Home Blog Pagina 423

The Lodgers – Non infrangere le regole: la spiegazione del finale del film horror

Il film horror britannico del 2017 The Lodgers – Non infrangere le regole (qui la nostra recensione), diretto da (regista anche delle serie Alex Rider e The Cuckoo), propone una vicenda apparentemente già vista in altri film, ma che prende tuttavia risvolti inaspettati mano mano che la narrazione procede. L’idea per questa storia è nata quando lo sceneggiatore David Turpin immaginò che i fantasmi si impadronissero della sua casa di notte, una volta che lui era andato a letto. Partendo da qui, ha dunque costruito un racconto che si muove a partire dal concetto di casa infestata per aprirsi però poi a scenari insoliti.

La trama di base presenta ad esempio molte somiglianze con “La caduta della casa degli Usher” di Edgar Allen Poe (opera recentemente portata su Netflix con un’omonima miniserie), ad esempio: tre personaggi principali, una sorella e un fratello, e un giovane uomo; la casa remota e fatiscente simile a un maniero, le relazioni incestuose (che si estendono per generazioni), l’aspetto malato dei fratelli, i suggerimenti di una “maledizione” senza nome e la vita dei fratelli legata alla casa. Tutti elementi che compongono il film rendendolo piuttosto intrigante, insieme anche al fatto che le riprese si sono svolte in una delle case più infestate d’Irlanda: Loftus Hall.

La trama di The Lodgers – Non infrangere le regole

Negli anni finali della Grande Guerra, in una decadente magione immersa nella campagna irlandese, vivono isolati Edward e Rachel, due gemelli appena maggiorenni. La loro esistenza è regolata da severe norme imposte dai genitori: non accogliere estranei, non rimanere svegli oltre la mezzanotte, e restare sempre uniti. Queste regole sono sorvegliate da presenze sovrannaturali che, durante il giorno, si celano sotto le assi del pavimento, emergendo di notte per prendere possesso della casa. Edward, intimorito, rispetta le restrizioni, mentre Rachel, desiderosa di libertà, sente il peso di quella vita oppressiva.

Bill Milner e Charlotte Vega in The Lodgers - Non infrangere le regole
Bill Milner e Charlotte Vega in The Lodgers – Non infrangere le regole

La spiegazione del finale del film

Durante una visita in paese, Rachel incontra Sean, un veterano di guerra con una gamba amputata. Tra loro nasce un’intesa e, poco dopo, il ragazzo la raggiunge presso il lago che circonda la villa. Rachel gli confida allora il macabro destino della sua famiglia: i genitori si sono suicidati nelle acque del lago, come già accaduto alle generazioni precedenti. Convinta di essere condannata allo stesso fato, bacia Sean e pensa di concedersi a lui, ma poi si ritrae incerta. Nel frattempo, Edward deve affrontare l’avvocato Birmingham, incaricato della gestione della proprietà: la villa è sommersa dai debiti e l’unica soluzione è venderla. Spaventato dall’idea di infrangere le regole, Edward uccide l’avvocato e offre il suo corpo agli spiriti.

Nel frattempo, Sean viene aggredito da alcuni nazionalisti irlandesi, che lo accusano di tradimento. Ricoverato, riceve la visita di Rachel, ma la madre di lui, ex domestica della villa, la respinge con ostilità. La ragazza allora rivela alla sorella di Sean il terribile segreto della sua famiglia: generazioni di gemelli incestuosi hanno maledetto per sempre la casa. Tornata alla villa, Rachel scopre dell’omicidio di Birmingham e, furiosa, confessa a Edward di essersi concessa a Sean. Lui, furibondo, la trascina sul letto per possederla con la forza, ma si ferma quando capisce che è ancora vergine. Proprio in quel momento, Sean arriva alla porta e tra i due inizia una violenta colluttazione.

Rachel, bloccata nella sua stanza dagli spiriti, vede a quel punto l’acqua iniziare a filtrare dal pavimento. Durante la lotta, Edward si trafigge accidentalmente con il coltello di Sean, ma riesce comunque a ferire quest’ultimo alla mano. In fin di vita, Edward raggiunge la stanza di Rachel e crolla sul letto. Lei fugge da Sean, ma entrambi si trovano intrappolati dall’acqua che inonda la villa sfidando la gravità. Rachel capisce che l’unica via di fuga è sottomettersi al destino e si immerge. Sean si tuffa per salvarla e i due si ritrovano nel lago, ma prima che possano baciarsi, lui viene trascinato negli abissi dagli spiriti.

Charlotte Vega in The Lodgers - Non infrangere le regole
Charlotte Vega in The Lodgers – Non infrangere le regole. Foto di MMAGUIRE E – © MAG

Rachel, mentre urla silenziosamente, viene quindi accerchiata dalle entità, che cercano di afferrarla. Con un ultimo sforzo, riesce a risalire e a emergere dall’acqua. Tornata alla villa, trova Edward agonizzante, che le chiede se ora potranno restare insieme. Rachel risponde semplicemente che i genitori torneranno presto da lui, poi si allontana lungo la strada principale, avvolta in una lunga tunica blu, seguita da un corvo nero, identico all’uccello immaginario che Edward accudiva. Di fatto, lascia suo fratello a morire e si lascia tutto alle spalle, pronta a ricominciare altrove.

Questo atto rappresenta il suo definitivo rifiuto delle regole imposte dalla famiglia e dagli spiriti che governano la casa. La sua fuga simboleggia la rottura con il ciclo maledetto di incesto e autodistruzione che ha tormentato le generazioni precedenti. Fondamentale è poi il ruolo dell’acqua, simbolo di purificazione: dall’acqua Rachel riemerge e rinasce, segnando così la sua liberazione. L’elemento del corvo che la segue, infine, sottolinea un continuo legame con il passato. Si lascia dunque intendere che il proprio vissuto non può essere completamente cancellato, ma si può scegliere di non esserne schiavi.

Rachel è dunque un personaggio che con le sue azioni dimostra che il libero arbitrio esiste e che solo lei può spezzare la catena che la rende prigioniera. Edward, invece, rimane nella casa, ormai condannato. Il suo desiderio di restare con Rachel dimostra quanto sia ancora intrappolato nel retaggio familiare, incapace di immaginare un’esistenza al di fuori di esso. La promessa di Rachel che “i genitori torneranno” può infine essere letta in due modi: come una bugia per confortarlo o come un’amara constatazione del fatto che lui continuerà a essere vittima della maledizione.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di The Lodgers – Non infrangere le regole grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunesTim VisionInfinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 31 gennaio alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

The Lodge: trailer del film con Jaeden Lieberher

0
The Lodge: trailer del film con Jaeden Lieberher

Eagle Pictures ha diffuso il trailer ufficiale di The Lodge di Severin Fiala e Veronika Franz, in arrivo nei cinema italiani dal 16 gennaio 2020 distribuito da Eagle Pictures.

Già autori dell’acclamato “Goodnight Mommy”, i registi austriaci Veronika Franz e Severin Fiala firmano un nuovo thriller inquietante con un finale straordinario e inaspettato.

Al centro della vicenda i piccoli Aidan e Mia (rispettivamente Jaeden Martell e Lia McHugh), fratello e sorella che, a seguito della scomparsa della madre, vivono insieme al padre Richard (Richard Armitage) e alla sua nuova compagna Grace (Riley Keough). Mentre stanno trascorrendo le vacanze di Natale in uno chalet di montagna, un impegno improvviso riporta l’uomo in città, creando così l‘occasione per la ragazza di familiarizzare con i figli. Ma una volta rimasti soli, per i tre avrà inizio un angosciante incubo.

Nel cast il giovane attore Jaeden Lieberher, già protagonista nei panni di Bill Denbrough del primo capitolo di “IT” di Andy Muschietti, l’attrice Riley Keough, apparsa in “Hold the Dark “, “Under the Silver Lake” e “La casa di Jack”, e Richard Armitage, protagonista nella trilogia “Lo Hobbit” di Peter Jackson.  Il film è stato presentato in anteprima alla 37° edizione del Torino Film Festival nella sezione non competitiva After Hours dedicata al cinema di genere.

La trama di The Lodge

In The Lodge Richard, dopo il suicidio della moglie, decide di trascorrere le vacanze di Natale nel suo chalet di montagna con i due bambini e la nuova giovanissima compagna. Un impegno improvviso lo riporta in città per una notte, creando così l‘occasione per la ragazza di familiarizzare coi figli. Una volta soli un’oscura presenza si manifesta facendo riemergere nella ragazza i traumi di un doloroso passato. Richard si rende conto dell’incombente pericolo e tenta di tornare a casa ma potrebbe ormai essere troppo tardi…

The Lodge: recensione del film con Riley Keough

0
The Lodge: recensione del film con Riley Keough

Dopo il successo di Goodnight Mommy, presentato alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia alla sua 71° edizione, Severin Fiala e Veronika Franz tornano al cinema con The Lodge, che parte da un concept molto simile al loro film d’esordio, ma che ha esiti estremamente differenti.

Nell’opera prima dei registi austriaci una donna, a seguito di un incidente, rimane profondamente sfigurata e i suoi figli non riescono a riconoscere, sotto alle bende che le proteggono il volto, la madre che conoscevano. In questo film, invece, una giovane donna rimane da sola con i figli del nuovo fidanzato, che rifiutano la sua esistenza nella vita del padre e la colpevolizzano per il suicidio della madre. In una baita in montagna, isolati dal resto del mondo, i tre dovranno fare i conti con fantasmi del passato e segreti inconfessabili, mentre lo spettatore sarà di volta in volta tratto in inganno, senza capire da che parte sia la verità.

La trama di The Lodge

Riley Keough, Jaeden Martell e Lia McHugh in The Lodge (2019)
Foto di Bertrand Calmeau/Bertrand Calmeau – © 2018 The Lodge

Il concept del film è decisamente vincente. La prima mezz’ora della storia imposta una serie di elementi molto intriganti, che sembrano appartenere al genere thriller che volge al sovrannaturale, dal trauma nella vita dei piccoli protagonisti (il suicidio della madre) al passato inquietante della loro aspirante matrigna che, da piccola, fu l’unica sopravvissuta di una strage dai risvolti misteriosi che vide vittima un’intera setta religiosa guidata dal padre della donna.

A questi elementi, che si collocano perfettamente nella tradizione del genere thriller, e che quasi arrivano a lambire l’horror, si infrangono però contro un problema di fondo, in The Lodge: la storia sembra girare su se stessa e moltissimi di questi elementi non trovano un vero e proprio riscontro nello sviluppo delle vicende, non trovano una giustificazione nel corso degli eventi. La casa delle bambole sembra premonire ed evocare ciò che accadrà, ma non assume mai un vero e proprio senso diegetico, limitandosi ad essere una specie di elemento premonitorio soltanto per lo spettatore.

Allo stesso modo, il passato traumatico della protagonista femminile finisce per essere solamente tratteggiato, un gancio per spingere i due bambini a prendere delle decisioni specifiche, nel film, che porteranno avanti la narrazione in maniera che confonde lo spettatore, ma forse non nella maniera partecipativa sperata. Ovvero lo spettatore si ritrova confuso dal racconto, ma non perché i registi riescono ad instillare in lui il dubbio sull’identità del “cattivo” nella storia, ma perché loro stessi sembrano confusi nella rappresentazione degli eventi.

Una bella regia non basta

Nonostante questo aspetto abbastanza importante, Severin Fiala e Veronika Franz si confermano maestri della messa in scena e della regia, riuscendo a sopperire alle mancanze della scrittura con uno stile davvero elegante, che mette in risalto le location incredibili e le performance, anch’esse degne di nota. Su tutti Riley Keough che riesce con grande bravura a tratteggiare il suo personaggio, nonostante una scrittura non troppo solida.

The Lodge utilizza al meglio il linguaggio del thriller ma distribuisce male gli elementi della sua storia, provocando un effetto di insoddisfazione laddove non tutti i nodi narrativi sembrano trovare una risoluzione o una spiegazione.

The Lodge, la spiegazione del finale: cosa è successo davvero a Grace

Il film horror psicologico The Lodge, che ha fatto rabbrividire il pubblico nel 2020, ha un finale che potrebbe lasciare molti spettatori a bocca aperta. Ecco cosa significa veramente. La maggior parte degli appassionati di horror apprezza un buon film spaventoso ogni tanto, con tanto di spaventi, suoni forti e momenti comici. Non c’è niente di sbagliato in questo stile, ma a volte ciò che un particolare fan vuole vedere è molto più oscuro, inquietante ed emotivamente sconvolgente. Per questo tipo di fan dell’horror, qualcosa come The Lodge (la nostra recensione), diretto dal duo Veronika Franz e Severin Fiala, è perfetto, e il finale a sorpresa è una delle ragioni principali.

Il film horror del 2019 The Lodge è implacabilmente cupo e tetro, passa molto tempo a confrontarsi con il mostro della vita reale che è il dolore, e non perde mai l’occasione di affondare il coltello un po’ più a fondo sia nei personaggi che nel pubblico. È un esercizio di tensione e (a volte) di confusione, ma per chi ama l’horror che fa confusione nella mente, è esattamente quello che dovrebbe fare il film. A volte The Lodge sembra andare in una direzione con la sua storia, solo per poi gettare una sorpresa nel mix. Ecco una carrellata di ciò che è realmente accaduto a Grace alla fine di The Lodge, e di ciò che era semplicemente un trucco mentale.

Cosa succede alla fine di The Lodge

Mentre The Lodge giunge al suo agghiacciante finale, Grace (Riley Keough) soccombe completamente al tormento psicologico inflittole da Aidan (Jaeden Martell) e Mia (Lia McHugh). I fratelli, ancora in lutto per il suicidio della madre, orchestrano una complessa bufala per convincere Grace che sono tutti morti e intrappolati nel purgatorio. Nascondono le sue medicine, inscenano la propria morte e la manipolano facendogli credere che il suo trauma passato, il suicidio di massa della sua comunità religiosa simile a una setta, sia tornato alla normalità.

Senza più alcun contatto con la realtà, Grace fa sedere i bambini terrorizzati a tavola, mettendo del nastro adesivo con la scritta “PECCATO” sulle loro bocche, in un’eco inquietante del suicidio rituale della sua setta passata.

Privata dei suoi farmaci antipsicotici e illuminata incessantemente con lampade a gas, Grace entra in uno stato delirante alla fine di The Ldoge. Mentre si convince sempre più che siano tutti morti, mette in scena gli estremi rituali di penitenza della sua infanzia, camminando a piedi nudi nella neve e bruciando i suoi averi nel tentativo di purificarsi. Aidan e Mia, rendendosi conto troppo tardi che il loro scherzo crudele è andato troppo oltre, cercano di rivelare la verità, ma ormai Grace è completamente slegata dalla realtà.

Quando Richard (Richard Armitage) finalmente arriva al rifugio, sperando di porre fine al calvario, Grace, ormai pienamente convinta che tutti debbano abbracciare la morte per andare avanti, gli spara mortalmente. Senza più alcun contatto con la realtà, Grace fa sedere i bambini terrorizzati a tavola, mettendo del nastro adesivo con la scritta “PECCATO” sulle loro bocche, in un’eco inquietante del suicidio rituale della sua setta passata. Mentre The Lodge sfuma nel nero, il destino di Aidan e Mia rimane ambiguo, ma il comportamento inquietante e calmo di Grace suggerisce che abbia già deciso come debba finire la loro storia.

Cosa è successo veramente a Grace in The Lodge

Jaeden Martell e Lia McHugh in La Loggia (2019)
Foto di Bertrand Calmeau/Bertrand Calmeau – © 2018 The Lodge

Quanto Grace creda sia rimasto incerto

A metà di The Lodge, Grace e i suoi futuri figliastri Aidan e Mia si addormentano in salotto. La mattina dopo, tutti i loro effetti personali sono spariti, così come le scorte di cibo. Anche il generatore che alimenta i loro telefoni è morto e il cane di Grace è scomparso. Tutti sembrano sconcertati, finché Aidan non presenta la teoria secondo cui sono morti tutti la notte prima a causa di un riscaldatore a gas difettoso nella stanza mentre dormivano. Aidan e Mia riescono alla fine a convincere Grace che sono morti tutti e sono intrappolati nel purgatorio. Grace scoppia e ora crede che tutti debbano pentirsi in qualche modo per arrivare in paradiso.

The Lodge si conclude con Grace che ha legato i bambini come quelli sacrificati nella sua precedente setta, con segni che indicano che li ha uccisi e poi si è suicidata.

Naturalmente, niente di tutto ciò è reale. Aidan e Mia hanno orchestrato l’intera faccenda, drogando Grace in quella fatidica notte e nascondendo tutto in un compartimento nascosto nel seminterrato. Quando Grace trova il suo cane morto congelato nella neve, i bambini finalmente confessano e ammettono il loro complotto contro di lei. All’inizio del film, entrambi la incolpano del suicidio della madre, dopo che il padre ha lasciato la madre per Grace. Una volta che vengono a sapere della sua infanzia trascorsa in una setta religiosa suicida, trovano l’ispirazione di cui hanno bisogno per torturarla, apparentemente sperando che lei crolli e che il padre non la voglia più.

Alla fine di The Lodge, il padre arriva, ma Grace gli spara, pensando che non si farà male, visto che sono tutti morti. Viene ucciso dal colpo e The Lodge finisce con Grace che lega i bambini come quelli sacrificati nella sua ex setta, con segni che indicano che li ha uccisi e poi si è suicidata. Un aspetto che rimane poco chiaro, però, è se Grace si renda conto che non sono in purgatorio dopo aver ucciso il suo amante, ma sia così pazza e sconvolta da prendere comunque la decisione consapevole di uccidere il resto di loro.

Il vero significato del finale di The Lodge

Riley Keough, Jaeden Martell e Lia McHugh in The Lodge (2019)
Foto di Bertrand Calmeau/Bertrand Calmeau – © 2018 The Lodge

Il film horror ha molto da dire sul dolore

In sostanza, il finale di The Lodge parla di dolore, trauma e dell’inevitabile ciclo del danno psicologico. Gli ultimi momenti rafforzano l’idea che le ferite del passato, se non curate, possono degenerare in qualcosa di distruttivo. Grace, sopravvissuta a un’infanzia trascorsa in una setta religiosa, è segnata in modo permanente dall’esperienza. Anche se all’esterno sembra funzionare, il suo trauma non è mai stato veramente curato. Togliendole le medicine, isolandola e alimentando le sue paure profonde di punizione divina, Aidan e Mia ricreano inconsapevolmente le condizioni esatte che hanno portato al suo esaurimento nervoso iniziale, costringendola a regredire nell’unica realtà che abbia mai conosciuto.

Il finale di The Lodge esplora anche le conseguenze della crudeltà mascherata da dolore. Aidan e Mia credono di punire Grace per aver sostituito la loro madre, ma il loro tormento psicologico va ben oltre le loro intenzioni. Il loro scherzo, pensato per farla soffrire, alla fine li condanna. Nella sequenza finale, quando Grace si mette metodicamente un nastro adesivo con la scritta “PECCATO” sulla bocca, una inquietante riproduzione del rituale suicida della sua setta, diventa chiaro che ora li vede come parte del ciclo della dannazione. Che intendessero o meno fare del male, le loro azioni li hanno inseriti nella sua distorta narrativa religiosa, in cui la sofferenza deve essere espiata attraverso la morte.

Il cupo finale di The Lodge suggerisce anche una visione fatalistica del trauma. Anche se Aidan e Mia rivelano la verità a Grace, lei è ormai troppo distante per accettarla. Il danno è irreversibile. Questo riflette un tema più ampio dell’horror: una volta che qualcosa è rotto, non può sempre essere riparato. La discesa di Grace nella follia non è semplicemente una reazione alla loro crudeltà, ma una tragica inevitabilità causata da anni di cicatrici psicologiche non affrontate.

Come è stato accolto il finale di The Lodge

Il viaggio lento verso un finale esplosivo è stato un successo

Il finale cupo e ambiguo di The Lodge ha diviso sia la critica che il pubblico, con alcuni che ne hanno elogiato la profondità psicologica e altri frustrati dal suo tono nichilista. Molti critici hanno riconosciuto l’orrore a fuoco lento del film e la conclusione scioccante come efficaci, anche se inquietanti. David Day di Horror Movie Talk ha descritto l’esperienza visiva come:

“L’atmosfera era per lo più triste e stranamente pericolosa, con la storia che faceva costantemente penzolare il pericolo alla periferia della visione del pubblico, ma senza mai lasciarlo venire completamente alla luce. Proprio quando pensi di avere una buona padronanza di ciò che sta accadendo, ti viene tolto il tappeto da sotto i piedi, cosa che accade più volte in The Lodge”.

L’elogio per il colpo di scena finale in The Lodge ha avuto eco anche in molte altre risposte. Ad esempio, nella sua recensione per The Guardian, Benjamin Lee non ha avuto che elogi per la trama di The Lodge e il suo finale inaspettato:

“The Lodge è un film molto più riuscito [di Goodnight Mommy di Veronika Franz e Severin Fiala]: pungente, pungente e provocatorio, mentre lancia potenziali colpi di scena prima di stabilirsi su quello più devastante di tutti. Non è una rivelazione del tutto imprevedibile, ma è un modo intelligente, consapevole e sgradevole di procedere, portando il film in un luogo che è allo stesso tempo incredibilmente cupo e irrimediabilmente triste”.

Tuttavia, mentre le lodi sono state per lo più positive, alcuni critici e spettatori hanno contestato il modo in cui il finale di The Lodge sposta l’attenzione dalla crudeltà dei bambini alla salute mentale di Grace. Nonostante ciò, The Lodge è rimasta un argomento di discussione negli ambienti horror, con il suo finale spesso citato come uno dei più inquietanti a memoria d’uomo. Mentre alcuni lo hanno visto come un magistrale esercizio di terrore, altri lo hanno ritenuto troppo nichilista per essere pienamente soddisfacente. Indipendentemente dall’opinione, è un finale che si rifiuta di essere facilmente dimenticato.

The Lobster: recensione del film con Colin Farrell

The Lobster: recensione del film con Colin Farrell

The Lobster: Interno giorno, un uomo insieme al suo cane entra in un albergo e si appresta ad effettuare il check-in. Tutto intorno c’è però un’aria strana, ovattata: è un luogo destinato a gente non accoppiata, non più sposata per scelta o per fatalità. Una volta entrato in possesso della propria camera singola con vista, ha i giorni contati per trovare – all’interno della struttura – un’anima gemella con cui avere un elemento fondamentale in comune (sia questo un difetto fisico, il carattere o un vizio). Al termine del periodo canonico, nel caso in cui non trovasse una compagna con cui stare verrebbe trasformato in un animale a sua scelta (il cane che sta con lui in effetti non è che il fratello…).

Siamo appena finiti, insieme al protagonista del film, in un luogo assurdo quanto surreale, la piccola parte di un mondo all’interno del quale il singolo è considerato un oggetto inutile, inerme, con un solo scopo preciso nella sua vita: trovare un compagno o una compagna e vivere la sua vita nel modo più standard possibile. Chi trasgredisce e vive in società senza i documenti di matrimonio, viene recluso secondo il protocollo che abbiamo descritto appena sopra. Quello di Yorgos Lanthimos è un viaggio all’interno della follia più disperata, nonostante l’estrema ironia del linguaggio e della messa in scena. Guardando il tutto dall’alto, sembra quasi di assistere a una nuova La Grande Abbuffata, laddove al contrario del ritrovo bulimico viene punita la solitudine e la relativa paura collegata. Certo con la grande differenza che nel film di Marco Ferreri era una punizione inflitta con consapevolezza, in The Lobster si è costretti da un famigerato governo difensore della famiglia. Poco importa poi se quest’ultima è forzata, finta o di facciata, l’importante è che esista e prenda le sembianze dell’ossessione.

The Lobster, il film

Un’ossessione che – esattamente come nel meccaninismo garroniano de Il Racconto dei Racconti – genera ovviamente conflitti irreversibili, quando portata all’eccesso. La scrittura è talmente esagerata che si parte ridendo con gusto dinanzi alle disgrazie dei personaggi, incastrati in siparietti ricchi di humor britannico, ma andando avanti con la visione ci si accorge di quanto sia tragico il vicolo cieco all’interno del quale ci si sta chiudendo, e anche la voglia di sorridere passa completamente. Dopo una prima parte più goliardica, si vola verso una seconda da guardare con le mani sugli occhi, poiché ogni speranza è lentamente strozzata alla radice.

The Lobster

Lo schianto finale di The Lobster è poi fragoroso, un inno all’amore – quello vero, adesso – silenzioso e sofferto che rende altissimo ogni piccolo gesto. Colin Farrell è clamoroso e anche fisicamente provato (sembra la nemesi tragica del panzuto Joaquin Phoenix in Irrational Man di Woody Allen), insieme a Rachel Weisz, John C. Reilly e una spietata Léa Seydoux comanda un Dream Team di assoluta qualità. Interpreti di una favola oscura pregna di umorismo nero che lancia frecciate al bigottismo, al controllo mediatico, al pensiero indotto, provando ad elevare la libertà arbitraria dell’individuo. Tutto senza trascurare l’aspetto visivo del film: il lavoro del direttore della fotografia Thimios Bakatakis è spettacolare e priva luoghi e persone di qualsivoglia colore saturo, così come gli eventi fanno con l’anima e la scelta.

The Lobster: la spiegazione del finale del film

The Lobster: la spiegazione del finale del film

Il finale di The Lobster (qui la recensione) solleva una serie di domande sulla commedia romantica dark, tra cui se il personaggio di Colin Farrell, David, si sia pugnalato e accecato intenzionalmente o meno. Il film è la storia surreale di un uomo solitario di nome David che si unisce a un servizio di incontri che motiva le persone a trovare l’amore trasformando i single in animali. Dopo essere fuggito dalla struttura, David si unisce a un gruppo di ribelli che lotta contro la necessità di coppie romantiche, ma incontra e si innamora della donna interpretata da Rachel Weisz.

Il film di Yorgos Lanthimos culmina con David che fugge ancora una volta da una società oppressiva quando la sua amata viene accecata per essersi innamorata di lui. La scena finale vede lei e David in una tavola calda che lottano per trovare qualcosa in comune, solo che David si ritira in bagno con un coltello per accecarsi in modo che la coppia possa essere uguale. Il finale di The Lobster mostra però David che tenta di pugnalarsi agli occhi ma esita alcune volte prima che lo schermo diventi nero. È un finale ambiguo che non risponde mai se David porterà avanti il suo macabro intento.

La trama di The Lobster

Uscito nel 2015, The Lobster è stato il primo film in lingua inglese di Yorgos Lanthimos e ha ricevuto una nomination agli Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Originale è la parola perfetta per descrivere The Lobster: è ambientato in una società distopica in cui essere single è contro la legge. Le persone che diventano single vengono inviate in un hotel popolato da altri single, dove hanno 45 giorni di tempo per trovare un partner sulla base di caratteristiche comuni, altrimenti vengono trasformate in un animale a loro scelta.

È questa la situazione in cui si trova il miope David (Colin Farrell), appena divorziato, che arriva all’hotel con il suo cane Bob al seguito (che un tempo era il suo fratello umano) e sceglie di essere trasformato in un’aragosta se non troverò l’“amore” nel tempo stabilito.

Questa strana distopia, ossessionata dalle relazioni, ha però un movimento di ribelli. Chiamato “I Solitari”, il gruppo vive nei boschi e proibisce severamente qualsiasi tipo di relazione romantica. David alla fine si unisce alla fazione dei ribelli dove incontra un’altra solitaria (Rachel Weisz). I due iniziano una relazione segreta e progettano di fuggire insieme, finché il leader dei Solitari (Léa Seydoux) acceca la Donna miope come punizione per il loro tradimento.

Léa Seydoux in The Lobster
Léa Seydoux in The Lobster. Foto di Despina Spyrou

La spiegazione del finale del film

The Lobster è talvolta considerato uno dei migliori film di Colin Farrell, e la star ha offerto la sua opinione sul finale in un’intervista a EW. Secondo lui ci sono tre opzioni: David si acceca da solo; se ne va senza dire nulla alla donna; oppure non si acceca ma dice alla donna che l’ha fatto. Il finale di The Lobster lascia agli spettatori la possibilità di decidere quale strada intraprendere per David e sottolinea l’impossibilità della scelta che deve affrontare.

David si acceca alla fine del film?

Nella prima parte di The Lobster, l’hotel abbina le persone in base alle loro caratteristiche superficiali. Poiché David è miope, viene incoraggiato ad accoppiarsi con donne miopi, in base alla teoria che avranno qualcosa in comune. Gli incentivi distorti del sistema si vedono quando John (Ben Whishaw) si danneggia il naso nel tentativo di essere accoppiato con una donna che soffre di epistassi.

Sebbene David riesca a fuggire dall’hotel, finisce comunque per seguire le loro idee, consapevolmente o meno. Finisce per cercare un’accoppiata con una donna miope, una caratteristica così importante da essere usata nella sceneggiatura al posto del suo nome. Quando il leader dei Loner di Léa Seydoux acceca la donna, David scopre di non avere molto in comune con lei e fatica a fare conversazione.

David ha dato molta importanza a questa relazione, rischiando la vita per sfuggire ai Solitari, e ora che è tornato in società, sembra probabile che finisca per tornare in albergo se lui e la donna prendono strade diverse. L’idea di accecarsi, che riecheggia il corteggiamento di John nei confronti della donna dal naso all’insù, riflette la sua disperazione per far funzionare la relazione e la fatale superficialità di pensare al romanticismo come a un semplice incontro di somiglianze, il che contribuisce a spiegare il finale del film dark romance.

John C. Reilly e Colin Farrell in The Lobster
John C. Reilly e Colin Farrell in The Lobster. Cortesia di Good Films.

Perché e come le persone single vengono trasformate in animali

L’assurda premessa di The Lobster, con l’idea che gli uomini senza amore vengano trasformati in animali, è un processo di cui nessuno sembra mettere in discussione il funzionamento. Nel realismo magico del film di Yorgos Lanthimos, questa trasformazione in animali rappresenta l’importanza che la società attribuisce all’accoppiamento romantico o all’amatonormatività. Le persone single da lungo tempo sono percepite come un’eccedenza o, in un certo senso, come meno umane di quelle che hanno una relazione, e quindi vengono letteralmente trasformate in animali.

L’esatto processo di trasformazione è lasciato però alquanto oscuro. Si ritiene che si tratti di un processo piuttosto macabro in cui la pelle degli esseri umani viene rimossa e i loro organi vitali trapiantati nell’animale in questione. Tuttavia, alcuni spettatori hanno ipotizzato che la trasformazione in un animale sia una scusa e che gli individui isolati vengano semplicemente uccisi e i loro organi prelevati. The Lobster mostra David che costringe la donna senza cuore di Angeliki Papoulia a entrare nella stanza di trasformazione, ma non c’è alcuna rappresentazione del destino potenzialmente macabro che la attende.

Il vero significato del finale di The Lobster

Il finale di The Lobster e il suo significato fanno parte della genialità del film nel suo complesso, poiché danno al pubblico molti spunti di riflessione. Alla fine, il film può essere visto come un commento sul romanticismo e sulle relazioni nel mondo moderno, soprattutto con l’aumento dell’uso dei social media nel mondo degli appuntamenti. Il modo in cui le persone cercano di scegliere i possibili partner sulla base dei profili delle app di incontri si riflette nei personaggi di The Lobster che si attaccano ad aspetti generici e superficiali dell’altro per convincersi che queste caratteristiche significhino che sono un buon partito.

Colin Farrell e Rachel Weisz in The Lobster
Colin Farrell e Rachel Weisz in The Lobster. Cortesia di Good Films.

Si tratta, ovviamente, di un’assurda esagerazione di questo concetto che si adatta perfettamente all’eccentrica visione del mondo di Yorgos Lanthimos. Il film potrebbe anche essere visto come un commento su come la società costringe le persone al romanticismo e punisce i single perché non stanno con qualcuno. Tuttavia, il film va più in profondità, poiché i solitari si dimostrano altrettanto inaccettabili nei confronti di chi vuole fare le proprie scelte in materia di vita sentimentale. Nel complesso, è un commento su come la società in generale sia invadente nella ricerca dell’amore.

Il film non critica però solo la società. Quando si parla del finale di The Lobster e della scelta che David fa, si dimostra come lui e la donna di cui si innamora non sono una coppia predestinata che è chiamata a stare insieme e che lotta contro tutte le convenzioni per farlo. Sono piuttosto due persone che hanno creduto a tutto ciò che è stato loro venduto sull’importanza del romanticismo e si sono convinte di essere una coppia ideale nonostante non abbiano nulla in comune.

Il fatto che la Donna non abbia un nome vero e proprio è indicativo. David è disposto a rischiare tutto per stare con lei, ma sa così poco di questa persona. Se alla fine David si accecherà, dunque, non si tratta di un’azione drastica compiuta per amore, ma di un’azione egocentrica compiuta per la paura di rimanere solo.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming

È possibile fruire di The Lobster grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple TV, Now e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 30 settembre alle ore 21:20 sul canale Cielo.

The Lobster: John C. Reilly si unisce a Colin Farrell e Rachel Weisz

0

John C. Reilly si unisce al cast di The Lobster, esordio in lingua inglese per il regista candidato all’Oscar Yorgos Lanthimos (Kynodontas). Oltre a Reilly il cast comprendeva già Ben Whishaw, Lea Seydoux, Colin Farrell e Rachel Weisz.

Le riprese, che inizieranno il 24 marzo 2014, avranno luogo in Irlanda. Gli sceneggiatori, lo stesso Lanthimos e Efhtimis Filippou, suo collaboratore di lunga data, hanno scritto una storia d’amore sicuramente non convenzionale, ambientata in un futuro distopico. In questo futuro, trovare un partner è questione di vita o di morte. Con Reilly si uniscono al cast anche Michael Smiley (La Fine del Mondo), Ashely Jensen (Ugly Betty) e Jessica Barden (Hanna).

The Lobster è prodotto dalla Element Pictures e  dalla Limp and Scarlet Films; i produttori sono, oltre cheYorgos LanthimosLee MagidayEd Guiney e Ceci Dempsey, mentre il produttore esecutivo è Andrew Lowedella Element.

Fonte: THR

The Lobster: due clip dal film con Colin Farrell e Rachel Weisz

0
The Lobster: due clip dal film con Colin Farrell e Rachel Weisz

Ecco due clip da The Lobster, film con protagonisti Colin Farrell e Rachel Weisz e diretto da Yorgos Lanthimos, presentato a Cannes 2015 nella sezione Ufficiale del Concorso.

LEGGI LA RECENSIONE DEL FILM

Colin Farrell e Rachel Weisz sono i protagonisti del film, e nel cast sono presenti ancheJohn C. Reilly e Ben Whishaw.

Gli sceneggiatori sono lo stesso Lanthimos e Efhtimis Filippou, suo collaboratore di lunga data.

The Lobster è ambientato in un futuro distopico in cui, per legge, le persone single vengono invitate a trasferirsi in un hotel e obbligati a trovare un compagno o una compagna entro 45 giorni. In caso contrario, le persone verranno trasformate in un animale e lasciate nei boschi.

 

The Lobster: Colin Farrell nel nuovo poster

0
The Lobster: Colin Farrell nel nuovo poster

Colin Farrell, reduce dalla discussa seconda stagio di True Detective, è pronto a tornare al cinema in The Lobster sotto la direzione ddel regista greco Yorgos Lanthimos.

Ad anticipare la pellicola vi proponiamo il poster in lingua italiana del film.

The Lobster

Colin Farrell e Rachel Weisz sono i protagonisti del film, e nel cast sono presenti ancheJohn C. Reilly e Ben Whishaw.

Gli sceneggiatori sono lo stesso Lanthimos e Efhtimis Filippou, suo collaboratore di lunga data.

The Lobster è ambientato in un futuro distopico in cui, per legge, le persone single vengono invitate a trasferirsi in un hotel e obbligati a trovare un compagno o una compagna entro 45 giorni. In caso contrario, le persone verranno trasformate in un animale e lasciate nei boschi.

The Lobster: Colin Farrell e Rachel Weisz insieme

The Lobster: Colin Farrell e Rachel Weisz insieme

Il regista greco Yorgos  Lanthimos, nominato all’Oscar per Kynodontas Alps,     sta per iniziare le  riprese del suo primo film in   lingua inglese, The  Lobster: protagonisti del film saranno Colin Farrell  e Rachel Weisz.

Le riprese, che inizieranno il  24 marzo 2014, avranno luogo in Irlanda. Gli sceneggiatori, lo  stesso Lanthimos e Efhtimis Filippou, suo  collaboratore di lunga data, hanno scritto una  storia d’amore sicuramente non convenzionale,  ambientata in un futuro distopico. In questo  futuro, trovare un partner è questione di vita o  di morte.

The Lobster è prodotto dalla Element Pictures e  dalla Limp and Scarlet Films; i produttori sono, oltre che Yorgos Lanthimos, Lee Magiday, Ed Guiney e Ceci Dempsey, mentre il produttore esecutivo è Andrew Lowe della Element. Lanthimos ha affermato di essere molto grato per avere l’opportunità di lavorare con due grandi attori come Farrell e Weisz. Il loro contributo a The Lobster, nelle speranze del regista e sceneggiatore, arricchirà ed espanderà il mondo che Lanthimos e Filippou stanno cercando di creare ed esplorare. Un altro elemento di grande fiducia nelle potenzialità del film è dato dal team di collaboratori dei quale si avvale Lanthimos, che si dice entusiasta e fiducioso all’idea di iniziare le riprese del film.

Colin Farrell, vincitore del Golden Globe per In Bruges, è la star del nuovo Winter’s Tale, film di Akiva Goldsman, prodotto dalla Warner Bros. Sono in fase di post-produzione Miss Julie, nella quale lo vedremo al fianco di Jessica Chastain, e Solace di Afonso Poyart, nel quale recita con Anthony Hopkins. Rachel Weisz, vincitrice del Golden Globe per The Constant Gardener, è famosa per blockbuster quali la saga de La Mummia e Il grande e potente Oz.

The Lobster e il fascino indiscreto dell’aragosta

The Lobster e il fascino indiscreto dell’aragosta

Il Palinurus Elephas, a dispetto del suo altisonante nome latino, è uno dei crostacei più famosi al mondo, che gode di una fama indiscussa da rockstar della cucina gourmet, nonostante la sua indole sedentaria e naturalmente schiva che lo spinge lontano dalle luci della ribalta. Meglio noto con il suo nome comune inadatto alle grandi occasioni, l’aragosta ha esercitato da sempre un fascino indiscreto sulla fantasia iperattiva dei creatori di ogni tipo, dagli chef più rinomati e stellati, ai pittori stravaganti e dal temperamento impetuoso, fino ai registi più eclettici del panorama cinematografico. Ne è un palese esempio Woody Allen, da sempre ossessionato dalla figura del crostaceo rossiccio, tanto da dedicargli una sequenza nel suo capolavoro Io e Annie (1977) e da renderlo protagonista di un gustoso racconto a base di reincarnazioni, Karma negativo, vendette e aragoste (Tails of Manhattan, pubblicato nel 2009 sulla rivista The New Yorker) mentre oggi ne è una curiosa variante la pellicola scritta e diretta dal regista greco Yorgos Lanthimos, la sua prima opera in lingua inglese che ha ricevuto come riconoscimento il prestigioso premio della giuria durante la scorsa edizione del Festival di Cannes: The Lobster – l’aragosta, appunto – è ambientato in un futuro distopico dove le persone single per legge vengono arrestate e confinate in un inquietante hotel dove devono assolutamente trovare un compagno di vita entro quarantacinque giorni, pena: la trasformazione in un animale, che poi verrà liberato nel bosco adiacente la struttura. Anche al protagonista, neo divorziato, David (Colin Farrell) sembra toccare questo triste destino, quello di diventare un’aragosta, almeno finché non incontra proprio nel bosco un’altra donna sola (Rachel Weisz) della quale si innamora, decidendo di pianificare una fuga a due per salvarsi e scampare al loro triste destino, infrangendo le regole.

The Lobster2Lanthimos e il suo storico collaboratore Efthymis Filippou provano a costruire una variante delle classiche storie di fantascienza che vedono, come protagonista, un’umanità asettica, preda della tecnologia e dell’ordine che non contempla il disordine, caotico, della sfera sentimentale: partendo da premesse che ricordano Gattaca scelgono di utilizzare il linguaggio grottesco, sospeso e tagliente della commedia nera –sarcastica e a tratti “cattiva” – provando ad elaborare una nuova “teoria dei sentimenti” in chiave 2.0, aggiornata ad un’inquietante visione del futuro.

La pellicola è frutto di una co- produzione Europea che ha coinvolto Irlanda, Regno Unito, Francia, Grecia e Paesi Bassi ed è stata girata all’interno dell’Hotel Parknasilla situato nella contea di Kerry, in Irlanda; per le varie scene il regista Lanthimos ha sempre privilegiato la luce naturale e la totale assenza di make up sugli attori, cercando di ridurre l’uso dell’illuminazione artificiale solo alle scene notturne.

La pellicola uscirà il prossimo 15 Ottobre nelle sale italiane e il 16 in quelle britanniche.

The Little Stranger: Domhnall Gleeson nel trailer del nuovo film di Lenny Abrahamson

0

Focus Features ha diffuso il primo trailer ufficiale di The Little Stranger, sesto lungometraggio firmato da Lenny Abrahamson e seconda collaborazione fra il regista e Domnhall Gleeson dopo Frank (2014).

Tratto dal romanzo omonimo scritto da Sarah Waters e ambientato nel 1940, il film vede l’attore nei panni del Dr. Faraday, arrivato al maniero Hundreds Hall per indagare sul caso della famiglia Ayers.

Nel cast di questa intrigante ghost story, anche Charlotte Rampling, Ruth Wilson e Will Poulter

The Little Stranger –  il trailer

The Little House recensione del film di Yōji Yamada

The Little House recensione del film di Yōji Yamada

The Little HouseUscito lo scorso 25 gennaio, presentato alla sessantaquattresima edizione del Berlinale (2014) e proiettato al WA! Japan Film Festival di Firenze poche settimane fa, The Little House (Chiisai Ouchi) conclude splendidamente, all’ottantaduesimo film, la carriera del regista e sceneggiatore giapponese Yōji Yamada (The Twilight Samurai), erede di Yasujirō Ozu. Tratto da un romanzo di Koko Nakajima (vincitore del premio Naoki), racconta la storia di una famiglia attraverso gli occhi della propria cameriera: Taki (interpretata da Haru Kuroki da giovane, premio per la miglior interpretazione, e da Chieko Baisho da anziana), è una timida, innocente e devota cameriera presso la famiglia Hirai di Tokyo, famiglia costituita da Masaki (Takatarô Kataoka), capofamiglia e impiegato in una fabbrica di giocattoli, sua moglie Tokiko (Takako Matsu), che riesce bene a personificare i tormenti interiori ma superficiali di una donna annoiata alla società benestante del tempo, e suo figlio Ryoichi. Con l’avanzare degli anni, Taki decide di mettere per iscritto le proprie memorie, e molti anni più tardi, dopo la morte della stessa, il nipote, Takeshi (Satoshi Tsumabuki), ritroverà i quaderni, tramite i quali riuscirà a ricostruire il passato della zia. Così scopre anche storie nascoste e segreti di famiglia.

The Little House 2Tutte le storie presentate nel film sono in un certo senso filtrate dal ricordo, e vengono raccontate da diversi punti di vista, facendo così convivere passato, presente e futuro. Yamada racconta le vicende sentimentali dei personaggi con delicatezza e tramite piccoli gesti, riuscendo a leggere nell’animo femminile ma senza la supponenza che spesso hanno nei suoi confronti coloro che non appartengono al gentil sesso; per quanto riguarda la storia della nazione, invece, Yamada parla di un’epoca che non c’è più, forse metafora anche di un cinema che non vedremo più, poiché The Little House come già detto conclude la carriera del regista e di un certo tipo di cinema, e forse è proprio per questo che fin dalla prima scena il film è pervaso da un senso di perdita che accompagna ogni tipo di morte, anche quella di un mondo che non c’è più, raccontato esclusivamente dai diari, artefatti volti a non far dimenticare un passato un tempo presente. Di questo film insomma non si può che parlar bene, in quanto riesce ad imprimere sulla pellicola tutto ciò che c’è di più straordinario nella vita, nonostante la quotidianità e la semplicità. Rimarranno sicuramente tutte le emozioni, perché con questo film il regista riesce a dare valore al passato e ai ricordi, facendoci viaggiare tramite il singolo e contemporaneamente tramite la collettività, il tutto impreziosito dalla colonna sonora di Joe Hisaishi e dalle performance delle due attrici Takako Matsu e Haru Kuroki.

The Little Drummer Girl: recensione della serie con Michael Shannon #RomaFF13

Il regista sudcoreano Park Chan-Wook firma la regia della sua prima serie tv, The Little Drummer Girl, ispirata all’omonimo romanzo di John Le Carré. I primi due episodi sono stati presentati alla Festa del Cinema di Roma, gettando le basi per quella che potrebbe presto diventare una delle serie più in voga del momento.

The Little Drummer Girl è ambientata verso la fine degli anni ’70. Charlie (Florence Pugh) è una giovane attrice inglese intenta a trascorrere le vacanze in Grecia. Qui viene turbata dall’incontro con un misterioso sconosciuto, Becker (Alexander Skarsgard). Questi coinvolge la ragazza in un complicato intrigo internazionale orchestrato dalla spia Kurtz (Michael Shannon).

Risulta complesso inquadrare una spy-story come questa solamente dai primi due episodi. Si può però certamente individuare in questi delle ottime premesse che non fanno che aumentare le aspettative nei confronti della serie. Il regista di Old Boy sfoggia qui tutto il suo gusto estetico, regalando allo spettatore un incipit che contiene in sé spettacolarità visiva e gli elementi fondamentali per permettere un rapido inquadramento del contesto in cui ci troviamo. Curando minuziosamente l’aspetto formale, e facendolo intrecciare con la complessa trama a base di spionaggio, inganni e retroscena.

A convincere prima di tutto è infatti la messa in scena del regista, che riesce perfettamente a ricostruire la classica atmosfera da anni ’70 attraverso l’uso di giochi cromatici sia per le scenografie che per i costumi. Il tutto è sottolineato da una calda fotografia che sembra richiamare la qualità dell’immagine data dalla pellicola cinematografica. Successivamente quando con il procedere dell’episodio si fanno sempre più protagonisti i personaggi e la storia, sono questi a rubare l’attenzione dello spettatore.

Il primo episodio di The Little Drummer Girl ci presenta i tre personaggi principali, tra cui spicca un sempre impeccabile Michael Shannon. Ognuno di loro è dotato di buona caratterizzazione, che li differenzia l’uno dall’altro e che proprio per questo potrebbe in futuro dar vita ad interessanti conflitti. All’interno del primo episodio viene quindi costruita l’intera premessa della serie, e a partire dal secondo si mettono in moto la serie di eventi che porteranno i personaggi sempre più nel profondo di una pericolosa ricerca.

Per mestiere le spie mentono e sono il più riservate possibile, e altrettanto sembra promettere questa serie. Risulta infatti difficile prevedere l’evoluzione della storia proposta, a meno che non si sia letto il romanzo di Le Carré. Si ha spesso la sensazione che qualcosa ci venga nascosto, che gli autori della serie si divertano a privarci di alcuni elementi fondamentali, oppure insinuando il dubbio che ciò che ci è stato presentato non sia esattamente come sembra essere. Anche in questo gioco con lo spettatore sta il pregio di una serie che promette grandi risvolti.

The Little Drummer Girl, la recensione

The Lion King: Disney e Balmain celebrano il 30° anniversario alla Royal Albert Hall

0

Lo scorso venerdì 5 luglio Disney e Balmain hanno dato vita a una serata celebrativa alla Royal Albert Hall di Londra, come parte del lancio globale della collezione Disney x Balmain: The Lion King e del 30° anniversario del classico dei Walt Disney Animation Studios Il Re Leone.

All’interno del leggendario auditorium della Royal Albert Hall, i partecipanti hanno potuto assistere a una serata ricca di arte, musica e moda. Olivier Rousteing, Creative Director di Balmain, ha presentato il film di Femi Oladigbolu, girato in Sudafrica, che mette in luce la nuova collezione. Il film è stato seguito da una performance memorabile da parte dell’artista, cantautrice e musicista Leigh-Anne, che ha eseguito “Can You Feel The Love Tonight” dal vivo, in uno spettacolo che ha registrato il quasi tutto esaurito.

Mufasa: teaser trailer ufficiale del prequel de Il Re Leone

La serata ha visto la partecipazione di redattori di riviste di moda, modelli, musicisti, attori e molti altri. Insieme a Rousteing e Leigh-Anne erano presenti anche la modella britannica Jourdan Dunn, la modella e conduttrice televisiva britannica Leomie Anderson, l’attore britannico-giamaicano Micheal Ward, e le modelle Sia e Gabriella Gomes.

Hanno inoltre preso parte all’evento Tasia Filippatos – President of Disney Consumer Products, Claire Terry – SVP Disney Consumer Products EMEA, Liz Shortreed – SVP of Global Softlines & Global Brand Strategy for Disney and Pixar at Disney Consumer Products, Joss Hastings – VP of Global Marketing Strategy and Campaign Management for Disney Consumer Products.

La serata celebrativa di Disney e Balmain è stata la prima di due proiezioni in concerto programmate de Il Re Leone: la colonna sonora di Hans Zimmer, premiata con l’Academy Award®, è stata eseguita dal vivo dalla Chineke! Orchestra e dal London Community Gospel Choir, condotti da Sarah Hicks. Eventi che precedono l’imminente uscita nelle sale di Mufasa: Il Re Leone, che arriverà al cinema a dicembre.

Il lancio della Collezione Disney x Balmain: The Lion King prende il via oggi 8 luglio, online su Balmain.com e in tutto il mondo presso i monomarca Balmain e le principali boutique di moda al mondo. L’8 luglio presso il Saks Fifth Avenue Beverly Hills di Los Angeles e l’11 luglio all’Harbor City di Hong Kong aprono anche due boutique pop-up dedicate alla collezione. A Londra la collezione sarà disponibile sia da Selfridges che da Harrods. A Parigi, le grandi vetrine dello store di Balmain in Rue Saint Honoré saranno dedicate all’intera collezione. Per maggiori informazioni sulle location pop-up dedicate alla collezione, è possibile visitare il sito Balmain.com o i social account di Balmain.

The Lincoln Lawyer: trama, cast e curiosità sul film con Matthew McConaughey

Il genere noto come thriller legale o thriller giudiziario è particolarmente popolare a livello internazionale, e sempre più le storie di avvocati, processi o questioni legate al mondo giudiziario si ritagliano il proprio posto di rilievo nel mercato cinematografico. Film come Schegge di paura, La parola ai giurati o The Judge sono solo alcuni dei più celebri film a riguardo. Tra questi si colloca anche The Lincoln Lawyer, diretto ne 2011 da Brad Furman e scritto da John Romano. All’intero di questo, si esplora un intricata vicenda che porta tanto i personaggi quanto gli spettatori a riflettere sul concetto di colpevolezza e innocenza.

Come gli altri film di questo sottogenere, anche The Lincoln Lawyer va dunque ad esplorare questioni particolarmente delicate, che trovano all’interno delle pratiche legali e giudiziarie i propri punti forti. La tensione è infatti generata proprio dalla necessità di individuare prove e testimonianze a difesa o meno di chi è seduto al banco dei sospettati. Proprio grazie a questi film, la figura dell’avvocato è diventata sempre più celebre al cinema, ottenendo un fascino particolarmente raro. Particolarmente apprezzato dalla critica e dal pubblico, questo di Furman si affermò dunque come un titolo particolarmente importante del suo anno.

A fronte di un budget di 40 milioni di dollari, infatti, questo arrivò ad incassarne più del doppio a livello mondiale. Il film sorprende anche per la grande presenza di sequenze particolarmente dinamiche, che portano il film ad acquisire un ritmo particolarmente coinvolgente. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al libro e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Lincoln Lawyer: la trama del film

Protagonista del film è l’avvocato Mickey Haller, residente a Los Angeles e particolarmente legato alla sua Lincoln Town Car nera targata NTGUILTY. Sempre a bordo della sua auto si reca nelle varie aule di tribunale dove è solito difendere piccoli ladri, spacciatori, prostitute o altri clienti di basso rango. Un giorno egli si ritrova però ad essere richiesto come rappresentante del ricco Louis Roulet, playboy di Beverly Hills, figlio dell’immobiliarista Mary Windsor. L’uomo è infatti accusato dello stupro e del pestaggio della prostituta Regina Campo. Per poter provare l’innocenza di questi, però, Haller ha bisogno di rivolgersi ad un suo amico detective.

Nel frattempo, la procura distrettuale, per la quale lavora Maggie McPherson, ex moglie di Haller, sostiene la colpevolezza dell’imputato. Andando avanti con le indagini in vista del processo, Haller inizia però ad individuare una serie di parallelismi con un precedente caso, di cui il precedente sospettato si è sempre dichiarato innocente nonostante la condanna all’ergastolo. Per Haller diventa dunque sempre più importante capire cosa sia accaduto, cosa c’entri Roulet con tutto ciò e quale dovrà essere il più corretto verdetto. Per fare ciò, l’avvocato avrà bisogno anche di provare la propria innocenza nei confronti di alcuni sospetti.

The Lincoln Lawyer cast

The Lincoln Lawyer: il libro da cui il film è tratto

Il film è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Michael Connelly, in Italia pubblicato con il titolo Avvocato di difesa. Lo scrittore, noto per i suoi libri incentrati su complesse vicende legali, ha dedicato al personaggio dell’avvocato Haller diversi volumi, di cui questo qui approfondito è il primo, uscito nel 2005. Successivamente sono stati pubblicati anche La lista nel 2008, La svolta nel 2010, Il quinto testimone del 2011 e Il dio della colpa del 2013. Grande successo letterario, Avvocato di difesa venne da subito adocchiato dagli studios americani, e i diritti vennero infine acquisiti dalla Lakeshore Entertainment e dalla Lionsgate. Connelly si è in seguito dichiarato entusiasta della trasposizione, che racchiudeva il cuore del suo racconto.

The Lincoln Lawyer: il cast del film

Ad interpretare l’avvocato Mickey Haller vi è l’attore premio Oscar Matthew McConaughey. Questi è stato fortemente richiesto dall’autore del romanzo da cui il film è tratto. Lo scrittore, infatti, dichiarò di aver sempre apprezzato l’attore, considerandolo la giusta personalità per dar vita al personaggio. In particolare, Connelly si convinse del fatto che doveva essere lui ad ottenere la parte dopo averlo visto recitare in Tropic Thunder. Accanto a lui, nei panni dell’amico detective Frank Levin vi è William H. Macy, mentre Marisa Tomei interpreta Margaret McPherson, ex moglie di Haller. Bryan Cranston è invece presente nei panni del detective Lankford. John Leguizamo interpreta il prigioniero Val Valenzuela, mentre Michael Peña è Jesus Martinez. Infine, Ryan Philippe interpreta l’accusato Louis Ross Roulet.

The Lincoln Lawyer: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. The Lincoln Lawyer è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 12 aprile alle ore 21:15 sul canale Cielo.

Fonte: IMDb

The Limehouse Golem: il thriller gotico ha un cast

0

Il cinema è pronto ad abbracciare un nuovo thriller dalle atmosfere gotiche: The Limehouse Golem, adattamento cinematografico del romanzo pubblicato ad opera di Peter Ackroyd nel 1994 col titolo Dan Leno and the Limehouse Golem. Secondo quanto annunciato recentemente, la pellicola la cui sceneggiatura è firmata da Jane Goldman (Kingsman: The Secret Service) sarà diretta da Juan Carlos Medina (Painless) ed interpretata da Alan Rickman, la star di Bates Motel Olivia Cooke Douglas Booth (Jupiter Ascending).

Ad annunciare il cast del film è stato Stephen Woolley che produrrà la pellicola coadiuvato da Elizabeth Karlsen Joanna Laurie di Number 9 Films. Queste le parole di Woolley: “Siamo privilegiati di poter collaborare ancora una volta con Alan Rickman e Jane Goldman ed il regista sensazionale Juan Carlos Medina, nonché le star del futuro Olivia Cooke e Douglas Booth. Sarà la prima volta in cui il mondo potrà vedere il fantastico universo che Peter Ackroyd ha creato.”

The Limehouse Golem è un racconto gotico che mette in scena una serie di misteriosi omicidi di cui sarà considerato colpevole il Golem, una creatura mitologica.

Fonte: Coming Soon

The Lighthouse: spiegazione del finale del film di Robert Eggers

The Lighthouse: spiegazione del finale del film di Robert Eggers

Uscito nel 2019, The Lighthouse di Robert Eggers ha stupito e sconcertato gli spettatori di tutto il mondo. Il film sperimentale interpretato da Willem Dafoe e Robert Pattinson indaga il deterioramento degli stati mentali di due guardiani del faro costretti a vivere per quattro settimane su un’isola deserta. Il film, diretto dal regista di The Witch, altro successo horror con Anya Taylor-Joy protagonista, ha seguito la strada dell’horror indie, ma si è fatto notare per la sua ambiziosa direzione creativa.

Oltre che per il suo stile unico, The Lighthouse si è distinto per la sua trama oscura e per la ricchezza dei temi trattati, elementi che si sono uniti per dare vita a un film avvincente, inaspettato e sconcertante. Con queste premesse, c’è molto da scoprire sulla trama di The Lighthouse e sul suo significato più profondo.

Di cosa parla The Lighthouse?

The-Lighthouse-castThe Lighthouse inizia con i personaggi di Willem Dafoe e Robert Pattinson, Thomas Wake e Ephraim Winslow, che si danno il cambio per quattro settimane su un’isola deserta per occuparsi della supervisione di un faro isolato. Ephraim deve sottostare agli ordini del veterano Thomas e occuparsi della maggior parte dei lavori manuali, mentre Thomas finisce per occuparsi solo del faro, senza mai permettere a Ephraim di salirci per nessun motivo. Quando il loro turno di quattro settimane sta per terminare, una tempesta devastante gli impedisce di ripartire. Ormai senza più provviste, i due finiscono per ubriacarsi di continuo: l’isolamento diventa la loro più grande rovina. Il tempo sembra perdere ogni tipo di significato e i due precipitano nella follia.

Il mattino successivo, Howard trova il diario di bordo di Wake, in cui quest’ultimo lo critica come dipendente ubriacone e incompetente e raccomanda che venga licenziato senza stipendio. Howard insiste di essere un gran lavoratore e chiede di poter entrare nel faro, ma Wake si rifiuta e lo sminuisce, così il giovane attacca il suo padrone: nel mentre, ha delle allucinazioni di una sirena, del vero Winslow e di un Wake simile a Proteo. Alla fine, Howard riesce a sottometterlo e lo porta nella buca alla base del faro per seppellirlo vivo. Wake descrive i pericoli di guardare la luce del faro prima di perdere conoscenza, ma Howard si impossessa delle chiavi per la torre. Una volta raggiunta la luce del faro, Howard ne rimane abbagliato: sentiamo urla inquietanti e squilibrate da parte del giovane, prima che precipiti giù dalle scale. Tempo dopo, vediamo un Howard a malapena vivo, che giace nudo sugli scogli con un occhio danneggiato, mentre uno stormo di gabbiani si ciba delle sue viscere.

I temi e il simbolismo di The Lighthouse

willem dafoeThe Lighthouse è molto più di un semplice film horror/thriller e lo dimostra il fatto che sia ricco di simbolismi e temi complessi. Partiamo analizzando come l’elemento tematico più evidente sia in realtà lo stile del film: Eggers ha deciso di girare in bianco e nero con un formato 1.19:1, che ha certamente aggiunto al film un’atmosfera claustrofobica e al contempo grintosa.

Vi è anche un forte sottotesto psicologico in The Lighthouse, con Eggers che ha ammesso di essere stato pesantemente influenzato dall’operato Carl Jung. Eggers ha giocato con il complesso edipico nella relazione tra i suoi protagonisti, in quanto Winslow è stato spinto a uccidere Thomas, che vedeva come una sorta di figura paterna. Il film incorpora anche un evidente simbolismo fallico, rappresentato dal faro stesso. Considerando che il film tratta di due uomini soli su un’isola deserta, i temi della sessualità e della mascolinità sono indubbiamenti fondamentali.

Tutto ciò si lega a doppio filo con l’influenza che la mitologia e il folklore esercitano sulla trama di The Lighthouse, in particolare i racconti dei marinai e  la mitologia classica, soprattutto la figura delle sirene. Oltre a questo, ci sono alcuni riferimenti importanti ad altri miti greci. Durante quella che sembra essere un’allucinazione di Winslow, egli vede Thomas adornato di tentacoli e creature marine: trasformazione estetica che fa riferimento a Proteo, il dio delle profezie che serviva Poseidone. Inoltre, quando Winslow riesce veramente a scorgere cosa si cela nel faro, precipita giù per le scale e muore: le sue interiora finiscono per essere mangiate dai gabbiani, un chiaro riferimento al mito di Prometeo, che rubò il fuoco degli dei e subì la conseguenza di vedere un’aquila mangiare il suo fegato ogni giorno.

Cosa vede Thomas nella luce?

La risposta a questa domanda è plurivoca e viene lasciata in sospeso da The Lighthouse. Poiché il film è fortemente basato sulla mitologia classica, la luce rappresenta sicuramente più un’idea astratta che un vero e proprio oggetto tangibile. Sebbene si possa ipotizzare che il faro racchiuda segretamente la presenza di una sirena, visti i continui accenni del film a queste creature, Eggers ha in reltà suggerito che la chiave di lettura va ricercata più che altro nella figura di Prometeo.

Se il personaggio di Thomas Winslow è basato su Prometeo, allora ha certamente sfidato un dio (analizzando Thomas Wake come Proteo), una volta avuto l’accesso al faro sacro. Per questo, è stato rapidamente e severamente punito precipitando verso la morte. Per tutta la durata del film, Winslow era alla ricerca di risposte su ciò che era realmente accaduto con l’ex partner di Wake e su ciò che Wake nascondeva nel faro. Ogni volta che si ritrovava a fissare la luce, almeno figurativamente, vedeva tutto: la verità, che gli era stata nascosta per tutto il tempo. Come ogni essere umano, Winslow non è riuscito a gestire questa conoscenza eterna ed è stato consegnato alla morte proprio perchè la verità rimanesse ignota.

Sebbene si tratti puramente di speculazioni, Eggers stesso è intervenuto sul finale di The Lighthouse, pur con una risposta sempre ambigua. In un’intervista a Vox, ha rivelato: “Ieri sera, durante una proiezione, qualcuno mi ha chiesto: “Perché non hai fatto vedere quello che Rob [Pattinson] vede alla fine del film?” E io ho risposto: “Perché se lo avessi visto, ti sarebbe toccato lo stesso destino””. Alla fine ha lasciato il finale all’interpretazione dello spettatore, come ogni buon mito precedente“.

Qual è il vero significato di The Lighthouse?

The-Lighthouse-significatoTrovare una vera risoluzione al finale di The Lighthouse è praticamente impossibile, anche se è proprio questo aspetto a fortificare l’unicità del film. Sebbene siano ravvisabili i temi principali della sua narrazione, tra cui l’isolamento, la follia e un’indagine sulla natura umana, il finale ambiguo del film delega allo spettatore la possibilità di trarre le proprie conclusioni. Forse Thomas Wake è veramente un dio, dato che riesce a fissare la luce ripetutamente e a sopravvivere, o forse è stato lentamente condotto alla pazzia da quella vista, portando anche i suoi compagni a uno stato mentale disturbato. Nel complesso, si tratta di un film che incorpora anche il genere fantastico, sollevando dunque più livelli di riflessione e aprendosi al dibattito post-visione.

The Lighthouse: orrore, mitologia e sessualità nel film di Robert Eggers

Ci sono pochi dubbi, tra spettatori e critici cinematografici, sul fatto che The Witch (qui la recensione) sia uno dei migliori film horror degli ultimi anni. Opera prima di Robert Eggers, appartenente al cosiddetto folk horror, ovvero includendo elementi folkloristici attraverso cui evocare paure primordiali, The Witch si struttura in particolare attorno a temi come la potenza della natura, la fede religiosa, gli impulsi sessuali e la lotta eterna tra forze del bene e forze del male. Su tali tematiche, nel 2019, Eggers ha costruito anche il suo secondo lungometraggio, The Lighthouse (qui la recensione).

Ad oggi si tratta dell’opera più estrema del regista in quanto a scelte stilistiche e contenutistiche. Nato come tentativo di Max Eggers, fratello del regista, di adattare per il grande schermo un racconto incompiuto di Edgar Allan Poe, Il faro (The Light-House), il film si è concretizzato solo grazie all’interesse dello stesso Robert, che ha finito per riscriverne la sceneggiatura assieme a Max, trasformandola in una storia originale, priva di ogni somiglianza col racconto di Poe. Il risultato è un film difficile da far rientrare in un unico genere. The Lighthouse è un horror, un thriller psicologico, un fantasy, una storia di sopravvivenza e un’opera grottesca.

Girato con una straordinaria fotografia in bianco e nero, per la quale il direttore della fotografia Jarin Blaschke è stato nominato ai premi Oscar, The Lighthouse contiene dunque al proprio interno più anime, ma anche numerose suggestioni, simbolismi, riferimenti al cinema espressionista Friedrich Wilhelm Murnau, alle teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud. Troppo particolare nella sua natura, il film non è mai stato distribuito nelle sale cinematografiche italiane, passando direttamente per l’home-video. Grazie ora al suo approdo su Netflix, è possibile fruirne in modo molto più immediato, potendo così riscoprire quello che è uno dei film più importanti di questi anni. Ma andiamo con ordine.

The-Lighthouse-cast

La trama e il cast di The Lighthouse

La storia narrata nel film si svolge sul finire del XIX secolo, quando un uomo di nome Ephraim Winslow si reca su un’isola remota al largo delle coste del New England per lavorare un mese come guardiano del faro, sotto la supervisione dell’anziano e irascibile custode, Thomas Wake. Nel corso della sua permanenza sull’isola, Winslow inizia però a soffrire di allucinazioni, mentre Wake sembra nascondergli qualcosa di particolarmente spaventoso riguardo a quel luogo. Alcune leggende, secondo l’anziano custode, non sarebbero tali, bensì racconti reali di reali creature. Cercando di scoprire a cosa l’uomo si riferisce, Winslow conoscerà la pazzia, dalla quale dovrà tentare con tutto sé stesso di salvarsi.

Girato nella Contea di Yarmouth, in Nuova Scozia, nella località di Cape Forchu, il film ha richiesto al cast e alla troupe di sottostare a condizioni meteorologiche estreme: temperature gelide, acqua fredda dell’Atlantico, venti intensi, neve, pioggia e nessuna flora protettiva. Ad interpretare Ephraim Winsol vi è l’attore Robert Pattinson, mentre Willem Dafoe è Thomas Wake. I due, dedicatisi anima e corpo ai rispettivi personaggi, hanno mantenuto al minimo i propri rapporti durante il set, limitandosi alle interazioni richieste per il film. Questo gli ha permesso di sviluppare un rapporto complicato, in linea con quello esistente tra i loro due personaggi. Solo a film ultimato hanno avuto modo di conoscersi davvero.

Il significato del film The Lighthouse

La psiconalisi e la sessualità

Come affermato da Eggers, il sottotesto del film è stato fortemente influenzato dalle opere di Sigmund Freud. Il film contiene dunque rappresentazioni esplicite della sessualità maschile e ritrae, come intuibile dalla trama, due uomini isolati su un’isola e dunque a stretto contatto tra loro. La fantasia sessuale e la masturbazione diventano dunque temi ricorrenti nel film, motore del comportamento umano, strutturato tra mente, corpo e impulsi. Lo stesso faro, inoltre, diventa un esplicito riferimento fallico, così come le fantasie sessuali e l’androfilia ricorrenti nel corso del racconto. Il tutto, dunque, si basa sul rapporto conflittuale che i due protagonisti vivono, che però diviene allo stesso tempo espressione di un’attrazione soffocata.

The-Lighthouse-significato

L’elemento mitologico

The Lighthouse, poi, acquisisce anche elementi soprannaturali e fantasy, inglobbando dentro di sé simboli e riferimenti mitologici che arricchiscono il racconto. Ci sono infatti parti del film ispirate sia ai miti dei marinai che alla mitologia classica. Il destino del giovane guardiano del faro richiama il mito di Prometeo, poiché, dopo aver finalmente raggiunto la misteriosa luce in cima al fare e aver appreso cosa c’è dentro, precipita verso un’orribile fine. Lo spettatore non saprà mai cosa vi è nascosto in quella luce, ma la si può far identificare con la conoscenza di tutte le cose, un vero e proprio accesso al paradiso che, però, nella sua impossibile meraviglia viene ad essere negato all’uomo.

D’altra parte, il custode più anziano è stato modellato su Proteo, oracolo e mutaforma dei mari. Nel corso del film Thomas lancerà diverse profezie, che si riveleranno poi esatte. Egli diventa dunque una figura di monito, nonché a suo modo un antagonista di Ephraim. Di particolare importanza è tal riguardo anche la figura della sirena, simbolo qui di orrore e malvagità, coerentemente con i miti che vedono tale creatura attirare l’attenzione dei marinai con la propria bellezza salvo poi rivelarsi mostruose creature mangiauomini.

Il significato del film

Nonostante tutte queste informazioni, non vi è una risposta concreta sul vero significato di The Lighthouse. Si possono, come visto, individuare i tem dell’isolamento, della follia e dello studio della natura umana, come anche l’orrore e le pulsioni sessuali che possono nascere tra due individui. Il finale ambiguo del film, però, lasciato lo spettatore con più domande che risposte, dovendo dunque trarre le proprie conclusioni. Ma questa è stata da sempre l’intenzione di Eggers, il quale voleva con questo suo secondo lungometraggio realizzare un racconto che sfidasse la mente umana, proponendo domande a partire dalle quali riflettere sulle tematiche proposte in base all’esperienza sensoriale vissuta durante il film. Un’opera, dunque, che richiede una partecipazione quantomai attiva e attenta.

Il trailer e dove vedere The Lighthouse in streaming

È possibile fruire di The Lighthouse grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Netflix, dove è attualmente al 10° posto nella Top 10 dei film più visti in Italia. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video.

Fonte: IMDb, HuffPost, CBR

The Lighthouse: il trailer del nuovo film di Robert Eggers

0
The Lighthouse: il trailer del nuovo film di Robert Eggers

A24 ha diffuso il primo trailer di The Lighthouse, il nuovo film di Robert Eggers (acclamato regista di The Witch) che vede protagonisti Robert Pattinson e Willem Dafoe. Presentato al Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs, uscirà nelle sale il 18 ottobre 2019.

La storia segue le disavventure di due guardiani di un faro situato su una lontana e misteriosa isola del New England alla fine del XIX secolo. Si tratta del secondo lungometraggio del filmaker americano premiato nel 2015 al Sundance per la miglior regia con la sua opera prima, The Witch, uno degli horror più apprezzati dell’ultimo decennio.

The Lighthouse: come il film ha adattato una storia incompiuta di Edgar Allen Poe

The Lighthouse di Robert Eggers si è trasformato in uno dei film horror più memorabili del 2019, ma il potente film deve in realtà molto a Edgar Allen Poe.

Robert Eggers sta rapidamente diventando un nome importante nel genere horror, poiché il suo approccio più paziente allo stile cinematografico gotico ha funzionato molto bene per il regista. Mentre molti film dell’orrore si concentrano sempre più spesso su spaventi a raffica o su effetti speciali dilaganti, Eggers crea continuamente incubi d’atmosfera come The Witch e The Lighthouse.

The Lighthouse, il film di Eggers che fa seguito a The Witch, può essere un’opera più polarizzata, ma è considerata da molti un capolavoro per il tono da poema vecchio stile che offre. The Lighthouse è un sogno surreale pieno di una fotografia in bianco e nero mozzafiato, di interpretazioni sconvolgenti di Willem Dafoe e Robert Pattinson e di una relazione difficile che non vuole essere definita. L’immaginario di The Lighthouse è rimasto impresso alla maggior parte del pubblico anche dopo la fine del film, ma la natura avvincente del film può essere dovuta in parte alla leggenda dell’horror letterario, Edgar Allen Poe.

The Lighthouse adatta un racconto incompiuto di Edgar Allen Poe

The-Lighthouse-significato

“Il faro” è l’ultimo scritto a cui Edgar Allen Poe ha lavorato prima di morire; la sua prematura scomparsa ha fatto sì che il finale della storia rimanesse incompleto. Tutto ciò che Poe aveva terminato nel racconto erano solo due pagine, che alcuni hanno ipotizzato essere la totalità del racconto e che implica la morte prematura del narratore. Il racconto “Il faro” di Poe è espresso attraverso le annotazioni del diario di un guardiano del faro solitario. Le annotazioni coprono solo pochi giorni, ma esprimono la crescente solitudine e i sentimenti di paranoia del narratore.

Al di là dell’ambientazione e dei temi dominanti dell’isolamento e della solitudine, c’è ben poco in comune tra il film di Eggers e il racconto di Poe. Eggers rinchiude due persone in un faro e dà loro altre preoccupazioni, come un cadavere abbandonato sulla riva e crescenti allucinazioni, ma è affascinante vedere come la struttura essenziale sia stata presa e migliorata.

Curiosamente, è stato proprio il fratello di Robert Eggers, Max, a iniziare a lavorare su The Lighthouse come progetto quando Robert stava lavorando a The Witch. Max era rimasto bloccato nell’adattamento del racconto incompleto di Poe e Robert decise di aiutarlo aggiungendo le proprie idee e ispirazioni alla struttura che Max aveva messo insieme. Man mano che i due fratelli lavoravano insieme, Il faro è cresciuto e si è evoluto al di là delle idee di Poe, trasformandosi nel film allegorico finito. The Lighthouse lascia molto aperto all’interpretazione, ma è questa prospettiva più lucida che la storia adotta che contribuisce ad elevarla a qualcosa di speciale.

The Lighthouse, recensione del film con Robert Pattinson

0
The Lighthouse, recensione del film con Robert Pattinson

Osannato a Cannes 2019, dove è stato presentato nella selezione ufficiale della Quinzaine des Réalisateurs, già circondato dall’aura di film culto ed erede del successo di critica e pubblico dell’opera prima The VVitch, che ha messo al centro dell’attenzione cinefila l’esordiente Robert Eggers, The Lighthouse è finalmente disponibile per l’acquisto e il noleggio su Amazon Prime Video.

L’uscita on demand aggira l’ostacolo delle sale chiuse per la pandemia di COVID-19 in corso e fa entrare direttamente nelle case degli appassionati cinefili, l’opera seconda di uno dei registi che negli ultimi anni ha promesso di rinnovare il volto del cinema di genere horror, contaminandolo con le atmosfere folkloristico religiose del New England di metà ‘600.

The Lighthouse, la storia

Con The VVitch, The Lighthouse trova un’assonanza nella contaminazione dei generi e nella location. La storia è infatti ambientata a largo delle coste del New England, su un’isola deserta che ospita soltanto un faro e delle colonie di gabbiani. La storia segue Ephraim Winslow (Robert Pattinson), un giovane che si reca su quell’isola per fare da assistente al vecchio guardiano del faro, Thomas Wake (Willem Dafoe).

Accolto in maniera brusca dal burbero Wake, Winslow si renderà presto conto che la vita al faro è ben più dura di quella che si immaginava e il comportamento bizzarro del vecchio non sarà certo d’aiuto. Gli impedisce di avere accesso alla lanterna del faro, che invece lui va ogni sera a venerare, completamente nudo, minaccia di mandarlo via dall’isola senza paga, perché inadeguato, tenta in ogni modo di rendere la sua vita difficile, con storie di leggende marinaresche oscure.

Abusi, fatica, fame, alcol renderanno Winslow vittima di allucinazioni e deliri, fino allo scontro inevitabile con il vecchio Wake, quasi fosse lui stesso un mostro marino da sconfiggere per ottenere la salvezza e la ricompensa.

Come hanno fatto Ari Aster e Jordan Peele, altri due giovani autori che si sono distinti negli ultimi anni nella scena del cinema di genere horror con le loro opere prime (rispettivamente Hereditary e Get Out), anche Eggers ha esordito con un film più “sicuro”, il citato The VVitch, per poi alzare di molto la posta con un secondo lavoro più ambizioso e di difficile lettura, come accaduto con Midsommar e Us.

Murnau, Lovecraft e i riferimenti di The Lighthouse

The Lighthouse è infatti un film contraddittorio, che nonostante la reiterazione di situazioni sgradevoli, sottopone lo spettatore anche ad una continua esposizione alla bellezza delle sue immagini. Sia l’aspect ratio (1.19:1) che la fotografia (bianco e nero molto contrastato) richiamano alla memoria il cinema degli anni ’20 e ’30 e lo stile di Dreyer, senza il suo misticismo ma fortemente evocato soprattutto nell’uso del primo piano, e di Murnau, con M – Il Mostro di Dusseldorf che diventa il primo evidente riferimento visivo di Eggers. Dopotutto non è nuova la passione del regista per Murnau, tanto che nei suoi prossimi progetti c’è un remake di Nosferatu il vampiro.

Non solo i riferimenti visivi sono ricchi e alti, anche quelli letterari sono moltissimi e di facile rintracciabilità in The Lighthouse, a partire dai miti marinareschi, ma anche dalla letteratura d’avventura dell’Ottocento, con particolare predilezione per l’opera di Melville, ma con numerose evocazioni della mitologia greca antica, oltre al mito di Cthulhu e alla letteratura lovecraftiana in generale.

La natura letteraria di The Lighthouse, così bene rintracciata nei riferimenti tematici e visivi, si rispecchia anche nella stesura dei dialoghi, pochi e declamati con voce stentorea, quasi che i due protagonisti fossero i principali attori di un dramma da palcoscenico. Questa sensazione viene a mancare nella seconda parte del film, quando l’aspetto allucinatorio delle immagini oniriche che si susseguono, sovrapponendosi alla realtà, prendono il sopravvento e saturano lo spettatore.

Un’opera divertente da “leggere”

Eggers si serve del genere horror per provare a penetrare nelle menti dei suoi protagonisti, tuttavia resta in superficie e alla fine si affida più al potere di annichilimento delle immagini e all’affollamento di significati che esse portano che ad un vero e proprio viaggio dentro la testa dei protagonisti, i quali nel finale come eroi della mitologia si incontrano con il loro fato, predetto da visioni e maledizioni.

The Lighthouse ha tutte e carte in regola per doppiare il successo di The VVitch, affascinando critici e pubblico, ma lascia anche insinuare il dubbio che forse il cinema di Robert Eggers, per quanto ricercato, sia comunque ancora acerbo e troppo superficiale. E per un regista pieno di talento all’opera seconda è un difetto cui il tempo porrà rimedio.

The Lighthouse, il 25 luglio al Lake Como Film Nights festival

0
The Lighthouse, il 25 luglio al Lake Como Film Nights festival

Presentato per la prima volta a Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs e successivamente candidato ad un Premio Oscar nella categoria Miglior Fotografia, The Lighthouse è tra i film più attesi dell’anno. Verrà presentato per la prima volta in una proiezione aperta al pubblico in Italia il 25 luglio al Lake Como Film Nights festival.

Diretto da Robert Eggers con un cast di assoluto pregio, protagonisti Willem Dafoe e Robert Pattinson, è la storia ipnotica e allucinatoria di due guardiani del faro su una lontana e misteriosa isola del New England alla fine del XIX secolo.

Thomas Wake (Dafoe) è il guardiano stagionale di un faro sperduto nel nulla, su un’isola battuta da venti e tempeste nella Nuova Scozia di fine Ottocento, mentre Ephraim Winslow (Pattinson) è il suo giovane aiutante, propostosi volontario per le quattro settimane del turno.

The Lighthouse, la recensione del film

Girato in 35mm in un affascinante bianco e nero, il film ha ottenuto diverse candidature – tra cui quella agli Academy Awards – e premi. The Lighthouse è stato distribuito direttamente in streaming da Universal Pictures, ed ora trova una proiezione al Lake Como Film Night festival.

La kermesse cinematografica Lake Como Film Nights si svolge a Villa Erba a Cernobbio nell’ambito della rassegna estiva Villa Erba Open Air, edizione speciale del progetto Cultura di Villa Erba per il 2020. Dal 24 al 31 luglio, l’appuntamento con il cinema d’autore è alle 21.15 per vivere il grande cinema immersi tra gli alberi del parco della residenza che fu di Luchino Visconti.

Il film The Lighthouse verrà proiettato il 25 luglio alle 21.15 sullo schermo PANORAMA a Villa Erba in versione doppiata in italiano con sottotitoli in inglese grazie alla collaborazione con Universal Pictures Italia.

Il film sarà disponibile a partire dal 21 ottobre nei formati home video Dvd e Blu-ray con Universal Pictures Home Entertainment Italia.

The Light Between Oceans: trailer con Michael Fassbender e Alicia Vikander

0

Ecco il trailer con Michael Fassbender (Macbeth, Steve Jobs) e Alicia Vikander (Ex Machina, The Danish Girl) di The Light Between Oceans, il nuovo film di Derek Cianfrance (Blue Valentine, Come un tuono) tratto dall’omonimo romanzo di M.L. Stedman.

The Light Between Oceans uscirà al cinema in America a ottobre 2016. Nel cast anche Rachel Weisz. Di seguito la trama del romanzo:

Isabel ama la luce del faro tra gli oceani, che rischiara le notti. E adora le mattine radiose, con l’alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel faro fosse il centro del mondo. Per questo ogni giorno scende verso la scogliera e si concede un momento per perdersi con lo sguardo tra il blu, nel punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si stendono come un tappeto senza confini.The Light Between Oceans Lì, sull’isola remota e aspra abitata solo da lei e suo marito Tom, il guardiano del faro, Isabel non ha mai avuto paura. Si è abituata ai lunghi silenzi e al rumore assordante del mare. Ma questa mattina un grido sottile come un volo di gabbiani rompe d’improvviso la quiete dell’alba. Quel grido, destinato a cambiare per sempre la loro vita, è il tenue vagito di una bambina, ritrovata a bordo di una barca naufragata sugli scogli, insieme al cadavere di uno sconosciuto. Per Isabel la bambina senza nome è il regalo più grande che l’oceano le abbia mai fatto. È la figlia che ha sempre voluto. E sarà sua. Nessuno lo verrà a sapere, basterà solo infrangere una piccola regola. Basterà che Tom non segnali il naufragio alle autorità, così nessuno verrà mai a cercarla. Decidono di chiamarla Lucy. Ben presto quella creatura vivace e sempre bisognosa d’attenzione diventa la luce della loro vita. Ma ogni luce crea delle ombre. E quell’ombra nasconde un segreto pesante come un macigno, più indomabile di qualunque corrente e tempesta Tom abbia mai dovuto illuminare con la luce del suo faro. Perché sulla terraferma, tra la civiltà, c’è una donna che spera ancora. Una donna infelice, ma determinata.

Fonte: IW

The Light Between Oceans: recensione del film con Michael Fassbender e Alicia Vikander

C’è davvero tanta attesa per The Light Between Oceans. E non solo perché stiamo parlando del film che segna il ritorno dietro la macchina da presa dell’acclamato Derek Cianfrance (Blue Valentine, Come un tuono), ma anche perché è il film che vede recitare insieme, per la prima volta, una delle coppie più amate e chiacchierate del momento: Michael Fassbender e Alicia Vikander.

Melodramma dal forte impatto visivo, The Light Between Oceans (in italiano La Luce sugli Oceani) è l’adattamento cinematografico del bestseller di ML Stedman. All’apparenza Derek Cianfrance sembra costruire la più potente delle opere d’arte, aiutato dalle splendide immagini di Adam Arkapaw (già direttore della fotografia di Macbeth) e dalle musiche solenni di Alexandre Desplat.

Il film vanta inoltre una coppia di protagonisti in perfetta sintonia e una co-protagonista che dimostra di essere ormai un’interprete matura e consapevole. Michael Fassbender e Alicia Vikander si confermano attori straordinari in grado di tratteggiare sullo schermo due personaggi complessi e sfaccettati, il primo con la sua ormai comprovata bravura, la seconda con sorprendente e disinvolta pacatezza. A loro si aggiunge una comprimaria di tutto rispetto, Rachel Weisz, che ottimamente incarna tutta la disperazione e l’afflizione che il suo personaggio richiede.

the light between oceans

The Light Between Oceans trailer italiano con Michael Fassbender e Alicia Vikander

Dove il lavoro di Cianfrance si rivela purtroppo fallimentare è proprio nella trasposizione della fonte letteraria. Nonostante non tradisca il materiale di partenza riproponendo quanto raccontato nel romanzo senza alcun pretenzioso stravolgimento narrativo, il regista (autore anche della sceneggiatura) fatica a far collimare una prima parte dai tempi dilatati ma comunque solida ad una seconda dove sfortunatamente si palesa l’incapacità di riuscire a gestire tutta una serie di eventi che, nell’opera della Stedman, conducono ad una più profonda riflessione sull’amore e sulle responsabilità dell’essere umano. Cianfrance gioca così a rincorrere personaggi, dinamiche e sviluppi, e non lascia allo spettatore la reale possibilità di cogliere il lato viscerale, quello più intenso, di una storia dallo sconfinato potenziale emotivo.

Pur avvalendosi dunque di un cast straordinario e di un comparto tecnico di pregevole fattura, a The Light Between Oceans manca totalmente la potenza emotiva del materiale di partenza, configurandosi come una dramma che fallisce proprio là dove dovrebbe dimostrarsi vincente: far leva sulle emozioni e scuotere l’animo dello spettatore.

The Light Between Oceans: anche Rachel Weisz nel cast

0
The Light Between Oceans: anche Rachel Weisz nel cast

Rachel Weisz entra a far parte del cast di The Light Between Oceans, prossimo film di Derek Cianfrance che vede già protagonisti Michael Fassbender e Alicia Vikander. Il film è basato sul romanzo opera prima di M.L. Stedman, edito nel 2012.

Di seguito la trama del romanzo:

Isabel ama la luce del faro tra gli oceani, che rischiara le notti. E adora le mattine radiose, con l’alba che spunta prima lì che altrove, quasi quel faro fosse il centro del mondo. Per questo ogni giorno scende verso la scogliera e si concede un momento per perdersi con lo sguardo tra il blu, nel punto in cui i due oceani, quello australe e quello indiano, si stendono come un tappeto senza confini. Lì, sull’isola remota e aspra abitata solo da lei e suo marito Tom, il guardiano del faro, Isabel non ha mai avuto paura. Si è abituata ai lunghi silenzi e al rumore assordante del mare. Ma questa mattina un grido sottile come un volo di gabbiani rompe d’improvviso la quiete dell’alba. Quel grido, destinato a cambiare per sempre la loro vita, è il tenue vagito di una bambina, ritrovata a bordo di una barca naufragata sugli scogli, insieme al cadavere di uno sconosciuto. Per Isabel la bambina senza nome è il regalo più grande che l’oceano le abbia mai fatto. È la figlia che ha sempre voluto. E sarà sua. Nessuno lo verrà a sapere, basterà solo infrangere una piccola regola. Basterà che Tom non segnali il naufragio alle autorità, così nessuno verrà mai a cercarla. Decidono di chiamarla Lucy. Ben presto quella creatura vivace e sempre bisognosa d’attenzione diventa la luce della loro vita. Ma ogni luce crea delle ombre. E quell’ombra nasconde un segreto pesante come un macigno, più indomabile di qualunque corrente e tempesta Tom abbia mai dovuto illuminare con la luce del suo faro. Perché sulla terraferma, tra la civiltà, c’è una donna che spera ancora. Una donna infelice, ma determinata. Questa è una storia che esplora ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e come spesso sembrino la stessa cosa. Questo è il romanzo di una madre e di un padre e della loro figlia segreta. Questo è il punto in cui amore e colpa si incontrano, e non vi lasceranno più.

Abbiamo visto di recente Rachel Weisz al cinema ne Il Grande e Potente Oz, mentre a breve sarà impegnata sul set di Paolo Sorrentino per La Giovinezza.

Empire

The Lifeguard trailer con Kristen Bell

0
The Lifeguard trailer con Kristen Bell

The Lifeguard trailerEcco il trailer di The Lifeguard, la dramedy scritta e diretta da Liz W. Garcia, che ha per protagonista Kristen Bell. Il film ha partecipato all’ultimo Sundance e conferma il momento di fortuna dell’attrice che è ora impegnata sul set di Veronica Mars il film.

The Lifeguard trailer:

Il film, vietato ai minori e disponibile dal 30 luglio su VOD e nei cinema USA dal 30 agosto la protagonista è Leigh, una ragazza che vive una vita apparentemente perfetta a New York.Quando però sia la sua carriera che la sua vita sentimentale sembrano crollare, cerca di scappare dalla sua vita suburbana e di regredire alla vita del liceo. Così torna a casa dai suoi genitori e torna a frequentare i ragazzi che frequentava a liceo e che non hanno mai lasciato la provincia, reclamando per sè il lavoro che faceva al liceo, la bagnina in una piscina condominiale. Ma le cose non vanno come sperava e le relazioni che intreccerà le renderanno la vita difficile.

The Life of David Gale: la spiegazione del finale del film

The Life of David Gale: la spiegazione del finale del film

Uno dei temi più dibattuti negli Stati Uniti (ma anche nel resto del mondo) è quello riguardante la pena capitale, la sua validità e la sua fallibilità. Un argomento etico particolarmente complesso e sempre attuale, trasformatosi nel corso degli anni e raccontato in più occasioni anche al cinema con pellicole come Dead Man Walking e Il miglio verde. Tra i film che più apertamente si sono schiarati contro di questa, non senza suscitare controversie, vi è The Life of David Gale, diretto nel 2003 da Alan Parker, scritto da Charles Randolph e prodotto tra gli altri dall’attore Nicolas Cage.

Parker, regista di celebri film come Fuga di mezzanotte, Saranno famosi e Mississippi Burning – Le radici dell’odio, propone con questo che è il suo ultimo film una riflessione tanto sulla pena di morte quanto anche sul ruolo dell’attivismo, sul confine tra passione ideologica e fanatismo. Con un finale quantomai controverso che non ha mancato di suscitare analisi e dibattiti, The Life of David Gale è un potente dramma ancora oggi oggetto di sempre nuove considerazioni. Impreziosito da un cast di grandi attori, sul quale si fonda anche molta della fama del titolo, il film è sempre un interessante visione a partire dalla quale formare una propria opinione in merito.

Al momento della sua uscita, infatti, il film passò quasi inosservato, guadagnando popolarità nel tempo fino a divenire un vero e proprio cult del suo genere e sull’argomento. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi al cast di attori e al controverso finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo. Prima, però, si approfondirà la storia, vera o meno, del film.

Kate Winslet The Life of David Gale
Kate Winslet in The Life of David Gale © Universal Studios

La trama di The Life of David Gale

Protagonista del film è David Gale, un professore di filosofia presso l’Università di Austin, in Texas. Egli, inoltre, è anche un membro attivo del Death Watch, un’associazione che lotta contro la pena di morte. La vita del rispettabile docente cambia però drasticamente dopo una notte di sesso violento con Berlin, una studentessa conosciuta a un party, che prima lo seduce e poi lo accusa di stupro. Arrestato per questo motivo ma poi scagionato, David vede la sua reputazione professionale ormai distrutta. È a questo punto che intraprende una relazione con Constance Harraway, anch’essa membro del Death Watch.

Quando però la donna viene ritrovata stuprata e uccisa, i sospetti ricadono nuovamente su Gale, che viene nuovamente arrestato e, stavolta, condannato proprio a quella pena di morte da lui tanto combattuta. Prima che l’esecuzione avvenga, la giornalista Bitsey Bloom si avvicina a David nel tentativo di ottenere la sua versione dei fatti. Parlando con l’uomo, la donna entrerà nel pieno delle battaglie etiche contro la pena capitale, scoprendo molto più di quello che pensava. Quando tutto le sarà chiaro, Bitsey dovrà scegliere da che parte stare, schierandosi per la verità o il silenzio.

Il film è tratto da una storia vera?

Quella del film è stata costruita come una storia apparentemente vera, ma in realtà non è così. Si tratta di un racconto totalmente inventato, come dichiarato dallo stesso sceneggiatore. L’intenzione di questi, infatti, era quella di dare al pubblico qualcosa che sembrasse basato su eventi reali, poiché ciò avrebbe favorito un maggior coinvolgimento e una più facile identificazione tra gli spettatori e i personaggi del film. Non per tutti però questo risultato è stato raggiunto e noto è il parere del celebre critico Roger Ebert, il quale ha affermato che il film sembra in realtà screditare gli oppositori della pena di morte piuttosto che sostenere le loro battaglie.

Kevin Spacey in The Life of David Gale
Kevin Spacey in The Life of David Gale © Universal Studios

 

Il cast di attori

Come anticipato, il film vede la partecipazione di noti attori, tra cui alcuni premi Oscar. Il primo di questi è Kevin Spacey, nel ruolo del protagonista, un personaggio per cui erano però originariamente stati pensati Nicolas Cage e George Clooney. Kate Winslet è la giornalista Bitsey Bloom, un ruolo inizialmente offerto a Nicole Kidman. L’attrice Laura Linney interpreta invece Constance Harraway, mentre Rhona Mitra è la studentessa Berlin. Completano poi il cast gli attori Lee Ritchey nei panni di Joe Mullarkey, Gabriel Mann in quelli di Zack Stemmons e Matt Craven come Dusty Wright. Compare invece nei panni di Nico, una ragazza goth, l’attrice Melissa McCarthy, oggi nota per i suoi ruoli comici.

La spiegazione del finale

Per gran parte del film, Gale sembra l’ovvio colpevole dell’omicidio di Harraway, dal momento che esistono numerose prove, compresa quella del DNA, che lo collegano al crimine. Tuttavia, man mano che le indagini di Bloom proseguono, viene messo a fuoco ciò che è realmente accaduto ad Harraway. Tra una visita e l’altra a Gale, Bloom viene seguita da un misterioso uomo con un cappello da cowboy di nome Dusty Wright (Matt Craven). Bloom inizia a sospettare che Wright, ex amante di Harraway e membro del gruppo di difesa DeathWatch, sia in realtà l’assassino.

Quando qualcuno lascia a Bloom una videocassetta nella sua stanza di motel, la giornalista assiste allo scioccante filmato dell’asfissia e della morte di Harraway. Mentre si sforza di mettere insieme i pezzi, un altro nastro conferma che Harraway, che soffriva di leucemia terminale, si è realmente tolta la vita e ha incastrao Gale, con Wright come suo complice. Bloom si affretta a rivelare questa prova a discolpa, ma purtroppo non riesce a fermare l’esecuzione di Gale. I colpi di scena, però, non finiscono qui. Proprio quando Bloom, sconvolta, pensa di potersi lasciare alle spalle il caso Gale, riceve per posta un’altra cassetta con l’etichetta “Off the Record”.

Kate Winslet e Gabriel Mann in The Life of David Gale
Kate Winslet e Gabriel Mann in The Life of David Gale © Universal Studios

Il filmato rivela che Gale ha consapevolmente messo le sue impronte digitali sul corpo di Harraway. Poi fissa la videocamera prima di spegnerla. La rivelazione finale conferma che Gale è stato in combutta con i suoi colleghi della DeathWatch per tutto il tempo. Sia Harraway che Gale si sono martirizzati per le loro convinzioni. Dopo l’esecuzione di Gale, Bloom rilascia il nastro che conferma che Harraway e Wright hanno inscenato l’“omicidio” di Harraway. Ciò provoca un grande clamore, poiché le prove confermano che lo Stato ha giustiziato un uomo innocente. È chiaro che Harraway e Gale speravano che, sacrificando le proprie vite in questo modo, avrebbero contribuito a influenzare l’opinione pubblica contro la pena capitale.

Sebbene l’autosacrificio di Gale sembri essere una scelta azzardata, all’inizio del film assistiamo a quello che avrebbe potuto essere il momento di incitamento dell’intero piano. In un dibattito televisivo con il governatore del Texas, Gale espone in modo convincente le ragioni contro la pena di morte. Mentre il governatore dipinge con condiscendenza le argomentazioni di Gale come “pensiero liberale confuso”, Gale sottolinea le ipocrisie del politico e afferma che “un sistema difettoso ucciderà uomini innocenti”. Tuttavia, quando gli viene chiesto di nominare un uomo innocente che sia stato giustiziato in Texas, Gale non riesce a fare un solo nome.

In questo momento, possiamo vedere l’idea che inizia a germogliare nella testa di Gale. Nell’essere giustiziato dallo Stato, Gale – un uomo innocente – colmerà il vuoto che mancava nella sua stessa argomentazione. Durante il dibattito, possiamo anche vedere una Harraway visibilmente investita in disparte. Sapendo di essere già in fin di vita a causa del cancro, Harraway sembra non avere problemi a usare la sua morte per contribuire all’abolizione della pena di morte.

Kate Winslet in The Life of David Gale
Kate Winslet in The Life of David Gale © Universal Studios

Dopo aver spiegato le motivazioni di Gale e Harraway, il finale del film lascia in sospeso un’altra domanda: Perché Gale ha cercato proprio Bloom per indagare sulla sua storia? Bloom si caratterizza soprattutto per la sua discrezione giornalistica e per la sua integrità. Grazie alla reputazione di lei, Gale era chiaramente sicuro che non avrebbe condiviso il video con il pubblico, proteggendo così l’immagine della sua innocenza martirizzata. Meno chiaro è il motivo per cui si sia sentito in dovere di informarla. Forse per una totale trasparenza e per la volontà di dare un po’ di pace alla giornalista.

È anche possibile che Gale abbia provato una certa dose di arroganza, e che il nastro abbia funzionato come il suo ultimo sussulto di “Guarda come l’ho fatta franca!”. In ogni caso, Bloom sembra funzionare come un analogo per lo spettatore. Che sia per ispirazione o per disgusto morale, il colpo di scena dell’ultimo minuto lascia la giornalista e gli spettatori a bocca aperta. Tuttavia, questo risvolto rende comunque Gale colpevole dell’omissione di soccorso nei confronti della Harraway al fine di perseguire i propri scopi, per cui la vicenda rimane moralmente controversa.

Il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The Life of David Gale grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 23 ottobre alle ore 21:00 sul canale Iris.

The life of David Gale

The life of David Gale Regia: Alan ParkerAnno: 2003 Cast: Kevin Spacey, Kate Winslet.

Il film è avvincente, intenso, con un finale che lascia a bocca aperta. Tratta della pena di morte senza scadere in moralismi, banalità ed eroismi plateali dei protagonisti. Un Kevin Spacey enigmatico come ai tempi di “I soliti sospetti”. Senza esagerazioni, si può ritenere uno dei migliori film del decennio appena trascorso.

Un professore texano, portatore di sani principi e valori, nonché attivista contro la pena di morte nel Paese che più di tutti quelli americani la pratica, ovvero il Texas, viene incastrato da una sensuale studentessa che voleva ottenere una sufficienza nella sua materia utilizzando il suo corpo provocante. Ovviamente il professore non ci sta, dall’alto dei suoi principi, e allora la studentessa lo incastra con un finto stupro approfittando del suo stato di ebbrezza. Di qui cominceranno i guai per l’insegnante, che perderà moglie e lavoro. Ma al contempo si dedicherà anima e corpo (è proprio il caso di dirlo) a ciò in cui crede veramente: l’abolizione della pena di morte.

Il regista Alan Parker ha all’attivo 16 film, ultimo “The ice at the bottom of the world” tratto dall’omonimo romanzo di Mark Richard, uscito lo scorso anno. Tra i suoi film più noti si ricordano Fuga di mezzanotte (1977), Saranno famosi (1980), Pink Floyd – The Wall (1982), Angel Heart – Ascensore per l’inferno (1987), Evita (1996). Ha dedicato due film molto interessanti al popolo irlandese, quali Commitments (1990) e il toccante Le ceneri di Angela (1999) tratto dall’omonimo romanzo di F. McCourt.

Quanto ai due attori protagonisti, Kevin Spacey e Kate Winslet, non hanno bisogno di presentazioni. Il primo ha 52 anni e ben 44 film all’attivo come attore, ma anche 2 da regista: Insoliti criminali (1996) e Beyond the sea (2005). I quali non saranno dei capolavori ma contengono comunque ottimi spunti cinematografici. La seconda, la Winslet, quanto a numeri di film all’attivo pure non scherza, malgrado la giovane età: 35 anni e già 25 film.

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità