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Uomini e Dei. Le Meraviglie del Museo Egizio: il trailer con Jeremy Irons

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Nell’anno del bicentenario della sua fondazione, il Museo Egizio approda per la prima volta al cinema con UOMINI E DEI. LE MERAVIGLIE DEL MUSEO EGIZIO, il film evento che è stato presentato in anteprima alla 41esima edizione del Torino Film Festival e che arriverà nelle sale italiane solo per due giorni, il 12 e 13 marzo. Prodotto da 3D Produzioni, Nexo Digital e Sky in collaborazione con il Museo Egizio e diretto da Michele Mally, che firma il soggetto con Matteo Moneta, autore della sceneggiatura, il film vede la partecipazione straordinaria del Premio Oscar® Jeremy Irons, che ci guida in un viaggio alla scoperta dei tesori di una delle civiltà più affascinanti della storia antica.

Con oltre un milione di visitatori nel 2023, il Museo Egizio è il più antico al mondo dedicato alla civiltà degli antichi Egizi. A Torino sono custoditi 40 mila reperti, di cui 12 mila esposti su 4 piani del Museo. Sfingi, statue colossali, minuscoli amuleti, sarcofagi, raccontano quasi 4000 anni di storia antica. Tra i reperti celebri nel mondo ci sono il Papiro dei Re, noto all’estero come la Turin King List, l’unica lista che sia giunta fino a noi che ricostruisce il susseguirsi dei faraoni, scritta a mano su papiro, o il Papiro delle Miniere, una delle più antiche carte geografiche conosciute. E ancora sculture come la statua del sacerdote Anen, quella di Ramesse II, quella della cosiddetta Iside di Copto, oltre al ricco corredo funebre di Kha, sovrintendente alla costruzione delle tombe dei faraoni che insieme alla moglie Merit sarà tra i protagonisti di tutto il racconto.

Reperti, studi scientifici e il dietro le quinte del Museo sono narrati in maniera corale non solo dalla Presidente del Museo, Evelina Christillin, e dal Direttore Christian Greco, ma anche da alcuni dei curatori del Museo come Cédric Gobeil, Beppe Moiso, Susanne Töpfer, Paolo Del Vesco, Federico Poole, Johannes Auenmüller, Enrico Ferraris, Alessia Fassone, Tommaso Montonati, dalle  restauratrici Cinzia Oliva, Roberta Genta, Paola Buscaglia del Centro di Conservazione e Restauro de La Venaria Reale, dall’antropologo Pieter Ter Keurs, dal Direttore Dipartimento Egizio del Louvre Vincent Rondot, dal Capo del Dipartimento Egitto e Sudan del British Museum Daniel Antoine, dai curatori del British Museum Ilona Regulski e Marcel Maree, dalla direttrice del Agyptisches und Papyrussammlung di Berlino Friederike Seyfried, dalla direttrice Generale Museo Egizio del Cairo Sabah Abdel Razik Saddik, dal Ceo di Ima Solutions Sarl Benjamin Moreno.

Dal Louvre di Parigi al British Museum di Londra fino all’Ägyptisches Museum di Berlino: sono solo alcune delle importanti istituzioni museali mondiali da cui provengono i membri del comitato scientifico del Museo, che vanta oltre 90 collaborazioni scientifiche con musei, atenei e centri di ricerca internazionali. Le collezioni custodite a Torino comprendono oltre 40 mila reperti, che hanno una natura antiquaria – in quanto legati al collezionismo e al criterio di raccolta reperti di Bernardino Drovetti, diplomatico piemontese al servizio del governo francese che vendette a Carlo Felice di Savoia il primo nucleo delle collezioni del  Museo per 400 mila lire dell’epoca – e una natura archeologica, legata a campagne di scavo archeologico promosse da Ernesto Schiaparelli e Giulio Farina in Egitto all’inizio del Novecento.

Ma perché proprio a Torino, nel 1824, si decise di aprire un museo che non aveva uguali al mondo, dedicato a una civiltà ancora in via di svelamento? Chi fu il primo a vedere nelle Alpi il profilo delle piramidi? Per scoprire le origini del Museo in UOMINI E DEI. LE MERAVIGLIE DEL MUSEO EGIZIO risaliremo così il corso del Nilo sulle tracce dei suoi grandi esploratori ed archeologi del passato: Donati, Drovetti, Schiapparelli. Visiteremo i luoghi da cui provengono i principali reperti delle collezioni torinesi, da Giza a Luxor fino all’antico villaggio di Deir el-Medina, abitato dagli scribi e dagli artigiani delle tombe della Valle dei Re e delle Regine. E viaggeremo a ritroso nel tempo, alla metà del 1500, quando i sovrani del Piemonte, i Savoia, per dare prestigio alla loro capitale riscrissero il mito delle origini egizie di Torino, sovrapponendo il toro, simbolo della città, col dio Api, che aveva le sembianze di toro ed era venerato nell’antico Egitto. Attraverso i sarcofagi e gli oggetti del corredo funebre della tomba di Kha e Merit racconteremo invece il viaggio dell’architetto Kha nell’Oltretomba, dal momento della mummificazione ai funerali, fino al giudizio di fronte ad Osiride e alla vita nell’Aldilà, seguendo le pagine del Libro dei Morti.

Completa il viaggio visivo la colonna sonora originale, composta ed orchestrata dal pianista e compositore Remo Anzovino ed eseguita dall’autore con l’Orchestra Sinfonica Accademia Naonis diretta da Valter Sivilotti, in uscita su etichetta Nexo Digital e distribuzione Believe nel 2024.

Uomini di parola: recensione del film con Al Pacino

Uomini di parola: recensione del film con Al Pacino

Uomini di parola è il film che non ti aspetti. Non lasciatevi ingannare dagli sguardi accattivanti o dalle sagome imponenti dei tre protagonisti sulla locandina ufficiale; al di là di ciò che istintivamente si possa credere, non siamo di fronte al classico gangster movie tutto sparatorie, inseguimenti e belle donne. Al contrario, gli elementi tipici di qualsiasi commedia d’azione che si rispetti vengono messi quasi in secondo piano per permettere a qualcosa di più profondo di emergere, seppur con fatica.

Di certo non mancano le sequenze d’azione e le battute esilaranti, ma sono ben calibrate; il regista Fisher Stevens, attore di cinema (Corto circuito, Hackers) e televisione (Ultime dal cielo) qui al suo debutto dietro la macchina da presa, non eccede con l’adrenalina per dedicare più spazio alle vicende dei suoi protagonisti e ai loro conflitti interiori, delineando con notevole semplicità il profilo di due uomini comuni, messi alla prova dal desiderio di ricominciare a vivere e dalla necessità di dover affrontare delle scelte che probabilmente cambieranno il corso della loro esistenza.

Perché Stand Up Guys (questo il titolo originale) è in fin dei conti la storia, tra una battuta esilarante e qualche elettrizzante sequenza d’azione, dell’amicizia tra Val (Al Pacino) e Doc (Christopher Walken), due amici di vecchia data che si ritrovano quando il primo esce di prigione dopo 28 anni. Le vicenda narrate di svolgono nell’arco di una giornata e, soprattutto, nel corso di una notte epica che segnerà la loro vita e la loro amicizia per sempre.

La pellicola potrebbe essere idealmente divisa in due parti. Nella prima, caratterizzata da un impianto narrativo forse troppo lento e che fatica a decollare proprio per questo motivo, viene messa in risalto la personalità dei due protagonisti, con Al Pacino, da una parte, impaziente di riprendersi la propria vita e recuperare il tempo perduto, e Christopher Walken, dall’altra, tormentato da uno scomodo segreto e dal peso di una decisione troppo grande da dover prendere che saranno il punto cardine intorno a cui ruoteranno gli avvenimenti di tutta la storia. Nella seconda parte, invece, prosegue la narrazione di quest’amicizia segnata dal tempo ma comunque autentica, ma l’entrata in scena di Alan Arkin nei panni di Hirsch (amico dei due gangster in pensione) scuote improvvisamente il ritmo della narrazione che comincia a viaggiare su un binario imprevisto, sorprendendo piacevolmente lo spettatore e aprendo la strada ad un finale tanto esplosivo (in tutti i sensi) quanto a tratti commovente.

Sono proprio i tre attori premio Oscar a fare buona parte del film. Al Pacino e Christopher Walken, nonostante gli inseguimenti e gli scontri che li vedono coinvolti possano apparire alla vista dello spettatore alquanto improbabili, dimostrano di possedere ancora una buona dose di fascino e, soprattuto, di avere anche qualcosa da comunicare, nonostante il peso degli anni che passano, proprio come accade ai personaggi da loro interpretati. Alan Arkin, dal canto suo, conferma di essere ancora una volta un grande attore (anche se spesso di contorno) in grado di reggere perfettamente il confronto con i suoi colleghi.

Uomini di parola è una pellicola che affronta diverse tematiche: dall’amicizia all’età che avanza impietosa, dalla voglia di riscattarsi alla vita che ci pone di fronte a decisioni che bisogna trovare la forza di affrontare in maniera coraggiosa. Forse non sarà in grado di accontentare tutte le tipologie di pubblico, ma resta sicuramente un film lineare, senza sbavature, che conosce perfettamente il percorso da seguire per arrivare a destinazione, indipendentemente dall’esito. Una piccola ma doverosa menzione speciale alla colonna sonora, firmata dall’immenso Jon Bon Jovi. Nelle sale dall’11 luglio.

Uomini di Dio: recensione

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Uomini di Dio: recensione

In Uomini di Dio è nel monastero di Notre-Dame de l’Atlas, a Tibhirine, che un gruppo di monaci cistercensi francesi vive a contatto con la popolazione musulmana. Ed è in quel lembo dimenticato di terra algerina, dove Bibbia e Corano non s’ammazzano, che i fratelli garantiscono cure mediche agli islamici e, con loro, condividono attività lavorative e cerimonie. Perché la loro missione non consiste nell’evangelizzazione ma nella pratica dell’ospitalità, specialmente nei confronti dei poveri e degli stranieri. Xavier Beauvois, regista di Uomini di Dio, film scelto per rappresentare la Francia agli Oscar, si è liberamente ispirato alla tragedia del 1996, quando sette monaci francesi furono rapiti, e poi assassinati, da un gruppo del GIA, Gruppo Islamico Armato.

Uomini di Dio, il film

Di materiale, quindi, ce n’era. Eppure la scelta è stata quella di accantonarlo, di non soffermarsi sul rapimento, di non indagare l’insolito rapporto tra le due realtà, tra chi vive sopra la montagna e chi sotto, ma di rappresentare, quasi minuziosamente, la poco interessante vita dei monaci. Lo studio dei testi sacri, la scrittura, la semina, la mensa e poi la mensa, la semina, la scrittura, lo studio dei testi sacri, si susseguono lenti e ripetitivi, interrotti dalle preghiere e dai troppo frequenti canti, cantilene infinite e nauseabonde. La martellante quotidianità è finalmente, almeno per chi guarda, interrotta dall’uccisione, da parte dei fondamentalisti, di un gruppo di croati, che pone i religiosi di fronte a un bivio: accettare la protezione dell’esercito o tentare di vivere come sempre? Tornare in patria o restare? Le discussioni e le votazioni, i si e i no, le crisi di vocazione e le vocazioni rafforzate, prendono il posto dello studio dei testi sacri, della scrittura, della semina, della mensa, ma non dei canti, quelli continuano.

E poi la scelta: “…La fiamma si è piegata, la luce si è inclinata…/Posso morire/Eccomi qui”. Uomini di Dio si trascina lento, pesante, con frasi da parabola e buon samaritano, privo di attimi degni di essere ricordati, almeno fino a un’emblematica ultima cena che mischia vino rosso, lacrime e presagi, all’alto volume delle note de La morte del cigno che risveglia gli animi assopiti. Inizia da qui la parte migliore del film. Peccato che manchino cinque minuti alla fine.

Uomini che odiano le Donne: Trailer di ben 8 minuti!

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Uomini che odiano le Donne: Trailer di ben 8 minuti!

E’ stato pubblicato un lunghissimo ed esaustivo trailer di Uomini che odiano le donne, ultima fatica di David Fincher che prestò uscirà nelle sale. Il filmato dura ben 8 minuti ed è stato recentemente mostrato a Toronto. 

Uomini che odiano le donne: si al sequel, no a Fincher, Mara e Craig

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La Sony ha ripreso a lavorare sul sequel di Uomini che odiano le donne. Sembra che Steven Knight sia stato assunto per scrivere la sceneggiatura del sequel del film diretto da David Fincher ma che, almeno per il momento, nè Fincher, nè Rooney Mara e nemmeno Daniel Craig siano stati contattati per partecipare.

In realtà il progetto si baserebbe non su La ragazza che giocava con il fuoco, secondo libro della trilogia di Stieg Larsson, ma sul quarto, postumo romanzo, Quello che non uccide. Il romanzo è stato pubblicato in seguito alla morte improvvisa dell’autore e consta di 200 pagine dattiloscritte che avrebbero poi completato quello che, nelle intenzioni, doveva essere una storia in dieci capitoli.

Scott Rudin e Amy Pascal tornano a produrre il film.

