La fama è una fiamma capricciosa e
mutevole: alcuni la vedono accendersi in fretta in gioventù e
consumarsi troppo presto, altri riescono a proteggerla dalle
intemperie e a coltivarla negli anni fino a trasformandola in una
stella preziosa e duratura; altri ancora, la scorgono in lontananza
ma continuano a camminare con calma sul percorso, certi che prima o
poi il treno delle opportunità li porterà più vicini alla meta.
Benedict Cumberbatch,
trentaseienne attore britannico con occhi chiari dal colore
indefinibile e un volto scolpito, rientra senza dubbio in
quest’ultima categoria: abbiamo imparato a riconoscere la sua
profonda voce baritonale grazie a Sherlock, la serie della
BBC che ha portato lo Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle nella
Londra del 21° secolo divenendo un vero e proprio cult, ma se sono
state le vertiginose deduzioni del detective ad attirare
l’attenzione di pubblico e critica sulle sue grandi capacità( di
certo non una novità nella rosa della splendida classe attoriale
inglese), Benedict si era già costruito una carriera di tutto
rispetto nell’arco di quasi dieci anni, riuscendo a collezionare
non poche interessanti collaborazioni e attendendo con pazienza
l’occasione della vita.
Londinese doc, Benedict Timothy
Carlton Cumberbatch nasce nella Capitale britannica il 19 luglio
1976 dagli attori Wanda Wertham e Timothy Carlton(originariamente
Cumberbatch), entrambi attivi in teatro e in televisione( la madre
è stata anche in alcuni episodi di Doctor Who, l’immortale
serie di fantascienza della BBC): conoscendo la difficoltà e
l’incertezza del mestiere, i genitori tentano di assicurare al
figlio un futuro solido iscrivendolo presso la prestigiosa Harrow
School di Londra, nella speranza che scelga successivamente di
intraprendere la professione legale.
Iniziando a frequentare i
palcoscenici scolastici Benedict scopre però la passione per la
recitazione e capisce di aver trovato la sua strada, riuscendo in
fine a persuadere anche la famiglia della bontà del suo proposito:
terminati gli studi superiori, dopo un anno di pausa impegnato a
insegnare inglese in un monastero buddhista, si iscrive
all’Università di Manchester laureandosi in drammaturgia, prima di
approdare infine alla London Academy of Music and Dramatic
Arts(LAMDA).
Inizia presto una lunga gavetta che
lo vede spaziare fra ruoli più o meno rilevanti alla radio, in
teatro e in televisione, ma è con il film per la tv Hawking
(2004) che Benedict riesce a farsi notare e a ottenere la prima
nomination ai BAFTA Television Award, prestigiosi premi per la
televisione assegnati nel Regno Unito: nella produzione BBC,
l’attore interpreta con passione il giovane cosmologo Stephen
Hawking, esplorando il costante contrasto fra il rapido progredire
della sua malattia invalidante e i primi grandi traguardi
accademici a Cambridge.
Il 2006 gli regala invece il cinema
grazie a un piccolo ruolo nella commedia Il Quiz
dell’Amore( Starter For Ten) dove recita per la prima
volta a fianco di un giovane James McAvoy, e
ad Amazing Grace, film in costume diretto
da Michael Apted con Ioan Gruffudd e Michael
Gambon dove interpreta il Primo Ministro inglese William
Pitt il Giovane, personaggio chiave nella battaglia combattuta da
William Wilberforce alla fine del 18° secolo per l’abolizione della
tratta degli schiavi in Inghilterra.
Nel 2007 veste i panni di Paul
Marshall, impunito stupratore dagli occhi di ghiaccio nato dalla
penna di Ian McEwan in Espiazione(Atonement)
di Joe Wright dove ritrova James McAvoy: alle
prese con un personaggio elegante e pur estremamente viscido,
Benedict regala un’ottima prova che si rivelerà un tassello
essenziale per la sua carriera.
L’anno seguente è sul set con
Scarlett Johansson, Natalie
Portman ed Eric Bana ne L’Altra Donna del Re( The
Other Boleyn Girl), diretto da Justin Chatwick e tratto dal
romanzo best seller di Philippa Gregory: il suo ruolo è quello di
William Carey, impacciato marito della bella Maria
Bolena(Johansson) spinto dalla famiglia a lasciare che la moglie
diventi l’amante del Re D’Inghilterra Enrico VIII(Bana).
Dopo ulteriori apparizioni
televisive( delle quali la più degna di nota è senza dubbio il
documentario Van Gogh: Painted With
Words dove interpreta il tormentato ruolo di Vincent Van
Gogh) e alcune produzioni indipendenti, l’anno della svolta per
Cumberbatch è certamente il 2009, quando dopo aver visto la
sua performance in Espiazione Steven Moffat e Mark
Gatiss(rispettivamente già showrunner e sceneggiatore di
Doctor Who) si convincono che Ben sia l’unico Sherlock
Holmes possibile per la loro reinvenzione contemporanea del
personaggio: grazie all’incredibile fedeltà all’essenza dell’opera
di Doyle e alla grande chimica con Martin Freeman, scelto
per interpretare Watson dopo una lunga ed estenuante ricerca, la
serie funziona a meraviglia e con soli tre episodi a stagione( le
riprese della terza sono attualmente in corso) ottiene un successo
ben oltre qualsiasi aspettativa. Il ritratto del detective, passato
nell’arco di 2 stagioni dall’imperturbabile razionalità di un
sociopatico al desiderio di sacrificare la propria gloria
intellettuale per difendere le persone amate, ha macinato ascolti
in patria e continua a raccogliere sempre nuovi fan e spettatori in
tutto il mondo: Sherlock Holmes regala al suo interprete anche
2 nomination ai BAFTA e soprattutto agli Emmy e
ai Golden Globe.
Dopo Sherlock, le chiamate illustri
non tardano ad arrivare: nel 2011 viene presentata al Festival di
Venezia La Talpa(Tinker, Tailor, Soldier,
Spy), raffinata spy story ambientata in piena
Guerra Fredda tratta dall’omonimo romanzo di John Le Carrè e
diretta dal regista di Lasciami Entrare Tomas
Alfredson: nella cupa Londra del 1963 Benedict
interpreta Peter Guillam, agente dell’MI6 e braccio destro dell’ex
capo del dipartimento George Smiley(Gary Oldman), impegnandosi
nella ricerca dell’infame spia sovietica infiltratasi nei servizi;
con lui, un cast di eccellenze britanniche come Gary Oldman,
Colin Firth, John Hurt,Tom Hardy e Mark
Strong.
Poco tempo dopo, Cumberbatch carica
la cavalleria all’assalto del fronte tedesco all’inizio della Prima
Guerra Mondiale recitando in War
Horse di Steven Spielberg, dove interpreta
l’orgoglioso Maggiore Jamie Stewart a fianco del collega Tom
Hiddleston(Thor, The Avengers, Only Lovers left
alive).
Nemmeno Peter Jackson rimane
indifferente al fascino dell’attore: mentre al fido Watson Martin
Freeman viene affidato il ruolo di Bilbo Baggins nella nuova
trilogia tratta da Lo Hobbit di J.R.R Tolkien il
nostro Sherlock Holmes mette la sua voce da brivido, già
costantemente sfruttata in patria a colpi di radio drammi e spot
pubblicitari, a servizio di ben due ruoli: il Drago Smaug,
responsabile della cacciata dei Nani dal Reame di Erebor per
appropriarsi del loro tesoro e persino il Negromante, precedente
incarnazione di Sauron, di cui abbiamo avuto un brevissimo assaggio
ne Lo Hobbit: un viaggio inaspettato; realizzato in
motion capture preservando movimenti ed espressioni dell’attore, il
Drago farà il suo debutto ufficiale nel secondo film della
trilogia La Desolazione di Smaug, così come il
Negromante. E’ però ancora una volta il personaggio di Sherlock a
garantire a Benedict quello che potrebbe essere forse il passaporto
definitivo verso la notorietà: Damon Lindelof, già
coproduttore e membro del team di Star
Trek di J.J. Abrams consiglia infatti al
regista, in cerca di un villain per il secondo capitolo del
Franchise dopo l’abbandono di Benicio Del Toro, di recuperare la serie,
considerando Cumberbatch un ottimo candidato.
