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Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo: il corto animato Apple disponibile su Apple TV+

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Il cortometraggio animato Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo, basato sull’amato e pluripremiato libro di Charlie Mackesy, è ora disponibile per la visione in anteprima stampa.
Con le voci di Tom Hollander, Idris Elba, Gabriel Byrne e Jude Coward Nicoll, il film debutterà su Apple TV+ il giorno di Natale. Una storia di gentilezza, amicizia, coraggio e speranza per gli spettatori di tutte le età in un commovente film d’animazione, basato sul libro di Charlie Mackesy. “Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo” è un viaggio toccante e sentito che segue l’improbabile amicizia tra un bambino, una talpa, una volpe e un cavallo che viaggiano insieme alla ricerca della casa del ragazzo.

Con le illustrazioni del celebre autore Charlie Mackesy, animate da bellissimi disegnati a colori fatti a mano, ha come voce dei protagonisti il vincitore del BAFTA Award Tom Hollander (“The Night Manager”) nei panni della Talpa, il vincitore del Golden Globe e del SAG Award Idris Elba (“Luther”) nei panni della Volpe, il vincitore del Golden Globe Gabriel Byrne (“All Things Bright and Beautiful”) in quelli del Cavallo e l’esordiente Jude Coward Nicoll in quelli del Bambino.

Matthew Freud presenta un film di Charlie Mackesy, prodotto dalla vincitrice dell’Emmy e candidata all’Oscar Cara Speller (“Love, Death & Robots”, “Pear Cider and Cigarettes”, “Rocket & Groot”) di NoneMore Productions e dal vincitore dell’Emmy JJ Abrams e Hannah Minghella della Bad Robot Productions. Diretto da Peter Baynton (“The Tiger Who Came To Tea”) e Charlie Mackesy, il film è un adattamento del libro originale in collaborazione con Jon Croker (“Paddington 2”) ed è prodotto da Jony Ive e dal candidato all’Oscar Woody Harrelson (“Tre manifesti a Ebbing, Missouri”). Colonna sonora originale del compositore Isobel Waller-Bridge, eseguita dalla BBC Concert Orchestra e diretta da Geoff Alexander.

Il bambino nascosto: trailer del film con Silvio Orlando

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Il bambino nascosto: trailer del film con Silvio Orlando

01 Distribution ha diffuso oggi il trailer ufficiale de Il bambino nascosto, il nuovo film del regista Roberto Andò con Silvio Orlando e Giuseppe Pirozzi, dal 4 novembre al cinema. Nel cast anche Roberto Herlitzka, Lino Musella, Francesco Di Leva, Enzo Casertano

Ne Il bambino nascosto Gabriele Santoro vive in un quartiere popolare di Napoli ed è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba, il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia. In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua nel suo appartamento e vi si nasconde. “Il maestro”– così lo chiamano nel quartiere – se ne accorgerà solo a tarda sera. Quando accade, riconoscerà nell’intruso, Ciro, un bambino che abita con i genitori e con i fratelli nell’attico del suo stesso palazzo. Interrogato sul perché della sua fuga Ciro non parla. Nonostante questo, il maestro, d’istinto, decide di nasconderlo in casa, ingaggiando una singolare, e tenace, sfida ai nemici di Ciro. Scoprirà presto che il bambino è figlio di un camorrista e che, come accade a chi ha dovuto negare presto la propria infanzia, Ciro ignora l’alfabeto dei sentimenti.  Silenzioso, colto, solitario, il maestro di pianoforte è uomo di passioni nascoste, segrete. Toccherà a lui lo svezzamento affettivo di questo bambino che si è sottratto a un destino già scritto. Una partita rischiosa in cui, dopo una iniziale esitazione, Gabriele Santoro si getta senza freni.

Il bambino nascosto: intervista ai protagonisti del film di Roberto Andò

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Ecco la nostra intervista al regista Roberto Andò e ai suoi attori protagonisti, Silvio Orlando, Giuseppe Pirozzi e Lino Musella, per Il bambino nascosto, il film che ha chiuso, Fuori Concorso, la 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Il bambino nascosto, la trama

Ne Il bambino nascosto Gabriele Santoro vive in un quartiere popolare di Napoli ed è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba, il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia. In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua nel suo appartamento e vi si nasconde. “Il maestro”– così lo chiamano nel quartiere – se ne accorgerà solo a tarda sera. Quando accade, riconoscerà nell’intruso, Ciro, un bambino che abita con i genitori e con i fratelli nell’attico del suo stesso palazzo. Interrogato sul perché della sua fuga Ciro non parla. Nonostante questo, il maestro, d’istinto, decide di nasconderlo in casa, ingaggiando una singolare, e tenace, sfida ai nemici di Ciro. Scoprirà presto che il bambino è figlio di un camorrista e che, come accade a chi ha dovuto negare presto la propria infanzia, Ciro ignora l’alfabeto dei sentimenti.  Silenzioso, colto, solitario, il maestro di pianoforte è uomo di passioni nascoste, segrete. Toccherà a lui lo svezzamento affettivo di questo bambino che si è sottratto a un destino già scritto. Una partita rischiosa in cui, dopo una iniziale esitazione, Gabriele Santoro si getta senza freni.

Il bambino nascosto, la recensione

Il bambino nascosto: dal cast alle differenze con il libro, tutto quello che c’è da sapere

Roberto Andò è uno di quei registi che negli ultimi anni ha regalato al cinema italiano film in grado di suscitare domande e riflessioni, spesso attraverso l’utilizzo di generi diversi. Da Viva la libertà a Le confessioni, da Una storia senza nome e fino al recente successo di La stranezza, incentrato su un particolare momento della vita di Luigi Pirandello. Proprio prima di quest’ultimo, Andò ha realizzato Il bambino nascosto, un film che è invece una denuncia degli ambienti criminali dove i bambini perdono, prima che la vita, la loro infanzia e la capacità di provare emozioni. Presentato Fuori Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, si tratta dunque di un film dal forte valore sociale.

Si tratta però di un film che non calca la mano sulla difficoltà del contesto in cui si muovono i protagonisti, ma che predilige piuttosto la bontà delle loro azioni e del loro riscoprire la propria umanità attraverso il rapporto instaurato. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori, ma anche al libro da cui è tratto e alle storie vere a cui si ispira. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Il bambino nascosto Silvio Orlando

La trama e il cast di Il bambino nascosto

Protagonista del film è Gabriele Santoro, residente in un quartiere popolare di Napoli ed titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella. Per lui tutto cambia quando una mattina un bambino di dieci anni si intrufola nel suo appartamento e vi si nasconde. Quando Gabriele se ne accorge si rende conto di conoscerlo: è Ciro, che abita con i genitori e i fratelli in quello stesso palazzo. Pur non riuscendo ad ottenere spiegazioni da lui riguardo quella sua fuga, Gabriele capisce di doverlo tenere nascosto con sé, al sicuro da qualcosa oltre la sua porta che potrebbe minacciare la sua giovane vita. Piano piano, mentre cerca di insegnargli cosa sono i sentimenti, il professore scoprirà di più sulla tragica storia di quel bambino.

Ad interpretare il protagonista, il professore Gabriele Santoro, vi è l’attore Silvio Orlando, mentre il giovane Giuseppe Pirozzi è il bambino nascosto del titolo, Ciro. Accanto a loro recitano poi Lino Musella nel ruolo di Diego e Imma Villa in quello di Angela Acerno. Salvatore Striano è Carmine Acerno, mentre Gianfelice Imparato è Renato Santoro. Fanno poi parte del cast anche Francesco Di Leva nei panni di Biagio e Claudio Di Palma in quelli di Antonio Alajmo. Alfonso Postiglione è Alfonso De Vivo e Sergio Basile interpreta Vincenzo Mezzera. Il noto attore Roberto Herlitzka, infine, dà volto a Massimo Santoro.

Le differenze con il libro da cui è tratto e la spiegazione del finale

Nell’adattare il proprio romanzo omonimo, Andò ha fatto in modo di mantenersi particolarmente fedele ad esso, tagliando solo aspetti ritenuti superflui o difficilmente adattabili per il grande schermo. Il romanzo, come dichiarato dal regista, permette infatti di entrare nella mente dei personaggi mentre il film ha la capacità di raccontare visivamente lo spazio, elemento fondamentale del racconto di Il bambino nascosto. Raccontando di una “prigionia”, con una vicenda che si svolge quasi del tutto all’interno dell’appartamento del protagonista, il regista ha dunque potuto esaltare tale situazione grazie alle immagini.

Una cosa su cui però il regista ha scelto di discostarsi dal libro è il finale. Rispetto al romanzo, dove la risoluzione del racconto appare più chiara e definita, per il film Andò ha scelto di affidarsi ad una maggiore sospensione della vicenda, lasciando intuire in che modo si concludono determinate vicende ma non svelando in che modo esse influenzeranno il futuro dei vari personaggi. Così facendo, si è dunque donato al film un finale più “aperto”, che spinge lo spettatore a riflettere sui temi del legame famigliari di sangue e sulla famiglia che invece ci scegliamo e attraverso la quale è possibile riscoprire la bellezza della vita, sfuggendo ad un destino che appariva già segnato.

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Il bambino nascosto è tratto da una storia vera?

Come dichiarato dal regista, la vicenda narrata in Il bambino nascosto non è direttamente tratta da una storia vera, ma è possibile immaginare che nel concepire questo racconto Andò si sia basato sui tanti casi di infanzia negata legati agli ambienti camorristi e mafiosi. Il contesto riproposto tanto dal libro quanto dal film fa infatti ovvi riferimenti a situazioni che idealmente si verificano – purtroppo – nella realtà. A partire da qui, però, i personaggi di questa storia sono frutto dell’invenzione del regista, il quale attraverso di loro ha voluto dar vita ad un racconto incentrato sui temi della famiglia, dell’infanzia, della speranza e del superare le proprie paure riscoprendo l’importanza dei sentimenti.

Il trailer di Il bambino nascosto e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Il bambino nascosto grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Tim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 13 luglio alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Il bambino nascosto, recensione del film di Roberto Andò

Il bambino nascosto, recensione del film di Roberto Andò

Roberto Andò torna a Venezia per il suo Il bambino nascosto, presentato fuori concorso alla 78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Il regista viene da un’esperienza lunga quasi quanto la sua vita, che affonda le radici nel teatro, nella scrittura e, naturalmente, nella regia.

Già a metà degli anni 90 era iniziata la sua avventura con la Mostra al Lido di Venezia, dove aveva presentato  diversi documentari. Fino ad arrivare al 2018 quando porta Una storia senza nome, sempre fuori concorso. Nel corso di tutti quegli anni, si aggiudica una grande quantità di premi e candidature tra Nastri d’argento e David di Donatello. Un percorso professionale ricchissimo, dunque, quello di Andò, fatto anche di maestri e guide dai nomi altisonanti (da Leonardo Sciascia a Francesco Rosi, passando per Fellini e Harold Pinter), che contribuiscono alla sua formazione artistica, ai suoi interessi e allo stile che via via avrebbe raffinato nel tempo.

Il bambino nascosto, la storia

La storia de Il bambino nascosto è tratta da un suo stesso libro dal titolo omonimo, nel quale chiaramente ci sono tanti più dettagli di contorno rispetto al risultato finale scritto in sceneggiatura. Il film parla del professore Gabriele Santoro (Silvio Orlando) che insegna pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majella e che un giorno, dentro casa propria, si trova un giovane sugli undici anni (Giuseppe Pirozzi) che riconosce essere il figlio di una coppia che vive nel suo palazzo (Imma Villa e Sasà Striano). Il tutto è ambientato a Napoli, in un quartiere popolare, in cui il maestro Santoro – così è come viene chiamato in zona – abita da diverso tempo, nonostante potrebbe permettersi di vivere in zone ben più ricche, ma al regista è proprio questo che vuole combinare.

La soddisfazione nel far confluire insieme mondi così tanto diversi è il flusso primario della corrente del film. Il desiderio di Andò è quello di mettere in scena due correnti dall’impeto opposto che si scontrano, ma che scatenano l’apertura verso la libertà, proprio quella che per vie legali non è ancora realizzabile a causa della mancanza di preparazione del nostro sistema giuridico.

Il bambino nascosto castIl piccolo e sfrontato Ciro, così si chiama il giovinetto che irrompe nella vita del professor Santoro, è dovuto fuggire dalla sua stessa famiglia a causa di una situazione non chiara, ma evidentemente molto grave, che ha combinato con un suo amichetto, e che ha scatenato le ire della Camorra.

Il bambino non ha protezione, se dovesse ritornare a casa sa che potrebbe essere ucciso, nonostante la sua sia ancora un’età in cui di morte e sparatorie non se ne dovrebbe capire nulla. Eppure tant’è. Il maestro è chiuso, intimidito, al limite dell’asociale. Ma forse è questa l’occasione che la sua personalità ripiegata in sé stava giusto aspettando per uscire all’aria aperta.

Un incontro tra due solitudini

Roberto Andò si appoggia completamente all’insolita coppia di attori nella strutturazione del progressivo sviluppo della storia. E sarebbe l’ideale in base a come l’idea originale è stata pensata, al modo in cui la trama viene tessuta su carta, nella scrittura del film. È evidente l’intento del regista-scrittore, così come dell’ausilio dello sceneggiatore Franco Marcoaldi: l’incontro dell’intellettuale un po’ burbero, reso legnoso dalla vita solitaria, si schiude davanti alla semplicità sfacciata e vitale del piccolo Ciro, finché l’uno salva l’altro.

Il problema è solo che la chimica e la sintonia interpretativa non sono così immediate e, tra l’altro, traspaiono da così tanti elementi che è praticamente impossibile recitarle, anche se parrebbe un paradosso.

Silvio Orlando e il giovane Giuseppe Pirozzi portano loro stessi e le loro reali fragilità davanti alla macchina da presa, e il gioco risulta efficace fintanto che è funzionale all’impaccio della prima parte del racconto. Ma quando si arriva al nocciolo della questione, la relazione vacilla e rimane la poca armonia. Per quanto sia innegabile la buona intenzione dell’autore.

Il bambino di cristallo: recensione del film di Jon Gunn

Il bambino di cristallo: recensione del film di Jon Gunn

La diversità non è mai un’etichetta. Nonostante nel nostro tessuto sociale si consideri un marchio indelebile che ci relega ai margini, chi è diverso, guarda caso, costituisce sempre una fonte di insegnamento per chi si ritiene, nel nostro mondo, normale. Questa è la riflessione a cui vuole spingerci Jon Gunn con il suo Il bambino di cristallo, pellicola ispirata alla vera storia di Austin LeRette, giovane autistico affetto da una rara patologia ossea, e basata sul libro autobiografico The Unbreakable Boy: A Father’s Fear, a Son’s Courage, and a Story of Unconditional Love, scritto da Scott Michael LeRette – padre del ragazzo – e Susy Flory. Nel cast figurano Zachary Levi e e Meghann Fahy nei panni dei genitori, e il bravo Jacob Laval nelle vesti di Austion. Il film arriva nelle sale dal 27 marzo, distribuito da Notorious Pictures.

Il bambino di cristallo, la trama

Austin è un bambino nato con l’osteogenesi imperfetta, una condizione ereditaria che rende le sue ossa estremamente fragili. Infatti, mentre gli altri bambini giocano liberamente, lui deve costantemente fare attenzione, ma nonostante le limitazioni fisiche, cresce con una gioia di vivere che contagia chi gli sta intorno. I suoi comportamenti, che alle volte risultano essere atipici, portano però i genitori, Scott e Teresa, a scoprire un’altra verità: Austin è autistico.

Per il padre, questo, è un colpo duro: nonostante tutto l’amore, non riesce davvero a comprendere il mondo interiore di suo figlio. Le preoccupazioni per la condizione di Austin si intrecciano così alla sua lotta contro l’alcolismo, in un circolo vizioso che sembra senza via d’uscita. Ma sarà proprio Austin – con la sua felicità autentica e quel modo speciale di vedere la vita che Scott inizialmente non afferrava – a tendergli la mano senza volerlo, mostrandogli la strada per risollevarsi.

Il bambino di cristallo film
© Notorious Pictures.

Quando la malattia diventa fonte d’ispirazione

Prima di quest’opera, il cinema aveva già esplorato le sfumature dell’autismo. Basti pensare a Miracle Run o Temple Grandin, che avevano collocato al centro della narrazione la determinazione e il coraggio dei protagonisti nel perseguire un’esistenza ricca e serena, senza compromessi. Una lezione di vita che trova ulteriore conferma ne Il bambino di cristallo, il cui nucleo è l’ottimismo e la gratificazione che è possibile ottenere a dispetto della propria condizione fisica. Austin, infatti, oltre a rientrare nello spettro autistico, soffre di osteogenesi imperfetta, una malattia che rende le ossa estremamente fragili. Basta un banale incidente, e queste si frantumano come fossero, per l’appunto, cristallo. Nonostante una situazione che lo costringe fin dall’infanzia a rinunciare alle attività tipiche dei suoi coetanei, come saltare e correre, il bambino cresce con un’indole radiosa, senza fardelli interiori, e con lo sguardo colmo di stupore e meraviglia, elementi che scopriamo essere esaltati proprio dal suo autismo.

Se per Austin la sua condizione rappresenta perciò un impulso verso un universo ricco di fantasia, sogni e felicità – quasi fungesse da filtro per attenuare la cruda realtà – per il padre Scott diventa un’occasione di crescita. Un genitore che inizialmente fatica a decifrare il figlio, e che porta sulle spalle il peso di una serie di problematiche tra cui l’alcolismo, si trasforma nel primo “discepolo” del proprio bambino, il quale gli mostra il valore della gioia e delle piccole cose, spalancandogli inoltre le porte del suo mondo immaginifico.

Austin e l’autismo: una lezione di vita

Il bambino di cristallo si erge così a insegnamento universale, esortandoci a reagire alle avversità, perché chi si trova in una condizione apparentemente svantaggiata diventa, in realtà, fonte d’ispirazione e meraviglia, proprio in virtù della sua capacità di essere ciò che una persona ordinaria non è.

E il merito è senza dubbio di una sceneggiatura ben calibrata, ritmata, che affida direttamente ad Austin, attraverso una voce fuori campo persistente accompagnata da illustrazioni e animazioni vivaci, il compito di trasmettere allo spettatore la sua prospettiva, guidandolo verso una piena comprensione del suo punto di vista. Ci ritroviamo così ad ampliare i nostri orizzonti sulla quotidianità e sul modo in cui dovremmo affrontare il nostro percorso. Perché le difficoltà e le sofferenze esistono, ma spetta a noi scegliere come affrontarli e superarli. E forse, il nostro mentore, è proprio colui dal quale presumiamo di non poter apprendere nulla. E invece ci indica come vivere in pace.

Il bambino con il pigiama a righe: il film è basato su una storia vera?

Tratto dall’omonimo romanzo di John Boyne del 2006 e diretto da , il film Il bambino con il pigiama a righe porta lo spettatore a confrontarsi una storia di gioventù e innocenza in un periodo storico di violenza e divisione di massa. Un film che si inserisce all’interno del lungo elenco di opere dedicate al tema dell’olocausto e dei campi di concentramento, accanto a grandi capolavori come Schindler’s List e il recente La zona d’interesse. Uscito nel 2008, il film di Herman suscito grande interesse, in particolare per via del suo trattare i temi succitati attraverso lo sguardo innocente di due bambini.

Il film è stato dunque mostrato anche ai più giovani per spiegare cos’è stato quel periodo storico, portando però a credere che quella narrata sia una storia vera. In questo articolo, approfondiamo proprio questo aspetto, andando ad esplorare la vera storia dietro Il bambino con il pigiama a righe. Proseguendo qui nella lettura sarà dunque possibile saperne di più a riguardo. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Il bambino con il pigiama a righe

Il film Il bambino con il pigiama a righe segue Bruno (Asa Butterfield), un bambino tedesco di 8 anni il cui padre (David Thewlis) è un nazista e trasferisce lui e la sua famiglia vicino ad Auschwitz, un campo di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale. Lì Bruno incontra Shmuel (Jack Scanlon), un bambino ebreo della stessa età tenuto prigioniero nel campo di concentramento. I due ragazzi diventano amici, nonostante la recinzione di filo spinato che li separa, e rimangono ignari della guerra genocida che si sta svolgendo intorno a loro, fino a quando non prenderanno decisioni che cambieranno per sempre la loro vita.

Jack Scanlon in Il bambino con il pigiama a righe
Jack Scanlon in Il bambino con il pigiama a righe © 2008 – Miramax. – All Rights Reserved

Il bambino con il pigiama a righe è basato su una storia vera?

Nonostante l’ambientazione storica, sia il film che il romanzo sono opere di fantasia. Infatti, mentre alcuni lodano la storia come un racconto di moralità che contemporaneamente introduce i bambini al tema dell’Olocausto, altri hanno criticato il modo in cui la storia è stata comunemente usata nelle classi per insegnare agli studenti l’Olocausto, poiché molti studenti sono caduti nell’equivoco di pensare che sia basata su una storia vera. Tuttavia, è importante riconoscere che questo – fatta eccezione per il contesto e determinati elementi – è un racconto inventato, in quanto gli eventi alla base del film non sarebbero mai potuti accadere nella realtà.

Un rapporto condotto dal Centro per l’educazione all’Olocausto dell’University College di Londra, pubblicato sul Guardian nel gennaio 2022 ha osservato che gli studenti che hanno studiato la storia sono spesso giunti a conclusioni che “hanno contribuito in modo significativo a uno dei più potenti e problematici fraintendimenti di questa storia, ovvero che i ‘tedeschi comuni’ avessero poche responsabilità e fossero in gran parte ‘sottoposti a lavaggio del cervello’ o comunque del tutto ignari delle atrocità in corso”. Il personaggio di Bruno ne è un esempio. In quanto giovane tedesco, figlio di un alto ufficiale delle SS, egli sarebbe stato, per legge, un membro della Gioventù hitleriana.

Avrebbe frequentato una scuola tedesca dove gli studenti giuravano regolarmente a Hitler e dove la propaganda antisemita si infiltrava in ogni parte del programma di studi. La sua caratterizzazione nel film perpetua invece la convinzione che la maggior parte dei civili tedeschi fosse ignara di ciò che accadeva intorno a loro. In realtà, l’opinione pubblica in Germania e nell’Europa occupata era ben consapevole che gli ebrei venivano perseguitati, costretti a emigrare e infine deportati. Anche la storia di Shmuel è storicamente inesatta. Un ragazzo come lui che entrava ad Auschwitz-Birkenau, è molto probabile che al suo arrivo sarebbe stato spedito direttamente nelle camere a gas, come la maggior parte dei bambini che vi arrivavano.

Il bambino con il pigiama a righe storia vera
Asa Butterfield, Henry Kingsmill, Domonkos Németh e Zac Mattoon O’Brien in Il bambino con il pigiama a righe © 2008 – Miramax. – All Rights Reserved

Questo perché i nazisti non li consideravano utili per il lavoro forzato. Un piccolo numero di bambini fu scelto per la sperimentazione medica, ma furono comunque tenuti lontani dal campo principale. Anche se Shmuel fosse stato selezionato per i lavori forzati, non avrebbe avuto la possibilità di trascorrere la maggior parte delle sue giornate seduto alla periferia del campo. Esempi di questo genere permettono dunque di capire le differenze esistenti tra Il bambino con il pigiama a righe e la vera storia riguardante i campi di concentramento e l’Olocausto. Per quanto il film permetta di avvicinarsi a quegli eventi, non va preso come una loro precisa rappresentazione.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Il bambino con il pigiama a righe grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 18 gennaio alle ore 21:25 sul canale Rete 4.

Il bambino con il pigiama a righe è basato su una storia vera?

Il bambino con il pigiama a righe è basato su una storia vera?

Il romanzo di John Boyne Il bambino con il pigiama a righe è stato pubblicato per la prima volta nel 2006 e adattato in un film di successo due anni dopo. È un best-seller internazionale e nel 2016 ha venduto sette milioni di copie. Gli insegnanti di tutto il Regno Unito lo usano come strumento per insegnare l’Olocausto nelle lezioni di storia e di inglese.

Molte persone che hanno letto il libro o visto l’adattamento cinematografico credono che si tratti di una storia vera, basata su persone ed eventi reali. Tuttavia, è importante capire che il libro è un’opera di fantasia. Gli eventi descritti non sarebbero mai potuti accadere. In questo blog illustro alcune delle inesattezze storiche del libro e le rappresentazioni stereotipate dei personaggi principali che contribuiscono a perpetuare pericolosi miti sull’Olocausto.

Bruno

Asa Butterfield in Il bambino con il pigiama a righe (2008)

Bruno (Asa Butterfield) è il personaggio principale del libro. È un ragazzino tedesco il cui padre (David Thewlis), un nazista di alto rango, accetta un nuovo lavoro e quindi la famiglia deve trasferirsi in un nuovo posto. Bruno ha nove anni ma non sembra essere consapevole della guerra che lo circonda, di chi siano gli ebrei e nemmeno di chi sia Adolf Hitler. In quanto giovane tedesco, figlio di un alto ufficiale delle SS, Bruno avrebbe dovuto far parte, per legge, della Gioventù hitleriana. Avrebbe frequentato una scuola tedesca dove gli studenti giuravano regolarmente a Hitler e dove la propaganda antisemita si infiltrava in ogni parte del programma di studi. Ai bambini veniva insegnato che la guerra era qualcosa di cui essere orgogliosi, perché significava che la Germania sarebbe tornata a essere una grande potenza.

La caratterizzazione di Bruno perpetua la convinzione che la maggior parte dei civili tedeschi fosse ignara di ciò che accadeva intorno a loro. In realtà, l’opinione pubblica in Germania e nell’Europa occupata era ben consapevole che gli ebrei venivano perseguitati, costretti a emigrare e infine deportati. Molti sapevano anche che gli ebrei venivano uccisi. Molti tedeschi trassero profitto dall’Olocausto, in quanto le proprietà e i beni degli ebrei vennero “arianizzati”, ovvero sottratti ai proprietari ebrei per essere dati ai tedeschi “etnici”. Una minoranza di civili tedeschi si oppose all’ideologia nazista. Le autorità naziste eliminarono la resistenza al regime in modo rapido e brutale.

Shmuel

Jack Scanlon in Il bambino con il pigiama a righe (2008)

Shmuel è un giovane ebreo che Bruno incontra durante un’esplorazione nei pressi della sua nuova casa. La prima volta che si incontrano, Shmuel si trova dietro il filo spinato di un campo di concentramento. Nel corso della storia, i due ragazzi creano un’amicizia nonostante siano separati dal filo spinato.

Come pubblico impariamo molto su Bruno, che diventa un bambino reale nella nostra immaginazione. Tuttavia, Shmuel è sempre e solo rappresentato come una vittima monodimensionale. Shmuel non ha personalità o individualità, quindi il pubblico non crea un legame emotivo con lui. Ciò significa che per il lettore è più difficile entrare in empatia con Shmuel e la sua situazione.

La caratterizzazione di Shmuel ritrae le vittime ebree come passive e senza resistenza. Tuttavia, la resistenza ebraica esisteva sia all’interno che all’esterno dei campi di concentramento e di sterminio. Ad Auschwitz-Birkenau un gruppo di Sonderkommando (prigionieri ebrei costretti a svolgere il terribile lavoro di ammassare le persone nelle camere a gas e poi rimuovere i cadaveri) riuscì a far esplodere uno dei crematori e a uccidere alcune guardie. È importante che la gente capisca che gli ebrei non sono andati incontro alla morte senza cercare di salvarsi.

La storia di Shmuel è anche storicamente inaccurata. Per i lettori del libro è chiaro che il campo è probabilmente il complesso del campo di concentramento di Auschwitz, come Bruno lo chiama “Fuori-Casa”. Se un ragazzo come Shmuel fosse entrato ad Auschwitz-Birkenau, è molto probabile che al suo arrivo sarebbe stato spedito direttamente nelle camere a gas, come la maggior parte dei bambini che vi arrivavano, poiché i nazisti non li consideravano utili per il lavoro forzato. Un piccolo numero di bambini fu scelto per la sperimentazione medica, ma questi bambini furono tenuti lontani dal campo principale. Anche se Shmuel fosse stato selezionato per i lavori forzati, non avrebbe avuto la possibilità di trascorrere la maggior parte delle sue giornate seduto alla periferia del campo.

Il finale del film Il bambino con il pigiama a righe

Rupert Friend in Il bambino con il pigiama a righe (2008)

La conclusione della storia lascia molti lettori sconvolti. Bruno scava un tunnel sotto il filo spinato, striscia nel campo, poi insieme a Shmuel va alla ricerca del padre scomparso. Entrambi i ragazzi vengono coinvolti in un gruppo di prigionieri che vengono portati alla camera a gas, dove vengono tutti uccisi. Il fulcro emotivo della storia è la famiglia di Bruno e la sua angoscia nel rendersi conto di ciò che è accaduto al figlio. L’attenzione del lettore rimane sull’esperienza del comandante del campo di concentramento e di sua moglie, il cui figlio è stato ucciso in quello che viene rappresentato come un tragico incidente.

Poiché la storia si concentra sulla famiglia di Bruno, il libro non affronta la tragedia principale dell’Olocausto: il fatto che nessuna delle persone nella camera a gas avrebbe dovuto trovarsi lì. A causa del modo in cui il personaggio di Shmuel viene rappresentato nel romanzo, il suo personaggio non suscita nel lettore la stessa simpatia di Bruno. Shmuel rappresenta il milione e mezzo di bambini assassinati dal regime nazista ad Auschwitz-Birkenau, nei campi di sterminio dell’Europa occupata e nei campi di sterminio in cui milioni di civili sono stati fucilati in fosse comuni, eppure la simpatia del lettore è rivolta a un comandante di campo di concentramento nazista e alla sua famiglia.

Il bacio tra Andrew Garfield e Emma Stone

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Il bacio tra Andrew Garfield e Emma Stone

Andrew Garfield e Emma Stone sono impegnati nelle riprese di Spiderman e sul set le cose sembrano andare a meraviglia … Ecco infatti delle foto ‘spoilerose’ dei due protagonisti durante una scena romantica.

La scena, ambientata in uno stadio e girata il 4 gennaio, mostra Peter Parker (Garfield), strappa un bacio con Gwen (Stone).

clicca sulla foto per altre immagini.

Fonte: Just Jared

Il Baby Groot Figural Bank di Monogram Products

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Il Baby Groot Figural Bank di Monogram Products

L’ultimo numero di Previews Megazine ha diffuso la prima immagine in esclusiva per il pre-ordine di Baby Groot Figural Bank di Monogram Products. Il prodotto arriverà nei negozi di fumetti nella seconda parte del mese di Febbraio 2016.Healthy_Foods_Nutrition_018

L’action figure costerà circa 30 dollari negli USA.

 

IL 7 E L’8 in Tv

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IL 7 E L’8 in Tv

IL 7 E L'8Serata all’insegna della comicità made in Italy quella in programma questa sera. Infatti, il film che vi segnaliamo oggi, tra gli altri, è IL 7 E L’8 con protagonisti assoluti Ficarra e PiconeIL 7 E L’8 andrà in onda in prima serata su Canale 5.

Il 7 e l’8 è un film del 2007, diretto da Salvatore Ficarra, Valentino Picone e Giambattista Avellino e interpretato dal duo comico Ficarra e Picone. Insieme ai due comici fa il suo debutto nella pellicola Eleonora Abbagnato, prima ballerina dell’Opéra di Parigi. È stato distribuito al cinema il 16 marzo 2007. Il film ha ottenuto una nomination ai David di Donatello 2007 per il Miglior regista esordiente.

Curiosità:

  • Ficarra & Picone, lanciati dal piccolo schermo in trasmissioni cabarettistiche tipo Zelig e L’ottavo nano, dopo aver esordito al cinema nel 2002 come attori in Nati stanchi provano il grande salto di qualità passando alla regia. Girato con la collaborazione di Giambattista Avellino, il film è uscito in Italia il 16 marzo 2007. Ha incassato nel primo weekend circa € 1.323.000, e totalmente circa € 7.730.000. Quindi un buon successo di pubblico, al quale si è accompagnato anche il gradimento della critica. Il DVD è stato messo in commercio il 5 settembre 2007, mentre la colonna sonora il 13 aprile 2007.
  • l paese di San Giovanni in Calice, dove nel film si trova il convento in cui si è ritirato il vero padre di Tommaso, nella realtà non esiste, poiché si identifica con San Giovanni in Fiore in Calabria, che corrisponde alla collocazione geografica indicata da Eleonora; ma le vere scene sono state girate nel Borgo medievale di Santa Lucia del Mela (ME), in Sicilia.
  • Nel film compare Cristina Parodi in un cameo.

Il 5 Dicembre ritorna al cinema Ritorno al futuro!

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Il 5 Dicembre ritorna al cinema Ritorno al futuro!

Il 5 dicembre tornerà sul grande schermo Ritorno al futuro, il primo episodio della saga cult diretta da Zemeckis. L’evento è organizzato da Nexo Digital

Il 25 giugno è la giornata mondiale dei Puffi!

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Sabato 25 giugno sarà la giornata mondiale dei Puffi. In omaggio al creatore dei piccoli omini blu, Pierre Culliford in arte Peyo (25 giugno 1928 – 24 dicembre 1992) e in occasione dell’anniversario della sua nascita , Columbia Pictures e Sony Pictures coordineranno un evento di proporzioni mondiali che vedrà coinvolte migliaia di persone, invitate a travestirsi da puffo nel tentativo di superare un divertente record da Guinness dei Primati: oltre 2510 puffi in giro per il mondo nell’arco di 24 ore. L’evento interesserà città come Bruxelles, Atene, L’Aia, Dublino, Città del Messico, Panama, Varsavia, Mosca, Johannesburg, New York e Londra, coinvolgendo anche Francia, Svizzera, Islanda, Danimarca ed in particolare la Spagna con Júzcar, uno dei più famosi villaggi bianchi della provincia di Malaga in Andalusia, completamente ridipinto di blu.

La giornata mondiale dei Puffi precederà l’uscita del loro nuovo film in 3D che sarà nelle sale il prossimo 16 settembre, diretto da Raja Gosnell e distribuito da Warner Bros. Pictures Italia. In questa nuova avventura, i Puffi – fuggendo dal loro villaggio inseguiti dal perfido stregone Gargamella – si troveranno catapultati al Central Park di New York, dove faranno di tutto per sfuggire alle grinfie del loro storico nemico.

Marc Weinstock, Presidente del Marketing Internazionale di Sony Pictures, spiega: “Sono pochi i personaggi ad esser diventati icone e tra questi i Puffi. È da più di 50 anni che, attraverso generazioni, i Puffi fanno parte dalla cultura popolare. La creazione di Peyo è qualcosa di inossidabile e questo giorno vuole proprio celebrare tutto ciò in occasione della sua data di nascita”.

Il 2023 delle Fiction RAI

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Il 2023 delle Fiction RAI

Il 2023 è stato un anno che ha consolidato ancora una volta il grande successo e la fidelizzazione per la fiction Rai. I numeri ottenuti confermano il primato sia nell’offerta generalista, con la top ten per ascolto medio occupata solo da titoli Rai, sia nel consumo on line sulla piattaforma Rai Play.

Risultati raggiunti grazie a un’equazione virtuosa tra quantità e qualità del prodotto. È su questa base, infatti, che i telespettatori hanno ribadito il patto di fiducia con il grande racconto popolare del servizio pubblico, capace di restituire la ricchezza e la complessità di un Paese e di interpretarne i problemi, le attese, i valori profondi e le contraddizioni sempre con il coraggio fiducioso e positivo verso il domani.

Sul fronte degli ascolti lineari, la seconda stagione di “Le indagini di Lolita Lobosco” si conferma il titolo più visto con una media di ascolto di oltre 5.292.000 telespettatori e 28.6% di share. Seguono “Fiori sopra l’inferno” (4.767.000 di telespettatori e 25% di share) e la terza stagione di “Imma Tataranni – Sostituto procuratore” (4.483.000 telespettatori e 26,4% di share).

Ai brillanti dati del prime time si aggiungono quelli della fascia pomeridiana, il cui presidio viene mantenuto grazie alla serie daily “Il Paradiso delle Signore“, che ha ottenuto un ascolto medio di oltre 1.7 milioni di telespettatori e il 19.7% di share.   Anche sulla piattaforma Rai Play, la fiction è il genere più visto. “Mare fuori 3” si colloca in prima posizione con oltre 72 milioni ore di Tempo Totale Speso. La serie, che ha ottenuto una Total Audience di oltre 6 milioni di ascoltatori, si è contraddistinta anche per lo straordinario primato sul VOD a 28 giorni con 4.099.000 ascoltatori medi.

Il 2023 degli incassi al cinema in Italia, +62% incassi e +59% presenze

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In un mercato post-pandemico tornato per il primo anno alla normalità i cinema hanno registrato nel 2023 un incasso complessivo di circa 495 milioni di € per un numero di presenze pari a circa 70.5 milioni di biglietti venduti.

Si tratta di un risultato superiore al 2022 (+62% incassi e +59% presenze) e di un decremento del 16% degli incassi e del 23% delle presenze circa rispetto alla media del triennio 2017-2019. Un recupero importante visto che al 31/12 del 2022 la differenza negativa con la media pre-pandemica era del 48% in incassi e del 51% in biglietti venduti.
Da sottolineare il fondamentale recupero nella stagione estiva, tradizionalmente considerata quella più debole dal punto di vista dei risultati: da maggio ad agosto, grazie all’importante offerta e anche alle attività di comunicazione e promozione realizzate, il periodo ha registrato ininterrottamente valori superiori al triennio 2017-2019 permettendo al secondo quadrimestre di segnare il miglior risultato di sempre al box office in termini di incasso. Nel complesso l’anno ha registrato 5 mesi su 12 con valori superiori ai dati pre-pandemici.

Di nuovo significativa, più in generale, la produzione italiana grazie al film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi e a diversi altri risultati conseguiti, che torna ad avvicinarsi ai valori dello scorso decennio. Le produzioni italiane, incluse le co-produzioni, hanno registrato un incasso di oltre 120 milioni di € per un numero di ingressi pari a circa 18 milioni di biglietti venduti ed una quota sul totale delle presenze di circa il 26%. Si tratta di un valore non solo superiore alla media del triennio 2017-2019 (21%) ma vicino alla media dell’intero decennio 2010-2019 (26,9%). Nella Top3 dei film di produzione italiana, oltre al film di Paola Cortellesi ci sono anche “Me contro Te Il Film – Missione giungla” (4.8 milioni di € d’incasso) e “Tre di troppo” (4.7 milioni di € d’incasso).

I tre film che in generale hanno registrato il migliore risultato di incasso al box office sono stati “C’è ancora domani” (quasi 33 milioni di € d’incasso), “Barbie” (32.1 milioni di € d’incasso) e “Oppenheimer” (27.9 milioni di € d’incasso). I dati e le analisi complete verranno diffuse e commentate nel corso della conferenza stampa “2023: che spettacolo di Cinema!” che si terrà il prossimo 10 GENNAIO 2024 alle ore 11.00 presso il Cinema Barberini (sala 5) – Piazza Barberini 24/26, Roma.

Di seguito la TOP 10 degli incassi nella stagione cinematografica

  1. C’è ancora domani, incasso: €32.959.528, presenze 4.839.820;
  2. Oppenheimer, incasso: € 27.990.461, presenze 3.748.968;
  3. Barbieincasso: € 12.921.737, presenze 1.822.896;
  4. Wonka, incasso: € 9.919.659, presenze 1.319.090;
  5. Assassinio a Venezia, incasso: € 8.675.124, presenze 1.459.057;
  6. Napoleon, incasso: € 7.775.616, presenze 1.040.796;
  7. The Nun 2, incasso: € 6.634.401, presenze 960.620;
  8. Hunger Games – La ballata dell’usignolo … incasso: € 5.579.200, presenze736.746;
  9. Five Nights at Freddy’s, incasso: € 5.350.205, presenze 673.476;
  10. Shark 2 – L’Abisso, incasso: € 5.287.858, presenze 687.817;

Il 2013 visto da Mario Zucca

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ShortList ha pubblicato un disegno di Mario Zucca che rappresenta quest’anno in termini di cinema, attività videoludica, televisione e eventi sportivi che hanno caratterizzato i 12 mesi del 2013.

Ecco l’immagine:

2013-small

Per visualizzare l’immagine ingrandita clicca qui

L’illustrazione comprende non solo i grandi eventi cinematografici dell’anno, ma anche il meglio che la tv ha offerto ai telespettatori e anche eventi di spettacolo, musica e sport, compresi i lutti che hanno colpito il mondo della star, mai come questa fine d’anno numerosi.

E così tra la folla di disegnini si può vedere Miley Cyrus alla sua scandalosa performance agli MTv WMA, l’addio di Breaking Bad, soppiantato da House of Cards, quello di How I Met Your Mother che dice ciao con la sua nona stagione mentre saluta l’arrivo di The Orange is the New Black. E ancora lo spazio HBO con i protagonisti di Game of Thrones, un piccolo Papa Francesco che saluta con la manina sorridendo, insieme alle novità videoludiche come GTA V e le innovazioni nel campo della tecnologia (iPhone 5, Galaxy S4 ecc.). Presente in maniera massiccia il mondo del cinema: Pacific Rim, Man of Steel, Gravity, Star Trek, Planes, Hunger Games, Iron Man e tanti altri, oltre alla ‘corona’ del disegno, formata dai volti degli illustri defunti di quest’anno: Roger Ebert, James Gandolfini, Nelson Mandela, Corey Monteith, Lou Reed, Edna Caprapall, Paul Walker (il disegno è stato ultimato chiaramente prima di domenica scorsa, quando è arrivata la notizia della morte di Peter O’Toole).

Il 2012 in casa Warner

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Il 2012 in casa Warner

Da Jonathan Safram Foer a Francis Scott Fitzgerald: si può sintetizzare così il 2012 della Warner Bros, che in questi giorni ha pubblicato un primo calendario con le uscite (americane) più importanti dell’anno che sta per cominciare. Ad aprire le danze sarà il musical Joyful Noise, il 13 gennaio; una settimana dopo sarà la volta di Molto forte, incredibilmente vicino, adattamento dell’omonimo romanzo di Safram Foer con Tom Hanks e Sandra Bullock (uscita prevista in Italia: 17 febbraio).

La primavera sarà aperta da Wrath of the Titans, seguito a breve da Bullet to the Head con Stallone. Maggio sarà il mese di Dark Shadows, il nuovo film di Tim Burton con l’immancabile Johnny Depp, Helena Bonham Carter e Michelle Pfeiffer, mentre giugno si aprirà con Rock of Ages (con Tom Cruise nel ruolo del cantante di una band hard rock degli anni ’80) e chiuso col ‘botto’ di The Dark Night Rises, terzo capitolo della saga batmaniana dell’accoppiata Christopher Nolan – Christian Bale. Agosto ‘soprannaturale’ con The Apparition, mentre in ottobre sbarcherà sugli schermi la banda di gangster composta di   Sean Penn che affronterà i poliziotti Josh Brolin e Ryan Gosling. Le festività di fine anno saranno anticipate dall’Hobbitt di Peter Jackson (15 dicembre), mentre proprio per il giorno di Natale è prevista l’uscita del Grande Gatsby di Baz Luhrmann con Leonardo Di Caprio e Tobey Maguire.

Fonte: Comingsoon.Net

Il 20 Dicembre al cinema La regola del silenzio di Robert Redford

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Il film di Robert Redford La regola del silenzio (The company you keep) uscirà al cinema il 20 Dicembre distribuito da 01 distribution. Tra gli interpreti della pellicola, oltre allo stesso regista,

Il ‘lunatico’ Steve Carell

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Mentre non è ancora confermato definitivamente il suo ‘cameo’ nel film che Kathryn Bigelow dedicherà alla caccia a Osama Bin Laden, Steve Carell si rilancia nella commedia con “Lunatics”, prodotto dalla Universal. Il film, ambientato nel mondo del calcio, vedrà due genitori di campioni in erba dare vita a una faida che uscirà ben presto dall’ambito famigliare per assumere addirittura conseguenze globali.

Carell, che co-produrrà il film, reciterà il ruolo di Philip Horkman, il gestore di un negozio di animali che nei fine settimana svolge il ruolo di arbitro nei match tra squadre di ragazzini; nel corso di una di queste partite si scontrerà con il padre di uno di loro e da cui prenderà il via lo scontro… Il film è tratto  che da un racconto di Dave Barry e Alan Zweibel: il primo ha già lavorato nel mondo del cinema (“Big Trouble – Una valigia piena di guai” di Benny Sonnenfeld del 2002, con Tim Allen e Renè Russo), mentre Zweibel è un veterano del “Saturday Night Live”, che attualmente lavora su “Curb Your Enthusiasm”, e questo dovrebbe assicurare una buona riuscita, a patto ovviamente che lo si affidi a un buon regista…

Fonte: Empire

Il “vecchio” Captain America era al funerale di Peggy in Civil War?

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Avengers: Endgame continua a far discutere anche a più di due mesi dall’uscita, e il tema è ancora una volta la creazione di timeline alternative provocata dai continui viaggi nel tempo dei personaggi ma soprattutto dall’ultima impresa di Captain America, che torna nel passato per restituire le gemme dell’infinito e in una di queste realtà si riunisce con l’amore della sua vita, Peggy Carter. Il “vecchio” Steve Rogers invece ricompare nel presente per cedere lo scudo a Sam Wilson, aka Falcon.

Oggi la nuova linea temporale di Cap è la più dibattuta: grazie a questa il MCU ha ora una doppia versione del personaggio, quella congelata dopo la seconda guerra mondiale, e quella viva e vegeta che vive con Peggy. E se ci fate caso, nella scena in cui parla con Sam, indossa perfino una fede nuziale, dunque è evidente che la coppia si è sposata.

Sappiamo che la donna ha posato qualcuno negli anni che seguirono la presunta morte dell’eroe, e gli sceneggiatori di Endgame, Christopher Markus e Stephen McFeely, sostengono che quell’uomo è sempre stato Steve Rogers, ma solo dopo aver sconfitto Thanos ed essere tornato indietro nel tempo. E se uno dei due Cap fosse apparso al funerale di Peggy Carter ripreso in Captain America: Civil War, nello specifico la versione anziana?

A suggerire questa ipotesi è l’attenta analisi di un’inquadratura del film, dove vediamo un uomo brizzolato in basso a sinistra che trasporta la bara; non vediamo il suo volto, ma c’è chi pensa si tratti proprio del vecchio Steve.

Questo significa che Captain America e la sua controparte erano nello stesso posto nello stesso momento? Difficile a dirsi, e il motivo del loro mancato incontro sarebbe oggetto di un’ulteriore discussione. Il mistero si infittisce, e le parole dei fratelli Russo sul possibile ritorno al cinema del personaggio non fanno che aumentare le aspettative…

Captain America: 8 modi in cui potrebbe tornare dopo Endgame

CORRELATI:

Vi ricordiamo che Avengers: Endgame è nelle nostre sale dal 24 aprile.

Nel cast del film Robert Downey Jr.Chris HemsworthMark RuffaloChris EvansScarlett JohanssonBenedict Cumberbatch, Don Cheadle, Tom HollandChadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Anthony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Jeremy Renner, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson.

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Leggi anche – MCU: le teorie sul futuro del franchise dopo Endgame

Fonte: Comicbook

Il “nuovo corso” della Disney

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Il “nuovo corso” della Disney

Il titolo originale del nuovo film di animazione della Disney è stato cambiato da Rapunzel (Raperonzolo) a Tangled solo poche settimane fa. Il Los Angeles Times spiega il motivo in un lungo articolo sulle nuove strategie dello studio di animazione in merito al potenziale pubblico dei propri film.

Ike Perlmutter, ex capo della Marvel, si oppone all’approccio dei film MCU della Disney

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L’ex capo della Marvel Ike Perlmutter ha criticato l’approccio al botteghino del Marvel Cinematic Universe della Disney. Perlmutter, come noto, è stata una delle figure più controverse della Marvel per diversi anni. Nel corso del tempo ci sono infatti state numerose segnalazioni su quanto fosse difficile lavorare con lui, soprattutto per i reparti creativi. In effetti, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha quasi lasciato la compagnia nel 2015, quando doveva ancora riferire a Perlmutter, proprio per via di conflitti con quest’ultimo.

Alla fine di marzo, tuttavia, Perlmutter è stato licenziato dalla Marvel e dalla Disney, ma l’ex dirigente ha ora rotto il silenzio a riguardo. In una rara dichiarazione rilasciata al Wall Street Journal, Perlmutter ha parlato di come è stato licenziato, spiegando cosa ha portato alla sua uscita. “Non ho dubbi che la cessazione del mio contratto sia stata basata su differenze fondamentali negli affari tra il mio pensiero e la leadership Disney, perché ci tengo al ritorno sull’investimento. Tutto ciò di cui parlano e si preoccupano loro è il box office, solo il box office”.

Affermare che i film MCU sono alcuni dei film più costosi di Hollywood è un eufemismo. Tuttavia, l’MCU rimane il franchise di punta della Disney, anche alla luce del suo guadagno totale di 23 miliardi di dollari. Negli ultimi anni, però, ci sono stati risultati contrastanti per Disney e Marvel Studios. La Fase 4 è iniziata nel bel mezzo della pandemia globale di COVID-19, che si è rivelata decisamente impegnativa per tutti gli studi cinematografici. Finora, ad ogni modo, nessuno ai Marvel Studios o alla Disney ha risposto alla dichiarazione di Perlmutter. Mentre l’MCU avanza nella sua Fase 5, solo il tempo dirà se Perlmutter ha ragione.

Fonte: ScreenRant

II gladiatore: dieci cose che non sai sul film

II gladiatore: dieci cose che non sai sul film

Il Gladiatore  è uno di quei film che ha fatto la storia del cinema. Diretto da Ridley Scott e con interpretazioni magistrali, come quelle di Russell Crowe e di Joaquin Phoenix, Il Gladiatore racconta la vicenda di Massimo Decimo Meridio, dalla stima dell’imperatore Marco Aurelio che vede in Massimo il figlio che avrebbe sempre voluto, alla vendetta verso Commodo, usurpatore del titolo paterno e mandante degli omicidi verso la sua famiglia.

Mentre Ridley Scott è pronto a tornare dietro la macchina da presa per realizzare un sequel, che dovrebbe concentrarsi su Lucio, figlio di Augusta Lucilla, ecco le dieci cose che, forse, non sapevate su Il Gladiatore.

Il Gladiatore: film

il gladiatore

1. Le riprese del film non avvennero in Italia. La richiesta di poter svolgere le riprese dei combattimenti al Colosseo venne fatta al comune di Roma e venne rifiutata, poiché l’anfiteatro era in fase di restauro. Venne così fatta a Malta una replica del Colosseo in scala ridotta a un terzo. Per la sua realizzazioni ci sono voluti diversi mesi e il costo è stato stimato a un milione di dollari. Un grande dispendio per poter realizzare in modo preciso l’assortimento decorativo ai tempi dell’Impero Romano, fatto di colonne, ponti, statue e tanto altro. Il complesso realizzato è stato reso servizievole con camerini e altre connotazioni. Il resto del Colosseo è stato realizzato digitalmente.

2. Il Gladiatore ha mantenuto la tradizione del pollice all’insù. Uno dei malintesi molto comuni risiede nel fatto che un imperatore romano abbia alzato il pollice per indicare che un gladiatore dovesse essere risparmiato, mentre il pollice in giù stava a significare che non ci sarebbe stata pietà per un gladiatore abbattuto. In realtà, questo gesticolare si verificava in modo diverso: il pollice alzato stava a simbolizzare un’azione di spada (e, quindi, la morte), mentre il pollice in basso simbolizzava una spasa sguainata, cioè la grazia. Lo staff del film era a conoscenza di queste simbologie mentre stavano realizzando il film, ma siccome il pollice rivolto verso l’alto è entrato di uso comune per significare che va tutto bene, venne deciso di non confondere il pubblico inutilmente.

3. Ne Il Gladiatore appare un effetto sfocato che non era previsto. A metà della scena di guerra tra l’esercito di Massimo e le tribù germaniche è presente un effetto di sfocatura che non era inizialmente previsto. La scena è stata girata in prima serata, ma si è continuato a girare per diverso tempo e la luce si era drasticamente ridotta. Per mantenere l’illuminazione allo stesso livello per poter realizzare la scena in modo continuativo ed evitare di investire un altro giorno per girare, il direttore della fotografia John Mathienson decise di girare le scene con una sequenza di fotogrammi molto bassa. Per compensare le perdita di fotogrammi, questi sono stati ripresi e duplicati diverse volte in post produzione e modificati nel film in modo tale che tutto potesse sembrare naturale.

Il Gladiatore: streaming

4. Il Gladiatore è disponibile in streaming. Chi ha voglia di rivedere uno dei film che ha fatto la storia del cinema o chi desidera approcciarsi a Il Gladiatore per la prima volta, il film è disponibile sulle piattaforme streaming di Netflix, Chili e Rakuten Tv.

Il Gladiatore: colonna sonora

5. La colonna sonora di Hans Zimmer è una delle più rinomate nella storia del cinema. In origine, Zimmer voleva che la cantante israeliana Ofra Haza fornisse la sua voce di fonda alla colonna sonora del film, avendo lavorato con lui già per Il principe d’Egitto un paio di anni prima. Tuttavia, Ofra morì inaspettatamente nel 2000 di polmonite correlata all’AIDS e venne sostituita con Lisa Gerrard.

Il Gladiatore: cast

il gladiatore

6. Russell Crowe ha definito Il Gladiatore come uno dei migliori film americani che abbia mai fatto. Dopo che Mel Gibson rifiutò il ruolo di Massimo Decimo Meridio (dato che ritenere di essere troppo vecchio per interpretare il protagonista), Russell Crowe accettò il ruolo e cominciò a lavorarci su durante il film che stava girando, ovvero Insider – Dietro la verità. Per questo film aveva preso molti chili e per Il Gladiatore li avrebbe dovuti perdere tutti e acquisire una certa muscolatura. A detta di Crowe, pare che non abbia fatto nulla di speciale tranne che praticare dei normali lavori di fattoria in Australia. Durante le riprese de Il Gladiatore, Crowe era continuamente scontento della sceneggiatura, tanto da riadattarla con le proprie mani. Avrebbe persino abbandonato il set se le cose non andavano come diceva lui. Pare addirittura che si sia rifiutato inizialmente di dire la fase, ormai famosa, “in questa vita, o nell’altra, avrò la mia vendetta”, dicendo anche allo sceneggiatore William Nicholson che il suo lavoro era spazzatura e che lui, essendo uno dei migliori attori al mondo, lo avrebbe reso migliore.

7. Joaquin Phoenix è sempre stata la prima scelta per il ruolo di Commodo. Ridley Scott non aveva dubbi: anche dopo aver provinato diversi attori (tra cui, pare, Jude Law) Joaquin Phoenix era la scelta giusta. Sembra che Phoenix fosse molto nervoso sul set e che avesse chiesto a Crowe di dargli una mano per far sì che potesse concentrarsi su sé stesso.

8. Oliver Reed morì tre settimane prima di finire le scene principali. Dal momento che era considerato un personaggio chiave, una clausola e della copertura assicurativa del film avrebbe permesso di rigirare tutte le scene con un altro attore. Le parti che non era riuscito a girare sono state sistemate in post produzione.

Il Gladiatore: curiosità

il gladiatore

9. Sul set de Il Gladiatore vennero portate cinque tigri vere. Queste cinque tigri furono portate sul set per la scena di lotta di Massimo contro le tigri nell’arena. Un veterinario era sempre pronto e armato di tranquillanti per tutto il tempo delle riprese. Per garantire la sicurezza, Crowe venne posizionato a circa più di 4 metri dalle tigri.

10. Ridley Scott ha resistito dall’includere ne Il Gladiatore un rapporto amoroso. Scott aveva pensato di includere nel film una relazione tra Massimo e Augusta Lucilla (Connie Nielsen) di tipo sessuale, ma decise poi di non farlo perché avrebbe cozzato con il sentimento di vendetta di Massimo verso la morte di moglie e figlio. Lo stesso Crowe era contro questa opzione, sentendo che non sarebbe stata parte del suo personaggio.

Fonte: IMDb

iHostage: la storia vera dietro al film Netflix

iHostage: la storia vera dietro al film Netflix

Il 22 febbraio 2022 un uomo armato di 27 anni è entrato nell’Apple Store di Leidseplein, ad Amsterdam, e ha tenuto sotto tiro i presenti per quasi cinque ore. Ha chiesto 200 milioni di euro in criptovalute e un’uscita sicura dall’edificio, ma nulla è andato secondo i piani. Bobby Boermans, regista del nuovo thriller di Netflix dal titolo iHostage, viveva vicino al negozio e ricorda quella notte surreale. “Fortunatamente, situazioni di ostaggi come questa sono rare nei Paesi Bassi. È questo che ha reso bizzarro l’incidente. Un uomo, che chiedeva 200 milioni in criptovalute, ha scelto di prendere un ostaggio in pieno giorno in una delle piazze più frequentate di Amsterdam“, ha raccontato al TIME.

Boermans aveva appena finito di girare la serie thriller di Netflix L’ora d’oro, basata su un immaginario attacco terroristico ad Amsterdam, quando un vicino gli ha inviato un messaggio sulla crisi in corso. Poco dopo è passato di lì ed è rimasto colpito dal silenzio che regnava una volta che il caos si era dissolto. “Sono rimasti solo i fori di proiettile nel vetro. Quella strana giustapposizione mi è rimasta impressa. La calma surreale dopo la tempesta. Mi sono chiesto: cosa è successo in quelle cinque ore terrificanti? È a dir poco un miracolo che tutti gli ostaggi siano sopravvissuti“.

Naturalmente, c’è il peso simbolico dell’ambientazione stessa: un marchio globale come Apple, noto per i suoi spazi puliti e tranquilli. Un luogo di design elegante e di calma… è diventato la scena di qualcosa di veramente orribile dentro e fuori“. Queste domande persistenti hanno così portato a iHostage, in uscita il 18 aprile e ispirato agli eventi reali di quel giorno d’inverno di tre anni fa. In questo approfondimento, esploriamo quello che c’è da sapere sulla vera storia di questa crisi che ha sconvolto i Paesi Bassi e su come si è conclusa.

iHostage cast film
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel

Un uomo armato prende ostaggi all’interno dell’Apple Store

Intorno alle 17.30 ora locale, un uomo armato e vestito in tenuta mimetica è entrato nel negozio e ha preso in ostaggio un uomo bulgaro di 44 anni mentre altri clienti cercavano di nascondersi. Anche le persone ai piani superiori dell’edificio, dove l’Apple Store occupa il piano terra, sono rimaste intrappolate. La polizia è arrivata nel giro di 10 minuti ed è stata accolta da colpi di arma da fuoco, almeno quattro. Le autorità sospettavano che l’uomo trasportasse esplosivi e hanno rapidamente bloccato l’area. Forze speciali e ambulanze si sono riversate sulla scena e ai lavoratori dei negozi vicini è stato ordinato di ripararsi in loco.

Nelle ore successive, la polizia è riuscita a far evacuare circa 70 persone dall’edificio, comprese quelle nascoste all’interno del negozio. Nel film, Boermans ha scelto di seguire fedelmente la cronologia di quella notte, pur prendendosi qualche licenza drammatica. “Mentre lavoravamo alla sceneggiatura, ci siamo consapevolmente concentrati solo sulla notte degli ostaggi. Naturalmente, in ogni film è necessario condensare il tempo, ma la maggior parte delle vicende che si vedono sullo schermo sono basate su fatti realmente accaduti. Abbiamo cambiato i dialoghi e dato a tutti i personaggi nomi di fantasia, in modo che non potessero essere ricondotti alle persone coinvolte”.

“In realtà, centinaia di persone sono state coinvolte nello scontro, ma noi ci siamo concentrati su cinque personaggi principali, ognuno dei quali proviene da un background diverso e offre una prospettiva unica“, spiega il regista. Andando avanti con la storia, l’uomo armato ha contattato la polizia chiedendo 200 milioni di euro in criptovalute (oltre 226 milioni di dollari all’epoca). Le sue motivazioni sono rimaste poco chiare. Durante l’incidente ha anche inviato selfie e foto alla stampa locale, che si sono rapidamente diffuse sui social media e nei notiziari, insieme ai video della scena.

iHostage film Netflix
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel

Come si è risolto il conflitto

Alle 22.30, dopo ore di trattative, l’uomo armato ha chiesto dell’acqua. La polizia ha quindi usato un robot per consegnare una bottiglia. Mentre l’ostaggio si dirigeva verso l’ingresso del negozio per recuperarla, ha colto l’attimo per fuggire e correre fuori. L’uomo armato si è messo all’inseguimento. In quel momento, un veicolo speciale della polizia ha accelerato e ha colpito il sospetto. L’uomo ha perso i sensi e i video che lo ritraggono a terra sono stati diffusi sui social media. La polizia ha confermato più tardi che l’uomo è sopravvissuto ed è stato portato in ospedale. Un giorno dopo, è stato confermato che era morto per le ferite riportate.

Il modo in cui si è conclusa la crisi – con un veicolo della polizia che ha investito l’uomo armato – ha scatenato polemiche in tutti i Paesi Bassi. “L’incidente degli ostaggi ha suscitato un intenso dibattito pubblico nei Paesi Bassi, soprattutto per il modo non convenzionale in cui la polizia ha posto fine alla situazione, utilizzando un’auto. È stato un atto di violenza unico ed estremamente decisivo, frutto di una decisione in una frazione di secondo presa da uno degli operatori delle forze speciali“, spiega Boermans. “Un video degli ultimi istanti è diventato virale quasi subito dopo, e l’intero Paese ha iniziato a discuterne.

Alcune persone hanno applaudito l’azione, mentre altre erano più esitanti o in conflitto su come è stata gestita“. Le autorità hanno indagato sull’agente che ha colpito il sospetto e hanno deciso di non sporgere denuncia. La Procura ha successivamente dichiarato che l’agente ha agito in modo appropriato e non dovrà affrontare accuse penali. Chi lo difende, afferma che era l’unica occasione per fermare il criminale, non avendo modo di bloccarlo in modo meno aggressivo. L’identità dell’uomo preso in ostaggio e le sue condizioni non sono state rivelate.

iHostage polizia
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel

Un passato travagliato

Alla fine si è scoperto che l’aggressore era un residente di Amsterdam con precedenti penali. Al momento dell’incidente, aveva con sé una pistola e un’arma automatica. Secondo il quotidiano olandese Het Parool, le autorità lo hanno identificato come Abdel Rahman Akkad, un nome già noto ai servizi sociali. L’avvocato Jan-Kees van den Brink, che aveva rappresentato Akkad in diverse cause legali, ha parlato al giornale della morte dell’aggressore per conto della madre, che lo aveva assunto in seguito alla situazione degli ostaggi.

Akkad aveva avuto diversi precedenti con la giustizia penale, anche per possesso di armi. Ha anche ricevuto una condanna a 60 ore di servizi sociali, un mese di libertà condizionale e un ordine restrittivo di tre anni per aver molestato un’ex fidanzata, secondo quanto riportato dal giornale. “La mia speranza è che questo film possa innescare un dialogo importante sul numero crescente di individui con problemi di salute mentale che vivono per strada. Molti cittadini di tutti i giorni, animati da buone intenzioni, cadono nella fessura, spesso a causa di difficoltà finanziarie o di problemi di salute mentale, e vengono trascurati dai nostri servizi sanitari pubblici”.

Si tratta di persone che avrebbero potuto ricevere assistenza prima di ricorrere tragicamente ad azioni così terribili. È straziante e spero che i nostri governi comincino a dedicare più tempo, energia e risorse al miglioramento dei nostri sistemi di salute pubblica“, afferma Boermans. Il regista di iHostage, per la realizzazione del film, ha parlato anche con i dipendenti e i clienti dell’Apple Store, i negoziatori della polizia e altre persone coinvolte nel coordinamento della risposta.

Il regista si augura che il film mostri la resilienza umana che emerge nei momenti di crisi. “E la nostra capacità di sostenerci a vicenda, anche nei momenti più difficili. Allo stesso tempo, spero che il film sia un thriller avvincente, che vi tenga sul filo del rasoio e vi tocchi emotivamente. Voglio che il pubblico sperimenti sia l’intensità che il cuore. In definitiva, spetta allo spettatore decidere per chi tifare e come interpretare la violenza rappresentata“.

iHostage: la spiegazione del finale del film Netflix

iHostage: la spiegazione del finale del film Netflix

Il film thriller di Netflix iHostage – diretto da Bobby Boermans – racconta la storia vera di una rapina all’Apple Store di Amsterdam. Nel corso di questo drammatico episodio, una serie di ignari clienti del negozio si sono infatti ritrovati ostaggi di un uomo armato e deciso a chiedere in cambio un ricco riscatto. Dopo aver esplorato la storia vera dietro il film, in questo articolo approfondiamo il suo finale con una spiegazione apposita.  Il film inizia dunque con un uomo bulgaro di nome Ilian Petrov che arriva in città per lavoro. Si registra in albergo e, durante una telefonata con la moglie, rivela di aver perso i suoi AirPods.

Lei gli suggerisce di comprarne di nuovi, visto che sarà lontano da casa per un po’. Quindi, la sua prima tappa è l’Apple Store, che è pieno di altri clienti. Qui ci vengono presentati anche Mingus, un impiegato, che sta aiutando un cliente di nome Lukas. Ognuno è preso dalle proprie cose quando un uomo entra ed estrae una pistola. L’uomo, il cui nome si rivela poi essere Ammar Ajar, tiene dunque sotto tiro il negozio. La sua improvvisa apparizione provoca il caos e, mentre una manciata di persone riesce a scappare dalla porta d’ingresso, la maggior parte rimane intrappolata all’interno.

Mentre cerca di prendere il controllo del posto, Ammar spara due colpi, che vengono uditi dai poliziotti nelle vicinanze. Questi ultimi si precipitano immediatamente sul luogo e cercano di capire chi ha sparato, ma quando Ajar li vede, spara contro di loro, costringendoli a nascondersi e a chiamare i rinforzi. La distrazione dei poliziotti permette alla maggior parte delle persone di correre al primo piano dell’edificio e a quattro (Mingus, Lukas, Bente e sua madre, Soof) di nascondersi in un armadio senza essere notati da Ammar.

Con quasi tutto il negozio vuoto, solo una persona rimane in vista del rapinatore, Ilian, che viene preso come ostaggio e usato come scudo contro i poliziotti. Mentre viene portato un negoziatore per parlare con lui, Ammar avanza la richiesta di duecento milioni di euro in criptovalute. Il negoziatore, Lynn, cerca intanto di conquistare la sua fiducia per scoprire di più sul suo passato e sulle sue motivazioni, per capire cosa lo spinge e come può essere convinto a disinnescare la situazione. Il rapinatore, infatti, indossa un giubbotto esplosivo, che ha minacciato di far esplodere se qualcuno si avvicinerà a lui.

iHostage storia vera
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel

Cosa succede ad Ammar Ajar? Gli ostaggi vengono salvati?

Ammar Ajar tiene in ostaggio il negozio e i suoi dipendenti per circa cinque ore prima che l’intera vicenda si concluda. Intrappolati al primo piano, gli ostaggi chiedono immediatamente aiuto ai poliziotti, raccontando loro l’intera situazione e aiutandoli così a elaborare un piano più efficace. Tuttavia, a causa della minaccia di una bomba, non possono intervenire così rapidamente. Allo stesso tempo, Mingus usa il telefono di Bente per chiedere aiuto. Viene aggiornato sulla questione degli altri ostaggi e gli viene chiesto di rimanere calmo e tranquillo, per non attirare l’attenzione di Ammar.

Mingus aiuta poi i poliziotti a capire la planimetria del negozio per trovare un percorso alternativo attraverso il quale entrare al primo piano e far uscire tutti gli ostaggi il prima possibile. Nel frattempo, Ilian è l’unico a rischiare di essere ferito dal rapinatore e la sua disperazione cresce di minuto in minuto. Mentre la notte cala e la speranza che i poliziotti intervengano per salvarlo si riduce, Ilian cerca di crearsi un’opportunità. Dice ad Ammar di chiedere dell’acqua, di cui entrambi hanno bisogno, perché hanno passato troppo tempo nel negozio senza mangiare né bere.

Ammar chiede quindi dell’acqua, che viene consegnata alla porta del negozio da un robot. Ammar costringe Ilian ad andare a raccoglierla in ginocchio. Quando non è in grado di farlo, Ammar mette giù la pistola per prendere lui stesso la bottiglia. A questo punto l’ostaggio coglie l’occasione e scappa. Ammar, rendendosi conto dell’errore, gli corre dietro, ma Ilian è piuttosto veloce e, prima che Ammar possa raggiungerlo, i poliziotti hanno la loro occasione. Sanno che se Ilian viene preso, tutto ricomincerà da capo. Così, lo investono con l’auto. Tuttavia, l’azione è così improvvisa che Ammar viene colpito in modo piuttosto grave.

Invece di andare subito da lui, i poliziotti mandano un robot a togliergli il giubbotto, per evitare che esploda e faccia vittime innocenti. Sono scioccati e anche sollevati nello scoprire che il giubbotto è stato disarmato per tutto il tempo. Ora che il pericolo è passato, portano Ammar in ospedale. Tuttavia, l’impatto del colpo è così forte che le sue ferite diventano fatali e muore in ospedale il mattino seguente. Nel frattempo, Ilian viene salvato e trovato fisicamente illeso, anche se ancora scosso. Con Ammar eliminato, anche Mingus e gli altri ostaggi vengono fatti uscire dallo sgabuzzino in cui hanno trascorso le ultime ore e possono tornare a casa.

iHostage polizia
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel

Winston sarà perseguito per aver investito Ammar?

Quando si diffonde la notizia della rapina, l’agente di polizia Winston viene immediatamente chiamato in azione. In quel momento si trovava con la sua famiglia, ma, visto che il dovere lo chiama, è costretto a lasciarla. Fuori dal negozio, Winston incontra altri poliziotti che sono lì per ricevere il segnale di via libera per irrompere nell’edificio quando ne avranno l’occasione. Mentre Lynn fa parlare Ammar, usano la pianta di Mingus per entrare al primo piano dell’edificio dall’edificio adiacente e far uscire la maggior parte degli ostaggi. Tuttavia, mentre le ore passano e non c’è alcun cambiamento nell’intenzione di Ammar di lasciare Ilian, i poliziotti iniziano a chiedersi se questa situazione di stallo avrà mai fine. Poi, Ammar chiede dell’acqua e Ilian scappa.

Quando Winston vede Ammar correre dietro a Ilian all’aperto, agisce immediatamente guidando la sua auto verso Ammar e colpendolo così gravemente da fargli perdere i sensi sul posto. Sebbene abbia agito pensando all’incolumità di Ilian e alla conclusione della situazione ostile, la sua posizione di ufficiale della legge non gli concede il permesso di uccidere nessuno, anche se si tratta di un criminale. Pur lodandolo per la sua prontezza di riflessi, il suo superiore gli comunica che sarà oggetto di un’inchiesta, al termine della quale si deciderà cosa accadrà a Winston per aver investito il criminale con la sua auto.

Nel frattempo, viene tolto dal servizio e rimandato a casa dopo un debriefing al mattino. Per certi versi, questa pausa è un sollievo per Winston e la sua famiglia. Nei titoli di testa alla fine del film, ci viene detto che il vero agente di polizia su cui si basa Winston è stato giudicato in grado di agire entro i limiti delle sue responsabilità di ufficiale della legge. Ciò significa che non vengono mosse accuse contro Winston. Non viene perseguito e gli viene permesso di tornare in servizio.

iHostage film Netflix
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel

Perché Ilian Petrov piange alla fine?

Quando inizia la giornata, Ilian Petrov non ha molti pensieri per la testa. Dovrebbe essere in viaggio per qualche giorno, come è solito fare. Perde i suoi AirPods, il che non è un grosso problema. Ma questa semplice gita all’Apple Store si trasforma in pochi minuti in una delle esperienze peggiori della sua vita. Mentre molte persone sono intrappolate all’interno dell’edificio, Ilian è l’unico ad essere costantemente sotto tiro. Le sue mani sono legate e il rapinatore lo usa come scudo nel caso in cui i poliziotti tentino di sparare. Considerando tutto questo, c’è una buona probabilità che Ilian non esca vivo dalla situazione degli ostaggi.

Se le richieste di Ammar vengono soddisfatte, egli porterebbe comunque Ilian con sé per assicurarsi che i poliziotti non lo prendano una volta uscito dal negozio. Anche in questo caso, l’ostaggio è sicuro che il rapinatore lo ucciderà. Se le richieste di Ammar non saranno soddisfatte, ucciderà Ilian per rabbia. Inoltre, ha anche un giubbotto esplosivo ed è pronto a farlo saltare in aria. Tutto sommato, le possibilità di sopravvivenza sono piuttosto scarse. Per questo motivo, quando ne ha l’occasione, scappa per salvarsi. Anche se Ilian gli sparasse, non sarebbe diverso da tutti gli scenari che si è già inventato su come sarebbero andate le cose. Fortunatamente non viene sparato alcun colpo e Ammar viene ucciso prima di poter raggiungere Ilian.

La mattina dopo, quando torna nella sua stanza d’albergo con i nuovi AirPods, riflette su quanto sia stato vicino alla morte. Durante tutte le ore trascorse nel negozio, pensava costantemente a sua moglie e a come la cosa più stressante per lui fosse la nuova casa che lei voleva che comprassero. In confronto agli eventi del negozio, la questione della casa gli sembra una cosa da niente. Quindi, le lacrime alla fine sono un riflesso del dolore mentale e fisico che ha sofferto per ore, del trauma che l’evento ha impresso in lui per tutta la vita, ma anche della felicità di essere vivo anche quando tutte le probabilità sembravano contro di lui.

iHostage: guida al cast e ai personaggi del film Netflix

iHostage: guida al cast e ai personaggi del film Netflix

Il film thriller di Netflix iHostage – diretto da Bobby Boermans – è attualmente uno dei titoli più visti sulla piattaforma, anche per merito del suo cast di attori di talento, seppur poco conosciuti a livello internazionale. Il film, come ormai noto, si basa su una storia vera accaduta nel 2022, in cui un uomo armato ha chiesto milioni di dollari in cambio della vita degli ostaggi presi in un Apple Store. iHostage esamina le prospettive dell’uomo armato, degli ostaggi e degli agenti delle forze dell’ordine che cercano di risolvere la situazione, offrendo dunque un ritratto a più punti di vista sulla vicenda.

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Tornando al cast, iHostage è una produzione olandese e molti degli attori che vi hanno partecipato hanno trascorso la loro carriera lavorando a progetti in Europa. I protagonisti del film potrebbero quindi non essere ancora noti al pubblico, ma le loro eccellenti interpretazioni li faranno sicuramente conoscere o comunque perlomeno faranno venire la curiosità di scoprire chi sono e a quali progetti hanno preso parte in passato. Ecco allora una guida al cast e ai personaggi del film!

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Il cast principale di iHostage

Soufiane Moussouli nel ruolo di Ammar

Soufiane Moussouli è un attore olandese-marocchino che è apparso in film e serie televisive per oltre un decennio. La sua prima interpretazione in un lungometraggio è stata in Popoz del 2015, una commedia d’azione con poliziotti. In seguito, ha trascorso cinque anni a recitare in cortometraggi prima di tornare sul grande schermo per The Way of Paradise del 2020, anche se ha interpretato solo un agente di polizia senza nome. Nel 2021 è apparso in sei episodi di Mocro Maffia, una serie televisiva acclamata dalla critica sulla mafia marocchina, prima di ottenere il ruolo in iHostage.

Nel film Moussouli interpreta Ammar, l’uomo armato, in precedenza autista di autobus immigrato dalla Siria, che minaccia di far esplodere il negozio dopo aver preso degli ostaggi. Ammar è stato definito un “antagonista a più livelli”, anche se il film permette di comprendere la sua umanità, cercando di non restituirne un ritratto da cattivo totale.

iHostage spiegazione finale
Soufiane Moussouli e Admir Sehovic in iHostage. Crediti: Netflix/Elmer van der Marel

Admir Sehovic nel ruolo di Ilian

Admir Sehovic è un attore la cui carriera cinematografica e televisiva è iniziata come attore bambino all’età di dieci anni, prima di tornare nel settore negli anni 2010. Il suo primo ruolo di rilievo è stato in una serie criminale serba intitolata Black Sun, dove è apparso in sei episodi acclamati dalla critica. Ha anche avuto un ruolo di rilievo in una serie thriller e mistery intitolata Kotlina. L’uscita di iHostage su Netflix significherà ora probabilmente una maggiore esposizione internazionale per Sehovic rispetto ai suoi progetti precedenti.

L’attore interpreta dunque Ilian, il protagonista e principale ostaggio di Ammar. La sua sfortuna si aggrava quando si trova nell’Apple Store all’arrivo del criminale. L’uomo è già alle prese con problemi cardiaci e con la difficoltà di provvedere economicamente alla sua famiglia, per cui quella vicenda lo pone ulteriormente sotto stress. Grazie alla sua astuzia, però, Ilian riuscirà a cogliere il momento buono per salvarsi la vita.

Loes Haverkort nel ruolo di Lynn

Loes Haverkort è un’attrice olandese che ha recitato in film e ruoli televisivi per oltre due decenni. Tra i suoi ruoli figurano serie televisive poliziesche acclamate dalla critica come Styx e Celblok H, storie di vita quotidiana come Moedermaffia! e Oogappels, e drammi storici come Redbad. Sebbene non sia un nome molto conosciuto al di fuori del suo paese, Haverkort è un attrice molto richiesta nei Paesi Bassi, con il curriculum più completo del cast di iHostage.

Nel film, Haverkort interpreta Lynn, una delle protagoniste principali, in quanto è la negoziatrice della polizia che parla con Ammar e cerca di salvare gli ostaggi. Il suo ruolo si rivela fondamentale per mantenere stabile la situazione, evitando pericolose escalation di violenza. Sebbene resti a distanza da Ammar e Ilian, Lynn è infatti l’unica ad avere un rapporto “diretto” con loro.

Loes Haverkort in iHostage
Loes Haverkort in iHostage. Crediti: Netflix/Elmer van der Marel

Emmanuel Ohene Boafo come Mingus

Emmanuel Ohene Boafo è un attore olandese-ghanese che negli ultimi dodici anni ha lavorato duramente per affermarsi nel mondo del cinema e della televisione olandese. Le sue interpretazioni più importanti sono state il ruolo di protagonista nel film Pariah del 2024 e il film White Berry del 2022. Compresi i progetti di cortometraggi, Boafo ha già accumulato più di trenta crediti di recitazione, la metà dei quali dal 2020 in poi.

Nel film Boafo interpreta Mingus, uno dei dipendenti dell’Apple Store che collabora segretamente con la polizia, mettendo a rischio la propria vita per aiutare gli ostaggi. Sarà però proprio la sua collaborazione a permettere alle forze dell’ordine di avere chiara l’organizzazione interna del negozio e a capire come è possibile o non possibile entrarvi senza che Ammar dia vita ad un esplosione di violenza.

Il cast e i personaggi di supporto di iHostage

Marcel Hensema nel ruolo di Kees: Marcel Hensema è un attore cinematografico e televisivo olandese noto per i suoi ruoli in Hollands hoop e Sphinx.

Fockeline Ouwerkerk nel ruolo di Soof: Fockeline Ouwerkerk è un’attrice olandese apprezzata per i film Speech e The Resistance Banker.

Roosmarijn van der Hoek nel ruolo di Bente: Roosmarijn van der Hoek è una giovane attrice che ha iniziato la sua carriera come attrice bambina, lavorando in titoli come Hidden in the Spotlight.

Robin Boissevain nel ruolo di Lucas: Robin Boissevain è un attore olandese che il pubblico potrebbe riconoscere dalla serie Netflix Ares.

Emmanuel Ohene Boafo in iHostage
Emmanuel Ohene Boafo in iHostage. Crediti: Netflix/Elmer van der Marel

Louis Talpe nel ruolo di Winston: Louis Talpe è un attore belga noto soprattutto per il ruolo di Toby nella serie per bambini Mega Mindy.

Eric Corton nel ruolo di Mark: Eric Corton è un attore olandese apparso in serie televisive come Penoza e Mocro maffia.

Matteo van der Grijn nel ruolo di Abe: Matteo van der Grijn è un attore olandese che ha avuto un ruolo memorabile nella terza stagione di Ted Lasso di Apple TV+, interpretando l’interesse amoroso di Rebecca che incontra ad Amsterdam.

Ahlaam Teghadouini nel ruolo di Jihane: Ahlaam Teghadouini è un’attrice nota per i suoi ruoli in serie televisive come Roomies.

Thijs Boermans nel ruolo di Matthijs: Thijs Boermans è un attore olandese noto per film come The Hero e Vicious.

Iginio Straffi presenta Gladiatori di Roma 3D con Luca Argentero e Belen Rodriguez

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Oggi al Cinema Adriano di Roma è stato presentato in anteprima stampa Gladiatori di Roma 3D, ultimo film d’animazione di Iginio Straffi, prodotto dalla Rainbow CGI e distribuito dalla Medusa Film. In sala erano presenti, oltre al regista, i doppiatori del cartone Luca Argentero e Belen Rodriguez. Il film uscirà in 400 copie il prossimo 18 ottobre.

If Only I Were That Warrior: il documentario in anteprima al 56esimo Festival dei Popoli di Firenze

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Documentario che denuncia i crimini di guerra del fascismo in Etiopia di Valerio Ciriaci, in anteprima mondiale al 56esimo Festival dei Popoli di Firenze.

If Only I Were That Warrior é il primo lungometraggio del giovane regista italiano Valerio Ciriaci. Questo documentario girato tra Italia, Etiopia e Stati Uniti, ripercorre attraverso testimonianze dirette, analisi storiche, filmati e fotografie d’archivio inedite, uno dei capitoli più controversi della storia coloniale italiana: quello dei crimini di guerra commessi dalle truppe fasciste durante l’invasione e la successiva occupazione dell’Etiopia nel 1935.

Il documentario nasce nel 2012 dal desiderio del regista di approfondire la rabbia e lo scalpore diffusi nelle comunità etiopi nel mondo alla notizia che il comune di Affile, provincia di Roma, dedicava un monumento al gerarca fascista Rodolfo Graziani (Generale durante la Guerra d’Etiopia).

If Only I Were That Warrior verrà presentato in anteprima mondiale al Festival dei Popoli di Firenze, sabato 28 novembre, alle ore 21.00 e presso lo Spazio Alfieri in via dell’Ulivo, 6, 50122 (Firenze) alle 21:00.

IFC Film acquista i diritti per The Canyons di Paul Schrader

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IFC Films ha annunciato di aver acquistato i diritti di distribuzione di The Canyons, nuovo film di Paul Schrader, protagonisti Lindsay Lohan e la star del cinema hardcore James Deen, qui al suo primo ruolo ‘vestito’.

Il film uscirà probabilmente nelle sale e sulle piattaforme digitale a inizio estate ed avrà una Special Presentation presso la Film Society del Lincoln Center, seguita da una conversazione tra il regista e Kent Jones, nuovo Direttore della Programmazione del New York Film Festival.

Il film di Schrader è stato descritto come un noir, incentrato sui pericoli dell’ossessione sessuale e dell’ambizione, sia a livello personale che professionale; al centro della vicenda un gruppo di under 30 che saranno costretti a fare i conti col proprio passato, in una situazione che darà il via a una serie di inganni, paranoia, crudeltà, giochi mentali e violenza.

Il progetto, scritto da Brett Easton Ellis e che si avvale anche della presenza di Gus Van Sant nel cast non sembra però essere partito sotto i migliori auspici, tra disaccordi tra gli stessi Schrader, Ellis e il produttore Braxton Pope sul montaggio definitivo e i rifiuti di ospitarlo ricevuti da vari festival.

Fonte: ComingSoon.Net

IF: annunciata l’uscita della commedia fantasy con John Krasinski e Ryan Reynolds

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La Paramount Pictures ha ufficialmente cambiato la data di uscita della prossima commedia fantasy IF (precedentemente intitolata Imaginary Friends), dell’attore e regista John Krasinski, che vedrà protagonista lo stesso Krasinski e Ryan Reynolds. Originariamente il film era previsto per l’uscita nelle sale il 24 maggio 2024, il film costellato di star arriverà ora nei cinema una settimana prima, il 17 maggio 2024.

Chi è il cast di IF?

IF è scritto e diretto da John Krasinski, ed è basato sulla sua idea originale del viaggio di un bambino alla riscoperta della propria immaginazione. Insieme a lui e Reynolds ci sono Steve Carell, Phoebe Waller-Bridge, Fiona Shaw, Alan Kim, Cailey Fleming, Bobby Moynihan, Louis Gossett Jr., Matt Damon, Jon Stewart, Emily Blunt, Sam Rockwell, Richard Jenkins, Maya Rudolph, Awkwafina, Christopher Meloni, Sebastian Maniscalco e Vince Vaughn.

Durante il panel della Paramount Pictures al CinemaCon del 2023, John Krasinsk ha rivelato che il film sarà incentrato su una giovane ragazza che ha la capacità di vedere gli amici immaginari delle persone che sono stati lasciati indietro dopo che i loro amici nella vita reale sono cresciuti.

Gli amici immaginari non sono solo queste adorabili creazioni, sono capsule del tempo per le nostre speranze, sogni e ambizioni”, ha detto Krasinski. “Volevo che le persone lasciassero questo film credendo in qualcosa di più grande e credendo in qualcosa di bello. È molto reale ed è molto possibile”.

Il progetto IF è in sviluppo dal 2019, con la Paramount Pictures che ha vinto i diritti sul progetto in una guerra di offerte contro più studi. È prodotto da Krasinski, Allyson Seeger e Andrew Form attraverso il loro società, la Sunday Night, insieme a Reynolds per Maximum Effort. George Dewey è anche produttore esecutivo tramite la Maximum Effort.

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