Fonte: Variety

Un’occasione da Dio: divertenti clip del film con Simon Pegg

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Un’occasione da Dio: divertenti clip del film con Simon Pegg

Ecco tante nuove clip del nuovo film con Simon Pegg, Un’occasione da Dio (titolo originale Absolutely Anything), diretto da Terry Jones.

 

 

 

 

Il film, annunciato nel 2010, ha come protagonista Simon Pegg e vede la partecipazione di molti dei membri superstiti di Monty Python, tra cui John Cleese, Terry Gilliam, Michael Palin e Jones stesso.

Terry Jones ha scritto la sceneggiatura di Un’occasione da Dio insieme Gavin Scott (The BorrowersSmall Soldiers). La trama segue un maestro di scuola (Simon Pegg), a cui viene dato l’incredibile potere di rendere ogni desiderio reale grazie ad un gruppo di alieni (doppiato dai Python).

Robin Williams è la voce originale del cane del personaggio di Pegg, Dennis, con Kate Beckinsale che interpreta sua moglie.

Un’estate fa: recensione del primo episodio della serie con Lino Guanciale e Filippo Scotti

Un’estate fa, la storia di noi due//Era un po’ come una favola//Ma l’estate va//E porta via con sé//Anche il meglio delle favole”, cantava Franco Califano nel 1992. Ed è proprio da una stessa estate ma del 1990 che parte la nuova serie tv di Sky, Un’estate fa. Una stagione ricca di mistero ma anche di tristezza, che segna la fine della favola della giovinezza e della spensieratezza per abbracciare, per sempre, l’età adulta. Uno stacco che nella serie tv diretta da Davide Marengo e Marta Savina prende vita dalla scelta della colonna sonora, accuratissima nel primo episodio, e dalla scelta dei colori che trasmettono allo spettatore gli stati d’animo dei protagonisti. Un’estate fa è la nuova serie thriller di Sky dal respiro internazionale, sarà trasmessa dal 6 ottobre in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

Un’estate fa, la trama

Le immagini di Italia ’90 alla TV, il campeggio con gli amici, gli amori estivi, i falò in spiaggia. E ancora le cabine telefoniche, le infinite partite a carte, le sfide a calciobalilla… All’improvviso però, una ragazza scompare. E nulla sarà più come prima, anche a distanza di trent’anni da quella indimenticabile estate. La favola cantata da Califano si interrompe e il mistero che avvolge la vicenda intercorre in due linee temporali diversi e con gli occhi di un cast corale supportato da Lino Guanciale e Filippo Scotti (uno nella versione adulta di Elio e l’altro nella versione giovane). Presente e passato si intrecciano mentre la vita di Elio prende una piega inaspettata. Dopo gli eventi del 1990 la sua vita si tinge di azzurro, di toni freddi, dei toni della giurisprudenza – professione che ha scelto per seguire le orme del padre.

La vita perfetta apparentemente macchiata da un solo crimine: la scomparsa di Arianna. Ci troviamo nel presente quando viene ritrovata in un’auto dentro il lago, il corpo di una giovane donna che scopriamo subito essere quello della ragazza scomparsa anni prima. I colori caldi di quell’estate ritornano preponderanti quando sovrastato dagli ultimi eventi Elio ha un incidente d’auto, perde i sensi e al suo risveglio viene catapultato in quell’estate del 1990. Una prova attoriale non da poco anche per Filippo Scotti che si ritrova negli anni ’90 ma con la mente di un adulto, il cinquantenne Elio interpretato da Guanciale. Ritornando a quell’estate, tutto cambia nella sua mente e ancora in stato confusionale rivede i suoi amici di nuovo giovani, di nuovo uniti. E poi vede lei, Arianna ancora viva. Non fa neanche in tempo a parlarle che la sua mente viene catapultata nel presente.

Un'estate fa Claudia Pandolfi

Un viaggio nel passato

Elio è il principale sospettato dell’omicidio di Arianna perché in quella estate del 1990 viene trovato in stato confusionale subito dopo la scomparsa della ragazza e interrogato dalla polizia ammette di non avere più nessun ricordo di cosa è successo. L’espediente narrativo alla Twin Peaks che ha dato il via agli eventi della serie di David Lynch è di ispirazione a Un’estate fa dove il mistero ruota intorno alla morte della ragazza. Quindi: chi ha ucciso Arianna? Sappiamo solo, dal primo episodio, che il personaggio di Lino Guanciale è sospettato dall’ispettore interpretato da Paolo Pierobon. Ma sappiamo anche che sarà proprio Elio, grazie ai suoi continui viaggi temporale, a cercare il colpevole che quell’estate ha messo fine alla vita di Arianna e alla sua giovinezza. Quello che diventa un continuo viaggio nel passato si trasforma anche in un tentativo di salvarla, non ripercorrendo gli stessi passi di quell’estate maledetta.

Ad aiutare Elio, nel passato ma soprattutto nel presente, il personaggio di Costanza, interpretato nella versione adulta da Claudia Pandolfi e in quella giovane da Martina Gatti. Nel primo episodio vediamo subito che le attenzioni di Costanza per Elio vanno oltre una semplice amicizia ma anche lei dopo gli avvenimenti misteriosi legati alla morte di Arianna metterà una pietra sopra al passato. Nel presente però scopriamo varie sfaccettature del suo personaggio. Costanza è cambiata, non ha più lo stesso sguardo spensierato di un tempo e se Elio è diventato l’uomo perfetto, l’uomo di legge, lei ha abbandonato del tutto quel mondo mantenendo però la stessa vitalità. Darà una mano a Elio nel presente cercando in tutti i modi di scagionarlo dalle accuse.

Una tavolozza di colori

La scelta registica di contrapporre due palette di colori per presente e passato rispecchia lo stato d’animo dei personaggi sia da adulti ma anche da ragazzi, le scene nel campeggio sono aperte e colorate. Il giallo del sole, l’arancione della sabbia, il rosso degli omini del calcio balilla. Tutto prende vita nel campeggio. Quando però la prospettiva si ribalta nel presente siamo immersi nei colori freddi: la casa dove vive Elio, minimalista e anonima, lo studio legale dove lavora, austero e perfetto. Solo durante le conversazioni con Costanza questi colori sembrano mischiarsi portando quindi Elio in una posizione di mezzo. La stessa posizione nella quale si trova e dalla quale non sembra poter fuggire.

Un’estate fa, conferenza stampa della serie thriller con Lino Guanciale e Filippo Scotti

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Un mistero che si dipana fra il 1990 e il presente, ma anche amicizia, leggerezza e tanta, tantissima nostalgia per come eravamo sono il cuore di Un’estate fa, la nuova serie Sky Original prodotta da Sky Studios e da Fabula Pictures in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dal 6 ottobre. Protagonisti Lino Guanciale e Filippo Scotti, che guidano un cast di talenti italiani in un thriller transgenerazionale diretto da Davide Marengo e Marta Savina. La serie andrà tutti i venerdì in prima serata su Sky Atlantic con due nuovi episodi disponibili anche on demand.

Due diverse linee narrative, quindi, per una storia a tinte crime interpretata anche da Claudia Pandolfi, Antonia Fotaras, Nicole Grimaudo, Paolo Pierobon, Alessio Praticò, Tobia De Angelis, Martina Gatti, Luca Maria Vannuccini, Sofia Iacuitto, Anna Ferzetti, Orlando Cinque, Alessio Piazza, Ginevra Francesconi, Francesco Foti, Denis Fasolo, Luciano Scarpa, Massimo De Santis, Francesco Della Torre, Giovanni Buselli, Giulio Tropea, Giulio Turbolente, Giovanni De Giorgi, Eleonora Giovanardi, Claudio Bigagli, Paolo Triestino, Elisabetta De Palo, Agnese Nano, Massimo Dapporto.

Effetto nostalgia

Un elemento chiave della serie è l’effetto nostalgia che prende vita tra una canzone e una partita a biliardino in questa estate infinita del 1990. Nils Hartmann, che ha da sempre guidato le produzioni originali di Sky Italia, ha commentato Un’estate fa come un progetto ambizioso e difficile: “Quando ho letto per la prima volta l’idea mi ha conquistato subito l’unione tra il meccanismo del flashback e la dramedy. Lo abbiamo considerato anche molto complicato e questo mi ha spaventato. Abbiamo fatto però un bel lavoro con il team per trovare il quadro della situazione che rendesse coerente tutta la commistione di generi e trame. Il flashback ci ha permesso di mettere a confronto due generazioni con attori eccezionali. Con Davide Marengo ci rincorrevamo da dieci anni e sono contento di aver potuto finalmente lavorare con lui e Marta Savina alla regia“.

Oltre a Sky, Un’estate fa è anche prodotta da Fabula Picture di Marco e Nicola De Angelis. “Il poter fare viaggiare diverse generazioni è stata la grande scommessa della serie. È un progetto coraggioso che mette non solo le generazioni a confronto ma le proietta negli anni 90, e la cosa più difficile è far immergere tutti in quelle vibe. Quando abbiamo girato in Puglia gli attori più piccoli erano proprio immersi negli anni 90, ed è stata la scommessa più grande e credo anche una scommessa vinta a questo punto. Sono molto riconoscente a Niels e a Sky“, conclude Marco De Angelis. “Ci troviamo in coda agli anni ’80 e dobbiamo trasmettere quella nostalgia tipica di quegli anni. Selezionare la musica non è stato facile perché era un decennio pieno di titoli importanti e famosi. Non è facile fare una serie con una ricchezza musicale del genere”, continua Nicola De Angelis.

Un'estate fa Claudia Pandolfi

Il tema del doppio

Mettendo a confronto due generazioni, il tema del doppio è un tema molto importante in Un’estate fa. Non solo per Elio – il personaggio di Lino Guanciale – ma anche per Costanza – interpretata da Claudia Pandolfi. Lino Guanciale ha parlato dei giorni di riprese e di questo sentimento di abnegazione anche da parte del cast più piccolo: “Mi hanno parlato di questa idea diversi anni fa e rimasi conquistato dal progetto e ho chiesto subito di farne parte. L’idea di mischiare così tanto le carte mi piaceva, io credo che il futuro della produzione culturale in sé sta nell’aprire nuove strade e sperimentare, farlo con una grande attenzione. Quello che ho trovato eccezionale è stata la disposizione ad andare in contro a questa sfida con abnegazione. Soprattutto con i ragazzi, c’era molta allegria e leggerezza. Mi tengo caro questo ricordo“.

Anche Filippo Scotti, che nella serie interpreta la versione giovane di Elio, ha dei bei ricordi: “Con Lino ci siamo riconosciuti e abbiamo cercato di costruire al meglio il nostro personaggio. È stato interessante il concetto tornare nel passato con la mente di un adulto e riscoprire la semplicità e la bellezza anche solo di un amicizia. I miei compagni sono stati splendidi, abbiamo passato dei bei momenti“.

Personaggio controverso e cinico è quello di Costanza, interpretata da Claudia Pandolfi nel presente del racconto: “Io sono l’unica che vuole bene a Costanza. È un punto di riferimento di Elio, suo malgrado. Da piccola si aspettava una certa risposta dal suo sguardo affettuoso. Invece lui la usava e la usa ancora nel presente, torna come punto di riferimento perché ancora una volta empatizza con lui. È una donna fortissima che è stata debole ma si è creata una corazza“.

Un’altra scatenata dozzina, recensione del film Disney+

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Un’altra scatenata dozzina, recensione del film Disney+

La recensione di Un’altra scatenata dozzina non può non considerare l’originale del 2003 con un trascinante Steve Martin come capofamiglia. A raccogliere il suo testimone è stato chiamato Zach Braff che in compagnia di Gabrielle Union, anche executive Producer. 

Un’altra scatenata dozzina, la trama

La storia racconta della famiglia Baker, due genitori con entrambi alle spalle un divorzio e due figli (+1 adottivo per lui), seguiti da due parti gemellari, ai quali si aggiunge un nipote turbolento. Basta fare un po’ i conti e si arriva facilmente alla dozzina, scatenata a dir poco, del titolo. Paul e Zoey gestiscono un locale in cui si prepara solo la colazione, è un grande momento per l’attività di famiglia, perché i due stanno pensando di ingrandirsi e Paul, il più sognatore dei due, insegue l’ambizione di avere un franchise. Questa sua iniziativa si scontra però con la ritrosia di Zoey, che, più realista, si rende conto che questo grande passo per la famiglia significa anche sradicare tutta la loro ciurma di figli in un’altra casa, un altro contesto, una nuova vita per tutti. Ma l’entusiasmo di questa nuova avventura è contagioso, e alla fine tutti si convincono a imbarcarsi in questa avventura. Riusciranno i Baker a sopravvivere a questi cambiamenti epocali nella loro vita?

Un linguaggio divertente e universale

Un’altra scatenata dozzina è divertente. Non ci sono altre parole per definirlo: la scrittura e le interpretazioni costruiscono un quadro gustosamente gioioso, vario, inclusivo, colorato. Il film cattura lo spirito della contemporaneità e mostra come, miracolosamente, le cose possano funzionare anche in un contesto così caotico. Inoltre, parlando di questioni legate agli equilibri famigliari, parla un linguaggio universale, accessibile e moderno.

Il film è interpretato da Gabrielle Union, Zach Braff, Erika Christensen, Timon Kyle Durrett, Journee Brown, Kylie Rogers, Andre Robinson, Caylee Blosenski, Aryan Simhadri, Leo Abelo Perry, Mykal-Michelle Harris, Christian Cote, Sebastian Cote e Luke Prael.

Un’altra scatenata dozzina è diretto da Gail Lerner, con una sceneggiatura di Kenya Barris & Jenifer Rice-Genzuk Henry basata sul romanzo di Frank Bunker Gilbreth, Jr. e Ernestine Gilbreth Carey. Kenya Barris è il produttore, mentre Shawn Levy, Gabrielle Union, Brian Dobbins e Donald J. Lee, Jr. sono gli executive producer. 

Un’altra scatenata dozzina su Disney+: l’incontro con i protagonisti

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È disponibile dal 18 marzo su Disney+ Un’altra scatenata dozzina, la versione aggiornata al 2022 del classico per tutta la famiglia diretto da Shawn Levy con Steve Martin. In occasione della promozione del film, abbiamo incontrato Gabrielle Union, produttrice esecutiva e protagonista nei panni di Zoey, Zach Braff che interpreta suo marito, Paul, Timon Kyle Durrett che è l’ex marito di Zoey, Dom, Erika Christensen che invece è la ex di Paul, Kate, e la regista del film, Gail Lerner.

La storia segue le avventure della famiglia allargata dei Baker, mentre si destreggiano tra una vita domestica frenetica e la gestione della loro attività familiare.

La sfida principale del film è stata di aggiornare a oggi quello che era il concept del film originale, e quindi il concetto della famiglia allargata è stato fondamentale per costruire la storia. Ma la carte vincente del film secondo Union, è che parlando di famiglia, il film parla a tutto il mondo, dal momento che ogni essere umano viene da una famiglia o mira a costruirsene una, quindi “tutti nel mondo possono relazionarsi con il dramma familiare, il divertimento in famiglia, la risoluzione dei problemi in casa (…) Ed è sempre più frequente vedere queste famiglie miste, co-genitori, famiglie multigenerazionali, tutti sotto lo stesso tetto (…) questo è un film che coinvolge tutte le famiglie e dice che prima o poi si trova qualcuno con cui ci si può relazionare. C’è almeno un pezzetto di questa famiglia per ognuno, un pezzetto che ti assomiglia.” 

Protagonista maschile del film è Zach Braff: “Conosco tanti genitori che possono relazionarsi con l’equilibrio tra lavoro ed essere genitore. E, naturalmente, in UN’Altra Scatenata Dozzina, questo equilibrio viene portato all’estremo. Ovviamente, è una realtà aumentata. Anche se si è davvero verificato per questa famiglia che ha scritto il libro.”

Secondo la regista, quello che è davvero belo della storia che il film racconta è il fatto che, da un punto di vista di un bambino, deve essere bello avere i propri compagni di giochi in casa: “Il mondo può essere un posto difficile e quella casa è la tua rete di protezione, in questo film quella casa è resa un posto così divertente in cui vivere!”

Il film è interpretato da Gabrielle Union e Zach Braff nei panni dei genitori, Erika Christensen e Timon Kyle Durrett nei panni dei co-genitori, Journee Brown, Kylie Rogers, Andre Robinson, Caylee Blosenski, Aryan Simhadri, Leo Abelo Perry, Mykal-Michelle Harris, Christian Cote, Sebastian Cote e Luke Prael che invece interpretano la ciurma di bambini e ragazzi. Un’altra scatenata dozzina è diretto da Gail Lerner, con una sceneggiatura di Kenya Barris & Jenifer Rice-Genzuk Henry basata sul romanzo di Frank Bunker Gilbreth, Jr. e Ernestine Gilbreth Carey. Kenya Barris è il produttore, mentre Shawn Levy, Gabrielle Union, Brian Dobbins e Donald J. Lee, Jr. sono gli executive producer.

Unwanted: le prime immagini della nuova serie SKY diretta da Oliver Hirschbiegel

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Primissime immagini dal set di Unwanted, nuova serie Sky Original nel 2023 in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW in tutti i paesi in cui Sky è presente. La serie è liberamente tratta da “Bilal”, il libro inchiesta del giornalista sotto copertura Fabrizio Gatti sul viaggio da lui intrapreso lungo le rotte del Sahara, popolate non solo dai migranti che si spostano dall’Africa per raggiungere l’Europa ma anche da quanti fanno affari lucrando sulla loro disperazione.

Unwanted, in otto episodi, è prodotta da Sky Studios insieme a Pantaleon Films e a Indiana Production ed è creata e scritta da Stefano Bises. Alla regia Oliver Hirschbiegel, regista tedesco divenuto celebre in tutto il mondo grazie a titoli come La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, Diana con Naomi Watts e il film vincitore del Sundance Film Festival L’ombra della vendettaFive Minutes of Heaven.

Numerosissimo e multiculturale il grande cast della serie: Marco Bocci, Jessica Schwarz, Dada Fungula Bozela, Hassan Najib, Jonathan Berlin, Jason Derek Prempeh, Cecilia Dazzi, Francesco Acquaroli, Barbara Auer, Sylvester Groth, Marco Palvetti, Denise Capezza, Nuala Peberdy, Samuel Kalambay, Amadou Mbow, Edward Apeagyei, Reshny N’Kouka, Onyinye Odokoro, Massimo De Lorenzo e Scot Williams.

https://www.youtube.com/watch?v=SfLZJN7fea0

Unwanted racconta cosa accade quando una nave da crociera, la Orizzonte, piena di turisti occidentali, trae in salvo un gruppo di migranti a seguito del naufragio della loro imbarcazione. Le storie dell’equipaggio e dei passeggeri della crociera si intrecceranno con quelle dei nuovi ospiti della nave. La situazione precipiterà quando alcuni dei migranti, scoperto che la crociera si muove verso la Libia, dalla quale sono partiti, per la disperazione decidono di prendere in ostaggio la nave.

Creata da Stefano Bises, Unwanted  è scritta da Stefano Bises con la collaborazione di Alessandro Valenti, Bernardo Pellegrini e Michela Straniero. La serie è prodotta per Pantaleon da Dan Maag, Marco Beckmann, Patrick Zorer, Stephanie Schettler-Koehler e dal produttore Sascha Rosemann che per primo ha avuto l’idea di adattare il libro di Fabrizio Gatti; per Indiana è prodotta da Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Daniel Campos Pavoncelli e Marco Cohen. Produttori esecutivi per Sky Studios sono Nils Hartmann e Sonia Rovai. NBCUniversal Global Distribution è il distributore internazionale della serie per conto di Sky Studios.

La trama di Unwanted

La Orizzonte è una gigantesca nave da crociera. Cinquemila persone a bordo tra passeggeri ed equipaggio, quindici ristoranti, un teatro, nightclub, negozi, piscine, una sontuosa SPA. Una città sull’acqua, che naviga nel Mediterraneo al servizio dello svago dei suoi ospiti europei, che per sette giorni non devono far altro che mangiare, bere e divertirsi. Ma la vita vera, che avrebbe dovuto restare a terra, irrompe sulla nave durante la prima notte in mare aperto: dal mare vengono infatti salvati ventotto migranti africani sopravvissuti al naufragio dell’imbarcazione sulla quale cercavano di raggiungere l’Italia, mentre più di cento di loro non ce l’hanno fatta. Per quelle persone in fuga da fame, guerre, schiavitù e persecuzioni l’Orizzonte rappresenta la salvezza e il primo, incredibile, passo nel mondo che hanno sognato. Per i passeggeri, l’incontro con i migranti, proprio all’inizio di una vacanza spensierata, è un bagno di realtà di cui avrebbero probabilmente fatto a meno. Perché la scoperta da parte dei migranti che la nave è diretta in Nord Africa, da dove fuggono, sconvolge la crociera e trasforma la Orizzonte nel ground zerodella crisi mondiale delle migrazioni, della tratta di esseri umani e del mondo occidentale che fa di tutto per tenere fuori i “clandestini”. Pregiudizi e preconcetti intrappolano la mente di passeggeri, rifugiati ed equipaggio, esattamente come i confini che dividono le nazioni del mondo. Qui, a bordo della Orizzonte, l’umanità e la crudeltà, la tolleranza e il razzismo, la speranza e il dolore, la vita e, infine, la morte, arriveranno a un inevitabile scontro…

Unwanted – Ostaggi del mare, il teaser trailer della miniserie Sky Original

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Dilemmi morali e questioni etiche, speranza e dolore, solidarietà e crudeltà, vita e morte sono solo alcuni dei temi al centro di Unwanted – Ostaggi del mare, la nuova serie Sky Original in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW da novembre che si mostra oggi nelle prime, drammatiche immagini del teaser trailer. La serie sarà prossimamente disponibile in tutti i Paesi in cui Sky opera in Europa.

Unwanted – Ostaggi del mare è liberamente tratta da “Bilal”, il libro inchiesta del giornalista sotto copertura Fabrizio Gatti sul viaggio da lui intrapreso lungo le rotte del Sahara, popolate non solo dai migranti che si spostano dall’Africa per raggiungere l’Europa ma anche da quanti fanno affari lucrando sulla loro disperazione.

In otto episodi, la serie è prodotta da Sky Studios insieme a Pantaleon Films e Indiana Production ed è creata da Stefano Bises, che l’ha scritta in collaborazione conAlessandro Valenti, Bernardo Pellegrini e Michela Straniero.

Alla regia Oliver Hirschbiegel, premiato regista tedesco divenuto celebre in tutto il mondo grazie a titoli come La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, Diana e il film vincitore del Sundance Film Festival nel 2009 L’ombra della vendettaFive Minutes of Heaven.

Unwanted – Ostaggi del mare racconta cosa accade quando una nave da crociera, la Orizzonte, piena di turisti occidentali, trae in salvo un gruppo di migranti a seguito del naufragio della loro imbarcazione. Le storie dell’equipaggio e dei passeggeri della crociera si intrecceranno con quelle dei nuovi ospiti della nave. La situazione precipiterà quando alcuni dei migranti, scoperto che la crociera si muove verso la Libia, dalla quale sono partiti, per la disperazione decidono di prendere in ostaggio la nave.

Girata in inglese, italiano, tedesco, francese e diversi dialetti africani, la serie è interpretata da un numerosissimo cast multiculturale capitanato da Marco Bocci e Jessica Schwarz, e che comprende Dada Bozela, Hassan Najib, Jonathan Berlin, Jason Derek Prempeh, Cecilia Dazzi, Francesco Acquaroli, Barbara Auer, Sylvester Groth, Marco Palvetti, Denise Capezza, Nuala Peberdy, Samuel Kalambay, Amadou Mbow, Edward Asante Apeagyei, Reshny Massaka, Onyinye Odokoro, Massimo De Lorenzo, Scot Williams.

Creata da Stefano Bises, Unwanted – Ostaggi del mare è scritta da Stefano Bises con la collaborazione di Alessandro Valenti, Bernardo Pellegrini e Michela Straniero. La serie è prodotta per Pantaleon da Dan Maag, Marco Beckmann, Patrick Zorer, Stephanie Schettler-Koehler e dal produttore Sascha Rosemann che per primo ha avuto l’idea di adattare il libro di Fabrizio Gatti; per Indiana è prodotta da Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Daniel Campos Pavoncelli e Marco Cohen. Produttori esecutivi per Sky Studios sono Nils Hartmann e Sonia Rovai. NBCUniversal Global Distribution è il distributore internazionale della serie per conto di Sky Studios.

Unwanted – Ostaggi del mare, la trama

La Orizzonte è una gigantesca nave da crociera. Cinquemila persone a bordo tra passeggeri ed equipaggio, quindici ristoranti, un teatro, nightclub, negozi, piscine, una sontuosa SPA. Una città sull’acqua, che naviga nel Mediterraneo al servizio dello svago dei suoi ospiti europei, che per sette giorni non devono far altro che mangiare, bere e divertirsi. Ma la vita vera, che avrebbe dovuto restare a terra, irrompe sulla nave durante la prima notte in mare aperto: dal mare vengono infatti salvati ventotto migranti africani sopravvissuti al naufragio dell’imbarcazione sulla quale cercavano di raggiungere l’Italia, mentre più di cento di loro non ce l’hanno fatta. Per quelle persone in fuga da fame, guerre, schiavitù e persecuzioni l’Orizzonte rappresenta la salvezza e il primo, incredibile, passo nel mondo che hanno sognato. Per i passeggeri, l’incontro con i migranti, proprio all’inizio di una vacanza spensierata, è un bagno di realtà di cui avrebbero probabilmente fatto a meno. Perché la scoperta da parte dei migranti che la nave è diretta in Nord Africa, da dove fuggono, sconvolge la crociera e trasforma la Orizzonte nel ground zero della crisi mondiale delle migrazioni, della tratta di esseri umani e del mondo occidentale che fa di tutto per tenere fuori i “clandestini”. Pregiudizi e preconcetti intrappolano la mente di passeggeri, rifugiati ed equipaggio, esattamente come i confini che dividono le nazioni del mondo. Qui, a bordo della Orizzonte, l’umanità e la crudeltà, la tolleranza e il razzismo, la speranza e il dolore, la vita e, infine, la morte, arriveranno a un inevitabile scontro…

Unwanted – Ostaggi del mare: la nuova serie in streaming e in tv dal 3 novembre

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Dilemmi morali e questioni etiche, speranza e dolore, solidarietà e crudeltà, vita e morte nelle immagini del trailer ufficiale, appena rilasciato, di Unwanted – Ostaggi del mare, la nuova serie Sky Original in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW dal 3 novembre. Da quella data tutti i venerdì su Sky Atlantic con due episodi a settimana, la serie sarà prossimamente disponibile in tutti i Paesi in cui Sky opera in Europa.

Unwanted – Ostaggi del mare è una serie in otto episodi prodotta da Sky Studios insieme a Pantaleon Films e Indiana Production, liberamente tratta da “Bilal” (edito da La nave di Teseo), il libro inchiesta del giornalista sotto copertura Fabrizio Gatti sul viaggio da lui intrapreso lungo le rotte del Sahara, popolate non solo dai migranti che si spostano dall’Africa per raggiungere l’Europa ma anche da quanti fanno affari lucrando sulla loro disperazione.

Alla regia di tutti gli episodi Oliver Hirschbiegel, premiato regista tedesco divenuto celebre in tutto il mondo grazie a titoli come La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, Diana e il film vincitore del Sundance Film Festival nel 2009 L’ombra della vendettaFive Minutes of Heaven.

Girata in inglese, italiano, tedesco, francese e diversi dialetti africani, la serie è interpretata da un numerosissimo cast multiculturale capitanato da Marco Bocci e Jessica Schwarz, e che comprende Dada Bozela, Hassan Najib, Jonathan Berlin, Jason Derek Prempeh, Cecilia Dazzi, Francesco Acquaroli, Barbara Auer, Sylvester Groth, Marco Palvetti, Denise Capezza, Nuala Peberdy, Samuel Kalambay, Amadou Mbow, Edward Asante Apeagyei, Reshny Massaka, Onyinye Odokoro, Massimo De Lorenzo, Scot Williams.

Unwanted – Ostaggi del mare racconta cosa accade quando una nave da crociera, la Orizzonte, piena di turisti occidentali, trae in salvo un gruppo di migranti a seguito del naufragio della loro imbarcazione. Le storie dell’equipaggio e dei passeggeri della crociera si intrecceranno con quelle dei nuovi ospiti della nave. La situazione precipiterà quando alcuni dei migranti, scoperto che la crociera si muove verso la Libia, dalla quale sono partiti, per la disperazione decidono di prendere in ostaggio la nave.

Creata da Stefano Bises, UNWANTED – OSTAGGI DEL MARE è scritta da Stefano Bises con la collaborazione di Alessandro Valenti, Bernardo Pellegrini e Michela Straniero. La serie è prodotta per Pantaleon da Dan Maag, Marco Beckmann, Patrick Zorer, Stephanie Schettler-Koehler e dal produttore Sascha Rosemann che per primo ha avuto l’idea di adattare il libro di Fabrizio Gatti; per Indiana è prodotta da Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Daniel Campos Pavoncelli e Marco Cohen. Produttori esecutivi per Sky Studios sono Nils Hartmann, Sonia Rovai e Erica Negri. NBCUniversal Global Distribution è il distributore internazionale della serie per conto di Sky Studios.

Durante le varie fasi della produzione sono state adottate misure volte a limitare l’impatto sull’ambiente, riducendo così le emissioni di gas serra e mirando a ottenere l’ambita certificazione di sostenibilità Albert. Una scelta in linea con l’impegno del gruppo Sky che, con la campagna Sky Zero, punta a essere la prima media company in Europa a diventare Net Zero Carbon entro il 2030.

La trama di Unwanted – Ostaggi del mare

La Orizzonte è una gigantesca nave crociera. Cinquemila persone a bordo, tra passeggeri ed equipaggio. La prima sera, dal mare vengono salvati ventotto migranti africani. Per quelle persone in fuga da miseria, fame e guerre l’Orizzonte è la salvezza. Per i passeggeri, l’incontro con i naufraghi, è un bagno di realtà di cui avrebbero probabilmente fatto a meno. Perché la scoperta da parte dei migranti che la nave è diretta in Nord Africa, da dove fuggono, li spinge a dirottare la nave, trasformando la crociera in un teatro di scontro dove si scaricheranno tutti i conflitti scatenati dalle migrazioni.

Unwanted – ostaggi del mare, la trama e le anticipazioni del quinto e steso episodio

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Quando non si ha più niente da perdere, non esiste la paura di tentare il tutto per tutto. Lasciata alle loro spalle una realtà difficile e violenta è ora di combattere per ottenere finalmente una condizione migliore e la nave Orizzonte è l’unica possibilità che hanno i migranti al centro della storia raccontata dalla nuova serie Sky Original Unwanted – ostaggi del mare. Da domani disponibili in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW i due nuovi episodi (quinto e sesto).

La situazione è ormai fuori controllo con Tareq (Dada Bozela) e i suoi compagni che tengono in ostaggio la sala di comando della nave. Arrigo (Marco Bocci) viene sopraffatto dagli eventi e in un suo momento di crisi ha un attacco di panico che permette a Edith di prendere il timone della Orizzonte e dirottarla verso le acque maltesi. A questo punto il capitano non ha alternative e lancia l’allarme alla compagnia, che mette in campo l’esercito italiano. Tareq decide che l’unica soluzione possibile è negoziare per riuscire a scendere dalla nave senza essere riconsegnati ai libici. Intanto Diletta (Denise Capezza) scopre di essere incinta e questo spinge suo marito Nicola (Maro Palvetti) a qualificarsi carabiniere per dare una mano alla security della nave, ma prende una decisione sbagliata con una conseguenza potenzialmente fatale…

Unwanted – ostaggi del mare è una serie in otto episodi prodotta da Sky Studios insieme a Pantaleon Films e Indiana Production, liberamente tratta da “Bilal” (edito da La nave di Teseo), il libro inchiesta del giornalista sotto copertura Fabrizio Gatti sul viaggio da lui intrapreso lungo le rotte del Sahara, popolate non solo dai migranti che si spostano dall’Africa per raggiungere l’Europa ma anche da quanti fanno affari lucrando sulla loro disperazione. Alla regia di tutti gli episodi Oliver Hirschbiegel, premiato regista tedesco divenuto celebre in tutto il mondo grazie a titoli come La caduta – Gli ultimi giorni di Hitler, Diana e il film vincitore del Sundance Film Festival nel 2009 L’ombra della vendetta – Five Minutes of Heaven.

Girata in inglese, italiano, tedesco, francese e diversi dialetti africani, la serie è interpretata da un numerosissimo cast multiculturale capitanato da Marco Bocci e Jessica Schwarz, e che comprende Dada Bozela, Hassan Najib, Jonathan Berlin, Jason Derek Prempeh, Cecilia Dazzi, Francesco Acquaroli, Barbara Auer, Sylvester Groth, Marco Palvetti, Denise Capezza, Nuala Peberdy, Samuel Kalambay, Amadou Mbow, Edward Apeagyei, Reshny Massaka, Onyinye Odokoro, Massimo De Lorenzo, Scot Williams.

Creata da Stefano Bises (Esterno notte, The New Pope, Il Re, Speravo de morì prima), Unwanted – ostaggi del mare è scritta da Stefano Bises con la collaborazione di Alessandro Valenti, Bernardo Pellegrini e Michela Straniero. La serie è prodotta per Pantaleon da Dan Maag, Marco Beckmann, Patrick Zorer, Stephanie Schettler-Koehler e dal produttore Sascha Rosemann che per primo ha avuto l’idea di adattare il libro di Fabrizio Gatti; per Indiana è prodotta da Fabrizio Donvito, Benedetto Habib, Daniel Campos Pavoncelli e Marco Cohen. Produttori esecutivi per Sky Studios sono Nils Hartmann, Sonia Rovai ed Erica Negri. NBCUniversal Global Distribution è il distributore internazionale della serie per conto di Sky Studios.

La trama del quinto episodio di Unwanted – ostaggi del mare

Pensando di venire riconsegnata ai Libici, Marem affida sua figlia di pochi mesi ad una crocierista, Diletta. Tareq tiene in ostaggio la crew e vuole che li portino in Italia. Arrigo in un momento di crisi ha un attacco di panico. Edith prende formalmente il comando e ordina di dirigersi verso le acque Maltesi. Mentre Edith si reca dai migranti per rassicurarli, Arrigo manda l’allarme ufficiale alla compagnia. Intanto, una crocierista si uccide lanciandosi dal ponte della nave.

La trama del sesto episodio di Unwanted – ostaggi del mare

Dopo l’allarme la nave è tenuta sotto controllo dall’esercito. Tareq pretende di parlare con loro per trovare un accordo. Sicura di essere salva, Marem chiede a Diletta di riavere sua figlia e poco dopo Diletta scopre di essere incinta. Il marito Nicola, carabiniere, offre il suo aiuto alla security di bordo per risolvere la situazione e senza autorizzazione si arma della sua pistola. Franco ha baciato Sophia, la moglie gli chiede di sbarcare.

Untold: The Liver King, la storia vera dietro al documentario Netflix

Strappare organi da carcasse di animali insanguinati e dilaniarli con i denti; rosicchiare testicoli di toro a tavola con la sua famiglia come se fosse un arrosto: le trovate online di Brian Johnson lo hanno rapidamente reso una star del web. Nel 2021 Johnson, che si autodefiniva “Liver King”, ha raccolto 6 milioni di follower e ha lanciato un marchio di integratori con un fatturato annuo di 100 milioni di dollari, tutto grazie alle sue promesse che con poche pillole, il consumo di organi crudi e intense sfide di fitness chiunque avrebbe potuto ottenere il suo fisico ultra-muscoloso. Lui era al 100% naturale, insisteva ripetutamente. Fino alla fine del 2022, quando alcune e-mail trapelate hanno rivelato che si era iniettato steroidi e ormone della crescita umano (HGH) per un valore di 11.000 dollari al mese.

La notizia, che ha suscitato l’ira persino di Joe Rogan, potrebbe aver fatto scoppiare la sua bolla multimilionaria. Ma in un mondo in cui la disinformazione sulla salute può rendere famosi i suoi divulgatori, e per di più ricchi, la punizione è spesso breve. Ora, il Liver King è il protagonista di un episodio di Untold, l’antologia di documentari sportivi di Netflix in streaming dal 13 maggio: 70 minuti senza filtri della sua storia da perdente, come lui stesso si definisce, e del suo percorso verso la redenzione.

Penso che sia un genio del marketing, lo penso davvero”, dice il regista Joe Pearlman, che ha già realizzato film su Robbie Williams, Lewis Capaldi e il cast di Harry Potter.Questo ragazzo sa esattamente cosa vuole il pubblico e come vendere qualcosa al pubblico in tutti i sensi”.

Johnson, che a 48 anni è un texano di quasi 90 kg di muscoli e tendini scolpiti dal sole, racconta nel documentario di aver trascorso l’infanzia sentendosi un “nanerottolo”. Dopo la morte del padre quando era ancora un bambino, è cresciuto idolatrando Rambo e Conan il Barbaro, rendendosi conto durante l’adolescenza che l’allenamento gli avrebbe dato una comunità immediata e un modo per cambiare l’aspetto fisico che credeva lo stesse frenando. Il potere del fitness era così forte, dice nel film, che il suo primo orgasmo è avvenuto mentre faceva sollevamento pesi. Un’affermazione che potrebbe essere piuttosto sorprendente se non fosse stata fatta in modo quasi identico da Arnold Schwarzenegger nel film del 1977 Pumping Iron.

Non importa: la sua storia di trasformazione e il suo stile di vita ispirato all’uomo delle caverne affascinavano il pubblico. A questo si aggiungeva un altro retroscena – i suoi figli Rad e Stryker soffrivano di una salute cronicamente cagionevole durante l’infanzia (“erano deboli”) e il passaggio a una dieta ricca di sostanze nutritive aveva curato i loro mali – e circa 25.000 persone iniziarono ad acquistare i suoi integratori per il fegato ogni mese.

“Odiavo la mia fottuta vita”, ammette Johnson, “e ora ho fatto la mia fottuta fortuna”. Ma non era abbastanza, né l’enorme ranch pieno di armi e pellicce (anche sopra il suo letto); o la palestra dove persino i cani hanno i loro tapis roulant. Con l’aiuto di sua moglie Barbara e dei suoi ormai adolescenti, che pubblicano online come “Liver Boy Rad” e “Stryker the Barbarian” (in un video ingoiano i loro 15 tuorli d’uovo crudi al giorno: “disgustoso, ma molto ancestrale”), il marchio si stava consolidando ulteriormente. Johnson è apparso in podcast di successo guidati da artisti del calibro di Logan Paul, Ethan Klein e Bert Kreischer; era ovunque sui feed dei social media, incluso quello di Pearlman.

Con la crescita della sua fama, è cresciuta anche una domanda inevitabile: la sua figura da cartone animato avrebbe potuto essere ottenuta senza l’aiuto di sostanze chimiche? Johnson, incline ad apparire in macchina fotografica a torso nudo, era completamente “naturale”, ha ripetuto più volte, screditando teorie come quelle di Rogan e continuando a promuovere i “nove principi ancestrali” che lo avevano trasformato in un moderno Neanderthal multimilionario. Erano abbastanza semplici da seguire, ha esortato: dormire, mangiare, muoversi, proteggersi (evitare un’eccessiva esposizione al Wi-Fi e ai campi elettromagnetici), connettersi, freddo, sole, combattere (accettare le sfide fisiche e mentali) e creare legami. La masticazione cruda di organi, che comporta rischi tra cui epatite E e salmonella , ha chiaramente funzionato, ha detto: basta guardarlo.

Poi è arrivata la fuga di notizie via email e analisi del sangue, condivise sul canale di uno YouTuber di fitness che aveva accusato Johnson di uso di steroidi, nel novembre 2022. “Non si poteva negare, amico”, racconta Johnson alla troupe del documentario. “Sapevo che mi aveva fregato”. Sua moglie (che pubblica, come ci si aspetterebbe, come “la Regina del Fegato”) ha insistito perché tacesse, e Johnson ha concordato: “Ho detto, chi cazzo se ne frega… che tipo di male ho fatto davvero?”

Nel giro di tre giorni, tuttavia, si rese conto che non aveva altra scelta se non quella di tentare di limitare i danni, pubblicando un video (con i soliti tratti distintivi di un’apertura con un richiamo ai suoi “Primals” e di una seduta su un trono), in cui ammetteva di aver mentito.

“Non mi sarei mai aspettato questa visibilità pubblica, ed è stato fottutamente difficile da gestire”, ha detto (nel documentario, ammette di aver filmato 100 segmenti per ottenere l’inquadratura perfetta e di aver lasciato i video riprodotti in loop per accumulare visualizzazioni). La sua unica ragione d’essere era semplicemente “un esperimento per diffondere il messaggio” sulla salute mentale dei giovani uomini, lo stesso percorso che aveva intrapreso dopo aver trovato la forma fisica. Il suo saluto è arrivato con una promessa: “Starò meglio da subito”. Ciò che è seguito è stato un ritiro dai social media e una causa da 25 milioni di dollari da parte di clienti che lo accusavano di frode e inganno (il caso è stato infine archiviato).

Sono passati tre anni, è davvero dispiaciuto?

La prima volta che incontrò Johnson, Pearlman dice che era “l’uomo che avevo visto online. Era un’esperienza a tutto tondo, performativa, scandalosa”, racconta al TIME a proposito della sua visita al ranch di Johnson l’anno scorso. “Cercava di scioccare a ogni piè sospinto: eravamo sempre in allerta su cosa sarebbe successo dopo”. Le acrobazie a beneficio della squadra includevano la sua famiglia che inseguiva un toro, lo uccideva e poi ne strappava gli organi per mangiarli; e il traino di un camion con una catena intorno alla vita (che, a quanto pare, la sua squadra spingeva da dietro).

Untitled Terrence Malick’s film: video dal set

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Ecco un video rubato dal set di Terrence Malick, sempre impegnato nelle riprese del suo ultimo film senza titolo. Nel video si vedono Natalie Portman e Michael

Untitled Pets Project: Albert Brooks per la Illumination Entertainment

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Untitled Pets ProjectIl quinto film d’animazione della Universal Pictures con la Illumination Entertainment sta prendendo davvero una bella forma. Il film, che al momento si intitola Untitled Pets Project, ha già dalla sua un ottimo cast di doppiatori, Louis C.K., Eric Stonestreet e Kevin Hart, ai quali si aggiungono oggi Hannibal Buress, Bobby Moynihan, Lake Bell e Ellie Kemper.

Accanto a tutti questi talenti, si aggiunge al cast anche Albert Brooks, che ha già prestato la voce a Marlin in Alla Ricerca di Nemo e che tornerà nel simpatico pesce pagliaccio per Finding Dory. L’attore è in trattative per dare voce ad un personaggio che si chiama Tiberius.

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Nel film il personaggio di Louis C.K. sarà un terrier da soccorso che si incontra con i suoi amici animali in un palazzo di New York dopo che i loro padroni sono andati a lavoro. La vita del terrier è minacciata dall’arrivo di un bastardino, con la voce di Stonestreet, che il suo padrone ha trovato per strada. I due cani, che dopo un po’ fanno amicizia, si ritroveranno per le strade di New York in compagnia di un coniglietto, con la voce di Hart, e si troveranno a dover sventare un piano di vendetta sul genere umano ordito da una banda di animali randagi, facendo però attenzione a tornare a casa per la cena.

Il prossimo attesissimo progetto della Illumination è lo spin off sui Minions di Cattivissimo Me.

Fonte: CS

Until Dawn: nuovi ingressi nel cast del film horror

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Until Dawn: nuovi ingressi nel cast del film horror

Maia Mitchell, Belmont Cameli e Peter Stormare sono entrati a far parte del cast di Until Dawn, l’adattamento cinematografico di Sony Screen Gems e PlayStation Productions del videogioco horror di successo. Come riportato da THR, tre si aggiungono a Ella Rubin, Michael Cimino, Ji-young Yoo e Odessa A’zion nel cast della produzione, le cui riprese inizieranno a metà agosto. David F. Sandberg, che ha diretto l’ultima volta Shazam! Furia degli Dei, torna al genere horror con questo progetto e si riunisce al suo sceneggiatore-produttore di Annabelle 2: Creation, Gary Dauberman.

Di cosa parla Until Dawn?

Uscito per la prima volta nel 2015, Until Dawn è un videogioco horror interattivo che segue otto amici e nemici che vengono riuniti in un remoto rifugio di montagna. Con scenari di vita o di morte che presentano un misterioso assassino, wendigo cannibali, una funivia e una grotta mineraria di vecchia data che si riverbera nel presente, i membri del gruppo devono lottare contro le loro paure se vogliono sperare di superare la notte tutti interi.

Non è chiaro come la versione cinematografica affronterà il compito di tradurre i numerosi percorsi e scenari di Until Dawn, ma l’adattamento è stato descritto come una terrificante lettera d’amore al genere horror, incentrata su un cast corale. Non è chiaro nemmeno chi Maia Mitchell e Belmont Cameli interpreteranno. Tuttavia, secondo gli addetti ai lavori, Stormare riprenderà il ruolo del terapeuta Dr. Hill, in un richiamo al gioco.

Desideravo tornare a fare horror dopo Lights Out e Annabelle 2: Creation, e questo film esplora i molti grandi sottogeneri dell’horror per creare l’esperienza più terrificante possibile”, ha detto Sandberg in una dichiarazione a The Hollywood Reporter. “Catturando l’essenza del gioco ma con nuovi personaggi, serve come una grande introduzione stand-alone al mondo per i nuovi arrivati e offre qualcosa di nuovo che i fan del gioco apprezzeranno“.

Until Dawn: David F. Sandberg alla regia dell’adattamento del videogioco horror

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Il regista David F. Sandberg, noto per aver diretto gli horror Lights Out Annabelle 2: Creation, ma anche Shazam! e Shazam! Furia degli Dei, ha ora trovato il suo prossimo progetto cinematografico. Si tratta dell’adattamento del videogioco horror interattivo del 2015, Until Dawn. Secondo il THR, Sandberg dirigerà il film per Screen Gems e PlayStation Productions, mentre lo scrittore di Annabelle e The Nun, Gary Dauberman, lavorerà a una nuova versione della sceneggiatura, originariamente scritta dallo sceneggiatore di The Invitation, Blair Butler.

Dauberman, che l’anno scorso ha firmato un accordo di prima visione con Screen Gems e Sony per la realizzazione di una serie di film horror, produrrà il progetto con il suo marchio Coin Operated. Sandberg e Lotta Losten saranno invece anche produttori del film attraverso la loro società Mangata, così come Roy Lee di Vertigo Entertainment e Asad Qizilbash e Carter Swan di PlayStation Productions. Per chi non avesse familiarità con Until Dawn, in questo videogioco si assume il controllo di otto personaggi che devono sopravvivere sulla Blackwood Mountain, dove le loro vite vengono minacciate da alcune raccapriccianti creature.

Il gioco presenta un sistema a effetto farfalla in cui i giocatori devono fare delle scelte che possono cambiare drasticamente la storia. Tutti i personaggi giocabili possono sopravvivere o morire, a seconda delle scelte fatte. Tra i personaggi, particolarmente importante è Josh, interpretato tramite motion capture dall’attore Rami Malek. Si tratta dunque di un progetto che sulla carta sembra particolarmente adatto a Sandberg, formatosi proprio con il genere horror e dimostratosi più volte abile nel costruire scenari particolarmente spaventosi. Non resta dunque che attendere maggiori aggiornamenti su questo suo nuovo progetto.

Until Dawn: annunciato il cast del film adattamento del videogames

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Screen Gems e PlayStation Studios hanno ufficialmente dato il benvenuto a quattro giovani attori che si uniranno al cast di Until Dawn per l’attesissimo adattamento live-action del popolare franchise di videogiochi horror. Il progetto arriva dopo quasi un decennio da quando Supermassive Games e Sony avevano lanciato per la prima volta il videogioco interattivo.

Alla PlayStation Productions siamo sempre alla ricerca di modi creativi e autentici per adattare i nostri amati giochi in modo che i nostri fan possano apprezzarli”, ha dichiarato in un comunicato il dirigente di PlayStation Studios Asad Qizilbash. “Insieme a Screen Gems, abbiamo messo insieme un fantastico cast di nuovi personaggi che si basa sul nostro già stellare team di registi e sulla loro visione dell’adattamento. Siamo entusiasti di rivelare presto ulteriori informazioni sul film“.

Chi fa parte del cast di Until Dawn?

Secondo Deadline, Ella Rubin (The Idea of You), Michael Cimino (Love Victor), Ji-young Yoo (Expats) e Odessa A’zion (reboot di Hellraiser) sono stati scritturati per i ruoli principali del prossimo film Until Dawn, che viene descritto come una “lettera d’amore al genere horror, vietata ai minori e terrificante”. La storia sarà incentrata su un gruppo di amici che si riunisce in un rifugio di montagna dopo la morte di un amico avvenuta un anno prima.

Il progetto nasce dai registi horror David F. Sandberg (Annabelle Creation, Lights Out) e Gary Dauberman (Annabelle Comes Home, Salem’s Lot), con Sandberg alla regia da una sceneggiatura scritta da Dauberman. L’adattamento sarà prodotto da Qizilbash, Dauberman, Mia Maniscalco, Lotta Losten, Roy Lee e Carter Swan. Al momento, il film non ha ancora una data di uscita.

Oltre a Until Dawn, i membri principali del cast sono attualmente impegnati in altri progetti di alto profilo. Rubin sarà prossimamente protagonista di un altro film horror, Fear Street di Netflix: Prom Queens, mentre Yoo reciterà accanto a Pedro Pascal nel prossimo film Freaky Tales. Cimino sarà invece uno dei protagonisti del film drammatico di Prime Video Motorheads. Nel frattempo, A’zion è stato recentemente scritturato nel pilot senza titolo della HBO di Rachel Sennott.

Until Dawn, la spiegazione del finale: il destino del Dr. Hill, la cabina e come cambia il gioco

Il finale di Until Dawn è sorprendentemente dolce per i personaggi del film, ma lascia anche intendere come il gioco omonimo sia collegato alla trama del film. Basato sull’omonimo titolo della Supermassive Games, Until Dawn segue un gruppo di adolescenti in un luogo remoto mentre affrontano creature mostruose come il Wendigo. Il film apporta alcune modifiche importanti rispetto all’originale, introducendo nuovi personaggi, elementi soprannaturali e cambiamenti significativi alla trama dell’universo.

Tuttavia, il film trova anche alcuni modi innovativi per collegarsi al gioco che lo ha ispirato. Infatti, una delle prime apparizioni di un attore importante del gioco si rivela essere un collegamento molto più articolato che getta le basi per un seguito cinematografico del film horror. Ecco come il finale di Until Dawn si confronta con il videogioco che lo ha ispirato e come i momenti finali del film collegano direttamente i due.

Il dottor Hill è davvero morto in Until Dawn?

Il dottor Hill potrebbe essere più misterioso di quanto chiunque abbia mai sospettato

Uno degli elementi più misteriosi di Until Dawn è il ruolo del dottor Hill e il suo apparente legame con il ciclo di morte in cui i protagonisti finiscono intrappolati. Inizialmente presentato come una figura disponibile in una stazione di servizio locale, il dottor Hill si rivela ossessionato dalla ricerca sull’horror e dall’impatto che può avere sulle persone. Mentre osserva il gruppo da lontano, offre commenti e persino alcuni consigli su come fuggire dalla casa. Tuttavia, è ancora ritratto come una forza antagonista, piuttosto che come il personaggio moralmente ambiguo che aveva nel gioco.