Grazie a una rocambolesca audizione
filmata su iphone Benedict ottiene la parte e si trasferisce
temporaneamente negli States, per onorare la storica tradizione che
vede spesso i Brits nei panni di acerrimi e spietati antagonisti:
diretto da J.J. Abrams con Chris Pine e Zachary
Quinto nei rispettivi panni di Kirk e Spock, Star Trek
Into Darkness vede l’attore britannico nel ruolo di John
Harrison, misterioso terrorista pronto a seminare morte e
distruzione e a minacciare con eleganza il Capitano
dell’Enterprise; il mistero sull’identità e le motivazioni della
nuova nemesi della Star Fleet verrà definitivamente svelato per
l’Italia il 12 giugno, ma a quasi un mese dall’uscita americana la
prova dell’attore è già stata definita dalla critica come superba e
una spanna sopra gli altri interpreti storici del cast.
Nell’estate 2012 sulla BBC va in
onda Parade’s End, miniserie scritta da Tom Stoppard
che lo manda di nuovo in trincea per interpretare Christopher
Tjetjens, malinconico aristocratico incapace di lasciare la
fedifraga moglie Sylvia( Rebecca Hall)per onorare i rigidi
valori dell’aristocrazia dell’Epoca, che trova la forza di cambiare
vita grazie all’amore per Valentine Wannop(Adelaide
Clemens), giovane suffragetta; nel frattempo, Ben arriva a New
Orleans sul set del nuovo film di Steve
McQueen(Hunger, Shame) Twelve Years A
Slave basato sull’autobiografia dello schiavo di colore Solomon
Northup, costretto a passare da un padrone all’altro nell’America
della prima metà del XIX secolo.
Nel film, in uscita negli USA il 27
dicembre 2013, Ben è sul set con l’attore feticcio di McQueen
Michael Fassbender, Brad
Pitt e Paul Giamatti per interpretare William Ford,
proprietario di una piantagione che a differenza di precedenti
padroni del protagonista si dimostra molto più umano nei suoi
confronti.
Dopo le Olimpiadi di Londra 2012,
in occasione delle quali la BBC gli aveva dato l’opportunità di
aprire la diretta sui Giochi con un emozionante intro dedicato alla
sua città natale, Benedict torna negli States per girare un’altra
pellicola e stavolta la posta in gioco sembra più alta che mai:
tratto dall’opera teatrale di Tracy Letts e diretto da John
Wells, August Osage County è la storia dei Weston,
grande famiglia dell’Oklahoma riunita dalla scomparsa del patriarca
Beverly e costretta a fare i conti con segreti e bugie tenuti
nascosti troppo a lungo.
Per il ruolo di “Little” Charles
Aiken, 37enne nipote dei Weston disoccupato e infelice, Ben
maschera il suo accento britannico e recita a fianco di un cast
d’eccezione in cui troviamo Julia Roberts, Ewan
McGregor, Sam Shepard, Chris Cooper,
Juliette Lewis e soprattutto Meryl Streep nel ruolo
della matriarca Violet Weston: il film uscirà il prossimo novembre
e potrebbe diventare un titolo di punta per la prossima stagione
dei premi, tenendo anche presente la sempre fortunata distribuzione
della Weinstein Company.
Difficili da calendarizzare a causa
dei sempre più pressanti impegni di Holmes e Watson, le riprese
della terza stagione di Sherlock sono iniziate nel marzo 2013 dando
modo a Cumberbatch di terminare il lavoro sul set di The Fifth
Estate diretto da Bill Condon: la pellicola, girata fra
Islanda, Belgio e Germania, vede Benedict negli scomodi panni di
Julian Assange per raccontare la nascita di Wikileaks e il rapporto
di Assange col socio e amico Daniel Domscheit-Berg,
interpretato da Daniel Bruhl; The Fifth Estate promette di
sollevare non poche polemiche data la delicatezza dell’argomento
trattato e sembra che lo stesso Assange si sia dissociato
fermamente dal progetto, rifiutandosi anche di incontrare l’attore
prima dell’inizio delle riprese.
Le riprese di Sherlock termineranno
a settembre 2013, ma Benedict è già sotto contratto per The
Imitation Game, biopic sulla vita del matematico e crittografo
Alan Turing diretto da Morten Tyldum(all’inizio
assegnato a Leonardo Di Caprio), e Crimson Peak,
nuovo progetto gothic Horror di Guillermo Del Toro che si
girerà all’inizio del 2014 e che vedrà nel cast anche la candidata
all’Oscar Jessica Chastain ed Emma
Stone; qualche mese fa è stato anche confermato il suo nome
per il ruolo del manager dei Beatles Brian Epstein per un biopic
diretto dal regista storico di Sherlock Paul McGuigan, che
però sarebbe al momento in stand by per eccessivi impegni di
entrambe le parti.
Nonostante i numerosissimi
appuntamenti sul grande schermo, Benedict non sembra comunque
intenzionato a mettere da parte la sua passione per il
palcoscenico: basato su un copione di Nick Dear, la versione
di Danny Boyle del Frankenstein di Mary Shelley va in
scena nel 2011, ma grazie al grandissimo successo ottenuto l’anno
successivo lo spettacolo preregistrato ottiene il lascia passare
per le sale cinematografiche arrivando in fine anche in Italia.
Chiamato a interpretare sia il
ruolo del Dottore che quello la sua Creatura scambiandoli ogni sera
col collega Johnny Lee Miller come due volti della stessa
anima solitaria, Benedict riesce a rendere palpabile il delirio
d’onnipotenza di Frankenstein come la disperazione dell’essere da
lui creato, al principio innocente e curioso come un bambino e in
fine reso vendicativo e brutale dall’odio e dalla crudeltà del
mondo: per il suo impegno nello spettacolo di Boyle, Ben ha
condiviso con Miller(curiosamente suo Doppelgänger anche per
Elementary, show americano che fra mille polemiche ha voluto
portare Holmes nella New York odierna)l’Olivier Award 2012
per il miglior attore protagonista e oggi accarezza l’opportunità
di tornare nuovamente sulla scena, probabilmente nel complesso e
ambitissimo ruolo di Amleto.
Qual è il segreto di
quest’instancabile gentleman inglese di cui il cinema sembra non
voler più fare a meno? Forse, sono il fascino quasi aristocratico
delle linee del suo volto e il peculiare e magnetico timbro della
sua voce a fare gran parte del lavoro, o piuttosto la sua
straordinaria capacità di abbracciare con mimesi impeccabile
personaggi eccezionali sempre pronti a spingersi allo stremo nel
bene e nel male, antieroi che navigano solitari contro il mondo
usando come scudo ambiguità e intelletto: quel che sappiamo è che
Benedict Cumberbatch ha stregato il suo pubblico con un incantesimo
potente, di quelli che difficilmente si cancellano. Eppure,
decisamente out of character, questo Sherlock Holmes
continua a sorridere con fare genuino alla sua improvvisa notorietà
guardandosi intorno con stupore e meraviglia: quel vivace ragazzino
che scalpitava per salire sul palco è ancora lì, quasi incredulo
che tutto questo stia davvero accadendo.
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