Depp oppure, due anni fa, con Pupi Avati, ho vinto tutti i premi che in una carriera non ho vinto, ma perché mi posso cimentare con dei ruoli più diversi; esce più fuori l’attore che sono, invece della macchietta, del caratterista che faccio nei film di Natale, che non rinnego assolutamente. Anzi, continuano ad avere successo; dicevano che ero morto e io mi sono toccato subito (ride).

Con i personaggi maschili ricchi, sei stato cattivo. Come mai?

Nelle favole, di solito, c’è la strega cattiva, ma io non ce l’avevo nel film, così ho preso degli ingredienti che sono della strega cattiva e li ho messi nel re e in Gherets, il promesso sposo della principessa. [SPOILER] Ma, alla fine, il re diventa buono e lo stesso Gherets, che alla fine si arrende al fatto che lei non lo ama, senza fare nessun tipo di cattiveria e senza una mela.

Come ti sei approcciata a questo ruolo di popolana?

SA Finalmente ho fatto un sospiro di sollievo, perché era da tempo che aspettavo un ruolo così. Poi una che si chiama Jessica Quagliarulo non ti capita tutti i giorni. Ho un legame particolare con questo film, perché dopo pochi giorni di lavorazione, a parte la caduta nella scena del musical, ho scoperto di essere incinta. Dai, racconta! (dice a De Sica)

CDS Sto matto (Siani) ci ha fatto ballare il tip tap, nella scena del musical, sotto l’acqua, che è pericolosissimo. Però io le ho detto: “Serena, non ti fermare mai! Quando si fa un numero musicale, al cinema o in televisione, non ci si ferma mai!” Poi c’è il pezzo in cui saliamo sul divano e lo ribaltiamo; lì lei è caduta, ho visto le sue gambette per aria ed io, invece, ho continuato, per rispettare la regola. Poi non sapevamo che lei invece era incinta, quindi era una tragedia.

SA L’ho scoperto una settimana dopo e, quindi, ho un legame fortissimo con il personaggio perché mi ha divertito molto. Era già scritto bene, chiaro. Alessandro è stato un regista fantastico, mi ha dato grandi consigli e mi ha lasciato anche fare quando è stato possibile. E poi cantare e ballare in un film al cinema è una cosa rarissima, quindi ero strafelice. Poi farlo con Christian per me è il massimo, è uno degli attori più bravi, completi che ci sono in Italia.

Pensi di fare qualcosa che si stacchi dall’immagine stereotipata di Napoli?

AS Io cerco sempre di non portare sullo schermo la Napoli stereotipata; pensa che a un certo punto nel film c’è la scena in cui mi presento nel video del ciambellano e lì stavo in un vicolo di Napoli, da dove ho fatto togliere tutti i panni stesi, ho fatto passare un ragazzo col casco in testa, ho messo in una piazza degli studenti universitari. Questa è la prima cosa che ho fatto, che era fondamentale.

Per quanto riguarda l’abusivismo, è un film che poteva essere fatto pure a New York, perché si parla di uno che per 24 ore riesce a non spendere soldi, campando di espedienti, facendo la cavia per le cliniche farmaceutiche. In più, non mi vergogno di far vedere una Napoli bella, dei luoghi che sono considerati stereotipi, come il Vesuvio. Ma che vuoi vedere di Napoli? La criminalità, i rifiuti per strada? Nei miei film non ci saranno mai, come non ci saranno mai u’ spaghetto a vongola, u’ mandolino, il prendersi il giro con la pizza e cose così.

Ci sono progetti futuri che non riguardano Napoli?

AS Siamo scrivendo con Bonifacci una storia che mi auguro possa sempre partire da Napoli, ma è una storia universale, un film che cerca di fare un passo in più rispetto a quello che abbiamo fatto adesso.

Ascoltando il divertentissimo scontro tra titani sul set, tra De Sica, dotato di grande memoria, e Salvatore Misticone, che dimenticava persino il suo nome, si conclude la conferenza stampa.

Con 548 copie, Il Principo Abusivo uscirà nelle sale il 14 febbraio.

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità