Home Blog Pagina 2941

Amy Adams al SNL: le foto promozionali

Amy Adams

Amy Adams è stata ospite al Saturday Night Live e in questa occasione ha posato per una serie di scatti molto particolari che, in alcuni casi, la ritraggono come una bambola di porcellana o come una ballerina di can-can. Tutte pose, si intende, che la cara Adams sostiene benissimo.

Ricordiamo che a partire dal prossimo 1 gennaio Amy Adams sarà al cinema nei panni della protagonista in Big Eyes di Tim Burton.

Leggi la recensione del film.

 
 

Amy Adams al Giffoni Film Festival 2017

È stata Amy Adams l’ospite internazionale di oggi al Giffoni Film Festival 2017, la nota attrice americano ha incontrato tutto il pubblico e i giurati del festiva. Di seguito le foto: 

[nggallery id=3149]

“L’obiettivo è essere felici. All’inizio della mia carriera ho avuto tanti momenti di scoraggiamento, specialmente quando ricevevo rifiuti. Poi ho capito che è un bene mettersi in discussione. Anche adesso penso che ogni tanto sia meglio fermarsi, fare il punto della situazione e capire se la carriera che si sta facendo sta andando nella direzione che si desidera. A volte può sembrare che abbiamo successo ma invece non siamo felici”.  Amy Adams, cinque nomination all’Oscar e due Golden Globe, è la seconda star internazionale di scena al Giffoni Experience. Una carriera che l’ha portata in pochi anni a diventare una delle attrici più celebrate della sua generazione, capace di inanellare una schiera di interpretazioni memorabili.

“Ho iniziato con la danza e poi sono passata alla recitazione perché non avevo superato gli esami di chimica e, siccome avrei voluto fare il medico, non mi pareva un segnale molto incoraggiante – racconta la 42enne attrice di “Animali notturni” La passione per la recitazione l’ho sempre avuta, mi ci è voluto un po’ di tempo per prendere fiducia. Ricordo la prima audizione, è stata terribile per questo dico che non dovete scoraggiarvi: i rifiuti sono dietro l’angolo per tutti, bisogna insistere, studiare e prendersi anche le sconfitte”.

E se tra i film che ha voluto interpretare a tutti i costi cita “Junebug” di Phil Morrison, “Come d’incanto” di Kevin Lima e “Arrival” di Denis Villeneuve, la Adams spiega che i personaggi e l’ispirazione li prende dalle persone che la circondano: “Sto molto attenta a come si esprimono e a come parlano i personaggi, a prescindere da quanto è scritto nella sceneggiatura -spiega- Ora che sono più matura cerco anche film che hanno messaggi e contenuti che mi fa piacere portare al pubblico”.  Una domanda riguarda il sessismo a Hollywood: “No, non è solo un problema di Hollywood, il sessismo c’è in tutti gli ambienti professionali. Parlando con un mio collega attore, discutevamo se fosse il caso di accettare  una determinata scena e lui, semplicemente, diceva: ‘basta dirgli di no’. Ecco, per lui era semplice. Bastava un no. Per me, invece, quel no sarebbe stato solo l’inizio di una conversazione, non sarebbe finita lì”.

I premi e gli anni di carriera non le hanno tolto la voglia di emozionarsi nel raccontare i personaggi che ha interpretato: “Sono stata influenzata pesantemente da alcuni ruoli, avvicinarmi a esperienze che ho raccontato sullo schermo mi provoca forti emozioni”. La Adams è nata in Italia, a Vicenza, il padre era un militare di stanza ad Aviano. Un legame che non è solo formale. “Amo l’Italia al punto che ho dato a mia figlia il nome di Aviana, in omaggio al paese dove sono cresciuta -spiega- quando torno qui mi sento a casa, le persone sono pronte ad accoglierti e a farti sentire come a casa loro come non accade da tutte le altre parti”. Poi un pensiero a Giffoni. “L’umanità dovrebbe collaborare a un futuro migliore ma la mia generazione non sta realizzando questo ideale. Giffoni è un esempio di collaborazione e unità e mi auguro siate voi a realizzare questo sogno”.

Vi ricordiamo che presto Amy Adams  sarà nuovamente Lois Lane in Justice League

LEGGI ANCHE: Justice League: il look di Steppenwolf nei giocattoli ufficiali

Justice League: torna la Batmobile per i reshoot del film DC

Justice League è diretto da Zack Snyder con l’aiuto di Joss Whedon, che l’ha sostituito alla fine della produzione, ed è previsto per il 10 novembre 2017. Nel film vedremo protagonista Henry Cavill come Superman, Ben Affleck come Batman, Gal Gadot come Wonder Woman, Ezra Miller come Flash, Jason Momoa come Aquaman, e Ray Fisher come Cyborg. Nel cast confermati anche: Amber Heard, Amy Adams, Jesse Eisenberg, Willem Dafoe, J.K. Simmons e Jeremy Irons. I produttori esecutivi del film sono Wesley CollerGoeff Johns e Ben Affleck stesso.

Justice League: trailer del film di Zack Snyder

 
 

Amy Adams (e la sua famiglia) adora osservare… Henry Cavill

Amy Adams 2Amy Adams tornerà a interpretare Lois Lane in Batman v Superman Dawn of Justice. L’attrice è indubbiamente in una posizione privilegiata a lavorare fianco a fianco con Henry Cavill, uno degli uomini più belli del cinema e, a quanto riportato da fonti attendibili, anche una delle persone più gentili con cui si possa collaborare. L’attrice sembra davvero consapevole di questo privilegio, tanto che anche lei, ha confessato, adora osservare il collega, perché è “incredibilmente bello da guardare”.

“In pratica lo tratto come un oggetto, povero Henry. Ho dovuto scusarmi con lui a un certo punto. Del tipo che gli ho dovuto dire che non sono una pervertita, è solo che è così bello da guardare! Anche mio marito adora guardarlo, e nostra figlia, di cinque anni, adora guardarlo… Siamo solo una famiglia un po’ strana”. O almeno una famiglia con un certo buongusto. Come dare loro torto? Siamo sicuri però che il buon Henry l’abbia presa per il verso giusto!

GUARDA IL TRAILER FINALE ITALIANO DI BATMAN V SUPERMAN DAWN OF JUSTICE

[nggallery id=957]

Qui di seguito la trama ufficiale del film:

“Temendo le azioni incontrastate di un supereroe pari ad una divinità, il formidabile e fortissimo vigilante di Gotham City decide di affrontare il più riverito salvatore di Metropolis , mentre il mondo si batte per capire di quale tipo di eroe ha bisogno. E con Batman e SupBatman v Superman - Copiaerman in guerra, sorge qualcosa di nuovo che mette l’umanitá in un pericolo mai conosciuto prima”.

Ricordiamo che Batman v Superman Dawn of JusticeZack Snyder è stato scritto da Chris Terrio, da un soggetto di David S. Goyer. In Batman v Superman saranno presenti Henry Cavill nel ruolo di Superman/Clark Kent e Ben Affleck nei panni di Batman/Bruce Wayne. Nel cast ci saranno anche: Amy AdamsLaurence FishburneDiane LaneJesse EisenbergRay Fisher, Jason Momoa e Gal GadotBatman v Superman Dawn of Justice arriverà nelle sale italiane il 23 marzo 2016.

Fonte: Glamour UK

 
 

Amy Adams diretta da Lee Daniels nel biopic su Janis Joplin

Amy Adams

Da tantissimo tempo a Hollywood si parla di un biopic che ricostruisca la brillante e breve carriera di Janis Joplin. Adesso sembra che il progetto abbia trovato un regista e una protagonista: si tratta di Lee Daniels che ha già visto in Amy Adams la sua musa e la perfetta Joplin cinematografica.

A dare la notizia è L’Hollywood Reporter che riporta anche una dichiarazione di Daniels: “Dopo Joplin, vorrei far partire il progetto Miss Saigon. E poi… un film horror!”, insomma progetti chiari per il futuro!

Il titolo provvisorio del film è Get It Whle You Can e al timone ci sarebbe in veste di produttore Ron Terry con la moglie Theresa-Kourin Terry.

La scelta della Adams lascia molto spazio all’immaginazione, la quattro volte nominata all’Oscar Amy non somiglia molto alla Joplin, tuttavia l suo naturale talento la rendono una candidata ideale per quello che si preannuncia essere un ruolo molto complicato.

Fonte: THR

 
 

Amy – The Girl Behind The Name recensione del doc su Amy Winehouse

Non c’è semplicemente l’ascesa e la tragica caduta di Amy Winehouse nel documentario di Asif Kapadia (Senna) Amy – The Girl Behind the Name. C’è il doloroso scarto tra il cristallino e potente talento della cantante dalla voce paragonabile a Billie Holiday o Ella, che voleva fare jazz e sapeva riversare nelle sue canzoni-poesie i demoni che la tormentavano, e la spirale autodistruttiva che la stroncò il 23 luglio del 2011, a soli 27 anni, dopo tre album e una vita segnata da depressione, bulimia e dipendenza da alcol e droghe.

Amy WinehouseAsif Kapadia imbastisce un unico, ambizioso, racconto di Amy Winehouse, assemblando materiale d’archivio e immagini e video amatoriali privati, live di tour e concerti; interviste televisive e radiofoniche, apparizioni sui network, riprese rubate dai paparazzi, il tutto alternando le dichiarazioni fatte dalla stessa Amy e i commenti dei genitori, amici, l’ex marito, gli agenti. Pubblico e privato si intrecciano nel delineare la carriera di Amy, dagli esordi fino al clamoroso e inaspettato successo di Black to Black, che l’ha resa una delle artiste più iconiche della musica contemporanea.

Ciò che emerge è il ritratto di una giovane donna schietta e anticonvenzionale, alla quale diventa difficile dire no ma che resta sempre vulnerabile, segnata dal divorzio dei genitori in età infantile, dai problemi di depressione e bulimia e dal rapporto irrisolto con il padre che influirà sulle sue relazioni sentimentali. La dimensione della celebrità, con tutte le sue ripercussioni, non farà altro che acuire il profondo disagio e l’opprimente senso di responsabilità che Amy provava nei confronti delle aspettative che la circondano.

Nonostante non punti espressamente il dito, Asif Kapadia lascia intuire allo spettatore come le responsabilità per la drammatica sorte della cantante britannica, fiaccata nell’animo come nel corpo, siano da ricondurre a tutti – amici, staff, famiglia – coloro che, a vario titolo, si sono arresi o si sono dichiarati subito impotenti di fronte all’impossibilità di difenderla da sé stessa e da un sistema più grande di lei. Il padre Mitch, che rifiutò il primo – e forse – decisivo rehab; Blake Fielder-Civil che ha introdotto Amy al consumo di droghe pesanti; i media che l’hanno sfruttata e magari sbeffeggiata.

Asif Kapadia indugia un po’ troppo sui dettagli, del declino della star londinese. Allo spettatore, fan o meno, resta l’immagine di Amy che, adolescente, intona happy birthday all’amica con una voce soul che già promette faville. E restano le parole delle sue canzoni che, sovraimpresse alle immagini, delineano in maniera chiara il rapporto tra la sua musica e la sua anima.

 Presentato in anteprima nazionale al Biografilm Festival di Bologna il 4 giugno, Amy – The Girl Behind The Name sarà distribuito in Italia il 15, 16, 17 settembre da Digital e Good Films.

 
 

Amulet: la 20th Century Fox acquista i diritti della serie

La 20th Century Fox ha acquisito i diritti della serie Amulet di Kazu Kibuishi che svilupperà in un potenziale franchising. Si tratta di una serie per ragazzi pubblicata negli Stati Uniti da Scholastic. The Stonekeeper, il primo libro edito nel 2008, ha vinto il premio dell’American Library Association come miglior opera per la categoria Giovani Adulti. Da allora la serie ha avuto un crescente successo e il settimo libro, Firelight, sarà pubblicato nel febbraio del 2016. La collana ha finora venduto oltre 2 milioni di copie in tutto il mondo.

Le graphic novel seguono la storia di una giovane ragazza di nome Emily, di suo fratello minore Navin e della loro madre Karen mentre si trasferiscono a casa loro del bisnonno per iniziare una nuova vita. La casa si rivela contenere un portale pericoloso e dopo che una creatura attira Karen attraverso di esso, i bambini si organizzano per salvarla da un mondo alternativo popolato da demoni, robot giganti, elfi e animali molto intelligenti.

Il vicepresidente della Temple Hill, Petersen Harris, si è occupato dell’acquisizione dei diritti per l’azienda, che ha ormai istituito una nicchia dedicata alla categoria dei “giovani adulti” con La colpa è nelle stelle, The Maze Runner e Città di carta. Sylvie Rabineau di RWSG ha negoziato l’accordo per l’autore.

Fonte: Deadline

 
 

Amuka: recensione del docu-film sul Congo

amuka recensione film

Amuka, il documentario diretto da Antonio Spanò, mostra uno spaccato della vita quotidiana dei contadini congolesi. Il film, presentato al Festival Cinema e Ambiente di Avezzano, porta luce sulla contraddittorietà di un paese rigoglioso e povero.

Amuka – Il Risveglio dei Contadini Congolesi

Il Congo potrebbe nutrire 3 miliardi di persone ogni anno. Oggi 13 milioni di congolesi soffrono la fame.
Amuka segue la vita di alcuni contadini e allevatori congolesi: ad ogni soggetto e ad ogni storia viene dedicato un capitolo. Ci sono produttrici di olio di palma, allevatori di bovini, chi possiede piantagioni di caffè. Tutti i protagonisti del documentario vivono in un paradosso: hanno a disposizione le materie prime, ma non dispongono dei mezzi e degli acquirenti necessari per sfruttarle fino in fondo. Molte delle industrie occidentali presenti nel paese fino a qualche anno fa, hanno abbandonato la produzione in Congo a causa delle continue crisi di governo. Al momento infatti, buona parte della popolazione vive ai limiti della povertà e, per quanto disposta a reinventarsi a e lavorare, sembra avere poche possibilità per migliorare le proprie condizioni di vita.

Uno spaccato amaro e diretto del Congo

Antonio Spanò propone un ritratto della situazione economica e politica attuale del Congo. In Amuka, fa parlare la popolazione locale: prende i casi singoli e, attraverso i loro nomi e le loro storie, parla di una condizione generale che opprime l’intero paese. Le immagini illustrano la vita quotidiana dei contadini e degli allevatori. Uomini e donne di tutte le età, lavoratori del presente e del passato, tutti prendono parola e contribuiscono al film.

Immagini vere e riprese sporche

Il racconto che viene fatto è estremamente sincero. I dialoghi originali e spontanei tra i contadini – Spanò evita di inquadrare l’intervistatore – danno l’impressione di catapultarsi all’interno di una quotidianità non costruita. Inoltre, i colori dominano il documentario: dagli abiti ai paesaggi, c’è la sensazione di immergersi in un mondo che può offrire tanto. La rigogliosità delle immagini è in contrasto con la povertà che si scaturisce dalle scene e che si sente nei dialoghi: i prezzi bassissimi dei prodotti, le discussioni sui costi della forza lavoro, le difficoltà per trovare un acquirente fanno riflettere sulla stasi economica del paese.

In conclusione, Amuka è un documentario ben fatto che non vuole mostrare in modo acritico la vita esotica di un popolo a noi lontano. Al contrario, sceglie di veicolare una protesta sulla condizione dei contadini congolesi attraverso immagini potenti. Le storie singole si uniscono alla storia del paese, il paesaggio si mescola ai luoghi abitati, portando sulla scena le diverse sfumature di un paese che, se ben sfruttato, potrebbe offrire tanto.

 
 

Amsterdam: prima clip con Rami Malek e Anya Taylor-Joy

Cresce l’attesa per l’annunciato Amsterdam, il nuovo film di David O. Russell che vedrà protagonisti un cast d’eccezione senza precedenti: Christian Bale, Margot RobbieJohn David Washington, Alessandro Nivola, Andrea RiseboroughAnya Taylor-JoyChris RockMatthias SchoenaertsMichael Shannon, Mike Myers, Taylor Swift, Timothy Olyphant, Zoe SaldanaRami Malek e Robert De Niro. Ebbene oggi dagli USA arriva a sorpresa una clip esclusiva del film, che vede protagonisti Rami Malek e Anya Taylor-Joy.

Amsterdam, l’ultimo lungometraggio dell’acclamato regista e sceneggiatore David O. Russel, arriverà il 27 ottobre 2022 nelle sale italiane, distribuito da The Walt Disney Company Italia. Il video presenta le conseguenze di una scena apparentemente caotica che coinvolge Christian Bale, John David Washington e i personaggi di Margot Robbie. Mostra Malek che alza accidentalmente la voce per impedire ai personaggi di Anya Taylor-Joy e Margot Robbie di litigare.

Il film dei 20th Century Studios parla di tre amici, anche se il cast annovera molti nomi di spicco, tra cui Christian Bale, Margot Robbie, John David Washington, Rami Malek, Zoe Saldana, Mike Myers, Timothy Olyphant, Michael Shannon, Chris Rock, Anya Taylor-Joy, Andrea Riseborough, Matthias Schoenaerts, Alessandro Nivola, Taylor Swift e Robert De Niro. Il film è ambientato all’inizio del 20° secolo, che a giudicare del trailer mostrato nel corso del panel vanta l’atmosfera rock-and-roll assurda e i picchi della commedia poliziesca di Russell, American Hustle. L’uscita di Amsterdam in Italia è prevista il 27 ottobre 2022.

 
 

Amsterdam: le differenze fra il film e la storia vera

David O. Russell è tornato, e lo ha fatto con la produzione di Amsterdam, pellicola con cui ha voluto portare in scena, seppur in una sua versione romanzata, un presunto evento storico che ha interessato gli Stati Uniti degli anni ’30, ossia il Business Plot. Questo Complotto commerciale che getta le basi della trama – in cui il dottor Burt Berendsen, l’avvocato Harold Woodman e l’infermiera Valerie Voze vengono risucchiati – è stata una cospirazione politica che ha avuto luogo nel 1933; l’obiettivo era quello di rovesciare il governo del Presidente Roosevelt e insediare un dittatore sulla scia del fascismo italiano capitanato da Benito Mussolini.

Potenti uomini d’affari americani stavano cercando di mettere in piedi un’organizzazione di veterani fascisti sotto la guida dell’ex Generale Smedley Butler, per poter innescare un colpo di stato nei confronti del regime dell’epoca. Seppur il regista sin da subito ci tenga a precisare che molti dei fatti narrati – e rappresentati – siano realmente accaduti, non molti sanno quali siano di preciso e quali invece siano frutto dell’invenzione di O. Russell. Perciò vien da sé porsi la domanda: quali sono le differenze fra il prodotto cinematografico e la sua veridicità storica?

1Nessun trio di veterani ha contribuito a mettere in luce il colpo di stato

Ebbene sì. Lo stravagante gruppo di amici inseparabili formato da Burt, Harold e Valerie, non esiste. È pur vero che molte vicende del Business Plot non siano state riportate e neppure trascritte, quindi O. Russell per poter rappresentare questa fetta di storia ha dovuto inserire personaggi che potessero condurre la nave fino alla rotta stabilita.

Il timone è spettato ai tre protagonisti sui generis di Amsterdam che nel Complotto commerciale non sono realmente esistiti. Il regista aveva necessità di costruire dei personaggi che potessero far funzionare la trama della cospirazione, ma nessun trio di veterani della Prima Guerra Mondiale ha contribuito a sventare il presunto golpe.

Successivo

Amsterdam: il primo trailer del nuovo film di David O. Russel

Amsterdam, l’ultimo lungometraggio dell’acclamato regista e sceneggiatore David O. Russel, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane, distribuito da The Walt Disney Company Italia. Racconto affascinante e intricato che fonde brillantemente fatti storici e finzione per un’esperienza cinematografica attuale, il film 20th Century Studios e New Regency Amsterdam è un crime originale su tre grandi amici che si trovano al centro di uno dei complotti segreti più scioccanti della storia americana.

Il film dei 20th Century Studios parla di tre amici, anche se il cast annovera molti nomi di spicco, tra cui Christian Bale, Margot Robbie, John David Washington, Rami Malek, Zoe Saldana, Mike Myers, Timothy Olyphant, Michael Shannon, Chris Rock, Anya Taylor-Joy, Andrea Riseborough, Matthias Schoenaerts, Alessandro Nivola, Taylor Swift e Robert De Niro.

Il film è ambientato all’inizio del 20° secolo, che a giudicare del trailer mostrato nel corso del panel vanta l’atmosfera rock-and-roll assurda e i picchi della commedia poliziesca di Russell, American Hustle.

L’uscita di Amsterdam in Italia è prevista il 27 ottobre 2022.

 
 

Amsterdam, la recensione del film di David O. Russell

Amsterdam, recensione film

David O. Russell torna sul grande schermo con Amsterdam, ben 7 anni dopo Joy, pronto a conquistare una standing ovation da parte del pubblico. Il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Grand Public, e sarà nelle sale dal 3 novembre.

L’hype costruitosi attorno alla pellicola, grazie soprattutto al parterre di attori proposto dal regista, ha lasciato con il fiato sospeso fin’ora e con la speranza che l’attesa valesse le aspettative. Fra i produttori compare il nome di Christian Bale, protagonista principale della storia nonché voce narrante.

Amsterdam, la trama

New York, 1933. Il dottor Burt Berendsen (Christian Bale) e Harold Woodman (John David Washington) sono veterani della Prima Guerra Mondiale, legati da una forte amicizia fraterna. L’arrivo nella loro vita di Liz Meekins (Taylor Swift) sconvolge il già precario equilibrio dei due, i quali nel tentativo di scoprire cosa abbia causato la morte del padre di lei, si trovano invischiati in un omicidio di cui sono i primi sospettati.

È ora il 1918. Un flashback riporta indietro nel tempo, al periodo della Guerra. Dopo essere stati feriti in Belgio, i due vengono curati dall’infermiera Valerie Voze (Margot Robbie), con la quale instaurano un rapporto molto viscerale. I tre si trasferiscono ad Amsterdam, città in cui trascorrono il periodo più bello della loro vita, finché lei non sparisce nel nulla.

Un salto temporale riporta agli anni ’30. Dopo essersi ricongiunti con Valerie, il trio di amici cerca di venire a capo dell’omicidio sia del Generale Meekins che di sua figlia Liz, grazie all’aiuto di Gil Dillenbeck (Robert De Niro). Ma nel tentativo di farlo, si scontreranno con una forza molto più grande di loro: i complotti politici.

Una trama fragile per un cast stellare

90 grammi di crime comedy, un pizzico di slapstick, un po’ di noir e la “prorompenza” della storia del dopoguerra: ecco cos’è Amsterdam. Una pellicola ibrida, che nell’intento di far coesistere i generi di cui si dichiara pregna, rigurgita un prodotto plastificato e poco sviluppato. Per portare in sala un film all’apparenza valido, O. Russell ha “assoldato” un team di star dal grande calibro. Come pedine di un gioco li ha poi sparpagliati in una storia senza un capo né una coda, non dando loro un background approfondito né tantomeno un filo narrativo ben costruito. Ed ecco quindi il principale problema: una trama sconnessa portata avanti da personaggi spezzati a metà.

Fra sguardi in camera che rompono la quarta parete, una patina vintage che avvolge tutto il filmico, e i temi del razzismo e della dittatura europea che il regista tenta di amalgamare nel migliore dei modi, Amsterdam si perde nel vano tentativo di diventare il nuovo blockbuster dell’anno. Quel grandeur cinematografico che poteva quindi essere restituito – grazie anche all’aver “commissionato” un cast di tal portata per darne ulteriore spessore – rimane un’illusione. O meglio, un sogno.

L’unico elemento positivo è la nota sentimentale e affettiva del film. L’amore di Harold e Valerie che nonostante il periodo storico sfavorevole decidono ugualmente di iniziare una relazione alla luce del sole e la partnership fra Burt, Valerie e Harold che va al di là di qualsiasi pregiudizio, omicidio e dinamica politica. È perciò questa l’unica vittoria di Amsterdam: portare in scena un’amicizia solida, che non si piega alle distanze oltreoceano e soprattutto allo scorrere del tempo.

Burt, il narratore onnisciente di cui non si aveva bisogno

La prima regola aurea – come dice Robert McKee – applicabile sia nella stesura di un romanzo che di una sceneggiatura, è mostrare senza dover spiegare. O. Russell, invece, compie un atto di distruzione verso quell’artificio narrativo, sbriciolando quel poco di interesse investigativo che la trama stava faticando a trasmettere dopo l’omicidio di Liz Meekins. Testo e sottotesto, in un lungometraggio ben riuscito, sono la chiave necessaria affinché esso abbia un senso: in questo caso il regista sembra aver fatto di tutto per annientarli entrambi. Una scena non parla mai di ciò di cui sembra parlare, o non sarebbe autentica. C’è sempre altro oltre ciò che viene mostrato ed è l’unica arma per farla concretamente funzionare.

Il sottotesto, che funge da contraddizione al testo, è il meccanismo che spinge lo spettatore a porsi domande e partecipare alla dinamica. In Amsterdam, però, gli attori non possono compiere quella performance “multistratificata” indispensabile per la scoperta di quelle verità insite nelle battute. I comportamenti e i dialoghi dei protagonisti sui generis vengono spiegati ad ogni beat in maniera macchinosa dalla voce narrante del Burt di Christian Bale. Come se senza di essi la storia non venisse capita.

Sottolineare questo o quell’atteggiamento, questa o quella parola, invece di farla vedere grazie a stratagemmi, turning point e sequenze più dettagliate, non solo rallenta il progredire della storia, ma blocca la fruizione. Sapere tutto, come il narratore onnisciente di un libro, conduce alla noia e a volte anche alla frustrazione. E qui c’è solo il disperato bisogno di giungere ai titoli di coda il più in fretta possibile e senza dover assistere ad altri scempi.

Amsterdam si rivela perciò una pellicola di serie b, su cui è stato costruita attorno una grande propaganda per sopperire, probabilmente, ad una sua mancanza di contenuto. L’errore di O. Russell è stato non comprendere che a volte è meglio – anzi necessario – farsi da parte.

 
 

Amsterdam, ecco il titolo del nuovo film di David O. Russell

Amsterdam
Christian Bale, Margot Robbie and John David Washington in “Amsterdam” Disney

In occasione del CinemaCon è stato annunciato che il titolo del nuovo film all-star di David O. Russell sarà Amsterdam. Il film dei 20th Century Studios parla di tre amici, anche se il cast annovera molti nomi di spicco, tra cui Christian Bale, Margot Robbie, John David Washington, Rami Malek, Zoe Saldana, Mike Myers, Timothy Olyphant, Michael Shannon, Chris Rock, Anya Taylor-Joy, Andrea Riseborough, Matthias Schoenaerts, Alessandro Nivola, Taylor Swift e Robert De Niro.

Il film è ambientato all’inizio del 20° secolo, che a giudicare del trailer mostrato nel corso del panel vanta l’atmosfera rock-and-roll assurda e i picchi della commedia poliziesca di Russell, American Hustle.

Nel trailer, De Niro interroga scettico il trio sul loro passato. Sono un medico, un’infermiera e un avvocato, tutti veterani che si sono incontrati in Belgio. Un intertitolo recita: “Molto di questo è realmente accaduto”. Si sentono “Join Together With the Band” dei The Who e la voce fuori campo di Bale, che ci dice: “Abbiamo stretto un patto e abbiamo giurato di proteggerci a vicenda, qualunque cosa accada. Ma a volte la vita è perfetta finché non lo è.”

Il trailer culmina con Rock, Bale e Swift in piedi attorno a una bara. “Hai un uomo bianco morto nella scatola”, dice Rock a Bale. “Chi pensi che finirà nei guai per questo? Il ragazzo nero”. L’uscita del film prodotto da New Regency è attualmente prevista per il 4 novembre.

Fonte

 
 

Amour: recensione del film di Michael Haneke

Amour Jean-Louis Trintignant

In Amour Anne (Emmanuelle Riva) e Georges (Jean-Louis Trintignant) sono una coppia molto innamorata: entrambi musicisti, entrambi intellettuali, entrambi amanti della musica e della lettura.   Un’intera vita insieme, però, non li ha preparati a ciò che la vecchiaia ha in serbo per loro. Anne, dopo un’operazione andata male, resta infatti semi paralizzata e da quel momento in poi per i coniugi inizia un lento e inevitabile declino.

Mentre la donna lotta contro la malattia che, inesorabile, si impossessa del suo corpo, Georges, pur facendo di tutto per accudire la moglie, si trova ogni giorno a combattere contro un nemico più infimo, la sua mente. Egli, infatti, avrà il compito di cercare, dietro a questa nuova Anne che non può più muoversi, che bagna il letto e che non sa più parlare, la sua affascinante e intelligentissima moglie, quella che amava con tutte le sue forze, quella che suonava per lui e che adesso è costretta in un letto, indifesa come un neonato.

Amour, il film

Amour film recensione

In ogni inquadratura lo spettatore, che all’inizio del film si vede riflesso come in uno specchio ed è quasi chiamato direttamente in causa, assiste all’opera della vecchiaia: inchiodato sulla poltrona, come Anne lo è sulla sua sedia a rotelle prima, e sul suo letto poi, chi guarda si rende conto di come la malattia agisca per sottrazione togliendo lucidità, mobilità, intelletto, coscienza e, infine, dignità all’essere umano.

Ogni stadio del morbo è uno stillicidio fatto di lunghe sequenze riprese con la camera fissa, di dialoghi ridotti all’osso e di movimenti lenti intrisi di una fortissima impotenza, ma che hanno però la forza di guardare dritto in faccia uno degli incubi più comuni: il fatto che ogni più alta forma d’arte e ogni più sublime volo dello spirito sono destinati a schiantarsi di fronte all’arrendersi del corpo.

La claustrofobia dell’appartamento della coppia, dove è girato tutto Amour, rende la casa una gabbia, un luogo in cui l’unica via di fuga è seguire il corso dei propri pensieri; ma quali pensieri e quali vite sono possibili per due persone consapevoli del fatto che, arrivate al capolinea, ci sarà la morte per lei e la solitudine per lui?

Haneke, portando questa domanda alle estreme conseguenze, dirige un film duro, al limite del sopportabile e fa scendere il pubblico, gradino per gradino, fino allo stadio più basso dell’esistenza. Il regista impone dunque una reazione e spinge tutti ad interrogarsi sul senso della vita nel suo spegnersi. È vita non poter più disporre del proprio corpo? È vita essere del tutto nelle mani degli altri, senza potere decisionale, senza parole?

Amour, Palma d’oro al Festival di Cannes 2012, risponde senza sconti, spietato, sincero e sonda la vita e la morte, ma anche, come dice il titolo, la natura di un certo tipo di amore, fatto di cura, di rispetto e di tenerezza nonostante le condizioni estreme cui tale amore è chiamato a resistere. Un film che evoca emozioni forti, come dice Trintignant in un dialogo particolarmente riuscito, anche e soprattutto dopo i titoli di coda. Ottimi gli interpreti. Fare un bel respiro prima di entrare in sala.

 
 

Amour: il trailer del film vincitore della Palma d’Oro 2012

Amour

Oggi abbiamo il traielr di Amur, film diretto da Michael Haneke, che ha appena portato a casa la Palma d’Oro al Festival di Cannes di quest’anno. Il film racconta una storia d’amore

 
 

Amour, il 26 ottobre in Italia

Amour Jean-Louis Trintignant

Amour di Michael Haneke, vincitore della Palma d’Oro a Cannes, sarà distribuito nelle sale italiane da Teodora Film e spazioCinema il 26 ottobre 2012, in contemporanea con

 
 

Amori in casa Marvel: Tom Hiddleston e Elizabeth Olsen

Tom Hiddleston
Tom Hiddleston nel film High-Rise_film

la notizia ha molto poco di cinematografico e davvero tanto di gossip, ma sarà divertente per i fan Marvel sapere che le star in forze allo Studio vanno molto d’accordo, e anche più.

La love story tra Tom Hiddleston e Elizabeth Olsen (Loki e Scarlet Witch) sembra essere confermata da alcuni scatti rubati ieri sera a New York, dove la coppia è stata avvistata mentre andava a (o tornava da) cena.

Ricordiamo che mentre Tom Hiddleston è uno dei veterani delle produzioni Marvel, la Olsen è una news entry ma, considerando la bellezza del personaggio e il gradimento che ha riscosso nel pubblico in Avengers Ageof Ultron, promette di rimanerci ancora per molto.

Hiddleston arriverà presto al cinema in Crimson Peak di Guillermo del Toro mentre ha in programma il prequel di King Kong e ovviamente Thor Ragnarok, conclusione della trilogia di film dedicati a Thor (Chris hemsworth). Elizabeth Olsen tornerà presto nei panni di Scarleth Witch per Captain Ameirca Civil War.

Entrambi gli attori hanno appena finito le riprese di I Saw the Light, biopic musicale sul set del quale probabilmente è nata la scintilla trai due.

 
 

Amori Elementari: recensione del film di Sergio Basso

Amori Elementari

Sergio Basso esordisce al cinema con quest’opera prima dal titolo emblematico (per i suoi contenuti): Amori Elementari, in uscita nelle sale italiane a partire dal 20 Febbraio con una distribuzione di 50-70 copie.

Ne Amori Elementari dopo una formazione nell’ambito del documentario, Basso imbraccia la MdP e realizza- con il sostegno di “entità” come il Coni, Il Centro Sperimentale di Cinematografia e Rai Cinema- un film sull’infanzia e sui primi legami che si creano in quella tenera età, sospesi tra amori e amicizia che si rincorrono come in un valzer. Matilde, Tobia, Katerina e Aleksej sono amici: vivono nel paesino di Alleghe, perso tra le montagne impervie delle Dolomiti e condividono insieme la vita a scuola e lo sport. I due ragazzi giocano ad hockey sul ghiaccio mentre le ragazze sono delle pattinatrici. Ma gli elementi in comune non si fermano qui: Aleksej e Katerina sono russi, il primo figlio dell’allenatore della squadra, Ivan, l’altra adottata anni prima da una famigli italiana.

Amori Elementari, il film

Katerina ha un debole per Aleksej, Matilde per Tobia: ma l’arrivo di Agata, trasferitasi da poco in città, travolgerà gli equilibri del gruppo, innescando una serie di situazioni nelle quali saranno coinvolti- loro malgrado- gli adulti come Sara (Cristiana Capotondi), allenatrice della pattinatrici, e Ivan (Andrey Chernyshov) insieme a sua moglie Vera, russa come lui, che attraversano un periodo di crisi apparentemente inconciliabile. Le varie situazioni innescate raggiungeranno il loro picco massimo con un viaggio a Mosca per conquistare un ambito dischetto in una finale di hockey sul ghiaccio senza esclusione di colpi.

L’opera di Basso è un film “furbetto”, che strizza l’occhio ad un pubblico giovanissimo e- forse- a tutti quegli adulti che vogliono evadere dalla solita routine quotidiana ritrovando uno sguardo naif sul mondo; ma nonostante le intenzioni dell’autore/ regista la pellicola perde completamente di vista le dinamiche più adulte, che vengono solo abbozzate e lasciate sullo sfondo. Gli adulti sono dei comprimari dei bambini, che rubano loro la scena: i giovanissimi protagonisti stanno al gioco e si calano, “anima e cuore”, con completo trasporto, nelle situazioni che il copione dispone per loro, ricreando così una “fiaba” moderna a ritmo di rock e sport, intrisa di valori positivi e buoni sentimenti.

Il paesaggio russo che fa da cornice alla seconda parte- ideale- del film conferisce un fascino magico, metropolitano e selvaggio alle avventure dei protagonisti, accrescendo quel gusto fiabesco che connota l’intera storia fin dall’inizio anche a livello registico: Basso utilizza un registro “da fumetto” contaminando le inquadrature e valicando i confini tra reale e immaginario, proprio come accade nella mente iperattiva e creativa di un bambino delle scuole elementari.

 
 

Amori Elementari la conferenza stampa con Sergio Basso

Amori Elementari cristiana capotondi Sergio Basso, Cristiana Capotondi e Andrey Chernyshov, insieme ai piccoli Rachele Cremona, Andrea Pittorino, Laura Gaia Piacentile, Anya Potebnya e Maxim Bychkov hanno presenziato la conferenza stampa per il film Amori Elementari, in uscita nella sale italiane dal 20 Febbraio, per una produzione Academy Two.

Il centro del film sono gli amori, le amicizie, e i legami alla base della pre-adolescenza.

La pellicola è prodotta con l’aiuto del centro Sperimentale di Cinematografia, che aveva già co-prodotto sempre insieme alla Russia il film Dieci Inverni che manteneva la stessa ambientazione, tant’è vero che in sala sono presenti il presidente e i delegati di produzione del Centro Sperimentale e di Rai Cinema. È presente anche la troupe russa, fondamentale per le riprese del film.

Il film è un’opera prima del regista Sergio Basso a cui viene chiesto della capacità- forse solo italiana- di far recitare i bambini sul grande schermo tirando fuori il meglio da loro; il punto di vista del film- grazie a regista e sceneggiatori- è quello di un bambino di dieci anni: l’unico sguardo in grado di raccontare, per la prima volta, i turbamenti degli amori folli e platonici che si provano durante quella delicata fase di passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza. La storia è stata pensata a misura di bambino, per far emozionare il pubblico più piccolo- ed esigente!- durante la visione: infatti, hanno lavorato molto con i bambini nelle classi per realizzare un prodotto… proprio a misura di bambino!

Cristiana Capotondi interpreta un personaggio molto naif, pur non essendolo più anagraficamente: il suo approccio al personaggio (così diretto, schietto come solo i bambini possono essere) è stato quello di una sorta di fata turchina moderna, spontanea, “senza pelle”, filtrata attraverso l’ottica dei piccoli co-protagonisti. Il film per lei è un’opera prima particolare, con degli elementi originali per essere una “prima volta” cinematografica.

Amori ElementariIl protagonista maschile Andrey Chernyshov si dichiara emozionato dopo la prima visione del film; è rimasto meravigliato dall’enorme lavorato portato avanti dal regista, definito addirittura “talentuoso”. Il ruolo di Chernyshov non è molto ampio né strutturato nel film, ma si dichiara fiero di averne preso parte avrebbe volentieri dato anche qualcosa in più, proprio per l’abilità di Basso di creare un mondo “altro” che è specchio del suo mondo interiore. Si dichiara anche fiero di aver lavorato con la Capotondi.

Basso ha parlato della sua attenzione per i “dettagli”: hanno lavorato- a partire dalle selezioni- in un modo teatrale, prima come in un workshop per trovare il casting adatto; poi dividendosi tra prove e letture (per molti bambini era la prima volta davanti alla macchina da presa), infatti poi si influenzavano a vicenda osservandosi sul set, adattandosi all’energia sottile che aleggiava nell’aria.

Basso esordisce alla “finzione” dopo una formazione da documentarista: è stato un passaggio fondamentale, perché la voglia di cavalcare l’energia della realtà a discapito della finzione (senza la ricerca spasmodica di una soluzione per imbrigliarla) ha contribuito alla resa naturalistica del film; come pure l’introduzione dell’elemento sportivo, perché i bambini si esprimono più fisicamente che verbalmente. Hanno cercato di comunicare, con freschezza, le emozioni che per la prima volta provano i bambini attraverso il loro linguaggio.

I film dedicati ai bambini sono pochi, questo è una rarità forse nel panorama odierno: la pellicola parla anche agli adulti, racconta delle dinamiche adulte che possono essere lette però con l’ottica dei bambini, ritrovando quella purezza e filtrando la realtà con l’occhio di un bambino di dieci anni.

Un’altra domanda coinvolge di nuovo la Capotondi, e riguarda la scelta che l’ha spinta a prendere parte a questo film e come si inserisce questa scelta nella sua particolare carriera.

La spinta necessaria è stata dettata dal desiderio di realizzare ancora un’opera prima: perché dietro c’è una storia, una ricerca travagliata che quando viene alla luce è simile ad una nascita miracolosa. Il riferimento del film non è legato solo al mondo dei bambini ma soprattutto a quello degli adulti, che si dovrebbero reinventare sempre. Un altro elemento che voleva raccontare era l’importanza dello sport a livello formativo soprattutto in un’età pre-adolescenziale, un periodo ancora vivo nella mente della Capotondi che ha percorso una sorta di seduta di psicanalisi durante tutte le riprese.

Vengono, ovviamente, intervistati anche i piccoli protagonisti del film, alcuni alle prime armi altri già “navigati” (nonostante la giovane età!). Sergio Basso ha seguito la loro crescita, li ha visti cambiare progressivamente mentre giravano. Alcuni hanno trovato dei punti di contatto con i loro personaggi (la piccola interprete di Matilde, o di Katerina ad esempio) mentre per altri si è trattato di scavare più a fondo (come per l’interprete di Agata o del piccolo Tobia). Gli attori russi Bychkov e Potebnya hanno già avuto altre piccole esperienze cinematografiche, ma questa per loro è la prima grande occasione internazionale…. Bisognerà tenerli d’occhio e vedere se questa esperienza italiana porterà loro fortuna!

 
 

Amori e Incantesimi: Sandra Bullock e Nicole Kidman in trattative per il sequel

Amori e Incantesimi

Dopo 26 anni le donne Owens ritornano. La Warner Bros. ha annunciato un film sequel al classico del 1998, Amori e Incantesimi, con Sandra Bullock e Nicole Kidman in trattative per tornare.

Il primo film vedeva Bullock e Kidman nei panni delle streghe sorelle Owens, che vengono travolte da una maledizione soprannaturale dopo che Bullock (involontariamente) droga e uccide l’ex fidanzato violento di Kidman (Goran Višnjić) costringendole a rianimare il suo cadavere. Diretto da Griffin Dunne e adattato dall’omonimo romanzo del 1995 di Alice Hoffman, il film originale rappresenta un punto fermo per le persone che amano davvero la stregoneria.

I fan hanno iniziato a parlare del futuro di Amori e Incantesimi domenica, quando a mezzanotte è stato fatto un annuncio su TikTok – un cenno alla scena dei “margarita di mezzanotte” del primo film – che riportava che il film era ora disponibile in digitale e disponibile per lo streaming su MAX, ma la grande notizia è stata riservata a lunedì mattina, quando è stato annunciato che Amori e Incantesimi 2 era ufficialmente in lavorazione.

Il film segue le donne della famiglia Owens, un gruppo di donne incantatrici con inclinazioni magiche, benedette dal dono soprannaturale ma maledette dalla loro matriarca. Dopo essere stata abbandonata dal suo amante, incinta e sola, Maria Owens ha lanciato un incantesimo su se stessa per non provare mai più l’agonia dell’amore.

Il film originale è pieno di magia, dalla colonna sonora perfetta di Alan Silvestri (il primo omaggio alla Warner Bros. anticipato all’inizio di questa settimana online) al modo in cui Dunne ha filmato gli atti paranormali delle Owens. Un sequel potrebbe essere un’operazione davvero interessante per le due attrici che, in questi anni, sono diventate tra le più ricercate e potenti di Hollywood.

 
 

Amori che non sanno stare al mondo: Francesca Comencini al #TFF35

Sarà presentato questa sera al Torino Film Festival Amori che non sanno stare al mondo, il nuovo film di Francesca Comencini, alla presenza della regista assieme agli attori  Lucia Mascino, Thomas Trabacchi e il produttore Domenico Procacci.

Nel film Claudia (Lucia Mascino) e Flavio (Thomas Trabacchi) hanno vissuto un’intensa storia d’amore. Ora che è tutto finito, mentre lui è pronto a iniziare nuove relazioni, lei si aggrappa ai ricordi, incapace di dimenticare il passato.

Francesca Comencini narra, in questa nevrotica commedia sentimentale tratta da un suo romanzo, la difficoltà di stare al mondo di una donna in perenne stato d’insoddisfazione: andirivieni tra passato e presente, amour fou, autoironia, inadeguatezza ai tempi di una guerra dei sessi in mutazione.

 
 

Amori (e guai) a Parigi: in arrivo una nuova serie su SKY e NOW

Amori (e guai) a Parigi serie tv sky

Bridget Jones ci insegna che a volte, quando meno te lo aspetti, l’amore arriva nel modo più inaspettato, vestendo i panni di un uomo meraviglioso che fino a quel momento avremmo potuto solo sognare. La storia di Jul, la protagonista della nuova serie tv Amori (e guai) a Parigi ce lo ricorda ancora una volta: con un pizzico di fortuna e tanta determinazione, dopo aver toccato il fondo si può solo risalire.

Amori (e guai) a Parigi è creata da Pascale Pouzadoux (Sarà perché ti amo) è una dolce e ironica commedia francese con protagonista Maud Baecker (Demain nous appartient).  Amori (e guai) a Parigi è prodotta da France Television, produttori esecutivi Alain Pancrazi, Jean-Baptiste Frey, Laurent Bacri.

Amori (e guai) a Parigi: quando esce e dove vederla in streaming

Amori (e guai) a Parigi uscirà da domenica 9 aprile 2023 su Sky. Amori (e guai) a Parigi uscirà  in streaming solo su NOW.

La trama e il cast di Amori (e guai) a Parigi uscirà

Sdraiata sul sedile posteriore del taxi che la riporta a casa, dopo il movimentato matrimonio della sua sorellina che ha avuto il cattivo gusto di sposarsi prima di lei, Julie, soprannominata Jul, 36 anni, spunta tutte le caselle del test della perfetta perdente: scaricata, senza figli, disoccupata, presto quarantenne, maldestra… Il che ovviamente le conferma, se ancora ne dubitava, che la sua vita è finita!

Ma una telefonata cambierà le cose: al telefono, Max le fa una proposta di matrimonio stupenda. Se lei accetta la sua proposta, lui le dà appuntamento dopo tre giorni nel bar dove si sono incontrati. Jul è estasiata, finché non capisce che il telefono che stringe freneticamente contro di lei non è suo ma quello che un’altra donna ha dimenticato nel taxi e che, in ogni caso, non conosce nessun Max. Sconvolta da questa sublime dichiarazione d’amore, Jul, con l’aiuto delle sue due migliori amiche, Ava e Manon, decide di non avvertire la fortunata alla quale Max ha appena proposto di sposarsi.  Tocca ora o mai più a Jul lanciarsi nella più grande avventura della sua vita: ritrovare, sedurre e sposare quest’uomo ideale… A costo di calpestare tutti i suoi principi!

Nel cast anche Nadia Roz (La vie scolaire), il cantante e attore Tom Leeb (8 Rue de l’Humanitè), prossimamente su Sky e NOW fra i protagonisti della nuova stagione della serie TV di Gabriele Muccino A Casa Tutti Bene, e François Vincentelli (The Tourist).

 
 

Amoreodio recensione del film di Cristian Scardigno

AmoreodioLa diciassettenne Katia vive in un piccolo paese. A scuola le cose vanno male, mentre i genitori non vogliono che frequenti il coetaneo Andrea. Con lui la ragazza cerca di sconfiggere la noia, girovagando in motorino, o facendo sesso in una vecchia cascina abbandonata. Ma nulla sembra interessarla, tutto le scivola addosso. Pur di contrastare apatia e frustrazione prova ogni cosa, coinvolgendo spesso anche Andrea, timoroso e schivo: dalle sbronze ai sassi lanciati dai cavalcavia. Restano però rabbia e risentimento verso un mondo che non la tiene nella giusta considerazione, a partire dai genitori, in particolare la madre, con cui non c’è rapporto o comunicazione, ma solo durezza e ostilità. Così Katia pensa a un gesto tragico, estremo, che crede risolutivo, da compiere assieme ad Andrea.

Opera prima di Cristian Scardigno, da lui sceneggiata e autoprodotta con la Underdog Film, Amoreodio, liberamente ispirato ai fatti di Novi Ligure, è un dramma che mostra la preparazione di un crimine fino al tragico epilogo. Ma quello che interessa al regista sono soprattutto gli adolescenti, è mostrare il vuoto, il mondo emotivo arido in cui alcuni crescono, che li rende apatici, cinici e crudeli, disinteressati, ma alla ricerca di qualcosa che li distolga dal torpore, di una “scossa” anche solo momentanea – trasgressione, in varie forme, che qui arriva fino a un crimine tra i peggiori. Attorno a questo vuoto, le cause: un rapporto genitori-figli inesistente, un’incapacità di comunicare, di essere esempio positivo, anche nella sfera emotiva, di vedere l’altro e i suoi bisogni. E l’ambiente: i giovani e il mondo di internet, la fascinazione per i media e, in generale, per tutto ciò che li può far sentire, anche solo virtualmente, al centro dell’attenzione.

Il film pone sì questi temi, ma non li approfondisce, mentre vuoto, noia, monotonia diventano paradigma dell’intero lavoro. Contraddistinguono le giornate dei due protagonisti e scandiscono l’andamento del film: volutamente ripetitivo, con molto uso del ralenti, risulta anch’esso lento e apatico, poco coinvolgente nonostante i temi forti. Katia è una maschera di freddezza e imperturbabilità (complessivamente buona interpretazione di Francesca Ferrazzo), in cui ogni sentimento, positivo o negativo, è represso, e porta all’esplosione finale. Sta allo spettatore immaginare la complessità che si nasconde dietro quella facciata. Andrea (Michele Degirolamo) la segue per amore e solitudine. Anche i genitori e il fratello di Katia sono poco più che sagome: un gendarme la madre, pressoché inesistenti gli altri due. Questo è il limite del film. Il regista mostra ciò che è evidente e non si addentra abbastanza nel resto. Non coglie del tutto l’opportunità di scavo che è la vera marcia in più dell’opera di finzione rispetto alla cronaca e scivola nella pura ricostruzione.

Stilisticamente sobrio e pulito, l’elemento cruento è misurato.

 
 

Amore, Cucina e Curry: trailer italiano del film con Helen Mirren

Guarda il Trailer italiano del film prodotta da Steven Spielberg e Oprah WinfreyAmore, Cucina e Curry  di Lasse Hallström, con protagonisti Helen Mirren, Om Puri, Manish Dayal e Charlotte Le Bon.

Amore, cucina e curryIn “Amore, cucina e… curry” Hassan Kadam (Manish Dayal) interpreta un genio della gastronomia, che non sbaglia mai un colpo. La famiglia Kadim, emigrata dall’India e guidata dal capofamiglia, Papa (Om Puri), si stabilisce nel caratteristico villaggio di Saint-Antonin-Noble-Val, nel sud della Francia. Un posto incantevole e raffinato, il luogo ideale dove aprire Maison Mumbai, un ristorante indiano a conduzione familiare. Ma le cose cambiano nel momento in cui Madame Mallory (l’attrice premio Oscar® Helen Mirren), l’algida titolare e cuoca del rinomato ristorante francese Saule Pleureur, non si intromette.

Le sue implacabili proteste contro il nuovo ristorante indiano che dista solo 30 metri dal suo, danno luogo ad un’accesa battaglia fra i due locali, fino a quando la passione di Hassan per l’alta cucina francese e per Marguerite (Charlotte Le Bon), la deliziosa “sous chef” di Madame Mallory, non riuscirà ad amalgamare magicamente le due culture, regalando a Saint-Antonin nuovi sapori di cucina e di vita che neanche Madame Mallory potrà ignorare. La donna infatti, sarà disposta a riconoscere il talento culinario del suo rivale e a prenderlo sotto la sua ala protettiva.

“Amore, cucina e… curry” abbonda di sapori tangibili e inebrianti. Il film racconta il trionfo della tradizione familiare nonostante l’”esilio”, e ritrae due mondi in conflitto fra loro, con un giovane deciso a tutti i costi a ricreare il conforto della propria casa attraverso la sua tradizione culinaria.

 
 

Amore, Cucina e Curry: Lasse Hallstrom a Roma, le foto [Foto]

E’ arrivato a roma il regista Lasse Hallstrom per presentare il suo ultimo film Amore, Cucina e Curry e per l’occasione ha tenuto un’interessante masterclass alla Casa del Cinema (Lasse Hallstrom: il cinema tra amore e fornelli). Ecco tutte le foto dell’evento.

LEGGI ANCHE: Amore Cucina e Curry recensione del film con Helen Mirren

[nggallery id=1100]

Amore, Cucina e Curry 12In “Amore, cucina e… curry” Hassan Kadam (Manish Dayal) interpreta un genio della gastronomia, che non sbaglia mai un colpo. La famiglia Kadim, emigrata dall’India e guidata dal capofamiglia, Papa (Om Puri), si stabilisce nel caratteristico villaggio di Saint-Antonin-Noble-Val, nel sud della Francia. Un posto incantevole e raffinato, il luogo ideale dove aprire Maison Mumbai, un ristorante indiano a conduzione familiare. Ma le cose cambiano nel momento in cui Madame Mallory (l’attrice premio Oscar® Helen Mirren), l’algida titolare e cuoca del rinomato ristorante francese Saule Pleureur, non si intromette.

Le sue implacabili proteste contro il nuovo ristorante indiano che dista solo 30 metri dal suo, danno luogo ad un’accesa battaglia fra i due locali, fino a quando la passione di Hassan per l’alta cucina francese e per Marguerite (Charlotte Le Bon), la deliziosa “sous chef” di Madame Mallory, non riuscirà ad amalgamare magicamente le due culture, regalando a Saint-Antonin nuovi sapori di cucina e di vita che neanche Madame Mallory potrà ignorare. La donna infatti, sarà disposta a riconoscere il talento culinario del suo rivale e a prenderlo sotto la sua ala protettiva.

“Amore, cucina e… curry” abbonda di sapori tangibili e inebrianti. Il film racconta il trionfo della tradizione familiare nonostante l’”esilio”, e ritrae due mondi in conflitto fra loro, con un giovane deciso a tutti i costi a ricreare il conforto della propria casa attraverso la sua tradizione culinaria.

 
 

Amore, cucina e curry: dal cast alle location, tutte le curiosità sul film con Helen Mirren

Amore cucina e curry film cast
Helen Mirren, Om Puri e Manish Dayal in Amore, cucina e curry. © DreamWorks II Distribution Co., LLC. All Rights Reserved

Deliziosa commedia sentimentale, Amore, cucina e curry (qui la recensione) è un pellicola del 2014 diretta dal regista svedese Lasse Hallström, anche noto per il film Chocolat. Attraverso la leggerezza del genere, egli dà vita ad una storia che, tra scontri a base di cucina, sviluppa tematiche profondamente attuali come quella dell’integrazione tra popoli e culture diverse. Questa prende spunto dal romanzo del 2008 di Richard C. Morais intitolato Madame Mallory e il piccolo chef indiano. Avendo acquisito un particolare successo in breve tempo, il libro venne opzionato per una trasposizione cinematografica, con la premio Oscar Helen Mirren protagonista.

A produrre il film, e spingere verso la sua realizzazione, vi sono due grandi nomi dello spettacolo quali Steven Spielberg ed Oprah Winfrey, che rispettivamente con la Amblin Entertainment e la Harpo Films hanno sostenuto finanziariamente il progetto. A dar vita alla sceneggiatura è stato invece chiamato il noto Steven Knight, anche noto per il thriller Locke. In breve, il progetto prese vita, arrivando infine alla sua tanto attesa uscita in sala. Qui raccolse consensi generalmente positivi da parte della critica, che lodò la regia di Hallström e le interpretazioni dei protagonisti, rimpiangendo però la prevedibilità di alcuni risvolti narrativi.

Il pubblico dimostrò però grande attenzione nei confronti di Amore, cucina e curry, portandolo ad essere uno dei maggiori successi al botteghino del suo periodo. Uscito nelle sale statunitensi nell’agosto del 2014, per poi estendersi al resto del mondo, il film arrivò infine a guadagnare circa 94 milioni di dollari, a fronte di un budget di soli 22. Ulteriore prestigio arrivò nel momento in cui la Mirren venne nominata come miglior attrice in un film commedia o musical al premio Golden Globe. Ancora oggi, infine, il film gode di buona popolarità, suscitando l’interesse di nuovi spettatori ad ogni passaggio televisivo.

Amore cucina e curry film location
Helen Mirren in Amore, cucina e curry. Foto di Francois Duhamel – © DreamWorks II Distribution Co., LLC. All Rights Reserved

La trama di Amore, cucina e curry

La storia del film è incentrata sul giovane Hassan, originario di Mumbai, che in seguito ad una serie di traumatici eventi decide di partire insieme a suo padre alla volta dell’Europa, dove spera di trovare una maggior tranquillità dove poter coltivare il proprio talento. Il giovane indiano, infatti, è un genio della cucina, capace di dar vita a piatti che mischiano tradizione e innovazione, fondendo culture in modo unico. Insieme al genitore, dopo numerose peripezie, arriva a stabilirsi nel piccolo paese di Saint-Antonin-Noble-Val, situato nel sud della Francia. Qui i due decidono di aprire un ristorante, puntando tutto sulla tradizionale cucina indiana.

Ciò che Hassan e suo padre non sanno, però, è che il loro locale si trova a poca distanza dal rinomato Le Saule Pleureur, di proprietà dell’austera Madame Mallory. Nota per essere una chef premiata con la prestigiosa stella Michelin, la donna inizia un’accesa campagna di protesta contro i nuovi arrivati, denigrandone la cultura e il menù. Ben presto, le divergenze danno vita ad una vera e propria guerra culinaria. Ciò non impedisce però ad Hassan di innamorarsi della bella Marguerite, dipendente proprio presso il ristorante rivale. Lo scontro tra le due culture e i loro modi diversi di intendere la cucina si trasformerà poi lentamente un incontro, dimostrando che una fusione tra le due parti è possibile e auspicabile.

 

Il cast del film

Per dar vita ad un cast multietnico, i produttori intrapresero lunghi casting al fine di trovare gli interpreti più idonei ai personaggi principali. Helen Mirren, premio Oscar per il film The Queen, fu la prima ad entrare nel cast nel ruolo di Madame Mallory. L’attrice si dichiarò da subito particolarmente interessata al personaggio e ai temi della storia. Per prepararsi al ruolo, inoltre, condusse molte ricerche sulla cucina francese, su quella indiana e sull’atteggiamento che di norma hanno gli chef di un certo calibro. Così facendo, ha potuto calarsi ulteriormente nei panni del severo personaggio. La sua interpretazione è infatti poi stata particolarmente apprezzata e riconosciuta con la nomination ai Golden Globe.

Per dar volto ad Hassan, era invece indispensabile trovare un interprete di origini indiane. Il prescelto fu infine Manish Dayal. Classe 1983, l’attore si era fatto notare negli anni precedenti per i suoi ruoli nei film Non dire mai addio (2006) e L’apprendista stregone (2010). Molta della sua popolarità era però dovuta alla televisione e alla serie 90210. Una volta scelto per il film, Dayal a sua volta si mise a studiare le principali tradizioni della cucina indiana, arrivando anche ad imparare a cucinarne diverse. Grazie al ruolo nel film, ha avuto modo di raggiungere ulteriore popolarità, ed oggi continua a recitare in diversi progetti televisivi di rilievo.

Amore cucina e curry film trama
Manish Dayal e Charlotte Le Bon in Amore, cucina e curry. Foto di Francois Duhamel – © DreamWorks II Distribution Co., LLC. All Rights Reserved

Il ruolo del padre di Hassan è stato invece interpretato dal celebre attore indiano Om Puri. Questi ha lavorato nel corso della sua carriera a centinaia di film di Bollywood, ma anche in progetti di produzione statunitense. Quello in Amore, cucina e curry è uno dei suoi ultimi ruoli noti, essendo poi improvvisamente scomparso nel 2017 all’età di 66 anni. Infine, nel ruolo di Marguerite, la bella chef di cui si innamora Hassan, si ritrova la francese Charlotte Le Bon. Proprio in quegli anni l’attrice aveva raggiunto un buona popolarità grazie ai film Mood Indigo e Yves Saint Laurent. Per il suo ruolo in questo film ha ottenuti ulteriori consensi, che le hanno permesso di ottenere ruoli anche internazionali.

Le location dove è stato girato il film

Il film è diventato celebre anche per le sue location estremamente caratteristiche e di particolare bellezza. Il grosso delle riprese si è svolto nel reale paesino di Saint-Antonin-Noble-Van, situato nella regione Occitania, nel sud della Francia. Abitato da poco meno di duemila abitanti, il luogo è un vero e proprio gioiellino tutto da scoprire. Altre location selezionate per il film sono state anche il comune Saint-Denis, collocato a nord di Parigi, e alcuni luoghi dell’Olanda. Grazie ad essi, il film ha potuto acquisire le fondamentali atmosfere tipiche della Francia, senza dimenticare però anche quel tocco di asiatico dato dai colori della cucina indiana.

Il trailer di Amore, cucina e curry e dove vedere il film in streaming

Per chi ha amato il film, o per chi non l’avesse ancora visto e desidera poter recuperare tale titolo, è possibile fruirne grazie alla sua presenza in alcune tra le principali piattaforme streaming oggi presenti in rete. Amore, cucina e curry è infatti disponibile su Rai Play, Amazon Prime Video e Apple TV+. Per vederlo, in base alla piattaforma prescelta, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Ciò permetterà di riprodurlo in modo pratico e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 1 agosto alle 21:30 sul canale Rai 1.

 
 

Amore, cucina e curry: clip del film con Helen Mirren

E’ da oggi al cinema Amore, cucina e curry, il film di Lasse Hallström (Chocolat) e interpretata dall’attrice Premio Oscar Helen Mirren e prodotto da  Steven Spielberg e Oprah Winfrey. 

 

Amore, cucina e curryIn “Amore, cucina e… curry” Hassan Kadam (Manish Dayal) interpreta un genio della gastronomia, che non sbaglia mai un colpo. La famiglia Kadim, emigrata dall’India e guidata dal capofamiglia, Papa (Om Puri), si stabilisce nel caratteristico villaggio di Saint-Antonin-Noble-Val, nel sud della Francia. Un posto incantevole e raffinato, il luogo ideale dove aprire Maison Mumbai, un ristorante indiano a conduzione familiare. Ma le cose cambiano nel momento in cui Madame Mallory (l’attrice premio Oscar® Helen Mirren), l’algida titolare e cuoca del rinomato ristorante francese Saule Pleureur, non si intromette.

Le sue implacabili proteste contro il nuovo ristorante indiano che dista solo 30 metri dal suo, danno luogo ad un’accesa battaglia fra i due locali, fino a quando la passione di Hassan per l’alta cucina francese e per Marguerite (Charlotte Le Bon), la deliziosa “sous chef” di Madame Mallory, non riuscirà ad amalgamare magicamente le due culture, regalando a Saint-Antonin nuovi sapori di cucina e di vita che neanche Madame Mallory potrà ignorare. La donna infatti, sarà disposta a riconoscere il talento culinario del suo rivale e a prenderlo sotto la sua ala protettiva.

“Amore, cucina e… curry” abbonda di sapori tangibili e inebrianti. Il film racconta il trionfo della tradizione familiare nonostante l’”esilio”, e ritrae due mondi in conflitto fra loro, con un giovane deciso a tutti i costi a ricreare il conforto della propria casa attraverso la sua tradizione culinaria.

 
 

Amore Nero, un cortometraggio di Raul Bova contro la violenza sulle donne

amore nero

Presentato questa mattina Amore Nero, il cortometraggio scritto e diretto da Raul Bova, mette in tavola un problema molto serio nella società italiana, tanto più serio quanto ricoperto da vergogna paura e omertà. E’ la violenza sulle donne che sempre più spesso viene perpetrata all’interno delle mura domestiche.

Il cortometraggio con grande efficacia, anche se con un po’ di retorica nel finale, vuole mostrare delle emozioni, delle situazioni e soprattutto, e qui ci riesce davvero bene,la sensazione di impotenza e solitudine che si prova davanti ad una situazione che tante volte, troppe volte, si preferisce subire anzichè affrontare.

Attrice protagonista del corto è un’inedita Michelle Hunziker, che messo da parte per un attimo il suo proverbiale buon umore, si cala perfettamente nel ruolo di Laura, una donna che subisce la violenza del marito senza trovare supporto neanche nella madre, della quale a quanto si intuisce, sta rivivendo le durissime esperienze coniugali. Solo davanti alla tragedia la madre di Laura riuscirà a trovare la forza di contravvenire alle norme sociali e di aiutare la figlia contro un marito violento.

Il progetto si colloca nell’ambito di una produzione più ampia, resa possibile grazie alla sinergia di MediaFriends, Doppia Difesa (l’associazione a difesa delle donne fondata dalla stessa Hunziker), SanMarco Production, con il sostegno di Euronics Italia, e prevede la realizzazione di cinque cortometraggi che saranno incentrati su diversi problemi sociali. Lo stesso Bova ha detto che non era sua intenzione passare dietro la macchina da presa, ma si è prestato perchè crede in queste iniziative. Numerosissime sono infatti le collaborazioni che lo vedono accanto alla Polizia di Stato per la Sicurezza dei giovani.

Attraverso il cinema si riesce a sensibilizzare le persone, usando strumenti che capisco e che sono i miei – ha detto Raul – Mi sono sperimentato regista, ed ho trovato il compito molto simile al mio lavoro d’attore, anche se sono consapevole che per intraprendere questo tipo di carriera è necessaria una grande competenza tecnica e la ferma passione di farlo. Sono stato fortunato perchè ho lavorato con una grande squadra, sia tecnica che artistica. Michelle non voleva partecipare come protagonista,non voleva metterci la faccia, dal momento che fa già tanto dietro le quinte con Doppia Difesa, ma alla fine si è convinta ed è stata bravissima“.

La Hunziker ha confermanto, aggiungendo che la sua iniziale ritrosia era forse dovuta anche al fatto che, avendo subito le violenze di alcuni stalker in passato, non voleva mettere avanti la sua situazione, “poi però mi sono convinta – ha detto – ho dovuto fare un lavoro molto duro come attrice perchè tendo sempre a portare gioia e qui mi sono dovuta svuotare della mia personalità. E’ importante rompere un circolo vizioso culturale che in Italia era soprattutto avallato dalla mancanza di una legge. L’approvazione del provvedimento contro lo stalking ha cambiato molte cose, ed ora le donne non sono più legate come prima, hanno uno strumento e possono reagire“.

Quello che però è davvero importante è trovare la forza di parlarne, di uscire dalla propria omertà e dalla profonda solitudine in cui una violenza ci fa sprofondare e parlarne. A questo mira il cortometraggio che riesce nel finale a far vedere la luce alla sventurata protagonista, e così capisce finalmente che non è sola e può combattere, e aquesto mira anche l’associazione Doppia Difesa, che ogni anno aiuta moltissime donne che hanno il coraggio di ‘uscire’ dalla propria solitudine.

Il cortometraggio è già in vendita a 9.90 euro presso tutti i punti Euronics italiani (circa 270) dal 9 novembre appena trascorso, fino al 30 giungo 2012. I proventi delle vendite, detratti i costi di produzione, verranno devoluti interamente alla realizzazione dei progetti in cantiere dell’associazione Doppia Difesa. All’interno del Dvd, oltre al cortometraggio, sono presenti contenuti speciali per una durata di due ore, che comprendono backstage, interviste e un documentario dal titolo La Vittima e il Carnefice diretto da Roberto Burchielli.

 
 

Amore e segreti tra Ryan Gosling e Kirsten Dunst: arriva Love&Secrets

Love & Secrets, primo lungometraggio di Andrew Jarecki, si ispira alla storia dell’imprenditore immobiliare Robert Durst, coinvolto, nella New York degli anni ’80, nella misteriosa scomparsa della giovane moglie Kathleen McCormack.

 
 

Amore e altri rimedi: recensione del film

Amore e altri rimedi
Anne Hathaway and Jake Gyllenhaal in Amore & altri rimedi. Foto di David James - © TM and 2010 Twentieth Century Fox and Regency Enterprises.

La commedia Amore e altri rimedi racconta la storia di Maggie (Anne Hathaway), seducente spirito libero refrattario a qualsiasi legame e Jamie Randall (Jake Gyllenhaal) giovane brillante inguaribile sciupa femmine, che sfrutta le sue doti per far carriera nel mondo del commercio farmaceutico.

Riassumendola così sembrerebbe proprio qualcosa di già visto, rivisto e risentito molte volte al cinema, tanto da far pensare proprio che non ci sia nient’altro da dire a riguardo. In effetti certamente in un film come questo l’originalità non la si trova certamente nella trama, che ad una prima occhiata potrebbe sembrare scontata. Tuttavia, metti una trama scontata nelle mani di un buon(vecchio) regista, e vedrai che a venir fuori sarà un film divertente, ben bilanciato a tratti commovente, e in alcuni punti anche sorprendente, il che non guasta mai.

Edward Zwick ritorna quindi dove aveva cominciato. Dopo i grandi film epici, alla Ultimo Samurai per intenderci, torna agli albori della sua carriera cominciata con una commedia intitolata A proposito della notte scorsa. Un esordio di successo sia di pubblico e di critica che in alcuni frangenti rivediamo in quest’ultimo film Amore e altri rimedi, ma solo come un riflesso luminoso. Qui ritroviamo la stessa brillante ed algida regia che fa da guida alle vicissitudini amorose dei due protagonisti, senza mai invadere lo spazio, cercando, qua e la come può, di mettere in risalto questo e quell’altro momento, riuscendoci il più delle volte, tirando fuori un film ricco di spunti interessanti.

Grazie anche, bisogna dirlo, ad una sceneggiatura sufficientemente elaborata, impreziosita da qualche dialogo eccellente, e qualche battutina esilarante che fa eco alla storia del cinema recente. Merita una sottolineatura anche il cast che è stato all’altezza del compito, con la sempre brava Anne Hathaway, sempre più lanciata nell’olimpo delle star, e il discreto Gyllenhaal, che non sfigura affatto nei panni di un belloccio e donnaiolo rappresentante farmaceutico.

Menzione speciale per Amore e altri rimedi va riconosciuta anche ad un ottimo cast di contorno, con il simpatico fratello minore che ne combina di tutti i colori, e il sempre verde, nonché bravissimo Oliver Platt, che impreziosisce il film un una performance davvero pregevole e simpaticissima. In conclusione, il film è una buona commedia come se ne vedono molte in America, a tratti scontata ma pur sempre piacevole da vedere. Ha il pregio di avere in sé un anima divertente, ma anche triste e commovente, con qualche excursus nel demenziale sempre esilarante. Ogni spettatore troverà qualcosa per cui valga la pena vederla.

 
 

Amore Cucina e Curry recensione del film con Helen Mirren

Amore, cucina e curry Quattrodici anni dopo il dolcissimo viaggio nel gusto intrapreso con Chocolat, il regista svedese Lasse Hallstrom torna a solleticare i raffinati palati degli spettatori con una nuova commedia, The Hundred Foot Journey (in italiano, banalmente, Amore Cucina e Curry). Come tradisce il titolo tradotto nel nostro paese, è una storia che parla di cucina, tradizioni, relazioni umane ma soprattutto… cibo indiano.

A Mumbai, per colpa di accese rivalità politiche, la famiglia del giovane cuoco Hassan è costretta ad abbandonare la città,e in generale la loro terra, dopo che un terribile incendio ha spazzato via tutto quello che possedevano, inclusi i loro affetti più cari: su tutti, l’amata madre.

Il patriarca, chiamato da tutti Papa, spinto dalla voce ectoplasmatica della moglie (una sorta di guida karmika) decide di abbandonare l’Inghilterra- dove nel frattempo si è rifugiato con i suoi cinque figli- e di partire alla volta delle alpi, tra Svizzera e Francia.

Ma, quando in mezzo al nulla della campagna francese, i freni del loro furgoncino si rompono e si salvano da un terribile incidente, tutti i membri della famiglia avvertono questo episodio come un segno, decidendo così di restare nel piccolo borgo di Saint Antonin per aprire un ristorante di cucina indiana: la Maison Mumbai. La vera stella del locale è il figlio Hassan, cuoco dal talento innato e prezioso, un vero dono che subito cattura l’attenzione di Madame Mallory, l’altera proprietaria del lussuoso ristorante situato proprio di fronte alla Maison Mumbai. La convivenza tra le due culture all’inizio è difficile, se non impossibile: ma basterà l’amore per la cucina, il talento e un pizzico di suggestiva magia per mettere d’accordo tutti quanti.

Amore Cucina e CurryHallstrom torna a narrare quelle storie sospese tra dramma e commedia sentimentale che tanto sapientemente ha saputo raccontare nel corso della sua lunga carriera: il tono fiabesco serve a rendere accettabile, fruibile e poetica una realtà che spesso si allontana notevolmente da questi canoni mostrandosi sotto una veste più cinica e disillusa: l’incanto passa attraverso l’occhio della Macchina da Presa del regista svedese, nei suoi movimenti di macchina fluidi limpidi e patinati, immortalati da un’impeccabile fotografia. Eppure, nonostante dei buoni presupposti e una sceneggiatura promettente-almeno su carta- la pellicola si incarta su se stessa, forse vittima della fama di Hallstrom stesso: in troppi passaggi segue pedissequamente l’iter diegetico di Chocolat, ma è privo dell’appeal sensuale e del tono fiabesco, remoto e sospeso che caratterizzava l’altra pellicola dei primi anni 2000.

Nonostante le ottime interpretazioni degli attori, perfettamente in linea con i loro personaggi, il film manca di originalità e sembra una versione in salsa tandoori del suo ben più noto “cugino”, col quale condivide almeno in parte la location e le atmosfere.