Il cortometraggio animato
Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo,
basato sull’amato e pluripremiato libro di Charlie Mackesy, è ora
disponibile per la visione in anteprima stampa.
Con le voci di Tom Hollander,
Idris Elba, Gabriel Byrne e Jude Coward
Nicoll, il film debutterà su Apple
TV+ il giorno di Natale. Una storia di gentilezza,
amicizia, coraggio e speranza per gli spettatori di tutte le età in
un commovente film d’animazione, basato sul libro di Charlie
Mackesy. “Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo” è un viaggio
toccante e sentito che segue l’improbabile amicizia tra un bambino,
una talpa, una volpe e un cavallo che viaggiano insieme alla
ricerca della casa del ragazzo.
Con le illustrazioni del
celebre autore Charlie Mackesy, animate da
bellissimi disegnati a colori fatti a mano, ha come
voce dei protagonisti il vincitore del BAFTA Award Tom
Hollander (“The Night Manager”) nei panni della Talpa,
il vincitore del Golden Globe e del SAG Award Idris
Elba (“Luther”) nei panni della Volpe, il vincitore del
Golden Globe Gabriel Byrne (“All Things Bright and Beautiful”) in
quelli del Cavallo e l’esordiente Jude
CowardNicoll in quelli del Bambino.
Matthew
Freud presenta un film di Charlie Mackesy, prodotto dalla
vincitrice dell’Emmy e candidata all’Oscar Cara Speller (“Love,
Death & Robots”, “Pear Cider and Cigarettes”, “Rocket & Groot”) di
NoneMore Productions e dal vincitore dell’Emmy JJ Abrams e Hannah
Minghella della Bad Robot Productions. Diretto da Peter Baynton
(“The Tiger Who Came To Tea”) e Charlie Mackesy, il film è un
adattamento del libro originale in collaborazione con Jon Croker
(“Paddington 2”) ed è prodotto da Jony Ive e dal candidato
all’Oscar Woody Harrelson (“Tre manifesti a
Ebbing, Missouri”). Colonna sonora originale del compositore Isobel
Waller-Bridge, eseguita dalla BBC Concert Orchestra e diretta da
Geoff Alexander.
01 Distribution ha diffuso oggi il
trailer ufficiale de Il
bambino nascosto, il nuovo film del regista
Roberto Andò con
Silvio Orlando e Giuseppe Pirozzi,
dal 4 novembre al cinema. Nel cast anche Roberto Herlitzka,
Lino Musella, Francesco Di Leva, Enzo Casertano
Ne Il bambino
nascosto Gabriele Santoro vive in un quartiere popolare di
Napoli ed è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio
San Pietro a Majella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba,
il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui
apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia.
In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua
nel suo appartamento e vi si nasconde. “Il maestro”– così lo
chiamano nel quartiere – se ne accorgerà solo a tarda sera. Quando
accade, riconoscerà nell’intruso, Ciro, un bambino che abita con i
genitori e con i fratelli nell’attico del suo stesso palazzo.
Interrogato sul perché della sua fuga Ciro non parla. Nonostante
questo, il maestro, d’istinto, decide di nasconderlo in casa,
ingaggiando una singolare, e tenace, sfida ai nemici di Ciro.
Scoprirà presto che il bambino è figlio di un camorrista e che,
come accade a chi ha dovuto negare presto la propria infanzia, Ciro
ignora l’alfabeto dei sentimenti. Silenzioso, colto,
solitario, il maestro di pianoforte è uomo di passioni nascoste,
segrete. Toccherà a lui lo svezzamento affettivo di questo bambino
che si è sottratto a un destino già scritto. Una partita rischiosa
in cui, dopo una iniziale esitazione, Gabriele Santoro si getta
senza freni.
Ne Il bambino
nascosto Gabriele Santoro vive in un quartiere popolare di
Napoli ed è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio
San Pietro a Majella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba,
il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui
apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia.
In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua
nel suo appartamento e vi si nasconde. “Il maestro”– così lo
chiamano nel quartiere – se ne accorgerà solo a tarda sera. Quando
accade, riconoscerà nell’intruso, Ciro, un bambino che abita con i
genitori e con i fratelli nell’attico del suo stesso palazzo.
Interrogato sul perché della sua fuga Ciro non parla. Nonostante
questo, il maestro, d’istinto, decide di nasconderlo in casa,
ingaggiando una singolare, e tenace, sfida ai nemici di Ciro.
Scoprirà presto che il bambino è figlio di un camorrista e che,
come accade a chi ha dovuto negare presto la propria infanzia, Ciro
ignora l’alfabeto dei sentimenti. Silenzioso, colto,
solitario, il maestro di pianoforte è uomo di passioni nascoste,
segrete. Toccherà a lui lo svezzamento affettivo di questo bambino
che si è sottratto a un destino già scritto. Una partita rischiosa
in cui, dopo una iniziale esitazione, Gabriele Santoro si getta
senza freni.
Roberto Andò è uno
di quei registi che negli ultimi anni ha regalato al cinema
italiano film in grado di suscitare domande e riflessioni, spesso
attraverso l’utilizzo di generi diversi. Da Viva la libertà a
Le confessioni, da
Una storia senza nome e
fino al recente successo di La stranezza,
incentrato su un particolare momento della vita di Luigi
Pirandello. Proprio prima di quest’ultimo, Andò ha
realizzato Il bambino
nascosto, un film che è invece una denuncia degli
ambienti criminali dove i bambini perdono, prima che la vita, la
loro infanzia e la capacità di provare emozioni. Presentato Fuori
Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, si tratta dunque di un
film dal forte valore sociale.
Si tratta però di un film che non
calca la mano sulla difficoltà del contesto in cui si muovono i
protagonisti, ma che predilige piuttosto la bontà delle loro azioni
e del loro riscoprire la propria umanità attraverso il rapporto
instaurato. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori,
ma anche al libro da cui è tratto e alle
storie vere a cui si ispira. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama e il cast di Il bambino nascosto
Protagonista del film è
Gabriele Santoro, residente in un quartiere
popolare di Napoli ed titolare della cattedra di pianoforte al
Conservatorio San Pietro a Majella. Per lui tutto cambia quando una
mattina un bambino di dieci anni si intrufola nel suo appartamento
e vi si nasconde. Quando Gabriele se ne accorge si rende conto di
conoscerlo: è Ciro, che abita con i genitori e i
fratelli in quello stesso palazzo. Pur non riuscendo ad ottenere
spiegazioni da lui riguardo quella sua fuga, Gabriele capisce di
doverlo tenere nascosto con sé, al sicuro da qualcosa oltre la sua
porta che potrebbe minacciare la sua giovane vita. Piano piano,
mentre cerca di insegnargli cosa sono i sentimenti, il professore
scoprirà di più sulla tragica storia di quel bambino.
Ad interpretare il protagonista, il
professore Gabriele Santoro, vi è l’attore Silvio Orlando,
mentre il giovane Giuseppe Pirozzi è il bambino
nascosto del titolo, Ciro. Accanto a loro recitano poi Lino
Musella nel ruolo di Diego e Imma Villa
in quello di Angela Acerno. Salvatore Striano è
Carmine Acerno, mentre Gianfelice Imparato è
Renato Santoro. Fanno poi parte del cast anche Francesco Di
Leva nei panni di Biagio e Claudio Di
Palma in quelli di Antonio Alajmo. Alfonso
Postiglione è Alfonso De Vivo e Sergio
Basile interpreta Vincenzo Mezzera. Il noto attore
Roberto
Herlitzka, infine, dà volto a Massimo Santoro.
Le differenze con il libro da cui è
tratto e la spiegazione del finale
Nell’adattare il proprio romanzo
omonimo, Andò ha fatto in modo di mantenersi particolarmente fedele
ad esso, tagliando solo aspetti ritenuti superflui o difficilmente
adattabili per il grande schermo. Il romanzo, come dichiarato dal
regista, permette infatti di entrare nella mente dei personaggi
mentre il film ha la capacità di raccontare visivamente lo spazio,
elemento fondamentale del racconto di Il
bambino nascosto. Raccontando di una “prigionia”, con
una vicenda che si svolge quasi del tutto all’interno
dell’appartamento del protagonista, il regista ha dunque potuto
esaltare tale situazione grazie alle immagini.
Una cosa su cui però il regista ha
scelto di discostarsi dal libro è il finale. Rispetto al romanzo,
dove la risoluzione del racconto appare più chiara e definita, per
il film Andò ha scelto di affidarsi ad una maggiore sospensione
della vicenda, lasciando intuire in che modo si concludono
determinate vicende ma non svelando in che modo esse influenzeranno
il futuro dei vari personaggi. Così facendo, si è dunque donato al
film un finale più “aperto”, che spinge lo spettatore a riflettere
sui temi del legame famigliari di sangue e sulla famiglia che
invece ci scegliamo e attraverso la quale è possibile riscoprire la
bellezza della vita, sfuggendo ad un destino che appariva già
segnato.
Il bambino nascosto è tratto da una storia
vera?
Come dichiarato dal regista, la
vicenda narrata in
Il bambino nascosto non è direttamente tratta da una
storia vera, ma è possibile immaginare che nel concepire questo
racconto Andò si sia basato sui tanti casi di infanzia negata
legati agli ambienti camorristi e mafiosi. Il contesto riproposto
tanto dal libro quanto dal film fa infatti ovvi riferimenti a
situazioni che idealmente si verificano – purtroppo – nella realtà.
A partire da qui, però, i personaggi di questa storia sono frutto
dell’invenzione del regista, il quale attraverso di loro ha voluto
dar vita ad un racconto incentrato sui temi della famiglia,
dell’infanzia, della speranza e del superare le proprie paure
riscoprendo l’importanza dei sentimenti.
Il trailer di Il bambino
nascosto e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Il bambino
nascosto grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Tim Vision e
Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato
13 luglio alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
Roberto
Andò torna a Venezia per il suo Il
bambino nascosto, presentato fuori concorso alla
78esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Il regista
viene da un’esperienza lunga quasi quanto la sua vita, che affonda
le radici nel teatro, nella scrittura e, naturalmente, nella
regia.
Già a metà degli anni 90
era iniziata la sua avventura con la Mostra al Lido di Venezia,
dove aveva presentato diversi documentari. Fino ad
arrivare al 2018 quando porta Una storia senza nome, sempre fuori concorso.
Nel corso di tutti quegli anni, si aggiudica una grande quantità di
premi e candidature tra Nastri d’argento e David di Donatello. Un
percorso professionale ricchissimo, dunque, quello di Andò, fatto
anche di maestri e guide dai nomi altisonanti (da Leonardo
Sciascia a Francesco Rosi, passando per
Fellini e Harold Pinter), che
contribuiscono alla sua formazione artistica, ai suoi interessi e
allo stile che via via avrebbe raffinato nel tempo.
La storia de Il
bambino nascosto è tratta da un suo stesso libro dal
titolo omonimo, nel quale chiaramente ci sono tanti più dettagli di
contorno rispetto al risultato finale scritto in sceneggiatura. Il
film parla del professore Gabriele Santoro (Silvio
Orlando) che insegna pianoforte al Conservatorio San
Pietro a Majella e che un giorno, dentro casa propria, si trova un
giovane sugli undici anni (Giuseppe Pirozzi) che
riconosce essere il figlio di una coppia che vive nel suo palazzo
(Imma Villa e Sasà Striano). Il
tutto è ambientato a Napoli, in un quartiere popolare, in cui il
maestro Santoro – così è come viene chiamato in zona – abita da
diverso tempo, nonostante potrebbe permettersi di vivere in zone
ben più ricche, ma al regista è proprio questo che vuole
combinare.
La soddisfazione nel far
confluire insieme mondi così tanto diversi è il flusso primario
della corrente del film. Il desiderio di Andò è quello di mettere
in scena due correnti dall’impeto opposto che si scontrano, ma che
scatenano l’apertura verso la libertà, proprio quella che per vie
legali non è ancora realizzabile a causa della mancanza di
preparazione del nostro sistema giuridico.
Il piccolo e sfrontato
Ciro, così si chiama il giovinetto che irrompe nella vita del
professor Santoro, è dovuto fuggire dalla sua stessa famiglia a
causa di una situazione non chiara, ma evidentemente molto grave,
che ha combinato con un suo amichetto, e che ha scatenato le ire
della Camorra.
Il bambino non ha
protezione, se dovesse ritornare a casa sa che potrebbe essere
ucciso, nonostante la sua sia ancora un’età in cui di morte e
sparatorie non se ne dovrebbe capire nulla. Eppure tant’è. Il
maestro è chiuso, intimidito, al limite dell’asociale. Ma forse è
questa l’occasione che la sua personalità ripiegata in sé stava
giusto aspettando per uscire all’aria aperta.
Un incontro tra due solitudini
Roberto
Andò si appoggia completamente all’insolita coppia di
attori nella strutturazione del progressivo sviluppo della storia.
E sarebbe l’ideale in base a come l’idea originale è stata pensata,
al modo in cui la trama viene tessuta su carta, nella scrittura del
film. È evidente l’intento del regista-scrittore, così come
dell’ausilio dello sceneggiatore Franco Marcoaldi:
l’incontro dell’intellettuale un po’ burbero, reso legnoso dalla
vita solitaria, si schiude davanti alla semplicità sfacciata e
vitale del piccolo Ciro, finché l’uno salva l’altro.
Il problema è solo che la
chimica e la sintonia interpretativa non sono così immediate e, tra
l’altro, traspaiono da così tanti elementi che è praticamente
impossibile recitarle, anche se parrebbe un paradosso.
Silvio Orlando e il giovane Giuseppe
Pirozzi portano loro stessi e le loro reali fragilità
davanti alla macchina da presa, e il gioco risulta efficace
fintanto che è funzionale all’impaccio della prima parte del
racconto. Ma quando si arriva al nocciolo della questione, la
relazione vacilla e rimane la poca armonia. Per quanto sia
innegabile la buona intenzione dell’autore.
La diversità non è mai
un’etichetta. Nonostante nel nostro tessuto sociale si
consideri un marchio indelebile che ci relega ai margini, chi è
diverso, guarda caso, costituisce sempre una fonte di insegnamento
per chi si ritiene, nel nostro mondo, normale. Questa è la
riflessione a cui vuole spingerci Jon Gunn con il
suo Il bambino di cristallo, pellicola
ispirata alla vera storia di Austin LeRette, giovane autistico
affetto da una rara patologia ossea, e basata sul libro
autobiografico The Unbreakable Boy: A Father’s Fear, a Son’s
Courage, and a Story of Unconditional Love, scritto da Scott
Michael LeRette – padre del ragazzo – e Susy Flory. Nel cast
figurano Zachary Levi e e Meghann
Fahy nei panni dei genitori, e il bravo Jacob
Laval nelle vesti di Austion. Il film arriva nelle sale
dal 27 marzo, distribuito da Notorious
Pictures.
Il bambino di cristallo, la
trama
Austin è un bambino nato con
l’osteogenesi imperfetta, una condizione ereditaria che rende le
sue ossa estremamente fragili. Infatti, mentre gli altri bambini
giocano liberamente, lui deve costantemente fare attenzione, ma
nonostante le limitazioni fisiche, cresce con una gioia di vivere
che contagia chi gli sta intorno. I suoi comportamenti, che alle
volte risultano essere atipici, portano però i genitori, Scott e
Teresa, a scoprire un’altra verità: Austin è autistico.
Per il padre, questo, è un colpo
duro: nonostante tutto l’amore, non riesce davvero a comprendere il
mondo interiore di suo figlio. Le preoccupazioni per la condizione
di Austin si intrecciano così alla sua lotta contro l’alcolismo, in
un circolo vizioso che sembra senza via d’uscita. Ma sarà proprio
Austin – con la sua felicità autentica e quel modo speciale di
vedere la vita che Scott inizialmente non afferrava – a tendergli
la mano senza volerlo, mostrandogli la strada per risollevarsi.
Prima di quest’opera, il cinema
aveva già esplorato le sfumature dell’autismo. Basti pensare a
Miracle Run o Temple Grandin, che avevano
collocato al centro della narrazione la determinazione e il
coraggio dei protagonisti nel perseguire un’esistenza ricca e
serena, senza compromessi. Una lezione di vita che trova ulteriore
conferma ne Il bambino di cristallo, il cui nucleo
è l’ottimismo e la gratificazione che è possibile ottenere
a dispetto della propria condizione fisica. Austin, infatti, oltre
a rientrare nello spettro autistico, soffre di osteogenesi
imperfetta, una malattia che rende le ossa estremamente fragili.
Basta un banale incidente, e queste si frantumano come fossero, per
l’appunto, cristallo. Nonostante una situazione che lo costringe
fin dall’infanzia a rinunciare alle attività tipiche dei suoi
coetanei, come saltare e correre, il bambino cresce con
un’indole radiosa, senza fardelli interiori, e con lo
sguardo colmo di stupore e meraviglia, elementi che scopriamo
essere esaltati proprio dal suo autismo.
Se per Austin la sua condizione
rappresenta perciò un impulso verso un universo ricco di fantasia,
sogni e felicità – quasi fungesse da filtro per attenuare la cruda
realtà – per il padre Scott diventa un’occasione di crescita. Un
genitore che inizialmente fatica a decifrare il figlio, e che porta
sulle spalle il peso di una serie di problematiche tra cui
l’alcolismo, si trasforma nel primo “discepolo” del proprio
bambino, il quale gli mostra il valore della gioia e delle piccole
cose, spalancandogli inoltre le porte del suo mondo
immaginifico.
Austin e l’autismo: una lezione di
vita
Il bambino di cristallo si
erge così a insegnamento universale, esortandoci a reagire alle
avversità, perché chi si trova in una condizione apparentemente
svantaggiata diventa, in realtà, fonte d’ispirazione e meraviglia,
proprio in virtù della sua capacità di essere ciò che una persona
ordinaria non è.
E il merito è senza dubbio di una
sceneggiatura ben calibrata, ritmata, che affida
direttamente ad Austin, attraverso una voce fuori campo persistente
accompagnata da illustrazioni e animazioni vivaci, il compito di
trasmettere allo spettatore la sua prospettiva, guidandolo verso
una piena comprensione del suo punto di vista. Ci ritroviamo così
ad ampliare i nostri orizzonti sulla quotidianità e sul modo in cui
dovremmo affrontare il nostro percorso. Perché le difficoltà e le
sofferenze esistono, ma spetta a noi scegliere come affrontarli e
superarli. E forse, il nostro mentore, è proprio colui dal quale
presumiamo di non poter apprendere nulla. E invece ci indica come
vivere in pace.
Tratto dall’omonimo romanzo di
John Boyne del 2006 e diretto da Mark Herman, il
film Il bambino con il pigiama a righe porta lo
spettatore a confrontarsi una storia di gioventù e innocenza in un
periodo storico di violenza e divisione di massa. Un film che si
inserisce all’interno del lungo elenco di opere dedicate al tema
dell’olocausto e dei campi di concentramento, accanto a grandi
capolavori come Schindler’s List e il recente La zona d’interesse. Uscito nel 2008, il film di
Herman suscito grande interesse, in particolare per via del suo
trattare i temi succitati attraverso lo sguardo innocente di due
bambini.
Il film è stato dunque mostrato
anche ai più giovani per spiegare cos’è stato quel periodo storico,
portando però a credere che quella narrata sia una storia vera. In
questo articolo, approfondiamo proprio questo aspetto, andando ad
esplorare la vera storia dietro Il bambino con il pigiama a
righe. Proseguendo qui nella lettura sarà dunque possibile
saperne di più a riguardo. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Il bambino con
il pigiama a righe
Il film Il bambino con il
pigiama a righe segue Bruno (Asa
Butterfield), un bambino tedesco di 8 anni il cui
padre (David
Thewlis) è un nazista e trasferisce lui e la sua
famiglia vicino ad Auschwitz, un campo di concentramento durante la
Seconda Guerra Mondiale. Lì Bruno incontra Shmuel
(Jack Scanlon), un bambino ebreo della stessa età
tenuto prigioniero nel campo di concentramento. I due ragazzi
diventano amici, nonostante la recinzione di filo spinato che li
separa, e rimangono ignari della guerra genocida che si sta
svolgendo intorno a loro, fino a quando non prenderanno decisioni
che cambieranno per sempre la loro vita.
Il bambino con il pigiama a
righe è basato su una storia vera?
Nonostante l’ambientazione storica,
sia il film che il romanzo sono opere di fantasia. Infatti, mentre
alcuni lodano la storia come un racconto di moralità che
contemporaneamente introduce i bambini al tema dell’Olocausto,
altri hanno criticato il modo in cui la storia è stata comunemente
usata nelle classi per insegnare agli studenti l’Olocausto, poiché
molti studenti sono caduti nell’equivoco di pensare che sia basata
su una storia vera. Tuttavia, è importante riconoscere che questo –
fatta eccezione per il contesto e determinati elementi – è un
racconto inventato, in quanto gli eventi alla base del film non
sarebbero mai potuti accadere nella realtà.
Un rapporto condotto dal
Centro per l’educazione all’Olocausto
dell’University College di Londra, pubblicato sul Guardian
nel gennaio 2022 ha osservato che gli studenti che hanno studiato
la storia sono spesso giunti a conclusioni che “hanno
contribuito in modo significativo a uno dei più potenti e
problematici fraintendimenti di questa storia, ovvero che i
‘tedeschi comuni’ avessero poche responsabilità e fossero in gran
parte ‘sottoposti a lavaggio del cervello’ o comunque del tutto
ignari delle atrocità in corso”. Il personaggio di Bruno ne è
un esempio. In quanto giovane tedesco, figlio di un alto ufficiale
delle SS, egli sarebbe stato, per legge, un membro della
Gioventù hitleriana.
Avrebbe frequentato una scuola
tedesca dove gli studenti giuravano regolarmente a Hitler e dove la
propaganda antisemita si infiltrava in ogni parte del programma di
studi. La sua caratterizzazione nel film perpetua invece la
convinzione che la maggior parte dei civili tedeschi fosse ignara
di ciò che accadeva intorno a loro. In realtà, l’opinione pubblica
in Germania e nell’Europa occupata era ben consapevole che gli
ebrei venivano perseguitati, costretti a emigrare e infine
deportati. Anche la storia di Shmuel è storicamente inesatta. Un
ragazzo come lui che entrava ad
Auschwitz-Birkenau, è molto probabile che al suo
arrivo sarebbe stato spedito direttamente nelle camere a gas, come
la maggior parte dei bambini che vi arrivavano.
Questo perché i nazisti non li
consideravano utili per il lavoro forzato. Un piccolo numero di
bambini fu scelto per la sperimentazione medica, ma furono comunque
tenuti lontani dal campo principale. Anche se Shmuel fosse stato
selezionato per i lavori forzati, non avrebbe avuto la possibilità
di trascorrere la maggior parte delle sue giornate seduto alla
periferia del campo. Esempi di questo genere permettono dunque di
capire le differenze esistenti tra Il bambino con il
pigiama a righe e la vera storia riguardante i campi di
concentramento e l’Olocausto. Per quanto il film permetta di
avvicinarsi a quegli eventi, non va preso come una loro precisa
rappresentazione.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di Il
bambino con il pigiama a righe grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e
Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 18
gennaio alle ore 21:25 sul canale
Rete 4.
Il romanzo di John Boyne Il
bambino con il pigiama a righe è stato pubblicato per la
prima volta nel 2006 e adattato in un film di successo due anni
dopo. È un best-seller internazionale e nel 2016 ha venduto sette
milioni di copie. Gli insegnanti di tutto il Regno Unito lo usano
come strumento per insegnare l’Olocausto nelle lezioni di storia e
di inglese.
Molte persone che hanno letto il
libro o visto l’adattamento cinematografico credono che si tratti
di una storia vera, basata su persone ed eventi reali. Tuttavia, è
importante capire che il libro è un’opera di fantasia. Gli eventi
descritti non sarebbero mai potuti accadere. In questo blog
illustro alcune delle inesattezze storiche del libro e le
rappresentazioni stereotipate dei personaggi principali che
contribuiscono a perpetuare pericolosi miti sull’Olocausto.
Bruno
Bruno (Asa
Butterfield) è il personaggio principale del libro. È
un ragazzino tedesco il cui padre (David
Thewlis), un nazista di alto rango, accetta un nuovo
lavoro e quindi la famiglia deve trasferirsi in un nuovo posto.
Bruno ha nove anni ma non sembra essere consapevole della guerra
che lo circonda, di chi siano gli ebrei e nemmeno di chi sia Adolf
Hitler. In quanto giovane tedesco, figlio di un alto ufficiale
delle SS, Bruno avrebbe dovuto far parte, per legge, della Gioventù
hitleriana. Avrebbe frequentato una scuola tedesca dove gli
studenti giuravano regolarmente a Hitler e dove la propaganda
antisemita si infiltrava in ogni parte del programma di studi. Ai
bambini veniva insegnato che la guerra era qualcosa di cui essere
orgogliosi, perché significava che la Germania sarebbe tornata a
essere una grande potenza.
La caratterizzazione di Bruno
perpetua la convinzione che la maggior parte dei civili tedeschi
fosse ignara di ciò che accadeva intorno a loro. In realtà,
l’opinione pubblica in Germania e nell’Europa occupata era ben
consapevole che gli ebrei venivano perseguitati, costretti a
emigrare e infine deportati. Molti sapevano anche che gli ebrei
venivano uccisi. Molti tedeschi trassero profitto dall’Olocausto,
in quanto le proprietà e i beni degli ebrei vennero “arianizzati”,
ovvero sottratti ai proprietari ebrei per essere dati ai tedeschi
“etnici”. Una minoranza di civili tedeschi si oppose all’ideologia
nazista. Le autorità naziste eliminarono la resistenza al regime in
modo rapido e brutale.
Shmuel
Shmuel è un giovane ebreo che Bruno
incontra durante un’esplorazione nei pressi della sua nuova casa.
La prima volta che si incontrano, Shmuel si trova dietro il filo
spinato di un campo di concentramento. Nel corso della storia, i
due ragazzi creano un’amicizia nonostante siano separati dal filo
spinato.
Come pubblico impariamo molto su
Bruno, che diventa un bambino reale nella nostra immaginazione.
Tuttavia, Shmuel è sempre e solo rappresentato come una vittima
monodimensionale. Shmuel non ha personalità o individualità, quindi
il pubblico non crea un legame emotivo con lui. Ciò significa che
per il lettore è più difficile entrare in empatia con Shmuel e la
sua situazione.
La caratterizzazione di Shmuel
ritrae le vittime ebree come passive e senza resistenza. Tuttavia,
la resistenza ebraica esisteva sia all’interno che all’esterno dei
campi di concentramento e di sterminio. Ad Auschwitz-Birkenau un
gruppo di Sonderkommando (prigionieri ebrei costretti a svolgere il
terribile lavoro di ammassare le persone nelle camere a gas e poi
rimuovere i cadaveri) riuscì a far esplodere uno dei crematori e a
uccidere alcune guardie. È importante che la gente capisca che gli
ebrei non sono andati incontro alla morte senza cercare di
salvarsi.
La storia di Shmuel è anche
storicamente inaccurata. Per i lettori del libro è chiaro che il
campo è probabilmente il complesso del campo di concentramento di
Auschwitz, come Bruno lo chiama “Fuori-Casa”. Se un ragazzo come
Shmuel fosse entrato ad Auschwitz-Birkenau, è molto probabile che
al suo arrivo sarebbe stato spedito direttamente nelle camere a
gas, come la maggior parte dei bambini che vi arrivavano, poiché i
nazisti non li consideravano utili per il lavoro forzato. Un
piccolo numero di bambini fu scelto per la sperimentazione medica,
ma questi bambini furono tenuti lontani dal campo principale. Anche
se Shmuel fosse stato selezionato per i lavori forzati, non avrebbe
avuto la possibilità di trascorrere la maggior parte delle sue
giornate seduto alla periferia del campo.
Il finale del film Il
bambino con il pigiama a righe
La conclusione della storia lascia
molti lettori sconvolti. Bruno scava un tunnel sotto il filo
spinato, striscia nel campo, poi insieme a Shmuel va alla ricerca
del padre scomparso. Entrambi i ragazzi vengono coinvolti in un
gruppo di prigionieri che vengono portati alla camera a gas, dove
vengono tutti uccisi. Il fulcro emotivo della storia è la famiglia
di Bruno e la sua angoscia nel rendersi conto di ciò che è accaduto
al figlio. L’attenzione del lettore rimane sull’esperienza del
comandante del campo di concentramento e di sua moglie, il cui
figlio è stato ucciso in quello che viene rappresentato come un
tragico incidente.
Poiché la storia si concentra sulla
famiglia di Bruno, il libro non affronta la tragedia principale
dell’Olocausto: il fatto che nessuna delle persone nella camera a
gas avrebbe dovuto trovarsi lì. A causa del modo in cui il
personaggio di Shmuel viene rappresentato nel romanzo, il suo
personaggio non suscita nel lettore la stessa simpatia di Bruno.
Shmuel rappresenta il milione e mezzo di bambini assassinati dal
regime nazista ad Auschwitz-Birkenau, nei campi di sterminio
dell’Europa occupata e nei campi di sterminio in cui milioni di
civili sono stati fucilati in fosse comuni, eppure la simpatia del
lettore è rivolta a un comandante di campo di concentramento
nazista e alla sua famiglia.
Andrew Garfield e Emma Stone sono
impegnati nelle riprese di Spiderman e sul set le cose sembrano
andare a meraviglia … Ecco infatti delle foto ‘spoilerose’ dei due
protagonisti durante una scena romantica.
La scena, ambientata in uno stadio
e girata il 4 gennaio, mostra Peter Parker (Garfield), strappa un
bacio con Gwen (Stone).
L’ultimo numero di Previews
Megazine ha diffuso la prima immagine in esclusiva per il
pre-ordine di Baby Groot Figural
Bank di Monogram Products. Il
prodotto arriverà nei negozi di fumetti nella seconda parte del
mese di Febbraio 2016.
L’action figure costerà circa 30 dollari negli USA.
Serata all’insegna
della comicità made in Italy quella in programma questa sera.
Infatti, il film che vi segnaliamo oggi, tra gli altri,
è IL 7 E L’8 con protagonisti
assoluti Ficarra e
Picone. IL 7 E
L’8andrà in onda in prima serata su Canale
5.
Il 7 e l’8 è un film del
2007, diretto da Salvatore Ficarra,
Valentino Picone e Giambattista
Avellino e interpretato dal duo comico Ficarra e Picone.
Insieme ai due comici fa il suo debutto nella pellicola Eleonora
Abbagnato, prima ballerina dell’Opéra di Parigi. È stato
distribuito al cinema il 16 marzo 2007. Il film ha ottenuto una
nomination ai David di Donatello 2007 per il Miglior regista
esordiente.
Curiosità:
Ficarra & Picone, lanciati dal
piccolo schermo in trasmissioni cabarettistiche tipo Zelig e
L’ottavo nano, dopo aver esordito al cinema nel 2002 come attori in
Nati stanchi provano il grande salto di qualità passando alla
regia. Girato con la collaborazione di Giambattista Avellino, il
film è uscito in Italia il 16 marzo 2007. Ha incassato nel primo
weekend circa € 1.323.000, e totalmente circa € 7.730.000. Quindi
un buon successo di pubblico, al quale si è accompagnato anche il
gradimento della critica. Il DVD è stato messo in commercio il 5
settembre 2007, mentre la colonna sonora il 13 aprile 2007.
l paese di San Giovanni in Calice,
dove nel film si trova il convento in cui si è ritirato il vero
padre di Tommaso, nella realtà non esiste, poiché si identifica con
San Giovanni in Fiore in Calabria, che corrisponde alla
collocazione geografica indicata da Eleonora; ma le vere scene sono
state girate nel Borgo medievale di Santa Lucia del Mela (ME), in
Sicilia.
Il 5 dicembre tornerà
sul grande schermo Ritorno al futuro, il
primo episodio della saga cult diretta da Zemeckis. L’evento è
organizzato da Nexo Digital
Sabato 25 giugno sarà la giornata
mondiale dei Puffi. In
omaggio al creatore dei piccoli omini blu, Pierre Culliford in arte
Peyo (25 giugno 1928 – 24 dicembre 1992) e in occasione
dell’anniversario della sua nascita , Columbia Pictures e Sony
Pictures coordineranno un evento di proporzioni mondiali
che vedrà coinvolte migliaia di persone, invitate a travestirsi da
puffo nel tentativo di superare un divertente record da Guinness
dei Primati: oltre 2510 puffi in giro per il mondo nell’arco di 24
ore. L’evento interesserà città come Bruxelles, Atene, L’Aia,
Dublino, Città del Messico, Panama, Varsavia, Mosca,
Johannesburg, New York e Londra, coinvolgendo anche Francia,
Svizzera, Islanda, Danimarca ed in particolare la Spagna con
Júzcar, uno dei più famosi villaggi bianchi della provincia di
Malaga in Andalusia, completamente ridipinto di blu.
La giornata mondiale dei Puffi
precederà l’uscita del loro nuovo film in 3D che sarà nelle sale il
prossimo 16 settembre, diretto da Raja Gosnell e distribuito da
Warner Bros. Pictures Italia. In questa nuova avventura, i Puffi –
fuggendo dal loro villaggio inseguiti dal perfido stregone
Gargamella – si troveranno catapultati al Central Park di New York,
dove faranno di tutto per sfuggire alle grinfie del loro storico
nemico.
Marc Weinstock, Presidente del
Marketing Internazionale di Sony Pictures, spiega: “Sono pochi
i personaggi ad esser diventati icone e tra questi i Puffi. È
da più di 50 anni che, attraverso generazioni, i Puffi
fanno parte dalla cultura popolare. La creazione di Peyo è
qualcosa di inossidabile e questo giorno vuole proprio celebrare
tutto ciò in occasione della sua data di nascita”.
Il 2023 è stato un anno che ha
consolidato ancora una volta il grande successo e la fidelizzazione
per la fiction Rai. I numeri ottenuti confermano il primato sia
nell’offerta generalista, con la top ten per ascolto medio occupata
solo da titoli Rai, sia nel consumo on line sulla piattaforma
Rai Play.
Risultati raggiunti grazie a
un’equazione virtuosa tra quantità e qualità del prodotto. È su
questa base, infatti, che i telespettatori hanno ribadito il patto
di fiducia con il grande racconto popolare del servizio pubblico,
capace di restituire la ricchezza e la complessità di un Paese e di
interpretarne i problemi, le attese, i valori profondi e le
contraddizioni sempre con il coraggio fiducioso e positivo verso il
domani.
Sul fronte degli ascolti lineari,
la seconda stagione di “Le indagini di Lolita
Lobosco” si conferma il titolo più visto con una media di
ascolto di oltre 5.292.000 telespettatori e 28.6% di share. Seguono
“Fiori sopra l’inferno” (4.767.000 di
telespettatori e 25% di share) e la terza stagione di “Imma
Tataranni – Sostituto procuratore” (4.483.000
telespettatori e 26,4% di share).
Ai brillanti dati del prime time si
aggiungono quelli della fascia pomeridiana, il cui presidio viene
mantenuto grazie alla serie daily “Il Paradiso delle
Signore“, che ha ottenuto un ascolto medio di oltre 1.7
milioni di telespettatori e il 19.7% di share. Anche
sulla piattaforma Rai Play, la fiction è il genere
più visto. “Mare
fuori 3” si colloca in prima posizione con oltre 72
milioni ore di Tempo Totale Speso. La serie, che ha ottenuto una
Total Audience di oltre 6 milioni di ascoltatori, si è
contraddistinta anche per lo straordinario primato sul VOD a 28
giorni con 4.099.000 ascoltatori medi.
In un mercato post-pandemico
tornato per il primo anno alla normalità i cinema
hanno registrato nel 2023 un incasso complessivo di circa 495
milioni di € per un numero di presenze pari a circa 70.5 milioni di
biglietti venduti.
Si tratta di un risultato superiore
al 2022 (+62% incassi e +59% presenze) e di un
decremento del 16% degli incassi e del 23% delle presenze circa
rispetto alla media del triennio 2017-2019. Un recupero importante
visto che al 31/12 del 2022 la differenza negativa con la media
pre-pandemica era del 48% in incassi e del 51% in biglietti
venduti.
Da sottolineare il fondamentale recupero nella stagione estiva,
tradizionalmente considerata quella più debole dal punto di vista
dei risultati: da maggio ad agosto, grazie all’importante offerta e
anche alle attività di comunicazione e promozione realizzate, il
periodo ha registrato ininterrottamente valori superiori al
triennio 2017-2019 permettendo al secondo quadrimestre di segnare
il miglior risultato di sempre al box office in termini di incasso.
Nel complesso l’anno ha registrato 5 mesi su 12 con valori
superiori ai dati pre-pandemici.
Di nuovo significativa, più in
generale, la produzione italiana grazie al film “C’è
ancora domani” di Paola Cortellesi e a diversi altri risultati
conseguiti, che torna ad avvicinarsi ai valori dello scorso
decennio. Le produzioni italiane, incluse le co-produzioni, hanno
registrato un incasso di oltre 120 milioni di € per un numero di
ingressi pari a circa 18 milioni di biglietti venduti ed una quota
sul totale delle presenze di circa il 26%. Si tratta di un valore
non solo superiore alla media del triennio 2017-2019 (21%) ma
vicino alla media dell’intero decennio 2010-2019 (26,9%). Nella
Top3 dei film di produzione italiana, oltre al film di Paola Cortellesi ci sono anche “Me
contro Te Il Film – Missione giungla” (4.8 milioni di
€ d’incasso) e “Tre di
troppo” (4.7 milioni di € d’incasso).
I tre film che in generale hanno
registrato il migliore risultato di incasso al box office sono
stati “C’è
ancora domani” (quasi 33 milioni di € d’incasso),
“Barbie”
(32.1 milioni di € d’incasso) e “Oppenheimer”
(27.9 milioni di € d’incasso). I dati e le analisi complete
verranno diffuse e commentate nel corso della conferenza stampa
“2023: che spettacolo di Cinema!” che si terrà il prossimo 10
GENNAIO 2024 alle ore 11.00 presso il Cinema Barberini (sala 5) –
Piazza Barberini 24/26, Roma.
Di seguito la TOP 10 degli incassi nella stagione
cinematografica
ShortList ha pubblicato un disegno di
Mario Zucca che rappresenta quest’anno in termini
di cinema, attività videoludica, televisione e eventi sportivi che
hanno caratterizzato i 12 mesi del 2013.
L’illustrazione comprende non solo i
grandi eventi cinematografici dell’anno, ma anche il meglio che la
tv ha offerto ai telespettatori e anche eventi di spettacolo,
musica e sport, compresi i lutti che hanno colpito il mondo della
star, mai come questa fine d’anno numerosi.
E così tra la folla di disegnini si
può vedere Miley Cyrus alla sua scandalosa
performance agli MTv WMA, l’addio di Breaking Bad,
soppiantato da House of Cards, quello di How I Met
Your Mother che dice ciao con la sua nona stagione mentre
saluta l’arrivo di The Orange is the New Black. E ancora
lo spazio HBO con i protagonisti di Game of Thrones, un
piccolo Papa Francesco che saluta con la manina sorridendo, insieme
alle novità videoludiche come GTA V e le innovazioni nel campo
della tecnologia (iPhone 5, Galaxy S4 ecc.). Presente in maniera
massiccia il mondo del cinema: Pacific Rim, Man of Steel, Gravity, Star
Trek, Planes, Hunger Games, Iron Man e tanti altri,
oltre alla ‘corona’ del disegno, formata dai volti degli illustri
defunti di quest’anno: Roger Ebert, James Gandolfini,
Nelson Mandela, Corey Monteith, Lou Reed, Edna Caprapall, Paul
Walker (il disegno è stato ultimato chiaramente prima di
domenica scorsa, quando è arrivata la notizia della morte di
Peter O’Toole).
Da Jonathan Safram Foer a Francis
Scott Fitzgerald: si può sintetizzare così il 2012 della Warner
Bros, che in questi giorni ha pubblicato un primo calendario con le
uscite (americane) più importanti dell’anno che sta per cominciare.
Ad aprire le danze sarà il musical Joyful Noise, il 13 gennaio; una
settimana dopo sarà la volta di Molto forte, incredibilmente
vicino, adattamento dell’omonimo romanzo di Safram Foer con Tom
Hanks e Sandra Bullock (uscita prevista in Italia: 17
febbraio).
La primavera sarà aperta da Wrath
of the Titans, seguito a breve da Bullet to the Head con Stallone.
Maggio sarà il mese di Dark Shadows, il nuovo film di Tim Burton
con l’immancabile Johnny Depp, Helena Bonham Carter e Michelle
Pfeiffer, mentre giugno si aprirà con Rock of Ages (con Tom Cruise
nel ruolo del cantante di una band hard rock degli anni ’80) e
chiuso col ‘botto’ di The Dark Night Rises, terzo capitolo della
saga batmaniana dell’accoppiata Christopher Nolan – Christian Bale.
Agosto ‘soprannaturale’ con The Apparition, mentre in ottobre
sbarcherà sugli schermi la banda di gangster composta
di Sean Penn che affronterà i poliziotti Josh Brolin e
Ryan Gosling. Le festività di fine anno saranno anticipate
dall’Hobbitt di Peter Jackson (15 dicembre), mentre proprio per il
giorno di Natale è prevista l’uscita del Grande Gatsby di Baz
Luhrmann con Leonardo Di Caprio e Tobey Maguire.
Il film di Robert
Redford La regola del silenzio (The company you keep) uscirà al
cinema il 20 Dicembre distribuito da 01 distribution. Tra gli
interpreti della pellicola, oltre allo stesso regista,
Mentre non è ancora confermato definitivamente il suo ‘cameo’
nel film che Kathryn Bigelow dedicherà alla caccia a Osama Bin
Laden, Steve Carell si rilancia nella commedia con “Lunatics”,
prodotto dalla Universal. Il film, ambientato nel mondo del calcio,
vedrà due genitori di campioni in erba dare vita a una faida che
uscirà ben presto dall’ambito famigliare per assumere addirittura
conseguenze globali.
Carell, che co-produrrà il film, reciterà il ruolo di Philip
Horkman, il gestore di un negozio di animali che nei fine settimana
svolge il ruolo di arbitro nei match tra squadre di ragazzini; nel
corso di una di queste partite si scontrerà con il padre di uno di
loro e da cui prenderà il via lo scontro… Il film è tratto
che da un racconto di Dave Barry e Alan Zweibel: il primo ha
già lavorato nel mondo del cinema (“Big Trouble – Una valigia piena
di guai” di Benny Sonnenfeld del 2002, con Tim Allen e Renè Russo),
mentre Zweibel è un veterano del “Saturday Night Live”, che
attualmente lavora su “Curb Your Enthusiasm”, e questo dovrebbe
assicurare una buona riuscita, a patto ovviamente che lo si affidi
a un buon regista…
Avengers:
Endgame continua a far discutere anche a più di due
mesi dall’uscita, e il tema è ancora una volta la creazione di
timeline alternative provocata dai continui viaggi nel tempo dei
personaggi ma soprattutto dall’ultima impresa di Captain
America, che torna nel passato per restituire le gemme
dell’infinito e in una di queste realtà si riunisce con l’amore
della sua vita, Peggy Carter. Il “vecchio” Steve
Rogers invece ricompare nel presente per cedere lo scudo a Sam
Wilson, aka Falcon.
Oggi la nuova linea temporale di Cap
è la più dibattuta: grazie a questa il MCU ha ora una doppia versione del
personaggio, quella congelata dopo la seconda guerra mondiale, e
quella viva e vegeta che vive con Peggy. E se ci fate caso, nella
scena in cui parla con Sam, indossa perfino una fede nuziale,
dunque è evidente che la coppia si è sposata.
Sappiamo che la donna ha posato
qualcuno negli anni che seguirono la presunta morte dell’eroe, e
gli sceneggiatori di Endgame, Christopher Markus e
Stephen McFeely, sostengono che quell’uomo è sempre stato Steve
Rogers, ma solo dopo aver sconfitto Thanos ed essere tornato
indietro nel tempo. E se uno dei due Cap fosse apparso al funerale
di Peggy Carter ripreso in Captain America: Civil
War, nello specifico la versione anziana?
A suggerire questa ipotesi è
l’attenta analisi di un’inquadratura del film, dove vediamo un uomo
brizzolato in basso a sinistra che trasporta la bara; non vediamo
il suo volto, ma c’è chi pensa si tratti proprio del vecchio
Steve.
Questo significa che Captain America
e la sua controparte erano nello stesso posto nello stesso momento?
Difficile a dirsi, e il motivo del loro mancato incontro sarebbe
oggetto di un’ulteriore discussione. Il mistero si infittisce, e
le parole dei fratelli
Russo sul possibile ritorno al cinema del personaggio non fanno
che aumentare le aspettative…
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018),
l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo,
Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco,
i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le
azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta
per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero
esserci.
Il titolo originale del nuovo film
di animazione della Disney è stato cambiato da Rapunzel
(Raperonzolo) a Tangled solo poche settimane fa. Il
Los Angeles Times spiega il motivo in un lungo articolo
sulle nuove strategie dello studio di animazione in merito al
potenziale pubblico dei propri film.
L’ex capo della Marvel Ike Perlmutter ha
criticato l’approccio al botteghino del Marvel Cinematic Universe
della Disney. Perlmutter, come noto, è stata una
delle figure più controverse della Marvel per diversi anni. Nel corso
del tempo ci sono infatti state numerose segnalazioni su quanto
fosse difficile lavorare con lui, soprattutto per i reparti
creativi. In effetti, il presidente dei Marvel StudiosKevin Feige ha
quasi lasciato la compagnia nel 2015, quando doveva ancora riferire
a Perlmutter, proprio per via di conflitti con quest’ultimo.
Alla fine di marzo, tuttavia,
Perlmutter è stato licenziato dalla Marvel e
dalla Disney, ma l’ex dirigente ha ora rotto il
silenzio a riguardo. In una rara dichiarazione rilasciata al Wall
Street Journal, Perlmutter ha parlato di come è stato licenziato,
spiegando cosa ha portato alla sua uscita. “Non ho dubbi che la
cessazione del mio contratto sia stata basata su differenze
fondamentali negli affari tra il mio pensiero e la leadership
Disney, perché ci tengo al ritorno sull’investimento. Tutto ciò di
cui parlano e si preoccupano loro è il box office, solo il box
office”.
Affermare che i film MCU sono alcuni dei film più
costosi di Hollywood è un eufemismo. Tuttavia, l’MCU rimane il franchise di punta
della Disney, anche alla luce del suo guadagno totale di 23
miliardi di dollari. Negli ultimi anni, però, ci sono stati
risultati contrastanti per Disney e Marvel Studios. La Fase 4 è
iniziata nel bel mezzo della pandemia globale di COVID-19, che si è
rivelata decisamente impegnativa per tutti gli studi
cinematografici. Finora, ad ogni modo, nessuno ai Marvel Studios o alla Disney ha
risposto alla dichiarazione di Perlmutter. Mentre l’MCU avanza nella sua Fase 5, solo il
tempo dirà se Perlmutter ha ragione.
Il
Gladiatore è uno di quei film che ha fatto la storia
del cinema. Diretto da Ridley Scott e con
interpretazioni magistrali, come quelle di Russell
Crowe e di Joaquin Phoenix, Il Gladiatore
racconta la vicenda di
Massimo Decimo Meridio, dalla stima dell’imperatore Marco
Aurelio che vede in Massimo il figlio che avrebbe sempre voluto,
alla vendetta verso Commodo, usurpatore del titolo paterno e
mandante degli omicidi verso la sua famiglia.
Mentre Ridley Scott è pronto a
tornare dietro la macchina da presa per realizzare un
sequel, che dovrebbe concentrarsi su Lucio, figlio di Augusta
Lucilla, ecco le dieci cose che, forse, non sapevate su
Il
Gladiatore.
Il Gladiatore: film
1. Le riprese del film non
avvennero in Italia. La richiesta di poter svolgere le
riprese dei combattimenti al Colosseo venne fatta al comune di Roma
e venne rifiutata, poiché l’anfiteatro era in fase di restauro.
Venne così fatta a Malta una replica del Colosseo in scala ridotta
a un terzo. Per la sua realizzazioni ci sono voluti diversi mesi e
il costo è stato stimato a un milione di dollari. Un grande
dispendio per poter realizzare in modo preciso l’assortimento
decorativo ai tempi dell’Impero Romano, fatto di colonne, ponti,
statue e tanto altro. Il complesso realizzato è stato reso
servizievole con camerini e altre connotazioni. Il resto del
Colosseo è stato realizzato digitalmente.
2. Il Gladiatore ha
mantenuto la tradizione del pollice all’insù. Uno dei
malintesi molto comuni risiede nel fatto che un imperatore romano
abbia alzato il pollice per indicare che un gladiatore dovesse
essere risparmiato, mentre il pollice in giù stava a significare
che non ci sarebbe stata pietà per un gladiatore abbattuto. In
realtà, questo gesticolare si verificava in modo diverso: il
pollice alzato stava a simbolizzare un’azione di spada (e, quindi,
la morte), mentre il pollice in basso simbolizzava una spasa
sguainata, cioè la grazia. Lo staff del film era a conoscenza di
queste simbologie mentre stavano realizzando il film, ma siccome il
pollice rivolto verso l’alto è entrato di uso comune per
significare che va tutto bene, venne deciso di non confondere il
pubblico inutilmente.
3. Ne Il Gladiatore appare
un effetto sfocato che non era previsto. A metà della
scena di guerra tra l’esercito di Massimo e le tribù germaniche è
presente un effetto di sfocatura che non era inizialmente previsto.
La scena è stata girata in prima serata, ma si è continuato a
girare per diverso tempo e la luce si era drasticamente ridotta.
Per mantenere l’illuminazione allo stesso livello per poter
realizzare la scena in modo continuativo ed evitare di investire un
altro giorno per girare, il direttore della fotografia John
Mathienson decise di girare le scene con una sequenza di fotogrammi
molto bassa. Per compensare le perdita di fotogrammi, questi sono
stati ripresi e duplicati diverse volte in post produzione e
modificati nel film in modo tale che tutto potesse sembrare
naturale.
Il Gladiatore: streaming
4. Il Gladiatore è
disponibile in streaming. Chi ha voglia di rivedere uno
dei film che ha fatto la storia del cinema o chi desidera
approcciarsi a Il Gladiatore per la prima volta, il film è
disponibile sulle piattaforme streaming di Netflix, Chili e
Rakuten Tv.
Il Gladiatore: colonna sonora
5. La colonna sonora di
Hans Zimmer è una delle più rinomate nella storia del
cinema. In origine, Zimmer voleva che la cantante
israeliana Ofra Haza fornisse la sua voce di fonda alla colonna
sonora del film, avendo lavorato con lui già per Il principe
d’Egitto un paio di anni prima. Tuttavia, Ofra morì
inaspettatamente nel 2000 di polmonite correlata all’AIDS e venne
sostituita con Lisa Gerrard.
Il Gladiatore: cast
6.
Russell Crowe ha definito Il Gladiatore come uno dei migliori
film americani che abbia mai fatto. Dopo che Mel Gibson rifiutò il ruolo di Massimo Decimo
Meridio (dato che ritenere di essere troppo vecchio per
interpretare il protagonista),
Russell Crowe accettò il ruolo e cominciò a lavorarci su
durante il film che stava girando, ovvero Insider – Dietro la
verità. Per questo film aveva preso molti chili e per Il
Gladiatore li avrebbe dovuti perdere tutti e acquisire una certa
muscolatura. A detta di Crowe, pare che non abbia fatto nulla di
speciale tranne che praticare dei normali lavori di fattoria in
Australia. Durante le riprese de Il Gladiatore, Crowe era
continuamente scontento della sceneggiatura, tanto da riadattarla
con le proprie mani. Avrebbe persino abbandonato il set se le cose
non andavano come diceva lui. Pare addirittura che si sia rifiutato
inizialmente di dire la fase, ormai famosa, “in questa vita, o
nell’altra, avrò la mia vendetta”, dicendo anche allo sceneggiatore
William Nicholson che il suo lavoro era spazzatura e che lui,
essendo uno dei migliori attori al mondo, lo avrebbe reso
migliore.
7.
Joaquin Phoenix è sempre stata la prima scelta per il ruolo di
Commodo. Ridley Scott non aveva dubbi: anche dopo aver
provinato diversi attori (tra cui, pare, Jude Law) Joaquin Phoenix
era la scelta giusta. Sembra che Phoenix fosse molto nervoso sul
set e che avesse chiesto a Crowe di dargli una mano per far sì che
potesse concentrarsi su sé stesso.
8.
Oliver Reed morì tre settimane prima di finire le scene
principali. Dal momento che era considerato un personaggio
chiave, una clausola e della copertura assicurativa del film
avrebbe permesso di rigirare tutte le scene con un altro attore. Le
parti che non era riuscito a girare sono state sistemate in post
produzione.
Il Gladiatore: curiosità
9. Sul set de Il Gladiatore
vennero portate cinque tigri vere. Queste cinque tigri
furono portate sul set per la scena di lotta di Massimo contro le
tigri nell’arena. Un veterinario era sempre pronto e armato di
tranquillanti per tutto il tempo delle riprese. Per garantire la
sicurezza, Crowe venne posizionato a circa più di 4 metri dalle
tigri.
10. Ridley Scott ha
resistito dall’includere ne Il Gladiatore un rapporto
amoroso. Scott aveva pensato di includere nel film una
relazione tra Massimo e Augusta Lucilla (Connie
Nielsen) di tipo sessuale, ma decise poi di non farlo perché
avrebbe cozzato con il sentimento di vendetta di Massimo verso la
morte di moglie e figlio. Lo stesso Crowe era contro questa
opzione, sentendo che non sarebbe stata parte del suo
personaggio.
Il 22 febbraio 2022
un uomo armato di 27 anni è entrato nell’Apple
Store di Leidseplein, ad
Amsterdam, e ha tenuto sotto tiro i presenti per
quasi cinque ore. Ha chiesto 200 milioni di euro in criptovalute e
un’uscita sicura dall’edificio, ma nulla è andato secondo i piani.
Bobby Boermans,
regista del nuovo thriller di Netflix dal titolo
iHostage, viveva vicino al negozio e ricorda
quella notte surreale. “Fortunatamente, situazioni di ostaggi
come questa sono rare nei Paesi Bassi. È questo che ha reso
bizzarro l’incidente. Un uomo, che chiedeva 200 milioni in
criptovalute, ha scelto di prendere un ostaggio in pieno giorno in
una delle piazze più frequentate di Amsterdam“, ha raccontato
al TIME.
Boermans aveva appena finito di
girare la serie thriller di NetflixL’ora d’oro, basata su un
immaginario attacco terroristico ad Amsterdam, quando un vicino gli
ha inviato un messaggio sulla crisi in corso. Poco dopo è passato
di lì ed è rimasto colpito dal silenzio che regnava una volta che
il caos si era dissolto. “Sono rimasti solo i fori di
proiettile nel vetro. Quella strana giustapposizione mi è rimasta
impressa. La calma surreale dopo la tempesta. Mi sono chiesto: cosa
è successo in quelle cinque ore terrificanti? È a dir poco un
miracolo che tutti gli ostaggi siano sopravvissuti“.
“Naturalmente, c’è il peso
simbolico dell’ambientazione stessa: un marchio globale come Apple,
noto per i suoi spazi puliti e tranquilli. Un luogo di design
elegante e di calma… è diventato la scena di qualcosa di veramente
orribile dentro e fuori“. Queste domande persistenti hanno
così portato a iHostage, in uscita il 18 aprile e
ispirato agli eventi reali di quel giorno d’inverno di tre anni fa.
In questo approfondimento, esploriamo quello che c’è da sapere
sulla vera storia di questa crisi che ha sconvolto i Paesi Bassi e
su come si è conclusa.
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel
Un uomo armato prende ostaggi
all’interno dell’Apple Store
Intorno alle 17.30 ora locale, un
uomo armato e vestito in tenuta mimetica è entrato nel negozio e ha
preso in ostaggio un uomo bulgaro di 44 anni mentre altri clienti
cercavano di nascondersi. Anche le persone ai piani superiori
dell’edificio, dove l’Apple Store occupa il piano terra, sono
rimaste intrappolate. La polizia è arrivata nel giro di 10 minuti
ed è stata accolta da colpi di arma da fuoco, almeno quattro. Le
autorità sospettavano che l’uomo trasportasse esplosivi e hanno
rapidamente bloccato l’area. Forze speciali e ambulanze si sono
riversate sulla scena e ai lavoratori dei negozi vicini è stato
ordinato di ripararsi in loco.
Nelle ore successive, la polizia è
riuscita a far evacuare circa 70 persone dall’edificio, comprese
quelle nascoste all’interno del negozio. Nel film, Boermans ha
scelto di seguire fedelmente la cronologia di quella notte, pur
prendendosi qualche licenza drammatica. “Mentre lavoravamo alla
sceneggiatura, ci siamo consapevolmente concentrati solo sulla
notte degli ostaggi. Naturalmente, in ogni film è necessario
condensare il tempo, ma la maggior parte delle vicende che si
vedono sullo schermo sono basate su fatti realmente accaduti.Abbiamo cambiato i dialoghi e dato a tutti i personaggi nomi di
fantasia, in modo che non potessero essere ricondotti alle persone
coinvolte”.
“In realtà, centinaia di persone
sono state coinvolte nello scontro, ma noi ci siamo concentrati su
cinque personaggi principali, ognuno dei quali proviene da un
background diverso e offre una prospettiva unica“, spiega il
regista. Andando avanti con la storia, l’uomo armato ha contattato
la polizia chiedendo 200 milioni di euro in criptovalute (oltre 226
milioni di dollari all’epoca). Le sue motivazioni sono rimaste poco
chiare. Durante l’incidente ha anche inviato selfie e foto alla
stampa locale, che si sono rapidamente diffuse sui social media e
nei notiziari, insieme ai video della scena.
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel
Come si è risolto il conflitto
Alle 22.30, dopo ore di trattative,
l’uomo armato ha chiesto dell’acqua. La polizia ha quindi usato un
robot per consegnare una bottiglia. Mentre l’ostaggio si dirigeva
verso l’ingresso del negozio per recuperarla, ha colto l’attimo per
fuggire e correre fuori. L’uomo armato si è messo all’inseguimento.
In quel momento, un veicolo speciale della polizia ha accelerato e
ha colpito il sospetto. L’uomo ha perso i sensi e i video che lo
ritraggono a terra sono stati diffusi sui social media. La polizia
ha confermato più tardi che l’uomo è sopravvissuto ed è stato
portato in ospedale. Un giorno dopo, è stato confermato che era
morto per le ferite riportate.
Il modo in cui si è conclusa la
crisi – con un veicolo della polizia che ha investito l’uomo armato
– ha scatenato polemiche in tutti i Paesi Bassi. “L’incidente
degli ostaggi ha suscitato un intenso dibattito pubblico nei Paesi
Bassi, soprattutto per il modo non convenzionale in cui la polizia
ha posto fine alla situazione, utilizzando un’auto. È stato un atto
di violenza unico ed estremamente decisivo, frutto di una decisione
in una frazione di secondo presa da uno degli operatori delle forze
speciali“, spiega Boermans. “Un video degli ultimi istanti
è diventato virale quasi subito dopo, e l’intero Paese ha iniziato
a discuterne.
Alcune persone hanno applaudito
l’azione, mentre altre erano più esitanti o in conflitto su come è
stata gestita“. Le autorità hanno indagato sull’agente che ha
colpito il sospetto e hanno deciso di non sporgere denuncia. La
Procura ha successivamente dichiarato che l’agente ha agito in modo
appropriato e non dovrà affrontare accuse penali. Chi lo difende,
afferma che era l’unica occasione per fermare il criminale, non
avendo modo di bloccarlo in modo meno aggressivo. L’identità
dell’uomo preso in ostaggio e le sue condizioni non sono state
rivelate.
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel
Un passato travagliato
Alla fine si è scoperto che
l’aggressore era un residente di Amsterdam con precedenti penali.
Al momento dell’incidente, aveva con sé una pistola e un’arma
automatica. Secondo il quotidiano olandese Het Parool, le autorità
lo hanno identificato come Abdel Rahman Akkad, un
nome già noto ai servizi sociali. L’avvocato Jan-Kees van
den Brink, che aveva rappresentato Akkad in diverse cause
legali, ha parlato al giornale della morte dell’aggressore per
conto della madre, che lo aveva assunto in seguito alla situazione
degli ostaggi.
Akkad aveva avuto diversi precedenti
con la giustizia penale, anche per possesso di armi. Ha anche
ricevuto una condanna a 60 ore di servizi sociali, un mese di
libertà condizionale e un ordine restrittivo di tre anni per aver
molestato un’ex fidanzata, secondo quanto riportato dal giornale.
“La mia speranza è che questo film possa innescare un dialogo
importante sul numero crescente di individui con problemi di salute
mentale che vivono per strada. Molti cittadini di tutti i giorni,
animati da buone intenzioni, cadono nella fessura, spesso a causa
di difficoltà finanziarie o di problemi di salute mentale, e
vengono trascurati dai nostri servizi sanitari pubblici”.
“Si tratta di persone che
avrebbero potuto ricevere assistenza prima di ricorrere
tragicamente ad azioni così terribili. È straziante e spero che i
nostri governi comincino a dedicare più tempo, energia e risorse al
miglioramento dei nostri sistemi di salute pubblica“, afferma
Boermans. Il regista di iHostage, per la
realizzazione del film, ha parlato anche con i dipendenti e i
clienti dell’Apple Store, i negoziatori della polizia e altre
persone coinvolte nel coordinamento della risposta.
Il regista si augura che il film
mostri la resilienza umana che emerge nei momenti di crisi. “E
la nostra capacità di sostenerci a vicenda, anche nei momenti più
difficili. Allo stesso tempo, spero che il film sia un thriller
avvincente, che vi tenga sul filo del rasoio e vi tocchi
emotivamente. Voglio che il pubblico sperimenti sia l’intensità che
il cuore. In definitiva, spetta allo spettatore decidere per chi
tifare e come interpretare la violenza rappresentata“.
Il film thriller di Netflix iHostage – diretto da Bobby Boermans –
racconta la storia vera di una rapina all’Apple Store di Amsterdam.
Nel corso di questo drammatico episodio, una serie di ignari
clienti del negozio si sono infatti ritrovati ostaggi di un uomo
armato e deciso a chiedere in cambio un ricco riscatto. Dopo aver
esplorato la
storia vera dietro il film, in questo articolo approfondiamo il
suo finale con una spiegazione apposita. Il film inizia
dunque con un uomo bulgaro di nome Ilian Petrov
che arriva in città per lavoro. Si registra in albergo e, durante
una telefonata con la moglie, rivela di aver perso i suoi
AirPods.
Lei gli suggerisce di comprarne di
nuovi, visto che sarà lontano da casa per un po’. Quindi, la sua
prima tappa è l’Apple Store, che è pieno di altri clienti. Qui ci
vengono presentati anche Mingus, un impiegato, che
sta aiutando un cliente di nome Lukas. Ognuno è
preso dalle proprie cose quando un uomo entra ed estrae una
pistola. L’uomo, il cui nome si rivela poi essere Ammar
Ajar, tiene dunque sotto tiro il negozio. La sua
improvvisa apparizione provoca il caos e, mentre una manciata di
persone riesce a scappare dalla porta d’ingresso, la maggior parte
rimane intrappolata all’interno.
Mentre cerca di prendere il
controllo del posto, Ammar spara due colpi, che vengono uditi dai
poliziotti nelle vicinanze. Questi ultimi si precipitano
immediatamente sul luogo e cercano di capire chi ha sparato, ma
quando Ajar li vede, spara contro di loro, costringendoli a
nascondersi e a chiamare i rinforzi. La distrazione dei poliziotti
permette alla maggior parte delle persone di correre al primo piano
dell’edificio e a quattro (Mingus, Lukas, Bente e
sua madre, Soof) di nascondersi in un armadio
senza essere notati da Ammar.
Con quasi tutto il negozio vuoto,
solo una persona rimane in vista del rapinatore, Ilian, che viene
preso come ostaggio e usato come scudo contro i poliziotti. Mentre
viene portato un negoziatore per parlare con lui, Ammar avanza la
richiesta di duecento milioni di euro in criptovalute. Il
negoziatore, Lynn, cerca intanto di conquistare la
sua fiducia per scoprire di più sul suo passato e sulle sue
motivazioni, per capire cosa lo spinge e come può essere convinto a
disinnescare la situazione. Il rapinatore, infatti, indossa un
giubbotto esplosivo, che ha minacciato di far esplodere se qualcuno
si avvicinerà a lui.
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel
Cosa succede ad Ammar Ajar? Gli
ostaggi vengono salvati?
Ammar Ajar tiene in ostaggio il
negozio e i suoi dipendenti per circa cinque ore prima che l’intera
vicenda si concluda. Intrappolati al primo piano, gli ostaggi
chiedono immediatamente aiuto ai poliziotti, raccontando loro
l’intera situazione e aiutandoli così a elaborare un piano più
efficace. Tuttavia, a causa della minaccia di una bomba, non
possono intervenire così rapidamente. Allo stesso tempo, Mingus usa
il telefono di Bente per chiedere aiuto. Viene aggiornato sulla
questione degli altri ostaggi e gli viene chiesto di rimanere calmo
e tranquillo, per non attirare l’attenzione di Ammar.
Mingus aiuta poi i poliziotti a
capire la planimetria del negozio per trovare un percorso
alternativo attraverso il quale entrare al primo piano e far uscire
tutti gli ostaggi il prima possibile. Nel frattempo, Ilian è
l’unico a rischiare di essere ferito dal rapinatore e la sua
disperazione cresce di minuto in minuto. Mentre la notte cala e la
speranza che i poliziotti intervengano per salvarlo si riduce,
Ilian cerca di crearsi un’opportunità. Dice ad Ammar di chiedere
dell’acqua, di cui entrambi hanno bisogno, perché hanno passato
troppo tempo nel negozio senza mangiare né bere.
Ammar chiede quindi dell’acqua, che
viene consegnata alla porta del negozio da un robot. Ammar
costringe Ilian ad andare a raccoglierla in ginocchio. Quando non è
in grado di farlo, Ammar mette giù la pistola per prendere lui
stesso la bottiglia. A questo punto l’ostaggio coglie l’occasione e
scappa. Ammar, rendendosi conto dell’errore, gli corre dietro, ma
Ilian è piuttosto veloce e, prima che Ammar possa raggiungerlo, i
poliziotti hanno la loro occasione. Sanno che se Ilian viene preso,
tutto ricomincerà da capo. Così, lo investono con l’auto. Tuttavia,
l’azione è così improvvisa che Ammar viene colpito in modo
piuttosto grave.
Invece di andare subito da lui, i
poliziotti mandano un robot a togliergli il giubbotto, per evitare
che esploda e faccia vittime innocenti. Sono scioccati e anche
sollevati nello scoprire che il giubbotto è stato disarmato per
tutto il tempo. Ora che il pericolo è passato, portano Ammar in
ospedale. Tuttavia, l’impatto del colpo è così forte che le sue
ferite diventano fatali e muore in ospedale il mattino seguente.
Nel frattempo, Ilian viene salvato e trovato fisicamente illeso,
anche se ancora scosso. Con Ammar eliminato, anche Mingus e gli
altri ostaggi vengono fatti uscire dallo sgabuzzino in cui hanno
trascorso le ultime ore e possono tornare a casa.
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel
Winston sarà perseguito per aver
investito Ammar?
Quando si diffonde la notizia della
rapina, l’agente di polizia Winston viene
immediatamente chiamato in azione. In quel momento si trovava con
la sua famiglia, ma, visto che il dovere lo chiama, è costretto a
lasciarla. Fuori dal negozio, Winston incontra altri poliziotti che
sono lì per ricevere il segnale di via libera per irrompere
nell’edificio quando ne avranno l’occasione. Mentre Lynn fa parlare
Ammar, usano la pianta di Mingus per entrare al primo piano
dell’edificio dall’edificio adiacente e far uscire la maggior parte
degli ostaggi. Tuttavia, mentre le ore passano e non c’è alcun
cambiamento nell’intenzione di Ammar di lasciare Ilian, i
poliziotti iniziano a chiedersi se questa situazione di stallo avrà
mai fine. Poi, Ammar chiede dell’acqua e Ilian scappa.
Quando Winston vede Ammar correre
dietro a Ilian all’aperto, agisce immediatamente guidando la sua
auto verso Ammar e colpendolo così gravemente da fargli perdere i
sensi sul posto. Sebbene abbia agito pensando all’incolumità di
Ilian e alla conclusione della situazione ostile, la sua posizione
di ufficiale della legge non gli concede il permesso di uccidere
nessuno, anche se si tratta di un criminale. Pur lodandolo per la
sua prontezza di riflessi, il suo superiore gli comunica che sarà
oggetto di un’inchiesta, al termine della quale si deciderà cosa
accadrà a Winston per aver investito il criminale con la sua
auto.
Nel frattempo, viene tolto dal
servizio e rimandato a casa dopo un debriefing al mattino. Per
certi versi, questa pausa è un sollievo per Winston e la sua
famiglia. Nei titoli di testa alla fine del film, ci viene detto
che il vero agente di polizia su cui si basa Winston è stato
giudicato in grado di agire entro i limiti delle sue responsabilità
di ufficiale della legge. Ciò significa che non vengono mosse
accuse contro Winston. Non viene perseguito e gli viene permesso di
tornare in servizio.
Crediti: Netflix/Elmer van der Marel
Perché Ilian Petrov piange alla
fine?
Quando inizia la giornata, Ilian
Petrov non ha molti pensieri per la testa. Dovrebbe essere in
viaggio per qualche giorno, come è solito fare. Perde i suoi
AirPods, il che non è un grosso problema. Ma questa semplice gita
all’Apple Store si trasforma in pochi minuti in una delle
esperienze peggiori della sua vita. Mentre molte persone sono
intrappolate all’interno dell’edificio, Ilian è l’unico ad essere
costantemente sotto tiro. Le sue mani sono legate e il rapinatore
lo usa come scudo nel caso in cui i poliziotti tentino di sparare.
Considerando tutto questo, c’è una buona probabilità che Ilian non
esca vivo dalla situazione degli ostaggi.
Se le richieste di Ammar vengono
soddisfatte, egli porterebbe comunque Ilian con sé per assicurarsi
che i poliziotti non lo prendano una volta uscito dal negozio.
Anche in questo caso, l’ostaggio è sicuro che il rapinatore lo
ucciderà. Se le richieste di Ammar non saranno soddisfatte,
ucciderà Ilian per rabbia. Inoltre, ha anche un giubbotto esplosivo
ed è pronto a farlo saltare in aria. Tutto sommato, le possibilità
di sopravvivenza sono piuttosto scarse. Per questo motivo, quando
ne ha l’occasione, scappa per salvarsi. Anche se Ilian gli
sparasse, non sarebbe diverso da tutti gli scenari che si è già
inventato su come sarebbero andate le cose. Fortunatamente non
viene sparato alcun colpo e Ammar viene ucciso prima di poter
raggiungere Ilian.
La mattina dopo, quando torna nella
sua stanza d’albergo con i nuovi AirPods, riflette su quanto sia
stato vicino alla morte. Durante tutte le ore trascorse nel
negozio, pensava costantemente a sua moglie e a come la cosa più
stressante per lui fosse la nuova casa che lei voleva che
comprassero. In confronto agli eventi del negozio, la questione
della casa gli sembra una cosa da niente. Quindi, le lacrime alla
fine sono un riflesso del dolore mentale e fisico che ha sofferto
per ore, del trauma che l’evento ha impresso in lui per tutta la
vita, ma anche della felicità di essere vivo anche quando tutte le
probabilità sembravano contro di lui.
Il film thriller di
Netflix
iHostage – diretto da Bobby Boermans – è
attualmente uno dei titoli più visti sulla piattaforma, anche per
merito del suo cast di attori di talento, seppur poco conosciuti a
livello internazionale. Il film, come ormai noto, si basa su una
storia vera accaduta nel 2022, in cui un uomo armato ha chiesto
milioni di dollari in cambio della vita degli ostaggi presi in un
Apple Store. iHostage esamina le prospettive
dell’uomo armato, degli ostaggi e degli agenti delle forze
dell’ordine che cercano di risolvere la situazione, offrendo dunque
un ritratto a più punti di vista sulla vicenda.
Tornando al cast,
iHostage è una produzione olandese e molti degli
attori che vi hanno partecipato hanno trascorso la loro carriera
lavorando a progetti in Europa. I protagonisti del film potrebbero
quindi non essere ancora noti al pubblico, ma le loro eccellenti
interpretazioni li faranno sicuramente conoscere o comunque
perlomeno faranno venire la curiosità di scoprire chi sono e a
quali progetti hanno preso parte in passato. Ecco allora una guida
al cast e ai personaggi del film!
Soufiane Moussouli
è un attore olandese-marocchino che è apparso in film e serie
televisive per oltre un decennio. La sua prima interpretazione in
un lungometraggio è stata in Popoz del 2015, una commedia
d’azione con poliziotti. In seguito, ha trascorso cinque anni a
recitare in cortometraggi prima di tornare sul grande schermo per
The Way of Paradise del 2020, anche se ha interpretato
solo un agente di polizia senza nome. Nel 2021 è apparso in sei
episodi di Mocro Maffia, una serie televisiva acclamata
dalla critica sulla mafia marocchina, prima di ottenere il ruolo in
iHostage.
Nel film Moussouli interpreta Ammar,
l’uomo armato, in precedenza autista di autobus immigrato dalla
Siria, che minaccia di far esplodere il negozio dopo aver preso
degli ostaggi. Ammar è stato definito un “antagonista a più
livelli”, anche se il film permette di comprendere la sua umanità,
cercando di non restituirne un ritratto da cattivo totale.
Soufiane Moussouli e Admir Sehovic in iHostage. Crediti: Netflix/Elmer van der Marel
Admir Sehovic nel ruolo di
Ilian
Admir Sehovic è un
attore la cui carriera cinematografica e televisiva è iniziata come
attore bambino all’età di dieci anni, prima di tornare nel settore
negli anni 2010. Il suo primo ruolo di rilievo è stato in una serie
criminale serba intitolata Black Sun, dove è apparso in
sei episodi acclamati dalla critica. Ha anche avuto un ruolo di
rilievo in una serie thriller e mistery intitolata
Kotlina. L’uscita di iHostage su Netflix
significherà ora probabilmente una maggiore esposizione
internazionale per Sehovic rispetto ai suoi progetti
precedenti.
L’attore interpreta dunque Ilian, il
protagonista e principale ostaggio di Ammar. La sua sfortuna si
aggrava quando si trova nell’Apple Store all’arrivo del criminale.
L’uomo è già alle prese con problemi cardiaci e con la difficoltà
di provvedere economicamente alla sua famiglia, per cui quella
vicenda lo pone ulteriormente sotto stress. Grazie alla sua
astuzia, però, Ilian riuscirà a cogliere il momento buono per
salvarsi la vita.
Loes Haverkort nel ruolo di
Lynn
Loes Haverkort è
un’attrice olandese che ha recitato in film e ruoli televisivi per
oltre due decenni. Tra i suoi ruoli figurano serie televisive
poliziesche acclamate dalla critica come Styx e
Celblok H, storie di vita quotidiana come
Moedermaffia! e Oogappels, e drammi storici come
Redbad. Sebbene non sia un nome molto conosciuto al di
fuori del suo paese, Haverkort è un attrice molto richiesta nei
Paesi Bassi, con il curriculum più completo del cast di
iHostage.
Nel film, Haverkort interpreta Lynn,
una delle protagoniste principali, in quanto è la negoziatrice
della polizia che parla con Ammar e cerca di salvare gli ostaggi.
Il suo ruolo si rivela fondamentale per mantenere stabile la
situazione, evitando pericolose escalation di violenza. Sebbene
resti a distanza da Ammar e Ilian, Lynn è infatti l’unica ad avere
un rapporto “diretto” con loro.
Loes Haverkort in iHostage. Crediti: Netflix/Elmer van der
Marel
Emmanuel Ohene Boafo come
Mingus
Emmanuel Ohene
Boafo è un attore olandese-ghanese che negli ultimi dodici
anni ha lavorato duramente per affermarsi nel mondo del cinema e
della televisione olandese. Le sue interpretazioni più importanti
sono state il ruolo di protagonista nel film Pariah del
2024 e il film White Berry del 2022. Compresi i progetti
di cortometraggi, Boafo ha già accumulato più di trenta crediti di
recitazione, la metà dei quali dal 2020 in poi.
Nel film Boafo interpreta Mingus,
uno dei dipendenti dell’Apple Store che collabora segretamente con
la polizia, mettendo a rischio la propria vita per aiutare gli
ostaggi. Sarà però proprio la sua collaborazione a permettere alle
forze dell’ordine di avere chiara l’organizzazione interna del
negozio e a capire come è possibile o non possibile entrarvi senza
che Ammar dia vita ad un esplosione di violenza.
Il cast e i personaggi di supporto
di iHostage
Marcel Hensema nel ruolo di
Kees: Marcel Hensema è un attore cinematografico e
televisivo olandese noto per i suoi ruoli in Hollands hoop
e Sphinx.
Fockeline Ouwerkerk nel
ruolo di Soof: Fockeline Ouwerkerk è un’attrice olandese
apprezzata per i film Speech e The Resistance
Banker.
Roosmarijn van der Hoek nel
ruolo di Bente: Roosmarijn van der Hoek è una giovane
attrice che ha iniziato la sua carriera come attrice bambina,
lavorando in titoli come Hidden in the Spotlight.
Robin Boissevain nel ruolo
di Lucas: Robin Boissevain è un attore olandese che il
pubblico potrebbe riconoscere dalla serie Netflix
Ares.
Emmanuel Ohene Boafo in iHostage. Crediti: Netflix/Elmer van der
Marel
Louis Talpe nel ruolo di
Winston: Louis Talpe è un attore belga noto soprattutto
per il ruolo di Toby nella serie per bambini Mega
Mindy.
Eric Corton nel ruolo di
Mark: Eric Corton è un attore olandese apparso in serie
televisive come Penoza e Mocro maffia.
Matteo van der Grijn nel
ruolo di Abe: Matteo van der Grijn è un attore olandese
che ha avuto un ruolo memorabile nella terza stagione di Ted
Lasso di Apple
TV+, interpretando l’interesse amoroso di Rebecca che incontra
ad Amsterdam.
Ahlaam Teghadouini nel ruolo
di Jihane: Ahlaam Teghadouini è un’attrice nota per i suoi
ruoli in serie televisive come Roomies.
Thijs Boermans nel ruolo di
Matthijs: Thijs Boermans è un attore olandese noto per
film come The Hero e Vicious.
Oggi al Cinema Adriano di Roma è
stato presentato in anteprima stampa Gladiatori di Roma
3D, ultimo film d’animazione di Iginio Straffi, prodotto dalla
Rainbow CGI e distribuito dalla Medusa Film. In sala erano
presenti, oltre al regista, i doppiatori del cartone Luca Argentero
e Belen Rodriguez. Il film uscirà in 400 copie il prossimo 18
ottobre.
Documentario che denuncia i crimini
di guerra del fascismo in Etiopia di Valerio
Ciriaci, in anteprima mondiale al 56esimo Festival
dei Popoli di Firenze.
If Only I Were That Warrior é il
primo lungometraggio del giovane regista italiano Valerio Ciriaci.
Questo documentario girato tra Italia, Etiopia e Stati Uniti,
ripercorre attraverso testimonianze dirette, analisi storiche,
filmati e fotografie d’archivio inedite, uno dei capitoli più
controversi della storia coloniale italiana: quello dei crimini di
guerra commessi dalle truppe fasciste durante l’invasione e la
successiva occupazione dell’Etiopia nel 1935.
Il documentario nasce nel 2012 dal
desiderio del regista di approfondire la rabbia e lo scalpore
diffusi nelle comunità etiopi nel mondo alla notizia che il comune
di Affile, provincia di Roma, dedicava un monumento al gerarca
fascista Rodolfo Graziani (Generale durante la Guerra
d’Etiopia).
IfOnlyIWereThatWarrior verrà
presentato in anteprima mondiale al Festival dei Popoli di Firenze,
sabato 28 novembre, alle ore 21.00 e presso lo Spazio Alfieri in
via dell’Ulivo, 6, 50122 (Firenze) alle 21:00.
IFC Films ha
annunciato di aver acquistato i diritti di distribuzione di
The Canyons, nuovo film di Paul
Schrader, protagonisti Lindsay Lohan e la
star del cinema hardcore James Deen, qui al suo
primo ruolo ‘vestito’.
Il film uscirà probabilmente nelle
sale e sulle piattaforme digitale a inizio estate ed avrà una
Special Presentation presso la Film Society del Lincoln
Center, seguita da una conversazione tra il regista e Kent
Jones, nuovo Direttore della Programmazione del New York Film
Festival.
Il film di Schrader è stato
descritto come un noir, incentrato sui pericoli dell’ossessione
sessuale e dell’ambizione, sia a livello personale che
professionale; al centro della vicenda un gruppo di under 30 che
saranno costretti a fare i conti col proprio passato, in una
situazione che darà il via a una serie di inganni, paranoia,
crudeltà, giochi mentali e violenza.
Il progetto, scritto da
Brett Easton Ellis e che si avvale anche
della presenza di Gus Van Sant nel cast non sembra
però essere partito sotto i migliori auspici, tra disaccordi tra
gli stessi Schrader, Ellis e il produttore Braxton
Pope sul montaggio definitivo e i rifiuti di ospitarlo
ricevuti da vari festival.
La
Paramount Pictures ha ufficialmente
cambiato la data di uscita della prossima commedia fantasy IF (precedentemente
intitolata Imaginary Friends), dell’attore e regista John
Krasinski, che vedrà protagonista lo stesso
Krasinski e Ryan Reynolds. Originariamente il film
era previsto per l’uscita nelle sale il 24 maggio 2024, il film
costellato di star arriverà ora nei cinema una settimana prima, il
17 maggio 2024.
Chi è
il cast di IF?
IF è
scritto e diretto da John Krasinski, ed è basato sulla sua idea
originale del viaggio di un bambino alla riscoperta della propria
immaginazione. Insieme a lui e Reynolds ci sono Steve
Carell,
Phoebe Waller-Bridge, Fiona Shaw, Alan Kim, Cailey Fleming,
Bobby Moynihan, Louis Gossett Jr.,
Matt Damon, Jon Stewart,
Emily Blunt,
Sam Rockwell, Richard Jenkins, Maya Rudolph, Awkwafina,
Christopher Meloni, Sebastian Maniscalco e
Vince Vaughn.
Durante il panel della Paramount
Pictures al CinemaCon del 2023, John Krasinsk ha rivelato che il film sarà
incentrato su una giovane ragazza che ha la capacità di vedere gli
amici immaginari delle persone che sono stati lasciati indietro
dopo che i loro amici nella vita reale sono cresciuti.
“Gli amici immaginari non sono
solo queste adorabili creazioni, sono capsule del tempo per le
nostre speranze, sogni e ambizioni”, ha detto
Krasinski. “Volevo che le persone lasciassero questo film
credendo in qualcosa di più grande e credendo in qualcosa di
bello. È molto reale ed è molto possibile”.
Il progetto IF è
in sviluppo dal 2019, con la Paramount Pictures
che ha vinto i diritti sul progetto in una guerra di offerte contro
più studi. È prodotto da Krasinski, Allyson Seeger e
Andrew Form attraverso il loro società, la Sunday Night,
insieme a Reynolds per Maximum Effort.
George Dewey è anche produttore esecutivo tramite
la Maximum Effort.