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Tower Heist: in Blu-ray e DVD dal 28 Marzo 2012.

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Tower Heist: in Blu-ray e DVD dal 28 Marzo 2012.

In occasione dell’uscita di TOWER HEIST – COLPO AD ALTO LIVELLO disponibile in Blu-ray e DVD dal 28 Marzo, la Universal presenta IL “PREMIO SPECIALE TOWER HEIST”

Titanic 3D: segui la premiere londinese su Cinefilos.it

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I fan di tutto il mondo potranno vedere il red carpet della premiere di Titanic 3D in diretta martedì, 27 marzo alle ore 18. Visitate http://www.live.titanicredcarpet.com per vedere la diretta web

Project X: una festa che spacca – Trailer Italiano

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Project X: una festa che spacca – Trailer Italiano

Project X ” segue le vicende di tre apparentemente anonimi studenti ed il loro tentativo di costruirsi una reputazione. La loro idea è tutto sommato innocente: organizzare una festa indimenticabile… purtroppo però non sono preparati per questo tipo di festa. La voce si sparge in fretta tra sogni spezzati, record abbattuti e leggende che nascono. “Project X” è un avvertimento per i genitori e per la polizia di ogni parte del mondo.

Ulteriori info nella nostra scheda: Project x

Tonino Guerra: dal Sngci un ultimo simbolico Nastro d’Argento al Poeta

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Anche i giornalisti cinematografici ricordano con il cinema e il mondo della cultura non solo italiana, un poeta e uno scrittore che lascia una testimonianza umana e intellettuale difficilmente eguagliabile.

E’ morto Tonino Guerra

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E’ morto Tonino Guerra, poeta e sceneggiatore romagnolo collaboratore di tanti grandi registi, da Fellini ad Antonioni, da Rosi ai Taviani.

17 Ragazze presentato alla stampa dalla regista Muriel Coulin

17 Ragazze presentato alla stampa dalla regista Muriel Coulin

C’era solo una delle registe, Muriel Coulin, alla presentazione martedì 20 marzo del film 17 Ragazze, storia di un gruppo di adolescenti dello stesso liceo che decidono di restare incinte tutte insieme. Storia di una ribellione: contro una vita che non offre prospettive, un mondo adulto lontano e distratto, contro un vuoto e forse anche una noia che non si riesce ad arginare. Ma anche racconto appassionato di quella fase della vita in cui ci si sente pieni di energia, di sogni, ci si crede in grado di cambiare il mondo.È

intervenuta, dicevamo, Muriel Coulin, mentre sua sorella Delphine, incinta e dunque perfettamente in tema con la pellicola, proprio per precauzione medica non ha potuto volare a Roma per partecipare alla conferenza stampa. Accanto alla regista, Vieri Razzini di Teodora Film, che distribuirà la pellicola in Italia da venerdì 23 marzo in circa 35 copie. Il film è stato già presentato al Torino Film Festival, dove ha ottenuto il Premio Speciale della Giuria.

La scelta delle ragazze protagoniste del film più che un atto d’amore e di ribellione, mi sembra una scelta dettata dalla noia, dall’incapacità di inventare una vita diversa, in ogni caso una scelta non molto consapevole, di disperazione per il senso di vuoto della loro esistenza.

Muriel Coulin: “Ciò che abbiamo trovato molto interessante nel fatto di cronaca del quale abbiamo letto sul giornale, accaduto realmente negli Stati Uniti (e da cui la trama del film trae ispirazione ndr), era che vedevamo la possibilità di un atto di rivolta, di ribellione e anche quella, in nuce, di un’utopia collettiva. La storia ci racconta che queste ragazze certamente non sono soddisfatte della vita che gli viene proposta nella loro piccola cittadina sull’Oceano Atlantico (…). Vogliono avere altro, non si accontentano delle possibilità che questa vita riserva loro (…).Non vogliono accettare (…) ciò che gli adulti gli propongono. Quindi sognano, s’illudono con questa utopia collettiva. In questo c’è, secondo noi, sicuramente il senso di ribellione e rivolta. Poi si può anche dissentire sul fatto che una gravidanza collettiva possa essere la maniera migliore per ribellarsi (…). L’amore poi c’è, perché alla fine ci saranno tanti bambini, e questo è un gesto di grandissimo amore”.

Dov’è successo il fatto di  cronaca cui vi siete ispirate?

M. C.: “(…) E’ successo a Gloucester nel Massachussett, negli Usa. Quando ci siamo informante, abbiamo visto che la cittadina era piuttosto simile a Lorient, (la città che si vede nel film), dove io e mia sorella siamo cresciute. Ci era sembrato che Gloucester fosse lo specchio di Lorient, ma dall’altro lato dell’Oceano Atlantico: anche quella è una cittadina delle stesse dimensioni, dove c’era un’industria della pesca fiorente e ora quasi scomparsa. Quindi, (…) non ci è sembrato così strano (…) trasporre la vicenda dagli Usa alla Francia proprio perché le condizioni geografiche e socio-economiche delle due cittadine si somigliavano moltissimo”.

In Italia il film ha avuto un divieto ai minori di 14 anni. Come si spiega secondo lei? Pensa che il film sia così “pericoloso” perché è un atto di ribellione?

M. C.: “Questo divieto in Italia mi sorprende tantissimo, nel paese dove un ex premier per il suo compleanno si è fatto regalare una minorenne per allietare la sua serata, questo divieto mi sorprende parecchio. Ma, per parlare seriamente, (…) sapete che se dite ad un adolescente di non fare qualcosa, sicuramente questa è la maniera migliore per spingerlo a farla. È  un metodo assolutamente sbagliato. A mio avviso la censura, tranne casi estremi, non è un buon metodo. (…) Siamo veramente dispiaciute che in Italia ci sia stato questo problema con la censura”.

Vieri Razzini: “(…) Abbiamo avuto la motivazione della censura e si parlava (…) di “pericolo di emulazione”(…).” Vieri Razzini legge poi le parole con cui la  Commissione Censura ha motivato il divieto: ““Il clima di suggestione tra i ragazzi e i comportamenti estremamente trasgressivi, in particolare le scene di pericolo alla guida, la scena di abuso del fumo e le condizioni particolari di salute, le difficoltà con la gestione del proprio comportamento, evidenziano la possibilità di emulazione ai minori non in grado di elaborare il senso profondo del film, che risulta invece particolarmente adatto ad un pubblico più adulto, in grado di coglierne il significato profondo”.  E così la commenta, rilevando che non si parla mai di gravidanza, ma solo di “condizione  di salute particolare: “Ognuno usa gli eufemismi che gli competono”. E parla di vera e propria “spaccatura all’interno della  Commissione”, dunque di una decisione non unanime al riguardo. Sul pericolo di emulazione dice: “Questo discorso dell’emulazione a me fa ridere a crepapelle. Con quello che passa in televisione, al cinema, su internet, in termini di violenza soprattutto – è vero, per quanto riguarda la violenza che è un virus sottile, il problema si pone – (…)  ma se ci fosse il pericolo dell’emulazione (…) a pieno andare, dovremmo essere praticamente tutti morti”.

Materialmente è semplice fare ricorso. Negli ultimi mesi è successo molte volte, ad esempio col film della Comencini. In questo modo, il film viene visto da un’altra delle nove commissioni di censura, e quasi sempre poi il divieto viene tolto. Sapete se tra oggi e venerdì (data d’uscita della pellicola ndr) un’altra commissione vedrà il film?

V. R.: “Non lo so, perché la motivazione è arrivata ieri mattina e prima di averla non si può fare ricorso. Quello che è successo però, è che a noi è stato impedito in campagna di lancio del film di usare i normali mezzi pubblicitari. (…) E’ comunque, obiettivamente, una cosa assurda e un danno. Si rimedierà probabilmente, (…) forse  riusciremo  in extremis ad andare di nuovo davanti alla Commissione di censura domani mattina, (…) ci proveremo”.

In Francia ha circolato normalmente? Che accoglienza e che target ha avuto?

M. C.: “Sì, abbiamo proiettato il film in diverse assemblee scolastiche  in una ventina di paesi molto diversi, dall’India agli Stati Uniti, e non ci sono mai stati problemi di questo genere. Gli adolescenti ai quali il film è stato mostrato, reagiscono, (…) capiscono, discutono, sanno. Le reazioni sono state anche molto costruttive. Dopo aver fatto vedere il film,  se ne è parlato, dibattuto, discusso con i ragazzi.

Nella storia originale, che è avvenuta in America, i fatti erano come sono raccontati qui, o ne avete dato una versione europea?

M. C.: “Per quanto riguarda il fatto  vero cui ci siamo ispirate, quello che sappiamo sono semplicemente le due righe che sono state pubblicate dal quotidiano Liberation, in cui si diceva che negli Usa, a Gloucester, 17 ragazze dello stesso liceo avevano deciso di restare incinte tutte insieme nello stesso anno. Questo è stato il motivo che ci ha fatto venir voglia di raccontare questa storia. Ma i personaggi che vedete nel film, la loro psicologia, l’ambiente familiare e anche questa idea di utopia collettiva sono inventati da noi e vengono molto di più dalla nostra esperienza di adolescenti, mia e di mia sorella, anche perché delle vere ragazze americane non sappiamo nulla (…). Quello che invece è quasi documentaristico è ciò che riguarda l’ambiente dei medici, degli infermieri, degli assistenti sanitari mostrato nel film, perché su questo ci siamo documentati e questa è la situazione che c’è in Francia (…)”.

Quando si fa un film non si giudicano i protagonisti, ma si racconta la loro storia. Tuttavia, questo film in un certo senso “butta a mare” in un attimo decenni di dibattiti sulle scelte consapevoli, sulla contraccezione, sul sesso sicuro. C’è una scena in particolare in cui si risolve un po’ velocemente il tema del sesso sicuro e dell’Aids. Come donne, più che come autrici, vi siete poste questo problema?

M. C.: “Sì, certo. Quando si affronta un argomento come questo (…) si sente tutto il peso della responsabilità di ciò. Quindi con mia sorella ne abbiamo parlato, eravamo molto consapevoli di quello che stavamo facendo al momento della scrittura della sceneggiatura. Perciò, riguardo la fine del film, abbiamo deciso che non potevamo fare un finale troppo rosa, positivo, perché sapevamo che con un film del genere (già siamo state accusate di fare l’apologia delle gravidanze collettive) se avessimo messo anche un lieto fine, del tutto positivo, non sarebbe stato adatto. Ma neanche un finale troppo negativo, perché comunque (…) sono nati dei bambini, nel film come nella realtà (…). Abbiamo trovato una via di mezzo (…): tutti noi nell’adolescenza abbiamo avuto un compagno di scuola, un amico (…) che fosse un personaggio un po’ mitico, o perché era più bello, o più simpatico, o perché era quello più intraprendente, colui che diventava un po’ il leader del gruppo. Noi abbiamo deciso di far scomparire questo leader (…). Il problema dell’Aids sicuramente era una delle complicazioni insite nel film (…). Quando si parla di 17 ragazzine che rimangono incinte tutte insieme, c’e la questione della gravidanza, il problema dell’aborto, l’Aids, tutte queste cose. Se avessimo voluto affrontarle tutte in maniera completa non sarebbe stato più un film, ma una soap opera, un romanzo a puntate. Avremmo dovuto fare una puntata su ogni argomento. Invece abbiamo fatto un film. Ci siamo poste il problema dell’Aids, che ci si pone ovunque e che i ragazzi sicuramente a quell’età si pongono e affrontano. (…) Noi lo abbiamo risolto così (…), con una frase che per alcuni può sembrare un po’ troppo rapida e veloce, ma c’è e resta. La ragazza si pone il problema e dà quella risposta” Una risposta che denota una certa consapevolezza da parte sua. E la regista insiste: “Non abbiamo messo da parte il problema, ma (…) non si poteva insistere troppo soltanto su questo.

Non si riflette forse abbastanza sul fatto che queste ragazze sono state abbandonate, non c’è una figura che decide di aiutarle o di accettare la loro decisione, vengono subito condannate, senza sentire le loro ragioni o proporre un’alternativa positiva a ciò che hanno fatto.

M. C.: “Il problema nasce proprio dal fatto che non si tratta di una sola gravidanza individuale, ma di 17 gravidanze, qualcosa di collettivo. Per questo gli adulti si trovano totalmente persi, presi in contropiede di fronte a questo fenomeno, perché riguarda un gruppo che giorno dopo giorno cresce. All’inizio i professori e soprattutto l’infermiera scolastica cerca di capire, di parlare con loro, ma poi la cosa sfugge di mano a tutti. Non riescono a capire. Soprattutto, a quel punto non hanno i mezzi per contenere questo fenomeno, per limitare questa esplosione di energia (…), la forza, la potenza espressa da queste ragazze che tutte insieme decidono di portare avanti questa gravidanza. Non ci sono i mezzi per costringerle: non si può costringere una minorenne ad abortire, figuriamoci 17 minorenni dello stesso liceo”.

Quali sono state le critiche più fastidiose al film in Francia?

M.C.: “L’accusa di fare l’apologia delle gravidanze collettive è stata certamente la critica che più ci ha infastidito e credo dimostri una non comprensione totale di ciò che volevamo raccontare con questo film. (…) Ciò che ci interessava in quello che abbiamo raccontato è che queste ragazze non si accontentassero. Non si accontentano dell’avvenire che viene proposto loro, in quel contesto, e decidono di trovare una soluzione per avere altro. È questa la cosa che ci è piaciuta, il fatto che ci fosse un atto di rivolta e ribellione da parte di queste ragazze (…). Certo, una gravidanza collettiva non è la soluzione del problema, anche perché, lo si vede nel film, la gravidanza è e resta un fatto personale, individuale. L’utopia della gravidanza collettiva, del crescere i bambini tutte insieme nella stessa casa poi non si realizza. Non volevamo dire: che bello tutto ciò, ma piuttosto sottolineare che le ragazzine hanno deciso di ribellarsi, non accontentarsi (…). Sicuramente la maggior parte del pubblico è composto da persone intelligenti che capiranno qual è veramente il messaggio. Per inciso, in Francia non c’è stata un’epidemia di gravidanze di diciassettenni da quando il film è uscito (…)

17 Ragazze è stato presentato a Gloucester negli Usa, dove è accaduto il fatto vero all’origine della pellicola? È arrivata la notizia del film lì?

M. C.: “Il film è stato presentato a New York la settimana scorsa. Uscirà in Usa a luglio, distribuito dalla Strange Release (…). Il distributore mi ha detto che pensava di farlo uscire a Gloucester e ha chiesto la mia opinione (…). (…) Personalmente non mi sembra  un’ idea geniale. Le ragazze del film credo siano molto diverse dalle protagoniste del fatto di cronaca. Noi abbiamo fatto un adattamento molto intimo, molto francese. (…) Non so se lo faranno, la decisione non spetta a me comunque”.

La sposa cadavere: recensione del film di Tim Burton e Mike Johnson

La recensione del film d’animazione La sposa cadavere diretto da Tim Burton, Mike Johnson. Voci originali: Johnny Depp (Victor Van Dort), Helena Bonham Carter (Emily, la sposa cadavere), Emily Watson (Victoria Everglot), Albert Finney (Finnis Everglot), Richard E. Grant (Barkis Bittern), Tracey Ullman (Nell Van Dort/Hildegarde), Paul Whitehouse (William Van Dort/Mayhew/Paul, il cameriere-testa), Michael Gough (Saggio Gutknecht), Christopher Lee (Pastore Galswells), Jane Horrocks (Ragno/Mrs. Plum), Enn Reitel (Maggot), Deep Roy (Generale Bonesapart), Danny Elfman (Bonejangles).

La Trama

I coniugi William e Nell Van Dort Victor sperano di risollevare le loro sorti economiche attraverso il matrimonio combinato tra il figlio, Victor, e la giovane Victoria Everglot. Tuttavia il ragazzo è fin troppo impacciato tanto da rischiare di mandare all’aria la cerimonia. Proprio quando formulerà il giuramento di matrimonio in un lugubre bosco, infilerà l’anello in un districato ramo e si ritroverà ad essere il marito di Emily, la sposa cadavere. Victor conoscerà il mondo dei defunti, ma avrà l’ardente desiderio di ritornare sulla terra dei vivi per sposare la donna amata. Ad ostacolare l’impresa non ci sarà solo la novella sposa cadavere, ma che un misterioso uomo che cercherà di sottrargli Victoria.

La Sposa CadavereIn un cinema dove il 3D e gli effetti speciali sono il pane quotidiano dei film, Tim Burton non rinuncia alla tecnica di animazione della stop-motion, opportunamente affiancato da una squadra di fedeli esperti.

Lo stesso Mike Johnson era già stato nel cast tecnico di Nightmare Before Christmas. Danny Elfman ha composto le colonne sonore per ben 12 film di Burton e ne La sposa cadavere le musiche, alternate a spezzoni di musical, ricordano lo stile Disney simpaticamente ripreso con la jam session degli scheletri, che ci riporta a La danza degli Scheletri (Skeleton Dance del 1929).

La sposa cadavere è una mortifera storia d’amore piena di colori

Per la sceneggiatura il regista si serve ancora di John August (la sua è la terza collaborazione con Burton) e Caroline Thompson (dopo aver sceneggiato Nightmare Before Christmas e Edward mani di forbice), nonché di Pamela Pettler (che ha collaborato anche per 9). Insieme queste tre menti conferiscono ai personaggi una spontanea comicità, in grado di reggere anche scene più ponderate.

Il grosso del lavoro si deve anche a McKinnon e Saunders, i creatori dei pupazzi, che sono stati in grado di dotarli di una notevole espressività facciale.

La sposa cadavere

Il cerchio viene chiuso da Tim Burton e dalle sue incredibili idee immaginifiche. Egli ha tratto la storia da una favola russa, rimanendone affascinato non solo per il contatto tra il mondo dei vivi e quello dei morti, ma anche perché rispetta la considerazione che il popolo russo ha dei defunti. Di suo ci mette le atmosfere dark-gotiche che in produzioni precedenti (Edward mani di forbice, Nightmare Before Christmas) fanno da cornice a personaggi spesso emarginati. E così, i lineamenti dello smilzo Victor ci ricordano Vincent, il bambino protagonista del cortometraggio di Burtun del 1982. O ancora, Emily, sposa cadavere, somiglia  alla bambola di pezza di Nightmare Before Christmas. Potremo trovare altre similitudini, ma è chiaro che il regista è affezionato ai suoi personaggi e alla stessa tecnica della stop-motion, tanto da affermare: “C’è qualcosa di meraviglioso nell’essere in grado ti toccare fisicamente i personaggi e farli muovere, e vedere esistere il loro mondo”.

La sposa cadavere non è la solita storia d’amore come può farci inizialmente credere, ma è la storia parallela di Victor ed Emily. Il primo intende superare l’antica tradizione del matrimonio combinato e sposare la donna che ama veramente. La seconda è emarginata dallo stesso Victor, illudendosi di poter credere in un’unione così povera di sentimento. Ma i personaggi che popolano il mondo dei morti, per quanto grotteschi, appaiono goffi e bizzarri, più spensierati durante la morte rispetto a quando erano in vita, in un mondo scandito da azioni e tradizioni meccaniche mai sentite vicine sentimentalmente.

È divertente notare come l’atmosfera del film sia grigia e cupa quando è ambientata nel mondo dei vivi, mentre è animata da colori più accesi nell’oltretomba. Che sia una visione di Tim Burton destinata a entrare nella nostro immaginario?

Paul Rudd in Admission?

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L’attore del New Jersey (visto, tra gli altri, in 40 anni vergine, Una notte al museo e Molto incinta) sta valutando la sua partecipazione ad Admission, nuovo film di Paul Weitz, scritto da  Karen Croner sulla base dell’omonimo romanzo di Jean Hanff Korelitz. Vi si narrano le vicissitudini di Portia Nathan, interpretata da Tina Fey, che lavora presso l’ufficio ammissioni di un college, la cui vita, abbastanza grigia, verrà scossa dall’incontro con uno studente particolarmente promettente e dal ritorno di fiamma per un vecchio amore: questo sarebbe proprio il ruolo di Rudd, per il quale in precedenza era circolato anche il nome di Owen Wilson. Rudd, visto recentemente in Wanderlust, apparirà prossimamente in  The Perks Of Being A Wallflower e in This Is 40, spin-off di Molto Incinta, dove l’attore riprenderà il personaggio interpretato in quell’occasione.

Fonte: Empire

Russell Crowe salirà sull’Arca?

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Dopo mesi di rumours che negli ultimi tempi si sono andati via via rafforzandosi, ora sembra sia arrivata la conferma : Russel Crowe è ufficialmente in trattative per interpretare Noè nel film dedicato da Darren Aronofsky al Diluvio Universale. L’inizio delle riprese è previsto per luglio: per allora si spera che i negoziati per la partecipazione di Crowe vadano a buon fine. Paramount e New Regency sono i finanziatori del film, sul quale resta il mistero riguardo all’angolazione dalla quale Aronofsky guarderà alla leggenda biblica.

Il regista è stato autore di una prima stesura della sceneggiatura, assieme ad Ari Handel; John Logan (Hugo) è stato incaricato di aggiustarla. Crowe è attualmente impegnato sul set de I miserabili di Tom Hooper; oltre a quello di Noè,  l’attore starebbe valutando la propria partecipazione ad Harcker, detective story incentrata su Dracula e quella, nel ruolo del cattivo, a A Winter’s Tale di Akiva Goldman. Oltre che ne I miserabili, lo vedremo prossimametne in The Man With The Iron Fists e Broken City, oltre che nel ruolo di Jor-El in Man of Steel, rilancio cinematografico di Superman firmato da Zack Snyder.

Fonte: Empire

Rob Corddry, Leslie Bibb e un figlio… infernale

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Le battute sulla ‘vita d’inferno’ cui i neogenitori sono costretti nei primi mesi di vita del bambino, costretti ad avere a che fare con una creatura che si limita a mangiare, dormire ed evacuare, esprimendosi il più  delle volte in pianti di difficile interpretazione, sono scontate e proverbiali… ma per Robb Corddry (Lo spaccacuori W., Notte brava a Las Vegas) e Leslie Bibb (I love shopping, Iron Man 2) in Hell Baby il termine ‘infernale’ assumerà un significato molto meno figurato….

I due infatti si ritroveranno ad attendere il nascituro in una casa infestata in quel New Orleans e presto scopriranno che l’infante in arrivo ha delle caratteristiche demoniache, rivolgendosi  al Vaticano per un esorcismo di prima categoria…  Hell Baby non sarà però l’ennesimo film su gravidanze o nascite infernali nello stile di Rosemary’s Baby o Il presagio:  tutto sarà tradotto in una commedia, scritta Robert Ben Grant e Thomas Lennon, già autori di Una notte al museo, che in questa occasione si cimenteranno anche dietro la macchina da presa, riservandosi, pare, anche due piccoli ruoli. Le riprese dovrebbero cominciare in aprile; nel frattempo, Corddry ha preso recentemente parte a Pain and gain di Michale Bay e apparità presto in  Seeking A Friend For The End Of The World. La Bibbs sarà invece sugli schermi nell’horror ad alta quota 7500.

Fonte: Empire

Jessica Biel nel Making of di Psycho

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Continua ad arricchirsi il casti di  Alfred Hitchcock And The Making Of Psycho: ultimo arrivo, quello di Jessica Biel, che intepreterà Vera Miles. La Biel si unisce così a Anthony Hopkins (Hitchcock), Helen Mirren (Alma Reville, moglie del regista), James D’Arcy (Anthony Perkins) e Scarlett Johansson, nel ruolo di Janet Leigh.

Vera Miles ebbe una lunga frequentazione artistica con Hitchcock, prendendo parte  all’episodio pilota  Alfred Hitchcock Presents e a Il Ladro. La sua gravidanza le impedì di recitare  in La donna che vise due volte, nel ruolo che poi andò a Kim Novak; in seguito i rapporti col regista si fecero più freddi, ma ciò non impedì a Hitchcock di chiamarla sul set di Psycho,  per il ruolo di Lila Crane, sorella del personaggio intepretato da Janet Leigh. La Miles tornò a vestire i panni del personaggio 23 anni dopo, nel sequel firmato da Richard Franklin.

Alfred Hitchcock And The Making Of Psycho è diretto da Sacha Jervasi e scritto da John McLaughlin (Black Swan), partendo da libro di Stephen Rebello. Il film, che ruota attorno ai rapporti tra Hitchcock e la moglie nel periodo in cui il regista cercava i finanziamenti per il film, si soffermerà ovviamente anche sui rapporti tra coloro che vi parteciparono: vista la relazione complicata tra Hitchcock e la Miles, c’è da pensare che per Jessica Biel il film rappresenterà un’occasione per mostrare le sue doti; nel frattempo l’attrice è attesa sugli schermi per il remake di Total Recall.

Fonte: Empire

The Lady: la conferenza stampa con Luc Besson

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Il regista Luc Besson risponde alle domande dei giornalisti alla fine dell’anteprima per la stampa del suo ultimo film The Lady presso La Casa del cinema di Roma.

Il film uscirà nelle sale italiane a partire dal 23 Marzo 2012 ed è stato distribuito in Italia dalla nuova casa di distribuzione Good Films che proprio in occasione del lancio della pellicola ha indetto la campagna “Send a Message” volta alla sensibilizzazione nei confronti della causa portata avanti da Aung San Suu Kyi per la democrazia  in Birmania.

Biancaneve e il Cacciatore – Secondo trailer italiano ufficiale

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Biancaneve e il Cacciatore – Secondo trailer italiano ufficiale

Il nuovo trailer italiano ufficiale di Biancaneve e il Cacciatore dall’11 luglio al cinema. Con Kristen Stewart, Charlize Theron e Chris Hemsworth. Nel poema epico di azione e avventura Biancaneve e il Cacciatore, Kristen Stewart (Twilight) interpreta l’unica persona sulla terra ad essere più bella della regina del male (il premio Oscar Charlize Theron) che è decisa ad ucciderla.

Biancaneve e il Cacciatore, il film

Nel poema epico di azione e avventura Biancaneve e il Cacciatore, Kristen Stewart (Twilight) interpreta l’unica persona sulla terra ad essere più bella della regina del male (il premio Oscar Charlize Theron) che è decisa ad ucciderla. Ma quello che non avrebbe mai immaginato la regina malvagia è che la ragazza che minaccia il suo regno è stata iniziata all’arte della guerra dal Cacciatore (Chris Hemsworth, Thor) che era stato da lei inviato per ucciderla. Sam Claflin (Pirati dei Caraibi) completa il cast , interpretando il principe stregato dalla potenza e dalla bellezza di Biancaneve.

La nuova versione mozzafiato della leggendaria fiaba è opera di Joe Roth, produttore di Alice in Wonderland, del produttore Sam Mercer (Il Sesto Senso) e dell’acclamato regista televisivo e visualista d’avanguardia Rupert Sanders.

Ecco il trailer di Savannah, con Jim Caviezel

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E’ finalmente disponibile online il trailer di Savannah, il film indipendente con Jim Caviezel ispirato alla vera storia di Ward Allen, privo tuttavia di una data d’uscita.

Battleship: Sul campo di calcio – dietro le quinte!

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Scopri il nuovo dietro le quinte sottotitolato in italiano di Battleship, il nuovo film di Peter Berg con Liam Neeson, Alexander Skarsgård,

Uscite al cinema di venerdì 23 marzo 2012

The Lady – L’amore per la libertà: La storia vera di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace 1991 e ‘orchidea d’acciaio’ del movimento per la democrazia in Myanmar. Dopo l’assassinio del padre, il generale Aung San, leader della lotta indipendentista birmana, Suu cresce in Inghilterra e sposa il professore universitario Michael Aris. Quando nel 1988 il suo popolo insorge contro la giunta militare, Suu torna nel paese natale e inizia il suo lungo scontro diretto contro il potere assoluto dei generali.

È nata una star?: In una mattina qualunque, Lucia riceve nella cassetta delle lettere una busta contenente un film porno. Dopo aver dato per caso un’occhiata alla copertina del video, si accorge che il protagonista della pellicola è Marco, il figlio di diciannove anni. Una veloce visione privata del film le rivela che le scarse doti recitative di Marco vengono compensate dalle enormi dimensioni del suo membro. Travolta dalla rivelazione, Lucia aspetta a casa il ritorno del marito Fausto, che rimane a sua volta completamente scioccato dalla notizia, cominciando a porsi una serie infinita di dubbi, dalla corruzione del mondo della pornografia alla sua stessa “mascolinità”. Improvvisamente quel figlio che entrambi avevano sempre creduto un po’ imbranato e senza alcun talento o vocazione si rivela una pornostar. Resta solo da accettare di capire come e perché.

Quijote: L’Hidalgo della Mancha rinasce a nuova vita ripercorrendo episodi canonici ed apocrifi. Gli orizzonti visivi e sonori si intrecciano fino a confondersi in incroci spazio temporali dove cavalieri erranti del passato e del presente incontrano poeti, maghi, fanciulle, imperatori.

Take Me Home Tonight: 1988. Matt si è laureato al MIT per poi comprendere che quella non era la sua strada e ora lavora come commesso in un video store. Un giorno vede entrare quella che al liceo era l’inarrivabile ragazza dei suoi sogni, Tori Frederking. Matt finge di essere nel negozio come acquirente e si spaccia con lei, che lavora in una finanziaria, come un impiegato ad alto livello di Goldman Sachs. Con l’aiuto dell’amico Barry ruba una Mercedes cercando di far colpo sulla ragazza seguendola nei due party notturni a cui si reca. Intanto la sorella gemella di Matt, Wendy, sta per accasarsi con Kyle che al fratello non è per niente simpatico.

Ghost Rider: Spirito di vendetta: In questo nuovo capitolo della saga Johnny è ancora alle prese con la maledizione del cacciatore di taglie del diavolo, ma dopo l’incontro con il leader di un gruppo di monaci ribelli sembra disposto a tutto pur di salvare un ragazzino dalle grinfie del diavolo e liberarsi una volta per tutte dalla maledizione che lo perseguita.

17 ragazze: In un piccolo centro della Bretagna, la liceale Camille Fourier, rimasta incinta, diventa in breve per le amiche di scuola un esempio e un modello. Intenzionate a fare a meno di chiunque, sia dei partner che dei genitori, diciassette ragazze dello stesso liceo decidono di avere un figlio e di crescerlo aiutandosi fra loro, possibilmente in modo assai differente da come sono state cresciute a loro volta. La gravidanza delle diciassette minorenni procede dunque contemporaneamente, lasciando interdetti la comunità e le autorità scolastiche, che non trovano ragioni né spiegazioni.

Cosa piove dal cielo?: Roberto, introverso proprietario di un negozio di ferramenta, vive da vent’anni quasi senza contatti col mondo dopo un dramma che l’ha profondamente segnato. Per caso conosce Jun (Huang Sheng Huang), un cinese appena arrivato in Argentina senza conoscere una parola di spagnolo, in cerca dell’unico parente ancora vivo, uno zio. Incapace di abbandonarlo, Roberto lo accoglie in casa: attraverso la loro singolare convivenza, troverà la strada per risolvere la sua grande solitudine, non senza aver svelato all’impassibile, eppure tenerissimo Jun, che le strade del destino hanno tali e tanti incroci in grado di svelare anche la surreale sequenza d’apertura: la mucca pezzata che piomba dal cielo.

The Raven: Nel 1849 Edgar Allan Poe vive a Baltimora in pessime condizioni economiche, elemosinando bevute nelle locande e qualche angolo nei giornali locali per pubblicare le sue poesie. Unica luce della sua esistenza è Emily, la giovane e ricca figlia di un militare in pensione, che lo scrittore è intenzionato a sposare contro il fermo volere del padre. Una notte, la polizia ritrova il cadavere di due donne, una madre e una figlia, in un appartamento chiuso dall’interno senza possibili vie di fuga. L’ispettore Emmett Fields riconosce nella scena dell’omicidio gli stessi dettagli narrati da Poe nel racconto I delitti della Rue Morgue e decide di coinvolgerlo nelle indagini. Lo scrittore diviene così suo malgrado l’unica persona in grado di interpretare gli indizi lasciati sul luogo dall’estimatore assassino.

Lo Hobbit: nuova foto di Martin Freeman e Hugo Weaving

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Ecco una nuova fotografia dal set de Lo Hobbit. L’immagine viene da un blog dedicato a Sherlock, la serie tv ispirata ai romanzi di Conan Doyle, dal momento che Martin Freeman,

Dark Shadow: ecco il poster italiano!

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Amanti della premiata ditta Burton-Depp ecco il poster ufficiale italiano di Dark Shadow! Il film, tratto dall’omonima serie tv anni ’70, vede protagonista Johnny Depp appunto

Ho cercato il tuo nome – Primo Trailer Italiano

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Basato sul bestseller di Nicholas Sparks “Ho cercato il tuo nome”, Zac Efron é il protagonista insieme a Taylor Schilling e Blythe Danner di questo dramma romantico diretto dallo sceneggiatore-regista candidato premio Oscar® Scott Hicks.

Josh Trank alla direzione di The Red Star

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Il Josh Trank del fortunato Chronicle è stato scelto dalla Warner Bros per dirigere The Red Star, l’adattamento cinematografico dell’omonima serie sci-fi scritta da

Ecco il primo trailer di Chernobyl Diaries

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Oren Peli, padre del fenomeno Paranormal Activity, ha portato avanti un’altra idea horror e da questa sceneggiatura è stato fatto già un film. Si intitola Chernobyl Diaries e affonda il suo antefatto

La leggendaria vita di Salvador Dalì in un biopic della Imagine Entertainment

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Nelle ultime dichiarazioni della Imagine Entertainment, la produzione vorrebbe portare sugli schermi la straordinaria vita del surrealista Salvador Dalì. Il biopic, prodotto dal

Jake Gyllenhaal si sdoppia in Enemy

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Ispirato a L’uomo duplicato, romanzo dello scrittore portoghese José Saramago del 2002, il thriller Enemy è in cerca del suo protagonista.

Idris Elba è Nelson Mandela in Long walk to freedom

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Con Justin Chadwick alla regia, Long walk to freedom è un film che vuole ripercorrere la straordinaria vita di un uomo straordinario, il Presidente Sudafricano e premio Nobel

To Rome with Love: prime foto ufficiali!

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Un nuovo cambio di titolo per il nuovo film di Woody Allen girato a Roma. La pellicola non si chiamerà più Nero Fiddles, ma To Rome with Love , anche nella versione italiana. In Italia arriverà ad aprile, mentre negli USA uscirà il 22 giugno. Ecco una carrellata di foto ufficiali: 

Il Quinto Elemento: recensione del film

Il Quinto Elemento: recensione del film

Il Quinto Elemento è il film del 1997 diretto da Luc Besson e con protagonisti nel cast Bruce Willis, Milla Jovovic e Gary Oldman.

  • Anno: 1997
  • Regia: Luc Besson
  • Cast: Bruce Willis, Milla Jovovic, Gary Oldman

Il Quinto Elemento – Trama

Anno 2413, in una Manhattan che ha trasformato i cieli in autostrade sfreccia col suo taxi Korben Dallas uomo muscoloso senza mezze misure ex appartenente ai corpi speciali. La sua quotidianità è sconvolta dall’arrivo della bella guerriera Leeloo tornata in vita dopo 5000 anni per salvare la Terra dai piani malvagi di Zorg. A proteggere il “quinto elemento” sarà un ordine segreto di sacerdoti  che custodiranno la chiave della sua missione per salvare l’umanità dal sicuro disastro…

Il Quinto Elemento – Analisi

Il Quinto Elemento filmCostato 90 milioni di dollari (è una delle pellicole più costose nella storia del cinema francese) Il Quinto Elemento sceglie bene gli ingredienti riuscendo quasi totalmente nel mixarli: azione, scenografie barocche ma mai posticce dai colori saturi, umorismo americano ed un pizzico di trash (che a volte stona): sono questi gli ingredienti alla base della  settima regia di Luc Besson, che aveva sognato di realizzare  fin da ragazzo per cui ha scelto preziosi collaboratori, tra cui il geniale disegnatore Moebius,  recentemente scomparso, e Jean-Paul Gaultier. Un film che sottolinea la sua scarsa attitudine ad adeguarsi piattamente ai canoni cinematografici francesi confermandolo attento  osservatore di quanto di buono possa nascere dagli States.

Un cast d’eccezione con Zorg-mercante d’armi, interpretato da Gary Oldman, già coprotagonista di Leon sempre assieme a Besson, la strabiliante Leeloo ha il fascino dell’allora giovanissima e meravigliosa Milla Jovovic capace di convincere il pubblico e stregare il regista, divenuto suo marito nello stesso anno, il protagonista Korben Dallas ha i muscoli e la faccia del perennemente stanco ed arrabbiato  Bruce Willis, perfettamente in linea con una trama zeppa di morti, sparatorie e fughe rocambolesche.

Anche se ormai vecchio di 14 anni Il Quinto Elemento conserva una buona freschezza ed una tenuta narrativa eccellente, un mega flipper le cui luci continuano a scintillare ancora oggi.

Solaris: recensione del film di Andrej Tarkovskij

Solaris: recensione del film di Andrej Tarkovskij

Solaris è il film del 1972 di Andrej Tarkovskij con protagonisti nel cast Donatas Banionis, Natal’ja Bondarčuk, Jüri Järvet e Anatolij Solonicyn.

  • Anno: 1972
  • Regia: Andrej Tarkovskij
  • Cast: Donatas Banionis, Natal’ja Bondarčuk, Jüri Järvet, Anatolij Solonicyn

SolarisTrama: Prossimo alla partenza per Solaris, lo scienziato Kris Kelvin trascorre alcuni giorni di tranquillità nella casa di campagna dell’anziano padre, riceverà la visita indesiderata del suo ex collega ed amico Berton reduce da una traumatizzante avventura sul pianeta che gli è costata la carriera: l’uomo racconta di aver assistito a strani fenomeni suscitando lo scetticismo della commissione spaziale ed ora dello stesso Kris che appare più che mai convinto dell’inutilità della ricerca solaristica e della doverosa fine degli esperimenti…

Analisi: Presentato nel 1972 da Mosca come la risposta sovietica al capolavoro fantascientifico di Kubrick 2001 Odissea nello spazio e poco apprezzato ad occidente quanto ad oriente della cortina di ferro Solaris merita oggi di essere annoverato tra i più grandi film mai prodotti nella storia.

Pellicola dalle tematiche intense, mai scontate e –cosa non da poco se si valuta l’anno di uscita- di totale rottura con i più diffusi stilemi cinematografici e di pensiero. Solaris è un film dalla forte carica filosofica postmoderna, che si interroga ed interroga lo spettatore sulla validità del cognitivismo senza mediazioni, sulla fiducia a costo zero nei confronti della tecnologia e sui guasti prodotti da uno sfruttamento massiccio delle risorse naturali.

Solaris filmE’ proprio la Natura nella sua duplice veste di mistero e limite invalicabile a pervadere tutta la pellicola di Tarkovskij: memorabile la scena iniziale in cui lo scienziato Kris Kelvin smarrisce i suoi pensieri nell’osservazione di uno stagno in cui galleggiano sinuosamente delle lunghe alghe; scena che ritroveremo anche nella parte finale del film, quasi a voler sottolineare un ritorno dal pianeta impossibile.

Il regista smantella a colpi di dubbi l’impianto raziocinante imperante, proponendo Kris emblema di una scienza che si è spinta oltre senza mai domandare permesso all’etica, rimandando il quesito alla prossima scoperta: quando su Solaris si materializzano i pensieri degli scienziati sotto forma di affetti perduti o paure nascoste il Dottor Sartorius, zelante ricercatore scontroso e saccente, non ferma i suoi esperimenti, procede senza alcuna remora, pronto perfino a sezionare il fantasma della moglie di Kris pur di  rendere giustizia alla conoscenza, cinismo che Tarkovskij sottolinea sapientemente con un particolare inquietante:il fantasma generato dalla mente del dottor Sartorius  è un nano.

Solaris, la grandeza del film riconosciuta

Grazie all’escamotage delle presenze vivificate dal pianeta Solaris si pongono altri quesiti: quando un essere è davvero umano? È sufficiente che provi dolore? cosa succede quando l’individuo non è costituito da atomi ma è composto di neutrini, e di fatto assume una dimensione immortale? Può uno scienziato  lasciarsi andare ai sentimenti con la donna perduta resuscitata da un “cervello” superiore?

Un film di tale spessore non voleva e non poteva essere compreso all’epoca in cui uscì: realismo socialista e capitalismo occidentale non avevano ne mezzi ne voglia per farlo, si sentì invece il bisogno di  “normalizzare” un film di “Fantacoscienza” , tagliando oltre 40 minuti di pellicola per ottenere una versione commercialmente e filosoficamente più vendibile.

La lungimirante giuria di Cannes seppe comprenderne la grandezza conferendogli la menzione speciale, il film è disponibile dal 2002 in versione integrale.

Fahrenheit 451 – recensione del film di François Truffaut

Fahrenheit 451 – recensione del film di François Truffaut

Fahrenheit 451 è un film el 1966 di François Truffaut e con protagonisti nel cast Oskar Werner, Julie Christie, Cyril Cusack. Basato sull’omonimo romanzo Ray Bradbury.


Anno:
1966

Regia: François Truffaut

Cast: Oskar Werner, Julie Christie, Cyril Cusack

Fahrenheit 451In una società ambientata in un futuro imprecisato, Guy Montag (Oskar Werner) svolge con rettitudine ed estrema diligenza il suo lavoro di pompiere. Ma in questa strana società il pompiere non doma gli incendi bensì li genera…con i libri. Un dispotico e onnipresente governo totalitario ha bandito il diritto di leggere, la lettura è un reato e possedere libri porta all’arresto. Montag esegue gli ordini senza porsi domande fino a quando la conoscenza di una simpatica e affascinante ragazza, Clarisse (Julie Christie), non gli aprirà gli occhi facendogli comprendere l’assurdità della legge. Il protagonista non potrà più accettare una vita senza libertà e soprattutto senza conoscenza realizzando che l’unico scopo del governo è quello di controllare e condizionare le vite di ognuno spacciando una felicità falsa e solo apparente.

E’ il 1966 quando Francois Truffaut dirige questo splendido film tratto dal celebre ed omonimo romanzo di Ray Bradbury. Facendo uso della sua solita e comprovata capacità registica Truffaut traspone per il grande schermo una storia che rimane molto fedele al romanzo che già aveva raccolto un grande successo editoriale.

Fahrenheit 451 è un film angosciante che trasmette una certa inquietudine allo spettatore mostrando un’ipotetica società del futuro dove le parole, le lettere e quindi qualsiasi documento scritto, che sia un romanzo, un saggio o un fumetto, è severamente proibito.

La televisione, una televisione invadente e che interagisce con lo spettatore in ogni momento della sua giornata, è l’unico media permesso avendo il preciso scopo di guidare le coscienze. La società descritta nel romanzo e quindi nel film non è altro che l’estremizzazione della società occidentale, la società consumistica e omologante che tanto era avversata dagli intellettuali degli anni ’60.

Fahrenheit 451 è un film angosciante

Francois Truffaut, come detto, non apporta grandi modifiche alla storia narrata nel romanzo ed utilizza pregevoli artifici tecnici che conferiscono, in determinate sequenze, una straordinaria intensità e forza visiva oltre che emotiva. Non da sottovalutare gli effetti speciali che, considerato il periodo, non sono certo da poco ma quello che più rimane e colpisce è la capacità di Truffaut di cogliere l’inquadratura giusta al momento adatto, di focalizzare l’emozione che riassume il momento trovando sempre l’elemento chiave.

Diverse sequenze rappresentano momenti di grande cinema che sono rimasti nell’immaginario collettivo come la scena in cui un’anziana donna decide di martirizzarsi in mezzo ai suoi libri preferendo un simbolico autodafè all’arresto oppure la commozione che il protagonista prova nel leggere le prime righe di David Copperfield.

Molto bravo Oskar Werner nell’interpretare il protagonista del film che ad un atteggiamento freddo ed inespressivo iniziale sostituirà poi una costante e crescente inquietudine; brava anche la bella Julie Christie che si sdoppia nella parte della catatonica moglie di Montag, tipico prodotto del sistema, e del suo alter-ego, la giovane e ribelle Clarisse.

La Christie è indubbiamente il tocco più francese di un film che Francois Truffaut ha stranamente girato in Inghilterra, vicino a Londra, e che nelle ambientazione risulta vagamente differente ai suoi soliti canoni stilistici. Qui infatti egli abbandona le sue tipiche scenografie parisien per proporre qualcosa che riporta in qualche modo alle ambientazioni più simili ai film di Kubrick, se si può azzardare un parallelismo.

In ogni caso Fahrenheit 451 è indubbiamente uno dei suoi lavori migliori in cui con grande sottigliezza si mette in guardia l’uomo occidentale verso i pericoli a cui può portare una cultura di massa dove lo scopo dei media è proprio quello di eliminare le diversità, le differenze di pensiero, omologando l’uomo-prodotto nella convinzione di un benessere solo superficiale. I “libri” fanno paura perché suscitano emozioni, inducono a riflettere e a pensare e soprattutto portano conoscenza.

A oltre quarant’anni di distanza si direbbe che questi pericoli siano ancora minacciosamente attuali.

The Prestige: recensione del film con Christian Bale

The Prestige: recensione del film con Christian Bale

The Prestige è il film del 2006 diretto da Christopher Nolan con protagonisti un cast d’eccezione composto da Hugh Jackman, Christian Bale, Michael Caine, Scarlett Johansson, Rebecca Hall, Piper Perabo, David Bowie e Andy Serkis.

The Prestige, trama del film

Robert Angier e Alfren Borden sono due illusionisti londinesi che iniziano un duello all’ultimo trucco. La loro rivalità si inasprirà nel reciproco tentativo di rubare le nuove illusioni all’altro, fin quando arriverà un esibizione di Borden ad accecare la razionalità di Angier che vorrà scoprirne il segreto.

The Prestige, l’analisi

Davanti ad un film così non si sa mai come poter iniziare una recensione. Il vero illusionista è il regista Christopher Nolan. La promessa, la svolta e il prestigio sono i gli atti di un numero di magia qui utilizzati per incantare gli spettatori.

Che Christopher Nolan fosse uno dei registi più validi degli ultimi anni non c’era bisogno di ricordarlo, ma per spolverare la memoria si rammenta che è stato colui che ha rilanciato il franchise di Batman ridando vita, in modo innovativo, a personaggi che avevano perso il loro carisma nelle produzioni precedenti.

The Prestige è tratto dall’omonimo romanzo epistolare di Christopher Priest, pubblicato nel 1995. Non poche sono state le difficoltà di portarlo sullo schermo: ha richiesto un lavoro di cinque anni sulla sceneggiatura da parte di Nolan e del fratello Jonathan, che hanno cercato di ripercorrere la storia dell’illusionismo ai tempi della Londra vittoriana. L’ambientazione è di notevole importanza soprattutto perché, grazie alla una scenografia curata nei minimi dettagli, porta sullo schermo la Londra di fine Ottocento, caotica, nel bel mezzo della seconda rivoluzione industriale, dove la scienza si stava facendo avanti nella vita delle persone. È interessante notare come questo fattore è fondamentale per la credibilità del film: spesso incontreremo le parole illusione e magia, ma dovremo capire come la seconda è spesso attribuita alla scienza.

Di riferimenti storici si individuano nello stesso Tesla (scienziato che ha effettuato esperimenti sulla corrente alternata), interpretato da David Bowie, scelto dal regista per attirare il pubblico verso una figura storica interpretata dal poliedrico artista britannico.

Il cast nel complesso è stato all’altezza del ruolo. Hugh Jackman (Robert Angier), Christian Bale (Alfred Borden) e Scarlett Johansson (Olivia Wenscombe) hanno accettato immediatamente la parte per essere rimasti affascinati da una prima lettura della sceneggiatura. I primi due, per prepararsi, hanno studiato persino testi sulla storia della magia e dell’illusionismo di quel tempo. Uno dei ruoli più importanti è stato quello di Michael Caine (Mr. Cutter), già maggiordomo in Batman, che in The Prestige è una sorta di maestro illusionista che fa da spettatore esterno alla vicenda e, allo stesso tempo, nodo fondamentale per chiudere la struttura circolare del film.

L’accuratezza con cui sono montate le scene è fatta per stupire a mano a mano lo spettatore. La narrazione si svolge su più piani temporali che non sono altro che pezzi di un puzzle ricomposto nel finale.

Il tema principale sondato dal regista è uno dei suoi preferiti: l’abbandono alle ossessioni e alle loro successive conseguenze. Angier è un uomo che distrugge la sua vita a servizio del palcoscenico e dell’illusione, accecato dalla reciproca rivalità con Borden. Il contrasto tra i due è tangibile per la stessa provenienza sociale: Angier è un aristocratico che non esita ad investire nella scienza nonostante fosse poco attendibile, Borden è un semplice popolano innamorato delle illusioni più che della moglie. Le donne come Olivia Wenscombe e Sarah (Rebecca Hall) non sono altro che uno strumento nelle mani di uomini poco interessati ad amore e dedizione.

Tuttavia, saranno proprio le ossessioni a costituire il velo che coprirà gli occhi dello spettatore per tutta la durata del film. Per il finale ci si potrà incaponirsi su spiegazioni razionali o immaginifiche, ma alla fine rimarrà soltanto il monito iniziale (e finale): Ora voi state cercando il segreto…ma non lo troverete, perché in realtà non state davvero guardando.

The Raven: recensione del film con John Cusack

The Raven: recensione del film con John Cusack

Ritorna nelle sale cinematografiche James McTeigue, figlioccio dei Fratelli Wachowski dai tempi di The Matrix e ottimo regista di V per Vendetta. Ritorna dietro la macchina da presa dopo il non esaltante Ninja Assassin e lo fa con The Raven, l’atteso film che ripercorre il lavoro letterario di uno dei più rappresentativi scrittori della paura e dell’ignoto, Edgar Allen Poe, che nel film ha le fattezze John Cusack.

Il film racconta di una serie di spaventosi omicidi che avvengono nella Baltimora del 1849. Una madre e sua figlia vengono ritrovate brutalmente assassinate. Il detective Emmet Fields, fa una scoperta sorprendente: il delitto assomiglia a un omicidio descritto fin nei minimi dettagli più cruenti sul giornale locale – parte di una serie di racconti scritti dallo scrittore emergente ed emarginato Edgar Allan Poe. Ma proprio mentre Poe viene interrogato dalla polizia, viene commesso un altro raccapricciante omicidio, ispirato anch’esso a un suo famoso racconto. Rendendosi conto che un pazzo omicida, che utilizza i racconti di Poe come ispirazione per la sua sanguinosa furia, è a piede libero, Fields chiede l’aiuto dello scrittore per fermarlo. E quando sembra che qualcuno vicino a Poe potrebbe diventare la prossima vittima dell’assassino, la posta in gioco diventa ancora più alta e l’inventore del romanzo poliziesco ricorre a tutte le sue capacità deduttive per cercare di risolvere il caso prima che sia troppo tardi.

The Raven, lungamente atteso dagli amanti del genere è un gothic thriller dalle sorprendenti atmosfere che ripercorre l’esistenza di Edgar Allen Poe, abile scrittore e maggior esponente della corrente letterarie dell’horror del XIX secolo. Punto di forza di questa pellicola è senza dubbio la messa in scena, che nonostante non disponga di un budget illimitato, è sufficientemente all’altezza delle aspettative, aiutata anche dalla scelta cromatica della pellicola che riporta con credibilità il grigiore spettrale e il gelido ambiente della Baltimora di fine 800’.

La storia è ben raccontata da James McTeigue che con un’abile regia messa al servizio della narrazione, procede senza troppi preamboli al cuore pulsante del film: l’efferatezza degli omicidi. Colpisce in tal senso l’intreccio narrativo della storia che è fin troppo semplificato, a discapito invece di un testo di partenza come l’opera di Poe, che invece dispone di un’ampi gamma di possibili combinazione e che inevitabilmente finiscono per produrre una grossa, troppa brama da parte dello spettatore di godere di un intreccio dal fiato sospeso. E’ forse questo, il limite più grande del film, che genera troppo attesa nello spettatore. La pellicola non osa mai dal punto di vista puramente narrativo ma si limita a dispiegare vecchi espedienti registici per elevare il racconto, per questo va dato merito a James McTeigue che riesce con la sua bravura a dare quella marcia in più che manca ad una sceneggiatura poco pretenziosa e forse fin troppo ingenua. La poca esperienza degli sceneggiatori si nota soprattutto nello sviluppo un po’ piatto e se vogliamo un po’ ingannevole. Tuttavia, la storia è ben supportata da un cast di tutto rispetto, che contribuisce considerevolmente alla credibilità del film.

Partendo dal protagonista Cusack, a suo agio nei panni dello scrittore, passando per Luke Evans, attore che dimostra di saperci fare in costume, finendo per il sempre bravo Brendan Gleeson, qui nelle vesti di un padre premuroso.

 

 

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