Arriva dal Los Angeles
Time una nuova clip estratta dal
film The Death of Superman Lives; What
Happened?, il documentario sul film mai visto su
Superman con Nicolas
Cage e che doveva essere diretto da Tim
Burton. Il progetto fu cancellato a poco meno di un mese
dalle riprese.
Nicolas Cage è stato arrestato ieri a New Orleans. Il 47enne
attore americano è stato accusato di violenza domestica e
turbamento dell’ordine pubblico a causa di una furibonda lite con
la mogli Alice.
Nicolas Cage ha fatto un po’ di tutto a
Hollywood, ma ora si prepara ad affrontare un territorio
inesplorato con la sua prima serie televisiva: La serie live-action
Spider-Man Noir di MGM+ e Prime Video.
Nicolas Cageinterpreterà la versione
alternativa dell’iconica testa di ragnatela, riprendendo il suo
ruolo dal film d’animazione
Spider-Man: Into the Spider-Verse, e recentemente
ha fornito qualche dettaglio in più sul prossimo show in
un’intervista al New Yorker.
“Voglio dire, la fantasia
sarebbe che potrei cercare di aspirare a essere qualcosa di più
Golden Age“, ha detto Cage, aggiungendo: “Volevo avere
quel tipo di aura, sai, come il più enigmatico, non si sa troppo.
Ecco perché non sono sui social media. Questo è il pensiero,
comunque. Non lo so. Vedremo cosa succederà se farò [Spider-Man
Noir] e mi metteranno in bianco e nero. Vedremo se
riusciremo a ottenere un po’ di quel sapore”. Nicolas Cage ha anche parlato al New Yorker
delle sue preoccupazioni per la televisione:
“Non voglio correre troppi
rischi fisici inutili.Ma la televisione è
terrificante perché hai solo poco tempo per far entrare il libretto
nel tuo corpo, e devi continuare, continuare, continuare a
girare.E ho pensato: “È una sfida.Mi fa paura.Non mi sono mai preparato in questo modo prima d’ora”.
Nicolas Cage
interpreterà la versione in bianco e nero di Spider-Man
La versione di Spider-Man di
Nicolas Cage, vista per la prima volta nel già
citato
Into the Spider-Verse, proviene da un universo alternativo
che rende omaggio allo stile cinematografico noir diffuso negli
anni Quaranta. Il personaggio è apparso per la prima volta
nel 2009 nella serie di fumetti Noir della Marvel ed è stato un’aggiunta
popolare all’universo di Spider-Man. Quando Cage ha
doppiato il personaggio in Into the Spider-Verse, il Noir
Spider-Man in bianco e nero e con il borsalino proveniva dalla
Terra 90214 e si univa ad altri Spider-Man i cui universi si
scontravano con quello di Miles Morales (Shameik Moore).
Si conoscono pochissimi dettagli
sulla serie in arrivo. Tuttavia, una logline di Amazon afferma che
seguirà un “investigatore privato invecchiato e sfortunato
(Cage) nella New York degli anni Trenta, costretto a
confrontarsi con la sua vita passata come unico e solo supereroe
della città”. La serie è stata creata da Oren
Uziel e Steve
Lightfoot, che saranno co-produttori
e produttori esecutivi. La serie è prodotta da Sony Pictures
Television e Amazon MGM Studios. I registi di
Into the Spider-Verse , Phil Lord e
Christopher Miller, produrranno esecutivamente per
la loro Lord Miller Productions grazie a un accordo globale con la
Sony. Altri produttori esecutivi sono Amy Pascal
per Pascal Pictures e Harry Bradbeer, che dirigerà
anche i primi due episodi.
In una nuova intervista con
Entertainment Weekly, Nicolas Cage ha aggiornato
su Il Mistero dei Templeari 3, terzo
chiacchieratissimo capitolo del franchise iniziato nel 2004 con
Il Mistero dei Templeari – National
Treasure e proseguito nel 2007 con Il
mistero delle pagine perdute.
Ai microfoni della nota rivista in
occasione della promozione del thriller The
Trust, l’attore premio Oscar ha spiegato: “È da
un po’ che non sento nulla al riguardo. So che certe sceneggiature
sono veramente difficili da scrivere, perché necessitano di una
certa credibilità in termini storici, in modo da risultare vere o
plausibili. E poi bisogna trasformare il tutto in una forma di
intrattenimento. So che è difficile scrivere una storia del genere,
che rispetti soprattutto queste esigenze. Purtroppo è tutto ciò che
so, ma so che ci stanno lavorando”.
Il mistero dei Templari –
National Treasure (National Treasure) è un film del
2004 diretto da Jon Turteltaub, con protagonisti Nicolas Cage,
Diane Kruger, Justin Bartha e Jon Voight.
Il film ha avuto un seguito nel
2007, intitolato Il mistero delle pagine
perdute. La storia è incentrata sulla ricerca di un
altro tesoro diverso (quello delle sette città di Cibola) e ricalca
quella del primo film; anche il cast è lo stesso: stesso regista
(Jon Turteltaub), stesso produttore (Jerry Bruckheimer) e stessa
squadra, con l’aggiunta di Ed Harris e di Helen Mirren.
Il sequel termina con Gates che
parla col presidente degli Stati Uniti della pagina 47 del libro
del Presidente, il che ha sempre lasciata aperta la strada per un
terzo episodio.
Al cinema dal 15 marzo, è arrivato
anche in Italia Un Amore Sopra le Righe, una
commedia francese anomala scritta diretta e interpretata da
Nicolas Bedos, che parla di vita, di amore e di
tempo, ma soprattutto parla di una donna magnetica e di un uomo che
fatica a starle dietro, nell’arco dei 45 anni del loro rapporto,
tra fughe d’amore, tradimenti, liti, successo, fama e impossibilità
a lasciarsi andare.
Abbiamo incontrato il regista,
Nicolas Bedos, che ha anche firmato la
sceneggiatura e interpretato il protagonista del film, Victor. Ecco
cosa ci ha raccontato.
Come e perché è nato questo
film?
Questo film è nato dal nostro
desiderio, di Doria Tillier (compagna nella
vita di Bedos, che nel film interpreta Sarah, ndr) e me, di
scrivere il film dei nostri sogni, con ruoli più ricchi e più
emozionanti rispetto a tutto quello che viene proposto oggi. Poi
volevo parlare della coppia sul lungo corso. Le prove, le gioie, il
lavoro, l’insuccesso e il successo che inevitabilmente influenzano
l’intensità dei sentimenti. Volevamo anche rendere omaggio ai
nostri genitori, alla loro generazione.
– Una storia d’amore
tradizionale avrebbe raccontato l’amore, la seduzione e il lieto
fine. Questa storia racconta al contrario l’amore e la sua
evoluzione nel tempo. Come mai hai deciso di sviluppare la storia
nel corso di 45 anni?
Per il piacere di attraversare
il tempo, il piacere intellettuale (ogni epoca ha il suo modo di
pensare e le sue circostanze politiche) e il piacere visivo,
puramente estetico: costumi, acconciature, musica, decorazioni. Era
un desiderio molto infantile legato al gusto del
travestimento.
– Il trucco che vi ha
invecchiati è eccezionale nel film. Qual è stato l’approccio a
questo aspetto, come attore e regista del film?
Molto spaventoso, i primi test
erano inconcludenti. Abbiamo dovuto provare più volte,
perfezionare, specificare. In effetti, il metodo giusto è spesso
quello di lavorare sodo e insistere.
– Nel film, gli abiti, la
loro evoluzione è molto importante per l’identificazione di diversi
decenni nella storia. Hai lavorato anche con i costumisti o hai
scelto e realizzato gli abiti in modo indipendente?
Mi sono state offerte tante
soluzioni differenti. E io ho scelto. Il ruolo di un regista è
spesso quello di spingere gli altri a fare meglio. Non dobbiamo
dire di no a tutti, perché corriamo il rischio di scoraggiare i
talenti, ma non dobbiamo dire di sì agli errori importanti che
pensiamo di poter migliorare.
– Come ti sei avvicinato
alla realizzazione di questo film per il cinema? Perché era
importante essere il regista di questa storia?
Perché ero uno sceneggiatore di
diversi film, a volte contento del risultato a volte meno, e questo
progetto era troppo personale e troppo ambizioso per permettermi di
correre il rischio di vederlo realizzato in modo diverso rispetto a
quello che sognavamo. Ho preferito che, nel caso, sarei stato io a
perdere e non qualcun’altro!
Un amore sopra le righe,
recensione del film di e con
Nicolas Bedos
– Che tipo di
collaborazione artistica c’è stata con Doria Tillier e in che
misura avete collaborato per scrivere insieme la sceneggiatura del
film?
Una complicità artistica molto
forte. In tutte le fasi. Avevo bisogno del consiglio di Doria su
molte cose, inclusi dettagli che non avevano nulla a che fare con
la sua recitazione. La maggior parte delle volte mi ha appena detto
che era d’accordo con me, ma il fatto che andasse bene per lei mi
ha dato il coraggio di imporre le mie idee. Perché mi fido dei suoi
occhi.
– Nel cinema americano ed
europeo, le donne stanno trovando sempre più la propria voce, e
penso che Sarah sarebbe molto felice di questo movimento. Sembra
essere un personaggio scritto con precisione in riferimento a
queste donne: è sicura e innamorata, ma ciò non significa che
rinuncerà a chi è. Sarah è un personaggio femminile completo e
complesso. Pensi che il cinema abbia bisogno di personaggi come
lei?
Per fortuna c’erano personaggi
femminili completi, forti e complessi anche prima! E ce ne sono
sempre di più adesso. Sono molto contento dell’attuale movimento,
ma non dimentichiamo che la liberazione delle donne non è iniziata
nel 2018!
– Nel film, la vita di
Victor e Sarah tiene conto di un legame artistico e creativo molto
importante. Tanto significativo che si può pensare che si tratti di
una storia biografica. Victor ti assomiglia molto? Ci sono aspetti
di Nicolas Bedos in lui?
Sì, molto! Ma provo sempre a
migliorare me stesso!
– Stai già pensando a un
altro film, o stai pensando di tornare a teatro?
Mi sto preparando per il mio
prossimo film, che girerò a settembre. È un film molto eccitante e
tecnicamente anche più complicato del primo! In effetti, mi
piacciono le storie molto romantiche e i salti nel tempo, è una
specie di ossessione per me: il tempo che passa. Quindi nel mio
prossimo film ce ne sarà di più.
In occasione della presentazione a Cannes del film “La
Conquete”, vi inviamo una video intervista in cui Nicola Piovani,
autore della colonna sonora del film,
Nella splendida cornice
dell’Accademia di Francia a Roma, a Villa Medici, è
stato presentato alla stampa romana Les Amous
d’Anaïs, esordio leggero ma acuto della giovane Charline
Bourgeois-Tacquet, già selezionato per la Settimana della
Critica a Cannes e per il Festival di cinema francese di
Firenze France Odeon, che, giunto alla sua tredicesima
edizione, ha deciso di conferire al Maestro Nicola
Piovani il premio per la miglior colonna sonora. Ecco
perchè la serata si apre con un breve saluto ai giornalisti
intervenuti e con la consegna ufficiale a Piovani del
Premio France Odeon – FoglLes Amours d’Anaïsia d’Oro Manetti
Battiloro, che rinsalda la collaborazione tra l’Accademia e il
Festival fiorentino.
Sulla composizione delle
musiche originali e la scelta di brani non originali da abbinare al
film Nicola
Piovani spiega: “Innanzitutto, questo è un film di
Charline. Lei è molto chiara nel suo bagaglio di proposte e per
quel che riguarda le presenze di musica nella sua vita. Io non ho
fatto che scrivere alcune musiche che potessero incastonarsi,
soprattutto che potessero entrare in punta di piedi, senza proporsi
in modo protagonistico. Questo è un film in cui la musica non deve
cantare niente, si limita timidamente a cantare un po’ qualcosa,
quando si accenna all’amore tra le protagoniste” il suo
obiettivo, prosegue, è stato quello di lavorare “cercando di non
rompere la cristalleria. È un lavoro non sempre facile, che però
vale la pena fare”.
Les Amours
d’Anaïs non è solo incentrato su una giovane donna in cerca
di sé, ma vuole essere anche una riflessione sulla possibilità di
trovare un equilibrio tra passione, istinto e razionalità. Sulla
dicotomia tra le due, la regista,Charline
Bourgeoise-Tacquet, afferma che, sebbene la passione sia più
importante della saggezza, preferirebbe apprendere i segreti della
seconda.
La regista
illustra poi così la sua scelta di dare alla
protagonista lo stesso nome, Anaïs, dell’attrice che la interpreta,
Anaïs Demoustier: “La prima ragione è che cercavo un nome
che non fosse legato a nessuna connotazione sociale. Ecco perché ho
scelto Anaïs. Avevo già lavorato con lei in un cortometraggio. Ho
chiesto il suo permesso per intitolare il film col suo nome e lei
ha accettato. Anche perchè il personaggio le rassomiglia
molto”. Prosegue poi precisando che la protagonista racchiude
in sé alcune caratteristiche proprie della personalità, del modo di
essere di Demoustier, e altre più vicine alla regista
stessa.
Sulla scelta di
un’attrice molto amata in Francia come Valeria Bruni Tedeschi, Bourgeois-Tacquet afferma
di aver cercato: “un’attrice bella, sensuale, che fosse
credibile nel ruolo dell’intellettuale”. Valeria Bruni Tedeschi
possedeva tutte queste caratteristiche.
Les Amours
d’Anais sarà nelle sale italiane da aprile, distribuito da
Officine
UBU.
Anche se giovanissima e con giusto
pochi titoli nel suo curriculum, l’attrice Nicola
Peltz è già una vera e propria star del piccolo e grande
schermo. Le sono infatti bastati alcuni ruoli in titoli di rilievo
per dimostrare tutto il suo talento e con una carriera ormai
lanciata verso la fama e una vita sentimentale che procede a gonfie
vele, la Peltz è davvero uno dei nomi da tenere d’occhio, poiché
promette grandi cose per il futuro.
Ecco 10 cose che forse non sai di Nicola
Peltz.
Nicola Peltz: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in celebri
film e debutterà come regista. La prima apparizione
dell’attrice sul grande schermo si ha nel film Conciati per le
feste (2006). In seguito recita in Harold (2008),
L’ultimo dominatore
dell’aria (2010), Eye of the Hurricane (2012) e
Transformers 4 – L’era
dell’estinzione (2014), che la rende celebre al grande
pubblico. In seguito ha recitato in Affluenza (2014),
Ultimo viaggio in Oregon (2016) e Back Roads
(2018). Tra i suoi ultimi film vi sono Our House (2018),
The Obituary of Tunde Johnson (2019) e Holidate
(2020). Attualmente ha da poco terminato le riprese del suo film da
regista, Lola James, dove interpreta anche la parte della
protagonista.
2. Ha recitato in note
serie. Parallelamente al cinema, l’attrice ha recitato in
diverse occasioni anche per il piccolo schermo. È infatti comparsa
con un ruolo ricorrente nella celebre serie BatesMotel, dove ha recitato dal 2013 al 2015. In seguito è
apparsa in un episodio di Inhumans (2017),
mentre attualmente è impegnata nelle riprese della
serie Immigrant, dove interpreterà il ruolo di
Dorothy Stratten recitando accanto a Dan
Stevens e Juliette Lewis.
Nicola Peltz in Transformers
3. Ha recitato nel quarto
film della saga. Nel quarto film della saga di
Transformers, ovvero Transformers 4 – L’era
dell’estinzione, l’attrice ha avuto il ruolo della
protagonista femminile, ovvero Tessa Yeager, figlia del
protagonista Cade, interpretato dall’attore Mark Wahlberg.
Questo film presenta infatti un cast diverso rispetto ai precedenti
tre e ha dato all’attrice l’occasione di farsi conoscere presso un
pubblico particolarmente più ampio.
4. Ha vinto alcuni premi per
il suo ruolo. Per la sua interpretazione in
Transformers 4 – L’era dell’estinzione, la Peltz è stata
candidata come miglior promessa della recitazione ai premi Young
Hollywood Awards, Teen Choice Awards e CinemaCon Awards, trionfando
poi in quest’ultima occasione. Sfortunatamente ha anche ricevuto
una nomination ai temuti Razzie Awards come peggior attrice non
protagonista, senza però vincere il premio.
Nicola Peltz è su Instagram
5. Ha un profilo molto
seguito. L’attrice ha un proprio account Instagram
ufficiale che è seguito da qualcosa come 2,1 milioni di persone in
tutto il mondo. Sulla sua bacheca sono numerosi i post che la
vedono protagonista indiscussa, tra set fotografici, momenti di
lavoro e svago insieme al fidanzato. Seguendola si potrà dunque
rimanere sempre aggiornati sulle sue attività, lavorative o meno,
scoprendo anche tante altre curiosità a lei legate.
Nicola Peltz in Bates Motel
6. Ha un ruolo di rilievo
nella serie. Nell’apprezzata serie Bates Motel,
dedicata alle origini della follia di Norman Bates, il protagonista
del film Psycho, l’attrice ha avuto un ruolo di rilievo
per le prime tre stagioni. Interpreta infatti qui Bradley Martin,
una compagna di scuola di Norman, molto popolare ed è attratta dal
nuovo arrivato, che nella serie è interpretato da Freddie
Highmore.
7. È apparsa in pochi
episodi della seconda stagione per via di un altro set.
Nella prima stagione della serie l’attrice è una presenza
ricorrente, mentre nella seconda stagione è comparsa solamente in
due episodi. Ciò è stato dovuto dal fatto che l’attrice era in quel
periodo impegnata sul set di Transformers 4 – L’era
dell’estinzione e non aveva dunque modo di poter partecipare
anche alle riprese della serie.
Nicola Peltz e Brooklyn Beckham
8. È fidanzata con un noto
modello. L’11 luglio del 2020 l’attrice ha annunciato di
essere ufficialmente fidanzata con il modello Brooklyn
Beckham, figlio del calciatore David e
della cantante Victoria. Nato nel 1999, Brooklyn
vanta già diverse copertine importanti ed è stato fotografato da
celebri fotografi del mondo della moda. I due giovani si erano già
conosciuti nel 2019, ma avevano reso pubblica la relazione solo nel
gennaio del 2020.
9. Il loro matrimonio sarà
un grande evento. I due fidanzati si stanno ora preparando
al giorno delle loro nozze e in rete iniziano già a circolare
alcuni dettagli a riguardo. La data della cerimonia è il 9 aprile
2022, mentre il tutto si terrà nella grande tenuta della
famiglia di Nicola Peltz a Palm Beach, in Florida. Il
matrimonio, inoltre, verrà celebrato secondo il rito ebraico, su
decisione di Brooklyn di convertirsi all’ebraismo di Nicole.
Nicola Peltz: età e altezza dell’attrice
10. Nicola Peltz è nata il 9
gennaio del 1995 a Westchester County, New York. L’attrice
è alta complessivamente 1.66 metri.
E’ la bella e
bionda Nicola Peltz la nuova musa del regista
Michael Bay che vedremo tra i protagonisti
dell’atteso Transformers 4 L’Era
dell’Estinzione, quarto film del franchise della
Hasbro e Paramount Pictures.
Nicola è nata nella contea di
Westchester, New
York, figlia dell’ex-modella Claudia
Heffner e del miliardario uomo d’affari Nelson Peltz (ex-possessore
del marchio Snapple). La Peltz è stata scelta per la prima volta da M.
Night Shyamalan per vestire i panni
di Katara nel
film L’ultimo
dominatore dell’aria. Ha
recitato nel ruolo di Renee Kyte nel film
indipendente Nell’occhio del
ciclone.
Ricordiamo che Transformers 4 L’Era
dell’Estinzione sarà diretto nuovamente
da Michael Bay con
protagonisti: Mark
Wahlberg, Jack Reynor, Nicola
Peltz e Kelsey Grammer. Vi
ricordiamo che per tutte le news sul film potete consultare il
nostro speciale: Transformers 4.
Mentre per le info utili sulla pellicola c’è la nostra Scheda
Film: Transformers Age of
Extinction. Le riprese cominceranno in giugno e la
pellicola uscirà negli Stati Uniti il 27 Giugno 2014.
Piccole anticipazioni sulla trama. Il film
comincerà dove è finito il terzo capitolo, in un
mondo in cui nonostante la minaccia
dei Deception è stata debellata, l’umanità ne è
uscita distrutta. La pace non durerà poi così tanto, quando alcuni
uomini potenti, cercando di studiare la tecnologia dei robot
alieni.
Nicola Peltz,
protagonista femminile di
Transformers 4 l’Era dell’Estinzione, posa per
Harper’s Bazaar Cina. Non a caso il film ha sbancato i botteghini
orientali, incassando molto più in Cina che in patria.
Nicola è nata nella contea di
Westchester, New
York, figlia dell’ex-modella Claudia
Heffner e del miliardario uomo d’affari Nelson Peltz (ex-possessore
del marchio Snapple). La Peltz è stata scelta per la prima volta da M.
Night Shyamalan per vestire i panni
di Katara nel
film L’ultimo
dominatore dell’aria. Ha
recitato nel ruolo di Renee Kyte nel film
indipendente Nell’occhio del
ciclone.
Ricordiamo
che Transformers
4 L’Era dell’Estinzionesarà diretto
nuovamente da Michael Bay con
protagonisti:
Mark Wahlberg, Stanley
Tucci, Jack
Reynor,Nicola
Peltz e Kelsey Grammer. Vi
ricordiamo che per tutte le news sul film potete consultare il
nostro speciale: Transformers 4.
Mentre per le info utili sulla pellicola c’è la nostra Scheda
Film: Transformers Age of
Extinction. Le riprese cominceranno in giugno e la
pellicola uscirà negli Stati Uniti il 27 Giugno 2014.
Il film comincerà dove è finito
il terzo capitolo, in un mondo in cui nonostante la
minaccia dei Deception è stata debellata,
l’umanità ne è uscita distrutta. La pace non durerà poi così tanto,
quando alcuni uomini potenti, cercando di studiare la
tecnologia dei robot alieni.
Trovata la nuova sensuale protagonista
femminile di Transformers 4, sarà Nicola Peltz. A confermare la notizia
è lo stesso Michael Bay attraverso il suo profilo
Twitter,
Mark Wahlberg è stato
recentemente confermato in Transformers
4. Altre news arrivano sul resto del cast,
Michael Bay avrebbe
scelto Nicola Peltz (The Last Airbender)
Volto inconfondibile del
cinema italiano, “attore, autore e essere umano” come lui stesso si
definisce, Nicola Nocella è stato il presidente di
Giuria dell’edizione 2022 di
Cinemambiente, che si è svolto dal 13 al 21 giugno ad Avezzano,
in Abruzzo.
Lo abbiamo raggiunto al
telefono e ci ha raccontato come ci si trova a stare dalla parte di
chi “giudica”, lui che da attore e creativo è più a suo agio nella
parte di colui che invece è giudicato.
“Giudicare è sempre
sbagliato – esordisce Nocella – partiamo dall’idea che non
si possono mettere sullo stesso piano dei film molto diversi per
budget, per motivazioni e intenti, per argomento. E poi c’è la
differenza fondamentale tra gusto e sapore, se qualcosa ha un
determinato sapore, lo sai e sai perfettamente a cosa corrisponde.
Invece il gusto è sempre molto soggettivo. È un compito complesso,
ma per fortuna non lo faccio da solo, c’è la giuria popolare, una
giuria di esperti, c’è il direttore artistico del festival, Paolo
Santamaria, che prende parte alle decisioni con la sua opinione. In
qualità di presidente di giuria io sono quello che conteggia più
che giudicare, e il mio parere vale esattamente come quello di
tutti gli altri. Le giurie sono meravigliose perché creano
situazioni divertenti, si discute, si parla di cinema, diventano
una scusa per entrare nello specifico del cinema.”
La biografia di Nicola
Nocella sul sito di
Cinemambiente Avezzano recita: “Radicato come un ulivo,
stagliato come un ulivo, produttivo come un ulivo (…) attore e
autore con le radici nella terra e i rami verso il cielo.” Ma cosa
tiene Nicola Nocella radicato e cosa lo fa crescere verso
l’alto?
“Ancestralmente, mi
tiene radicato la terra. È sempre complesso spiccare il volo,
perché sai, io peso 130 chili però tendo ad andare verso l’alto
perché ho scoperto la leggerezza. Tendo a librarmi come una
mongolfiera, che è enorme, sicuramente è pesante, però vola perché
è alimentata da un fuoco. Ecco, io pur essendo molto grosso, sono
alimentato dal fuoco, e dalla passione, che mi fa tendere verso il
cielo. Quello che invece mi tiene radicato è il mio passato, non in
senso nostalgico ma nel senso di imparare da quello che è successo.
Tutte le volte che ho provato a spiccare il volo senza rimanere ben
piantato a terra è stato un disastro. Se ti dimentichi che cosa
sei, se tradisci te stesso, è quello il momento in cui non riesci a
librarti in aria. Non tradire se stessi vuol dire rimanere
radicati. E poi, come dice Ibrahimovic, puoi
togliere il ragazzo dalla Puglia, ma non puoi togliere la Puglia
dal ragazzo.”
In che momento
della tua carriera hai capito che quella dell’attore poteva essere
la strada giusta, quando hai capito che ce la potevi
fare?
“Alla fine del primo
giorno di riprese di Il Figlio più Piccolo. Quel giorno ho capito
che ce la potevo fare. Ci avevo messo quattro anni per entrare al
Centro Sperimentale, poi ho seguito il corso di tre anni, poi
ancora la gavetta, le piccole cose, e poi
Pupi Avati mi ha ribaltato la vita. Alla fine di quel primo
giorno di riprese, tornando a casa, ero in macchina con mio padre,
ci siamo guardati e io ho detto ‘Ok, allora è vero, si può fare’
come fossi in Frankenstein Junior! Fu un giorno faticoso,
anche emotivamente, ma l’abbraccio di Pupi a fine giornata, il suo
‘ci vediamo domani’, mi ha fatto capire che ce la potevo fare,
molto di più rispetto a quando poi sono arrivati i premi. Quando è
arrivato il primo Nastro d’Argento, che era una menzione come
miglior attore esordiente, di sicuro non poteva che essere un punto
di partenza. Quando poi è arrivato, l’anno dopo, un altro Nastro
per il migliore attore in un corto, ho capito che ogni volta che ti
fermi sei fregato. Il sogno della mia vita è vincere il David di
Donatello, quando sono stato nominato ma non ho vinto (ha vinto
Carpentieri, che è quello che avrei votato anche
io), ho capito che l’obbiettivo non poteva essere solo vincerlo, ma
continuare a fare dei bei film.”
Nicola Nocella e John
Belushi
Nicola Nocella ha
legato il suo nome a quello di John Belushi, non solo per una
spiccata somiglianza fisica, ma anche perché lo ha interpretato a
teatro e perché tra rubriche di cinema e account social, il suo
nick name è sempre BelushiVive. Cosa ti lega
all’attore americano?
“Io detesto il mondo
che dimentica le cose. Credo sia bello che invece le azioni e i
pensieri rimangano, anche quando le persone non ci sono più, come
nel caso di Belushi. È bello che qualcuno porti avanti il suo
ricordo. Nel 2000, quando ho cominciato al Centro Sperimentale, fu
il mio tutor, Giannini, a chiamarmi per la prima volta Belushi, e
io non sapevo neanche chi fosse. Poi, il 23 dicembre vidi per la
prima volta Blues Brothers e quella sera stessa scoprii che mi
avevano preso al Centro Sperimentale, l’ho preso come un segno.
Quando ho cominciato, cercare un attore con la mia fisicità che
facesse dei ruoli da protagonista, in Italia, era impossibile.
Quindi per avere un riferimento dovevo guardare all’estero, così
facendo ho trovato lui e da lui ho imparato tantissimo. Oltre che
un riferimento culturale, per me è stato un riferimento attoriale,
perché era un attore con i contro fiocchi, eccezionale. Quando ho
compiuto 34 anni, ho scritto a sua moglie su Twitter, e le ho detto
che avevo fatto l’unica cosa che mi poteva riuscire meglio rispetto
a lui, ovvero compiere 34 anni (dal momento che Belushi si è spento
a 33, ndr). E lei mi ha risposto ‘Si vede che sei stato più bravo a
fare la spesa nei negozi di liquori’. La verità è che ora sono
sempre più simile al Belushi che invecchia, e sto scoprendo tanti
momenti di calma, che forse lui non ha conosciuto. Io devo fare i
conti con il fatto che sto invecchiando.”
Nicola Nocella
sogna, un giorno, di passare dall’altro lato della macchina da
presa?
“Io penso che per
fare l’attore bisogna studiare tantissimo, e per fare il regista
bisogna studiare ancora di più. In tutti questi anni, ogni volta
che non ero sul set, ho studiato sia sceneggiatura che regia, come
un matto. Per adesso, usciranno un paio di progetti co-scritti da
me. Per quanto riguarda la regia, invece, diciamo che fino ad ora
ho aspettato la storia giusta, e forse è arrivata. Se dovessi
esordire oggi alla regia, sicuramente non lo farei in un film in
cui sono anche protagonista, perché ho scoperto che farsi dirigere
è, come direbbe Jerry Calà, una
libidine.”
Se avessi la possibilità
di parlare con te stesso da bambino, cosa gli diresti?
“Non ho mai subito
bullismo, ma da piccolo ero innegabilmente il ciccione, quello che
si sentiva brutto. Ho scoperto, negli anni, che vieni percepito
dagli altri esattamente come ti senti. Ecco, una cosa che ho
imparato da John Belusci è lo stare bene con se stessi, nonostante
i tumulti e i travagli. Io mi sento costantemente inadeguato e
inadatto, però alla fine rimani da solo con te stesso. Quindi al me
ragazzino direi di non preoccuparsi, perché arriverà un momento in
cui si sentirai bene con se stesso. Mi consiglierei di fare scelte
più ponderate a inizio carriera, di non sentirmi mai arrivato. E
soprattutto di fidarmi del mio agente, Massimiliano Vitullo,
insieme al quale discuto delle mie scelte professionali, perché di
natura sono curioso. Ho fatto il film con Zalone perché volevo
vedere da vicino come lavora un genio della comicità. Ho fatto
tutta una serie di scelte per soddisfare la mia curiosità.
Giannini dice sempre
che il nostro lavoro in inglese si dice play e in francese jouer,
se smetto di divertirmi non ha più senso nulla. Se devo dare conto
solo a me stesso, allora che mi diverta. La mia libertà ha un
grande prezzo, la solitudine, ma mi permette anche di rifiutare
ruoli molto ben pagati per progetti che mi incuriosiscono di più.
Al me bambino direi anche questo, di continuare a essere curioso,
di non smettere mai di crederci, perché sono tantissime le volte in
cui vorresti mollare, di imparare a capire di chi fidarsi, e gli
direi anche basta con tutti questi carboidrati a 16
anni!”.
Ecco un estratto di una nostra
chiacchierata con lo sceneggiatore Nicola
Guaglianone, che ha firmato lo script dell’attesissimo
Freaks Out, di Gabriele
Mainetti, e che aveva messo la sua firma anche sulla
sceneggiatura di Lo chiamavano Jeeg Robot, primo film del
regista romano. Tra ispirazioni e futuro, ecco cosa ci ha
raccontato Guaglianone.
Volto noto del web e della comedy,
Nicola Conversa esordisce alla regia
cinematografica con Un oggi alla volta, in sala dal 25 luglio con
Vision Distribution. Lo abbiamo raggiunto
telefonicamente, mentre era impegnato su un progetto top secret, e
così come si chiedono di continuo Aria e Marco,
protagonisti del suo film, gli abbiamo chiesto: “Obbligo o
Verità?” “Verità, ovviamente!” ride
Nicola Conversa, confermandosi immediatamente una
persona brillante e auto-ironico.
Verità, dunque. Qual è la cosa che hai fatto e che non
rifaresti mai per realizzare
Un oggi alla volta?
“Marco mi somiglia molto. Ho
dovuto tirare fuori un lato romantico che nella vita faccio davvero
fatica a mostrare. E’ stato difficile ma in realtà lo rifarei. Mi
sono esposto tanto, anche in merito a delle emozioni che mette a
nudo; rivedendole, mi hanno spiazzato. Però ho visto che
funzionavano. Mi è piaciuto ma è stato faticoso.”
Francesco Centorame
Ti sei esposto a livello
emotivo, cosa che chi fa commedia in genere non fa.
“Sì, io nasco comico. Mi piace
ridere, amo la commedia all’italiana, e ho sempre avuto un velo di
malinconia nel mio modo di essere, quando scrivo. Sono sempre stato
affezionato alle sfumature di grigio delle cose. Una bella giornata
può diventare brutta in un attimo e viceversa. Per me, comico e
drammatico camminano di pari passo, credo che nella vita ognuno di
noi sia un monologhista tristissimo e un grandissimo stand-up
comedian, contemporaneamente.”
Ci siamo incontrati nel 2018
per School Hacks, e ora siamo di nuovo qui, per il tuo primo film
per il cinema, da regista. Questo esordio è il coronamento di un
percorso lunghissimo; preferisci vederlo come un punto di arrivo,
un coronamento appunto, o un punto di partenza?
“Un punto di partenza senza
dubbio. Non ci speravo più, fare un film mi sembrava una cosa
troppo lunga e difficile per chi non ha fatto uno studio canonico.
Io vengo da internet, sono figlio di chi ha imparato questo
mestiere facendolo. La mia vita è sempre stata una serie di punti
d’arrivo che poi si sono trasformati in punti di partenza. Questo è
il film che volevo fare, One More e
Emanuela Cacciamani mi hanno dato tutta la libertà
del mondo, per me è un punto di partenza e spero di farne
altri.”
Nicola Conversa – Foto approvata dall’ufficio stampa, via
BoomPr
Un punto di partenza per continuare nel mondo del cinema
Fare un film è un piccolo
miracolo. Cosa serve oggi per fare cinema?
“C’è un film con Adam
Sandler che si intitola
Hustle in cui si dice che ‘l’ossessione batte il talento’. Io
condivido molto questa frase. Secondo me, per fare questo lavoro,
devi essere ossessionato e non devi considerarlo un lavoro. Io dico
sempre ‘vado a giocare’ non ‘vado a girare’. Perché questo è il
lavoro che avrei voluto fare anche gratis, dopo il lavoro. È quello
che voglio fare da quando avevo nove anni. Non ho mai smesso di
provarci perché sentivo di avere qualcosa da raccontare.
L’ossessione è quello che serve, secondo me. E poi l’ascolto. Sul
set ci sono tante persone che bisogna essere disposti ad ascoltare
perché il consiglio di chiunque può contribuire a portare a casa il
risultato. Bisogna essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare
via. L’ossessione e l’ascolto, sono fondamentali.”
Un oggi alla volta è un film
molto ricco, sembra una teen comedy romantica, poi si trasforma in
un cancer movie, ma racconta anche di genitori, figli, di
inadeguatezza generazionale, di incapacità di stare al mondo, di
senso per aver perso tempo. Come mai hai voluto arricchire il film
con tutti questi elementi?
“Mi era stato chiesto di
scrivere un teen movie, e questo ho fatto in compagnia di
Giulia Uda, anche lei al suo esordio. Però man
mano che scrivevamo ci siamo resi conto che più scrivevamo più non
era un teen movie. Noi viviamo una generazione che va velocissima e
viviamo i sentimenti in maniera amplificata. Ad esempio, ho avuto
tanta difficoltà a scrivere il monologo di Francesco Centorame
perché lo sentivo tantissimo, per me quello è il punto chiave del
film. Un oggi alla volta è un calderone di
emozioni, ci abbiamo messo tutto dentro. Gli stessi Aria e Marco
devono confrontarsi con una malattia, e a me non interessava
raccontare quello, ma più il fatto che volevano innamorarsi e come
avrebbero gestito il fatto che il loro tempo era limitato. È un
film sul tempo e su come le persone lo gestiscono: tutti i
personaggi pensano di non avere abbastanza tempo anche se non è
così, e l’unica che va al passo giusto sembra Aria, che invece
davvero di tempo non ne ha.”
Il film sembra pieno di
citazioni al cinema pop contemporaneo, in particolare alcune scene
sembrano riferirsi a dei film specifici. Quali sono stati i tuoi
riferimenti?
“I miei tre film preferiti sono
The World’s End, Il Ciclone e Questione di Tempo. La scena iniziale delle
birre è presa dal primo film, Aria si chiama Quarini di cognome,
come il personaggio di Levante nel film di Pieraccioni, e il tempo
è, come dicevo, una componente essenziale del film e delle storie
che mi piace raccontare. Sono ossessionato dai viaggi nel tempo e
sostanzialmente ho fatto un film che mi sarebbe piaciuto guardare.
L’ho visto tantissime volte, ormai, e non smetto di
ridere.”
Il film utilizza con cadenza
regolare le didascalie diegetiche, perché hai scelto questo tipo di
espediente?
“In realtà le avevo usate già
altre due volte, quando l’ho suggerito a Cristina Del Zotto, la
nostra scenografa, lei ha apprezzato così tanto la scelta che ha
inserito le didascalie nei punti più impensati. Ce n’erano
moltissime, abbiamo dovuto tagliare molte scene. Ma è un espediente
che vorrei portare in tutti i miei film, perché sono davvero
ossessionato dal tempo che scorre, è l’unica cosa che vorrei
raccontare. Non sono padre e non sono marito, non posso raccontare
un mondo che non conosco, ma vivo costantemente la sensazione di
sentirmi in ritardo, in quel campo sono cintura nera.”
Ginevra Francesconi
Un oggi alla volta, uno stile di vita per chi
vuole fare cinema secondo Nicola Conversa
Chi fa cinema può vivere
Un oggi alla volta?
“Il nostro lavoro va vissuto per
forza un giorno alla volta, perché è una macchina enorme spostata
da tante teste differenti. Un giorno hai un progetto, il giorno
dopo no. Devi sempre raggiungere un compromesso, quindi o vivi un
giorno alla volta o ti disinnamori di questo mestiere.”
Della dedica finale che si legge
prima dei titoli di coda non abbiamo parlato, ma alcune emozioni
sono più forti quando non hanno bisogno di essere spiegate.
Un oggi alla volta esce al cinema il 25 luglio
distribuito da Vision Distribution. Nel film
Tommaso Cassissa, star del web al suo primo ruolo da
protagonista, e Ginevra Francesconi. Completano il
cast anche Francesco Centorame, Katia Follesa, Marilù
Pipitone, Edoardo Pagliai, Federica Pagliaroli, Cesare Bocci ed
Elisabetta de Palo.
Steven Seagal
raccontò di aver scelto il film da una pila di sceneggiature che la
Warner Brothers aveva conservato per Clint Eastwood. Il film è stato riscritto per
concentrarsi sulla vera storia di Seagal.Non solo è questo il primo
film di Seagal, ma è anche considerato il primo film americano a
presentare sequenze di combattimento aikidō, arte marziale che il
qui debuttante attore ha contribuito a rendere popolare. Subito
dopo Nico, Seagal ha preso parte ai film
Duro da uccidere,
Programmato per uccidere e Trappola in fondo al mare, che ne hanno consolidato lo
status di attore di film d’azione e d’arti marziali.
Per i suoi ammiratori ma anche per
gli appassionati del genere si tratta dunque di un titolo da non
perdere, da poter ora riscoprire grazie al suo passaggio
televisivo. In questo articolo, approfondiamo dunque alcune delle
principali curiosità relative a Nico. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama, al cast di attori e alla spiegazione
del finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Steven Seagal e Chelcie Ross in Nico. Cortesia di Warner
Bros
La trama di Nico
Il film segue le vicende del
siciliano Nico Toscani, esperto di arti marziali
che viene reclutato dalla CIA per entrare a far parte di un corpo
speciale impiegato per una missione tra Vietnam e Cambogia. Nel
1973, Nico rimane talmente disgustato dalle torture a cui assiste
durante l’interrogatorio di un prigioniero che decide di lasciare
la CIA e tornare a vivere nella sua Chicago. Passano quindici anni
e l’uomo, che ormai è sposato e ha un bambino, vive insieme alla
sua famiglia e alla madre.
Tolte le vesti di agente speciale,
Nico è ora un incorruttibile poliziotto della narcotici del
Dipartimento di Polizia di Chicago. Insieme ai suoi colleghi e
amici, l’uomo veglia sulla città combattendo lo spaccio di sostanze
stupefacenti. Non ha però idea di quello che sta per succedergli e
del fatto che, per dare una mano a una cugina, si troverà
nuovamente ad avere a che fare non solo con la CIA ma anche con
l’FBI.
