Forse è stata trovata la protagonista
di Orgoglio, pregiudizio e zombie: si tratta di Emma Stone, che
potrebbe indossare i panni di Elizabeth Bennet nella rivisitazione
in chiave horror del classico di Jane Austen.
Cambio di date alla Universal
Nasce il progetto Distribuzione Indipendente
Il cast di 5 (Cinque) racconta
Preferisce stare in piedi e far
accomodare il suo nutrito cast, Francesco Maria Dominedò. Presenta
così alla stampa 5 (Cinque), di cui è regista, e
che definisce un “fumettone”. Clima rilassato nel gruppo, grande
complicità, continui scambi di battute, risate. Tutti presenti i
protagonisti, eccetto Alessandro Terzigni. C’è poi il produttore
Valter D’Errico e molta parte del cast femminile.
Per Sfortuna che ci sei: recensione del film
In Per Sfortuna che ci sei Julienne Monnier (Francois-Xavier Demaison) è un brillante e ricercatissimo consulente coniugale capace di rimettere in piedi rapporti ormai logori ed a un passo dalla separazione. Tutta Parigi si rivolge a lui per salvare matrimoni e convivenze. Una dote, quella di Julienne, scoperta in tenerissima età quando, per impedire il divorzio dei propri genitori, cominciò a studiare tutti i libri sociologici sul rapporto di coppia.
Il problema di Julienne riguarda suo malgrado il suo di rapporto…con tutto il genere femminile. Come una sorta di maledizione infatti, il disperato protagonista porta immancabilmente una sfortuna spietata ad ogni partner che ha il piacere di frequentare. Allergie cutanee improvvise, infortuni improbabili e pazzeschi con fornelli accesi, porte e quant’altro, gite in barca finite in modo tragicomico; il reparto di chirurgia è ormai una seconda casa per Julienne che qui si reca periodicamente con la vittima di turno. Quando il destino fa si che la sua strada si incroci con quella di una brillante e bellissima sconosciuta, Joanna (Virginie Efira), il povero Julienne, essendosi preso immediatamente una cotta colossale, comincia a temere per l’incolumità della ragazza.
Per Sfortuna che ci sei, il film
Per Sfortuna che ci sei, è una produzione franco-belga, prima regia del francese Nicolas Cuche con una certa risonanza mediatica. Cuche che per la sceneggiatura del film si è avvalso della collaborazione di Luc Bossi e Laurent Turner, ammette di aver cercato di realizzare una commedia romantica ma dalla spiccata connotazione comica prendendo spunto dal genere inglese, americano e ovviamente francese. Il risultato è effettivamente questo, un film leggero, dove la storia romantica di base è continuamente interrotta da sequenze comiche, non sempre divertenti.
La trama di Per Sfortuna che ci sei è alquanto prevedibile, dall’inizio fino allo scontato finale, i dialoghi sono simpatici ma l’ironia, tipica delle commedie inglesi, è oggettivamente un’altra cosa. Per Sfortuna che ci sei non vuole inviare chissà quali messaggi sociologici, come afferma lo stesso regista, e non vuole far riflettere su nessun tema particolare ma solo divertire il pubblico e far sì che possa trascorrere 87 minuti spensierati.
Francois- Xavier Demaison è bravino, il suo sguardo stralunato e un po’ ebete personaggio ispira una certa simpatia mentre Virginie Efira mostra una spiccata autoironia che la porta ad affrontare con disinvoltura le situazioni farsesche in cui si trova. Ma sopratutto risalta la sua bellezza, naturale e prorompente, che per il pubblico maschile è l’aspetto più interessante del film.
Attorno ai due protagonisti ruotano una serie di personaggi più o meno singolari che in alcuni casi interpretano una sorta di macchietta di loro stessi e di ciò che rappresentano come nel caso dell’odioso ed egocentrico capo di Joanna, Markus (Elie Semoun), che fa simpaticamente il verso ai designer moderni sempre convinti di fare arte anche quando progettano orribili e poco pratici cavatappi.
Per Sfortuna che ci sei è una commedia appena simpatica, priva di particolare brillantezza o di un’ironia particolarmente ricercata, ma che ha quantomeno il merito di non scadere nella volgarità, un merito che con i tempi che corrono non è affatto da sottovalutare.
Harry Potter: It All Ends
[tab: Anteprima]
E alla fine esce, il prossimo
13 Luglio, l’ultimo capitolo della saga di Harry Potter. Con la
seconda parte di Harry Potter e i doni della
morte, si conclude definitivamente la storia
dell’adattamento cinematografico più redditizio della storia del
cinema, come affermano, ovviamente compiaciuti, i produttori.
Nicolas Winding Refn farà il remake de La fuga di Logan.
Nicolas Winding Refn dopo essere stato finalmente consacrato con il premio per la regia all’ultimo Festival di Cannes è diventato fra i più gettonati talenti in circolo. Infatti, il regista danese Nicolas Winding Refn intende collaborare ancora col protagonista Ryan Gosling. Lo stesso Refn ha recentemente rilasciato alcune dichiarazioni su un possibile remake de La fuga di Logan, sempre con Ryan Gosling.
Le parole di Refn:
“Logan’s Run è un’idea a cui stanno pensando da anni, nel senso che vogliono rifare l’originale. Io credo che tutto vada ripensato, metteremo insieme un team di artisti che costruiranno un nuovo futuro.”
Anche Gosling ha confermato che La fuga di Logan comunque non ha ancora una data precisa:
“Joel Silver (il produttore, ndr.) ha confermato che possiamo prenderci il nostro tempo per farlo al meglio, non abbiamo alcuna data di scadenza.”
Per chi non lo sapesse: La fuga di Logan è tratta dal romanzo di fantascienza del 1967, adattato nel 1976 in un film con Michael York protagonista. Il personaggio principale era un poliziotto adibito alla cattura di fuggitivi, i quali si ribellavano alla legge che costringeva le persone che raggiungevano i 30 anni di età ad abbandonare la società del futuro.
Fonte: comingsoon
James McAvoy in trance per Danny Boyle?
James McAvoy, reduce dall’ottima prova
di The Conspirator, è stato accostato prepotentemente al
Trance di Danny Boyle.
Nuovo trailer e nuovo poster per Capitan America
Ecco un nuovo poster che raffigura Chris Evans, il nuovo Capitan America, dal 22 luglio al cinema e un nuovo trailer, dove si abbozza qualcosa in più della trama.
5 (Cinque): recensione del film con Alessandro Borghi
Sfrutta il successo di Romanzo Criminale, film e serie, l’esordio nel lungometraggio di Francesco Maria Dominedò. 5 (Cinque), storia di ragazzi di strada, che si conoscono in carcere minorile e stringono un patto. Formano una banda, vivacchiano nella malavita romana, fino al grande salto, che li coprirà di soldi e droga, portandoli a contatto coi criminali veri e con problemi più grandi di loro, difficili da gestire.
Sceneggiatura assai simile a quella di Romanzo (si parte da una storia vera), locandina assai simile a quella di Vallanzasca. Il tutto condito però in salsa Dominedò: film indipendente, a basso budget, operazione artigianale, giovani attori provenienti da serie tv, fiction, reality. Se dunque, l’ispirazione alla filmografia di Placido c’è ed è scopertamente denunciata, l’ambizione è senz’altro diversa. L’obiettivo è l’intrattenimento. E possiamo dirlo raggiunto: la pellicola intrattiene, a tratti diverte, ha buon ritmo, nonostante alcune ingenuità. I cinque ragazzi sono ben caratterizzati, specie Gianni/Stefano Sammarco, Manolo/Matteo Branciamore ed Emiliano/Alessandro Borghi.
5 (Cinque), il film
Il primo è il leader del gruppo, è razionale e concreto “sul lavoro”, ma anche marito innamoratissimo di Paola/Emma Nitti. La loro relazione sarà messa in crisi dall’escalation criminale della banda. Convinta l’interpretazione di Sammarco, anche autore del soggetto del film. è invece Manolo: l’attore si lancia così in un ruolo opposto a quello di Marco, interpretato ne I Cesaroni. Veste bene i panni della scheggia impazzita del gruppo, col suo parlare convulso e i gesti sconnessi, costantemente esaltato, cocainomane egocentrico, che però sa procurare i contatti giusti – nell’aspetto, uno strano incrocio tra Er Monnezza e Serpico. Alessandro Borghi è convincente nel ruolo del timido Emiliano: il più chiuso, schivo, il meno partecipe, ma che segue comunque il gruppo per la profonda amicizia che lo lega agli altri membri. Meno approfondita l’analisi di Luigi/Christian Marazziti, molto legato alla sorella Vanessa/Lidia Vitale e al suo miglior amico Fabrizio/Alessandro Terzigni, un po’ rigido nell’interpretazione. Attorno ai Cinque, poi, un coro di donne: madri, mogli, prostitute/lap dancers, organizzatrici di traffici e boss mafiose. Alcune meglio caratterizzate, come Lissy/Giorgia Wurth, (la donna di Manolo), Paola/Emma Nitti (moglie di Gianni), o Vanessa. Altre, con ruoli cameo più o meno riusciti (tra cui una brava Claudia Zanella/Elite e Giada De Blanck, che s’impegna, ma senza risultati eclatanti).
Il regista inserisce poi alcuni personaggi curiosi, divertendosi a far recitare attori noti “fuori ruolo”: Rolando Ravello nei panni di un’improbabile coreano, gestore del locale che veicola lo spaccio per conto dei Cinque. L’interpretazione sarebbe ottima, se non dovessimo davvero crederlo coreano. Stesso dicasi per Massimo Bonetti, zingaro, che rivela un accento smaccatamente romano. Questi i limiti dell’approccio volutamente artigianale del film, comprensibili forse in un poliziottesco anni ’70 (che qui si vuole omaggiare), ma che paiono, oggi, ingenuità eccessive.
Approccio che semplifica a volte troppo, come nel caso della sceneggiatura. Poco sviluppata in certi passaggi, incentrata su pochi momenti salienti, che mostrano a grandi linee il procedere di vita e business dei 5. Le sequenze di raccordo sono spesso costituite da scene di tipica vita da night club, con inflazione di corpi femminili discinti e musica a tutto volume, alla lunga ripetitive. Qui, come in altri momenti, i movimenti di macchina sono veloci, a tratti vorticosi, con uso abbondante di zoom. Uno stile che ricorda, in parte, quello dei videoclip musicali. Il tutto dà dinamismo a 5 (Cinque) e rende l’idea del vortice nel quale i ragazzi restano intrappolati. I dialoghi scorrono, con alcune buone trovate. Nel suo complesso, la pellicola ha un buon ritmo ed è accompagnata da musiche oscure e fumose, opera di Louis Siciliano, che ben si adattano al contesto.
Il risultato finale in 5 (Cinque) dunque è, come l’ha definito lo stesso regista, un “fumettone”, che non ha grandi pretese, si rifà al genere del gangster movie, ma non lo prende del tutto sul serio. È un’opera prima, punta su molti giovani attori, a volte vincendo la scommessa, altre con esiti meno convincenti. Insomma, non è grande cinema, ma può essere un buon modo per trascorrere un’ora e mezza piacevole.
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2: la track list
Ecco la tracklist della colonna sonora di Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2. Per chi ha letto già il libro i titoli evocheranno i momenti salienti della storia, per chi invece non ha letto i libri, attenzione! Potrebbe fare dell’auto – spoiler!
1. Lily’s Theme – 02:28
2. The Tunnel – 01:09
3. Underworld – 05:24
4. Gringotts – 02:24
5. Dragon Flight – 01:43
6. Neville – 01:40
7. A New Headmaster – 03:25
8. Panic Inside Hogwarts – 01:53
9. Statues – 02:22
10. The Grey Lady – 05:51
11. In the Chamber of Secrets – 01:37
12. Battlefield – 02:13
13. The Diadem – 03:08
14. Broomsticks and Fire – 01:24
15. Courtyard Apocalypse – 02:00
16. Snape’s Demise – 02:51
17. Severus and Lily – 06:08
18. Harry’s Sacrifice – 01:57
19. The Resurrection Stone – 04:32
20. Harry Surrenders – 01:30
21. Procession – 02:07
22. Neville the Hero – 02:17
23. Showdown – 03:37
24. Voldemort’s End – 02:44
25. A New Beginning – 01:39
Clikkate sul link e potrete avere un assaggio di ogni traccia!
Tutto quello che c’è da sapere su Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 settima e ultima avventura della serie dei film di Harry Potter. Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 è diretto da David Yates, regista anche di “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” e “Harry Potter e il principe mezzosangue”. David Heyman, produttore di tutti i film della serie, ha prodotto il film con David Barron. Steve Kloves ha adattato la sceneggiatura, basata sul libro di J.K. Rowling.
Lionel Wigram è il produttore esecutivo. Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, riprendono i ruoli di Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger, e nel cast ci sono anche Helena Bonham Carter, Gary Oldman, Alan Rickman, Ralph Fiennes, Tom Felton, Bonnie Wright, Jamie Campbell Bower, Michael Gambon, Jason Isaacs, Maggie Smith, John Hurt, Ciarán Hinds, Jim Broadbent, Evanna Lynch, Emma Thompson, David Thewlis, Rhys Ifans, Domhnall Gleeson, Clémence Poésy, Kelly Macdonald, James Phelps, Oliver Phelps, Warwick Davis, Devon Murray.
Matthew Lewis racconta il suo Neville
Personaggio sempre un po’ in ombra,
all’inizio timido e pasticcione, Neville Paciock compagno di
dormitorio di Harry Potter è probabilmente uno dei personaggi più
interessanti della Saga potteriana. Matthew Lewis, nei panni di
Neville dai tempi di Harry Potter e la Pietra Filosofale, ha
vissuto le stesse emozioni e la stessa grande avventura dei tre
protagonisti più famosi, rimanendo forse un po’ più in ombra, ma
conservando il suo grande momento di gloria per il finale della
saga. Ecco che Matthew si racconta, o meglio, racconta il suo
Neville in un’intervista.
Nuovi appuntamenti all’Isola del Cinema
Cowboys & Aliens: poster e nuova featurette
Grazie a JustJared, ecco un nuovo poster ed un nuovo video per l’atteso film che vedrà Harrison Ford e Daniel Craig combattere contro sconosciuti alieni arrivati nel lontano West. Si tratta di Cowboys & Aliens che uscirà nelle sale italiane il prossimo 5 agosto.
Ecco il poster:
Ecco invece le featurette in cui possiamo vedere accanto ai protagonisti anche la bella e lanciatissima Olivia Wilde:
The Hobbit: prime foto di scena!
Entertainment Weekly ha pubblicato le prime tre foto de Lo Hobbit di Peter Jackson che vede protagonista Martin Freeman nei panni di Bilbo Baggins, che furono già di Ian Holm.
Ritornano i Transformers, questa volta in 3D
Il prossimo 29 giugno esordirà
nelle sale italiane Transformers – Dark of the moon il
terzo capitolo della saga dei robot alieni che abbiamo già
conosciuto in Transformers e in Transformers – La
vendetta del caduto. La pellicola firmata ancora dal solito ed
insostituibile Michael Bay, regista anche dei due film precedenti,
è stata prodotta dalla Paramount Pictures e dalla Di Bonaventura
Pictures con la collaborazione della Hasbro, una produzione
monumentale che ha richiesto un enorme investimento economico.
Il 25 giugno è la giornata mondiale dei Puffi!
Sabato 25 giugno sarà la giornata mondiale dei Puffi. In omaggio al creatore dei piccoli omini blu, Pierre Culliford in arte Peyo (25 giugno 1928 – 24 dicembre 1992) e in occasione dell’anniversario della sua nascita , Columbia Pictures e Sony Pictures coordineranno un evento di proporzioni mondiali che vedrà coinvolte migliaia di persone, invitate a travestirsi da puffo nel tentativo di superare un divertente record da Guinness dei Primati: oltre 2510 puffi in giro per il mondo nell’arco di 24 ore. L’evento interesserà città come Bruxelles, Atene, L’Aia, Dublino, Città del Messico, Panama, Varsavia, Mosca, Johannesburg, New York e Londra, coinvolgendo anche Francia, Svizzera, Islanda, Danimarca ed in particolare la Spagna con Júzcar, uno dei più famosi villaggi bianchi della provincia di Malaga in Andalusia, completamente ridipinto di blu.
La giornata mondiale dei Puffi precederà l’uscita del loro nuovo film in 3D che sarà nelle sale il prossimo 16 settembre, diretto da Raja Gosnell e distribuito da Warner Bros. Pictures Italia. In questa nuova avventura, i Puffi – fuggendo dal loro villaggio inseguiti dal perfido stregone Gargamella – si troveranno catapultati al Central Park di New York, dove faranno di tutto per sfuggire alle grinfie del loro storico nemico.
Marc Weinstock, Presidente del Marketing Internazionale di Sony Pictures, spiega: “Sono pochi i personaggi ad esser diventati icone e tra questi i Puffi. È da più di 50 anni che, attraverso generazioni, i Puffi fanno parte dalla cultura popolare. La creazione di Peyo è qualcosa di inossidabile e questo giorno vuole proprio celebrare tutto ciò in occasione della sua data di nascita”.
Balkan Bazaar – la conferenza stampa
Dall’8 luglio uscirà nei nostri cinema
Balkan Bazaar ,
commedia satirica diretta dall’ albanese Edmond Budina e
distribuita da Mediaplex, che ha fatto registrare il record
assoluto per numero di biglietti venduti nella terra natia del
regista, e che si attesta come prima co-produzione
cinematografica tra Italia e Albania.
Warren Beatty diventa Howard Hughes
J.K. Rowling annuncia Pottermore
Balkan Bazar di Edmond Budina
Balkan Bazar, ritorno alla regia del famoso Edmond Budina, è un film che fa ridere, di gusto per tutta la sua durata. Grazie alla messa in scena di situazioni sopra le righe, di atmosfere fuori dal comune, e alla costruzione di personaggi che, seppur stravaganti, appaiono sempre sinceri e reali, il film sviluppa un sarcasmo accattivante che coinvolge lo spettatore dal primo momento in cui le due protagoniste mettono piede in terra straniera.
Molto del piacere di Balkan Bazar risiede nella bravura degli attori, alcuni non professionisti, che riescono ad evitare di diventare false parodie di se stessi, nonostante la componente fortemente bizzarra che li caratterizza. Guardando il film, si ha davvero l’impressione di trovarsi di fronte ad un quadro, anzi a tanti piccoli quadri che si succedono fino al finale super partes, e che appartengono alla realtà di quella terra, l’Albania che non è molto presente nell’immaginario collettivo.
Balkan Bazar, il film
La storia di Balkan Bazar prende avvio quando due donne, la francese Jolie (Catherine Wilkening) e sua figlia italiana Orsola (Veronica Gentili), sono costrette a recarsi in Albania per recuperare le ossa del padre/nonno, dove sono state spedite per errore. Un giornalista, Genti (Visar Vishka), le guida tra gli stravaganti personaggi dell’entroterra albanese spiegando loro i problemi di una realtà che vede continue ostilità tra Greci e Albanesi.
Il miscuglio e la conflittualità tra le popolazioni dei paesi Balcani è il vero soggetto di Balkan Bazar, un tema che colpisce e del quale il regista riesce con abilità a cogliere l’ironia creano un film seriamente divertente. La storia delle ossa disperse del nonno e le controversie multinazionali e multiculturali raggiungono il livello desiderato di verità e assurdità, ciò che appare carente è invece la messa in scena. In particolare sono l’illuminazione, le lenti e gli elementi dell’inquadratura ad essere troppo poco attraenti e curati, anche per un film che vuole parlare attraverso il grottesco delle situazioni più che per la bellezza degli, ai più sconosciuti, paesaggi del sud dell’ Albania.
La storia, basata su fatti reali, e il suo sviluppo di per sé sono intriganti, ma troppo dialogo espositivo e modi d’ agire irregolari, e a volte immotivati, minano i meriti di un film che resta soprattutto una commedia nera molto divertente.
Tom Wilkinson in The Lone Ranger
Gore Verbinski potrebbe aver reclutato il bravo attore inglese Tom Wilkinson per il suo prossimo The Lone Ranger, nel quale sappiamo già coinvolti Johnny Depp e Armie Hammer. Wilkinson potrebbe interpretare un magnate delle ferrovie nel vecchio West, in accordo con la sua lunga e fortunata carriera da caratterista. Le riprese dovrebbero iniziare in autunno in previsione di un’uscita per il Natale del 2012.
Fonte: comingsoon
Viggo Mortensen per la prima regia dello sceneggiatore di Drive
Nuovi progetti per Ron Howard
Harry Potter Saga: nuovo cofanetto con esclusivi contenuti speciali in uscita!
Il sequel di Capitan America ai giorni nostri
Già in cantiere un sequel per Capitan America: il primo Vendicatore, ancor prima di sapere quali saranno gli esiti dei primo film in uscita tra circa un mese.
Transformers 3: nuova clip
Domani si terra a Mosca, durante il Moscow International Film Festival, la premiere mondiale di Transformers: the Dark of the Moon.
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 – altri spot
Ecco tre nuovi spot di Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2. A poche settimane dall’uscita del film si incrementa ancora la pubblicità per un evento che non è più solo cinematografico, ma si è dimostrato un vero e proprio fenomeno sociale.
Ecco gli spot:
Tutto quello che c’è da sapere su Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2
Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 settima e ultima avventura della serie dei film di Harry Potter. Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 2 è diretto da David Yates, regista anche di “Harry Potter e l’Ordine della Fenice” e “Harry Potter e il principe mezzosangue”. David Heyman, produttore di tutti i film della serie, ha prodotto il film con David Barron. Steve Kloves ha adattato la sceneggiatura, basata sul libro di J.K. Rowling.
Lionel Wigram è il produttore esecutivo. Daniel Radcliffe, Emma Watson, Rupert Grint, riprendono i ruoli di Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger, e nel cast ci sono anche Helena Bonham Carter, Gary Oldman, Alan Rickman, Ralph Fiennes, Tom Felton, Bonnie Wright, Jamie Campbell Bower, Michael Gambon, Jason Isaacs, Maggie Smith, John Hurt, Ciarán Hinds, Jim Broadbent, Evanna Lynch, Emma Thompson, David Thewlis, Rhys Ifans, Domhnall Gleeson, Clémence Poésy, Kelly Macdonald, James Phelps, Oliver Phelps, Warwick Davis, Devon Murray.
Lettere d’Amore
Stanley Everett Cox fa il cuoco in una mensa aziendale ed è analfabeta. Questa sua carenza sarà causa del suo licenziamento, ed Stanley, non vendo più un lavoro e non potendo più mantenere le spese del padre che ha a carico, fa chiudere il vecchio in una casa di riposo. Il padre presto ne morirà facendo cadere Stanley in un profondo stato di depressione, dal quale riemergerà solo grazie all’aiuto di Iris, una collega, che gli insegnerà, non senza difficoltà a leggere e scrivere.
Raramente Hollywood si è occupata della classe operaia e dei suoi problemi. A parte qualche gratuita scena strappalacrime, il film lancia un bel messaggio di solidarietà e speranza, forse nascosto da intermezzi eccessivamente smielati. Attraverso gli schemi del classico film romantico all’americana, il film indaga un tema sociale molto delicato: l’analfabetismo. In Usa, negli anni ’80, si contavano di fatti oltre 27milioni di analfabeti. Ottima l’interpretazione, manco a dirlo, dei due attori protagonisti: Robert De Niro e Jane Fonda.
Lettere d’Amore è stato l’ultimo film per Martin Ritt (morto l’anno seguente), regista votato ad un cinema impegnato tendenzialmente didattico. Ritt attaccò la borghesia e la società, affrontando i problemi razziali e la crisi generazionale dei suoi tempi, quando i giovani iniziavano a ribellarsi ai valori dei genitori, cercando sempre di dare un peso morale ai temi trattati e al loro impatto sulla vita quotidiana della gente.
Molto attivo nella Tv, tra i suoi lungometraggi più noti si ricordano Nel fango della periferia, film di contenuto antirazzista del 1957; nello stesso anno realizzò l’ottimo Un urlo nella notte. Seguirono film più commerciali, dal dittico faulkneriano La lunga estate calda (1958, con P. Newman) e L’urlo e la furia (1959) a Orchidea nera (1959) e Jovanka e le altre (1960); ai western sempre con Newman Hud il selvaggio (1963), Hombre (1967); e Molly Maguire (1968), pellicola di intensa critica sociale. Riprese tuttavia il tema della violenza e intolleranza con Per salire più in basso e I cospiratori (1970), sulle lotte dei minatori irlandesi in Pennysilvana, Sounder (1971), Conrack (1974), Il prestanome (1976), che evocava le esperienze proprie e dei compagni d’arte al tempo del maccartismo, e Norma Rae (1979), su una battaglia per i diritti sindacali. Tra i film successivi: La foresta silenziosa (1983), Pazza (1987), e appunto Lettere d’amore (1989).
Per quest’ultimo lungometraggio si è affidato alla bravura di due mostri sacri del cinema americano moderno: Robert De Niro e Jane Fonda. Il loro affiatamento è palpabile e coinvolgente, ed offre uno spunto interessante in più per vedere il film (oltre al succitato forte messaggio sociale che lancia ovviamente).