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Batman Begins: recensione del film di Christopher Nolan

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Batman Begins: recensione del film di Christopher Nolan

Dopo sedici anni dal primo film di Tim Burton e Michael Keaton e dopo altri otto dal disastroso Batman & Robin di Joel Schumacher e George Clooney, nel 2005 l’uomo pipistrello è tornato sul grande schermo con Batman Begins, in una versione più potente e oscura, per molti versi superiore alle sue precedenti incarnazioni.

Quanto sembrano lontani i tempi di Adam West, quando Batman vestiva di grigio e azzurro, gli avversari somigliavano più a delle macchiette e gli enigmi da risolvere erano concepiti più per far sorridere che per invogliare a scoprire colpevoli e misteri. Christopher Nolan (Memento) ha preso il mito del detective della notte e l’ha trasformato in qualcosa che, effettivamente, può far pensare allo spettatore “Ecco! Se Batman esistesse nella realtà, sarebbe proprio così”.

Batman Begins, il film di Christopher Nolan

Contrariamente a quello che sarebbe stato Superman Returns solo un anno dopo, questo Batman Begins non è una continuazione della vecchia saga degli anni ’80-’90. Le origini e la nascita dell’eroe vengono completamente riscritte, ispirandosi a cicli narrativi originali come Anno Uno, The Man Who Falls e The Long Halloween, e il personaggio viene proposto in una versione più tormentata e tenebrosa, un vero vendicatore il cui scopo principale è spaventare a morte gli avversari, senza alcun tentativo di rassicurare chi gli è accanto. Batman diventa un uomo pericoloso, con cui conviene non scherzare. Non vi è traccia del cavaliere senza macchia e senza paura e rimane unicamente il vendicatore.

Dopo il flop di Batman & Robin la Warner ha cercato per diversi anni di rilanciare il brand del Cavaliere Oscuro. Già nel 2000 era stato messo sotto contratto il regista Darren Aronofsky (The Wrestler), ma alcuni problemi di produzione lo indussero ad abbandonare la regia. Al suo posto vennero contattati i fratelli Wachowski, che però preferirono continuare a coltivare i sequel della loro creatura, Matrix, piuttosto che dedicarsi all’eroe di Gotham City. Entro così in gioco Christopher Nolan la cui visione innovativa del supereroe ha creato una pellicola che ha riscosso un successo mondiale di critica e pubblico.

Il mantello nero fu poggiato sulle spalle di Christian Bale (American Psycho, The Prestige), che sconfisse la concorrenza di attori del calibro di Jake Gyllenhaal (ironicamente associato in quegli anni anche al ruolo di Superman poi affidato a Brandon Routh). Di lui Christopher Nolan disse che «possedeva esattamente quell’equilibrio di luce e oscurità che stavamo cercando». Al suo fianco troviamo Michael Caine nel ruolo del maggiordomo Alfred, inseparabile spalla e aiuto dell’eroe. Dall’altra parte della barricata, invece, trova il suo posto Liam Neeson, nel ruolo di Henri Ducard e in seguito personaggio fondamentale per la conclusione della pellicola.

Batman BeginsNon poteva mancare la fiamma del nostro, Rachel Dawes (personaggio originale ideato appositamente per Batman Begins), interpretata da Katie Holmes. Gary Oldman è uno stranamente giovanile Sergente Gordon, non ancora Commissario. Un altro aiuto fondamentale in termini di tecnologia e idee per Batman arriverà da Lucius Fox, ovvero l’immenso Morgan Freeman. Terminano la galleria di personaggi principali Tom Wilkinson, il mafioso Carmine Falcone, e Cillian Murphy, il cattivissimo Spaventapasseri. Da sottolineare il piccolo cameo di Ken Watanabe nel ruolo di … Ra’s al Ghul. Nel cast anche Liam Neeson in un ruolo chiave che non vi sveleremo.

Produzione 

I lavori iniziarono nel gennaio del 2003 con l’assunzione di Nolan alla regia. Il copione fu firmato da David S. Goyer (Blade e Jumper), il quale, in stretta collaborazione con il regista, cercò di creare una storia la cui parola d’ordine fosse “realismo”, traendo ispirazione, come ammesso dallo stesso Nolan, dal Superman di Richard Donner e Christopher Reeve. Le riprese iniziarono nel marzo del 2004 sul ghiacciaio Vatnajokull in Islanda, che avrebbe poi rappresentato il Buthan nella pellicola finale. Gli interni furono girato agli Shepperton Studios  di Shepperton, Inghilterra, dove fu creata un’impressionante Batcaverna di 76 metri di lunghezza, 37 di larghezza e 12 di altezza. Il Designer della produzione, Nathan Crowley, creò spettacolari giochi d’acqua con pompe in grado di gestire ben 55.000 litri d’acqua. La villa di Bruce Wayne, invece, fu allestita presso le Mentmore Towers, palazzo a circa un centinaio di chilometri da Londra e già visto in film come Eyes Wide Shut, La Mummia il Ritorno e Johnny English. Gotham City, invece, fu il risultato di un’unione di metropoli come New York, Chicago e Tokyo in “salsa” Blade Runner.

Anche la Batmobile subì diverse modifiche. Ci si è dovuti dimenticare completamente delle linee flessuose dell’auto di Michael Keaton, perché il nuovo mezzo del Cavaliere della Notte somiglia più ad un mezzo d’assalto che ad una macchina. Stiamo parlando della Tumbler, una sorta di jeep corazzata acrobatica, che nel video che vi riportiamo di seguito vediamo gareggiare con la Toyota di Timo Glock sulle curve di Silverstone.

Il mezzo costò circa 250.000 dollari e fu prodotto in quattro esemplari. Il Batcostume fu completamente rivisto. Allo scopo di renderlo mobile e resistente allo stesso tempo, fu usata una speciale sottopelle in neoprene, poi modellata con placche di lattice. Il mantello fu realizzato in collaborazione con il Ministero della Difesa britannico, utilizzando il progetto di uno speciale paracadute di nylon. Infine la colonna sonora fu realizzata dall’onnipresente Hans Zimmer, che andò a mischiare con le sue note gli incredibili effetti speciali voluti da Nolan, che pretese di utilizzare quanta meno tecnologia CGI possibile, in favore dei tradizionali “stunt” degli acrobati. Le riprese si conclusero definitivamente il 17 settembre 2004 e il 15 giugno dell’anno successivo fece il suo debutto nelle sale cinematografiche americane, seguite due giorni dopo da quelle europee.

Successo mondiale 

Il successo fu planetario. In totale Batman Begins raccolse 371.900.000 $, mentre in Italia l’incasso si assestò sui 6.356.580 €. Se consideriamo anche l’home video, il guadagno si alza fino ai 496.710.015 $, a fronte di “soli” 150 milioni di dollari di budget. Tra i riconoscimenti bisogna citare senza dubbio la nomination all’Oscar per la Miglior Fotografia, persa solamente a vantaggio del capolavoro di Rob Marshall Memorie di una Geisha. Poi da ricordare il premio come Miglior Eroe agli MTV Movie Awards 2006 per Bale, tre Saturn Awards 2005 per il Miglior Attore (Bale), per il Miglior Film Fantasy e per la Miglior Sceneggiatura. Sono solo alcuni dei premi guadagnati da un film che, insieme a Spiderman, è considerato una delle migliori produzioni supereroistiche di tutti i tempi.

Batman: Il Ritorno di Tim Burton

Batman: Il Ritorno di Tim Burton

Batman il ritorno, è il sequel di Batman, il film ispirato al fumetto del supereroe pipistrello, uscito nel 1992, è dal mio punto di vista il migliore lavoro del visionario Tim Burton, tenuto conto delle pellicole successive. Il mondo oscuro di Tim Burton è quello di una fiaba nera, visto con una lente black romanticist in qui la portata morale è spesso contestualizzata e non generica.

Titolo originale Batman returns
Regista Tim Burton
Produzione PolyGram Filmed Entertainment
Warner Bros. Pictures
Scritto da Story
Daniel Waters
Sam Hamm
Screenplay
Daniel Waters
Batman creato da
Bob Kane
Cast Michael KeatonBruce Wayne
Danny De VitoPinguino
Michelle PfeifferCatwoman
Christopher Walken – Max Shreck
Musica Denny Elfman
Distribuzione Warner Bros
Uscita USA 16 Giugno 1992
Uscita Italia 9 Settembre 1992
Durata 126 minuti
Budget 80.000.000 $
Incasso totale 282,800,000 $

 

Gli eroi dei film  di Tim Burton sono perlopiù antieroi, figure deboli all’apparenza, esteriormente claudicanti, con delle pecche ben visibili. Eppure sono quelli che hanno una maggiore caratura morale, che si contrappone a quella abbacinante, sfarzosa, esteriore dei contesti in qui gli essi si trovano. Tim Burton nei suoi film prende come oggetto l’etica protestante americana dell’indefettibile, e soprattutto la cultura mediatica patinata dei sorrisi televisivi, dei sentimenti liberali espressi nella prorompenza aggressiva ed arrogante, per ribaltarli totalmente, in film immaginifici dove la morte fa parte della vita, ed in questa filosofia c’è dolcezza ironia e divertimento.

Batman il ritorno: il capolavoro di Tim Burton

In Batman il ritorno c’è anche il potere, ambiguo e dispotico, e ci sono le vite di Catwoman e Pinguino, lacerate da una realtà che li ha rifiutati e trasformati. Si inizia con il dramma dei ricchi coniugi Cobblepot, costretti a rigettare nelle fogne il loro tributante figlio pinguino all’interno di una culla sigillata.

Batman il ritorno

La telecamera segue il percorso della culla nelle fogne fino a quando appare il titolo del film accerchiato da un nugolo di pipistrelli, creando un effetto visivo notevole, che insieme agli altri ed alle scene d’azione da lustro alla bravura registica. Già dalle prime immagini siamo trasportati nel mondo di Batman e di Burton, questo anche grazie alle musiche di Danny Elfmann, autore di innumerevoli colonne sonore di Batman il ritorno, in particolare a sostegno dell’universo onirico e fiabesco di Tim Burton Pinguino diventa il re delle fogne con al seguito la gang di clown del “Triangolo Rosso”, tenta di distruggere il Batman di Michael Keaton, progetta il rapimento di tutti i bambini primogeniti della città, per affogarli nelle fogne. Ma è Max Shrex il vero cattivo, piuttosto reale, sembra essere uscito dai “Simpson”.

E’ un avido magnate dell’industria di Gotham City, ha avvelenato con residui tossici dell’industria tessile “con depuratori” le fogne cittadine, ha ucciso il suo vecchio socio di affari, lotta con ostinazione per la costruzione di una mega centrale elettrica che in realtà sarà un accumulatore di energia che sottrarrà l’elettricità della città, muove i fili della politica a suo favore, sostiene Pinguino (Danny De Vito) per la sua elezione a sindaco della città in una campagna elettorale volta a distruggere l’immagine di Batman, poi lascia Pinguino, quando la sua popolarità è crollata, ed uccide Selina Kile (Michelle Pfeiffer), umiliata segretaria, quando scopre i suoi loschi piani da realizzare attraverso la centrale elettrica. Selina rediviva si trasformerà nella furente Catwoman.

Batman il ritornoLa parabola del Pinguino di Danny De Vito è ben costruita nella sua tragicità, egli è sofferente per essere stato rifiutato alla nascita, aggirato dal mondo degli umani e di nuovo ributtato nelle fogne dove alla fine del film morirà. Batman sembra essere un savio accompagnatore che ci guida nel mondo tratteggiato da Tim Burton, in una Gotham City in qui i caratteri delle parole, le statue ed i palazzi, dall’esterno e negli interni, sembrano usciti dal terzo reicht, tra balconi gotici e tetti delle case che sembrano provenire da “Il Gabinetto del dottor Calligaris”.

Dopo Batman il ritorno, Tim Burton non girerà più film sull’uomo pipistrello. Il perché sembra averlo spiegato proprio lui in un’intervista a cura di Valentina Neri: “Lei ha diretto anche “Batman il ritorno, mentre si è limitato a produrre il terzo episodio “Batman Forever”. Come mai? La Warner mi ha impedito di girarlo. Pare che a McDonald’s e Burger King, che compravano le licenze commerciali, non fosse piaciuto il personaggio di Penguin. Facemmo una riunione e mi dissero: “Ma che cos’è quel liquame nero? Cosa fa uscire dalla bocca di Danny de Vito? Ed io ho risposto: “E voi nelle nostre di bocche che roba strana mettete?”

Di Mattia Gallo

Batman di Tim Burton con Michael Keaton e Jack Nicholson

Batman di Tim Burton con Michael Keaton e Jack Nicholson

Batman di Tim Burton è un film del 1992 basato sul noto personaggio della DC Comics, e con protagonisti Michael KeatonJack Nicholson e Kim Basinger

Titolo originale Batman  
Regista Tim Burton
Produzione PolyGram Filmed Entertainment
Warner Bros. Pictures
Scritto da Story
Sam Hamm
Screenplay
Sam Hamm
Warren Skaaren
Batman creato da
Bob Kane
Cast Michael Keaton – Bruce Wayne
Jack Nicholson – Joker
Kim Basinger – Vicki Vale
Jack Palance – Carl Grissom
Musica Denny Elfman
Distribuzione Warner Bros
Uscita USA 19 Giugno 1989
Uscita Italia 18 Ottobre1989
Durata 126 minuti
Budget 35.000.000 $
Incasso totale 411,348,000 $

 

Batman la trama e il cast

Nel film in occasione del duecentesimo anniversario della fondazione di Gotham City, il sindaco chiede al procuratore Harvey Dent (Billy Dee Williams) e al commissario James Gordon (Pat Hingle) di ripulire la città dalla criminalità e dalla profonda corruzione, amministrata dal malavaitoso Carl Grissom (Jack Palance). Quando le forze dell’ordine realizzano di essere in netto svantaggio, dal momento che molti agenti sono stati segretamente corrotti da Grissom, un misterioso giustiziere mascherato corre in loro soccorso. L’uomo pipistrello, soprannominato Batman (Michael Keaton), infatti, consegna i criminali alla giustizia e tenta di fermare gli illeciti del boss mafioso. Una sera Grissom attira il suo braccio destro, Jack Napier (Jack Nicholson), nell’industria chimica AXIS con la scusa di rubare alcuni documenti per suo conto. In realtà l’uomo vuole punirlo per la sua infedeltà e incarica un poliziotto corrotto di sparargli a vista. L’esecuzione di Napier, tuttavia, è impedita dall’arrivo di Batman, che ingaggia una colluttazione con i criminali presenti. Napier cade accidentalmente in una vasca di rifiuti chimici e tutti ritengono sia morto. L’uomo, in realtà, è riuscito a sopravvivere agli agenti chimici ma il suo aspetto è stato irrimediabilmente deturpato. Folle di rabbia, Napier cambia il suo nome in Joker e medita di vendicarsi di tutti gli abitanti di Gotham City, uccidendoli con il potente gas ‘Smilex’.

Protagonisti del film sono Michael Keaton nel doppio ruolo di Batman / Bruce Wayne, Jack Nicholson nei panni di Joker / Jack Napier, Kim Basinger nei panni di Vicki Vale. Nel cast anche Robert Wuhl come Alexander Knox, Pat Hingle nei panni del Commissario Gordon, Billy Dee Williams è Harvey Dent. Michael Gough è Alfred. Jack Palance nel ruolo di Grissom. Jerry Hall nei panni di Alicia, Tracey Walter nei panni di Bob the Goon, Lee Wallace è Mayor, William Hootkins nei panni di Eckhardt.

batman di tim burton film

L’analisi

Ci sono parti che mi piacciono, ma al tempo fu abbastanza noioso come tema. Spesso si hanno sequel, sono simili allo stesso primo film eccetto che per l’aumento di guadagni. Non mi sentivo di farlo; volli poi trattare il nuovo Batman come un altro, nuovo, film.

Oggi fra i due preferisco Batman Il ritorno, questo quello che ha affermato Tim Burton a proposito di Batman, girato nel 1989, e riferendosi poi al sequel del 1992. In effetti, è difficile dargli torto, “Batman” è un film interessante per i personaggi e le ambientazioni, ma con una trama scontata. La dimensione creata è quella gotico – romantica, un po’ troppo ripiegata su se stessa, in cui i passaggi delle scene appaiono non molto incalzanti.

Per Batman John Peters e Peter Guber avevano inizialmente pensato a Prince per il tema musicale del Joker e Micheal Jackson per i temi romantici. Elfman avrebbe poi dovuto combinare gli stili dei due cantanti in una colonna sonora compatibile. Tim Burton protestò l’idea, dicendo “i miei film non sono tipo alla Top Gun”. E così Batman fu uno dei primi film ad aver lanciato due diverse colonne sonore. Una contiene le canzoni scritte da Prince mentre l’altra è una vetrina delle composizioni di Elfman.

Il Joker del Batman di Tim Burton

Per quanto riguarda la colonna sonora di Batman il ritorno Elfman afferma che non sarebbe stato interessato se avesse dovuto “fondamentalmente eseguire le stesse note del film originale”, e fu entusiasta dell’idea di Burton di realizzare un film completamente diverso. Elfman così comparò la composizione della colonna sonora con una combinazione di “una solita musica da film d’azione, mixata con un frastuono operistico”, citando così la sua esperienza come la più difficile nella carriera musicale. Elfman la trovò anche divertente ed esilarante.

Batman trova un punto di forza intorno al personaggio di Joker. Sia perché magistralmente interpretato da Jack Nickolson che gli da humor e perfida giocosità, sia perché è un cattivo che vuole conquistare Gotham City con un sorriso mefistofelico, diffondendo un gas esilarante per far morire dal ridere la città, intrattenendola ed imbambolandola, inserendosi nei telegiornali e nella pubblicità, e questo rimanda alle forme di come si impone oggi il potere. Micheal Keaton interpreta bene la spiritosaggine e l’introspezione di Batman, sia nel primo che nel secondo film.

Di Mattia Gallo

Green Lantern

Green Lantern

Nel 2011 un altro super eroe del gruppo Justice league of America farà il suo esordio sul grande schermo: Green Lantern.

Green LanternGreen Lantern nasce dalle menti di Bill Finger e Martin Nodel, che nel 1940 – in piena Golden Age – battezzarono la loro creazione nella rivista All American Comics numero 16, edita dalla Dc Comics.  Anni particolari quelli. Anni in cui impazzava il secondo conflitto mondiale, facendo mobilitare gli editori di fumetti e portando alla creazione di un considerevole numero di supereroi, per stimolare il patriottismo e la vittoria statunitense nella guerra.

Il fumetto

Negli anni, diversi hanno vestito i panni di Lanterna Verde. Il primo fu Alan Scott, giovane ingegnere, che durante le operazioni di collasso di un ponte ferroviario, scorse un minerale verde proveniente dal pianeta Oa, che lo istruì su come creare un anello e una lanterna che gli avrebbero permesso di avere superpoteri. Come ogni supereroe che si rispetti, anche Lanterna Verde si dota di un costume – composto da un ampio mantello viola ed una maschera dello stesso colore, una maglia color rosso con un cerchio giallo sul petto con la raffigurazione di una lanterna verde – che gli permette di celare la sua vera identità. Per rendere più avvincenti le avventure del personaggio, i creatori, seguendo la tradizione che vuole che sia posto un limite ai poteri del supereroe, individuarono negli oggetti di legno il confine dei poteri di Lanterna Verde.

Nel corso degli anni cinquanta il personaggio venne quasi dimenticato, salvo poi ritornare in auge nel corso della Silver age. Questa volta però dietro la maschera non c’era più l’ingegnere Alan Scott, ma la creatura di John Broome e Gil Kane: il collaudatore di aerei Hal Jordan.

Hal è, cronologicamente, la seconda lanterna Verde ed è annoverato tra i personaggi più amati dei fumetti. Fa il suo esordio su Showcase n. 22 (1959) e, con Flash Gordon, traccia l’inizio della Silver Age.

Rispetto ad Alan Scott, la ricetta rimane pressoché invariata: Hal è una persona comune che si trova a fare i conti con superpoteri inaspettati. Quel che cambia è il modo di confezionare il personaggio, la mitologia che lo contorna e il metodo narrativo.

Hal fa parte di un corpo di polizia interstellare creato dalla razza aliena degli Oa, con il compito di mantenere la pace in tutto l’universo (diviso in 3600 settori). Ogni gruppo di settori è protetto da una lanterna verde, scelta in base ai criteri di onestà e coraggio, dotata di un anello che dovrà essere ricaricato ogni 24 ore attraverso un giuramento di fedeltà:

« In brightest day, in blackest night, No evil shall escape my sight. Let those who worship evil’s might. Beware my power – Green Lantern’s light! »

Il potere che scaturisce dall’anello dà possibilità di creare costrutti composti di energia verde, di volare, di sopravvivere nello spazio siderale e di tradurre in tempo reale tutte le lingue dell’universo; i soli limiti sono rilevabili nelle lacune della forza di volontà e della capacità immaginativa del possessore dell’anello, ed è, inoltre, inefficace contro gli oggetti di colore giallo. Di tutti i supereroi, Lanterna verde è quello che – in linea di principio – possiede i poteri qualitativamente e quantitativamente maggiori, ma temporalmente limitati.

Rispetto al personaggio ideato dalla coppia Finger-Nodel, la creatura di Broome e Kane si presenta con un’uniforme di colore verde, orfana del mantello, con il simbolo del corpo delle lanterne verdi sul petto.

Il Film – I dettagli sul film sono ancora poco noti. Quel che si sa è che la sceneggiatura sarà affidata a Greg Berlanti, Michael Green e Marc Guggenheim e avrà come attore protagonista il canadese Ryan Reynolds (Amityville Horror, Ricatto d’amore),  diretto da Martin Campbell (Casinò Royale, La leggenda di Zorro).

La trama del film sarà incentrata sul personaggio della Silver Age, Hal Jordan, e sul corpo delle lanterne verdi.

Inizialmente tra i candidati a vestire i panni di Lanterna Verde c’erano, tra gli altri: Nathan Fillion, Sam Worthington, Bradley Cooper, Justin Timberlake, Henry Cavill, Jared Leto, Michael Fassbender e Ryan Gosling, ma alla fine la scelta finale cadde su Ryan Reynolds, considerato fisicamente più adatto al ruolo.

Originariamente, la scelta della location era ricaduta su Sidney,  ma, a causa dell’aumento della valuta australiana, per ridurre i costi, la produzione si è vista costretta a spostarla a New Orleans, in Lousiana.

Il film promette un notevole seguito di pubblico, considerevoli investimenti pubblicitari ed enormi guadagni. Quello che possiamo augurarci, a quasi due anni dall’uscita nelle sale (17 giugno 2011), è che la pellicola sia all’altezza del fumetto e che la sceneggiatura non sia immolata in nome dei fini commerciali e degli incassi.

Fan di Lanterna Verde, unitevi: il vostro eroe sta arrivando!

A cura di Antonio Adelfio

Titolo originale The Green Lantern
Regista Martin Campbell
Produzione DC Comics
Warner Bros.
Scritto da Greg Berlati
Michael Green
Marc Guggenh
Cast Ryan Reynolds – Hal Jordan/Green Lantern
Musica John Debney
Distribuzione Paramount Pictures
Uscita USA 17 Giugno 2011
Uscita Italia
Durata
Budget
Incasso totale

Centurion

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E’ Online lo spettacolare trailer di Centurion

De Niro e Scorsese insieme

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In occasione della premiere di Shutter Island, Martin Scorsese rivela di avere in progetto un nuovo gangster movie insieme a Robert De Niro, protagonista di Taxi Driver e Toro Scatenato

A sedici anni dalla loro ultima collaborazione, sembra che ora sia giunto il momento per la tanto attesa reunion. Scorsese ha infatti ammesso di essere al lavoro su un nuovo progetto che lo vedrà collaborare nuovamente con De Niro.

Al momento del film si sa poco. Attenderemo nuovi sviluppi..

La spada nella roccia: recensione del film

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La spada nella roccia: recensione del film

Recensione del cult d’animazione La spada nella roccia, il film d’animazione di Wolfgang Reitherman e targato Walt Disney.

La Spada nella Roccia Sinossi
: E’ la storia del giovane Artù, il futuro leggendario Re, nel suo apprendistato presso un eccentrico e pasticcione Mago Merlino. 

Analisi, La spada nella roccia: Il giovane Artù, che tutti chiamano Semola è ignaro del pasticcio in cui si sta andando a cacciare quando, addentrandosi nella foresta, va a recuperare la freccia che Caio ha scagliato troppo lontano.

E’ così che comincia questa incredibile avventura, ed è così che il protagonista conosce l’eccentrico e potente Mago Merlino e il suo gufo ‘altamente istruito’ Anacleto.

Mai come in questo caso, la storia prende forma secondo le caratteristiche del viaggio di formazione, in cui un giovane di buon speranze prende coscienza delle proprie qualità, che nel caso particolare non risiedono nel corpo, ma nello spirito brillante e acuto del giovane. Efficace la contrapposizione di Semola con Caio, giovanotto grosso e stupido che però davanti all’evidenza, davanti a Semola che è riuscito ad estrarre la Spada dalla roccia, non può fare altro che inchinarsi.

La spada nella roccia: recensione del film

La Spada nella RocciaUn viaggio di formazione dunque, ma che attraverso la magia assume dei contorni personali. Semola diventerà pesciolino, scoiattolo e passerotto, sfuggirà ad un luccio enorme, ad un lupo affamato, ad un falco so grazie ai suggerimenti di Merlino e alla sua astuzia, perché i cervello vince sui muscoli. Ma lì dove cervello e muscoli perdono è di fronte al cuore, all’amore della piccola scoiattolina che ignara della vera natura di Semola se ne innamora e sprigiona una forza ‘più potente della forza di gravità’. Tutte lezioni di  vita che il giovanotto apprende a cuor leggero dal mago pasticcione.

L’avventura di Semola assume una piega negativa quando cade ignaro nelle grinfie di Maga Magò, acerrima nemica di Merlino, che potrebbe essere ricondotta alla leggendaria figura della Fata Morgana, avversaria di Merlino nella mitologia arturiana.

Ancora una volta con La spada nella roccia la musica Disney incanta, con motivi che restano nell’immaginario e fanno sorridere a tutte le età, candidati all’Oscar nel 1964.

The Simpson Movie: recensione del film

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The Simpson Movie: recensione del film

La recensione del film d’animazione The Simpson Movie diretto da David Silverman e targato 20th Century Fox.

The Simpson Movie è con le voci di: Dan Castellaneta (Homer Simpson); Julie Kavner (Marge Simpson); Nancy Cartwright (Bart Simpson); Yeardley Smith (Lisa Simpson).

The Simpson MovieSinossi: The Simpson Movie è basato sulla serie televisiva di grande successo frutto della creatività del fumettista americano Matt Groening, di cui è protagonista la famiglia composta da Homer, Marge ed i loro tre figli, Bart Lisa e la piccola Maggie. Da una catastrofe che è Homer stesso a provocare, facendo cadere il silo contenente le feci di un maialino a cui si è affezionato nel lago situato nei pressi della città di Springfield. Il laghetto, che già versava in condizioni critiche, sarà inquinato irrimediabilmente, tant’è che uno scoiattolo che ci finisce dentro ne esce fuori mutato con decine di occhi sul capo. L’animaletto viene trovato dal Dipartimento della Protezione Ambientale, ed il suo perfido capo convince il presidente degli Stati Uniti (che nel film corrisponde ad un ingenuo e divertente Arnold Schwarzenegger) che è necessario isolare Springfield al resto del pianeta intrappolandola in una enorme sfera di vetro infrangibile.

I cittadini della città scoprono che la colpa è di Homer, ed infuriati si recano da lui per giustiziarlo, ma lui e la sua famiglia riescono a fuggire in Alaska. Alla notizia che il dipartimento per l’ambiente ha preso la decisione di distruggere definitivamente Springfield, Homer attanagliato dal suo proverbiale egoismo infantile non ne vorrà sapere di far ritorno alla sua città per salvarla, mentre il resto della famiglia con Marge delusa dal suo comportamento e Bart rammaricato per l’indolenza del padre, farà il contrario. Il conseguente travaglio di Homer e l’aiuto di una anziana indigena del nord America dai poteri paranormali faranno cambiare idea ad Homer, che tornerà a salvare la sua città ed a fare pace con la sua famiglia.

The Simpson Movie: recensione del film

Analisi: Il vero trampolino di lancio del film è il clamoroso successo della serie televisiva dei “Simpson”, che all’uscita del lungometraggio raggiunge il prestigioso traguardo di serie animata più lunga trasmessa in televisione con i suoi quattrocento episodi. Uno sforzo notevole se si pensa a quelli che sono i ritmi frenetici ed il costante mutamento della televisione. I motivi di tanto clamore risiedono nello carattere parodistico e satirico attraverso cui il cartone parla della condizione della società americana ed in genere occidentale, delle sue contraddizioni ed ambiguità. I personaggi dei “Simpson” sono un riflesso di tutti gli aspetti che riguardano il nostro modo di vivere, attraverso situazioni semi vere in una salsa di ironie e battute, tra flashback e citazioni, spesso spassose e quasi mai superficiali. Nei suoi cartoni Groening volutamente ha utilizzato il “set” della famiglia scimmiottando le famose sit com americane di ambientazione familiare, che nella società americana disgregata, lavorista, individualista delle grandi metropoli e periferie hanno costituito un mezzo per veicolare valori e modelli. Spesso molto discutibili, per questo i Simpson hanno fatto breccia grazie ad un sarcasmo non indifferente. Cercare una connotazione politica definita nel cartone è difficile ed inutile, data una propria sensibilità ed acutezza che hanno sicuramente una retrospettiva sociale ed uno spirito progressista, ma non mancano gli indirizzi individualisti. All’inizio del film un personaggio sventola una bandierina su cui è scritto “Hillary 2008”, ignaro della vittoria di Obama: questo e le infinite frecciatine della serie tv di certo fanno capire che la fazione Repubblicana è la più avversa.

Il film inizia con sprint ma dispiace dirlo, non convince. Sebbene le gag graffianti non manchino, forse questa volta la vena più satirica nei riguardi degli stili e dei vizi dei cittadini del mondo occidentale, quella che aveva reso la serie animata come forse l’unica ed encomiabile più “politically scorrect” nel panorma delle serie televisive made in America, sembra essere spuntata. Lascia infatti il passo ad una comicità un po’ più facile, con scatch che si susseguono una dietro l’altro in un ritmo poco fluido. Le liti fra moglie e marito e padre e figlio hanno spesso funzionato nel cartone dando un intelligente modo di rappresentare le difficoltà fisiologiche di ogni relazione umana nell’alveo familiare, che oggi sembrano un po’ a tutti mostri inesorabili, ma nel film questi intrecci stentano. La gag su “Spiderpork” sembra più quella dell’altra serie animata di una famiglia americana, postuma ai Simpson, i Griffin.

Confondere le due cose è un grosso errore, i Griffin sono furbi, isterici, vacui. E così, i Simpson del film (con i suoi ragguardevoli effetti 3D) appaiono più “massificati”. E però non passa inosservata la battuta di Bart sul treno che impersona Topolino, definendosi “la mascotte di una malvagia corporazione”. Il cinema ed un cartone animato, quale ghiotta occasione per Groening per non sfoderare un’ironia sulla Disney? Nella serie televisiva sono diverse le stilettate nei confronti della fabbrica di cartoni disneyana, e nel film non mancano. Forse anche per questo i Simpson possono essere considerati i degni figli di Tex Avery, animatore e regista statunitense, creatore di Bugs Bunny, Duffy Duck, Droopy, Porky Pig, la cui influenza si è sentita in tutte le serie a cartoni animati tra gli anni quaranta e cinquanta del secolo scorso.

Lo stile registico di Avery ha demistificato la rigida impostazione sopratutto dei primi corti e lungometraggi stabilita da Walt Disney, (nel cartone “Screwball Squirell” del 1944 Avery provoca dichiaratamente Disney), e la surrealtà e la libertà anarcoide dei suoi cartoni sono evidentemente rintracciabili nella libertà di pensiero e di espressione dei gialli di Groening. Eh si, gialli.

Per una ironia della sorte e di corrispondenza assiologica col passato, è il corole di “Yellow Kid”, il bambino vestito della celebre tunica gialla frutto dell’ispirazione dello statunitense Robert F. Outcault, celebrato come il capostipite del fumetto, il primo che fece comparire il baloon. Si trattava guarda caso di una striscia comica e proletaria dal nome Hogan’s Alley in cui il protagonista Yellow Kid razzolava tra i bassifondi poveri e ributtanti di New York, sulle pagine domenicali del New York World negli ultimi anni del 1800. Un successo di pubblico, ma i proprietari d’ immobili che deplorarono il connubio fra il New York Journal (che intanto aveva strappato Outcault ai suoi rivali) e quegli straccioni di carta, chiesero ed ottenennero il licenziamento di Outcault. Oggi La statuina di Yellow Kid è anche il prestigioso premio, considerato ormai come l’Oscar dei fumetti( genere originario di Matt Groening) che da molti anni viene assegnato nell’ambito del “Salone Internazionale dei Comics, del Film di Animazione e dell’illustrazione” ad autori, disegnatori ed editori, italiani e stranieri. About Disney: nessuno può negare che ci regala dei momenti magici, leggete le recensioni di questo sito per avere un’idea. Ma la stoccata di Groening è giustificata: non dimentichiamo che nel 2005 Disney ha pagato una cauzione di 70 milioni di euro per non sottoporsi al processo che la vedeva imputata per avere inserito messaggi subliminali a sfondo erotico in alcuni dei suoi cartoni animati, come ha spiegato Beppe Grillo in un suo spettacolo. Ignacio Ramonet, direttore di “Le Monde Diplomatique” nel suo “Piccolo dizionario critico della globalizzazione” ci parla di Disney e di Bangladesh. Nel 2003 la Disney ha disdetto un contratto con una fabbrica dopo che le operaie di una impresa tessile e di giocattoli subappaltata dalla multinazionale americana avevano presentato un elenco di richieste. Il loro salario rappresenta lo 0,7% del prezzo finale della camicia pagata dal consumatore 18 euro a fronte dei milioni spesi in pubblicità e percepiti da i dirigenti Disney. Senza contare le ore di lavoro delle operaie, 102 alla settimana, senza giorni di riposo e con salari che oscillano tra gli otto e i 4 euro settimanali e con tanto di pressioni anche violente dei capireparto. Torniamo al film dei Simpsons: i loro fedelissimi fans passeranno su questa mezza occasione mancata, per l’infinito successo ottenuto dai tantissimi (non tutti!) episodi della esilarante famiglia americana di Springfield. Senza dimenticare l’altra serie animata di Groening, Futurama, dalla quale sono stati tratti dei lungometraggi niente male.

Il pianeta del tesoro: recensione del film

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Il pianeta del tesoro: recensione del film

La recensione del film d’animazione Il pianeta del tesoro diretto da Ron Clements e John Musker, con le voci di Joseph Gordon-Levitt (Jim Hawkins); Brian Murray (John Silver); Emma Thompson (Capitano Amelia)

Sinossi: Cresciuto con la mamma, proprietaria di una locanda sul pianeta minerario Montressor, l’adolescente scavezzacollo Jim Hawkins si mette spesso nei guai per le scorribande a bordo del suo Solar Surfer. Sin da piccolo, il ragazzo è affascinato dalle avventure dei pirati dello spazio – come il leggendario Capitano Flint – e dai cercatori di tesori, così, quando un’astronave precipita nelle vicinanze della locanda ed uno strano viaggiatore gli consegna un’antica sfera che custodisce una misteriosa mappa spaziale, il ragazzo decide di partire per andare alla ricerca del Pianeta del Tesoro. Ad accompagnarlo nella sua avventura c’è il dott.Doppler, un astronomo che si incarica di organizzare la spedizione prendendo in affitto il galeone spaziale R.L.S. Legacy, comandato dal Capitano Amelia, ed un equipaggio per governarlo.

Una volta a bordo, con suo sommo rammarico Jim si vede relegato al ruolo di mozzo affidato alle cure del cuoco John Silver, un cyborg dall’aspetto minaccioso che prende però il ragazzo sotto la sua protezione. Durante il viaggio, però, la vera natura dell’equipaggio si rivelerà estremamente pericolosa e una volta giunti sul pianeta del Tesoro per Jim, Doppler e Amelia le cose si metteranno al peggio perché la ciurma della nave si è rivelerà una ciurma di pirati. Tuttavia, con l’aiuto di B.E.N., un robottino abbandonato da anni sul pianeta, Jim riuscirà a trovare il tesoro e a tornare da sua madre.

Analisi: Il Pianeta del tesoro è stato tratto dal noto romanzo di Robert Luis Stevenson, L’isola del tesoro. Dell’opera di Stevenson è stata mantenuta la trama avventuristica della caccia al tesoro, ma in un’ambientazione fantascientifica. Il pianeta del tesoro è stato presentato in prima mondiale nella città natale del grande scrittore, Edimburgo, con una festa al suono di cornamuse in un castello settecentesco, che è il periodo di ambientazione del romanzo. Nel lungometraggio al posto di un’isola c’è un pianeta da raggiungere, si viaggia attraverso invenzioni futuristiche in una dimensione intergalattica, con buchi neri, tempeste cosmiche, sentieri del cielo, pirati cybernetici, e tecniche tridimensionali. Ci sarebbero gli ingredienti per parlare di un lungometraggio animato da ricordare quindi, ma il film purtroppo risulta essere statico. Questo perché non si è riusciti ad andare oltre lo schema un po’ rigido da cartone dysneiano, non ci sono grandi trovate, anche se ci sono spiritosaggini…di sicuro i piccoli sono serviti. Si sa che la maggior parte dei film disney si basa su una rielaborazione di fiabe o romanzi famosi, in una totale trasformazione dell’opera originale, adattata ad un pubblico di giovanissimi, anche se a volte grazie ai giochi di fantasia, la comicità, le trame non scontate, i film sembrano riusciti.

Il pianeta del tesoro: recensione del film 

Il romanzo “L’isola del tesoro” venne pubblicato sulla rivista per ragazzi “Young Folks” negli anni 1881-1882. La fantasia del libro assume significato alla luce della simbologia ed allegoria che pongono al centro di tutto la morale. Lo stile è chiaro e riesce a trasmettere tensione. Da questo testo dovrebbero prendere lezioni registi e sceneggiatori della saga “Pirati dei Carabi”, in debito con Stevenson. Il tesoro che non si riesce a trovare è il simbolo dell’avidità degli uomini che trascina verso il nulla, Jim Hawkins cresce interiormente quando riesce a scorgere nelle persone adulte, rimanendo colpito, la doppiezza dei loro comportamenti, l’ambiguità e lo sdoppiamento, ed alla fine continua ad essere perseguitato da incubi in cui rivede le spiagge dell’isola dei pirati. E’ affascinante anche la vita dello stesso Stevenson, giovane ribelle in polemica con il padre ed il puritanesimo borghese del suo ambiente, che si stabilì negli ultimi anni di vita nelle isole Samoa, circondato dal rispetto degli indigeni che lo chiamarono “Tusitala” (narratore di storie), e che difese più volte dalle prepotenze dei bianchi.

Il re leone: recensione del film

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Il re leone: recensione del film

La recensione del film d’animazione di Il re leone, diretto da Roger Allers e Rob Minkoff e targato Walt Disney Pictures.

Il re leone vanta le voci di: Jonathan Taylor Thomas (Simba cucciolo); Matthew Broderick (Simba adulto); Jeremy Irons (Scar); James Earl Jones (Mufasa); Niketa Calame (Nala cucciola); Moira Kelly (Nala adulta); Nathan Lane (Timon); Ernie Sabella (Pumbaa); Robert Guillaume (Rafiki); Rowan Atkinson (Zazu); Whoopi Goldberg (Shenzi); Cheech Marin (Banzai); Jim Cummings (Ed).

Sinossi: Gli animali della Terra del Branco accorrono alla presentazione del piccolo Simba, figlio di Re Mufasa e prossimo re della savana. Solo il cattivo Scar, fratello minore e invidioso di Mufasa, non è felice della nascita del cucciolo e farà di tutto per impossessarsi della corona, fino a disfarsi di coloro che gli sono davanti in linea di successione: Mufasa e Simba. Spetterà al giovane leone, non più cucciolo e consapevole dei suoi diritti e doveri, riportare la pace nelle Terre del Branco.

Il re leone: recensione del film


Il re leoneAnalisi
: Poderoso ritratto della bellezza del paesaggio africano, Il Re Leone è un viaggio di un cucciolo verso la consapevolezza del suo ruolo nel branco. Il protagonista Simba attraversa il film da cucciolo spensierato a leone adulto passando per l’alienazione dal suo mondo e arrivando a nutrirsi di insetti come i suoi simpatici amici Pumbaa e Timon. Ne Il re leone si può infatti suddividere in grandi sequenze che racchiudono ognuna uno stadio dell’evoluzione del protagonista. La prima disegna l’infanzia spensierata del giovane erede al trono che cresce ignorando il suo ruolo nel mondo e le sua responsabilità; l’avventura al cimitero degli elefanti e il successivo intervento di Mufasa lo scuotono e lo rendono partecipe di quanto forza e potere siano anche portatrici di responsabilità e paure per coloro che si amano.

Comincia una seconda fase per Simba, che si concluderà tragicamente con la morte del padre e con la successiva fuga dal branco. E’ sicuramente una scena molto triste che ricorda per un verso Bambi e la morte della madre ad opera del cacciatore. Resta la differenza che questa volta il protagonista viene incolpato, seppure ingiustamente, per la morte del padre, e questo aggiunge un po’ di complessità al personaggio, cosa che invece in Bambi non esiste. Nella terza parte Simba rinasce, dimentica il dolore e inizia una nuova vita con i suoi amici insettivori, con l’unico motto di Hakuna Matata, senza pensieri, fino all’arrivo di Nala, compagna di giochi e sua promessa regina.

Nell’ultima parte Simba, divenuto un leone adulto, prende coscienza di sé, grazie all’intervento di Rafiki, il saggio mandrillo, e si rimpossessa del regno sconfiggendo il perfido zio Scar.

Il re leone viene premiato con un successo planetario e due Oscar, uno all’ottimo Hans Zimmer per la colonna sonora, un altro a Elton John per la canzone Can You Feel the Love Tonight. Realizzati dei sequel: Il Re Leone: il regno di Simba nel 1998 e Il Re Leone 3: Hakuna Matata nel 2004, realizzata anche una serie animata con protagonisti Pumbaa e Timon. Nella versione italiana le voci di Scar e Mufasa sono nell’ordine di Tullio Solenghi e di un ottimo Vittorio Gassman in una delle sue ultime interpretazioni.

 

Up: recensione del film Pixar di Peter Docter

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Up: recensione del film Pixar di Peter Docter

La recensione dell’acclamato film d’animazione Up di Peter Docter e Bob Peterson con le voci di Edward Asner (Carl Fredricksen); Jordan Nagai (Russel).

Up, la trama

In Up Carl Fredricksen cresce nel mito di Charles Muntz, esploratore. Con sua moglie Ellie sogna un viaggio alle Cascate Paradiso, ma purtroppo dopo una vita insieme, al momento della partenza Ellie muore, lasciano solo il povero Carl che si rinchiude nella sua casa. La minaccia di demolizione della sua casa e il rischio di finire in una casa di riposo, spingono Carl a partire portandosi dietro …. tutto…anche un ospite inatteso, una giovane scout di nome Russel che lo accompagnerà nella grande avventura verso la quale si sta avviando ignaro.

Up, vivacità e umorismo

L’ultimo lavoro Disney Pixar spicca per vivacità e umorismo. Dopo il romantico Wall-E, Carl Fredricksen e i suoi amici sono una sferzata di energia e di umorismo, senza dimenticare un po’ di sana commozione.

Up comincia quando sembra che per il protagonista sia giunta la fine della vita, ma l’entrata in scena del piccolo Russel, cambierà ogni cosa. L’avventura, vista come un viaggio prima interiore e poi fisico, porta i due protagonisti alla conoscenza e all’apprezzamento reciproco, mentre i sani valori disneyani vengono fatti trionfare. La vecchiaia non è inutile e la giovinezza non è tutta perduta: retorica a fiotti dunque, ma sempre con grande stile, come la Pixar ci sta abituando. Brutta figura fanno però i genitori, in una società in cui si ha più tempo per il lavoro che per i figli, vengono rivalutati i nonni che fanno le veci degli assenti.

Inutile sottolinearlo, la tecnica è sempre migliore e le rappresentazioni, seppure non troppo realistiche, sono funzionali alla caratterizzazione dei personaggi. Spicca in questo lungometraggio un uso del colore che sembra riportare alle origini il cartone animato: sono i colori brillanti di Aladdin o della Sirenetta che si mescolano alle nuove tecniche rappresentative. Come detto, il risultato è sgargiante e sicuramente non troppo realistico, ma una gioia per gli occhi e per le emozioni che malgrado l’età o il disincanto che regna sovrano. Menzione speciale al Beccaccino Kevin, esilarante “tacchino in Tecnicolor”. I sogni son desideri, diceva Cenerentola molti anni fa, e i palloncini di Up hanno sicuramente alimentato quelli di molte persone, grandi e piccini.

La promozione di UP è stata particolarmente accurata e massiccia. Siamo partiti dal luglio 2008 quando al Comic Con di San Diego è stato presentato il primissimo trailer. Solo a novembre del 2008 il teaser è stato visibile in rete e in concomitanza c’è stata l’apertura ufficiale del sito del film. A febbraio sul sito Disney.com (slo versione USA) hanno debuttato gli esilaranti Up-isode, brevi filmati promozionali con il voluto gioco di parole su episodi ed il titolo del film, tradotti poi anche in italiano come UPisodi. Presentato a Cannes il 13 maggio, è uscito negli USA il 16 dello stesso mese, arrivando da noi solo ad ottobre.

Curiosità: Il numero di palloncini necessari per sollevare una casa di tali dimensioni, stimata pesare 50 tonnellate, dovrebbe essere almeno cinque volte maggiore di quello presentato nel film.

Michael Bay e Megan Fox fanno la pace

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Michael Bay e Megan Fox fanno la pace

Dopo tutte le catteverie dette o inventate Michael Bay e Megan Fox hanno finalmente fatto la pace, dopotutto dipendono l’uno dall’altra e non si poteva prevedere una via diversa di quest’alterco mediatico nato all’usicta di Transformers: La Vendetta del Caduto. Ora Bay prende in mano la situazione e chiarisce bene le sue disposizioni verso Megan:

La adoro. (…) E’ giovane, tutti dovrebbero lasciarla stare, ha solo… 23 anni, giusto? Ho viaggiato per il mondo con lei, e a questo punto è diventata una vera icona, sapete?

Quindi dimenticherà le critiche che le ha mosso?

Assolutamente sì. [Dopo la famosa sparata su Hitler che ha causato una vera reazione a catena], mi chiamò e mi disse: “Sono tutte cavolate, Mike.” E’ la stampa, loro ci marciano sopra, ti perseguitano e approfittano di qualsiasi parola per montare dei casi. Lei ha sempre fatto commenti folli come quello, è il suo carattere. E’ grandiosa. Inoltre avrà un grande ruolo in Transformers 3.

Quindi non ha intenzione di vendicarsi, diciamo, uccidendola?
No, no. No. Glie ne capitano già abbastanza!

Persepolis, il film d’animazione di Marjane Satrapi

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Persepolis, il film d’animazione di Marjane Satrapi

Persepolis è il film d’animazione del 2007, candidato all’Oscar, basato sull’omonima graphic novel autobiografica scritto e diretto da Marjane Satrapi.

Persepolis, la trama

La storia (che è un romanzo di formazione) inizia poco prima della Rivoluzione iraniana. Nel film viene mostrato, inizialmente attraverso gli occhi di Marjane a nove anni, come le speranze di cambiamento della gente furono infrante lentamente quando presero il potere i fondamentalisti islamici, obbligando le donne a coprirsi la testa e imprigionando migliaia di persone. La storia si conclude con Marjane, ormai ventunenne, che espatria.

Persepolis, l’analisi

Persepolis è il film d’animazione tratto dalla grapich novel scritta da Marjane Satrapi, autrice e regista stessa del lungometraggio. Sono infatti le memorie della scrittrice di origini iraniane a fare da trama narrativa; la storia ci parla infatti dell’esperienza di vita una bambina che passa la sua infanzia a Teheran, ai tempi della caduta dello scià, anno 1978, in una situazione delicata e di transizione in cui in Iran passa dalla caduta di una dittatura di stampo laico alla presa del potere da parte di Khomeini che attraverso la sua propugnata “rivoluzione islamica” infonde sentimenti di speranza e di aspettativa nelle frange della società più progressiste e filocomuniste ,come la famiglia di Marjane, ma che in realtà si rivelerà essere più repressiva ed autoritaria della precedente.

Marjanne emigrerà quindi in Austria e l’esperienza europea, che finirà con un ritorno della ormai ragazza nella sua terra d’origine, coincide con la maturazione della protagonista, che da bambina diventa ragazza, e che attraverso amicizie e amori viene a contatto con i tratti più spiccati della dimensione europea, diversa dalla sua, (in cui non sono assenti razzismi e fondamentalismi religiosi) evolvendo la propria interiorità attraverso un osservazione consapevole della realtà.

Persepolis, tra potere e bigottismo

Persepolis stigmatizza le forme terribili che il potere assume ma rivela  l’ incapacità che la società civile di riuscire ad andare oltre le sue inerzie e le sue false credenze, come quelle che si trascinano dietro i bigottismi religiosi, e gli eccessi di individualismo, come quelli che emergono ad esempio dalla descrizione dei i giovani della società occidentale.

Gli assi su cui fa evidentemente leva il film sono quelli dello sguardo femminile e femminista della realtà da parte della protagonista, che è chiaro ma non disdegna, e il noto meccanismo della messa a confronto di due modelli di civiltà ,quello europeo e quello arabo nel film, attraverso cui emergono similitudini e differenze che portano a intravedere la relatività di ogni modello di vita ed a mettere in discussione il proprio; sembra inequivocabile il richiamo al romanzo di Montesquie “Lettere Persiane”, un libro antesignano dello spirito critico attraverso cui guardare ai meccanismi sociali, il cui protagonista principe persiano Uzbek in viaggio in Europa descrive stupito i costumi francesi provocando l’effetto di stupire il lettore francese(e divertirlo, come lo spettatore il Persepolis).

Un ingrediente che rende eccezionale il lungometraggio animato risiede nella struttura del film, che ci mostra quanto il modo per esplorare la nostra interiorità e di nostri sentimenti sia quello di guardare dall’alto ai modelli sociali in cui ci troviamo; che premia l’idea che le emozioni e la coscienza siano anche in qualche modo legate ed influenzate dal modo di vivere collettivo, non appiattendosi come tanti mediocri e attuali film italiani solo e totalmente su soggettivismi, amicizie, familiarismi e sentimentalismi di maniera che a volte altro rappresentano e descrivono se non il nulla cosmico. Se il concetto dell’integrità morale” può sembrare una congettura, il regolare ed avvenente tratto del disegno di Marjane Satrapi rendono Persepolis un film schierato ed amabile.

Roberto Orci e Alex Kurtzman non scriveranno Transformers 3.

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Gli sceneggiatori lo hanno annunciato sul forum di Don Murphy: Quindi Alex e Bob, è vero: non sarete coinvolti questa volta. E’ vero.

Mi spiace, Roberto. Siamo in buone mani con Ehren Kruger? Conosce i suoi Transformers? Sicuro. Ha fatto i compiti, è incredibile.

I due sceneggiatori non erano stati in grado di scrivere da soli neanche Transformers: La Vendetta del Caduto, a causa dei numerosi impegni che li vedeva coinvolti e soprattutto della fretta con cui serviva lo script (che hanno ricavato da una bozza di Michael Bay stesa durante lo sciopero degli sceneggiatori). Ehren Kruger, autore di film come The Ring e I Fratelli Grimm, è responsabile assieme a Bay delle idee più “umoristiche” (considerati però un po’ di bassa lega) di Transformers: La Vendetta del Caduto, come I Gemelli o gli “attributi” di Devastator. A lui sarà affidata l’intera sceneggiatura di Transformers 3, almeno per ora.

Ufficiale Transformers 3

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Ora è ufficiale: “Transformers 3” uscirà nei cinema di tutto il mondo il 1 luglio 2011; la notizia – che era nell’aria – è stata data ieri da Michael Bay in persona sul suo sito ufficiale. Il popolare regista statunitense non si è pero’ limitato ad annunciare lo sbarco al cinema della terza  parte della saga, ma ha anche aggiunto alcuni interessanti dettagli:

“Oggi è il giorno 1 [della pre-produzione, ndr]. Stamane ci siamo visti coi tecnici della Industrial Light & Magic a San Francisco, in un incontro di cinque ore. Attualmente sto andando a Rhode Island con [lo sceneggiatore, ndr] Ehren Kruger per parlare alla Hasbro dei nuovi personaggi”.

Nella nuova pellicola è quindi previsto l’ingresso in scena di nuovi personaggi. Michael ha poi dedicato alcune simpatiche riflessioni a Megan Fox, che insieme a Shia LaBeouf sarà nuovamente protagonista sul set del film, invitandola “a farsi vedere da un uon dottore”, per evitare che alcuni effetti collaterali – come nausea, vertigini ed insonnia – possano disturbarla durante le riprese. Ricordiamo che le prime due pellicole della saga hanno incassato in tutto il mondo oltre 1,5 miliardi di dollari.

Lilo & Stitch: recensione del film d’animazione

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Lilo & Stitch: recensione del film d’animazione

La recensione del film d’animazione, Lilo & Stitch diretto da Dean DeBlois e Chris Sanders e con le voci di Daveigh Chase (Lilo); Chris Sanders (Stitch); Tia Carrere (Nani); David Ogden Stiers (Jumba); Kevin McDonald(Pleakley ); Ving Rhames(Cobra Bubbles)

Sinossi: L’esperimento 626, creato per portare distruzione e caos, fugge dalla sua prigione galattica e arriva sulla Terra, alle Hawaii. Qui vive Lilo, una bambina che vive sola con la sorella e che desidera sopra ogni altra cosa un amico ‘come un angelo’.

Lilo & Stitch, il film

Il film è ambientato alle Hawaii, prima novità per un prodotto Disney e primo element di spicco, per quello che riguarda gli scenari coloratissimi, realizzati ad acquerello, cosa che non accadeva dai tempi di Dumbo.

Ma fondamentalmente il film è una fiaba dai concetti fondamentali davvero terribili: si parla di abbandono, di sradicamento, della ricerca di un proprio posto nel mondo. I due protagonisti sono accomunati da questa necessità, da questo desiderio di sentirsi accettati e mai dimenticati. Lilo & Stitch non è il primo film ambientato nell’isola di Kauai: essa compare anche ne I predatori dell’arca perduta e nella trilogia di Jurassic Park. In Lilo & Stitch, la serena bellezza dell’isola serve a bilanciare i temi dell’abbandono, della perdita, delle difficoltà economiche e sociali di Lilo e della sua famiglia.

La scelta delle isole Hawaii ha condizionato non solo le scenografie, come già detto, ma anche il fuoco della storia. Infatti mentre Sanders e i suoi visitavano Kauai per preparare le scenografie del film, vennero a conoscenza del concetto della famiglia estesa hawaiana, espresso dal termine ohana, che divenne un elemento centrale di Lilo & Stitch. DeBlois ricorda:

“Dovunque andassimo, la nostra guida conosceva qualcuno. Fu lui a spiegarci il concetto hawaiano di ohana, un senso di famiglia che va al di là dei parenti stretti. Questa idea divenne un tema fondamentale della storia, la cosa che spinge Stitch a andare oltre ciò per cui era stato creato, ovvero distruggere.” 

Lilo & Stitch è quindi un buon mix di sentimentalismo, neanche tanto smielato, e divertimento con personaggi davvero ben delineati, soprattutto nel caso dei piccoli protagonisti. Anche qui non mancano le auto-citazioni Disney: Il trailer di Lilo & Stitch iniziano presentando trailer di altri film della Disney (La bella e la bestia, La Sirenetta e Il re leone, Aladdin) interrotti dall’arrivo di Stitch.

Nella scena finale del film viene mostrata una sequenza di fotografie di Lilo, Stitch e dei loro amici; ognuna di esse riprende un’immagine celebre, tra cui alcune illustrazioni di Norman Rockwell. Le scene ambientate nello spazio riprendono alcuni topos della fantascienza: la sala del consiglio della Federazione Galattica ha un’architettura che riprende, ad esempio, quella del pianeta Coruscant nel primo prequel di Star Wars; gli alieni Jumba e Pleakley, durante la propria permanenza sulla Terra, badano a non farsi notare dai terrestri e a non interferire con la loro cultura, come previsto dalla prima direttiva della Flotta Stellare nei telefilm di Star Trek.

Alcuni degli alieni della Federazione presentano similitudini con altri personaggi di film della Disney. Riferimenti più espliciti si trovano nel peluche di Dumbo presente nella stanza di Lilo e nel poster del film Mulan affisso alla parete della sorella. Inoltre, le illustrazioni del libro de Il brutto anatroccolo cui si appassiona Stitch sono tratte dall’adattamento in cartone animato della Disney.

Alla ricerca di Nemo: recensione del film

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Alla ricerca di Nemo: recensione del film

La recensione del film d’animazione Alla ricerca di Nemo diretto da Andrew Stanton e prodotto da Disney Pixar.


Anno:
2003

Regia: Andrew Stanton

Con le voci di: Albert Brooks (Marlin); Ellen DeGeneres (Dory); Alexander Gould (Nemo); Willelm DaFoe (Branchia); Geoffrey Rush (Amilcare).

Alla ricerca di NemoSinossi: Marlin, un pesce pagliaccio, ha perso la moglie Coral e tutte le sue uova, ad eccezione di Nemo, unico superstite dopo l’attacco di un predatore. Come figlio unico e con una pinna atrofica, Nemo è soffocato dalle attenzioni paterne, il che lo porterà a disobbedirgli e a nuotare in mare aperto. Qui il piccolo pesciolino verrà pescato da un sub che lo porrà nel suo acquario. Quest’ulteriore perdita spingerà Marlin ad addentrarsi nell’oceano per ritrovare il suo piccolo Nemo. Con una simpaticissima compagna di viaggio, Dory, Marlin scoprirà l’oceano, conoscerà squali vegetariani e tartarughe velocissime, fino a ritrovare suo figlio ed a raccontargli un’avventura che mai avrebbe creduto di poter affrontare.

Analisi: L’ennesimo prodotto Disney Pixar si distingue innanzi tutto per l’incredibile perfezione con la quale è rappresentato il mondo marino, dai riflessi del sole nel blu dell’oceano, alle squame lucenti sul dorso dei pesci. Ma il film di Stanton non è solo una grande grafica, è soprattutto la storia di una persona, nel dettaglio un pesciolino, che dopo una grande sofferenza si chiude al mondo.

La storia di Marlin è sicuramente più importante di quella di Nemo: se il piccolo viene rapito ed allontanato dall’affetto del padre, Marlin dovrà affrontare non solo i pericoli che l’oceano riserva ad un pesce da barriera corallina, ma dovrà anche fare i conti con il passato, con l’incolmabile perdita dell’amore e della famiglia, e soprattutto con la paura di rimanere di nuovo e irrimediabilmente solo. E proprio questa paura, più grande di quella per l’oceano, sarà la molla che lo spingerà alla ricerca del figlio.

Alla ricerca di Nemo è un film che emoziona tutti, grandi e piccini. 

Inoltre, a parte la chiara rappresentazione dei rapporti conflittuali tra genitori e figli, Alla ricerca di Nemo è soprattutto basato su una salda sceneggiatura, divertente e commovente, che raggiunge degli accenti di delicato lirismo che è difficile da trovare anche nelle commedie romantiche più brillanti. “Quando sono con te io mi sento a casa”, frase che la smemorata Dory dice a Marlin nel momento in cui la sta abbandonando, è probabilmente una delle dichiarazioni d’amore più delicate e totali che il cinema abbia mai mostrato.

Difficile, ancora una volta, dire che Alla ricerca di Nemo è un film per bambini, potrebbe apparire riduttivo, oppure, al contrario, potrebbe invece mostrare che la semplicità, l’immediatezza e la sincerità di alcuni sentimenti possono essere raccontati solo attraverso il linguaggio dell’infanzia.

Il film ha ricevuto l’Oscar come miglior film d’animazione.

Steven Spielberg e Bay

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Assieme a Steven Spielberg e allo sceneggiatore Ehren Kruger entro la fine della settimana, si uniranno in un incontro volto a fissare le prime idee sul terzo episodio della saga e, soprattutto, le tempistiche. Questo ha comunicato Bay al curatore del suo sito ufficiale:

 

Monsters & Co: la recensione del film Pixar

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Monsters & Co: la recensione del film Pixar

La recensione del film d’animazione Monsters & Co della Disney Pixar diretto da Peter Docter, David Silverman, Lee Unkrich. Anno: 2001 Regia: Peter Docter, David Silverman, Lee Unkrich. Con le voci di: John Goodman (James P. “Sulley” Sullivan); Billy Christal (Mike Wazowski); Mary Gibbs (Boo); Steve Buscemi (randall Boggs).

Sinossi: Alla Monster, ink si raccolgono grida di bambini per fornire energia pulita a tutti gli abitanti di Mostropoli. I bambini non si spaventano più come un tempo e l’industria minaccia di chiudere, fino a che una bambina entrerà attraverso il suo armadio nella città dei Mostri, scatenando il panico e insospettate conseguenze.

Monsters & Co è divertente e commovente

Analisi: Film della ditta Disney e Pixar del 2001, Monsters & Co è divertente e commovente anche per i più duri. Nucleo della storia è il rapporto tra la piccola fuggiasca Boo e il mostro spaventa-bambini Sulley che dalla paura passa all’affetto attraverso una serie di gag da slapstyc che prendono il posto di una narrazione più classica e convenzionale. Il film parte subito, e prosegue in questo fiume di situazioni comiche fino alla fine, con apice nella scena dell’inseguimento tra le ‘porte scorrevoli’.

Il tema energetico, vagamente (ma non troppo) ambientalista risulta un buon pretesto narrativo che permette lo sviluppo di personaggi e situazioni interessanti, su tutti il cattivissimo Randall, grosso lucertolone disgustoso e camaleontico che esprime nelle sue doti corporee la sua ambiguità, o la bisbetica Roz dalle sembianze di lumaca e l’aspetto da segretaria arcigna.

Una divertentissima e scanzonata storia di amicizia un po’ particolare

Monsters & Co scorre veloce, il ritmo è incalzante e la storia, come ogni Disney che si rispetti, è a lieto fine, senza grossi scossoni. Divertentissima la scena ambientata in Nepal con l’Abominevole Uomo delle Nevi in cerca di compagnia. Monsters & Co candidato a tre premi Oscar, si è aggiudicato la statuetta per la Migliore Canzone “If I Didn’t Have You”. Curiosità: la Pixar non manca di auto citarsi, con la presenza di Jesse (Toy Story 2) e di Nemo (Alla Ricerca di Nemo) tra i giocattoli della piccola Boo.

Premi de 62 esima edizione

Semaine de la Critique

Grand Prix della Semaine de la Critique
Adieu Gary de Nassim Amaouche (Francia)

Premio SACD
Lost persons area di Caroline Strubbe (Belgio / Olanda / Ungheria)

Premio ACID
Whisper with the Wind di Shahram Alidi (Kurdistan)

Programma ufficiale

Programma ufficiale

Film d’apertura:

Up, di Pete Docter

Concorso:

Los abrazos rotos, di Pedro Almodovar

Fish Tank,  di Andrea Arnold

Un Prophète, di Jacques Audiard

Shrek: recensione della trilogia

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Shrek: recensione della trilogia

La recensione di Shrek la trilogia diretta da Andrew Adamson & Vicky Jenso, Conrad Vernon, Raman Hui e Chris Miller.

Sinossi: La quiete di un orco di nome Shrek viene sconvolta dall’invasione della sua palude di numerosi personaggi delle fiabe sfrattati dal perfido Lord Farquaad. In cambio della sua palude, Shrek promette a Lord Farquaad di salvare la sua promessa sposa, la principessa Fiona, prigioniera in un castello, tana di un terribile drago. A dargli manforte nella missione è Ciuchino, un asino parlante, loquace tanto da farsi odiare da tutti, ma tanto da far innamorare di sé la draghessa carceraria.

Quando i nostri eroi riescono finalmente a salvare la ragazza e portarla al loro Signore, l’amore fa breccia nel cuore del mostro e anche la bella di lui s’innamora. Il finale non risulta per niente in linea con le classiche fiabe, poiché la bella in brutta si trasforma, “e vissero per sempre mostri e contenti”. Dal primo capitolo si passa ai successivi nei quali Shrek deve fare i conti prima con i suoceri e con un’ostinata Fata Madrina, poi, nel terzo capitolo, imparare addirittura a diventare papà e ad accettare la sua vita casalinga.

Shrek: La Trilogia

Analisi: Shrek è una saga cinematografica d’animazione prodotta dalla Dreamworks Animation basata sul libro Shrek! di William Steig.

Shrek, prodotto e distribuito da DreamWorks si pone come alternativa ai classici Disney, riprendendoli e dissacrandone i principi di kalòs kaì agatòs ai quali i bambini di tutti i tempi sono stati abituati. Questa volta infatti i buoni non sono né belli né gradevoli, essendo capitanati appunto da Shrek, un orco verde e scontroso senza alcun ritegno e senza buone maniere. All’orco (questa volta non cattivo) si affiancano dal primo film Ciuchino, petulante ed irritante quanto divertentissimo asinello, e Fiona, principessa maledetta da un sortilegio che si sciogli nel meno favoloso dei modi: destinata ad avere ‘la forma dell’amore’, scoprirà, alla fine del primo capitolo, che la sua ‘forma’ è quella di orchessa grossa e sgraziata, e non quella di snella principessa delle favole.

Shrek film

Shrek 2 invece vede i due orchi alle prese con la famiglia di lei, immaginate un po’ che sorpresa per due sovrani perfetti vedere la propria figlia sposata ad un orco! E se di morale si può parlare, nel secondo film questa è sicuramente quella di essere fedeli a se stessi, qualunque sia la propria apparenza, purché si stia dalla parte del bene. Infondo, oltre a dissacrare la tradizione, Shrek non si spinge più tanto oltre dopo il finale a sorpresa del primo film, facendo trionfare ugualmente l’amore tra i due protagonisti.

Come è quasi ‘classico’ i cattivi sono sicuramente i personaggi più interessanti, a partire dal ‘normale’ Lord Farquaard, al bel Azzurro (Principe) e a sua madre, infida e spietata Fata Madrina.

New Entry notevole nel secondo capitolo è Gatto con gli Stivali, divertentissima versione animata del famoso personaggi delle favole che intenerisce e diverte allo stesso tempo. A lui sarà dedicato uno spin-off che racconterà probabilmente le sue avventure prima di conoscere Shrek. Ma non soo, numerosissimi i personaggi delle favole, sia trai buoni che trai cattivi: i tre porcellini, il lupo di Cappuccetto rosso, Pinocchio Robin Hood, Peter Pan e tanti altri che hanno anche solo una piccola particina o sono una comparsa…

Come tutte le saghe di successo però si tende, qualche volta, a strafare, così anche per il nostro amico verde il terzo capitolo, pur non rappresentando una delusione economica, è sicuramente un fiasco dal punto di vista della qualità. Sparati tutti i colpi brillanti, la storia si affolla di personaggi in esubero, dagli alberi parlanti, alle Principesse scatenate, fino ai piccoli e chiassosi pargoletti verdi e al piccolo Re Artù che va nientemeno che al college. Troppe idee per un solo film e troppi personaggi per una storia che, come ha dimostrato il primo capitolo, si fa molto meglio con meno, data la qualità dell’idea iniziale. Da un punto di vista tecnico, il valore del film aumenta con il procedere degli episodi, e l’animazione diventa sempre migliore, soprattutto nei dettagli, come il pelo di Ciuchino e le espressioni dei personaggi.

Shrek è stato il primo film d’animazione a vincere l’Oscar in questa categoria per il 2002, anno in cui è stato istituito il premio.
Curiosità: Il film si basa sulla parodia di numerosi classici Disney, mentre il volto del cattivo Lord Farquaad assomiglia a quella dell’amministratore delegato della Walt Disney Company Michael Eisner, che licenziò Jeffrey Katzenberg, uno dei tre fondatori e amministratore delegato della DreamWorks, dall’azienda di Topolino nel 1994.

Il grande successo ottenuto nel 2001 dal film ha lanciato la DreamWorks come la prima rivale della Disney (in particolare della Pixar, ad essa legata) nel campo dell’animazione, in particolare in quello dell’animazione al computer.

La colonna sonora del film include pezzi degli Smash Mouth, Eels, The Proclaimers, Jason Wade e Rufus Wainwright.  All’inizio del film, nella scena in cui si celebrano le nozze tra Shrek e Fiona, si vede un fabbro che forgia la Fede Nuziale, questa scena è un chiaro riferimento alla Trilogia Il Signore degli Anelli. La scritta “Far far away” (cioè “Molto molto lontano”) sulla collina antistante al palazzo richiama Hollywood.

La Fata Madrina, durante il primo dialogo con il re, fa fermare la carrozza per prendere del cibo ad un fast-food simile al McDrive
Nella scena in cui la fata madrina canta insieme a Fiona nel castello reale si nota chiaramente in uno specchio, l’immagine di Carlo di Inghilterra.

All’inizio del film, durante la rappresentazione del Principe Azzurro, il rumore dello zoccolio del cavallo al galoppo viene simulato dallo sbattere tra loro di due metà di noce di cocco, chiara citazione del film dei Monty Python: Monty Python e il Sacro Graal.

La scena in cui Shrek e Fiona vengono “tirati a lucido” ricorda il film dei fratelli Farrelly Scemo e più scemo (il taglio delle unghie di Shrek). Mago Merlino appare a Shrek sotto forma di ologramma esattamente come il “profeta” che risponde alle domande del piccolo bambino-robot nel film A.I. – Intelligenza Artificiale di Steven Spielberg, interpretato da Jude Law e Haley Joel Osment.

Nel 2009 è entrato in cantiere la produzione di un capitolo numero 4, anche se la DreamWorks non ne ha ancora annunciato l’uscita.

Premiati della 66 esima edizione


Saranno assegnati durante la cerimonia che inizierà intorno alle 19:00 dalla Giuria presieduta da Ang Lee il Leone d’Oro del miglior Film e gli altri Premi della 66ma Mostra di Arte Cinematografica. Questo l’elenco dei premi che sarà aggiornato con i nomi dei vincitori dai nostri inviati al Festival.


Applausi per A single man


Amore e morte in una storia gay nell’esordio alla regia dello stilista Tom Ford, oggi in concorso alla Mostra del cinema di Venezia. Alla prima proiezione stampa di questa mattina ‘A single man’ e’ stato accolto con applausi, ma anche qualche dissenso. Il film, tratto dal romanzo di Christopher Isherwood e ambientato negli anni ’60, racconta l’elaborazione del lutto di un professore universitario (interpretato da Colin Firth) che perde in un incidente d’auto il compagno di vita.

Clooney e tante star al lido

Dopo il presidente venezuelano Hugo Chavez, anche l’attore americano George Clooney e’ arrivato al Lido di Venezia in elicottero. Con lui c’era la fidanzata Elisabetta Canalis. I due sono scesi mano nella mano. Certa a questo punto la presenza anche della showgirl italiana alla festa di domani sera ai giardini del Casino’ di Venezia, per festeggiare la prima del film Medusa fuori concorso ‘The men who stare at goats’, di Grant Heslov, con Clooney ed Ewan McGregor protagonisti.

 

Aladdin: recensione del film

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Aladdin: recensione del film

La recensione del film d’animazione Aladdin diretto da Ron Clements & John Musker e targato Walt Disney Pictures.

Sinossi: La sorte di un giovane vagabondo, Aladdin, si trasforma quando entra in possesso di una lampada magica, nella quale è racchiuso un genio onnipotente che può esaudire tre desideri. L’amore condurrà il giovane poveraccio a recitare la parte del principe per far innamorare la principessa Jasmine, ma dovrà fare i conti con il perfido gran visir Jafar e con la sua brama di impossessarsi della lampada magica.

Analisi: Liberamente ispirato alla favola de Le Mille e Una Notte, Alì Babà e i 40 ladroni, Aladdin è una storia di amore e avventura, ma anche amicizia e lealtà, che mostra nella maniera più banale ma allo stesso tempo nella più efficace quanto sia importante nella vita essere se stessi e quanto allo fine questo paghi.

Aladdin: recensione del film

AladdinAll’inizio la struttura si mostra come un racconto di racconto e presenta da subito le parti: il perfido Jafar, che cerca disperatamente la lampada, e subito dopo in una assolata Agrabah il giovane straccione che si arrabatta per un tozzo di pane, e dopo tanta fatica lo divide con due bambini altrettanto poveri. Il bene e il male nettamente separati che non impediscono al film di mantenere il suo fascino, immerso com’è in atmosfere orientali e comicità spiazzante soprattutto da parte del Genio, splendidamente doppiato da Gigi Proietti (Robin Williams in originale), che non rinuncia anche all’aspetto più serio e problematico della sua condizione di schiavo, sintetizzato nel memorabile “fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale”.

Coloratissima trasposizione di un’antica leggenda, Aladdin è uno dei primissimi film d’animazione in cui la Disney usa la computer grafica, ancora rozza all’epoca specialmente nella sequenza della caverna. Ma vero punto forte del film è la colonna sonora, che racchiude i toni e le mille voci del film, straordinaria, premiata con due premi oscar: Miglior colonna sonora e Miglior Canzone Originale A Whole New World, in italiano Il Mondo è Mio, sottofondo della bellissima sequenza del giro del mondo sul tappeto volante.

Accanto al già menzionato genio, vanno portati all’attenzione alcuni dei personaggi meglio riusciti dell’intera filmografia disneyana: la scimmietta Abu e il tappeto volante (scendiletto per Genio) che, come personaggi non parlanti, esprimono di più di molti altri attori in carne e ossa, e soprattutto Jago, perfido pappagallo aiutante di Jafar, davvero esilarante.

Precursore delle trilogie oggi tanto di moda, il primo Aladdin è stato seguito da due film, Il ritorno di Jafar e Aladdin e il principe dei ladri, entrambi minori rispetto all’originale.

La Bella Addormentata nel Bosco: recensione del film

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La Bella Addormentata nel Bosco: recensione del film

La recensione del film d’animazione La Bella Addormentata nel Bosco diretto da Clyde Geronimi e con le voci di Mary Costa (Princess Aurora); Bill Shirley (Prince Phillip); Eleanor Audley (Maleficent); Verna Felton (Flora); Barbara Luddy (Merryweather); Barbara Jo Allen (Fauna).

Sinossi: Il Re Umberto e la sua Regina danno alla luce una bambina, Aurora. Per festeggiare il lieto evento, tutti i nobili del regno sono invitati ad omaggiare la bimba, solo Malefica, oscura regina del male, non viene invitata. La mancanza desta le ira della perfida regina che maledice la fanciulla e la costringe a vivere isolata e lontana dai suoi affetti più cari, sorvegliata e protetta dalle tre buone fate, fino a quando Aurora non incontra uno sconosciuto nel bosco…

La Bella Addormentata nel Bosco: recensione del film

Analisi: Uno dei più grandi successi Disney di tutti i tempi, la Bella Addormentata nel Bosco racchiude in sé tutti gli elementi della fiaba classica, disposti in bell’ordine e perfetta successione, sino al lieto fine immancabile. Per quanto lo stile dei disegni sia piuttosto schematizzato, quasi geometrico, se si considerano le fattezze delle tre fate buone, il film mantiene sempre il suo fascino di sempreverde catturando i più piccoli, specialmente le bambine, con l’etereo e per la verità piatto personaggio di Aurora, principessa in difficoltà soccorsa da un bellissimo, e mai come in questo caso, definito principe Filippo, raro caso di principe  Disney che gode di un nome.

Ma il vero pregio del film risiede nel reparto magico: le tre fatine, Flora Fauna e Serenella, e la splendida quanto perfida Malefica sono alcune delle figure più riuscite di tutta la produzione disneyana, che oltre a conservare la netta e classica divisione tra bene e male, regalano anche pochi ma piacevoli momenti di ilarità, specialmente nella figura di Serenella da un lato e in quella del ‘diletto’ corvo di Malefica dall’altro.

Menzione d’onore alla colonna sonora, in special modo alle voci dei due interpreti principali, voci classiche e splendide come una volta il vecchio Walt era solito far doppiare i suoi personaggi.

Leone D’oro alla Carriera a John Lasseter

”Le emozioni prima di tutto” a questo risponde la legge della Pixar, oggi Disney Pixar, secondo John Lasseter. Il papa’ della Pixar ricevera’ oggi, con i colleghi Peter Docter, Andrew Stenton, Lee Unkrich e Brad Bird, i Leoni d’oro alla carriera. ‘Importa chi sei, non come usi la tecnica, ed e’ questo che fa la differenza’, ha detto Lasseter sostenendo di ‘amare ogni tecnica d’animazione’, ma ‘la tecnologia e’ uno strumento al servizio della storia, non viceversa’.

 

 

Le Follie dell’Imperatore: recensione del film

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Le Follie dell’Imperatore: recensione del film

La recensione del film d’animazione Le Follie dell’Imperatore di Mark Dindal con le voci di David Spade (Kuzco); John Goodman (Pacha); Eartha Kitt (Yzma); Patrick Warburton (Kronk).

Sinossi: Kuzco, giovane e viziato imperatore di una civiltà ignota e fantastica, viene trasformato per sbaglio in lama da Yzma, la sua perfida consigliera che intendeva invece ucciderlo. Con l’aiuto dell’allevatore Pacha, l’imperatore Kuzco farà di tutto per ritornare alla sua regia e riacquistare le sue sembianze umane.

Le Follie dell’Imperatore: recensione del film

Le Follie dell’Imperatore, 40° lungometraggio di casa Disney, si differenzia dai prodotti standard della famosa casa di produzione ”per ragazzi” per l’atipicità della struttura e soprattutto dei contenuti che si rivelano principalmente divisi su due fronti: il lato comico, accentuato soprattutto dai personaggi “cattivi” Yzma e Kronk, e il lato avventuroso, che si risolve in inseguimenti e cacce al tesoro tipiche più dei personaggi animati della Warner Bros che degli eroi Disney.

Il punto forte de Le Follie dell’Imperatore è senza dubbio il lato comico che nella persona di Kuzco raggiunge picchi addirittura sarcastici, più adatti sicuramente ad un pubblico adulto che a bambini. La cura del dettaglio e dei caratteri fa di Le Follie dell’Imperatore uno dei film più interessanti del panorama Disney, proprio per l‘atipicità che lo contraddistingue, l’irriverenza che fa le boccacce a tutte le romantiche ed eroiche storie fino ad ora proposte, ma che non rinuncia nel finale al buonismo del viaggio di iniziazione durante il quale il giovane e viziato imperatore impara ad apprezzare il valore dell’amicizia e della semplicità, l’umiltà di essere una persona normale pur essendo imperatore, la capacità di prendersi le proprie responsabilità senza demandare ad altri i propri doveri.

A metà strada tra La Bella e La Bestia e Il Re Leone, strizzando l’occhio al pubblico, al quale spesso si ci rivolge direttamente, Le Follie dell’Imperatore, è un piccolo gioiello nella sterminata e preziosa produzione Disney, che diverte senza pretendere. Notevole nella traduzione italiana il doppiaggio della Marchesini per il bellissimo personaggio di Yzma.

Programma 2010 della Fondazione Cinema

Dopo l’annuncio del presidente di giuria della prossima edizione, oggi si è svolta a Roma la conferenza di presentazione del programma della Fondazione Cinema per Roma del 2010, che culminerà con la V edizione del grande evento internazionale.

Susan Sarandon e Wes Anderson, Isabella Ragonese e Alba Rohrwacher, anteprime cinematografiche per il pubblico e per le scuole. La Fondazione Cinema per Roma inaugura nel 2010 un programma di attività che si svolgeranno durante tutto il corso dell’anno e che anticiperanno la quinta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (28 ottobre – 5 novembre).