Il prossimo film di Giuseppe Tornatore, La Migliore Offerta, sarà al cinema dal primo gennaio e vedrà impegnato un cast internazionale diretto dal regista italiano.
The World’s End: prima foto ufficiale!
Superata la minaccia dell’Apocalisse il 21 dicembre 2012, Simon Pegg ha scelto di rimanere in tema twittando la prima immagine ufficiale per The World’s End, irriverente pellicola
Planes: poster e teaser del prossimo film Pixar
Planes, lo spin off di Cars, uscirà in fine nei cinema il prossimo 9 agosto. Il progetto è curato dai Disney Toon Studios e sviluppato separatamente dalla Pixar, anche se i collegamenti diretti con l’universo creato da John Lasseter non si faranno attendere.
Potete vedere un teaser trailer qui sotto:
Django Unchained: un ultimo trailer!
The Place Beyond the Pines: ecco il primo trailer!
è finalmente stato diffuso online il primo trailer di The Place beyond the Pines di Derek Cianfrance grande successo all’ultimo Festival di Toronto con Ryan Gosling,
Kristen Stewart nel sequel di Biancaneve e il Cacciatore!
Nonostante lo scandalo che la scorsa estate l’aveva vista protagonista dei rotocalchi a causa della sua presunta relazione col regista Rupert Sanders, Kristen Stewart tornerà a vestire i panni della combattiva Biancaneve nel sequel di Biancaneve e il Cacciatore (SnowWhite and The Huntsman).
Po o nulla si sa ancora della trama del film, ma la Stewart si è detta entusiasta di riprendere il ruolo:
“Sarà davvero fantastico. Sono davvero esaltata per questo film. Non posso parlarne, l’altro giorno ho detto che c’era una forte possibilità che venisse realizzato questo sequel, perché è vero, e tutti quanti mi hanno detto “Ehi, non parlarne!” Quindi sappiate che non posso parlarne!”
Biancaneve e il Cacciatore, il film
Nel poema epico di azione e avventura Biancaneve e il Cacciatore, Kristen Stewart (Twilight) interpreta l’unica persona sulla terra ad essere più bella della regina del male (il premio Oscar Charlize Theron) che è decisa ad ucciderla. Ma quello che non avrebbe mai immaginato la regina malvagia è che la ragazza che minaccia il suo regno è stata iniziata all’arte della guerra dal Cacciatore (Chris Hemsworth, Thor) che era stato da lei inviato per ucciderla. Sam Claflin (Pirati dei Caraibi) completa il cast , interpretando il principe stregato dalla potenza e dalla bellezza di Biancaneve.
La nuova versione mozzafiato della leggendaria fiaba è opera di Joe Roth, produttore di Alice in Wonderland, del produttore Sam Mercer (Il Sesto Senso) e dell’acclamato regista televisivo e visualista d’avanguardia Rupert Sanders.
Winona Ryder: vizi e virtù di un’attrice tormentata
Winona Ryder – La teenager alienata, la classica “ragazza della porta accanto”, e infine la donna fragile, tormentata, soggetta a continue crisi depressive, attacchi di panico e, non ultimo, manie cleptomani.
Sono molte le immagini che hanno accompagnato la vita e la carriera di Winona Ryder, oggi di nuovo sotto i riflettori grazie al suo prossimo doppiaggio nel remake animato del celebre Frankenweenie di Tim Burton, in cui presterà la voce a Elsa Van Helsing.
Winona Laura Horowitz nasce il 29 ottobre del 1971 in una piccola città del Minnesota, da cui prende il nome. Il padre, Michael Horowitz, è un russo di origine ebraica, ateo, mentre la madre Cynthia Istas ha origini romene e professa la religione buddista. Con la famiglia e il fratellino Yuri, la piccola Winona Ryder si sposta da uno stato all’altro a bordo dell’autobus psichedelico ribattezzato “Veronica” dai genitori, entrambi hippies e attivisti politici vicini alla beat generation.
A causa della sua abitudine di indossare abiti maschili, vive un’infanzia difficile alla Petaluma Kenilwoth Jr. High School, la scuola californiana che frequenta: costantemente presa di mira dagli altri studenti, all’età di 12 anni sarà brutalmente picchiata da due coetanei che la scambiano per un ragazzo dai modi effeminati. L’episodio la porterà a lasciare la scuola e a terminare gli studi privatamente.
Winona Ryder: vizi e virtù di un’attrice tormentata
Ma nel frattempo la giovane Winona Ryder ha già maturato l’amore per il cinema e il desiderio di diventare attrice, ispirata dalle proiezioni che gli Horowitz erano soliti organizzare nel loro fienile. I genitori non perdono tempo e assecondano la verve artistica della figlia, iscrivendola nel 1983 all’American Conservatory Theatre di San Francisco.
È qui che viene notata dalla famosa agente Deborah Lucchesi, grazie alla quale Winona Ryder otterrà il suo primo ruolo cinematografico nella commedia di David Seltzer “Lucas” (1986), accanto a Charlie Sheen. In questa circostanza, decide di cambiare il suo cognome adottando lo pseudonimo di Ryder, in omaggio al cantante rock Mitch Ryder, molto amato dal padre.
Passeranno solo due anni prima che Winona Ryder venga chiamata dal cineasta più controverso di Hollywood, l’allora esordiente Tim Burton, il quale nel 1988 la sceglie per il suo Beetlejuice – Spiritello Porcello, affidandole il ruolo della ragazzina gotica e depressa Lydia Deetz, che trova conforto nel parlare con una novella coppia di sposi appena passati a miglior vita. Un’interpretazione che, insieme al successivo Schegge di follia di Michael Lehman, farà parlare del lato dark e ribelle della giovane e talentuosa attrice.
La collaborazione con Burton riprenderà nel 1990, quando vestirà i panni della dolce e biondissima Kim nella favola noir Edward Mani di Forbice. Qui la 19enne originaria del Minnesota (che per l’occasione vinse il premio “miglior attrice straniera” al Jordi Awards 1992), offrì il commovente ritratto di una teenager che, unica all’interno della gretta società in cui vive, saprà accettare e persino amare lo strano quanto gentile Edward.
Un ruolo fortunato per Winona Ryder, a giudicare dalla love-story nata sul set con l’affascinante protagonista Johnny Deep e, ovviamente, dal successo di botteghino e di critica che il film si portò (meritatamente) a casa. Intanto l’attenzione dei media nei suoi confronti continua a crescere, in parte per la relazione con Deep, in parte per le doti attoriali dell’attrice, ancora una volta messe in luce da Sirene (1990), il film di Richard Benjamin che le valse la nomination al Golden Globe 1991 come miglior attrice non protagonista.
Ma se la carriera della
graziosa brunetta inizia a decollare proprio in questi anni, lo
stesso non si può dire per la sua vita personale: prova ne è la
rinuncia al ruolo di Mary Corleone ne Il Padrino – parte
III, causa una fortissima influenza probabilmente dovuta
allo stress lavorativo e alle crisi depressive cui la Ryder inizia
ad essere soggetta. Poco male – Francis Ford Coppola la
richiamerà per il suo
Dracula di Bram Stoker nel 1992, consacrandola
così come nuova diva dello schermo americano.
Nel 1993 la Ryder vedrà realizzarsi un suo grande sogno, scelta dal suo regista prediletto Martin Scorsese per recitare ne L’età dell’innocenza (per il quale fu nominata agli Oscar 1994) insieme a star del calibro di Michelle Pfeifffer e Daniel Day-Lewis. Purtroppo, a tanto successo nel campo cinematografico corrisposero i primi fallimenti sentimentali: dopo 4 anni il suo fidanzamento con Johnny Deep giunge al termine, e gli attacchi d’ansia – misti ad insonnia – inizieranno ad essere sempre più frequenti, tamponati con alcool e farmaci (nonché dalle telefonate notturne con il collega e amico Al Pacino).
La situazione si ristabilisce un anno dopo, quando la Ryder conosce il musicista grunge Dave Pirner, leader della band Soul Asylum, con cui intrattenne una relazione sino al 1997. In quegli anni spingerà il regista Gillian Armstrong a dirigere il remake di Piccole Donne (1994), che l’attrice dedicherà alla piccola Polly Klaas, sua compaesana rapita e brutalmente uccisa da un maniaco.
