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Homecoming: A Film by Beyoncé, da oggi su Netflix

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Homecoming: A Film by Beyoncé, da oggi su Netflix

Da oggi è disponibile su Netflix Homecoming: A Film by Beyoncé, un film interamente dedicato alla celebre performance di Beyoncé in occasione del Coachella Music Festival del 2018, un omaggio ai college e alle università storicamente frequentate da persone di colore negli Stati Uniti (HBCU).

Partendo dal concetto creativo all’origine dello show, talmente grande da generare un movimento culturale, Homecoming: A Film by Beyoncé rivela il percorso emotivo dietro a questa incredibile performance tramite immagini straordinarie e interviste di approfondimento. Homecoming: A Film by Beyoncé è anche un album live disponibile sempre da oggi in digitale per Parkwood Entertainment e Columbia Records.

In qualità di prima donna di colore ad aprire il Coachella Festival, in Homecoming: A Film by Beyoncé, Beyoncé omaggia i visionari rappresentanti della cultura afroamericana che sono stati per lei fonte d’ispirazione, tra cui gli alunni HBCU Toni Morrison e Alice Walker, l’attivista Marian Wright Edelman e i ricercatori W.E.B. Du Bois, oltre a luminari della cultura come Nina Simone, Maya Angelou, Chimamanda Ngozi Adichie e Audre Lorde. Alla base del desiderio di Beyoncé di celebrare l’importanza delle HBCU suo padre Mathew Knowles, alunno della Fisk University.

Girato nel corso di otto mesi, il film segue la star della musica mondiale nel momento in cui torna sul palco dopo la nascita dei suoi gemelli, prestando particolare attenzione alla sua preparazione personale. La rivoluzionaria performance ha richiesto quattro mesi di prove musicali, seguite da quattro mesi di prove di danza, che hanno coinvolto oltre 150 musicisti, ballerini e personalità creative – tutti scelti in prima persona dall’artista stessa.

Nel destreggiarsi tra due ruoli, regista sia della sua live performance che del film che ha ripreso il processo che porta alla sua realizzazione, Beyoncé ha affermato: «È stato uno dei lavori più difficili che abbia portato a termine ma sapevo che dovevo spingere me stessa e il mio team oltre i limiti, l’obiettivo era il passaggio da fantastico a leggendario. Sapevamo che niente del genere era mai stato realizzato in un festival musicale, la performance doveva essere iconica, oltre ogni possibile paragone. Lo show era un omaggio ad un’importante parte della cultura afroamericana. Doveva essere fedele per chi già conosceva la sua storia, ma al tempo stesso divertente e illuminante per le persone che invece avevano ancora bisogno di imparare. Durante la realizzazione del film, raccontando questa storia una seconda volta, il proposito è rimasto esattamente lo stesso».

Molti cantanti e ballerini del cast sono stati studenti HBCU, cresciuti nella tradizione delle marching band tipiche di questi istituti e si sono uniti al gruppo di performer che si esibiscono al fianco di Beyoncé da anni. Dal documentario emergono l’intensità delle prove di danza e il talento di questi artisti, è inoltre possibile assistere al viaggio personale che li porta dall’essere normali studenti HBCU all’esibizione, che non dimenticheranno mai in tutta la loro vita, su un palco importantissimo e dall’alto valore storico come quello di Beyoncé.

 «Moltissime persone con grande ricchezza culturale e intellettuale sono diplomate alle HBCU, tra loro anche mio padre», racconta Beyoncé nel film, «c’è qualcosa di incredibilmente importante all’interno dell’esperienza HBCU, che deve essere celebrato e protetto».

Come premio per i fan, nel film è presente sui titoli di coda la versione di Beyoncé di “Before I Let Go” di Frankie Beverly e Maze, un classico R&B del 1981, che viene spesso proposto ai giochi delle HBCU.

Homecoming: A Film by Beyoncé è diretto e prodotto dalla stessa Beyoncé Knowles-Carter, aiutata alla regia dal collaboratore di lunga data Ed Burke. Steve Pamon e Erinn Williams sono produttori esecutivi.

Homecoming: A film by Beyoncé su Netflix dal 17 Aprile

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Homecoming: A film by Beyoncé su Netflix dal 17 Aprile

Arriverà su Netflix a partire dal 17 Aprile 2019 Homecoming: A film by Beyoncé, il film interamente dedicato alla celebre performance di Beyoncé in occasione del Coachella Music Festival del 2018.

Homecoming sarà disponibile su Netflix dal 17 aprile 2019 in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo.

Si tratta di un omaggio ai college e alle università storicamente frequentate da persone di colore negli Stati Uniti. Dal concetto creativo all’origine dello show, fino al movimento culturale che ha generato, HOMECOMING rivela il percorso emotivo dell’artista dietro a questa performance tramite immagini straordinarie e interviste di approfondimento.

 

Homecoming – seconda stagione: la recensione della serie Amazon Prime Video

All’interno dell’industria dello spettacolo statunitense, i reduci di guerra sono da sempre uno dei soggetti privilegiati. Il loro reinserimento nella società è tutt’oggi una problematica mai realmente risolta, e la serie Amazon Prime Homecoming continua a riflettere a riguardo, confezionando il tutto in un contesto che a suo modo dialoga con la fantascienza. Ideata a partire dall’omonimo podcast degli autori Eli Horowitz e Micah Bloomberg, la serie è ora pronta a rivelare la sua seconda stagione, dopo quella con protagonista Julia Roberts, rilasciata nel 2018.

La Roberts non sarà tuttavia presente nei nuovi episodi, che si avvalgono invece di nuovi protagonisti, come gli attori Janelle Monáe Chris Cooper, alcuni personaggi già noti e lo stesso universo narrativo. Ciò non la rende propriamente una serie antologica, quanto invece un’evoluzione di quanto visto precedentemente. Se una storia legata al mondo mostratoci si è conclusa, ve ne sono altre da poter raccontare e che permettono di andare ancor più a fondo rispetto a quei misteri rimasti irrisolti.

Stavolta lo spettatore si troverà a seguire le vicende di una donna risvegliatasi improvvisamente all’interno di una barca in mezzo ad un lago. Questa non ricorda né chi è, né come sia finita lì. La sua ricerca la porterà però ad imbattersi nella nota Geist Group, compagnia impegnata nell’iniziativa Homecoming, destinata alla reintegro nella società dei reduci. Nel momento in cui il mistero si infittisce, pericolose rivelazioni verranno alla luce.

L’essenziale è il segreto

Nel dare un seguito a quanto narrato nella prima stagione, Homecoming dimostra di voler continuare a perseguire il detto secondo cui “meno è più”. Con i suoi episodi da circa trenta minuti l’uno, infatti, si concentra solamente su ciò che è essenziale alla storia e al suo mistero. Non vi è tempo per particolari sottotrame o ulteriori tematiche, che potrebbero invece far perdere il focus centrale. E nel trattarlo, si raccoglie quanto rimasto in sospeso nella precedente stagione per darvi qui uno sviluppo, il tutto mantenendo quel ritmo pacato che aveva caratterizzato gli episodi del 2018.

Al contrario, i due autori dimostrano di aver ulteriormente raddrizzato il tiro, eliminando tutte quelle particolarità estetiche che avevano finito con il rendersi di troppo nella prima stagione, rendendone faticosa la visione. Con questa ricerca per l’essenziale, tanto nella scrittura quanto nella messa in scena, è invece possibile concentrarsi sui grandi meccanismi che muovono la storia e le sue tematiche.

Al centro di tutto vi è nuovamente la manipolazione della mente, e l’uso che si potrebbe fare di tale capacità. Forze positive e negative si muovono nei confronti di tale conquista, e nel centellinare i propri indizi la serie si conferma come un affascinante thriller, dotato di elementi, se non fantascientifici, certamente distopici. L’ulteriore riduzione degli episodi, da dieci a sette, permette inoltre di vivere in modo più concentrato i pochi essenziali eventi che si manifestano, anche se in più occasioni questi si dimostrano essere piuttosto dimenticabili.

Homecoming Amazon

Homecoming è una serie complessa da catalogare

Come già avvenuto per la prima stagione, continua ad essere difficile ricondurre Homecoming a delle etichette prestabilite, e proprio questa sua complessità è certamente un gradito elemento, il quale contribuisce alla sua originalità. Aver rinnovato molto del suo volto, con nuovi protagonisti e vicende, inoltre, permette di aggiungere sfumature che dovrebbero rendere sempre più intrigante il mondo che i due autori vogliono narrare, cosa che però non sempre qui si verifica. Se, infatti, come accennato, da un punto di vista estetico questa seconda stagione dimostra uno sviluppo rispetto alla precedente, altrettanto non si può dire a livello narrativo.

Probabilmente è anche per via del discontinuo coinvolgimento che genera, che nel giungere alla sua conclusione Homecoming potrebbe risultare indigesta. Con un finale brusco, in linea con quello della precedente stagione, la serie sembra pronta a cambiare ancora, a portare i suoi spettatori su altre strade, lasciando però in sospeso dettagli che si spera possano trovare evoluzione con un’eventuale terza stagione.

Ad ogni modo, Homecoming va ad aggiungersi all’ampio catalogo di Amazon Prime Video, il quale nell’ultimo anno sembra aver puntato molto su serie dal sapore fantascientifico, come Tales of the Loop e Upload, quasi come se volesse dar vita ad un grande mosaico nel quale, al di là del genere, è possibile ritrovare le evoluzioni, naturali o meno, dell’essere umano contemporaneo. E di tale operazione, Homecoming è certamente un tassello degno di nota.

Home: Trailer del nuovo film d’animazione Dreamworks

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Guarda il primo trailer di Home, l’atteso nuovo film d’animazione targatato Dreamworks. Nel cast di doppiatori sono coinvolti attori di spicco del cinema, della televisione e dello spettacolo in generale; tra questi nomi spiccano Jim Parsons, Rihanna, Steve Martin e Jennifer Lopez.

home filmUn eccessivamente ottimista, ma inetta razza aliena di nome Boov, guidata dal capitano Smek invade la Terra per nascondersi da loro mortale nemico e costruirsi una nuova casa. Convinti di star facendo un favore, cominciano a trasferire la razza umana, ma una ragazza intraprendente, Tip, riesce ad evitare la cattura. In fuga, accompagnato da un Boov esiliato di nome Oh, accidentalmente comunica i nemici dove si trovano gli alieni.

Home uscirà nei cinema USA in 3D e IMAX il 27 marzo del 2015.

Home: poster del nuovo film Dreamworks

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Home: poster del nuovo film Dreamworks

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La Dreamworks ha pubblicato online il poster di Home – A Casa, prossimo film d’animazione dello studio cinematografico statunitense. Nel cast di doppiatori sono coinvolti attori di spicco del cinema, della televisione e dello spettacolo in generale; tra questi nomi spiccano Jim Parsons, Rihanna, Steve Martin e Jennifer Lopez. Ecco il poster:

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Un eccessivamente ottimista, ma inetta razza aliena di nome Boov, guidata dal capitano Smek invade la Terra per nascondersi da loro mortale nemico e costruirsi una nuova casa. Convinti di star facendo un favore, cominciano a trasferire la razza umana, ma una ragazza intraprendente, Tip, riesce ad evitare la cattura. In fuga, accompagnato da un Boov esiliato di nome Oh, accidentalmente comunica i nemici dove si trovano gli alieni.

Home uscirà nei cinema USA in 3D e IMAX il 27 marzo del 2015.

Fonte: impawards

Home, la seconda stagione dell’innovativa docuserie sul design

Home, la seconda stagione dell’innovativa docuserie sul design

Apple TV+ ha annunciato oggi che la seconda stagione della docuserie sul design “Home” sarà presentata in anteprima il 17 giugno. La nuova stagione della docuserie nominata agli Emmy ci porta in nuove destinazioni, offrendo agli spettatori uno sguardo inedito all’interno delle case più innovative del mondo.

Ogni episodio della seconda stagione di “Home” svela la visionarietà di chi ha saputo osare e dare forma ai propri sogni in tutto il mondo, inclusi Paesi Bassi, Sudafrica, Indonesia, Australia, Messico, Islanda e tanti altri posti ancora. Attraverso le storie uniche dei proprietari di queste case, il racconto delle idee e delle intenzioni alla base della loro visione, la serie ci svela le straordinarie case che hanno saputo costruire, lasciando un impatto indelebile su coloro che li circondano.

  • Francia: Casa Hourré
  • Città del Messico: Casa di Carla e Pedro
  • Sudafrica: Casa del Grande arco
  • Islanda: The Concrete Factory
  • NY, Long Island: Sag Harbor
  • Amsterdam: 3 Generation House
  • Australia: Longhouse
  • Indonesia: Guha
  • Barcellona: Bene’s House
  • Ghana: Inno-Native House
“Home” è prodotta per Apple da A24 e da Matthew Weaver, Kim Rozenfeld, Ian Orefice, Alyse Walsh, Collin Orcutt, Ben Cotner, Emily Q. Osborne e Sarba Das.

Home, la recensione del film di Franka Potente #RFF15

Home, la recensione del film di Franka Potente #RFF15

L’abbiamo vista in decine di film, europei e statunitensi, action e drammatici, ma per molti di noi Franka Potente sarà sempre – e per sempre – Lola corre. Dal fortunato film di Tom Tykwer, allora suo compagno di vita, in realtà sono cambiate molte cose. Negli ultimi ventidue anni, tra alti e bassi, abbiamo imparato a conoscerli in vesti anche molto diverse da quelle di allora, eppure non può essere un caso che la prima scena di Home, il suo tanto atteso esordio alla regia, ci mostri un ragazzone tatuato, dai capelli colorati di rosso, sfrecciare su uno skate sulle strade deserte della California meno celebrata.

Home: accoglienza, rifiuto e inserimento

Una citazione? Un’esca per vecchi fan? Una casualità? Un’omaggio alla cultura Underground alla quale si è sempre mostrata molto legata? Tutto è possibile, ma sono domande che si dimenticano rapidamente quando si inizia a prestare attenzione alla storia che si va sviluppando. Quella di Marvin Hacks, tornato a casa per accudire la madre, gravemente malata, dopo aver scontato 17 anni di carcere per l’omicidio di una signora del paese. Ma oggi, a 40 anni, non riconosce quello che era il suo mondo. A malapena conosce il mondo esterno che lo circonda, dove non ci sono più CD e chiunque ha uno smartphone. L’unica costante sembra essere l’odio dei Flintow, nipoti della vittima, ma è l’intera comunità a rifiutarlo, a non accettare il suo ritorno.

Un tema che vanta mille e più declinazioni nella storia del cinema e della letteratura, uno dei topoi più sfruttati e universali che si possa scegliere, ma per la sua Opera Prima l’attrice e cantante tedesca dai bisnonni siciliani non poteva non avere qualcosa di più da raccontare. Soprattutto dopo l’esperienza precedente della regia del cortometraggio Digging for Belladonna, presentato al Festival di Berlino del 2006, dai toni decisamente più sentimental-surreal-fantasy.

homeGrandi interpreti, emozioni forti

Autrice di una sceneggiatura asciutta, quasi povera a tratti, la Potente si rivela molto abile nel gestire le incredibili interpretazioni dei suoi protagonisti principali, Jake McLaughlin (Marvin) e Kathy Bates (sua madre). Due figure che emergono gradualmente, senza bisogno di parole o grandi dialoghi, grazie all’intensità delle espressioni e a una fisicità che pur massiccia riesce a trasmettere tenerezza e resilienza, forza e dignità allo stesso tempo.

Nel loro silenzio, nel loro continuare a vivere il quotidiano con la normalità che gli è consentita, resistendo al peso delle colpe del passato e dei facili giudizi altrui, germogliano i semi di una umanità che appariva impossibile. Nella scoperta reciproca dei due, nella loro sorpresa, c’è anche quella degli spettatori, che inevitabilmente rischieranno di ritrovarsi ad asciugarsi gli occhi davanti a un amore tanto puro e semplice.

Più che espiazione e giustizia a muovere questi personaggi sono la disperazione, l’isolamento, l’incapacità di far spaziare lo sguardo e i sentimenti. Di riconoscere la pietà dentro di sé e la diversità nell’altro, da quel che ci si aspetta che sia e da quel che era. Il ritorno a casa del nostro antieroe, in questo dramma esplicitamente e insistentemente non violento, sembra suggerire altro. Altri viaggi, esodi, incontri, più comuni e – di nuovo – universali, che siamo abituati a giudicare come i cittadini di Clovis, nella contea di Fresno. Per i quali il perdono è solo una conseguenza, lo sforzo maggiore quello di scoprire di esser in grado di cambiare se stessi e la vittoria più grande quella di saper vincere la paura di farlo e delle sue conseguenze.

Home – A Casa: video intervista a Rihanna e Jim Parsons

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Il 26 marzo 2015 arriverà in Italia, Home – A Casa, il nuovo film della DreamWorks Animation diretto da Tim Johnson e distribuito dalla Twentieth Century Fox, anche in 3D. Video intervista ai doppiatori originali del film, Rihanna e Jim Parsons:

https://www.youtube.com/watch?v=d3U-_9YfHb4

home filmTra una razza aliena chiamata i Boov vive un tipo inetto e solitario di nome Oh che cerca solo di integrarsi. Dopo un piccolo incidente, Oh è costretto a rifugiarsi sulla Terra dove incontra una giovane terrestre di nome Tip…
Un eccessivamente ottimista, ma inetta razza aliena di nome Boov, guidata dal capitano Smek invade la Terra per nascondersi da loro mortale nemico e costruirsi una nuova casa. Convinti di star facendo un favore, cominciano a trasferire la razza umana, ma una ragazza intraprendente, Tip, riesce ad evitare la cattura. In fuga, accompagnato da un Boov esiliato di nome Oh, accidentalmente comunica i nemici dove si trovano gli alieni.

Home uscirà nei cinema USA in 3D e IMAX il 27 marzo del 2015.

Home Video e streaming: Christopher Nolan contrario ai contenuti solo in streaming, Guillermo del Toro definisce il possesso di supporti fisici una “responsabilità”

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All’inizio del mese, Christopher Nolan ha fatto notizia dichiarando che è importante comprare e avere Oppenheimer in Home Video Blu-Ray in modo tale che “nessun servizio di streaming malvagio possa rubartelo”.

Parlando con il Washington Post, in un’intervista seguito, Nolan ha spiegato: “Naturalmente la mia era una battuta. Ma niente è uno scherzo quando viene trascritto su Internet. C’è il pericolo, al giorno d’oggi, che se le cose esistono solo nella versione streaming, vengono cancellate, vanno e vengono”. Ha poi aggiunto, in merito all’offerta dei servizi di streaming.

Nell’ultimo anno, gli streamer sono hanno ritirato titoli originali dalle loro piattaforme per concederli in licenza altrove e aprire nuovi potenziali flussi di entrate. Quando tali titoli sono offerti solo in streaming, la loro rimozione rende impossibile vedere i film altrove. Per Nolan, possedere supporti fisici è l’unico modo per combattere tali tendenze dello streaming.

Si unisce alle osservazioni di Nolan anche, Guillermo del Toro che si dice d’accordo, avendo condiviso le recenti citazioni di Nolan su X (ex Twitter) e aggiungendo il proprio commento sulla questione.

“I media fisici sono quasi un livello di responsabilità Fahrenheit 451 (dove le persone hanno memorizzato interi libri e quindi sono diventati il libro che hanno amato)”, ha scritto del Toro ai suoi follower. “Se possiedi un fantastico HD 4K, Blu-ray, DVD ecc. Ecc. di uno o più film che ami… sarai il custode di quei film per le generazioni a venire.”

Christopher Nolan in precedenza aveva affermato di aver trascorso mesi a preparare Oppenheimer per l’uscita nelle sale cinematografiche, in modo che la versione Blu-ray del film suonasse e sembrasse incontaminata come l’uscita nelle sale del film.

“Ovviamente ‘Oppenheimer’ è stato un bel viaggio per noi e ora è giunto il momento per me di distribuire una versione home video del film. Ci ho lavorato molto duramente per mesi”, ha detto Nolan. “Sono noto per il mio amore per il cinema e ci metto tutta la vita, ma la verità è che il modo in cui il film esce a casa è altrettanto importante.”

“‘Il Cavaliere Oscuro’ è stato uno dei primi film che abbiamo formattato appositamente per l’uscita in Blu-ray perché all’epoca era una nuova forma”, ha continuato. “E nel caso di ‘Oppenheimer’, abbiamo dedicato molta cura e attenzione alla versione Blu-ray… e abbiamo provato a tradurre la fotografia e il suono, inserendoli nel regno digitale con una versione che puoi acquistare e possedere a casa e metterlo su uno scaffale in modo che nessun servizio di streaming malvagio possa venire a rubartelo.”

Oppenheimer arriva il 21 novembre su Blu-ray e piattaforme digitali.

Home trailer del film d’animazione con Jim Parsons

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Home trailer del film d’animazione con Jim Parsons

homeLa DreamWorks Animation ha diffuso via internet il trailer del suo ultimo film d’animazione.

Si intitola Home e nel cast di doppiatori vede coinvolti volti di spicco del cinema, della televisione e dello spettacolo in generale; tra questi nomi spiccano Jim Parsons, Rihanna, Steve Martin e Jennifer Lopez.

Ecco il trailer di seguito:

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Home uscirà nei cinema USA in 3D e IMAX il 27 marzo del 2015.

Di seguito la trama:Un eccessivamente ottimista, ma inetta razza aliena di nome Boov, guidata dal capitano Smek invade la Terra per nascondersi da loro mortale nemico e costruirsi una nuova casa. Convinti di star facendo un favore, cominciano a trasferire la razza umana, ma una ragazza intraprendente, Tip, riesce ad evitare la cattura. In fuga, accompagnato da un Boov esiliato di nome Oh, accidentalmente comunica i nemici dove si trovano gli alieni.

Fonte:WP

Home Team: recensione della commedia Netflix

Home Team: recensione della commedia Netflix

Home Team, produzione originale Netflix, è in tutto e per tutto un feel-good movie: leggero, ironico e adatto a tutta la famiglia. Kevin James (Hitch, Un weekend da bamboccioni) e Taylor Lautner (The Twilight Saga) sono gli allenatori di football di un simpatico team di dodicenni, alle prese con i primi problemi adolescenziali. Con un film quasi interamente girato sul campo da football, si parla di sport a tutto tondo: dal punto di vista degli sportivi, degli allenatori e dei genitori.

La trama di Home Team

Sean Payton (Kevin James) è l’allenatore dei New Orleans Saints, squadra di football americano che, anche grazie a lui, riesce a vincere il Super Bowl. Sfortunatamente, in seguito ad uno scandalo, Sean viene sospeso dalla National Football League per un anno intero. Senza lavoro, l’allenatore decide di riavvicinarsi al figlio Connor: il ragazzino vive con la madre in Texas e gioca a football nel team locale. La sua squadra, i Warriors, è pessima, perde tutte le partite e non ha mai fatto un touchdown.

Vedendo il figlio giocare, Sean non riesce a trattenersi: prima dà solo qualche consiglio al coach Troy Lambert (Taylor Lautner), poi diventa ”il responsabile dell’attacco” dei Warriors, tentando, nell’arco di un solo campionato, di portare la squadra in cima alla classifica e di restaurare il rapporto con il figlio.

Sean Payton esiste davvero

Home Team è tratto dalla storia vera dell’allenatore di football americano Sean Payton. Ex-quarterback, dal 2006 guida i New Orleans Saints in NFL. All’apice del successo, dopo la vittoria del Super Bowl da parte dei Saints nel 2009, Payton viene coinvolto nello scandalo detto Bountygate: si scopre che i New Orleans pagano delle taglie per far compiere delle prestazioni vietate ai giocatori. Accusato di aver insabbiato il fatto, l’allenatore viene sospeso dalla NFL per un’intera stagione. Sean prova a fare ricorso e, nell’attesa, torna a Dallas per trascorrere un po’ di tempo con i suoi due figli, Meghan e Connor.

Home Team è quindi un mix di realtà e fantasia: alcune scene sono inventate, ma la storia alla base è quella: Payton ha davvero allenato i Warriors per una stagione, anche se, diversamente da quanto visto nel film, il team non era inizialmente così male.

Simpatia e genuinità

Home Team non è il primo film americano che ruota attorno al football, e probabilmente nemmeno l’ultimo. Nonostante ciò, il modo in cui il film affronta il tema dello sport è interessante, anche per chi non conosce la storia di Payton. Il team dei Warriors è genuino, fatto di ragazzini più o meno bravi, ma tutti simpaticissimi. Il ritratto che i registi hanno deciso di fare a questi pre-adolescenti non è affatto banale: non sono antipatici e scontrosi, si supportano a vicenda, gioiscono anche per i più piccoli successi e, soprattutto, giocano per il gusto di fare sport. Per Sean entrare in contatto con loro è catartico, lo riporta all’essenza vera del football, fatta di gioco e divertimento.

I Warriors sono un team variegato, a livello di caratteri, conformazione fisica, etnie. Nessuno viene escluso, tutti sono sullo stesso piano. L’allenatore Kevin James fa di tutto per insegnare ai ragazzi il gioco di squadra e, nonostante il ruolo di Taylor Lautner rimanga nell’ombra per la maggior parte del film, è un’ottima figura.

Ogni personaggio a modo suo contribuisce all’ironia del film. Tra gli altri, l’aiuto-allenatore Mitch Bizone (Gary Valentine) è un ubriacone panzuto che riempie le borracce di birra e whiskey, mentre il nuovo compagno dell’ex-moglie di Sean (Rob Schneider) è un fricchettone appassionato di cucina vegana e yoga.

Un film tutto giocato sul campo

Home Team mette lo sport  al centro. La maggior parte del film si svolge nel campo e negli stadi, con i ragazzi che si allenano o che competono. L’azione è ben costruita e coinvolgente anche per chi non è un appassionato del football americano. La storia cresce e si sviluppa come la squadra, partita dopo partita.

Questa scelta mette sullo stesso piano tutti i punti di vista: quello degli allenatori, più o meno esperti, quello dei giocatori, in campo o in panchina, e quello dei genitori sugli spalti. Con la scusa del football, Home Team affronta tanti aspetti della vita, la competizione, l’adolescenza, la separazione, l’amicizia, e riesce a farlo con leggerezza.

In conclusione, Home Team è un film godibile, da vedere in famiglia e perfetto per farsi due risate anche con i più piccoli. L’ironia scelta dai registi Charles e Daniel Kinnane è rara di questi tempi. Piacevole, non volgare o esagerata: per molti aspetti – e alcune particolari scene e personaggi – il film ricorda il bellissimo Stand by me (1986) di Rob Reiner.

Home Sweet Home Alone, ecco l’erede di Mamma, ho perso l’aereo!

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Home Sweet Home Alone, ecco l’erede di Mamma, ho perso l’aereo!

Disponibile su Disney+ in preparazione alle vacanze natalizie, è arrivato Home Sweet Home Alone, un remake/omaggio della piattaforma al classico cult senza tempo di Mamma, ho perso l’aereo (Home Alone in originale). 

A interpretare l’erede di Kevin McAllister è stato chiamato Archie Yates, l’esilarante e tenerissimo co-protagonista di Jojo Rabbit che ora si cimenta in un ruolo che lo vede in primo piano e che porta con sé anche tanta responsabilità. Come è meglio di un attore consumato, Archie non si è fatto intimidire dal ruolo: “Ho preso molta ispirazione dai film originali. Voglio dire, li ho osservati religiosamente ogni anno a Natale, quindi è stato abbastanza facile per me relazionarmi. Ma il mio personaggio, Max Mercer, dovrebbe essere un personaggio completamente diverso da Kevin McAllister. Quindi, mentre volevo che ricordasse il classico, ho cercato anche più originalità perché pur trovandoci nello stesso universo e nelle stesse dinamiche, si tratta di una storia completamente diversa.”

Non sarebbe un Home Alone se non ci fossero due malintenzionati che vogliono fare irruzione in una casa sorvegliata solo da un bambino ingegnoso, e questo ruolo è stato affidato, in questo revival, a Rob Delaney e Ellie Kemper, che interpretano una coppia insolita ma di certo non cattiva come quella dei due ladruncoli interpretati nell’originale da Joe Pesci e Daniel Stern. 

Come afferma Kemper stessa: “La nostra missione, nel film, è mossa da un intento positivo, è stata ispirata, credo, dalla bontà. Penso che le nostre motivazioni fossero buone, siamo stati spinti a fare quello che facciamo perché volevamo di più per la nostra famiglia.” 

“Detto questo – interviene Delaney – c’è un cattivo nel film ed è interpretato da Archie Yates e il suo personaggio si chiama Max Mercer. Noi stiamo cercando di riprenderci le cose di cui abbiamo bisogno per salvare la nostra famiglia, quindi durante le riprese ho pensato per tutto il tempo “Oh, Max è il nemico”. Quindi, quando ho visto il film finale e il pubblico si è sentito in sintonia con Max, ho pensato: “Questo deve essere un film diverso da quello che ho girato”. Quindi sicuramente nel guardarlo, penso che non ci siano antagonisti, ma nel filmarlo, ero tipo, “Max è il mio nemico”.”

Home Sweet Home Alone, ecco l’erede di Mamma, ho perso l’aereo!

E forse in parte ha ragione, dal momento che Max, come Kevin, ha un modo abbastanza sadico di difendere la propria casa, un modo che ha messo Delaney e Kemper a dura prova.

“Abbiamo iniziato ad allenarci per gli stunt molto prima di iniziare a girare, per fortuna – ha raccontato Rob Delaney – E ci è stato davvero richiesto di fare la maggior parte delle acrobazie nel film. Gli stuntman professionisti ci hanno aiutati e se abbiamo fatto male delle cose, loro le hanno modificate, ma ci hanno davvero messo alla prova”.

Ellie Kemper: “Sì. Si è rivelato molto divertente. Non avevo mai fatto niente del genere prima. È stato impegnativo ma anche divertente e atletico in un modo che non mi aspettavo.”

Archie Yates, dal canto suo, ha aggiunto un nuovo personaggio alla sua galleria di caratteri che, nonostante la giovane età, è già molto nutrita, tra Jojo Rabbit e Wolfboy and the Everything Factory. Cosa vorrebbe fare dopo?

Archie Yates: “Tutte le cose in cui sono stato sono state commedie e la commedia è uno dei miei generi preferiti. È quello che di solito guardi. Ma per quanto ami la commedia e far parte di esilaranti film per famiglie, mi rendo conto ora che maturando, posso fare molte più cose nella mia carriera di attore ed è per questo che vorrei iniziare a esplorare generi diversi come il dramma, forse un po’ di horror. Voglio anche diventare un regista un giorno e di recente ho appena iniziato a scrivere la mia sceneggiatura!”

Oltre ai ladri Harry e Marv e a Kevin, il film originale vede protagonista anche una esilarante e meravigliosa Catherine O’Hara nei panni di mamma McAllister. In questa circostanza, la madre smemorata p stata interpretata da Aisling Bea che ha una opinione molto personale su quale sia il tipo di personaggio materno che vorrebbe interpretare di più, al cinema: “Mi piacerebbe essere il volto della cattiva maternità. E probabilmente inizierò la mia attività sull’essere una cattiva madre lasciando i miei figli da soli e sperando che se la cavino. Possono badare a se stessi, è quello che stiamo dicendo, ed è un grande messaggio nel film. Non puoi sempre essere lì a sorvegliarli, giusto?”.

Home Sweet Home Alone è disponibile su Disney+ per accompagnarci verso un periodo natalizio spensierato in famiglia.

Home Sweet Home Alone – Mamma, ho perso l’aereo dal 12 novembre su Disney+

Il trailer della nuova commedia d’avventura Disney+ Home Sweet Home Alone – Mamma, ho perso l’aereo è arrivato! La rivisitazione dell’amato film del franchise per le vacanze scatenerà il divertimento in queste feste natalizie, come anticipano il nuovo trailer e le immagini. In anteprima per il Disney+ Day, Home Sweet Home Alone – Mamma, ho perso l’aereo debutterà il 12 novembre 2021 in esclusiva sulla piattaforma streaming. Il Disney+ Day è una celebrazione mondiale che coinvolgerà tutte le divisioni di The Walt Disney Company nella giornata di venerdì 12 novembre, con nuovi contenuti, esperienze per i fan, offerte esclusive e molto altro ancora.

Home Sweet Home Alone – Mamma, ho perso l’aereo è interpretato da Ellie Kemper, Rob Delaney, Archie Yates, Aisling Bea, Kenan Thompson, Tim Simons, Pete Holmes, Devin Ratray, Ally Maki e Chris Parnell. Il film è diretto da Dan Mazer, da una sceneggiatura di Mikey Day & Streeter Seidell, storia di Mikey Day & Streeter Seidell e John Hughes basata su una sceneggiatura di quest’ultimo. Hutch Parker, p.g.a. e Dan Wilson, p.g.a. sono i produttori, mentre Jeremiah Samuels è executive producer.

Max Mercer è un ragazzo dispettoso e pieno di risorse che è stato lasciato a casa mentre la sua famiglia è in Giappone per le vacanze. Così, quando una coppia sposata che cerca di recuperare un cimelio dal valore inestimabile mette gli occhi sulla casa della famiglia Mercer, tocca a Max proteggerla dagli intrusi… e farà di tutto per tenerli fuori. Ne deriveranno delle peripezie esilaranti e epiche, ma nonostante il caos assoluto, Max si renderà conto che non c’è davvero nessun posto come la propria “casa dolce casa”.

Home Sweet Hell: trailer del film con Katherine Heigl

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Katherine Heigl è pronta a tornare al cinema in Home Sweet Hell, una pellicola dalle tematiche horror a cui l’attrice statunitense certamente non ci aveva abituato. Ad anticiparci le atmosfere della pellicola attesa al cinema per la primavera del 2015 giunge il nuovo trailer vietato ai minori:

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Protagonista del film sarà la stessa Heigl che interpreta Mona, una donna la cui serenità sarà interrotta in seguito ad un’estorsione a sfondo sessuale, avvenimento che la indurrà anche ad uccidere al fine di preservare la propria vita così com’è. In Home Sweet Hell al fianco di Katherine Heigl figurano anche Patrick Wilson, Jordana BrewsterKevin McKiddJames Belushi.

Fonte: Coming Soon

Home Sweet Hell: 10 cose che non sai sul film

Home Sweet Hell: 10 cose che non sai sul film

Home Sweet Hell è uno di quei film poco conosciuti: tuttavia, alla lunga, ha tutte le carte per diventare un piccolo grande cult da non perdere e, anzi, da recuperare senza esitazione.

Questo film, che vede Katherine Heigl e Patrick Wilson tra i protagonisti, racconta gli eventi che accadono in una coppia di coniugi quando lei viene a sapere dell’amante di lui e come faccia tutto il possibile per riportare ordine nel caos che ormai vige in famiglia.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Home Sweet Hell.

Home Sweet Hell film

home sweet hell

1. Il marito di Katherine Heigl ha lavorato al film. In Home Sweet Hell non c’è stato solo il coinvolgimento da parte di Katherine Heigl come attrice protagonista, ma anche di suo marito Josh Kelley. Il cantante, infatti, ha collaborato al film fornendo tutte le musiche e, di fatto, componendo la colonna sonora.

2. Ha ricevuto un Razzie Award. Uscito nel 2015, il film di Anthony Burns non ha riscosso esattamente il successo sperato, riuscendo ad ottenere addirittura una candidatura ai Razzie Awards del 2016. Pare, infatti, che l’interpretazione della Heigl non sia stata particolarmente apprezzata, tanto da meritare una nomination come Peggior Attrice Protagonista.

3. È stato distribuito prima online. Una particolarità di questo film è stata la sua distribuzione. Questo lungometraggio, infatti, è stato distribuito prima su alcune piattaforme digitali nel febbraio 2015, per poi essere proiettato nelle sale americane nel marzo successivo. In Italia, invece, il film è uscito direttamente in versione Home Video nel maggio dello stesso anno.

Home Sweet Hell streaming

4. Il film è disponibile in streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere il film, è possibile farlo grazie alla sua presenza sulle piattaforme di streaming digitale legale come Rakuten Tv, Chili, Tim Vision, Google Play e iTunes.

Home Sweet Hell cast

home sweet hell

5. Katherine Heigl e il gioco della personalità. Ingiustamente o meno, Katherine Heigl viene spesso e volentieri ritratta dai media come un’attrice molto esigente, capricciosa e irragionevole. In Home Sweet Hell sembra che lei abbia voluto, in qualche modo, giocare con questi caratteri che farebbero parte della sua personalità.

6. C’è anche Jim Belushi. Non ce lo si aspetterebbe, ma in questo film è possibile notare la presenza di Jim Belushi. Stando alle molte critiche rivolte al film, pare che la sua interpretazione sia la migliore, un deciso valore aggiunto alla messa in scena.

Home Sweet Hell trama

7. Una famiglia apparentemente tradizionale. Don Champagne (Patrick Wilson) ha realizzato il sogno americano, riuscendo ad sistemarsi una grande casa, svolgendo un’attività di successo e avendo una famiglia perfetta. Tutto sempre essere tradizionale e ottimale, fino a quando l’infedeltà dell’uomo non esce allo scoperto.

8. Una donna disposta a tutto. La moglie di Don, Mona (Katherine Heigl), assume il controllo della situazione, a riportare ordine nel caos scatenato dall’amante del marito, Dusty (Jordana Brewster). Mona diventa una spietata madre di famiglia pronta a tutto, proteggendo il nido creato per la propria famiglia, marito fedifrago incluso.

Home Sweet Hell frasi

9. Frasi pronte a stupire. Un film come Home Sweet Hell non poteva non essere generatore di frasi memorabili. Ecco, allora, qualche esempio:

  • Sento la tua puzza d’alcool trasudare dai tuoi pori grassi anche adesso (Mona Champagne)
  • La percezione è tutto, cara! (Mona Champagne)
  • È un piacere per gli occhi! Abbiamo bisogno di qualcosa da guardare durante il giorno, qualcosa che distolga le nostre menti dalla sofferenza, dovresti saperlo bene! (Les)
  • La paranoia è solo totale consapevolezza (Mona Champagne)

Home Sweet Hell trailer

10. Un trailer tutto da vedere. Prima di approcciarsi alla visione del film, è consigliabile vedersi anche il trailer per non perdersi proprio nulla di Home Sweet Hell.

10. Un

Fonti: IMDb, Frasi celebri, The Hollywood Reporter, Indiewire

Home A Casa: Trailer italiano del film

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Home A Casa: Trailer italiano del film

Arriva anche la versione italiana del primo trailer del film Home A Casa, l’atteso nuovo film d’animazione targatato Dreamworks. Nel cast di doppiatori sono coinvolti attori di spicco del cinema, della televisione e dello spettacolo in generale; tra questi nomi spiccano Jim Parsons, Rihanna, Steve Martin e Jennifer Lopez.

http://youtu.be/8Z1dCG6rCuQ

home filmUn eccessivamente ottimista, ma inetta razza aliena di nome Boov, guidata dal capitano Smek invade la Terra per nascondersi da loro mortale nemico e costruirsi una nuova casa. Convinti di star facendo un favore, cominciano a trasferire la razza umana, ma una ragazza intraprendente, Tip, riesce ad evitare la cattura. In fuga, accompagnato da un Boov esiliato di nome Oh, accidentalmente comunica i nemici dove si trovano gli alieni.

Home uscirà nei cinema USA in 3D e IMAX il 27 marzo del 2015. In italia un giorno prima, il 26.

Home – a casa: recensione del film con la voce di Jim Parsons

Home – a casa: recensione del film con la voce di Jim Parsons

Preparatevi ad innamorarvi di Oh, un tondeggiante alieno lilla dagli occhioni curiosi e il sorriso contagioso! Arriva al cinema dal 26 Marzo, Home – a casa, l’ultimo lungometraggio della DreamWorks Animation per la regia di Tim Johnson.

La storia di Oh (Jim Parsons) inizia quando la sua razza aliena, i Boov, decide di nascondersi sul pianeta Terra per scappare dai cattivissimi Gorg, che continuano ad inseguirli nell’Universo. Nell’invasione pacifica, i Boov hanno trasferito tutti gli umani in una terra felice e si sono impossessati delle loro vite. Guidati dal Capitano Smek (Steve Martin), i Boov hanno sei zampe tentacolari,cambiano colore in base all’umore e hanno la fobia dei rapporti interpersonali: ma Oh no. Lui è diverso,è positivo e ottimista, vuole fare amicizia, e la prima cosa che fa è organizzare una festa per inaugurare la sua nuova casa sulla Terra.

Peccato che per sbaglio invia l’invito a tutta la galassia, rischiando di rivelare il loro nascondiglio! Mentre Oh fugge dai suoi compagni arrabbiati, si imbatte in Tip Tucci (Rihanna) e il suo gatto Pig, un’umana che è riuscita a rimanere nella sua casa, perdendo però così la mamma (Jennifer Lopez). Oh e Tip si ritrovano così costretti ad affrontare insieme un’avventura in giro per il mondo che gli farà scoprire i veri valori della vita e il vero significato della parola casa.

Home – a casa: il film

Home - a casa

Tratto dal romanzo per bambini di Adam Rex, The True Meaning of Smekday, HOME porta in scena una classica storia d’amicizia tra un umana e un alieno. Ma i personaggi e le loro personalità sono così ben concepite e delineate, che i Boov strapperanno una risata anche a gli adulti, grazie anche al loro particolare linguaggio comico fatto di parole frammentate e spesso inventate.

Non solo momenti comici ben scanditi, anche tantissime emozioni: Tip e Oh sono infatti entrambi due emarginati nei loro mondi. Sono diversi, non capiti e non accettati, temi ben noti nel mondo di oggi.

La Dreamworks Animation per Home – a casa ha utilizzato per la seconda volta la nuova piattaforma Apollo, creando animazioni brillanti e un mondo a misura di Boov, meraviglioso e pieno di elementi familiari rivisitati.

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Mentre il prodotto originale vanta l’aiuto di voci famose, bisogna ammettere che non se ne sente la mancanza nella versione italiana, tanto si è immersi nel racconto.

E con Rihanna e Jennifer Lopez nel team, la musica doveva per forza avere un ruolo centrale nella storia, usata perfettamente per accompagnare le scene più importanti del film (Towards The Sun di Rihanna usata in un momento essenziale del finale vi farà emozionare, garantito!). Ma oltre a loro anche Kiesza, Charli XCX e Stargate a dare ritmo all’avventura intergalattica di Oh e Tip!

Home – a casa: Jennifer Lopez canta Feel the Light

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Jennifer Lopez, in versione romantica e inedita, ha cantato live, ad American Idol, Feel the Light, la canzone che fa parte della colonna sonora di Home – a casa, nuovo film d’animazione Dreamworks in questi giorni al cinema.

LEGGI LA RECENSIONE DEL FILM

Ecco il video della magica performance:

https://www.youtube.com/watch?v=lOCltnyZVSo

Tra una razza aliena chiamata i Boov vive un tipo inetto e solitario di nome Oh che cerca solo di integrarsi. Dopo un piccolo incidente, Oh è costretto a rifugiarsi sulla Terra dove incontra una giovane terrestre di nome Tip…

Un eccessivamente ottimista, ma inetta razza aliena di nome Boov, guidata dal capitano Smek invade la Terra per nascondersi da loro mortale nemico e costruirsi una nuova casa. Convinti di star facendo un favore, cominciano a trasferire la razza umana, ma una ragazza intraprendente, Tip, riesce ad evitare la cattura. In fuga, accompagnato da un Boov esiliato di nome Oh, accidentalmente comunica i nemici dove si trovano gli alieni.

Home uscirà nei cinema USA in 3D e IMAX il 27 marzo del 2015. In italia un giorno prima, il 26.

Home – A casa: due clip del nuovo film DreamWorks

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Home – A casa: due clip del nuovo film DreamWorks

Domani, giovedì 26 marzo, arriverà in Italia, Home – a casa, il nuovo film della DreamWorks Animation diretto da Tim Johnson e distribuito dalla Twentieth Century Fox, anche in 3D.

https://www.youtube.com/watch?v=SMm-CzczSqE

https://www.youtube.com/watch?v=QmVMqGQFtmo

Tra una razza aliena chiamata i Boov vive un tipo inetto e solitario di nome Oh che cerca solo di integrarsi. Dopo un piccolo incidente, Oh è costretto a rifugiarsi sulla Terra dove incontra una giovane terrestre di nome Tip…

home filmUn eccessivamente ottimista, ma inetta razza aliena di nome Boov, guidata dal capitano Smek invade la Terra per nascondersi da loro mortale nemico e costruirsi una nuova casa. Convinti di star facendo un favore, cominciano a trasferire la razza umana, ma una ragazza intraprendente, Tip, riesce ad evitare la cattura. In fuga, accompagnato da un Boov esiliato di nome Oh, accidentalmente comunica i nemici dove si trovano gli alieni.

Home uscirà nei cinema USA in 3D e IMAX il 27 marzo del 2015. In italia un giorno prima, il 26.

 

Holy Water: recensione del film di Tom Reeve

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Holy Water: recensione del film di Tom Reeve

Metti quattro amici annoiati dalla routine alle prese con una partita di viagra da occultare, e ottieni un pugno nello stomaco, o se si preferisce, un dito nell’occhio, alla cattolicissima Irlanda. Ovvero, ottieni Holy Water.

Holy Water (Acqua santa) è un film diretto da Tom Reeve, prodotto nel 2009 dalla Feature Productions e distribuito in Italia da Mediterranea a partire dal prossimo weekend. Veniamo alla trama. Quattro amici di un tranquillo paesino sulla costa Irlandese, Killcoulin’s Leap, sono profondamente annoiati dalla monotonia del loro quotidiano. C’è chi fa il postino che butta le lettere che non gli interessano; un ragazzone meccanico con poco lavoro; l’albergatore che insieme alla sorella gestisce un alberghetto perennemente semivuoto, e un giovane ragazzo che vive con i suoi e con tanta voglia di evadere da quella monotona realtà. Tutti e quattro suonano in un localino, in cui vanno a ballare vecchietti che nemmeno badano alla loro musica.

Holy Water, il film

Quando i loro problemi raggiungono l’apice, al postino viene un’idea per arricchirsi: dirottare un furgoncino che trasporta Viagra diretto all’aeroporto, direzione Stati Uniti. Dopodiché rubare le casse contenenti la magica pillola blu, per poi rivenderla ad Amsterdam. Ma i quattro sono alquanto impacciati e imbranati e il piano si complica; inoltre sulle loro tracce ci si mette pure una squadra SWAT americana dalle tecnologie avanzate e l’aspetto tipicamente severo. Decidono così di buttare i fusti in un pozzo, contenente le falde acquifere che dissetano l’intero paese. Ed ecco che il tranquillo e sonnacchioso paesino irlandese si trasforma in un’inaspettata Sodoma e Gomorra…

Terzo film per Tom Reeve, essendosi occupato, nella sua trentennale carriera, come vedremo dopo,  soprattutto di produzione. In Holy water sfrutta tutte le caratteristiche tipiche irlandesi: paesaggi mozzafiato, ironia verso gli inglesi e gli americani, bigottismo cattolico, té, Guinness, paesini tranquilli immersi nel verde; contrapponendo il tutto con un inaspettato evento esterno che travolge siffatti equilibri e stereotipi. Ci aggiunge anche un classico stereotipo americano, quello degli attrezzatissimi e severissimi SWAT che si mettono sulle tracce dei ladruncoli improvvisati. Il risultato finale è un film piacevole, divertente, ma che non fa scompisciare dalle risate come forse ci si aspetta conosciuta la trama.

Tornando al regista, che dicevamo essere Tom Reeve, ha diretto solo tre film (compreso questo). I precedenti sono una commedia “Diggity – A Home at Last” (2001) e un fantasy “George and the Dragon” (2004). La sua carriera è per ora caratterizzata soprattutto per altri ruoli, principalmente come aiuto regista, ma anche come produttore di diversi film tra la fine degli anni ’80 ed inizio 2000, nonché di film per la tv e telefilm. Holy water potrebbe essere l’inizio di una brillante carriera da regista.

Holy Spider: la vera storia di Saeed Hanaei

Holy Spider: la vera storia di Saeed Hanaei

Al Festival di Cannes 2022 suscitò particolare scandalo il film iraniano Holy Spider, diretto da Ali Abbasi (regista anche di Border – Creature di confine e del recente The Apprentice). Il film, basato su una storia vera, narra del serial killer Saeed Hanaei della città iraniana di Mashhad e nel lungometraggio il regista ricorre frequentemente all’uso di violenza e scene esplicite per scioccare e far riflettere sulla brutalità di un episodio come quello che vede protagonista Saeed, purtroppo tutt’altro che isolato.

Secondo il regista, però, il film non vuole essere una ricostruzione accurata degli omicidi (il personaggio interpretato da Zahra Amir Ebrahimi è composito e in buona parte fittizio), né aspira volutamente a creare controversie. Abbasi era infatti principalmente interessato ad approfondire la storia di questo serial killer e il fatto che per buona parte della popolazione fosse diventato un eroe. Allo stesso tempo, il regista voleva offrire un’immagine della condizione femminile in Iran diversa da quella che si è soliti conoscere.

Si tratta dunque di un film particolarmente interessante, che propone numerosi spunti di riflessione oltre ad una serie di immagini decisamente indimenticabili. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle principali curiosità relative a Holy Spider. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla storia vera dietro il film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

Holy Spider cast
Forouzan Jamshidnejad in Holy Spider.

La trama e il cast di Holy Spider

Ambientato in Iran nel 2001, il film racconta la storia di un uomo di nome Saeed, un padre di famiglia alle prese con la propria ricerca religiosa. Saeed è intenzionato a compiere una sacra missione: purificare la città santa di Mashhad, cercando di sradicare del tutto la prostituzione, simbolo di immoralità e corruzione. Il modo che sceglie per portare a termine questa impresa è l’eliminazione fisica delle donne.

Dopo aver mietuto già qualche vittima, Saeed si ritrova però in preda alla disperazione, perché le persone non sembrano interessate affatto alla sua missione divina. Nel frattempo una giornalista di Teheran, Rahimi, giunge in città per indagare sullo spietato serial killer, rendendosi conto che le autorità locali non sembrano avere fretta di trovare il colpevole. Si scontra infatti con pregiudizi sessisti ed una polizia apatica e potrà contare solo sul reporter locale Sharifi.

Ad interpretare Saeed Hanaei vi è l’attore Mehdi Bajestani, recentemente visto anche in Tatami – Una donna in lotta per la libertà (2023). Proprio la regista di quest’ultimo film, Zahra Amir Ebrahimi, è qui presente nel ruolo della giornalista Rahimi, per il quale ha vinto il Prix d’interprétation féminine al Festival di Cannes 2022. Recitano poi nel film gli attori Arash Ashtiani nel ruolo di Sharifi, Forouzan Jamshidnejad in quello di Fatima Hanaei e Alice Rahimi in quello di Somayeh.

Holy Spider trama film
Mehdi Bajestani in Holy Spider.

La storia vera dietro al film: chi è Saeed Hanaei?

Holy Spider, come anticipato, è basato sulla storia vera di un serial killer iraniano, Saeed Hanaei, che ha ucciso 16 donne nella città di Mashhad tra il 2000 e il 2001. Tutte le sue vittime erano prostitute, che egli attirava in casa mentre la moglie e i figli erano assenti per pregare. Qui Hanaei strangolava le donne con il loro foulard mentre avevano un rapporto sessuale. In seguito, non nascondeva i corpi ma li scaricava ai bordi delle strade o nelle fogne a cielo aperto.

Qui le vittime venivano trovati avvolti nel loro chador, una lunga e fluente veste nera che ricopre le donne dalla testa ai piedi. Con il susseguirsi degli omicidi, la stampa li definì “gli Omicidi del Ragno” in quanto Hanaei attirava le malcapitate a sé e, una volta in trappola, le assaliva, come fanno i ragni con le prede. Saeed fu poi arrestato il 25 luglio del 2001 a seguito di un tentato omicidio: una delle sue vittime sopravvisse al suo assalto e corse dalla polizia a denunciare il fatto.

In carcere  Saeed confessò tutti e 16 gli omicidi e spiegò di averli commessi in quanto considerava le prostitute come “esseri peccaminosi, corrotti moralmente e che corrompevano, uno spreco di sangue’’ e quindi sentiva che era suo dovere ripulire la città dalla loro presenza. La sua, come lui stesso la descrisse, era “una crociata personale per amore di Dio e per la tutela della religione’’.

Questo movente trovò l’apprezzamento di alcuni gruppi fondamentalisti e militanti islamici, che considerarono il killer come “un eroe che difende la città da una piaga sociale crescente”. Qualche tempo dopo l’arresto, altre 19 prostitute sono state uccise almeno 3 di questi omicidi sono stati attribuiti ai seguaci di Hanaei. Nel settembre 2001 fu giudicato colpevole di 16 omicidi e condannato a morte per impiccagione, che fu poi eseguita l’8 aprile 2002.

Il trailer di Holy Spider e dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente il film non è presente su nessuna delle piattaforme streaming attualmente attive in Italia. È però presente nel palinsesto televisivo di sabato 1 giugno alle ore 21:20 sul canale Rai 4. Di conseguenza, per un limitato periodo di tempo sarà presente anche sulla piattaforma Rai Play, dove quindi lo si potrà vedere anche oltre il momento della sua messa in onda. Basterà accedere alla piattaforma, completamente gratuita, per trovare il film e far partire la visione.

Holy Spider: la spiegazione del finale del film

Holy Spider: la spiegazione del finale del film

Diretto da Ali Abbasi (regista anche di Border – Creature di confine e del recente The Apprentice), Holy Spider è un film in lingua persiana che presenta una ricostruzione fittizia di eventi reali accaduti a Mashhad, in Iran. Nell’arco di circa undici mesi, nel 2000-2001, un uomo di nome Saeed Hanaei ha adescato e ucciso sedici donne che lavoravano come lavoratrici del sesso e piccole spacciatrici di droga nelle strade della città. Il regista Abbasi ha detto chiaramente che la sua intenzione con questo film non era solo quella di raccontare la macabra storia del serial killer, ma di concentrarsi maggiormente sulla misoginia che esisteva, e esiste ancora, nella società iraniana.

Abbasi era infatti principalmente interessato ad approfondire la storia di questo serial killer e il fatto che per buona parte della popolazione fosse diventato un eroe, offrendo così anche un ritratto inedito della condizione femminile in Iran. Ciò è evidente in tutto il film, poiché Holy Spider si assicura di includere il fanatismo religioso e il sostegno sessista a un assassino lungo tutta la narrazione. Nel complesso, si tratta di un’ottima esperienza di visione, con immagini e momenti lodevoli che si dipanano con precisione. Il suo finale, inoltre, risulta l’apice di un racconto particolarmente scioccante, tanto da richiedere una spiegazione generale.

La trama e di Holy Spider

Ambientato in Iran nel 2001, il film racconta la storia di un uomo di nome Saeed, un padre di famiglia alle prese con la propria ricerca religiosa. Saeed è intenzionato a compiere una sacra missione: purificare la città santa di Mashhad, sradicando del tutto la prostituzione, simbolo di immoralità e corruzione. Il modo che sceglie per portare a termine questa impresa è l’eliminazione fisica delle donne. Dopo l’ennesima vittima, una giornalista di Teheran, Arezoo Rahimi, giunge in città per indagare sullo spietato serial killer, rendendosi conto che le autorità locali non sembrano avere fretta di trovare il colpevole. Si scontra infatti con pregiudizi sessisti ed una polizia apatica e potrà contare solo sul reporter locale Sharifi.

Holy Spider trama film
Mehdi Bajestani in Holy Spider.

La spiegazione del finale: come fa Arezoo a scoprire l’identità dell’assassino?

La lotta di Arezoo Rahemi per scoprire di più sul serial killer e gli ostacoli che deve affrontare riassumono la posizione di una donna nella società dei primi anni 2000. L’unica ragione per cui potrebbe non assomigliare esattamente al presente è che il presente è ancora peggiore. Senza entrare nello specifico, la società e la cultura che Abbasi presenta in Holy Spider, in piena somiglianza con la realtà, sono estremamente dure nei confronti delle donne. Nella primissima scena di Arezoo, dopo essere scesa da un autobus che l’ha portata a Mashhad, la donna fa il check-in in un hotel dove ha prenotato una stanza. Tuttavia, l’impiegato dell’hotel non è disposto a farla entrare perché è una donna single e non sposata, sottintendendo che una donna senza una figura maschile di riferimento non dovrebbe stare fuori casa.

All’inizio Arezoo non vuole ostentare i suoi diritti, ovviamente, perché le viene negato un servizio di base, ma quando la situazione le sfugge di mano, mostra all’impiegato il suo tesserino da giornalista. Il fatto che sia una giornalista costringe l’impiegato a cambiare la sua decisione, ma fa subito notare che Arezoo dovrebbe coprire di più i capelli e la testa con il suo foulard. Questo comportamento categorico e sessista è qualcosa che Arezoo, purtroppo, affronta per tutto il film e diventa parte del suo personaggio in senso positivo. L’unico contatto che sembra avere a Mashhad per iniziare il suo lavoro è un uomo di nome Sharifi, che lavora come direttore editoriale della sezione penale del giornale locale.

Sharifi è perlopiù contenuto e ben educato con Arezoo, ad eccezione dell’unica volta in cui ricorda di aver sentito parlare del licenziamento di Arezoo da un lavoro a Teheran. Anche se Sharifi non sembra avere intenzioni sbagliate nel parlarne, il modo in cui lo presenta irrita Arezoo, perché anche questa storia è carica di ingiusto sessismo. Il capo di Arezoo nel suo precedente posto di lavoro voleva avere una relazione sentimentale con lei e, quando lei ha negato il suo approccio, la donna è stata licenziata. Non solo Arezoo ha perso il lavoro, ma il capo ha anche diffuso la falsa notizia che il licenziamento era dovuto al fatto che lei aveva avuto una relazione sentimentale con lui, il che è contrario alle regole del posto di lavoro.

La giornalista cerca ora di mettere da parte tutto questo e di concentrarsi sul suo lavoro, ma si trova di nuovo di fronte a un comportamento simile quando incontra l’ufficiale di polizia che si occupa del caso. L’agente, un uomo orgoglioso del suo lavoro e della sua statura, a un certo punto chiede ad Arezoo di uscire e ha una reazione inappropriata e al limite dell’abuso quando lei lo rifiuta. Nella sua ricerca del serial killer, Arezoo è quindi spinta da una preoccupazione simile a quella di tutte le donne di questa società, perché sa che probabilmente a nessun altro interesserà molto di quest’uomo in preda a una furia omicida. È importante notare che, sebbene Holy Spider sia basato su eventi e personaggi reali, il personaggio di Arezoo è in realtà completamente inventato, ed è un’aggiunta creativa di Abbasi.

Va anche detto che questa aggiunta è semplicemente meravigliosa, ed è Arezoo a rendere il film ancora più stratificato e degno di nota. La giornalista inizia a studiare il carattere di questo assassino attraverso le telefonate che egli fa a Sharifi dopo ogni suo omicidio, vantandosi di informare lui e il mondo su dove trovare il corpo della sua ultima vittima. L’autrice si concentra sui fili comuni che legano tutti i crimini: tutte le donne erano lavoratrici del sesso e la maggior parte di loro erano anche spacciatrici e abusatrici di droga, oltre al fatto che tutte sono state strangolate con le loro stesse sciarpe. Arezoo e Sharifi capiscono dunque che si tratta di una questione religiosa.

Holy Spider cast
Forouzan Jamshidnejad in Holy Spider.

Per questo Sharifi era stato cauto nel riferire la notizia, perché i suoi superiori gli avevano ordinato di non mettere in cattiva luce i crimini religiosi. Dopo numerosi omicidi da parte dell’assassino, però, Arezoo e Sharifi vanno a incontrare uno dei leader religiosi, chiedendogli di aiutarli a scoprire l’assassino. Con grande sorpresa, il leader concede loro i suoi migliori auguri e il suo sostegno, ma è anche diretto nel dire che non si fida di Arezoo per denunciare i crimini nel modo esatto in cui sono stati commessi. All’epoca, c’erano pressioni politiche su questi leader per non tollerare tali crimini contro la legge, ma anche la pressione sociale di essere moralisti non ha mai lasciato la scena.

Successivamente, Arezoo decide di incontrare le donne che si prostituiscono per strada ogni notte, ma nessuna di loro è disposta a parlare con lei. Aiuta poi una donna di nome Soghra quando questa è malata in un caffè e all’inizio fa amicizia con lei, ma le domande sulla droga e sull’assassino la allontanano immediatamente. Nel giro di pochi giorni, però, Soghra viene ritrovata cadavere, ultima vittima dell’a. Questo non solo commuove Arezoo oltremisura ma le dimostra che ha cercato nel posto giusto. Avendo ormai oltrepassato tutti i limiti e rendendosi conto che, sebbene tutti le assicurino di aver trovato l’assassino ma che nessuno ha realmente intenzione di farlo, Arezoo decide di prendere in mano la situazione.

Si finge una prostituta per strada per farsi prendere dall’assassino, ed è proprio quello che succede. Ma una volta entrata nella casa dell’assassino, Arezoo non demorde e riesce in qualche modo a fuggire. È la sua denuncia alla polizia, il giorno seguente, a far arrestare Saeed, perché è l’unica donna sopravvissuta alla presa dell’assassino. Negli ultimi minuti del film, l’attenzione si concentra sul se Saeed sarà punito dalla legge o meno. All’epoca tutti sapevano che l’arresto dell’assassino era avvenuto solo perché c’erano pressioni politiche dovute alle imminenti elezioni. Tuttavia, c’era anche la convinzione generale, sostenuta fino alla fine anche da Arezoo, che Saeed sarebbe stato lasciato fuggire o tenuto al sicuro.

L’avvocato difensore dell’uomo vuole presentare Saeed in tribunale come affetto da problemi di salute mentale, ma Saeed si rifiuta di accettarlo. In modo piuttosto drammatico, dice a tutti in tribunale che aveva il pieno controllo delle sue azioni e che la sua unica follia era l’amore per Dio e per l’Imam Reza. Nelle sue conversazioni private, Saeed afferma di essere consapevole di quante persone nella società lo ammirino e di non volerle deludere dichiarando di essere un pazzo. È chiaro che Saeed stesso crede di fare la cosa giusta perché è spronato da una società che glielo faceva credere. Così, quando il suo migliore amico Haji lo va a trovare in carcere dopo l’udienza della sentenza definitiva e gli dice che è in atto un grande piano per farlo evadere prima della pena di morte, Saeed si sente immensamente sollevato.

L’uomo è estremamente spaventato dalla morte, ma è spronato alle sue azioni solo dalla religione e dalla società. Alla fine, però, questo grande piano non viene portato a termine e Saeed Azeemi viene impiccato. Il motivo esatto di questo cambiamento di piani o della falsa promessa di Haji non viene chiarito, ma sembra che sia stata Arezoo a garantire che l’uomo fosse consegnato alla giustizia. Dopo aver concluso il suo lavoro a Mashhad, Arezoo Rahimi sale su un autobus diretto a Teheran e, durante il tragitto, guarda l’intervista che aveva fatto al figlio di Saeed, Ali, in cui il ragazzo esprime il suo orgoglio per le azioni del padre. Holy Spider si conclude con la triste constatazione che numerosi altri Saeed sono spuntati nella società, spinti da cieche convinzioni e dal fanatismo religioso.

Holy Spider, recensione del film di Ali Abbasi

Holy Spider, recensione del film di Ali Abbasi

Presentato in concorso al Festival di Cannes 2022, dove Zar Amir Ebrahimi si è aggiudicata il Prix d’interprétation féminine alla miglior attrice, Holy Spider è il terzo film di Ali Abbasi, regista e sceneggiatore iraniano naturalizzato danese. Girato in Giordania per ovvi motivi di censura, il film tratta argomenti tabù in Iran come la prostituzione e la tossicodipendenza, rendendo rischiosa ma allo stesso tempo necessaria la loro visione sullo schermo come rappresentazione fedele della realtà della vita nella nazione mediorientale. Senza mai perdere l’essenza dell’incertezza e del terrore, Abbasi costruisce il thriller più intelligente dell’anno, che usa il genere per parlare dell’oggi, raffinatissimo nel suo destrutturare le dinamiche tipiche dell’indagine per mettere in primo piano l’azione politica, ciò che avviene dopo che un killer è stato catturato.

Le notti di Mashhad

Iran, 2001. Un giornalista di Teheran si immerge nei quartieri malfamati della città santa di Mashhad per indagare su una serie di femminicidi. Ben presto si rende conto che le autorità locali non hanno fretta di risolvere la questione. I crimini sono opera di un uomo che pretende di purificare la città dai suoi peccati e che di notte attacca le prostitute. Sullo spider-killer – ovvvero Saed Hanaei – così ribattezzato per il suo modo di agire, setacciando minuziosamente il reticolato della città di Mashhad – sono stati prodotti un documentario, Along came the Spider (2002) e il film drammatico Killer Spider (2020), testi audiovisivi che Abbasi ha praticamente distrutto e riscritto.

Tra il 2000 e il 2001, l’iraniano Saeed Hanaei (nel film interpretato da Mehdi Bajestani) ha ucciso 16 donne nella città santa di Mashhad, la seconda città più grande e importante del Paese e luogo di pellegrinaggio per gli sciiti di tutto il mondo. Hanaei era un veterano di guerra, sposato e con figli, in una città, dichiarata capitale spirituale, dove circola anche la droga proveniente dall’Afghanistan. Fanatico religioso, seguace dei discorsi di odio degli ayatollah, sosteneva di essere in missione per “ripulire” le strade della città dalla corruzione.

Holy Spider film 2022

Il vizio sotto il tappeto

Holy Spider mette in scena l’incoerenza di un regime teocratico, che reprime la figura femminile ma in qualche modo tollera la prostituzione. Un regime che convive con un enorme problema di tossicodipendenza, anche in una città apparentemente santa, in cui i garanti della legge minimizzano certi crimini perché non interessano nemmeno alle famiglie delle vittime e dove il fanatismo religioso giustifica e sostiene il machismo istituzionalizzato nella società iraniana.

Il nuovo film di Ali Abbasi gioca bene con i confini di genere, allargandoli – dal noir hitchcockiano al thriller fincheriano che connotano l’indagine – e restringendoli se necessario. Dal secondo atto in poi, per arrivare alla chiusa finale forse più emblematica del 2022, Holy Spider racconta l’orrore dell’oggi. Non siamo nel territorio dell’horror di creature, che Abbasi ha esplorato con Border – Creature di confine, ma nel terrore dell’Iran della religione, dove il vizio è nascosto sotto il tappeto. Dove una moglie può arrivare a giustificare un marito che uccide prostitute e la città può addirittura manifestare in suo favore. Ma, soprattutto, dove è proprio un ragazzo a spiegare che, se il governo non farà nulla per ripulire le strade, qualcun altro assumerà il ruolo di assassino.

L’indagine è donna

Film di denuncia necessario, ancora e soprattutto oggi dopo i fatti del 13 settembre 2022 di Mahsa Amin, picchiata a morte dalla polizia morale iraniana per non aver rispettato l’obbligo di indossare il velo, Holy Spider stesso gioca con la simbologia dell’hijab tramite la sua protagonista. Rahimi è una reporter incrollabile, che arriva dalla capitale e non vuole mettersi il velo e che, comunque, lo indosserà a suo modo (una ciocca di capelli tenterà sempre di sfuggirgli). È una giornalista che si porta dietro uno scandalo simile a quello per cui la stessa Zar Amir Ebrahimi è stata esiliata dall’Iran. Proprio l’hijab, permette a Rahimi di investigare, di condurre un’indagine autonoma, lontana dall’inadempienza dei poliziotti. L’hijab le permette di abitare le strade di Mashhad, di scrutare con lo sguardo i tanti uomini che circolano in moto la notte, alla ricerca del giustiziere impavido, un Ayatollah autoproclamatosi tale e che trova nell’inamissibile consenso di una giuria di fedeli il motivo per continuare ad attaccare. Abbasi cura anche la fisionomia di Ebrahimi, rendendola parte fondamentale del suo essere detective in una città che non è la sua: paradossalmente, quando indossa il velo, Rahimi sembra più giovane, prende tutta la frescrezza della sua posizione, vive dell’indagine. In poche parole, è una donna di Mashhad. Nella sua stanza, mentre telefona alla madre, che le chiede se prima o poi avrà intenzione di tornare a casa, Rahimi dimostra effettivamente la sua età: è una donna che ha vissuto, con un passato difficile alle spalle, annichilita dall’Iran e che vuole sventrarlo con l’arma della denuncia.

L’attrice protagonista Zar Amir-Ebrahimi offre una performance formidabile, catturando in modo convincente il coraggio e la determinazione del suo personaggio. Mehdi Bajestani, invece, assume un ruolo difficile e complesso, permettendoci di vedere i diversi lati di un uomo tormentato e di un mostro impenitente. Il duello attoriale tra i due è sublime e ricorda a tratti gli incontri tra Clarice e il dottor Lecter ne Il silenzio degli innocenti.

Una scena di Holy Spider

L’azione politica, dopo la cattura

Cosa succede una volta che il killer è preso? Quando il film di Abbasi diventa politico, ci rendiamo ancora più conto di quanto il regista di origini iraniane sia abile a giocare coi generi. Il processo mediatico in cui l’assassino viene trattato come un eroe e le vittime vengono incolpate diventa sguardo cupo su una società che non vede nulla di male nella morte delle prostitute, che riporta la narrazione – e ci riporta come pubblico – al presente, chiarendo che il machismo è perpetuato da generazioni di uomini. Holy Spider è un film su una società di serial killer, oltre l’indagine, che analizza la figura di Saed Hanaei come segno, come prodotto di una morale che ti vuole uomo e martire, che ti obbliga a ordinare una crociata personale se non sei andato in guerra.

Se nei due film precedenti, Shelley (2016) e Border (2018), Abbasi si era avvicinato al terrore tentando di catturarlo visivamente, in Holy Spider questo è latente, in ogni inquadratura. Il terrore è essere una donna in Iran. Il terrore è l’idiosincrasia persiana, è l’abitare una città sacra profanata dal colore verde. Il terrore è una progenie che vuole mettersi sugli stessi palsi falsi dei genitori, che non ha paura a nascondere una donna sotto al tappeto, renderla cavia, muoverla e rigirarla – anche se si tratta della propria sorella – per istruire l’altro. Qualcuno che verrà e accetterà: un nuovo ragno.

Holy Shoes: recensione del drama di Luigi Di Capua

Holy Shoes: recensione del drama di Luigi Di Capua

Quante volte ci è capitato di desiderare l’ultimo prodotto di tendenza lanciato sul mercato? Per esempio, il nuovo e costoso modello di iPhone con le stesse funzionalità di quello precedente, la nuova utilissima cover porta lipgloss di Hailey Bieber, la minuscola borsa di Miu Miu tanto celebrata dalla canzone di Tony Effe, o… un nuovo esclusivo e costosissimo paio di scarpe. Ed è proprio un paio di sneakers bianche dal design futuristico, chiamate Typo 3, a essere al centro del dramma italiano Holy Shoes. Il film, che segna il debutto alla regia di Luigi Di Capua (noto componente del collettivo The Pills e già sceneggiatore per due Smetto quando voglio), sarà nelle sale italiane dal 4 luglio 2024 con Academy Two.

Di cosa parla Holy Shoes?

Presentato Fuori Concorso nella sezione La prima volta al 41° Torino Film Festival, Holy Shoes è una fiaba dark che intreccia quattro drammatiche storie ambientate nella periferia romana. I racconti sono accomunati dall’ossessionante desiderio di essere ciò che non siamo e possedere ciò che non abbiamo per sentirci parte del mondo attuale. Un mondo fatto di etichette e listini prezzi, dove c’è sempre meno spazio per l’autenticità e la diversità. Pur con vite, attitudini e modalità differenti, Filippetto, Bibbolino (Simone Liberati), Mei (Tiffany Zhou) e Luciana (Carla Signoris) vivono lo stesso dramma contemporaneo di una società che inghiotte e aliena tutto ciò che incontra, senza alcuna pietà.

I quattro protagonisti di Holy Shoes sperimentano dunque quella dolorosa solitudine e forte bisogno di accettazione che tutti hanno provato nella propria vita: mentre l’adolescente Filippetto fa di tutto per accaparrarsi un paio di Typo 3 da regalare alla sua fidanzatina benestante, sperando così di sentirsi meritevole del suo amore; l’insicuro rampollo Bibbolino, nel tentativo di dissociarsi dalla famiglia altoborghese, smercia costose sneakers tra i trapper e utilizza le Typo 3 per dimostrare a sé stesso di essere un bravo padre. Infine, Mei, una giovane donna cinese, inizia un commercio clandestino di Typo 3 contraffatte per riscattarsi socialmente e garantirsi un futuro migliore a Boston.

A queste tre storie si aggiunge una quarta, più adulta e commovente, in cui le protagoniste non sono le tanto ambite Typo 3, ma un paio di eleganti e sensualissime Marmont nere con suole rosse indossate da Luciana. Il personaggio di Carla Signoris è una donna di mezz’età, insoddisfatta della propria vita e del proprio matrimonio, che riscopre un giorno la propria femminilità grazie a dei tacchi gettati via dalla finestra dalla sua tanto affascinante quanto sfortunata vicina di casa. Nonostante tutte le storie siano accomunate dal fatto che le scarpe rappresentano il potere disfunzionale che oggi gli oggetti esercitano su di noi, la storia di Luciana si distingue nettamente dalle altre: Luciana non desidera delle scarpe per elevarsi socialmente o per essere amata e stimata dagli altri. Il suo desiderio è più profondo, intimo e sincero: Luciana è alla ricerca di sé stessa, della donna che era, e quelle scarpe diventano lo strumento per poter amarsi nuovamente e riscoprire la propria femminilità.

Dimmi che scarpe indossi e ti dirò chi sei: la critica sociale di Di Capua

Tra scene oniriche (per esempio, quella iniziale che mostra le Typo 3 come reliquia, o la scena in cui decine di scarpe colorate piovono per strada) e dura realtà, Holy Shoes analizza profondamente gli effetti collaterali della nostra società contemporanea. Una società che ha fatto del consumismo e della globalizzazione un virus omicida.  Si riflette così la realtà raccontata dal filosofo Zygmunt Bauman, quella di una “società liquida”, dove l’apparente e perenne connessione tra individui (più online che “onlife”) nasconde in realtà un crescente e preoccupante individualismo che isola le anime, elevando l’apparire a un valore supremo. Con una palette di colori freddi e pessimisti, Di Capua porta quindi questa critica sociale e universale sul grande schermo e lo fa servendosi di una Roma anonima, insolita e accelerata come sfondo principale, e che potrebbe rappresentare qualsiasi altra grande metropoli del mondo.

Nonostante una narrazione corale a tratti complessa, che potrebbe risultare confusa e faticosa per lo spettatore, Holy Shoes si distingue per essere una profonda critica sociale, arricchita dal talentuoso cast e da una rappresentazione accurata e cruda di un presente deprimente. Il film esplora come la società contemporanea abbia paradossalmente permesso agli oggetti di assumere un potere determinante nella definizione e nell’influenza della nostra identità. Con il suo debutto alla regia, Di Capua incita quindi a una riflessione sulla nostra relazione con il consumo e sull’importanza di un’autenticità personale che vada oltre le convenzioni superficiali della modernità.

Holy Shoes, al via le riprese dell’esordio alla regia di Luigi Di Capua

Holy Motors: il trailer del film

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Holy Motors: il trailer del film

Dopo la sua presentazione all’ultimo Festival di Cannes, ecco il trailer di Holy Motors l’ultimo film diretto da Leos Carax.

L’attore Denis Lavant interpreta Monsieur Oscar,

Holy Motors: ecco il trailer

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Holy Motors: ecco il trailer

Dal regista e sceneggiatore Leos Crax, arriva Holy Motors, un viaggio in una notte di un attore che si trasforma in nove diversi personaggi attraversando diversi generi.

Holy Motors recensione

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Holy Motors recensione

holy motors 2 Holy Motors racconta la giornata di Oscar, un uomo che per lavoro cambia continuamente identità. Trasportato nei vari angoli di Parigi a bordo di una limousine-camerino dell’autista e segretaria Celine, il protagonista è ora un imprenditore e padre di famiglia, ora un modello per la motion capture, un killer, un vorace barbone guercio, un anziano morente, un suonatore.

Holy Motors è un lavoro enigmatico e sperimentale, orgogliosamente lontano al cinema tradizionale ma non per questo noioso o fastidiosamente aristocratico. Una performance di quasi due ore in cui il protagonista Oscar (interpretato da Dennis Lavant, attore feticcio di Leos Carax), per lavoro, cambia di continuo identità. Teatro della martellante metamorfosi è Parigi, attraversata a bordo di una limousine-camerino guidata Celine, fedele segretaria e autista di Oscar.

Holy Motors è un piacevole delirio che parla come un sogno, o come un incubo. Lo spettatore ha tutto il diritto di aspettarsi una rivelazione “razionale” che spieghi  l’enigma, ricomponga, motivi la processione parigina di Oscar. Attesa vana, perché una risposta in tal senso, dal film, non arriva. Inutile indagare sul piano della “storia”, perché la partita del significato si gioca a un diverso livello. Holy Motors è un trattatello sul cinema – come arte, come industria – sulla finzione, sulla fruizione, sul guardare. Così raffinato e puro dal mandare in tilt i tanti e troppi fan del metacinema a ogni costo, che si emozionano al primo monitor inquadrato.

Holy motorsL’esibizione della macchina cinema è chiara sin dall’incipit, un meta-monolite (e sequenza meno riuscita, perché banale, anche se affascinante): il regista Carax si risveglia in una squallida stanza d’albergo; trova in una parete una magica porta che lo conduce in una grande sala cinematografica. La luce del proiettore è abbagliante, colta in tutto il suo potere generatore. La sala è gremita, rischiarata dai lampi dello schermo, solcata da un molosso ciondolante e posticcio.

Ma Oscar, per chi lavora? Come detto, non arriva un biondo angelo della razionalità a spiegarci per quale criminosa e perversa società il protagonista agisca. Il committente è lo spettatore, la sua voglia di vedere. Di vedere morte, sesso, videogiochi, musical, addii, follie cannibali e florofaghe. Chi guarda subisce un’escursione tra generi, immagini e suoni articolata con una visionarietà tale che è davvero difficile credere che quanto scorre sullo schermo sia cosa e cinema – anche di quello che dice di sé – di questo mondo.

Obbligatorio lasciarsi trasportare da Holy Motors, grande e indomabile film.

Holmes and Watson: Will Ferrell e John C. Reilly nel primo trailer ufficiale

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Sony Pictures ha finalmente diffuso il primo trailer ufficiale di Holmes and Watson, ennesima rilettura dei personaggi letterari creati da Arthur Conan Doyle che vedrà protagonisti Will Ferrell e John C. Reilly.

La regia del film è firmata da Etan Cohen, che aveva già lavorato con Ferrell sul set della commedia Duri si Diventa del 2015, mentre l’uscita nelle sale americane è fissata per Natale 2018. Nel cast figurano anche Rebecca Hall, Ralph Fiennes, Kelly Macdonald, Lauren Lapkus, Hugh Laurie, Noah Jupe, Pam Ferris, Bella Ramsey, Rob Brydon e Bronson Webb.

 

La trama di Holmes and Watson

In Holmes and Watson vedremo in azione il celebre duo di investigatori dopo la scoperta di un cadavere ritrovato nella residenza reale di Buckingham Palace. L’omicidio però è accompagnato dall’avvertimento di un misterioso personaggio che risponde al nome di Moriarty: i due avranno infatti quattro giorni per risolvere il caso, o la Regina morirà. Il problema è che Watson ha da tempo un debole per sua Maestà Vittoria…

Vi ricordiamo che è in programma un’altra pellicola su Sherlock Holmes, ovvero il terzo capitolo del franchise con Robert Downey Jr. e Jude Law, la cui uscita è fissata al 25 Dicembre 2020. Non è ancora chiaro se Guy Ritchie, regista dei primi due titoli (Sherlock Holmes, 2009 e Sherlock Holmes: Gioco di Ombre, 2011) siederà nuovamente al timone del progetto o se la produzione sceglierà un altro nome per dirigere il film. Di sicuro, per ora, c’è solo il nome di Chris Brancato (Hannibal), che si occuperà della sceneggiatura.

Circa un mese fa era stato lo stesso Downey Jr. a confessare il desiderio di vestire ancora i panni dell’investigatore in un’intervista: “Attualmente sto lavorando con Joe Roth, che è il produttore di The Voyage of Doctor Dolittle, stiamo pensando a un nuovo Sherlock Holmes e sviluppando Perry Mason per la HBO. E ovviamente voglio ancora fare Pinocchio […] Ho un milione di idee in testa per il film, ma devo essere onesto: ho girato Avengers 3 e 4 uno dopo l’altro e ora sto lavorando a Dolittle”, ha commentato Downey Jr. “Quando lo avrò finito, se sentite che non mi sto prendendo una pausa chiamatemi e datemi del folle.

Holmes and Watson: due nuovi ingressi importanti nel cast

Era dall’estate scorsa che non avevamo novità rilevanti su Holmes and Watson, che vedrà il duo comico Will Ferrell e John C. Reilly ricongiungersi per la terza volta.

Sulla base del solo cast, il film sembra preannunciarsi come molto interessante. A maggior ragione con gli ultimi due innesti. Il candidato all’Oscar Ralph Fiennes, che ha abbagliato il pubblico con diverse performance, dal franchise Harry Potter e James Bond e il recente lavoro alla voce nel film animato Kubo. L’altra novità è  il due volte vincitore del Golden Globe Hugh Laurie (House). Al momento si sa solo che i due dovrebbero ottenere dei ruoli chiave nel film, ma ancora non si sa esattamente chi interpreteranno.

La sceneggiatura e la regia sono state affidate a Etan Cohen, già regista di Men in Black 3.

La forza del progetto sarà nell’inedito taglio dato ai personaggi di Conan Doyle. Di fronte alla strada “filologica ma un po’ rock” di Guy Ritchie e quella moderna della BBC, Will Ferrell scegli chiaramente il linguaggio che conosce meglio, quello della commedia.

Fonte: SR