Questo è ciò che rende la sua apparente morte per mano di Clover ancora più soddisfacente, poiché diventa vittima dell’esplosione dell’acqua. Tuttavia, Until Dawn non suggerisce necessariamente che il dottor Hill sia morto per sempre. È del tutto possibile che ora faccia parte del ciclo della morte e che verrà riportato in vita fino a quando non riuscirà a fuggire dalla casa. È anche possibile che sia ancora più direttamente collegato agli elementi soprannaturali di quanto sembri inizialmente, nel qual caso il collegamento del film con il gioco originale nei momenti finali del film è ancora più straziante.

Come la baita innevata ripresa dalle telecamere del dottor Hill si collega al gioco

Peter Stormare and Ella Rubin in Until Dawn - Fino all'alba (2025)

I momenti finali del film suggeriscono che il film e il gioco condividono lo stesso universo

Nell’ufficio del dottor Hill ci sono diverse telecamere che rivelano come egli potesse osservare da lontano la carneficina che si è consumata nel corso del film. Nei momenti finali di Until Dawn, le telecamere si spostano in un nuovo scenario, una baita innevata in montagna. Questo sembra essere un riferimento diretto al videogioco Until Dawn, che si svolgeva proprio in quell’ambientazione. Questo suggerisce che la baita diventerà il prossimo obiettivo degli esperimenti e delle analisi di Hill, rendendo il film un prequel diretto del gioco.

È un’idea interessante, poiché aggiunge anche alcuni nuovi colpi di scena alla trama del gioco. A parte alcune connessioni tematiche e una sorella scomparsa che si rivela essere diventata un wendigo, il film e le versioni del gioco di Until Dawn sono storie molto diverse. Il dottor Hill appariva nel gioco come personaggio che parlava al pubblico, oltre che come psichiatra di uno dei personaggi, Josh. Ancora sconvolto dall’apparente morte delle sue sorelle, Josh ha anche allucinazioni del dottor Hill durante tutta la narrazione del gioco.

Il suggerimento del film che il dottor Hill sia in qualche modo soprannaturale aggiunge un nuovo livello oscuro alla rivelazione del gioco, poiché suggerisce che Hill potrebbe non essere stato solo un frutto dell’immaginazione di Josh. Allo stesso modo, Hill potrebbe essere semplicemente apparso davanti a Clover, e non sarebbe nemmeno l’unico attacco alla percezione che viene effettuato nel film. Il fatto che Hill discuta delle paure del giocatore durante Until Dawn, insieme alle rivelazioni sulla sua ossessione per i suoi effetti, spinge Hill contro la quarta parete in modo interessante.

I personaggi di Until Dawn sono liberi dal ciclo della morte per sempre?

Belmont Cameli, Odessa A'zion, Ella Rubin, and Michael Cimino in Until Dawn - Fino all'alba (2025)

Alla fine di Until Dawn, tutti e cinque i membri del gruppo – Clover, Max, Nina, Megan e Abel – riescono a sfuggire al loop sopravvivendo alla notte e arrivando all’alba. Dopo aver sfiorato la morte per mano dei wendigo, essersi liberati dal dottor Hill e aver sfuggito i killer mascherati nella città distrutta nascondendosi sottoterra, i cinque raggiungono la loro auto e se ne vanno. Questo suggerisce che i cinque hanno davvero fatto ciò che nessuno prima di loro era riuscito a fare, sfuggendo al ciclo della morte.

La cosa interessante del ciclo della morte in Until Dawn è che in realtà non esisteva nel gioco che ha ispirato il film. Until Dawn, essendo un videogioco, permette ai giocatori di annullare facilmente eventi letali e ripetere determinate azioni, con il risultato che alcuni personaggi subiscono molte morti durante una partita. Pertanto, non c’è alcun significato ulteriore legato al conto alla rovescia della morte, poiché era inteso come un mezzo per adattare la naturale meccanica di gioco del respawn. È un’idea creativa, ma non c’è alcuna indicazione che i ragazzi del film siano ancora intrappolati nel ciclo della morte.

Come il finale di Until Dawn si confronta con i videogiochi

Ella Rubin in Until Dawn - Fino all'alba

Il finale del film Until Dawn è in linea con il miglior finale del gioco

Parte del fascino del gioco Until Dawn è che si tratta di un approccio molto simile a un’avventura interattiva in cui il giocatore può scegliere il proprio percorso narrativo. Le scelte del giocatore influenzano la trama, con il “Butterfly Effect” del gioco che consente molti finali possibili. Il finale più felice del gioco è molto simile al climax del film, con l’intero cast di adolescenti in pericolo che sfugge ai wendigo che li inseguono. Tuttavia, la natura flessibile della trama del gioco fa sì che in alcune partite solo pochi personaggi riescano effettivamente a fuggire.

In Until Dawn ci sono tre varianti di finale: uno in cui tutti sopravvivono, molti in cui alcuni sopravvivono e uno in cui nessuno sopravvive, per un totale di 256 possibili varianti di questi tre finali.

In altri, nessuno dei ragazzi riesce a sopravvivere alla trama. Tuttavia, il finale del gioco presenta due grandi cambiamenti rispetto al film. Il videogioco, indipendentemente dai sopravvissuti, porta la polizia a indagare sull’apparente caos nel rifugio sciistico. Al contrario, il ciclo di morte che vivono i personaggi principali del film non sembra attirare alcuna attenzione esterna. C’è anche la presenza di Hill nel film, che è un personaggio molto più malvagio che nel gioco e che sembra essere ancora in circolazione dopo la fine della storia.

Come Until Dawn prepara il terreno per un sequel

Odessa A'zion in Until Dawn - Fino all'alba (2025)

Until Dawn 2 potrebbe essere un adattamento diretto del gioco originale

La trama principale di Until Dawn, incentrata su Clover e i suoi amici, viene risolta in modo abbastanza soddisfacente alla fine del film, con il gruppo completamente unito mentre lascia la casa. Questo suggerisce che non ci sono molti motivi per tornare su di loro, a meno che non vengano rivelati ulteriori dettagli sul ciclo di morte e sulla sua portata. Sebbene tutti gli attori siano stati divertenti nei loro ruoli, i loro archi narrativi all’interno del film e la loro crescita personale come gruppo sembrano completi alla conclusione della storia.

L’accenno alla baita innevata [nel finale di Until Dawn] potrebbe anche preparare il terreno per un adattamento più diretto del gioco originale, che potrebbe incorporare il ciclo della morte.

Tuttavia, l’intera struttura e i momenti finali di Until Dawn gettano le basi per ogni tipo di sequel o prequel. Sarebbe facile rivisitare qualsiasi vittima precedente del ciclo della morte, il che potrebbe spiegare le origini complete dell’assassino mascherato, della strega decrepita o dei wendigo. Le espansioni del franchise potrebbero approfondire ulteriormente la tradizione, offrendo una spiegazione migliore di cosa siano i misteriosi giganti nella pioggia. L’anticipazione sulla baita innevata potrebbe anche preparare il terreno per un adattamento più diretto del gioco originale, che potrebbe incorporare il ciclo della morte.

Il vero significato di Until Dawn

Until Dawn - Fino all'alba

Il potere dell’amicizia è abbastanza forte da sconfiggere i tropi dell’horror

Until Dawn è una lettera d’amore al genere horror nel suo complesso, con il ciclo della morte che permette ai realizzatori di sbizzarrirsi con diversi tipi di tropi horror e archetipi iconici. Tuttavia, al centro della storia (nel gioco e nel film) c’è un sottofondo sull’importanza dell’amicizia. Nel gioco, i personaggi devono spesso fare affidamento l’uno sull’altro per sfuggire a situazioni pericolose o uscirne vivi. Questo è simile al film, dove il rifiuto di Clover di sfuggire al loop se uno dei cinque muore mostra un profondo senso di lealtà.

Nonostante i difetti e i momenti di egoismo dei personaggi, alla fine rifiutano di voltarsi l’uno contro l’altro e collaborano. Per questo motivo, riescono effettivamente a sfuggire al ciclo della morte con le loro anime intatte. È un messaggio sorprendentemente dolce in mezzo a tutto il sangue e la violenza del film, con il lieto fine per Clover e i suoi amici che assicura che Until Dawn non finisca con una nota troppo cupa, anche se suggerisce che l’orrore di questo mondo non è ancora finito.

Unstoppable: trailer

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Ecco il trailer di Unstoppable, l’ultimo adrenalinico film di Tony Scott con Denzel Washington.

Unstoppable – fuori controllo: recensione del film action

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Unstoppable – fuori controllo: recensione del film action

Ecco a voi il nuovo film di Tony Scott: il re dei blockbuster, (fratello del più famoso Ridley Scott), maestro nel creare cult movie come Allarme rosso, Man on Fire – Il fuoco della vendetta, Una vita al massimo e Top Gun; film che combinano l’azione scenica ai drammi dei personaggi. Il suo ultimo lavoro, Unstoppable – fuori controllo, è l’ennesimo capitolo di questa tradizione. Ispirato a eventi reali, il film racconta la storia di un veterano macchinista ferroviario Frank Barnes (Denzel Washington) e un giovane capo treno Will Colson (Chris Pine) che in un qualsiasi giorno di lavoro si ritrovano, a loro insaputa, faccia a faccia con un treno letteralmente fuori controllo e, ispirati dal solito spirito patriottico americano, iniziano una corsa contro il tempo per fermarlo ed evitare il disastro di un’area della Pennsylvania densamente popolata.

Unstoppable – fuori controllo, il film

In Unstoppable – fuori controllo tutto accade a causa di un addetto della ferrovia (Ethan Suplee) il quale in maniera superficiale e sbrigativa tenta di trasferite il treno 777 in un altro binario, e abbandona la cabina di pilotaggio, così il treno di 39 vagoni, che contengono migliaia di litri di carburante e materiale tossico, parte ad alta velocità verso località abitate. Nel frattempo l’eccezionale Connie Hooper (Rosario Dawson) cerca di manovrare la situazione dal suo ufficio con l’aiuto dei suoi assistenti e di uno strano personaggio, esperto della sicurezza ferroviaria, scavalcando le suoi dirigenti più anziani e uomini con coraggio e determinazione.

Il regista Tony Scott ammette che questo progetto è stato il più duro della sua carriera, sia a livello fisico, che psicologico. Innanzitutto si riferisce al tentativo, per certi versi riuscito, di dare attendibilità alla pellicola. Scott ha evitato quasi completamente l’utilizzo del CGI, optando invece per un’azione realistica e puntando sull’abilità di alcuni dei migliori stuntmen in circolazione, capaci di saltare da un camion su un treno in movimento. Inoltre si nota la presenza di tanti elicotteri in diverse scene, due dei quali avevano delle cineprese che non smettevano di girare. Questo tipo di riprese fisse su un treno vero, permettono al pubblico di avvertire le sensazioni dei personaggi.  Presenti anche le camera car e quelle su motociclette della Pursuit System Porsche Cayenne.

Tutta l’attenzione è dunque concentrata sul treno 777 che ruba letteralmente la scena ai famosi protagonisti. L’altra difficoltà era il tentativo (meno riuscito) di rendere interessante e non scontata e banale la storia dei due protagonisti Frank e Will. I due personaggi percorrono un cammino all’interno di quel treno, si conoscono ed evolvono insieme. Frank è fin da subito scontroso e sospettoso nei confronti del giovane Will il quale incarna la nuova generazione che sta soppiantando quella vecchia.

Tra l’altro Will è un raccomandato, appartenente a una famiglia potente all’interno delle ferrovie, si spiega quindi la diffidenza del più anziano. È Frank che decide di provare ad arrestare la belva 777, perché attraverso la sua pluriennale esperienza, sa in anticipo che il tentativo del deragliamento non servirà a niente. E Will che inizialmente era irritato dalle correzioni e dagli ordini del collega, decide di seguirlo e fidarsi di lui, in questo modo si uniscono e, combinando insieme innovazione ed esperienza salvano la popolazione, le ferrovie e diventano i nuovi eroi dello stato della Pennsylvania. Così afferma lo stesso Chris Pine: “Will pensa di sapere tutto, ma scopriamo che si sbaglia, mentre Frank ha ragione su tutta la linea.

Così, scopre che la vecchia guardia – o le ‘teste bianche’ come si definiscono i vecchi ferrovieri – sa molte cose, e quindi è portato a rispettare Frank e quello che lui rappresenta”. Confronto che è avvenuto anche a livello attoriale tra i due protagonisti, Washington ha sostenuto e aiutato il giovane Pine, (diventato famoso dal film del 2009 Star Trek di J. J. Abram) a curare nei dettagli la sua prova recitativa. Un’eroica impresa è quindi quella raccontata dal regista Tony Scott, che però ricorda tanto di quel cinema americano ormai visto e rivisto, dove uno o più uomini di bassa provenienza, salvano uno stato dalla tragedia. C’è da dire però che Scott sa il fatto suo, riesce a mantenere alta la tensione e l’adrenalina anche in chi, come me, non ama i film di azione e li vede sempre in modo scettico. Merito particolare va a Denzel Washington e a Rosario Dawson che hanno dimostrato, (nel caso di Washington ha confermato), ottime capacità attoriali.

Unstable, recensione della nuova serie Netflix con Rob Lowe

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Unstable, recensione della nuova serie Netflix con Rob Lowe

Ambientata nella avveniristica società Dragon, Unstable è una nuova serie comedy, prodotta da Rob Lowe, John Owen Lowe, Victor Fresco e Sara Baggar. Formata al momento da una sola stagione di otto episodi, ognuno da circa trenta minuti l’uno, la serie risulta essere molto scorrevole. Nel cast ritroviamo figure già parzialmente note nel panorama cinematografico, come i già citati Rob Lowe (Sex Tape, The Orville), uno dei produttori esecutivi e interprete del protagonista Ellis Dragon e John Owen Lowe, figlio di Rob, nei panni di Jackson, figlio di Ellis. L’attrice inglese Sian Clifford (Omicidio nel West End, Claire nella serie Fleabag) si ritrova inveece qui nei panni di Anna, direttrice finanziaria della società.

Unstable: l’eccentricità nella scienza

Ellis, eccentrico scienziato e CEO della società Dragon, cerca in ogni modo di elaborare un doloroso lutto: la morte della moglie. Non riuscendo a concentrarsi sul lavoro, trova ogni pretesto per mantenersi fuori dall’ufficio e dal laboratorio. La Dragon è una società che produce biotecnologie per la salvaguardia dell’ambiente; per quanto Ellis ed il suo team abbiano fatto progressi sul loro ultimo progetto, non riescono ad ultimarlo. Non portando risultati effettivi, il board di investors vuole rimuovere Ellis perché giudicato troppo instabile.

Anna, la direttrice finanziaria, riuscirà intanto a riportare a casa Jackson, figlio di Ellis. Pur essendoci all’inizio un rapporto piuttosto conflittuale tra i due, padre e figlio riusciranno a legare attraverso il dolore della perdita e  la passione per la scienza. Ma in una serie comedy come questa non vengono certo a mancare dei colpi di scena: rapimenti, ricatti e…. fan fiction segrete!

I figli non saranno i propri padri

Tema centrale in Unstable è il rapporto tra Ellis e Jackson. I due hanno delle personalità diverse ed a tratti contrastanti. Mentre Ellis cerca di essere presente per suo figlio e guidarlo nella strada che ritiene più giusta per lui, la via della scienza, Jackson vuole distinguersi con il suo flauto, rifiutando di vivere nell’ombra del proprio padre.

Alla base delle loro incomprensioni ci sono anche delle grandi differenze caratteriali: mentre Ellis è una figura molto estroversa, che riesce in qualche modo a farsi sempre amare e stimare dal prossimo, con le sue doti da leader, ma instabile ed imprevedibile, Jackson è un ragazzo timido, più riservato ed introverso, che ha difficoltà anche solo a chiedere ad una ragazza di uscire o a fare un discorso davanti ad un gruppo di colleghi nell’ufficio della Dragon.

Unstable presenta anche una denotazione abbastanza comica, ma non tendente al demenziale; a contribuire a questo, sono importanti anche gli azzeccati sottofondi musicali. La maggior parte delle scene più ironiche girano attorno al personaggio di Ellis: un chiaro esempio fin dal primo episodio è il rapimento dello psicologo Leslie, interpretato dall’attore Fred Armisen (Easy girl, Il dittatore), mandato dal board della società per valutare il suo stato emotivo. Lo stesso Leslie, infatti, finirà per non essere più trattenuto contro la propria volontà a casa di Ellis: da vittima e rapitore, i due finiscono per diventare amici!

Unstable-recensione
Unstable. Rachel Marsh nel ruolo di Luna ed Emma Ferreira in quello di Ruby. Courtesy of Netflix © 2023

Due scienziate all’opera

Nella cultura cinematografica in generale è più semplice vedere rappresentata la figura dello scienziato solo come uomo, più raramente si da spazio sullo schermo a scienziate. Per questo motivo risulta essere interessante in Unstable la presenza di ben due donne di scienza, Luna e Ruby, tecniche nel principale laboratorio della Dragon. Si tratta di un piccolo grande gesto di inclusività: le donne infatti, non tendono ad essere più escluse nelle materie STEM solo nel cinema, ma soprattutto nella realtà. Fin dagli studi universitari sono poche le studentesse che decidono di intraprendere questi studi specifici. Tra gli ostacoli che impediscono alle donne di diventare scienziate vi sono pregiudizi per cui questi vengono considerati compiti e mestieri più da uomini.

Durante lo svolgimento delle vicende, è la stessa Luna a screditarsi parzialmente davanti ad Ellis: la giovane studiosa è riuscita a confutare la tesi del proprio capo e, per paura di ferirlo o di riceverne in qualche modo delle ripercussioni, elimina il proprio lavoro. Ellis riesce comunque a recuperare i dati e rassicura Luna, apprezzando il suo studio.

Questo porta lo spettatore anche ad osservare come l’ambiente di lavoro presentato in Unstable sia particolarmente sano. Ponendola a confronto con la recente serie prime The Consultant, dove invece viene estremizzato l’ambiente tossico di lavoro, le differenze sono palesi. L’elemento che fa la vera differenza in questi due casi è proprio la  figura del capo: un CEO come Ellis non incute particolare terrore nei propri impiegati, anzi li ispira a fare sempre meglio.

Unseen: recensione della serie sudafricana di Netflix

Unseen: recensione della serie sudafricana di Netflix

Può cambiare in una sola settimana la semplice e innocua vita di una donna delle pulizie? Si ed è quello che succede a Zenzi Mwale in Unseen, la miniserie sudafricana distribuita da Netflix e ambientata a Città del Capo. Questa serie thriller è creata e diretta da Travis Taute e Daryne Joshua e la protagonista è interpretata dall’attrice Gail Mabalane. Unseen è diviso in sei parti ed è basato sulla serie turca del 2021 Fatma. In entrambe le versioni la protagonista è una collaboratrice domestica che cerca disperatamente di sopravvivere alla morte del figlio lavorando sodo e resistendo fino al momento in cui suo marito verrà rilasciato dalla prigione.

La trama di Unseen

La trama di Unseen inizia con un interrogatorio che mostra Zenzi (Gail Mabalane) che è finita in un mare di guai, per poi tornare indietro e mostrarci la sua vita, i suoi problemi e quel momento chiave che l’ha spinta al limite e l’ha portata a diventare un’assassina. Zenzi è una donna piena di dolore, senso di colpa, solitudine, disperazione con una forza interiore che subisce continue molestie sessuali da Enrico (Abduragman Adams) il viscido padrone della sua casa in periferia e che vuole buttarla in strada se non accetterà le sue richieste. Il primo episodio continua mostrando Zenzi, che lavora come domestica in una villa di una famiglia che vive in uno dei quartieri più ricchi della capitale. Ma questa non è una giornata normale, ma quella in cui suo marito Max (Vuyo Dabula) finalmente uscirà dal carcere, ma quando la donna va a prenderlo il compagno è sparito e nessuno l’ha visto o sa dove si è nascosto.

La scomparsa del marito lascia Zenzi ancora più vulnerabile e indifesa e, non ricevendo aiuto dalla polizia, decide di svolgere da sola le proprie indagini, che alla fine la porteranno a sparare e uccidere un uomo, un atto che le cambierà per sempre la sua esistenza e metterà alla prova i suoi limiti. Il suo primo omicidio è un modo per proteggersi e difendersi, ma le cose cambieranno rapidamente. Dal secondo episodio la miniserie diventa il racconto di un assassino invisibile che approfitta del suo talento di “passare inosservata e ignorata” da tutti per fare ciò che pensa di dover fare. Zenzi si farà trascinare in situazioni sempre più oscure e verrà pure assoldata da un’organizzazione criminale, che ha fatto parte del passato dell’amato marito scomparso. Il quarto episodio è quello che più utilizza l’uso dei flashback e finalmente viene svelato perché è morto il piccolo Esulu, il figlio di Zenzi e Max.

La protagonista di Unseen è circondata da molte buone interpretazioni di un cast di supporto, ma quella che più risalta è quella di Lufuno (Mothusi Magano) un giornalista e scrittore di gialli che Zenzi conosce grazie al suo lavoro da domestica. Il romanziere con la sua presenza, sarà uno dei pochi che aiuterà la donna anche quando scoprirà che è lei il killer che il Detective Lyners (Ilse Klink) sta cercando. Zenzi si renderà conto che uccidere è l’unica cosa che può fare per sopravvivere e scoprire la verità, e questo renderà il suo arco narrativo complesso e interessante. La miniserie si conclude con un sesto episodio in cui Zenzi si riavvicinerà alla sorella Naledi (Dineo Langa) e vendicherà Esulo e il marito Max con un finale che lascerà lo spettatore con il fiato sospeso in cui non verrà svelato se la protagonista è morta o è sopravvissuta.

La storia di una donna invisibile

La vita di Zenzi è stata sempre segnata dagli uomini che la circondano, e che non l’hanno mai trattata bene, l’unico che l’ha sempre amata e rispettata è suo marito Max. La donna si dedica alla pulizia delle ville, come lavoro e ovviamente per guadagnare i soldi per arrivare alla fine del mese, dove non viene mai presa in considerazione la sua presenza. Anche quando nella serie gli viene commissionato un omicidio dal suo datore di lavoro alla macelleria, che in realtà fa parte dell’attività criminale “L’Unione” dedita al riciclaggio dei soldi sporchi la cui base risiede in un locale notturno, gli dice che lei è la donna invisibile ed è giusta per passare inosservata.

Da domestica a killer

Unseen vuole essere un miniserie thriller su un’omicida diversa da tutte quelle che il piccolo schermo in queste ultime stagioni ci ha abituato. Zenzi la protagonista non smette mai di mostrarsi come la vittima della situazione, ogni volta che uccide qualcuno piange, soffre di un attacco di panico e grazie alla bravura della sua interprete Gail Mabalane lo spettatore per lei prova compassione e comprensione. Speriamo che Netflix sia in grado di capire il potenziale di questa storia universale che tratta argomenti, sempre attuali, come manipolazioni, povertà, abusi, violenza e sessismo nei confronti delle donne. Questa serie è decisamente un racconto realistico, come mostra questo primo remake dell’originale turco Fatma, una miniserie che può essere proposta e rifatta in qualsiasi nazione, anche da noi in Italia.

Unseen – Stagione 2, spiegazione del finale: Andrew Harting è morto?

Il finale della seconda stagione di Unseen era incentrato sulla decisione di Zenzi se uccidere Andrew Harting o dimenticare tutti gli orrori che lui le aveva inflitto e andare ad Harare, in Zimbabwe, per crescere il suo bambino non ancora nato sotto la cura della madre di Max. Harting stava collaborando con Jacob Butler, direttore finanziario della OCM Bank, per sottrarre piccole somme di denaro ai clienti della banca. Sebbene non fosse un problema per i ricchi, i poveri ne risentivano immediatamente, ma poiché nessuno si curava degli oppressi, Harting incanalava senza problemi tutto il denaro rubato attraverso la macelleria di Raymond e il nightclub di Jali.

Tuttavia, tutto è andato in fumo nella scorsa stagione, spingendo Harting a stringere un accordo con i francesi. Ha affermato che era per il “bene del Sudafrica”, ma era evidente che stava solo cercando di compensare le perdite subite. Con una svolta sorprendente, Zenzi ha collaborato con Raymond per raccogliere dati sulle operazioni illegali di Harting, affrontarlo al suo evento di gala per la partnership con i francesi e fargli pagare i suoi peccati. Zenzi ci è riuscita o ha stretto un accordo vantaggioso con Harting che garantirà il futuro suo e del figlio che aspetta da Max? Scopriamolo.

Morkel smascherato Visser

Se non fosse chiaro dal modo in cui Visser ha trattato Naledi, nel finale della seconda stagione di Unseen, è stato rivelato che la detective lavorava in realtà per Harting ed era determinata a punire lei e Zenzi per aver agito contro il suo capo. Ha avuto la possibilità di prendere due piccioni con una fava quando la polizia, guidata da Davids, ha circondato l’evento di gala di Harting dopo aver saputo che Zenzi e Raymond erano lì. Tuttavia, i suoi piani sono stati rovinati dalla presenza di Morkel, che era lì per assicurarsi che né Zenzi né Raymond venissero uccisi durante il raid, perché erano fondamentali per risolvere il mistero che circondava gli affari di Harting. Ho trovato piuttosto sciocco da parte di Visser slogarsi una caviglia proprio prima di avvicinarsi alla tenuta di Harting, perché questo ha costretto Morkel a restare indietro con lei invece di unirsi all’azione con il resto dei membri della polizia. Mi è sembrato quasi misogino, perché ho pensato che gli sceneggiatori volessero dire che le donne non sono adatte a questo lavoro.

Potete quindi immaginare la mia sorpresa quando Visser ha rivelato di aver finto l’infortunio per mettere Morkel alle strette e ucciderlo, impedendogli di smascherare Harting. Fortunatamente, Morkel era un passo avanti a lei e aveva consigliato a Davids di dare a Visser una pistola scarica dopo aver sospettato le sue intenzioni, e lei è caduta dritta nella sua trappola. Visser è stata arrestata e, anche se non abbiamo potuto vedere come è stata incriminata, o se lo è stata affatto, immagino che le sue azioni fossero un commento sulla corruzione nelle forze dell’ordine in Sudafrica. Nel corso delle ultime due stagioni, abbiamo visto Harting e i suoi scagnozzi infiltrarsi nelle stazioni di polizia e nelle strutture di detenzione di massima sicurezza. Ma una detective come Visser che ballava al ritmo di Harting dimostrava che il marciume era profondo e che le agenzie incaricate di far rispettare la legge e proteggere gli oppressi avevano bisogno di una revisione sistematica. Altrimenti, persone come Harting avrebbero prosperato mentre coloro che meritavano giustizia sarebbero stati ignorati.

Morkel ha ucciso TK

Ok, TK è probabilmente il personaggio più ambiguo di un cast già pieno di personaggi ambigui, e non so bene se provare simpatia per lei o meno. TK era la sorella di Joseph e la moglie di Raymond. Non era un’assassina fin dall’inizio. Ma dopo che Zenzi ha ucciso Joseph e Morkel ha preso Raymond in custodia protettiva, TK ha dovuto fare qualcosa per proteggere suo figlio e sua madre. Così, è diventata essenzialmente il cane da guardia di Harting, sapendo che era uno dei pochi modi per vendicarsi di Zenzi per averle rovinato la vita. Quando Zenzi si è presentata al gala di Harting, TK ha finalmente avuto l’occasione di affrontarla. Ma Raymond è riuscito a convincerla a lasciar perdere il passato e le ha chiesto di andare via con lui, permettendo a Zenzi di dare la caccia a Harting. Tuttavia, Morkel non poteva lasciare andare TK perché aveva ucciso il suo socio e amico Lyners, e lui la uccise quando lei gli si avventò contro con un coltello. Morkel permise a Raymond di andare da suo figlio e dargli la vita che meritava. E questo mi ha fatto chiedere perché Morkel non potesse chiudere un occhio sui peccati di TK e non privare suo figlio di una madre.

Beh, immagino che tutto dipenda dal rimorso. Non so quante persone Raymond avesse ucciso, ma era incredibilmente dispiaciuto per aver ucciso accidentalmente il figlio di Zenzi, Esulu. Inoltre, forse Morkel ha conosciuto meglio Raymond quando era in custodia protettiva e ha pensato che potesse redimersi. TK raramente mostrava rimorso. Il suo obiettivo principale era Zenzi, ma nella sua ricerca di vendetta aveva ucciso Lyners e fatto esplodere un intero aereo per uccidere Butler. Faccio fatica a ricordare anche solo una scena della seconda stagione di Unseen in cui TK ha lottato con il peso delle sue azioni. Aveva perso ogni senso morale nella sua ricerca di vendetta. Le uniche volte in cui ha mostrato un po’ di umanità sono state quando era con suo figlio e quando si è ricongiunta con Raymond dopo quella che sembrava un’eternità. Agli occhi di Morkel, però, non era abbastanza. TK sapeva che se si fosse consegnata alla polizia, non sarebbe mai stata libera in questa vita a causa della gravità dei crimini che aveva commesso. Così, decise di correre il rischio e cercare di uccidere Morkel, finendo per morire. Ma meritava di morire? Secondo me sì! TK aveva superato il limite e non poteva più redimersi. Doveva essere punita. Fortunatamente o sfortunatamente, quella punizione arrivò sotto forma di proiettile.

Zenzi uccise Harting

Nel finale della seconda stagione di Unseen, Zenzi ha affrontato Harting per dirgli che era responsabile della morte di Max, Esulu, Lufuno e Lyners, oltre che di tutte le persone che aveva spinto verso una morte prematura derubandole silenziosamente dei loro soldi. Harting ha convinto Zenzi che era tutto per il bene del Sudafrica e che non aveva alcuna vendetta personale contro di lei, la sua famiglia o i suoi amici. Ha detto che, data la sua potenza, sarebbe stato in grado di insabbiare qualsiasi accusa di corruzione mossa contro di lui da Zenzi e semplicemente andare avanti. Ciò avrebbe causato qualche piccolo inconveniente al progetto di sviluppo di Harting, che era solo un altro modo per dire che avrebbe reso i ricchi più ricchi e i poveri più poveri. Ma una volta che la polvere si fosse posata, Zenzi si sarebbe ritrovata dietro le sbarre, rendendo così inutili tutti i suoi sacrifici e rovinando il futuro del suo bambino non ancora nato, mentre Harting avrebbe continuato la sua carriera. Pertanto, fece una proposta a Zenzi: se avesse scelto di tacere sulle attività criminali di Harting, lui era disposto a portarla ad Harare, dove avrebbe potuto crescere suo figlio con sua suocera nel modo più sereno possibile. Per un attimo sembrava che Zenzi avesse concesso a Harting un lasciapassare accettando il suo accordo e partendo per lo Zimbabwe con l’aereo privato che lui aveva organizzato per lei.

Tuttavia, un colpo di scena dell’ultimo minuto ha rivelato che Zenzi era in viaggio per Harare, ma solo dopo aver ucciso Harting. Immagino che sarebbe stato realistico se Zenzi avesse accettato in silenzio le condizioni di Harting. Tuttavia, dopo tutto quello che Zenzi aveva passato, immagino che gli sceneggiatori abbiano deciso di concludere la serie con una nota leggermente ottimistica, permettendole di evitare di essere catturata dalla polizia, grazie all’aiuto del maggiordomo Kailo, e dando a tutti la soddisfazione di vedere morire un capitalista crudele. Per tutti quelli che pensano che Harting avesse ragione e che fosse lui il cambiamento di cui il Sudafrica aveva bisogno, congratulazioni, siete vittime della propaganda pro-capitalismo. Insomma, guardate in che condizioni vivevano Zenzi o le persone intervistate da Lufuno per il suo articolo (probabilmente mai pubblicato) che criticava l’inganno della OCM Bank. Vi sembra che Harting si preoccupasse per loro? Pensate davvero che se Harting fosse sopravvissuto per eseguire il suo trattato con i francesi, avrebbe aiutato i poveri e ignorato i ricchi? No, avrebbe continuato a succhiare il Paese, proprio come hanno fatto i suoi antenati durante l’apartheid, e se ne sarebbe andato per affondare gli artigli in un altro Paese. Quindi è un bene che Zenzi abbia ucciso Harting e abbia posto fine alla sua famigerata campagna per la ricchezza e il potere. Ricordate sempre, gente, l’unico capitalista buono è un capitalista morto.

Aspettative per la terza stagione

Sebbene la seconda stagione di Unseen si sia conclusa con una nota più positiva e conclusiva rispetto alla prima, ha lasciato molti fili in sospeso che saranno sicuramente affrontati in una terza stagione, se Netflix darà il via libera. Per cominciare, penso che la serie debba rispondere alla domanda su come Zenzi abbia avuto accesso al jet privato di Harting dopo averlo ucciso, aver fatto una doccia a casa sua e aver cambiato i suoi vestiti. Nessuno ha controllato se Harting fosse vivo o morto? Kailo ha davvero fatto un ottimo lavoro nel nascondere il corpo di Harting, tanto che nessuno si è preoccupato di controllare se il capo fosse ancora vivo? Altri membri dello staff di Harting sono stati coinvolti nell’insabbiamento perché le loro famiglie erano state colpite dalle pratiche corrotte del loro datore di lavoro? Inoltre, quanto tempo ha Zenzi prima che la polizia sudafricana chieda l’estradizione allo Zimbabwe? Abbiamo visto Morkel imbattersi nel corpo di Harting. Ha aiutato Kailo a nascondere il corpo? Inoltre, Morkel ha messo le mani sulla pen drive che conteneva tutte le conversazioni scandalose di Harting registrate da Reuben, l’assistente defunto di Harting. Morkel la consegnerà alla stampa, rovinando così la reputazione di tutti coloro che erano associati a Harting, in particolare Dawn Molewa, la difensora civica a cui Lufuno aveva affidato la divulgazione di quelle informazioni?

A proposito, suppongo che Morkel stia vivendo con i giorni contati dopo aver ucciso TK. Sì, penso che Morkel abbia commesso un grave errore lasciando in vita Raymond. Sicuramente cercherà vendetta quando suo figlio inizierà a chiedersi perché l’assassino di sua madre è ancora libero di andare in giro a fare i suoi affari. Per quanto riguarda Naledi e suo marito, John Mzamane, la serie suggerisce che si concentreranno solo su se stessi e andranno avanti dopo tutto quello che è successo in questa stagione a causa della loro vicinanza a Zenzi. Detto questo, se gli sceneggiatori vogliono movimentare le cose, possono far sì che Naledi guidi la carica contro Zenzi perché vuole vendicare sua madre e suo padre, che sono stati tecnicamente uccisi da Zenzi. Naledi è l’unica a sapere dove sta andando Zenzi. Quindi, sarebbe davvero contorto vederla intraprendere una strada oscura invece di perdonare sua sorella per le sue azioni. Ad ogni modo, queste sono solo le mie opinioni sul finale della seconda stagione di Unseen e sulle trame che potrebbero essere esplorate nella terza stagione, ancora da annunciare. Se avete qualche opinione in merito, non esitate a condividerla nella sezione commenti qui sotto.

Unsane: il nuovo trailer del film di Steven Soderbergh

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Unsane: il nuovo trailer del film di Steven Soderbergh

Dopo la presentazione al Festival di Berlino 2018, arriva il trailer ufficiale italiano di Unsane, il nuovo film di Steven Soderbergh girato completamente con un iPhone.

Il film, con protagonista Claire Foy (The Crown), è l’esempio di quanto Soderbergh sia in grado di spaziare tra generi e tecniche, tanto che questa volta si è affidato soltanto alle riprese di un iPhone.

Il film fu annunciato l’anno scorso, pur non avendo mai avuto un titolo prima d’ora. Del progetto si parlava come il “film segreto di Soderbergh girato con un cellulare”. Nel cast del film compaiono anche Juno Temple, Joshua Leonard, Amy Irving e Jay Pharoah.

Il film racconta di una donna terrorizzata dall’idea di essere seguita da uno stalker. Il film si gioca molto sull’eventualità che le paure del personaggio della Foy siano vere o se lei stia semplicemente avendo esperienza traumatico a seguito di un esaurimento.

Il film vira quindi verso dei toni dark in cui possiamo vedere Claire Foy alle prese con toni meno “aristocratici”. L’attrice vincitrice di un Golden Globe metterà da parte la corona di Elisabetta II per interpretare sul grande schermo Lisbeth Salander in Quello che non Uccide.

Per quanto riguarda invece Soderbergh, che intanto ha dichiarato di voler girare i suoi prossimi film solo con un iPhone, lo aspettiamo al cinema con Logan Lucky, divertente ma acnhe commovente heist movie visto alla Festa di Roma.

Uno, nessuno, cento Nino è in onda lunedì 22 marzo alle 21.15 su Sky Arte

In occasione del centenario della sua nascita, Sky Arte celebra Nino Manfredi con un documentario ricco di inedite testimonianze sul suo percorso di vita raccontato direttamente dalla sua famiglia e anche da una lunga intervista rilasciata al figlio pochi anni prima della sua scomparsa. Scritto e diretto proprio dal figlio Luca, Uno, nessuno, cento Nino è in onda lunedì 22 marzo alle 21.15 su Sky Arte (canali 120 e 400) e in streaming su NOW.

Un affresco di vita, composto da moltissime sfumature. Nino Manfredi non solo come artista, ma anche come marito, padre e nonno, in eterno conflitto con le sue fragilità e i suoi difetti.

Una produzione Rai Documentari, Istituto Luce Cinecittà e Ruvido Produzioni in collaborazione con Sky Arte e Duque Italia, con il patrocinio del Comune di Roma Capitale, del Comune di Minturno e con la collaborazione di Lavazza, in cui sono presenti interviste di repertorio, filmati privati e contributi degli anni ’50, con i primi personaggi di Nino alla Rai, ed estratti di film, serie tv, commedie teatrali e musicali, spot pubblicitari, fino alle frequenti esibizioni canore, che lo divertivano molto, come l’indimenticabile Tanto pe’ canta’ di Ettore Petrolini, a Sanremo.

Uno, nessuno, cento Nino, la trama

Il documentario contiene materiale originale girato dallo stesso regista in occasione degli ottant’anni del padre, Ottant’anni da attore (Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma) che comprende una lunga intervista a Nino,  oltre che naturalmente estratti da alcuni dei film più famosi e rappresentativi della sua vasta carriera, che è stato possibile citare grazie alla gentile concessione di distributori quali R.T.I. Mediaset (Per Grazia Ricevuta, Nell’anno del signore…), Medusa (Vedo Nudo), Dean Film (C’eravamo tanto amati), Titanus (Il padre di Famiglia) e Duque Italia (Brutti, sporchi e cattivi, La fine di un mistero) solo per citarne alcuni.

Uno, nessuno, cento Nino è un ritratto intimo e affettuoso, impreziosito da aneddoti divertenti raccontati da Nino stesso, dalla moglie, dai figli e dai nipoti. È inoltre arricchito dalle testimonianze di amici, registi e colleghi, e dalle voci di chi per le più varie ragioni si lega alla storia di vita di Nino: Elio Germano, Edoardo Leo, Massimo Ghini, Nancy Brilli, Enrico Brignano, Johnny Dorelli, Walter Veltroni, Massimo Wertmuller, Lino Banfi.