Qui la Ryder interpreta – e lo fa magistralmente – Jo, il maschiaccio di casa March con una passione sfrenata per la lettura e il desiderio di diventare, un giorno, una scrittrice famosa. Con la sua naturale simpatia, il suo charme e la sua auto-ironia, Winona ritrae al meglio la giovane eroina della Alcott, mettendo in luce l’umanità e la profonda contemporaneità del personaggio (cosa che non era riuscita a fare a suo tempo June Allyson, nel film del ’49 diretto da Mervyn LeRoy). Non a caso, Piccole donne diede alla Ryder la seconda nomination ai Premi Oscar del 1995 come miglior attrice protagonista.
Dopo la parentesi di
alcuni film di medio successo come l’inusuale Gli anni dei
ricordi di Jocelyn Moorhouse (1995), il discusso
Ragazze interrotte e il melò drammatico Autumn
in New York a fianco di Richard Gere, la carriera
della Ryder subirà un crollo improvviso quando, nel 2001, viene
sorpresa a rubare nei grandi magazzini Saks Fifth Avenue di Beverly
Hills. Nella borsa le furono trovati capi d’abbigliamento per il
valore di 4mila e rotti dollari, insieme a numerosi analgesici
senza prescrizione. Per questo, la diva fu condannata a tre anni di
libertà vigilata, al pagamento di circa 10.000 dollari di multe,
840 ore di volontariato e a sottoporsi a consulenza psichiatrica –
il tutto, alla fine di un lungo processo-show ripreso costantemente
dalle telecamere americane.
Un duro colpo per la Ryder, costretta ad ammettere al mondo intero la sua cleptomania, e ad affrontare seriamente le crisi depressive cui era soggetta. L’episodio la farà stare per un po’ lontana dalla macchina da presa – sino al 2006, quando ricompare nel film digitale presentato a Cannes A Scanner Darkly, e in The Darwin Awards di Finn Taylor, commedia proiettata al Sundance Film Festival di Robert Redford.
Dopo la partecipazione allo Star Trek di J.J. Abrams (2009) e la prova del Cigno Nero nel 2010, la Ryder sembra ormai essere tornata in carreggiata, sia sul grande schermo che nella vita personale. Dopo l’infelice rottura con Matt Damon, che la lasciò nel 2000 poco dopo aver deciso di sposarla, l’attrice si riprese tra le braccia di Page Hamilton, e successivamente con il regista esordiente Henry-Alex Rubin.
Una “creatura affascinante”, Winona, timida di fronte ai riflettori dei media ma al tempo stesso sfrontata e sicura delle proprie idee, da sempre considerata un po’ border-line per la sua volontà-capacità di interpretare personaggi femminili fuori dal comune, attratti dal “diverso” e spesso emotivamente fragili. Una diva sui generis, spaventata dal contatto ossessivo ricercato dai fan, acquafobica in seguito ad un’incidente per il quale rischiò di affogare da bambina. Dopo più di vent’anni, questa strana perla di Hollywood torna a collaborare con uno dei suoi primi ed antichi maestri, Tim Burton, entrando nuovamente a far parte del suo fantastico ed inquietante mondo con Frankenweenie.
Zero Dark Thirty: recensione del film Kathryn Bigelow
A quattro anni da The Hurt Locker, opera che ha regalato a entrambi ben due Oscar, la regista Kathryn Bigelow e lo sceneggiatore Mark Boal tornano insieme per raccontare al mondo il lavoro compiuto da una squadra di coraggiosi e caparbi agenti della CIA per scovare “lo sceicco del terrore”, un impegno durato dieci anni e due amministrazioni presidenziali americane.