Alcune curiosità sul cast di attori del film
Il film segna il debutto di
Steven Seagal, che fu protagonista grazie ad un
suo ex allievo di aikidō che consigliò subito Seagal come
protagonista. L’attore ha poi dichiarato durante un’intervista che,
tra i primi ruoli che ha avuto, questo è stato il suo personaggio
preferito da interpretare. Prima di ottenere questa parte, però,
Steven Seagal ha dovuto dimostrare allo studio le sue abilità nelle
arti marziali. Ha dominato fisicamente i suoi studenti,
terrorizzando i dirigenti, i quali non sapevano che era tutta una
messa in scena. Sempre Seagal si è occupato di coreografare tutti i
combattimenti presenti nel film.
Steven Seagal e Sharon Stone in Nico. Cortesia di Warner
Bros
Recitano poi nel film l’attrice
Pam Grier, celebre per il film Jackie
Brown, nel ruolo di Delores “Jax” Jackson (Grier considera
Nico uno dei suoi film preferiti perché mette in
mostra le sue capacità di attrice), Ron
Dean nel ruolo del detective Lukich, Miguel
Nino in quello di Chi Chi Ramon, Nicholas
Kusenko nel ruolo dell’agente FBI
Neeley e Henry
Silva in quello di Kurt Zagon. Quest’ultimo ha rotto
il naso a Seagal nella scena finale del combattimento. Seagal fu
portato d’urgenza in ospedale, ma il giorno dopo era di nuovo al
lavoro. Rimase sveglio tutta la notte per applicare il ghiaccio, in
modo da non farsi venire un occhio nero.
Daniel
Faraldo interpreta invece Tony Salvano. Quando
Faraldo fece il provino per il suo ruolo, Andrew Davis pensò che
fosse troppo piccolo per intimidire Steven Seagal. Seagal suggerì a
Faraldo di provare a spaventarlo, così egli cercò di rompere una
sedia sulla schiena di Seagal, ottennendo la parte. Nel film
recitano poi anche Sharon Stone nel ruolo di Sara Toscani,
Joe V. Greco nel ruolo di padre Joseph Gennaro,
Chelcie Ross in quello di Nelson Fox e un giovane
Michael Rooker con il breve cameo di un
giovane in un bar.
Il trailer del film e dove vederlo
in streaming e in TV
È possibile fruire di
Nico grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Apple iTunes, Tim
Vision, Now e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 23
novembre alle ore 21:00 sul canale
20 Mediaset.
Apre con una storia di musica e
dolore la sezione Orizzonti di Venezia 74; il film è Nico,
1988 e alla regia c’è l’italiana Susanna
Nicchiarelli, che torna dietro la macchina da presa dopo
tre anni, e lo fa con coraggio e bellezza.
Il film racconta di Christa
Päffgen, in arte Nico. Musa di Warhol,
cantante dei Velvet Underground e donna dalla
bellezza leggendaria, Nico vive una seconda vita dopo la storia che
tutti conoscono, quando inizia la sua carriera da solista. La sua
musica è tra le più originali degli anni ‘70 e ‘80 ed ha
influenzato tutta la produzione musicale successiva. Ambientato tra
Parigi, Praga, Norimberga, Manchester, la Polonia e Anzio, il film
è un atipico road movie che racconta gli ultimi due anni di vita
della donna che riesce finalmente a dismettere i panni di mito e
icona e a indossare quelli sgualciti di musicista e quelli mai
indossati di madre del figlio dimenticato.
Nico, 1988 – biopic su Christa
Päffgen
La Nicchiarelli utilizza un
linguaggio privo di fronzoli, delicato eppure diretto, che mostra
la forza della donna che non rinuncia all’essere madre dopo aver
davvero capito il valore di questo particolare legame che la lega
ad Ari, unico figlio che ha abbandonato da piccolo, perché incapace
a fare la madre. La “sacerdotessa delle tenebre” insiste a voler
portare l’attenzione su se stessa, durante il suo ultimo tour,
mentre il pubblico e la stampa continuano a trascinarla indietro,
negli anni ’70, a quando era intrappolata, per sua stessa
ammissione, nella sua bellezza che le valse i favori di Warhol.
Senza farsi cronistoria (alcuni
eventi sono stati modificati per rispettare la privacy dei
coinvolti), né apologia (la donna è mostrata in tutte le sue
numerose debolezze e nei suoi vizi), il film illustra con tocco
leggero la storia di una vita che si spoglia della sua
eccezionalità e diventa rincorsa di un rapporto normale (quello tra
madre e figlio) in un contesto politico sociale ostile, quello
europeo di metà anni ’80. A un passo dalla serenità cercata e
conquistata, Christa Päffgen trova a Ibiza il suo
piccolo angolo di paradiso, ma trova anche la sua fine, che l’ha
consegnata alla storia della cultura pop, e da oggi ricordata anche
dal cinema.
La musa dei Velvet Underground
raccontata nella sua dimensione più intima, la vita di
Christa Päffgen dopo Nico, quando l’artista esprime a pieno sé
stessa, allontanandosi dai cliché che la volevano bella e
fatale per percorrere con rabbia e passione sentieri
musicali oscuri e malinconici, per riannodare le fila della propria
esistenza. È questa l’essenza di Nico,1988, diretto e sceneggiato da Susanna Nicchiarelli,
trionfatore a Venezia 2017 nella sezione Orizzonti.
Prodotto da Vivo Film e Rai Cinema, Nico 1988 ha raccolto
ampi consensi anche ai David di Donatello 2018 – Migliore
Sceneggiatura, Miglior Trucco (Marco Altieri), Miglior Acconciatore
(Daniela Altieri) e Miglior Suono (Adriano Di Lorenzo, Alberto
Padoan, Marc Bastien, Eric Grattepain, Franco Piscopo). La colonna
sonora del film si deve a Gatto Ciliegia contro il grande freddo e
conta su diversi brani di Nico interpretati dall’attrice
protagonista, la danese Trine Dyrholm (Festen, Love is
all you need, Orso d’Argento a Berlino per La comune
di Thomas Vinterberg).
Nico, 1988 secondo Susanna Nicchiarelli
Intervistata, la regista ha
dichiarato che con Nico 1988 il suo intento non
era fare un film biografico, ma “fare un film su una cosa che
nessuno sa, che sta dietro a qualcosa che tutti
sanno”. Ed è proprio questa la forza del film:
mostrare una Nico inedita, ormai lontana dal clamore dei riflettori
del primo periodo, ma più autentica, facendola conoscere a quanti
ancora la identificano solo con la limitata e limitante esperienza
assieme ai Velvet Underground. “Mi sembrava che la vita
di Nico diventasse più interessante dopo i quarant’anni, quando era
meno famosa e meno bella”.
Mentre sulla scelta di Trine
Dhyrolm per il ruolo della protagonista Nicchiarelli ha affermato:
“Ho scelto lei perché aveva l’energia giusta, era brava, e
soprattutto non somigliava a Nico. Quando ho iniziato a cercare
un’attrice, sapevo di doverne trovare una che non somigliasse a
Nico. Era l’unico modo per distaccarmi dall’originale e creare la
mia Nico”.
Trine Dyrholm è Nico
Trine Dyrholm si cala ottimamente
nel ruolo della protagonista, pur non somigliandole esteticamente.
L’attrice riesce a rendere con un’interpretazione toccante
ed emotivamente sentita il tormentato personaggio di Nico.
Una donna forte, nonostante l’infanzia turbolenta, la vita
sregolata, la dipendenza, l’allontanamento dal figlio Ari, col
quale in ultimo recupera un rapporto. Nico non si arrende e
affronta i propri demoni, cercando una tranquillità che trova forse
solo nell’ultimo periodo della sua vita. Ne emerge il ritratto
vivido di chi ha voluto con tenacia tracciare la propria strada,
scontrandosi con la fatica di affermarsi per ciò che realmente
era.
Trine Dyrholm cantante per
Nico, 1988
L’attrice danese mette al servizio
del personaggio le proprie doti canore. La stessa Dyrholm è infatti
anche una cantante ed ha interpretato tutti i brani di Christa
Päffgen presenti nel film, riarrangiati per l’occasione. Il
personaggio di Nicoè stato creato proprio a
partire dalla vocalità così particolare, parte integrante della sua
identità, che Dyrholm ha saputo efficacemente ricreare.
Una serie di pezzi accuratamente selezionati dal repertorio della
cantante – tra cui Nibelungen, My heart is empty, My only
child, These days – dai toni oscuri ma grintosi, e alcune
emblematiche esibizioni live scandiscono i momenti salienti del
film e accompagnano lo spettatore a scoprire cosa si agita
nell’animo della protagonista. Significativa la performance durante
il concerto oltre la cortina di ferro, un’esplosione di energia
davanti a pochi ma entusiasti fan.
Nico, 1988, le frasi più
significative
Ecco come risponde il personaggio
di Nico in un’intervista a chi le chiede perché porti sempre con sé
un registratore, rendendo il profondo legame tra musica e memorie
d’infanzia: “Cerco un suono che ho sentito quando ero bambina.
Non quello in particolare, ma la sua qualità. Era il vento che lo
portava, era il suono di Berlino bombardata, della guerra che
finiva, della città che bruciava. Non era un vero suono. Era tante
cose allo stesso tempo. Era il suono della sconfitta”.
Sugli alti e bassi di una carriera
e di una vita: “Sono stata in cima, sono caduta in basso.
Entrambi i luoghi sono vuoti”. Infine, una frase che
sintetizza il difficile rapporto con la bellezza e con la propria
immagine, oltre a racchiudere tutta la grinta di Nico: “Sono
brutta? Bene, perché non ero felice quando ero bella”. Chi
volesse approfondire, può consultare la recensione del film:
NICO, 1988
di Susanna Nicchiarelli è stato designato
Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici
Italiani – SNCCI, con la seguente motivazione:
«Nel tracciare gli ultimi anni
di Nico, Susanna Nicchiarelli evita con cura l’approccio mitologico
o divistico, privilegiando, grazie anche alla straordinaria
interpretazione di Trine Dyrholm, l’aspetto intimo e dolente di
un’artista complessa, la cui presenza ha segnato il ventesimo
secolo. Un film complesso, affascinante e decisamente unico nel
panorama del cinema italiano contemporaneo».
Nico, 1988 recensione del film di Susanna
Nicchiarelli
Prodotto da Vivo film con Rai Cinema
e Tarantula in co-produzione con VOO e Be TV, il film sarà in sala
in Italia dal 12 ottobre distribuito da
I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
Il film è stato presentato nella
sezione Orizzonti a Venezia 74, vincendo il premio
per il miglior film di categoria.
Nickelodeon, il canale satellitare di
VIMNI (Viacom International Media Networks Italia) sarà presente
all’edizione 2014 di Cartoons on the Bay con una ricerca realizzata
dal network, “Kids of Today and Tomorrow, che verrà
presentata per la prima volta in Italia proprio a Venezia.
La ricerca internazionale di Viacom
International Media Networks, “Kids of Today and Tomorrow”,
offre uno sguardo unico per ampiezza di temi e di territori sul
mondo Kids e sull’ultima wave della generazione dei Millennials. Lo
studio, che si inserisce nel percorso di conoscenza di
KIDS&FAMILY GPS, ha coinvolto 32 paesi, tra cui l’Italia,
e 6.200 bambini di età compresa tra i 9 e i 14 anni.
La ricerca ha fotografato una
generazione immersa in un mondo in rapida evoluzione e sotto il
peso della crisi economica mondiale, ma che, nonostante tutto,
rimane positiva e fiduciosa. Una generazione che non ha paura
del futuro e che, conscia dei problemi dell’oggi e delle sfide
del domani, si prepara a coglierne le opportunità.
Figli positivi di genitori
sospesi tra le paure per i pericoli nel mondo reale e l’apertura
verso il mondo digitale. Bambini che si considerano
iper-protetti, coccolati da velcro-parents che restringono e
controllano sempre di più le interazioni dei propri figli con la
vita reale, offrendo allo stesso tempo un accesso senza precedenti
al mondo digitale.
La ricerca verrà presentata da
Daniela DiMaio, Responsabile Nickelodeon – Viacom
International Media Network Italia e Morena D’Incoronato,
Responsabile Dipartimento Ricerche – Viacom International Media
Networks Italia.
Nickelodeon e’ il canale satellitare
di VIMNI (Viacom International Media Networks Italia) arrivato in
Italia nel Novembre 2004 coprendo tutto il target bambini e teen
differenziando la programmazione secondo fasce diverse della
giornata. Con l’aumento della conoscenza del brand e della risposta
positiva da parte del pubblico, da Luglio 2009 è arrivato
Nickelodeon +1 ed è stato lanciato Nick Jr, un canale interamente
dedicato al target pre scolare, a cui si è poi aggiunto il suo +1.
Nickelodeon è oggi un brand sempre più conosciuto e apprezzato dal
pubblico della piattaforma satellitare, accolto positivamente non
solo dai ragazzi, che ne sono i principali fruitori, ma anche dai
genitori che lo considerano come fedele alleato, una sorta di
bussola che li aiuta ad orientarsi nel mondo dei loro figli.
Ispirato dal romanzo di
Colson Whitehead vincitore del Premio Pulitzer,
Nickel Boys segna l’esordio alla regia del
documentarista e regista televisivo RaMell Ross.
La vicenda racconta dell’amicizia tra due giovani afromericani che
si ritrovano costretti a frequentare un istituto nella Florida per
ragazzi di colore “problematici’. Il sistema di vessazione e di
continuo abuso a cui gli studenti sono stati costretti segna la
loro esistenza in maniera indelebile, compresa quella del
protagonista Elwood, testimone attraverso gli occhi del quale
seguiamo la vicenda decenni dopo gli orrori di cui è stato vittima
insieme ai suoi compagni.
L’identità negata in Nickel
Boys
L’operazione di
trasposizione cinematografica messa in piedi da RaMell Ross
possiede un fascino indubbio, sia a livello concettuale che
estetico. Dal momento che quella di Nickel Boys è
fondamentalmente una storia di identità negata – sia essa intesa
come identità sociale, razziale o più semplicemente individuale –
il regista sceglie infatti di (ri)affermare tale concetto
attraverso il mezzo-cinema stesso. Il film è infatti interamente o
quasi realizzato come una serie di inquadrature soggettive, in cui
lo sguardo della macchina da presa è sempre quello di un
personaggio o dell’altro, che mai vediamo quando parla. C’è sempre
l’interlocutore, mai il soggetto, l’io principale.
Oppure, in maniera forse
ancor più emblematica, la macchina da presa stessa in alcuni casi
si nasconde dietro le spalle dei protagonisti, a voler
costantemente ribadire che qualcosa è stato loro strappato.
L’identità appunto. Un’idea di cinema fortissima e all’inizio
assolutamente affascinante, la quale però col passare delle scene
diventa sempre più difficile da seguire a livello emozionale, in
quanto non evita che la forma soffochi in qualche modo il
contenuto.
Nickel Boys in
particolar modo nella parte centrale perde di intensità emotiva,
costringendo lo spettatore a una serie di inquadrature che
diventano stancanti. Bisogna tornare a ripetere che la coerenza
interna del film è un qualcosa di oggettivamente coraggioso
nell’intento, ma quanto alla realizzazione costringe il pubblico
alle prese con un tour de force estetico che non si abbina
con un impianto narrativo in grado di sostenerlo. Perché forse il
maggior difetto del lungometraggio di RaMell Ross
non sta tanto nell’audace idea di regia quanto piuttosto in una
sceneggiatura che non la sostiene come avrebbe meritato. I continui
salti temporali tra passato e presente non fanno che ingarbugliare
una vicenda al contrario lineare, una storia di amicizia e
solidarietà nel dolore che si trasforma nei decenni in una ferita
mai rimarginata. Siamo piuttosto convinti che se lo sviluppo
narrativo fosse stato raccontato in maniera lineare, l’effetto
generale sarebbe stato molto piú efficace, soprattutto sotto il
punto di vista squisitamente emotivo.
Una buona direzione degli
attori
Come direttore di attori
RaMell Ross, pur al suo primo lungometraggio da
regista, si dimostra raffinato plasmatore di figure in chiaroscuro.
I suoi due giovani protagonisti Ethan Herisse e
Brandon Wilson sono vibranti, sinceri nei
rispettivi ruoli. Accanto a loro un cast di supporto efficace
contribuisce a creare una serie di figure e psicologie ottimamente
definite. Su tutti merita come sempre menzione speciale
Aunjanue Ellis-Taylor, attrice di livello
superiore che riesce a rendere prezioso davvero qualsiasi ruolo
interpreti. Quando c’è lei in scena e guarda in camera alla ricerca
di un briciolo di speranza per suo figlio, ecco che Nickel
Boys diventa un dramma capace di arrivare dritto al cuore.
Che quest’anno la Ellis-Taylor non sia stata quasi mai considerata
nella
corsa ai premicome miglior attrice non
protagonista è un qualcosa che francamente non riusciamo a
comprendere.
Questo di RaMell
Ross è un esordio che merita di essere sostenuto
probabilmente per le sue intenzioni ancor più che nel risultato
finale. Nickel Boys possiede come testo di
partenza un romanzo potentissimo che il regista
interpreta in maniera coraggiosa e molto personale, non riuscendo
però a evitare che, in particolar modo nella parte centrale, la
storia venga soffocata dalla forma filmica scelta per esporla.
Merito indiscutibile del film è invece un finale bellissimo,
sorprendente e doloroso, che lascia dimenticare le incertezze e
alcune lentezze narrative. Se RaMell Ross
continuerà a proporci cinema così audace e non disposto a scendere
a compromessi, sarà con indubbio interesse che ne seguiremo la
carriera.
Nickel Boys, diretto da RaMell Ross (“Hale
County This Morning, This Evening”), è il film di
apertura, fuori concorso, della ventiduesima edizione di
Alice nella città (16-27 ottobre), la sezione autonoma e
parallela della Festa del cinema di Roma, dedicata ai giovani, agli
esordi e alla scoperta del talento, diretta da Fabia Bettini
e Gianluca Giannelli.
Tratto dall’omonimo romanzo di
Colson Whitehead, vincitore del Premio Pulitzer nel
2019 e adattato per il grande schermo dallo stesso regista con
Joslyn Barnes, “Nickel Boy” è stato acclamatodalla
critica internazionale ai festival di Telluride e New
York, da “The Hollywood Reporter” a “Screen Daily”, “Vanity
Fair”, “The Guardian”, “Indiewire”, e “Variety” lo colloca
nell’elenco dei titoli che potrebbero guadagnarsi un posto nella
corsa all’Oscar 2025 insieme ad altri tre film in programma ad
Alice nella città, “The Outrun” di Nora Fingscheidt, “Blitz” di
Steve McQueen, entrambi con Saoirse Ronan, e “A Real Pain” di Jesse
Eisenberg.
“Nickel Boy” è un’esplorazione visionaria, coraggiosa e
affascinante del trauma e della storia americana all’epoca delle
leggi Jim Crow sulla segregazione razziale ed è incentrato sulla
vicenda di due adolescenti afroamericani in un barbaro riformatorio
minorile della Florida. 1960, Tallahassee. Il sogno universitario
di Elwood Curtis (Ethan Herisse) si infrange lungo un’autostrada a
due corsie. A causa di un innocente passo falso, Elwood viene
condannato all’inferno della Nickel Academy. Lì incontra Jack
Turner (Brandon Wilson) con il quale stringe un’alleanza: Turner
dispensa consigli fondamentali per la sopravvivenza all’interno del
violento carcere minorile, mentre Elwood si aggrappa alla sua
visione ottimistica del mondo per sopravvivere. Sullo sfondo del
nascente movimento per i diritti civili, l’esistenza dei due
adolescenti sembra lontana dall’oratoria del reverendo Martin
Luther King. Nonostante la brutalità della Nickel, Elwood si sforza
di mantenere la sua umanità, risvegliando una nuova visione della
vita del suo compagno di cella. Interpretato magistralmente da Aunjanue
Ellis-Taylor, Ethan Herisse, Brandon Wilson, Hamish Linklater e
Daveed Diggs, il film è arricchito dalla fotografia di
Jomo Fray (“All Dirt Roads Taste of Salt”) e dal montaggio
di Nicholas Monsour (“NOPE”). Prodotto da Dede Gardner,
Jeremy Kleiner, David Levine, Joslyn Barnes, è una produzione
Plan B Entertainment, Anonymous Content, Louverture Films e
uscirà nei cinema statunitensi il 25 ottobre distribuito da
Orion Pictures e Amazon MGM Studios. In Italia sarà
disponibile su Prime
Video.
“Nickel Boys è un film che fa fare un balzo in avanti alla
rappresentazione cinematografica della crudele realtà del razzismo
– dichiarano Gianluca Giannelli e Fabia Bettini, direttori
artistici di Alice nella città – RaMell Ross condivide con chi
guarda la bellezza del margine, l’emozione del confine, la
trasgressività del limite dei ragazzi protagonisti dell’omonimo
romanzo del due volte premio Pulitzer Colson Whitehead. Per questo
siamo onorati di aprire il festival con ‘Nickel Boys’, un’opera
intensa nello spirito e audace nel linguaggio visivo che conferma
lo status di artista visionario del suo autore, che persevera nel
tentativo di catturare il buio della storia americana, affinché non
si ripeta all’infinito”.
RaMell Ross è un artista, fotografo, regista, scrittore e
documentarista. Si è laureato in Sociologia e Inglese alla
Georgetown University e successivamente ha conseguito un Master
(MFA) in fotografia presso la Rhode Island School of Design. Il suo
documentario sperimentale “Hale County This Morning, This Evening”,
sulla vita dei neri nella contea di Hale, in Alabama, è stato
presentato in anteprima al Sundance Film Festival del 2018. Al
festival gli è stato assegnato il Premio Speciale della Giuria per
la Visione Creativa. Il film ha vinto un Peabody Award e nel 2019 è
stato candidato all’Oscar per il miglior film documentario e per il
Primetime Emmy Award per meriti eccezionali nel cinema
documentario. Le sue fotografie sono presenti in varie collezioni
pubbliche e private come il Museum for Modern Art, il Virginia
Museum of Fine Arts e l’High Museum.
Sollievo per Nick Stahl, che è tornato
a farsi sentire con una mail scritta agli amici. Se n’erano perse
le tracce da alcuni giorni. L’ex moglie Rose ne aveva denunciato la
scomparsa, aggiungendo che l’attore, con trascorsi di
Nel cast di Gangster
Squad del regista Ruben Fleischer (Zombieland) si è
aggiunto un attore del calibro di Nick Nolte. Il
tutto è avvenuto alle battute finali del casting, con l’imminente
inizio delle riprese.
Nick Nolte
ricoprirà il ruolo di Bill Parker, il nuovo capo della polizia
di Los Angeles (il film è ambientato negli anni ’50), determinato a
mettere su una squadra di poliziotti incorruttibili, per
combattere l’organizzazione criminale capitanata da Mickey Cohen
(interpretato da Sean Penn). Parker, veterano della seconda guerra
mondiale, collaborerà a questo fine con il John O’Mara di Josh
Brolin. Gli altri poliziotti duri e puri saranno interpretati da
Ryan Gosling, Giovanni Ribisi, Anthony Mackie, Robert Patrick e
Holt McCallany. Mireille Enos sarà la moglie di Brolin, ed Emma
Stone la donna di cui si innamorano sia Penn che Gosling.
Il nostro viaggio all’interno
dell’universo televisivo di Chicago continua e oggi vi parliamo del
bel dottorino dai capelli rossi di Chicago Med,
interpretato da Nick Gehlfuss.
Scopriamo insieme tutto
quello che c’è da sapere su Nick Gehlfuss, sulla sua
carriera e sulla sua vita privata.
Nick Gehlfuss vita privata
10. Nato il 21
gennaio del 1985 a Cleveland, in Ohio, Stati
Uniti, Nick Gehlfuss passa tutta la sua infanzia e adolescenza nel
quartiere di Little Italy. Subito dopo il diploma, Nick si iscrive
al Marietta College dove consegue la laurea in belle
arti. Successivamente, decide di completare i suoi studi
alla University of Missouri-Kansas City, prendendo una laurea
magistrale sempre in belle arti.
9. Non si conosce
molto della vita privata di Nick Gehlfuss ma sappiamo che la sua
carriera non è cominciata in tv o al cinema ma bensì in teatro.
Trasferitosi a New York dopo i suoi studi, Nick fa il suo debutto
come attore in teatro con la Classic Stage
Company, nella produzione di Sogno di Una Notte di
Mezza Estate, opera di William
Shakespeare.
Nello spettacolo, Nick Gehlfuss
interpreta Lisandro, rappresentazione teatrale che conta nel suo
cast attore come Bebe Neuwirth e la famosa
Cristina Ricci. Grazie alla sua magistrale
interpretazione, Nick riceve il prestigioso premio Rosemarie
Tichler.
La sua carriera continua dalla
costa est alla costa ovest degli Stati Uniti. Nick Gehlfuss si
trasferisce a Los Angeles per coltivare il suo sogno di lavorare
nel cinema e nella televisione. Qui, in attesa della sua grande
occasione, continua a recitare in teatro. In quegli anni lo vediamo
impegnato con lo spettacolo Reasons to Be Pretty,
di Neil LaBute, andato in scena alla Geffen
Playhouse.
Nick Gehlfuss film e serie tv
8. Dopo essersi
fatto le ossa in teatro e sul palcoscenico, Nick Gehlfuss
finalmente comincia a muovere i primi passi nel mondo della
televisione. Nel 2010, viene scelto per interpretare un piccolo
ruolo nel diciassettesimo episodio della quarta stagione della
fortunata serie Army Wives. Quella breve
parentesi, segna la sua fortuna.
7. Successivamente, infatti,
l’attore viene scelto per molti altri piccoli ruoli in serie molto
importanti come The Good Wife (2011), Blue
Bloods (2011), Person of Interest (2012),
The Glades (2013), Rizzoli &
Isles (2013), The Newsroom (2013),
Royal Pains (2014), Murder in the
First(2014) e Shameless (2014).
Emmy Rossum e Nick Gehlfuss in Shameless – Fonte: IMDB
Nel 2014, Nick partecipa alla serie
Shameless,
ideata da Paul Abbott che racconta della vita di
una sfortunata famiglia di un quartiere malfamato di Chicago. I
Gallagher sono una famiglia molto povera e disfunzionale che
combatte tutti i giorni con miseria, alcolismo e tossicodipendenza.
A capo dei Gallagher c’è Frank (William H. Macy),
drogato e alcolizzato, e che passa la maggior parte del suo tempo a
ubriacarsi ni bar invece di occuparsi dei suoi sei figli.
Nella serie, Nick Gehlfuss
interpreta Robbie
Pratt, un ex alcolista e amante della primogenita di
Frank, in un arco temporale di 6 episodi, dalla
4×03 “Like Father, Like Daughter” alla
4×10 “Liver, I Hardly Know Her” – con una breve
interruzione negli episodi 4×06 e 4×07.
6. Nello stesso
periodo, Nick partecipa anche a film come In Lieu of
Flowers (2013), Love & Mercy (2014) e
Equity (2015). In quegli anni, inoltre, lo vediamo
in alcune serie tv come Longmire (2014),
C’è sempre il sole a Philadelphia (2015),
Constantine (2015) e Power
(2015).
Nick Gehlfuss in Chicago Med
5. Il 2015 segna l’anno di svolta
nella carriera di Nick Gehlfuss. L’attore viene infatti scelto per
interpretare un ruolo da protagonista nella nuova serie medical
drama dal titolo Chicago Med.
Spinoff dell’acclamatissima
serie Chicago
Fire, Chicago Med, prodotta dal genio
televisivo di Dick Wolf, racconta delle vicissitudini di
medici e infermieri dell’ospedale Chicago Medical Center.
Tra i personaggi principali abbiamo
Sharon Goodwin (S. Ephata
Merkerson) Direttore Sanitario del Chicago Medical
Center. Maggie Lockwood (Marlyne Barrett),
infermiera caporeparto del Pronto Soccorso; Connor Rodhes (Colin
Donnell) chirurgo specializzato in Chirurgia
d’Emergenza; April Sexton (Yaya
DaCosta), infermiera; Natalie Manning (Torrey
DeVitto), pediatra e specializzanda in Medicina
d’Emergenza.
Ancora, Sarah Reese (Rachel
DiPillo), una studentessa del quarto anno di medicina;
Ethan Choi (Brian Tee), ex militare e
specializzando del terzo anno di Medicina d’Emergenza; Daniel
Charles (Oliver Platt), Primario del reparto di
Psichiatria; e in ultimo Ava Bekker (Norma
Kuhling), chirurgo cardio-toracico del Chicago Med.
Nella serie Nick
Gehlfuss interpreta William Halsted,
chirurgo e specializzando anziano in Medicina d’Emergenza. Ex
chirurgo plastico, William è il fratello minore del detective
Jay Halsted
della Chicago PD,
nonché pecora nera della famiglia. Sempre ostracizzato dal padre
per le sue scelte professionali, Will si è praticamente pagato di
studi da solo per tutta la durata del college. Nonostante i suoi
difficili rapporti col padre, Will si è sempre preso cura della
famiglia soprattutto quando la madre si ammala di cancro mentre suo
fratello è in missione per l’esercito in Afghanistan. Tra i due
fratelli ci sono questioni irrisolte e problemi che entrambi
dovranno affrontare.
Al momentoChicago Med è
arrivato alla sua quinta stagione, non senza
stravolgimenti di trama e cast, contando per ora ben 103
episodi.
Nick Gehlfuss e gli episodi
crossover di Chicago Med
4. L’intero
universo televisivo di Chicago, creato a Dick
Wolf, è molto più intricato di quanto si possa immaginare.
Capita spesso – soprattutto durante le prime due stagioni
di Chicago
Fire– che i personaggi delle tre serie si mixino
in uno stesso episodio. Questo stratagemma è stato ideato dagli
autori per presentare al pubblico di Chicago Fire, alcuni
nuovi personaggi che saranno poi protagonisti
degli spinoff Chicago PDe Chicago Med.
Quasi tutti i personaggi di ognuna
delle serie è comparso in almeno un paio di episodi delle altre
due. Oltre alle varie ‘comparsate’, utilizzate più che altro per
mantenere una sorta di continuità nell’universo Chicago, ci sono
anche gli episodi crossover. Queste
particolari puntate sono caratterizzate da storie che mettono in
comunicazione tra loro le varie serie e tutti i loro
personaggi.
Quel gran burlone
di Dick Wolf, tuttavia, continua a
complicare le cose aggiungendo all’intricato universo televisivo di
Chicago anche alcuni episodi crossover con la famosa e
fortunatissima serie crimeLaw & Order –
SVU.
Insomma, se volete iniziare a
vedere almeno una di queste serie senza rischiare di perdere pezzi
di trama per strada, vi servirà uno schema. Per capire come
guardare nell’ordine esatto i vari episodi delle
serie Chicago
Fire, PD e Med,
vi consigliamo di consultare il validissimo schema
de Il Criticatore di
Telefilm.
Nick Gehlfuss in Chicago Fire e
Chicago PD
3. Il personaggio
di William
Halsted di Chicago Med, essendo
collegato a quello di Jay Halsted di
Chicago PD, compare spesso nelle in altre serie
dell’universo televisivo creato da Dick Wolf. Nick Gehlfuss
e Jesse Lee Soffer si trovano spesso a lavorare insieme e
sui set di entrambi gli spinoff di Chicago Fire.
2. In Chicago Med, il dottor
William
Halsted ha una vita sentimentale alquanto complicata
che coinvolge la sua collega Natalie (Torrey
DeVitto). Ma nella realtà, Nick Gehlfuss non ama molto
i drammi. A differenza di molti suoi colleghi attori e attrici, che
amano cambiare continuamente partner, Nick è un uomo da una donna
alla volta. L’attore è sposato ormai da molti anni con
Lilian Matsuda, una bella imprenditrice del
settore alberghiero.
Non è molto chiaro come i due si
siano conosciuti ma sappiamo che, dopo una non troppo lunga
frequentazione, si sono sposati in gran segreto il 13
maggio del 2016. Sembra che entrambi volessero una
cerimonia semplice e privata e che abbiano evitato gli sfarzi di un
matrimonio in grande stile per preservare il loro giorno
speciale.
1. Se volete essere sempre
aggiornati sulla vita privata, sentimentale e professionale
dell’attore, seguite l’account ufficiale Nick Gehlfuss
Instagram.
Una delle due scene post credits di
Spider-Man: Far
From Home ci ha mostrato Nick Fury
nello spazio (mentre sulla Terra, al suo posto, c’era lo Skrull
Talos) a bordo di un’enorme astronave e intento a godersi quella
che sembrava una pausa dagli impegni con i Vendicatori. Ma come lo
ritroveremo nella Fase 4? Il personaggio tornerà in azione?
Il ruolo dello S.H.I.E.L.D. nel
MCU ha preso una strana piega da
quando Captain America: The Winter
Soldier ha rivelato che l’organizzazione era stata
infiltrata dall’Hydra fin dalla seconda guerra mondiale, e che
tutti tranne Steve Rogers, Natasha Romanoff, Nick Fury, Phil
Coulson, e Maria Hill sapevano.
Nei fumetti, nel momento in cui
viene introdotto il multiverso, lo S.H.I.E.L.D. si è poi ramificato
in due nuove organizzazioni denominate S.W.O.R.D.
e A.R.M.O.R. La prima ha costruito la sua base in una stazione
spaziale per difendere la Terra dagli alieni, mentre la seconda
protegge il nostro pianeta dalle minacce interdimensionali. Sarà
questa la nuova collocazione di Fury?
Avanti e indietro tra Terra e
spazio
Abbiamo ragione di credere che il
colpo di scena finale di Far From Home nasconda molto più di quanto
sembri e che Nick Fury potrebbe aver fatto avanti e indietro dalla
Terra allo spazio numerose volte nel corso del MCU. D’altronde c’è tutta una
teoria sui panini di cui
vi avevamo parlato in un articolo che lo confermerebbe…
Tornerà nel sequel di Captain
Marvel
Nick Fury è stato una parte
fondamentale del primo film di Captain Marvel, quindi è possibile
che torni in un ruolo altrettanto cruciale anche nel sequel già
annunciato da Kevin Feige ma che non ha ancora una data di uscita
ufficiale. Il suo lavoro con Carol Danvers non è concluso e i due
potrebbero riunirsi per una nuova missione nello spazio…
Un ruolo nella guerra
Kree/Skrull
Diverse teorie suggeriscono che
nella prossima Fase del MCU assisteremo alla guerra di
Kree / Skrull e, visti gli eventi di Captain
Marvel, il coinvolgimento di Nick
Fury in questo conflitto potrebbe alimentare l’idea secondo cui
l’ex leader dello SHIELD lavora con gli alieni mutaforma da anni,
aiutandoli a combattere contro la Starforce.
Aiuterà Peter Parker a mantenere
segreta la sua identità
Dopo i titoli di coda di
Spider-Man: Far From Home
abbiamo scoperto che l’identità segreta del supereroe è stata
rivelata in mondovisione da Mysterio. Sappiamo che il personaggio è
attualmente fuori dal MCU, ma nelle retrovie Nick Fury
potrebbe contribuire alla salvaguardia del suo nome, magari aiutato
da un avvocato (Matt Murdock?) oppure nascondendo Peter a bordo
della sua nuova astronave…
Sarà coinvolto nella trama di
Secret Invasion
Il sogno di vedere adattata sul
grande schermo la trama Secret Invasion non è del tutto
svanito, considerando che le premesse ci sono e che una guerra tra
l’esercito di Skrull infiltratosi sulla Terra e gli eroi è
possibile allo stato attuale degli eventi. In questo caso Nick Fury
è un alleato degli Skrull, quindi lo scenario futuro offre una
serie di opportunità per lo sviluppo del personaggio…
Comparirà in Guardiani della
Galassia 3
Sappiamo che al momento Nick Fury si
trova nello spazio, ed è qui che potrebbe incontrare i
Guardiani della Galassia,
magari partecipando a qualche missione cosmica a bordo del Benatar.
Il terzo volume è in arrivo, quindi perché non inserire anche il
personaggio di Samuel L. Jackson? James
Gunn avrebbe idee sicuramente interessanti in merito.
Sta lavorando con i Fantastici
4
Come conseguenza diretta della
fusione tra Fox e Disney, X-Men e Fantastici 4
sono adesso liberi di apparire nel MCU, quindi è possibile che almeno
una delle due squadre venga introdotta presto al cinema magari
proprio per intercessione di Nick Fury. Questo spiegherebbe
l’assenza di Fury dalla Terra e perché si è trattenuto nello spazio
per lungo tempo…
Nick Fury è stato uno dei personaggi centrali
del MCU fin
dal suo inizio con
Iron Man del 2008, ma la sua storia è stata raccontata
in modo completamente frammentario. Samuel L. Jackson ha debuttato nei panni di
Nick Fury nella scena post-credits di
Iron Man e da allora è apparso in altri dieci film del
MCU, ha
prestato la sua voce a diverse varianti di Nick
Fury in What If…?, ed è diventato protagonista della
sua prima avventura da solista con Secret Invasion su Disney+.
Sebbene siano state rivelate molte
cose sulla storia di Nick Fury nel MCU, egli è ancora
uno dei personaggi più enigmatici del franchise, poiché gran parte
della sua vita personale è ancora un mistero.
La prima vita di Nick Fury e il suo
ingresso nell’esercito degli Stati Uniti (1950-1968)
Durante uno scambio di
battute in Captain Marvel, in cui Fury dimostra alla Carol
Danvers di Brie Larson di non essere uno Skrull
mutaforma, Fury rivela alcuni dettagli sulla sua infanzia. Nato
Nicholas Joseph Fury a Huntsville, in Alabama, nel
1950, Fury è cresciuto insistendo che tutti si riferissero a lui
solo con il suo cognome, compresa la sua stessa famiglia.
Ha anche rivelato che il suo primo
animale domestico è stato un gatto di nome Mr.
Snoofers. Dopo aver terminato le scuole superiori nel
1968, Fury si è arruolato nell’esercito degli Stati Uniti. Prima di
lasciare l’esercito e intraprendere una carriera di spionaggio con
la CIA, Fury ha scalato i ranghi fino a diventare colonnello e ha
assistito a un gran numero di operazioni durante la Guerra
Fredda.
Nick Fury entra nello SHIELD (anni
’80)
In un certo periodo degli
anni ’80, Fury lasciò la CIA per unirsi allo
SHIELD e nel 1988 lavorava sotto il comando
dell’alto membro dello SHIELD R. Keller, interpretato da
Ben Mendelsohn in Captain Marvel. Sebbene Captain Marvel abbia visto Fury in missione
sul campo, il suo lavoro principale all’interno dello SHIELD era
dietro a una scrivania, alla ricerca di minacce future per gli
Stati Uniti, anche se si è fatto strada fino a ottenere
un’autorizzazione di livello 3.
Durante questo periodo, Fury
supervisionò anche l’addestramento del Phil
Coulson di Clark Gregg e iniziò a sviluppare un rapporto
di lavoro con l’Alexander Pierce di Robert Redford, l’allora Sottosegretario del
Consiglio di Sicurezza Mondiale.
Carol Danvers presenta Nick Fury
agli Skrull (1995)
Nel 1995, Fury e una squadra di agenti dello
SHIELD furono inviati a indagare su una donna
misteriosa che si era schiantata in un videonoleggio Blockbuster di
Los Angeles. L’eroe spaziale, che si rivelò essere Carol
Danvers, accompagnò Fury in un’avventura in cui esplorò la
sua storia sulla Terra, la sua amicizia con Maria
Rambeau e sua figlia Monica e introdusse
Fury alla razza aliena mutaforma, gli Skrull.
Dopo aver appreso che gli Skrull
erano in realtà alleati dell’umanità, Fury iniziò a collaborare con
Talos, il leader degli Skrull che si era spacciato
per R. Keller, l’allora direttore dello SHIELD, e
aiutò gli Skrull ad affrontare i guerrieri Kree.
Nick Fury perde l’uso dell’occhio
sinistro (1995)
Durante la sua avventura
con Capitan Marvel, Fury si imbatté in una creatura nota come
Flerken, un alieno che aveva assunto la forma di
un gatto addomesticato. Goose apparteneva in
precedenza alla Mar-Vell di Annette Bening, ma aiutò Fury e gli Skrull a sconfiggere gli ex alleati
Kree della Danvers, utilizzando i tentacoli
sporgenti espulsi dalla sua bocca per incapacitare alcuni soldati
Kree.
Goose ha anche conservato il
Tesseract al sicuro all’interno della dimensione tascabile nel suo
stomaco. Tuttavia, mentre giocava con Fury dopo la battaglia, Goose
ha graffiato Fury sull’occhio sinistro, lasciandogli pesanti
cicatrici e causando la sua cecità finale, che lo ha portato a
sfoggiare la sua caratteristica benda sull’occhio.
Nick Fury diventa direttore dello
SHIELD (fine anni ’90)
Lavorando con
Alexander Pierce in una missione a Bogotà negli
anni ’90, Fury ricevette l’ordine di negoziare con l’Esercito di
Liberazione Nazionale, che aveva preso in ostaggio diversi
ufficiali politici, tra cui la figlia di Pierce. Fury disobbedì a questi ordini e riuscì a
recuperare in sicurezza gli ostaggi, venendo promosso a Direttore
dello SHIELD per le sue azioni eroiche.
La missione personale di Fury come
Direttore dello SHIELD era quella di indagare su artefatti
misteriosi, pericolosi e talvolta ultraterreni, tra cui il Tesseract e la Darkhold. Ha
anche usato la sua posizione di Direttore per mettere in atto il
suo piano per l’Iniziativa Vendicatori, un’idea che aveva concepito
dopo aver appreso delle minacce aliene in Captain Marvel.
Nick Fury inizia a reclutare i
Vendicatori (2000-2008)
Nonostante il Consiglio di
Sicurezza Mondiale volesse che Nick Fury si concentrasse sulla ricerca del
Tesseract, egli usò invece la sua posizione di
Direttore dello SHIELD per iniziare a reclutare i
Vendicatori. Mentre i suoi tentativi iniziali di trovare Capitan
America, un supereroe della Seconda Guerra Mondiale, fallirono,
Fury reclutò il Clint Barton di Jeremy Renner e successivamente la
Natasha Romanoff di Scarlett Johansson nello SHIELD come due dei
suoi agenti più fidati.
Marvel Comics The Incredible Hulk: The Fury
Files descriveva i tentativi di Fury di portare Bruce
Banner, alias Hulk, all’interno dello SHIELD, anche se
questi piani vennero accantonati dopo aver visto la portata del
potere di Hulk. Al contrario, Fury ha rivolto la sua attenzione a
uno dei nuovi eroi del MCU.
Tony Stark viene reclutato come
consulente (e Fury gli salva la vita) (2008)
Iron
Man del 2008 ha dato il via al MCU raccontando la
storia delle origini di Tony Stark nei panni del
supereroe titolare. Dopo aver dichiarato al mondo la sua identità
di supereroe, la scena post-credits di
Iron Man vedeva Stark incontrarsi con Nick Fury nell’oscurità della sua casa di
Malibu, con Fury che suggeriva che Stark era diventato parte di un
universo di eroi più grande.
Il rapporto tra Fury e Stark è stato
ulteriormente sviluppato in Iron Man 2, dove lo SHIELD ha
concesso a Stark più tempo per trovare un nuovo elemento per il suo
reattore ad arco, e Stark è stato reclutato come consulente per i
Vendicatori, pur non essendo ancora un membro ufficiale della
squadra.
Lo SHIELD inizia la ricerca sul
Tesseract (2011)
Mentre Nick Fury reclutava potenziali membri degli
Avengers del MCU, si mise anche
al lavoro per reclutare menti preziose nei ranghi dello SHIELD, tra
cui l’Erik Selvig di Stellan Skarsgård in Thor
del 2011. Selvig fu portato nella struttura dello SHIELD per la
missione congiunta sull’energia oscura, dove posò per la prima
volta gli occhi sul Tesseract e Fury chiese a Selvig di fare
ricerche sul cubo.
All’insaputa di entrambi, questa
azione avrebbe portato direttamente agli eventi di The Avengers, e la Pietra Spaziale nascosta
nel Tesseract sarebbe stata fondamentale per il futuro del
MCU. Da
quando Fury ha iniziato le ricerche sul Tesseract, il Consiglio di Sicurezza Mondiale ha
concesso allo SHIELD maggiori finanziamenti, permettendo così la
nascita dei Vendicatori.
Nick Fury si presenta a Capitan
America (2011)
Nel 2011, in Captain America: Il primo vendicatore, il
sogno di Nick Fury di reclutare Capitan America per
l’Iniziativa Vendicatori si è avverato quando lo Steve
Rogers di Chris Evans è stato trovato ibernato ma ancora
vivo. Dopo che Rogers è uscito dalla sua stanza di riabilitazione
in una struttura SHIELD di Times Square, Fury lo ha incontrato
personalmente e gli ha spiegato la sua situazione.
Dal momento che il programma dei
Vendicatori stava perdendo trazione tra Iron Man 2 e Il primo vendicatore, il risveglio di Capitan
America fu una grande vittoria per i sogni di Fury sui Vendicatori,
segnando il pezzo finale del puzzle per riunire i Vendicatori solo
un anno dopo.
Avengers Assemble (2012)
Quando le ricerche dello
SHIELD sul Tesseract aprirono un varco nello spazio,
Loki arrivò sulla Terra e mosse guerra
all’umanità. I Vendicatori sono stati riuniti per combattere il Dio
asgardiano dell’inganno, recuperare il Tesseract, spezzare
l’incantesimo di Loki su Clint Barton ed
Erik Selvig e salvare New York dall’esercito
Chitauri di Loki.
Come loro benefattore, Nick Fury ha avuto un ruolo fondamentale nel
riunire la squadra e nel forgiarla in un’unità collettiva composta
da Iron Man, Capitan America,
Thor, Hulk, Vedova
Nera e Occhio di Falco. Il successo dei
Vendicatori durante la Battaglia di New York ha ripristinato la
fiducia di Fury e del Consiglio di Sicurezza Mondiale nel
progetto.
Nick Fury viene apparentemente
ucciso dall’HYDRA (2014)
Dopo The Avengers del 2012, i membri della squadra
sono tornati a intraprendere missioni in solitaria, con
Steve Rogers che è passato alle dipendenze di
Nick Fury e dello SHIELD come loro agente di
punta. Durante Captain America: The Winter Soldier, tuttavia,
è stato rivelato che l’HYDRA è cresciuta all’interno dello SHIELD
fin dall’inizio, con Alexander Pierce, vecchio
alleato di Fury, a capo dell’organizzazione corrotta.
Fury fu inseguito dall’HYDRA e dal
Soldato d’Inverno e apparentemente ucciso, anche se in seguito si
rivelò un espediente. Tuttavia, questo ha dato a Fury l’opportunità
di entrare in clandestinità, abbandonando la sua vecchia vita
mentre il mondo lo dava per morto.
Nick Fury aiuta i Vendicatori nella
battaglia contro Ultron (2015)
Nonostante non sia più il
direttore dello SHIELD e lavori in incognito, Nick Fury è riuscito a mettersi in contatto
con i Vendicatori durante Avengers: Age of Ultron del 2015. Incontrando
la squadra nella casa di famiglia di Clint Barton,
Fury ha consigliato ai Vendicatori come gestire la minaccia
rappresentata dall’Ultron di James
Spader.
In seguito, Fury è apparso insieme
alla Maria Hill di Cobie Smulders, suo ex braccio destro allo
SHIELD, su un elivelivolo recuperato per aiutare l’evacuazione di
Sokovia. Riuscendo a portare in salvo la maggior parte della
popolazione della città, Fury ha dimostrato che lo SHIELD è ancora
una forza necessaria sulla Terra e ha dimostrato ancora una volta
la sua capacità di leadership nonostante non abbia nessuno da
guidare.
Nick Fury e Maria Hill vengono
uccisi da Thanos (2018)
Dopo Avengers: Age of Ultron, Nick Fury e Maria Hill si sono nuovamente
nascosti, e nessuno dei due è stato più visto fino ad Avengers: Infinity War del 2018. Ad Atlanta,
Fury e Hill hanno iniziato a essere avvisati della battaglia dei
Vendicatori contro il Titano Pazzo Thanos in
Wakanda, ma solo pochi istanti dopo è stato rivelato che Thanos
aveva completato la sua missione, mentre le persone iniziavano a
disintegrarsi intorno a loro.
Frettolosamente, Fury riuscì a
contattare Capitan Marvel con il cercapersone
che lei gli aveva regalato per le emergenze, prima che lui e Hill
cadessero vittime dello scatto di Thanos nella Guerra
dell’Infinito. Fury e Hill sarebbero tornati dopo lo Snap di Hulk
in Avengers: Endgame ed entrambi erano presenti
al funerale di Tony Stark.
Nick Fury lascia la Terra per
lavorare al SABER (prima del 2024)
La scena post-credits di
Spider-Man: Far From Home ha rivelato che
Fury e Hill, nonostante
sembrassero direttamente coinvolti nella battaglia dello
Spider-Man di Tom Holland contro il
Mysterio di Jake Gyllenhaal, erano in realtà gli Skrull Talos e Soren sotto mentite
spoglie.
Lo stesso Fury è stato scoperto
essere fuori dal mondo in quel periodo, con Secret Invasion della Fase 5 su Disney+ che ha rivelato che stava
lavorando alla stazione spaziale SABER. Non è
chiaro quando Fury abbia lasciato esattamente la Terra, ma Secret
Invasion ha anche rivelato che il Blip di Avengers: Endgame ha avuto un forte
impatto su Fury, suggerendo che abbia lasciato il pianeta durante
gli otto mesi di intervallo tra Endgame e Far From Home, con Talos che ha assunto la sua
identità al suo posto.
Maria Hill richiama Nick Fury sulla
Terra per affrontare la ribellione Skrull (2025)
Secret Invasion ha debuttato su Disney+ il 21 giugno 2023, iniziando
con il ritorno di Nick Fury sulla Terra dopo aver lavorato per
circa due anni sulla Stazione Spaziale SABER. Fury è stato
richiamato sulla Terra da Maria Hill e
Talos per affrontare una ribellione Skrull guidata dal Gravik di Kingsley
Ben-Adir, che intende sradicare l’umanità e rivendicare la
Terra come propria.
Questo come ritorsione alla promessa
non mantenuta di Fury e Capitan Marvel di trovare agli
Skrull una nuova casa tra le stelle. Fury appare molto più
vulnerabile in Secret Invasion, ma poiché la serie segna la
sua prima avventura da solista nel MCU, è possibile che
vengano rivelati ulteriori dettagli sul suo personaggio.
Nick Fury tornerà in The Marvels
(2025)
Il primo trailer di
The Marvels del 2023 è stato pubblicato l’11
aprile 2023, svelando che Nick Fury avrà un ruolo nel prossimo sequel di
Captain Marvel. Con la formazione di una nuova squadra
del MCU con
Carol Danvers, una Monica Rambeau
cresciuta, interpretata da Teyonah Parris, e la
Kamala Khan di Iman Vellani,
alias Ms. Marvel, non è chiaro quale ruolo avrà Fury
nell’avventura.
Tuttavia, sembra che una parte del
film si svolgerà sulla stazione spaziale SABER, che fa seguito alla
trama di Secret Invasion e rimette Nick Fury in
posizione di comando.
Da quando Nick Fury è apparso nella scena post-credits
di
Iron Man nel 2008, i fan sapevano che avrebbero avuto un
ruolo sempre più rilevante negli anni a venire. Da allora Nick Fury
è apparso in ben undici film Marvel, tra cui i franchise di
Avengers, Captain America e Spider-Man, con tanto di
battute iconiche e momenti epici.
Dall’amore di Fury per i gatti alla
sua riluttanza a fare marcia indietro di fronte agli Dei, Samuel L. Jackon è stata una scelta
incredibile per il ruolo. La speranza è che apparirà in numerosi
altri progetti Marvel in futuro…
“Esci dalla ciambella…”
In
Iron Man 2, opo aver lasciato andare via Rhodey con la sua
armatura d’argento, Tony finisce in cima al Randy’s Donut, dove si
appresta a mangiare una scatola da sei ciambelle.
È allora che Fury appare per la
prima volta, affermando: “Signorino, devo pregarti di uscire
dalla ciambella …”, una frase che pochissimi altri oltre a
Samuel L. Jackson potrebbero recitare con tanta credibilità. Di
certo non è la battuta del MCU più divertente di Fury, ma
merita di essere menzionata proprio perché è stata la prima
testimonianza del sarcasmo di Nick Fury.
Ridotto in polvere
Quando Fury sta per svanire
a causa dello schiocco di Thanos, si intuisce che il personaggio
avrebbe dovuto pronunciare la sua celebre battuta:
“Motherf…”.
Naturalmente, la faccia del
personaggio si polverizza giusto in tempo per evitare che egli la
pronunci del tutto, in linea con l’ormai noto PG-13 della Marvel. Si tratta di un momento
assai rapido, che ha funzionato ovviamente soltanto per chi è
riuscito a cogliere il riferimento.
Fury e il Flerken
Uno dei personaggi di
spicco di Captain
Marvel è stato senza dubbio il gatto Goose, poiché viene
rivelato ai fan che ha un ruolo molto significativo nel passato di
Fury. I fan scoprono infatti che Goose è in realtà un Flerken, una
creatura pericolosa che può sparare tentacoli dalla sua bocca per
divorare e attaccare i suoi avversari.
Fury ha condiviso molti momenti con
Goose nel film: ogni volta che poteva, Fury ha sfoggiato la sua
graziosa “voce animale” che nessuno aveva mai sentito prima dal
direttore dello S.H.I.E.L.D. La cosa ha ovviamente suscitato
ilarità, ma il personaggio ha fatto ancora di meglio…
Nessuno può ingannare Fury
In Spider-Man:
Far From Home l’illusionista Quentin Beck, noto anche come
Mysterio, ha ingannato tutti sul fatto che fosse l’eroe che avrebbe
preso il posto di Tony come miglior difensore della Terra. Tutti
incluso Nick Fury… o quasi.
Quando gli Elementali attaccano
Londra, Mysterio (che controlla gli Elementali, che in realtà sono
solo ologrammi) cerca di convincere Fury che stanno sfruttando il
potere dal nucleo terrestre. Subito dopo, Fury si rende conto che
Beck è un imbroglione, si rivolge a Maria Hill e afferma:
“See Now That’s Some Bul***It”, dimostrando che il
grande Mysterio può ingannare tutti tranne lui. Di sicuro la
migliore delle battute di Fury da Far From Home, ma di
certo non la sua più epica in tutto il MCU.
Il confronto con Loki
In
The Avengers, una volta che Loki riesce a essere catturato
con successo e portato a bordo dell’elicottero, Fury gli fa visita.
La bellezza di questa scena è che anche se Loki è letteralmente un
Dio, Fury non si tira mai indietro.
Fury ammette che Loki lo ha reso
disperato, ma gli ricorda che potrebbe non essere stata una buona
idea. E per finire, dopo che Loki ha pronunciato il suo discorso su
di lui, dimostrando il vero potere, Fury termina con: “Fammi
sapere se il potere vero vuole una rivista da leggere o
qualcos’altro.” Anche se questo non è la sua battuta più
divertente o più epica, è stato certamente bello vedere che può
avere l’ultima parola indipendentemente da chi si trova di
fronte.
Il ritorno dell’Helicarrier
In Avengers:
Age of Ultron, proprio quando ogni speranza sembra essere
perduta e gli Avengers stanno per sacrificarsi per salvare il
popolo di Sokovia, il tema di Helicarrier del primo film degli
Avengers diventa più rumoroso e Fury appare nell’elicottero
originale con alcuni vecchi amici.
Anche il tecnico di lancio di
Captain America: The Winter Soldier riappare con Fury per
aiutare a lanciare i baccelli di sicurezza dalla
portaelicotteri…
Tenere entrambi gli occhi aperti
Fino a
Captain America: The Winter Soldier, i fan del MCU avevano solo immaginato che
aspetto avesse l’occhio sinistro di Fury sotto la benda. Proprio
mentre Alexander Pierce viene arrestato dagli altri dirigenti dello
S.H.I.E.L.D, Vedova Nera introduce Nick Fury vivo e vegeto.
Al fine di ignorare i protocolli di
sicurezza, Nick Fury rivela di aver aggiunto il suo occhio sinistro
ferito al database retinico dello S.H.I.E.L.D, permettendogli di
rivelare tutti i segreti dell’Hydra al pubblico. Captain
Marvel ha rivelato cosa è successo davvero all’occhio
di Nick Fury, ma il risultato finale non è stato l’unico
considerato. Sebbene questo sia stato un momento epico di
The Winter Soldier, Fury ha avuto momenti ancora più epici
in altri film.
“Ci fu un’idea”
Il discorso che è apparso
nel primo film degli Avengers e che ha poi dato il via al trailer
di Avengers: Infinity War è stato il
leggendario monologo di Nick Fury che diceva al pubblico che
“Ci fu un’idea: quella di mettere insieme un gruppo di
persone straordinarie, per capire se potevano divenire qualcosa di
più, così che quando sarebbe servito avrebbero combattuto battaglie
per l’umanità impossibili“.
Il discorso riassume con successo la
necessità per la squadra di eroi, pur avendo un tono di fondo di
disperata speranza, in risposta ovviamente ai nemici che gli umani
non possono affrontare da soli.
La scena post-credits di Iron Man
Non è stato fino alla scena
finale del primo film di
Iron Man che i fan hanno scoperto di aver
acquistato un biglietto per più di un singolo film a fumetti. Era
l’inizio di una nuova era dei cinecomic, che sarebbero diventati
una parte enorme delle vite dei fan.
Convincere
Samuel L. Jackon a interpretare il ruolo di Nick Fury non fece
che aumentare l’eccitazione per ciò che stava per realizzarsi nei
successivi 11 anni (e oltre 30 scene post-credit). La realizzazione
di ciò che stava per accadere è scaturita proprio da questo
momento.
Una decisione stupida
Un’altra delle famose battute di Nick Fury
dal primo film degli Avengers arriva dopo che il Consiglio di
sicurezza mondiale ha deciso di bombardare la città di New York per
distruggere l’esercito Chitauri che la invade.
La fiducia di Nick Fury nella sua
squadra non vacilla mai quando afferma: “Riconosco che il
consiglio ha preso una decisione, ma dato che è una decisione
stupida ho deciso di ignorarla”. Nick Fury mostra che la sua
fiducia negli eroi è maggiore della sua responsabilità nei
confronti dei suoi superiori. Questa era la battuta di spicco di
Fury nel primo film.
Grazie a una serie di retcon e
riscritture nel corso degli anni, la storia delle origini di
Nick Fury è
stata modificata più volte, il che lo ha reso uno dei personaggi
più misteriosi del MCU. Samuel L. Jackson ha debuttato nel ruolo di
Nick Fury in Iron Man del
2008 e da allora è apparso per tutta la durata del MCU. Nonostante sia
uno dei personaggi più longevi del MCU, la vita
personale e la storia di Fury non sono state
realmente esplorate fino a Captain Marvel del 2019 e Secret Invasion del 2023, che hanno entrambi
cambiato in modo significativo ciò che il pubblico pensava di
sapere sulla vita di Fury e diversi punti chiave della backstory di
Nick Fury nel MCU con una serie di
clamorose retcon.
Il suo occhio è stato preso da un
gatto alieno
Nick
Fury è stato introdotto in Iron Man
già con la sua caratteristica benda sull’occhio, ma come si sia
procurato le cicatrici è rimasto un mistero. Nel corso del film
Captain America: The Winter Soldier del 2014,
Fury ha affermato che “l’ultima volta che [si è] fidato di
qualcuno, [ha] perso un occhio“, sottintendendo che le sue
ferite erano state inflitte da un alleato che lo aveva tradito.
Tuttavia, questo aspetto è stato modificato nel film ambientato nel
1995 Captain Marvel, in cui Fury ha stretto un
legame con un Flerken di nome Goose. Goose graffiò
l’occhio di Fury dopo essere stato provocato dall’agente dello
SHIELD e, anche se la decisione di giustificare le cicatrici di
Fury come un semplice graffio ha suscitato opinioni contrastanti,
ha finalmente risposto a questa domanda decennale.
Gli Skrull erano dietro ogni suo
successo
Fury ha incontrato il
generale Skrull Talos, interpretato da Ben
Mendelsohn, in Captain Marvel, dando vita a un’amicizia
trentennale tra i due che è stata approfondita nella Fase 5 di Secret Invasion. Parte del mistero che
circonda Nick Fury nel MCU è sempre stato
il modo in cui riusciva ad avere accesso a così tante informazioni,
e l’episodio 3 di Secret Invasion, “Tradito”, ha rivelato che
Talos e diciannove dei suoi agenti hanno lavorato come spie per
l’ex direttore dello SHIELD. Gli Skrull di Talos
hanno passato a Fury informazioni che hanno permesso a quest’ultimo
di scalare i ranghi dello SHIELD, guadagnandosi il plauso, mentre
in precedenza si pensava che Fury lavorasse da solo per la sua
posizione.
L’Iniziativa Vendicatori è partita
molto prima di quanto si pensasse
I primi progetti
dell’MCU
hanno fatto presagire lo sviluppo dell’Iniziativa
Vendicatori, un piano che Fury aveva messo in atto per riunire un gruppo
di eroi straordinari per combattere le battaglie che l’umanità non
era in grado di combattere. Se inizialmente l’idea sembrava un
nuovo progetto di Fury e dello SHIELD, Captain Marvel ha poi rivelato che Fury ha
lavorato all’Iniziativa Vendicatori fin dagli anni Novanta. Dopo
l’avventura con Carol Danvers, Fury fu ispirato a
redigere i piani per l’Iniziativa Protettori, che in seguito
ribattezzò Iniziativa Vendicatori, come il nome di battaglia
dell’aviazione della Danvers. Questo ha arricchito la storia dei
Vendicatori, ma ha “cancellato” le conversazioni sulla squadra
nella Fase 1 del MCU.
Cosa sapeva degli alieni
The
Avengers del 2012 ha rivelato che lo
SHIELD aveva sviluppato armi in risposta alle
fughe degli Asgardiani sulla Terra in Thor del 2011. Questo implica
che Thor e Loki sono stati i
primi alieni a entrare in contatto con lo SHIELD, aprendo gli occhi
del mondo su ciò che si trova oltre le stelle. Il film della Fase 3
ha rivelato che gli alieni erano effettivamente arrivati sulla
Terra negli anni ’90 e che lo SHIELD e lo stesso NickFury avevano persino interagito con loro.
Sicuramente lo SHIELD avrebbe iniziato a sviluppare armi dopo che
gli Skrull e i Kree,
probabilmente più letali, erano arrivati sulla Terra negli anni
’90, ma questo non sembra avere un ruolo significativo.
La sua promozione a direttore dello
SHIELD
Captain
America: The Winter Soldier ha introdotto
Alexander Pierce, il Segretario del Consiglio di
Sicurezza Mondiale e membro di alto livello dell’HYDRA,
interpretato da Robert Redford. Dopo che Nick Fury ha salvato degli ostaggi
disobbedendo agli ordini durante una missione a Bogotà,
Pierce ha premiato il suo coraggio e lo ha
promosso alla carica di Direttore dello SHIELD. Sembrava che questa
storia non avesse bisogno di essere modificata, ma l’episodio 3 di
Secret Invasion ha rivelato che la rete
clandestina di spie Skrull di Fury, tra cui Talos, ha contribuito
alla sua ascesa a questa potente posizione, privando Fury di parte
della gloria di queste azioni e mettendo in dubbio la sua effettiva
credibilità come leader.
Ha sposato una Skrull
L’episodio 2 di Secret Invasion, “Promesse”, ha rivelato che
Nick Fury è sposato con una Skrull di nome
Varra, alias Priscilla, fin dall’inizio del MCU. I due si sono
conosciuti dopo Captain Marvel, quando Varra ha aiutato Fury a
trovare gli Skrull perduti e a integrarli nella società umana.
Sebbene questa sia stata una rivelazione importante per la Fase 5 del MCU, una battuta in
Captain America: The Winter Soldier implica
anche un’importante retcon. Durante Il soldato d’inverno, Fury usa la scusa della
moglie che lo ha cacciato per informare Steve
Rogers dell’infiltrazione dell’HYDRA nello SHIELD, ma
questo non avrebbe funzionato se fosse stato effettivamente
sposato, perché l’HYDRA sarebbe venuta a conoscenza della sua
debolezza.
Ha ingaggiato Tony Stark come primo
Vendicatore
Robert
Downey Jr. ha debuttato come primo supereroe del
MCU in
Iron Man del 2008 e la scena post-credits del film
vedeva
Nick Fury arrivare a casa di Tony
Stark per proporgli l’Iniziativa Vendicatori. Mentre
questa scena e quella post-credits de
L’Incredibile Hulk – che vedeva Stark avvicinarsi
al Generale Ross – suggerivano che Stark fosse
stato reclutato come primo Vendicatore,
Iron Man 2 ha modificato significativamente questa
teoria, confermando che il reclutamento di Stark era ancora in
discussione e alla fine non è stato portato a termine: Stark è
stato assunto come consulente, nonostante Iron Man
e The Incredible Hulk lo avessero chiaramente
designato come Vendicatore.
Chi sapeva che era “morto”
Nick
Fury ha inscenato la sua morte in Captain America: The Winter Soldier per
indebolire le forze dell’HYDRA che stavano crescendo all’interno
dello SHIELD. Dopo essere “morto”, Fury decide di darsi alla
clandestinità e, presumibilmente, tutti continuano a credere che
l’ex direttore dello SHIELD sia deceduto. Tuttavia, Spider-Man: No Way Home ha smentito la morte
di Nick Fury, in quanto l’agente Cleary del
Dipartimento di Controllo dei Danni rivela che “Nick Fury è stato
fuori dal mondo per un anno”, il che implica che almeno lui doveva
sapere che Fury era effettivamente vivo. La morte di Fury non è
nemmeno stata menzionata in Secret
Invasion, quindi sembra che il pubblico abbia
dimenticato questo evento.
L’Incredibile Hulk del 2008 ha introdotto nel
MCU il
compianto William Hurt nel ruolo del Generale
Thaddeus “Thunderbolt” Ross, l’uomo che dà la
caccia a Bruce Banner e la causa della
trasformazione di Emil Blonsky in
Abominio. La scena post-credits de L’Incredibile Hulk vede Tony
Stark avvicinarsi al Generale Ross con la prospettiva
dell’Iniziativa Vendicatori, il che implica non solo che Nick Fury voleva che Abominio
si unisse alla squadra, ma anche che il Generale Ross avrebbe avuto
un ruolo nello sviluppo della squadra. Tuttavia, ciò non si
realizzò affatto, poiché Nick Fury formò i Vendicatori da
solo e il Generale Ross non fu più visto fino a
Captain America: Civil War del 2016, in veste
di Segretario della Difesa.