Nelle sale italiane dal prossimo 10 Gennaio, Zero Dark Thirty è la cronaca dettagliata di tutti gli eventi, alcuni mai rivelati, che hanno portato alla cattura di Osama bin Laden; la colla che tiene unite le varie parti del racconto, che copre un ampio arco di tempo e molte zone del globo, è Maya/Jessica Chastain (Lawless), una giovane agente della CIA trasferita a Islamabad, Pakistan, come rinforzo. Nonostante l’ottusità del suo capo stazione, Bradley/Kyle Chandler (Super 8), e grazie all’aiuto dei colleghi più esperti, Dan/Jason Clarke (Lawless) e Jessica/Jennifer Ehle (Il Discorso del Re), Maya non abbandonerà mai la sua pista e riuscirà a trovare il nascondiglio del capo di Al Qaeda. Zero Dark Thirty, nel gergo militare, significa qualsiasi ora compresa nel buio della notte, in questo caso specifico le 00.30, ora in cui il Team Six dei Navy SEALS ha fatto irruzione nel covo di bin Laden ad Abbottabad, ora in cui la più grande caccia all’uomo della storia ha avuto fine.
Zero Dark Thirty, un film da OSCAR
Basata sul lungo e
approfondito reportage di Boal, nato giornalista, la
sceneggiatura dà fin da subito al film uno stampo documentaristico,
che si rispecchia sia nella scelta delle location sia nella regia
della Bigelow, studiata, ma dal risultato finale
naturale: camera a mano, inquadrature strettissime e utilizzo di
telecamere a infrarossi ci portano dentro l’azione, permettendoci
di sentire l’ansia che provano i personaggi nelle situazioni più
critiche.
La notevole mole d’informazioni (luoghi, date, nomi) e la durata del film (ben 157’) possono deconcentrare lo spettatore; tuttavia, le didascalie e la suddivisione della storia in capitoli, con titoli specifici, aiutano a fare il punto della situazione. I dettagli delle scenografie e dei costumi contribuiscono ad avvicinare il pubblico alla storia, mentre il montaggio s’intromette nella linearità del racconto solo nei momenti-chiave per creare quella suspense necessaria a sottolineare il clima di quel periodo.
I personaggi, incluso quello principale di Maya, non prendono mai il sopravvento sulla storia e sono definiti esclusivamente in relazione ad essa. Questo rende ancora più cariche di significato le interpretazioni degli attori, in particolare nelle scene di tortura con Jason Clarke e Reda Kateb/Ammar (Il Profeta) e in quella finale con un’intensa e magnifica Chastain. Nel ben assortito cast, oltre ai già citati, troviamo James Gandolfini (Welcome to the Rileys), Mark Strong (La Talpa), Stephen Dillane (“Il Trono di Spade”), Edgar Ramirez (“Carlos”), Chris Pratt (Moneyball) e Joel Edgerton (Warrior).
Con la mente libera da pregiudizi e l’unico intento di mostrare quello che è accaduto (incluse le crudeli e amorali torture durante gli interrogatori), Kathryn Bigelow porta sullo schermo un film complesso, amalgamando abilmente i generi del documentario, dello spy-thriller e del dramma e lasciando al pubblico non una morale, ma una storia di fatti realmente accaduti. Con 4 nomination ai Golden Globes e probabilmente con molte altre agli Academy Awards, Zero Dark Thirty ha già riscosso molti premi.
Niente corsa all’Oscar per i fratelli Taviani
Si è fermata oggi la corsa dei fratelli Taviani verso gli Oscar 2013, corsa che aveva fatto sperare in un ritorno italiano al Kodak Theatre per i due registi. Invece il loro film,
Una clip estesa di Les Misérables con Hugh Jackman e Russell Crowe!
Arriva dalla Spagna una clip estesa di Les Misérables. La clip in questione è quella proiettata in anteprima alle giornate professionali di cinema di Sorrento, dove noi di Cinefilos
La Summit produce Revoc di Olaf de Fleur!
Trailer originale di Burt Wonderstone con Jim Carrey e Steve Carell!
Guarda il primo trailer ufficiale del film Burt Wonderstone con Steve Carell, Jim Carrey, Steve Buscemi, Olivia Wilde, Alan Arkin, James Gandolfini e Jay Mohr. La pellicola uscirà il 15 Marzo 2013 negli USA, mentre nel nostro paese uscirà il 18 Aprile 2013.
Tutte le info utili del film nella nostra scheda: Burt Wonderstone.
Fonte. Comingsoon.net
This is the End: teaser con James Franco sulla fine del mondo!
La fine del mondo ha
preoccupato anche la Columbia Pictures, che ironizzando sull’evento
così tanto chiacchierato ha rilasciato un video teaser sul
film This is the End
Film su WikiLeaks: ecco titolo e protagonista
Intervista a Elio Matassi, professore di docente di Filosofia all’Università Roma Tre
“Nella mia riflessione sullo statuto
dell’identità digitale ho utilizzato alcuni romanzi contemporanei
che possono essere piegati e declinati a grandi metafore di ciò che
sta avvenendo con la svolta impressa dal digitale.” A parlare
è il Professore Elio Matassi, docente di Filosofia
Morale e Estetica Musicale all’Università di Roma Tre. “Dei
romanzi che ho preso in considerazione, per due sono già stati
acquistati i diritti per la trasposizione cinematografica.
Buon Anno Sarajevo: recensione del film di Aida Begic
In Buon Anno Sarajevo Rahima e Nedim vivono a Sarajevo. Dopo un’adolescenza punk, finita la guerra in Bosnia che li ha resi orfani Rahima è costretta a lavorare sottopagata in un ristorante, mentre suo fratello non ha vita facile a scuola. Un giorno infatti litiga con il figlio di un potente della zona e Rahima si troverà a confrontarsi con una situazione che non avrebbe immaginato.
Sono passati quasi 20 anni dall’assedio di Sarajevo, che ha cambiato la faccia e la struttura ma anche la fisionomia di un paese e dei suoi abitanti, ci sono voluti tutti questi anni per fare in modo che ci fossero registi in grado di raccontare il cambiamento. Ad ampliare l’orizzonte barocco del cinema di Kusturica, ci sono altri registi che raccontano la realtà di tutti i giorni in maniera più realistica e meno romanzata di come fa ad esempio Margaret Mazzantini e di riflesso Sergio Castellitto in Venuto al mondo.
Aida Begic ad esempio racconta questa storia che deve essere stata comune a molti giovani nati o cresciuti duranti la guerra, e comunque cresciuti prima con le forze Nato, il coprifuoco e poi con un ribaltamento dei valori di una società diversa esponenzialemente da quella dei loro genitori.
Buon Anno Sarajevo, il film
La storia pedina la quotidianità di Rahima, punk convertitasi all’Islam, che rimasta orfana a causa della guerra deve lavorare e badare al fratello che è una testa calda. La loro vita, al limite della sopravvivenza e dell’assistenza sociale, che è una sorpresa che continui giorno per giorno, si scontra con i nuovi ricchi, dal look e dalla spocchia occidentale, che sono lontani anni luce dalla realtà di certe parti di quelle zone.
La regista effettua un vero pedinamento della protagonista, nella ripetizione quasi esasperata della sua routine, con la macchina da presa che sta sulle spalle di Rahima, quasi come il destino e come abbiamo visto in molti film che raccontano le storie di personaggi al limite della resistenza umana, come lo sono i protagonisti dei film dei fratelli Dardenne, come riferimento europeo e di Darren Aronofsky, negli Stati Uniti. La famosa inquadratura di nuca, a stare addosso al personaggio quasi a raccontare i suoi pensieri è anche funzionale a rendere l’atmosfera soffocante, quasi da gabbia in cui la ragazza si trova.
Uscite al cinema del 20 dicembre 2012
Ralph
Spaccatutto – Il film racconta la storia di un
celebre personaggio dei videogame del passato che si trova a dover
affrontare i nuovi e supertecnologici videogiochi moderni. Ralph è
stanco di essere messo in ombra da Fix-It Felix, il “bravo ragazzo”
campione nel loro gioco dove ogni volta finisce per salvare la
situazione. Ma dopo decenni trascorsi guardando Felix ricevere
tutta la gloria, Ralph decide che è arrivato il momento di smettere
di interpretare il ruolo del cattivo.
Tom Hiddleston e Loki non saranno in The Avengers 2?
Manca molto tempo a The Avengers 2 ma nonostante questo continuano ad arrivare notizie. Infatti, l’attore Tom Hiddleston in un’intervista rilasciata ad MSN è parso molto dubbioso sulla possibilità di rivedere Loki nel sequel del fortunato film di Joss Whedon.
“Non lo so, è in realtà la risposta più onesta”, ha detto. “Lo so che ho ci sperano in molti ma non ho idea, non ho parlato con Joss(Whedon) che sta lavorando al film. Quindi, io non sospetto che ci sia, solo perché penso che probabilmente il pubblico è stanco di Loki come cattivo. Forse i Vendicatori hanno bisogno di qualcun altro contro cui combattere. Ma mi piacerebbe farne parte di nuovo. “
Vi ricordiamo che The Avengers 2 è previsto per il 2015. Tutte le news sulla serie nel nostro speciale The Avengers. Tutte le info sul film nella nostra scheda film: The Avengers 2.
Fonte: Comingsoon.net
Il Teaser Trailer di Pain & Gain di Michael Bay!
Guarda il Teaser Trailer originale di Pain & Gain, il nuovo film di Michael Bay, registra della saga di Transformers. Il film vede come protagonisti Mark Wahlberg,
Ben Affleck parla del film sulla Justice League!
Ben Affleck torna a parlare del film Justice League in un’intervista rilasciata da Hitfix. Il regista di Argo, filma che sarà fra i protagonisti della corsa all’Oscar,
Nuova drammatica foto di Iron Man 3!
Arriva dopo molto tempo dall’uscita del teaser trailer una nuova foto di Iron Man 3, che non fa altro che alimentare le voci su un mood molto serioso di questo terzo nuovo capitolo di Tony Stark(Robert Downey Jr.)
Secondo Trailer per Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann
Guarda il secondo Trailer del film Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann con protagonisti Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey MulliganeJoel Edgerton. Il film uscirà il 10 maggio 2013 negli Stati Uniti, da noi toccherà aspettare il 16 Maggio 2013.
Il Grande Gatsby, il film
Il Grande Gatsby è diretto da Baz Luhrmann e vede nel cast Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire e Carey Mulligan e che vedremo in apertura al Festival di Cannes 2013.
Il Grande Gatsby uscirà il prossimo 16 maggio al cinema. Tutte le info sul film le trovate nella nostra scheda: Il Grande Gatsby. Il sito ufficiale del film qui.
Il film racconta la storia di un aspirante scrittore, Nick Carraway che lasciato il Midwest Americano, arriva a New York nella primavera del 1922, un’epoca in cui regna la dubbia moralità, la musica jazz e la delinquenza. In cerca del suo personale Sogno Americano, Nick si ritrova vicino di casa di un misterioso milionario a cui piace organizzare feste, Jay Gatsby, ed a sua cugina Daisy che vive sulla sponda opposta della baia con il suo amorevole nonché nobile marito, Tom Buchanan. E’ allora che Nick viene catapultato nell’accattivante mondo dei super-ricchi, le loro illusioni, amori ed inganni. Nick è quindi testimone, dentro e fuori del suo mondo, di racconti di amori impossibili, sogni incorruttibili e tragedie ad alto tasso di drammaticità.
Patrice Leconte presenta a Roma La Bottega dei Suicidi
Tim Burton ritorna alla sua infanzia con Frankenweenie
La bottega dei suicidi: recensione del film di Patrice Leconte
In La bottega dei suicidi in una città grigia e triste, in tempo di crisi, le persone hanno perso la gioia di vivere e per rendere più facile togliersi la vita si rivolgono ad un negozietto specializzato in suicidi. Il signor Tuvache, titolare della “Bottega dei Suicidi” fa affari d’oro e assieme alla moglie e ai due figli lavora instancabilmente giorno e notte. Ma l’arrivo di un nuovo figlioletto, dal carattere allegro e sereno, sconvolgerà la sua vita e quella degli affezionato clienti.
Patrice Leconte, originale e poetico regista di film come Il marito della parrucchiera e La ragazza sul ponte, abbandona momentaneamente gli attori in carne ed ossa per giocare con un colorato manipolo di ‘scarabocchi’ macabri, dando vita ad una famiglia che ricorda gli Addams e le illustrazioni di Edward Gorey. Nel suo primo film d’animazione Leconte lascia libera la fantasia e la sua ironia più nera, adattando il libro di Jean Teulè, pur rimaneggiandone in maniera, forse troppo ottimista, alcuni passaggi ed il finale.
La bottega dei suicidi, il film
La storia di La bottega dei suicidi cattura, fin dai primi fotogrammi i personaggi sono ben descritti e caratterizzati, tanto da sembrare d’intravedere disegnati sullo schermo i personaggi che solitamente popolano l’immaginario cinematografico di Leconte. Lo stile è quello tipico del fumetto francese, con una città che sembra uscita dalle tavole di Nicolas De Crecy e atmosfere retrò degne dei film di Jeunet o di Chomet. Peccato per le musiche e per le canzoni di Florian Thouret, bellissime e accattivanti, non c’è che dire, ma troppo debitrici allo stile burtoniano di Danny Elfmann, tanto che in alcuni momenti la mente vaga verso Nightmare before Christmas. Una personalizzazione, o forse una “francesizzazione” in questo senso, avrebbe certamente reso perfetta tutta l’operazione.
L’animazione è bidimensionale, lontana per scelta dal 3D stile Pixar, ma funzionale ed evocatica, con texture di carta a grana grossa e campiture ad acquarello. Spettacolari in tal senso le occhiaie color seppia che inondano i volti degli angustiati aspiranti suicidi, anche se il lavoro digitale sui tratti e sui contorni toglie poi l’immediato senso di artigianalità che ci si aspetterebbe da tale tecnica.
La bottega dei suicidi è un film delizioso, particolare, poetico, macabro, cinico ed ironico, un film adatto a tutti, ma non per tutti, che difficilmente potrà essere apprezzato dal grosso pubblico, soprattutto dopo il divieto ai minori di diciotto anni che inspiegabilmente la commissione di censura ha deciso di assegnargli, per il timore che a qualcuno, soprattutto in tenera età, potesse venir voglia di togliersi la vita.
Flight: recensione del film di Robert Zemeckis
Zemekis ritorna in grande forma al film d’azione con Flight dopo un lungo periodo passato tra favole per bambini e leggende medievali (La Leggenda di Beowulf del 2007, Polar Express nel 2004 e a Christmas Carol nel 2009) e lo fa scegliendo uno degli attori più amati e celebrati di Hollywood, ovvero Denzel Washington.
Il due volte premio Oscar risulta perfetto per la parte e assolutamente capace di restituire il dolore e i travaglio che percorre il protagonista in lotta per riconoscere il suo problema ed allontanarsi dall’alcool. Ancora una volta la scelta registica è quella di fa ruotare tutto il racconto attorno al solo protagonista (come fu per Forrest Gump e ancor più per Cast Away) portando il pubblico a un’empatia tale con Whitacker da sperare e combattere con lui.
Flight, il film
In Flight in un mattino di metà autunno il South Jet 227 parte da Orlando, Florida, per quello che dovrebbe essere uno dei suoi soliti voli di routine. Whip Whitaker è al comando di questo jet Jakson – Ridgefield insieme al suo copilota con novantasei passeggeri. Inaspettatamente, però, i due piloti devono fare i conti con una serie di guasti meccanici che portano l’aereo ad un passo dalla collisione in picchiata nei pressi di un piccolo paese. L’esperienza e l’ingegno di Whitaker porteranno il velivolo a un atterraggio di fortuna che salverà la maggior parte dei passeggeri, ma le cose si complicano quando le indagini di routine scoprono che il comandante era ubriaco al comando del Jet.
Il cast è però composto da una serie di altri personaggi, tutti esattamente centrati nella parte, da John Goodman spassoso e dissacrante, a Don Cheadle perfetto nel ruolo dell’avvocato rampante e sicuro di sé, ogni ruolo aiuta a comporre un mosaico di situazioni e generi, della comico, al legal thriller, al drammatico, che non scade mai nella banalità e che mette sotto una lente d’ingrandimento i peggiori difetti della società americana. La religiosità esasperata, la superficialità e la freddezza dei mezzi di informazione e del giornalismo, la tendenza al fanatismo, vengono tutti raccontati in maniera intelligente e velata, passando prima e attraverso la storia di Withacker e facendolo fulcro delle isterie come delle scappatoie del sistema americano.
Il lieto fine è assicurato, come spesso accade ad Hollywood, ma senza buonismi, lasciando spazio all’immaginazione. Una colonna sonora di tutto rispetto chiude poi il cerchio di un’opera sicuramente ben riuscita.