Home Blog Pagina 1382

Maps to the Stars: trama, cast e spiegazione del film di David Cronenberg

Maestro del body horror, il regista David Cronenberg ha negli anni abituato i suoi spettatori a storie particolarmente conturbanti, e con il suo ultimo film Maps to the Stars non è stato da meno. Presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2014, questo propone una critica al rapporto tra il mondo dello spettacolo e la cultura occidentale, andando a rivelare la natura malsana che si nasconde dietro il mondo del cinema e nella vita delle sue celebrità. Con fare satirico, il regista porta così con sé lo spettatore in un viaggio attraverso le stelle di Hollywood, le quali da vicino si rivelano però meno attraenti del previsto.

Prima di prendere forma, però, il progetto è dovuto passare attraverso diverse rielaborazioni. Lo sceneggiatore Bruce Wagner scrisse la prima versione della sceneggiatura nel 2007, ma il progetto faticò a trovare fondi per la sua realizzazione e venne infine cancellato. Wagner decise allora di pubblicare la storia sotto forma di romanzo con il titolo Dead Stars. Questa arrivò infine all’attenzione di Cronenberg, il quale se ne interessò e ricercò una produzione per il progetto. Con il coinvolgimento del regista, il film prese così vita e le riprese poterono iniziare, svolgendosi tra Los Angeles e Toronto.

Il film arrivò infine in sala, accolto da una buona accoglienza da parte della critica. Questa lodò in particolare le interpretazioni dei protagonisti e la capacità di Cronenberg di dar vita a situazioni particolarmente grottesche. Maps to the Stars non ottenne però un particolare successo al box office, dove a fronte di un budget di circa 13 milioni di dollari arrivò ad incassarne solo 4 a livello globale. Il titolo poté però fregiarsi di alcuni importanti riconoscimenti. Il più prestigioso tra questi è certamente quello vinto da Julianne Moore come miglior interprete femminile a Cannes.

Maps to the Stars: la trama del film

Protagonista del film è Agatha Weiss, giovane dal turbolento passato, la quale ritorna a Los Angeles dopo esserne stata allontanata anni prima. Coinvolta in un terribile incendio, durante il quale si è procurata le terribili ustioni che sfoggia sulle braccia, è ora determinata a trovare una propria redenzione nella città degli angeli, ricongiungendosi con la sua famiglia. Suo padre Sanford è un famoso terapista di celebrità, mentre la madre Cristina si occupa a tempo pieno della carriera del figlio adolescente, star della televisione. Essendo tutti così strettamente legati al mondo dello spettacolo, anche Agatha decide di iniziare a cercare un proprio posto in questo. Aiutata dal bell’autista di limousine Jerome riesce a diventare l’assistente personale della grande attrice Havana Segrand. Nessuno di questi è a conoscenza del fatto che le loro vite stanno per cambiare radicalmente.

Maps to the Stars cast

Maps to the Stars: il cast del film

Ad interpretare la giovane Agatha Weiss vi è l’attrice Mia Wasikowska, divenuta celebre per essere stata la protagonista di Alice in Wonderland. Grazie a tale ruolo l’interprete ha potuto sfoggiare nuove sfumature drammatiche, ottenendo ulteriori consensi da parte dell’industria. Il ruolo di Havana Sagrand è invece interpretato dalla premio Oscar Julianne Moore (Still Alice), la quale ha per questo ricevuto numerosi premi. Attratta dalla complessità del ruolo, l’attrice ha accettato di tingersi i capelli di biondo, dando vita ad un personaggio tanto sgradevole quanto attraente. Originariamente, però, questo era stato offerto all’attrice Rachel Weisz (La favorita), la quale dovette rifiutare per via di altri impegni.

Nel ruolo del dottor Stafford Weiss vi è invece John Cusack (Essere John Malkovich). Anche lui, come i suoi colleghi, rimase particolarmente colpito dalla sceneggiatura, accettando senza esitazione di prendere parte al progetto. Tale ruolo era però inizialmente stato offerto a Viggo Mortensen (Il Signore degli Anelli), il quale aveva già collaborato con Cronenberg per La promessa dell’assassino. L’attrice Olivia Williams (Il sesto senso) è invece presente nel ruolo di Christina Weiss, madre di Agatha, mentre il giovane Evan Bird, noto per la serie The Killing, interpreta Benjie Weiss. Maps to the Stars segna puoi una nuova collaborazione tra il regista e Robert Pattinson, già protagonista del precedente Cosmopolis. Fu l’ingresso nel cast del celebre attore a permettere la definita realizzazione del film.

Maps to the Stars: la spiegazione del film

Con Maps to the Stars Cronenberg ha potuto ribadire una volta di più il suo disprezzo nei confronti dell’industria hollywoodiana, giudicata falsa e ipocrita. Attraverso i personaggi rappresentati egli porta alla luce i principali aspetti e difetti di questo mondo, molti dei quali si ritrovano nel complesso personaggio di Havana Sagrand. In lei si ritrovano le varie contraddizioni e ossessioni spesso riscontrabili in molte reali celebrità. La stessa Moore, interprete del ruolo, ha affermato di essersi basata su persone simili da lei realmente conosciute. Le gesta del personaggio sono perfettamente coerenti con il mondo che la circonda. La sua voglia di prevalere a discapito di tutto e tutti diventa così il tratto prevalentemente messo alla gogna dal regista.

Per la comprensione del film sono poi esemplari anche i personaggi di Stafford e Benjie Weiss. Il primo, che di professione svolge il lavoro di psicologo per celebrità, si rivela essere una personalità manipolatrice, con più cura per i propri interessi che per i problemi manifestati dai suoi clienti. Cusack, interprete del ruolo, ha descritto tale personaggio come una delle più aggressive accuse alla fama e ai segreti di Hollywood. Il ruolo del giovane Benjie Weiss incarna invece tutti quei bambini che iniziano a recitare sin dalla tenere età. Egli nasconde inoltre seri problemi di droga, che vengono continuamente nascosti dai genitori e dagli agenti. Anche attraverso il suo ritratto si può ritrovare la spietata critica di Cronenberg verso questi giovani interpreti, il più delle volte vittime precoci dell’industria.

Maps to the Stars: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Maps to the Stars è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Rai Play e Tim Vision. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per venerdì 23 ottobre alle ore 00:35 sul canale Rai 2.

Fonte: IMDb

Maps to the Stars: trailer dell’ultimo film di David Cronenberg

0

David Cronenberg, prossima probabile presenza al Festival di Cannes 2014, è a lavoro con Maps to the Stars, il suo prossimo affascinante progetto che lo vede collaborare di nuovo con Robert Pattinson, questa volta in un ruolo marginale rispetto ai veri rpotagonisti del film che sono Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusack, Olivia Williams e Carrie Fisher (nei panni di se stessa).

Qui di seguito il primo trailer disponibile del film, che si presenta come la messa in piazza di un aspetto vizioso di una contorta dinastia hollywoodiana.

[iframe width=”640″ height=”360″ src=”//www.youtube.com/embed/xQm1h6fahy8″ frameborder=”0″ allowfullscreen][/iframe]

Fonte: indiewire

Maps to the stars: recensione del film di David Cronenberg

0
Maps to the stars: recensione del film di David Cronenberg

Fin dai suoi primi film sappiamo che il regista canadese David Cronenberg mette in scena una pericolosa e a volte azzardata ricerca nelle più stravaganti forme della malata psicologia dell’uomo. E sappiamo anche che ha saputo farlo con una geniale follia che ha dato vita a straordinari film come Crash (vincitore del premio della giuria a Cannes, 1996) o A History of Violence (2005). Ma sappiamo anche che a volte lo stile di Cronenberg può portarlo a prodotti più insicuri, come nel caso di Maps to the Stars, presentato ieri alla 67° edizione del festival di Cannes.

Maps to the stars ruota attorno alle vicende di alcune stars di Hollywood: un teen-idol tredicenne con una tossicodipendenza alle spalle, suo padre, psicoterapeuta dei divi (John Cusack), un’attrice che aspira a interpretare la madre in un film (Julianne Moore), la sua nuova misteriosa assistente (Mia Wasikowksa) e l’intraprendente tassista di limousine (Robert Pattinson). Quasi tutti sono più o meno estrosamente all’apice di una schizofrenia tenuta a bada da svariate pillole antidepressive. Ad amalgamare il tutto vi sono una buona dose di allucinazioni che tormentano i personaggi. Ma Cronenberg non sembra voler osare troppo, tiene sempre a freno le situazioni anche nei loro risvolti più assurdi, creando una atmosfera in cui convivono realtà e incubo non del tutto convincente.

Maps to the StarsLa ambientazione hollywoodiana rimane però molto chiusa in se stessa, evitando anche quella forma di narrazione tra assurdo e metaforico che rendeva più interessante il suo ultimo film, Cosmopolis. Lo sceneggiatore Bruce Wagner ripesca sottotrame dai vecchi film del regista, che in questo modo purtroppo finisce per risultare un po’ allievo di se stesso.

Il film ha indiscutibili punti forti, più sul versante comico che su quello drammatico, con un cast d’eccezione che sorregge molto la storia. Però, ad un autore del calibro di David Cronenberg, che ha sconvolto molto con i suoi film e che speriamo continui a farlo, è lecito chiedere qualcosa di più.

di Enrico Baraldi

Maps to the Stars: prime foto dall’ultimo film di David Croneberg

0

Dopo le polemiche che hanno scosso il mondo cinematografico(qui la notizia),arrivano online le prime foto ufficiali per Maps to the Stars, l’ultimo fatica di David Cronenberg nella settima arte,in cui centrali sono i personaggi di John Cusack e Julianne Moore.

Il film, scritto da Bruce Wagner (Nightmare 3 – I Guerrieri del Sogno), racconterà la storia della famiglia Weiss, l’archetipo della famiglia hollywoodiana. Il padre di famiglia Stanford è un analista e allenatore che ha fatto fortuna con i suoi manuali di auto-aiuto, la madre, Christina, segue la carriera da giovane attore del figlio di 13 anni Benjie, bambino appena uscito da un programma di riabilitazione in cui era entrato all’età di 9 anni, e infine la figlia Agata che per problemi legati alla piromania è stata recentemente rilasciata da una casa di cura. Una delle clienti di Stanford, Havana, è un attrice che sogna di girare il remake del film che ha reso celebre sua madre Clarice negli anni ’60. La madre, ormai defunta , inizierà a tormentare la figlia ogni notte. Nel cast, oltre a Julianne Moore e John Cusack, anche Mia Wasikowska, Sarah Gadon e Robert Pattinson.

Fonte: Collider

Maps to the Stars: nuovo trailer del film di Cronenberg

Maps to the Stars: nuovo trailer del film di Cronenberg

È online un nuovo trailer di Maps to the Stars, film diretto da David Cronenberg che parteciperà al Festival di Cannes 2014. Nel cast Robert PattinsonJulianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusack, Olivia Williams e Carrie Fisher. Ecco il trailer del film:

https://www.youtube.com/watch?v=fwxmnyoofPs

La trama di Maps to the Stars:

La famiglia Weiss ha fatto dell’ossessione per la celebrità il proprio marchio distintivo. Il tredicenne figlio Benjie (Evan Bird) è una star della tv ed è finito recentemente in riabilitazione per droga, mentre l’estraniata figlia Agatha (Mia Wasikowska) è appena uscita da un ospedale psichiatrico quando stringe amicizia con l’autista di limousine Jerome (Robert Pattinson), anch’egli aspirante attore. Il padre Sanford (John Cusack) è un famoso guru e tra i suoi clienti ha Havana Segrand (Julianne Moore), un’attrice il cui sogno di interpretare il ruolo della madre morta, anche lei famosa attrice, in un nuovo film si sbriciola lentamente mentre fantasmi, morte e vizi prendono il sopravvento.

L’uscita italiana del film sarà il 21 maggio, in contemporanea con il festival.

Fonte: EveryEye

Maps To The Stars al cinema dal 21 maggio

0
Maps To The Stars al cinema dal 21 maggio

Arriva in sala da mercoledì 21 maggio Maps to the Stars, l’ultimo attesissimo film di David Cronenberg, in Concorso al Festival di Cannes. L’ultimo attesissimo film di David CronenbergMaps To The Stars”arriva in sala Mercoledì 21 maggio distribuito dalla Adler Entertainment in 250 copie in contemporanea con la presentazione in Concorso al Festival di Cannes.

Interpretato da Julianne Moore, Mia Wasikowska, John Cusack, Robert Pattinson, Olivia Williams, Maps to the Stars è un acuto e divertente sguardo su un mondo vuoto e corrotto, ma è anche un’ossessiva storia di fantasmi. I Weiss sono una tipica famiglia hollywoodiana che nasconde molti segreti, tra soldi, sogni, fama, invidie, angoscia, desiderio e… implacabili fantasmi.

La famiglia Weiss è formata da Sanford (John Cusack), un guru dei manuali di auto-aiuto, sua moglie Cristina (Olivia Williams), che segue la carriera del figlio tredicenne Benjie, una scontrosa baby star. Sua sorella, la tormentata Agatha Weiss (Mia Wasikowska), è tornata in città all’insaputa di tutti. Rilasciata da un reparto psichiatrico, ha una misteriosa cicatrice sul volto. Agatha stringe amicizia con un autista di limousine (Robert Pattinson) aspirante attore e diventa assistente personale dell’attrice Havana Segrand (Julianne Moore) che è perseguitata dal fantasma della madre, celebre attrice.

Maps to the Stars è una pungente satira sociale in un mondo ossessionato dalla celebrità.

Manuel, opera prima di Dario Albertini su TIMVISION

0
Manuel, opera prima di Dario Albertini su TIMVISION

Dopo la presentazione lo scorso anno alla 74° Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il grande successo di pubblico in sala a maggio, e dopo aver conquistato i critici dei Cahiers Du Cinema e la stampa francese come Le Figaro e L’Humanite, Manuel, opera prima di Dario Albertini, arriva in esclusiva su TIMVISION il 10 settembre. 

Prodotto da BiBi Film di Angelo e Matilde Barbagallo e TIMVISION Production, Manuel di Dario Albertini  –  secondo il portale Cinemaitaliano, il secondo film più premiato di quest’anno  –  è un racconto di formazione asciutto e pudico, attentissimo a scansare le trappole dell’emotività e dedicato ai “Manuel” di tutte le periferie, quelli che nella vita “devono fa’ er doppio della fatica”, se non “er triplo”.

Interpretato da Andrea Lattanzi che per questo suo esordio ha ricevuto il premio come migliore attore nella rassegna Bimbi Belli, curata da Nanni Moretti, e tra gli altri, il premio Jean Carmet al Festival Premier Plans D’Angers, dalla presidente di giuria Catherine Deneuve, e quello Guglielmo Biraghi ai Nastri d’Argento.

Manuel, la trama

Il protagonista è un diciottenne che esce da un istituto per minori privi di sostegno famigliare e, per la prima volta, assapora il gusto dolceamaro della libertà. Sua madre Veronica (Francesca Antonelli), chiusa in carcere, vorrebbe tornare indietro e ricominciare una nuova vita. Ma per ottenere gli arresti domiciliari Manuel deve dimostrare agli assistenti sociali che può prendersene carico.

Manuel distribuito da Tucker Film, vede nel cast oltre ad Andrea Lattanzi, Francesca Antonelli, Renato Scarpa, Giulia Elettra Gorietti, Raffaella Rea, Giulio Beranek.

Un esordio “sorprendente” per Le Figaro, “un ritratto sensibile di un grande ragazzo perduto” per i Cahiers Du Cinema, in cui “l’esperienza documentaristica di Dario Albertini contribuisce senza dubbio ad avere fiducia nella potenza della realtà̀” per L’Humanitè. 

Questo film conferma ancora una volta il costante impegno di TIMVISION ad investire sulla migliore creatività della produzione italiana in collaborazione con i principali player del mercato. Grazie alle nuove produzioni e coproduzioni, l’offerta di TIMVISION si arricchisce in modo distintivo, rivolgendosi a pubblici diversi con contenuti e linguaggi  sempre originali  e di grande qualità.

Manuel Zicarelli: intervista al protagonista di La Fortuna è in un altro Biscotto

0

“Là dove c’è una bella storia da raccontare, per me vale sempre la pena di raccontarla” esordisce Manuel Zicarelli, il protagonista di La Fortuna è in un altro Biscotto, esordio al cinema di Marco Placanica, che porta sul grande schermo, dal 5 ottobre grazie a Ahora! Film, una dark comedy insolita e dai toni sfuggenti.

“Il personaggio di Leo, che interpreto, è il medium del racconto, la storia principale parte da lui, ma è anche il punto di incontro delle storie secondarie. Per me era importante interpretare un personaggio così complesso, che indossasse una maschera per quasi tutto il film, una maschera che utilizza per sopravvivere – spiega Zicarelli – Leo è rinchiuso dentro al negozio che gli ha lasciato il padre, che diventa per lui quasi una prigione, tuttavia lui vuole a tutti i costi che l’esercizio sopravviva e quindi indossa questa maschera che lo aiuta a essere la persona giusta che può gestire il negozio. Per me è stato questo il punto di partenza con il personaggio di Leo e con l’intera storia di La Fortuna è in un altro Biscotto“.

“Leo si porta addosso il fardello di un’eredità che gli è stata tramandata dal padre. Questa eredità lo schiaccia e diventa il simbolo di tutto quelli che vorrebbero diventare dei padri, ma sono schiacciati a loro volta dai loro stessi padri e restano figli. Si tratta di una dinamica che tocca tutti e il fulcro del personaggio di Leo è proprio questo: diventare lui un padre, nel senso più ampio del termine.” 

Sulla definizione del film come dark-comedy, Manuel Zicarelli ha un punto di vista molto chiaro: La Fortuna è in un altro Biscotto è definita una dark comedy, ma noi che abbiamo fatto il film siamo consapevoli che la vita non è bianca o nera, la vita è piena di momenti drammaticamente ironici o viceversa, e questo è quello che abbiamoc ercato di raccontare. In particolare, quando Marco Placanica, il regista, ha approcciato la sceneggiatura, aveva già in mano un testo che era per molti versi tragicomico, ma lui ha dato un tono molto drak a tutta la storia.”

Ma dove si sente più a casa sua Manuel Zicarelli, che, dopo l’esordio a teatro da giovanissimo, ha spaziato tra cinema e tv? “Mi trovo altrettanto bene sulle tavole del palcoscenico come davanti alla macchina da presa. Per me cambia solo il mezzo, perché quello che conta è raccontare delle storie attraverso i caratteri e i personaggi e i pensieri di altre persone. Negli ultimi anni però mi sto concentrando di più sul cinema.”

Manuale per Signorine, la spiegazione del finale: Elena e Santiago finiscono insieme?

Manuale per Signorine è una coinvolgente commedia romantica spagnola in Top 10 su Netflix, ambientata nella Madrid degli anni 1880, in cui una protagonista audace – per la quale la quarta parete è più un suggerimento che un limite – guida la narrazione. Elena Bianda è alla ricerca di un nuovo impiego come dama di compagnia, una figura incaricata di gestire la vita sociale della sua pupilla, compresi i suoi pretendenti e le prospettive matrimoniali. Per questo motivo, la famiglia di Don Pedro Mencia, con tre giovani figlie, rappresenta un’opportunità lavorativa ideale. Tuttavia, solo dopo aver assunto la responsabilità di sorvegliare Cristina, Sara e Carlota, Elena si rende conto di quanto siano difficili da gestire le tre ragazze.

A complicare ulteriormente le cose, il figlioccio di Pedro, Santiago, un giovane affascinante, ha sempre nutrito un interesse per la maggiore delle sorelle Mencia, ma il suo sentimento viene messo alla prova dalla crescente attrazione – forse reciproca – verso Elena. Così, invece di un impiego tranquillo e a lungo termine, la dama di compagnia si ritrova intrappolata in un triangolo amoroso e in una rete di bugie che potrebbero distruggere il suo mondo – e il suo cuore – se venissero alla luce.

Riassunto di Manuale per Signorine

Manuale per Signorine. Nadia de Santiago è Elena, Isa Montalbán è Cristina in Manuale per Signorine. Cr. Manuel Fernández Valdes/NETFLIX © 2024

Elena Bianda è eccellente nel suo lavoro come dama di compagnia. Tuttavia, ogni volta che porta a termine con successo un matrimonio, si ritrova a dover cercare un nuovo impiego. Stavolta, decide di proporsi come chaperon nella casa di Don Pedro Mencia. La famiglia ha recentemente subito la tragica perdita della matriarca, lasciando le tre sorelle, Cristina, Sara e Carlota, senza una madre. Per Elena, questa è un’occasione d’oro nel suo mestiere. Determinata a ottenere il posto, utilizza metodi discutibili, come tangenti e storie strappalacrime sui suoi genitori defunti, per guadagnarsi la fiducia di Pedro. Alla fine ottiene il lavoro, suscitando l’ira della sua rivale Alicia, che giura di farla licenziare.

Nonostante ciò, Elena ha altre priorità: conquistare la fiducia delle sorelle Mencia. Se con Carlota, undicenne morbosamente curiosa e amante degli scherzi, il compito è semplice, con Cristina e Sara la situazione è più complicata. Elena riesce a convincere Cristina, ancora in lutto, a uscire e partecipare a un ricevimento cittadino con il suo possibile pretendente, Eduardo. Tuttavia, la giovane prende fin troppo sul serio il consiglio e finisce per avere un incontro intimo con Eduardo nella sua carrozza. Quando Elena scopre l’accaduto, Eduardo promette di dimostrare il suo amore chiedendo formalmente la mano di Cristina.

Un mese dopo, però, il giovane non si presenta alla tenuta Mencia per la proposta di matrimonio. Invece, manda una lettera in cui informa Cristina di aver cambiato idea e di essere partito per Parigi. La notizia è devastante, non solo per il suo cuore spezzato, ma anche perché Cristina è rimasta incinta da quella sola notte trascorsa insieme. Elena si affretta a trovare un nuovo pretendente per evitare che la ragazza finisca emarginata come madre nubile. La soluzione arriva con Santiago, il figlioccio di Pedro e amico stretto delle sorelle Mencia.

Santiago nutre da tempo un affetto per Cristina, anche se non sembra essere ricambiato. Tuttavia, quando la giovane inizia a notare i suoi piccoli gesti di affetto, si rende conto di poter costruire un futuro con lui. Nel frattempo, però, Santiago comincia a sviluppare sentimenti per Elena, attratto dalla sua ironia e dal suo spirito anticonformista. Come se non bastasse, la comparsa di un vecchio amore di Elena, Gabriel, complica ulteriormente la situazione. Santiago si trova in difficoltà quando Pedro viene a conoscenza della sua relazione con Cristina ed è entusiasta di vederlo come futuro genero. Ma la situazione si complica ulteriormente con il ritorno di Eduardo, deciso a riconquistare Cristina.

Finale di Manuale per Signorine

La storia d’amore tra Elena e Santiago è tesa fin dall’inizio. La donna, con il suo sarcasmo e il suo atteggiamento disincantato, ha un passato misterioso e problematico. L’arrivo di Gabriel e la rivelazione che sia stata lei a porre fine alla loro relazione aggiungono un ulteriore strato di complessità. Per questo, Elena non si illude sulla possibilità di un lieto fine con Santiago, che per giunta è il principale pretendente di Cristina e la sua unica speranza di evitare lo scandalo. D’altra parte, Santiago, idealista e sognatore, crede ancora di poter avere un futuro con Elena.

Man mano che la storia si avvicina alla conclusione, i ruoli tra i due si invertono. Santiago, tradito dalla scoperta che Elena stava manipolando la situazione per spingerlo a sposare Cristina, rinuncia definitivamente a lei. Nel frattempo, Cristina, delusa dalle bugie di Elena, la licenzia. Tuttavia, dopo aver letto l’operetta su cui Santiago stava lavorando, Cristina capisce che i sentimenti del giovane per Elena erano autentici e la incoraggia a inseguirlo se prova lo stesso per lui.

Così, Elena si lancia in un inseguimento disperato per fermare Santiago prima che parta per un viaggio di lavoro a Lisbona. Nella sua testa, ha preparato il discorso perfetto per dichiarargli il suo amore. Ma, nonostante il suo desiderio di un lieto fine, la carrozza di Santiago non si ferma, lasciandola indietro. Il loro amore, per ora, finisce in modo amaro, anche se non è esclusa una seconda possibilità in futuro.

Manuale per Signorine. Álvaro Mel è Santiago, Nadia de Santiago è Elena, Isa Montalbán è Cristina in Manuale per Signorine. Cr. Manuel Fernández Valdes/NETFLIX © 2024

Cristina sceglie Santiago o Eduardo? Chi sposa?

Cristina si trova di fronte a una difficile scelta sentimentale. Inizialmente innamorata di Eduardo, il suo cuore si spezza quando lui la abbandona. Decide quindi di cercare conforto in Santiago, che però non ha mai considerato un vero pretendente. Col tempo, però, inizia a vedere in lui un futuro solido e sicuro. Tuttavia, quando Eduardo torna deciso a riconquistarla e disposto a rinunciare alla sua famiglia per lei, Cristina comprende che il suo amore per lui non si è mai spento. Alla fine, confessa tutto a Santiago e a suo padre, scegliendo di sposare Eduardo.

Il futuro di Elena e della famiglia Mencia

Dopo essere stata licenziata, Elena si ritrova senza casa e senza lavoro. Al suo posto, la sua rivale Alicia assume il ruolo di dama di compagnia delle sorelle Mencia. Questo cambia drasticamente la dinamica della famiglia e lascia molte incognite sul futuro delle giovani ragazze. Intanto, Elena deve affrontare la realtà della sua situazione e trovare un nuovo scopo nella sua vita. Riuscirà mai a riconquistare Santiago? La risposta resta sospesa, lasciando spazio alla possibilità di un secondo capitolo nella loro storia d’amore.

Manuale d’amore 3: teaser trailer

0

Dopo aver girato in lungo e in largo per Roma arriva il teaser trailer del terzo capitolo della saga targata Veronesi: Manuale D’amore 3. Ricchia di un cast che comprende Robert De Niro, Carlo verdone, Monica Bellucci, Michele Placido, Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti e moltri altri..Ecco il trailer:

Manuale d’Amore 3: recensione del film

Manuale d’Amore 3: recensione del film

Eccoci con Manuale d’Amore 3, terzo capitolo della manualistica amorosa di Giovanni Veronesi. Senza dubbio questo non si discosta dai precedenti per concezione ed impianto: la struttura a episodi, i personaggi dell’uno che interagiscono con quelli dell’altro, la voce fuori campo a unificare il tutto, la scelta del cast di Manuale d’Amore 3, che punta su alcune conferme (Scamarcio, Bellucci, Verdone), qualche novità (Chiatti, Solarino, Placido – già scelto da Veronesi per Genitori e figli: Agitare bene prima dell’uso) e su quel “colpaccio” messo a segno dal regista, che è la presenza di Robert De Niro.

Nessuna sorpresa in Manuale d’Amore 3, neppure per quel che riguarda il modo di affrontare il tema: Veronesi propende senz’altro per la commedia romantica, soprattutto negli episodi Giovinezza e Oltre, e più in generale per la commedia di situazione e la comicità pura (quella delle porte in faccia, per intenderci). Il tutto confezionato con rassicuranti lieti fini, romantiche battute “da manuale” e la retorica presenza di un Cupido tassista, forse omaggio al tassista deniriano di tutt’altro tenore, che scocca frecce d’amore tra un episodio e l’altro ed elargisce massime sul sentimento in oggetto. Sceneggiatura curata da Veronesi stesso e da Ugo Chiti, come per gli altri due “manuali”.

Dunque, se amate l’universo del regista di Prato, potrete tuffarvici ancora senza sostanziali sorprese. Se invece speravate in un’evoluzione verso la commedia all’italiana più ricca di ironia e sarcasmo, dall’orizzonte più realistico e non così facilmente rassicurante, beh, neppure in questo capitolo sarete accontentati.

Ma veniamo ora agli episodi di Manuale d’Amore 3. Primo: Giovinezza. È il più vivace e fresco dei tre, con l’efficace passaggio da Roma alla Toscana, dove il protagonista Roberto/Riccardo Scamarcio tenterà un’ultima fuga dalle responsabilità della vita adulta assieme a Micol/Laura Chiatti, prima di sposarsi e metter su famiglia con Sara/Valeria Solarino. Funziona senz’altro l’affresco di provincia toscana, di cui Veronesi ha diretta esperienza, e coinvolge lo spirito goliardico degli altri personaggi dell’episodio (il vigile, il picchiatello, il vecchio padrone di casa – Carlo Monni, il Vitellozzo di Non ci resta che piangere – così come funziona Riccardo Scamarcio in veste d’attore comico (a tratti verdoniane le situazioni pensate per lui da Veronesi), brava anche Laura Chiatti nei panni della leggera e spregiudicata Micol. Spesso divertente e coinvolgente, l’episodio non prescinde però da scivolate nel banale e nel romanticismo a rischio di diabete, specie in alcuni dialoghi tra i promessi sposi Riccardo Scamarcio e Valeria Solarino.

Secondo: Maturità. Episodio di comicità pura, protagonisti il mezzobusto televisivo di successo Carlo Verdone/Fabio e l’affascinante Eliana/Donatella Finocchiaro, che lo irretirà, rivelandosi poi affetta da seri problemi psichici dai risvolti pericolosi. Comicità pura, ovvero quella che nasce da situazioni grottesche e rocambolesche. Per intenderci, tutto ciò che abbiamo già visto fare a Verdone nei due precedenti “manuali” e non solo: Verdone in mutande, Verdone maltrattato, picchiato (più o meno per gioco), incerottato, che tradisce e si fa scoprire, per poi chiedere umilmente e ridicolmente perdono, e l’altrettanto immancabile Verdone ipocondriaco. Insomma, tutto l’ampio repertorio di gag in cui ormai l’attore romano è specializzato, ma che forse proprio per questo risultano logore, abusate e perdono in vis comica, e la cui interpretazione appare stereotipata. Qualche risata, sì, ma non quante ci si poteva aspettare. Riuscita la scena dell’incontro tra Fabio e Adrian/Robert De Niro.

Terzo: Oltre. Indubbiamente l’episodio più atteso, che vede Robert De Niro protagonista nei panni del professore americano. È il personaggio più misurato del film, porta con eleganza i suoi anni, il suo italiano con accento americano (meticolosamente studiato) non sfigura affatto e, vivaddio, dopo anni di doppiaggi (anche eccellenti), grazie a Veronesi sentiamo la sua voce.

Detto ciò, la strana amicizia tra i due opposti Robert De Niro/Adrian, compassato e timido, e Augusto/Michele Placido, portiere meridionale, triviale e sanguigno, risulta credibile e autentica. Tutto potrebbe funzionare, perfino l’amore, quasi dimesso e in punta di piedi, che sboccia tra la giunonica e fatale Viola/Monica Bellucci (che, a parte l’avvenenza, non rivela grandi doti d’attrice) e l’ancora affascinante Adrian. Se non che, anche qui come nel primo episodio, si finisce per scivolare nella retorica. Per ora dunque il regista non intende emanciparsi da questo approccio. Chissà, forse ci stupirà nel prossimo capitolo della serie, cambiando del tutto orientamento. O forse no, visti gli incassi.

Manuale d’amore 3 Full Trailer

0

de niro

Protagonisti della commedia che arriverà venerdì 25 febbraio sui nostri schermi sono Carlo Verdone, Monica Bellucci, Michele Placido, Riccardo Scamarcio, Laura Chiatti, Valeria Solarino, Donatella Finocchiaro e Robert De Niro. In attesa di vedere il film sul grande schermo possiamo guardarci il full trailer.

Manto Acuìfero recensione del film di Michael Rowe

Manto Acuìfero recensione del film di Michael Rowe

manto acuìfero recensioneL’australiano Michael Rowe ci racconta Manto Acuìfero, narrazione che celebra il rito di passaggio dall’infanzia al mondo degli adulti di una bambina che sta vivendo un momento particolare della sua giovane esistenza.

Caro ha otto anni. I suoi genitori divorziano e lei va vivere con la madre e il suo nuovo fidanzato, che lei fatica a vedere come il nuovo padre. Nonostante la madre le abbia fatto capire a chiare lettere che non vuole più avere a che fare con il padre, Caro si sente abbandonata e non desidera nient’altro che il genitore ritorni. Giocando in giardino, si rifugia nei pressi del pozzo del cortile dietro casa, un luogo segreto che nutre la sua fervida immaginazione. Si allontana sempre di più dalla madre, che d’altro canto sembra tutta protesa verso il nuovo compagno e poco propensa ad aiutare la figlia in questa particolare fase di cambiamenti importanti. Contemporaneamente riscopre foto, segreti e interessi del padre lontano, con morbosa attenzione, tanto che finisce per creare una specie di santuario a lui dedicato in fondo al pozzo dove si rifugia.

Come accennato, il film ci racconta il passaggio dall’innocenza all’età adulta, dalla purezza dell’essere bambino alla crudeltà di commettere il primo atto violento, la prima efferatezza, il primo gesto da adulto (con tutte le implicazioni negative del caso). Rowe ci racconta una storia a misura e ad altezza di bambino, o meglio di bambina, questa Caro che, taciturna e apparentemente assente in famiglia, è vivace, curiosa e intelligente in mezzo alla natura, in questo immenso giardino nel quale lei riscopre animali e insetti che nutrono la sua fantasia.

La narrazione procede lenta, prevalentemente affidata a piani fissi e silenziosi, che ci mostrano semplicemente la quotidianità della vita nel suo svolgersi inesorabile e continuo. Proprio per questo Manto Acuìfero risulta essere particolarmente ostico, non riesce a mantenere alta l’attenzione e naufraga in un tentativo di raccontare lo svezzamento alla violenza e alla vita “vera”, concentrando nei secondi finali tutto il significato di un film che altrimenti raccontato sarebbe stato ben più interessante.

Nel cast un taciturno terzetto di attori Zaili Sofía Macías Galván, Tania Arredondo e Arnoldo Picazzo che realizzano ritratti essenziali e quotidiani di personaggi che non hanno nulla di straordinario.

La normalità è una dimensione che al cinema è spesso sottovalutata, ma che qualche volta ha bisogno di qualche orpello per risultare interessante.

Manodopera: recensione del film in stop-motion

Manodopera: recensione del film in stop-motion

L’animazione stop-motion, ovvero quella tecnica che consiste nello scattare un fotogramma dopo l’altro, muovendo i burattini davanti alla macchina da presa, si sta affermando sempre di più, film dopo film e oggi è finalmente considerata una tecnica valida per raccontare storie sul grande schermo, al pari delle altre forme di animazione come quella disegnata o quella in CG. Sono passati ormai trent’anni da quel settembre 1993, quando, alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Tim Burton presentò in anteprima mondiale Tim Burton’s Nightmare before Christmas, opera meravigliosa che avrebbe risvegliato dall’oblio una tecnica antica quanto il cinema ma relegata nell’ombra, per essere considerata macabra, di difficile fruizione e soprattutto non adatta ai bambini. Tanti sono stati i titoli che anno dopo anno si sono aggiunti, riaffermando la validità di un mezzo che permette di evocare sensazioni al cinema.

Manodopera, nuovo arrivato nella famiglia della stop-motion

Ultimo arrivato, solo in termini di tempo, è un piccolo meraviglioso film intitolato Manodopera, immaginato e diretto da Alain Ughetto, un animatore francese di origini italiane, autore di diversi cortometraggi e del lungometraggio Jasmine del 2013, candidato nello stesso anno all’European Film Awards come miglior film d’animazione.

Manodopera è ambientato in Piemonte agli inizi del Novecento, ai confini con la Francia e racconta la storia dei nonni dell’autore, della loro difficile vita e della speranza di un’esistenza migliore. I protagonisti, Luigi Ughetto e sua moglie Cesira, prendono la difficile decisione di varcare le Alpi, passare il confine e insediarsi con tutta la famiglia in Francia, lavorando come operai nel cantiere del traforo del Sempione, sobbarcandosi di un lavoro massacrante, pericoloso e appena sufficiente al sostentamento.

L’autore si balocca nel giocare abilmente con la finzione, le sue mani fabbricano i piccoli set e i tanti oggetti che li arricchiscono, interagiscono con i burattini e si ingegna a mettere in scena un continuo scambio tra mondo reale e i ricordi in scala ridotta. Immagina un dialogo con la nonna, struggente, poetico, estremamente sincero. La finzione dichiarata dei materiali è una scelta vincente e diventa un espediente narrativo geniale. Il cartone ondulato diventa tenace legno da segare, il polistirolo simula la roccia tagliente e pericolosa della montagna, i trucioli si trasformano in fieno e gli alberi sono dei broccoletti acquistati al mercato.

Nel film si parla di una vita difficile, incerta, della fatica, della fame, della malattia e della morte, sempre con grande sensibilità, mai cadendo nel pietoso o nella tentazione di ottenere facili sentimentalismi.

Un titolo dal significato doppio

La manodopera del titolo italiano ha dunque una duplice valenza, indica il pesante lavoro svolto dagli emigranti, ma è anche un riferimento diretto al sapore artigianale del film, alla costruzione sullo schermo di ogni dettaglio di un microcosmo evocativo, che per una magia singolare risulta più vero del vero, comunicando informazioni visive degne di un documentario o di un filmato d’epoca.

Il titolo originale francese è invece Interdit aux chiens et aux Italiens, ovvero ‘Vietato ai cani e agli italiani’, sicuramente più duro, diretto e rappresentativo della reputazione e del trattamento razzista i nostri connazionali erano destinati a subire.

Alain Ughetto racconta “Noi tutti conserviamo dei ricordi di nostro padre, di nostra madre, un po’ dei nostri nonni, ma poi poco altro: tutto il resto appartiene alla Storia. La mia idea era quindi quella di tornare indietro nel tempo, intrecciando la mia memoria familiare ed intima con l’evocazione storica.” E ancora “Nella mia famiglia, quando eravamo seduti a tavola, mio padre raccontava sempre che in Italia, in Piemonte, c’era un paese chiamato Ughettera, dove tutti gli abitanti si chiamavano Ughetto, come noi. Quando mio padre morì, decisi di andare a controllare. Esisteva per davvero: Ughettera, la terra degli Ughetto! La mia ricerca iniziò quel giorno di nove anni fa e, con essa, nacque anche la storia di questo film.

Un lavoro tecnico molto valido

L’animazione è tecnicamente molto valida, dal sapore artigianale dichiarato, come già detto, ma sempre fluida, funzionale, anche nelle scene con tanti personaggi e azioni complesse da gestire con burattini da muovere fotogramma per fotogramma. Peccato per il gesticolare reiterato, tipico dell’idea delle movenze di una certa italianità esagerata e macchiettistica, che stona con attori in carne e ossa e non aiuta a sostenere un approccio reale, seppure simulato in animazione. Ma è un piccolo dettaglio, sicuramente perdonabile per questo piccolo gioiello animato.

Le musiche sono di Nicola Piovani e contribuiscono a donare fascino e poesia al racconto, essendo intrise della dolce malinconia evocativa che sempre caratterizza le partiture del compositore premio Oscar.

Manodopera è stato premiato con il ‘Prix du jury’ al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy del 2022 e con l’European Film Awards per il miglior film d’animazione sempre nel 2022. In occasione della proiezione nel film nelle sale italiane è stata allestita la mostra ‘Vietato ai cani e agli italiani’ presso il MEI, il Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana di Genova, che rimarrà visitabile fino 24 settembre. L’esposizione permette di ammirare una serie di valigie di cartone, simbolo degli emigranti italiani, nelle quali sono allestiti piccoli set con i personaggi del film.

Poesia e memoria a passo uno

Manodopera è un piccolo manufatto cinematografico, prezioso e sentito, ma da guardare e gustare con la giusta predisposizione, è poesia e memoria a passo uno. Rappresenta certamente un ulteriore importante tassello per l’affermazione e la diffusione dell’animazione stop-motion, ma rischia purtroppo di essere schiacciato o frainteso di fronte a colossi animati spettacolari realizzati con questa tecnica e sempre più diffusi.

Manodopera, trailer e poster del film di Alain Ughetto al cinema dal 31 agosto

0

Manodopera (Interdit Aux Chiens Et Aux Italiens), lungometraggio d’animazione scritto e diretto da Alain Ughetto vincitore di numerosi premi, fra cui Miglior Film di Animazione agli European Film Awards 2022 e Premio della Giuria al Festival International du Film d’Animation di Annecy 2022, presentato per la prima volta alla 75° edizione del Locarno Film Festival e scelto come film di chiusura del 40° Torino Film Festival, arriva nelle sale italiane il 31 agosto distribuito da Lucky Red. Una coproduzione internazionale – sostenuta, tra gli altri, da Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund, Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Eurimages – che testimonia una storia personale nel contesto dei grandi movimenti migratori dei primi del ‘900. L’animazione in stop-motion si muove sulle musiche originali del compositore, pianista, direttore d’orchestra e Premio Oscar Nicola Piovani.

Manodopera, la trama

Piemonte, inizi del ‘900. La speranza di una vita migliore spinge Luigi Ughetto e sua moglie Cesira a varcare le Alpi e a trasferirsi con tutta la famiglia in Francia. Il regista Alain Ughetto ripercorre la sua storia familiare in un dialogo immaginario con la nonna. L’animazione in stop-motion ripercorre la vita sofferta e romanzesca degli emigrati italiani mettendo in scena un racconto fresco e poetico.

Manodopera, il poster

Manlio Rocchetti: addio al truccatore premio Oscar

0

Si è spento all’età di 74 anni Manlio Rocchetti, truccatore italiano premio Oscar per A spasso con Daisy (1989) con protagonista Morgan Freeman

Una carriera esemplare, sono di Manlio Rocchetti il trucco di veri cult della storia del cinema come C’era una volta in America, Gangs of New York,  Shutter Island, I Secreti di Brokeback Mountain, L’Ultima tentazione di Cristo, L’avvocato del diavolo, Paradiso perduto, L’età dell’innocenza.

In carriera ha lavorato con registi del calibro di Sergio Leone, Martin Scorsese, Ang Lee, Alfonso Cuaron, Lucio Fulci, Barbra Streisand, Ron Howard, Robert Duvall.

Mank: le prime foto del ritorno alla regia di David Fincher

0
Mank: le prime foto del ritorno alla regia di David Fincher

Sono disponibili le prime immagini di Mank, il nuovo film di David Fincher per Netflix. Proprio nelle scorse ore, Charles Dance, ospite a Venezia 77, aveva parlato del film, definendo Fincher un vero e proprio genio e informando che il film era stato girato con le stesse lenti che Welles aveva usato per Quarto Potere, visto che racconta proprio del backstage di quel capolavoro.

Dopo aver lanciato brand del calibro di House of Cards e Mindhunter, David Fincher torna a lavorare con Netflix. Il regista dirigerà Mank, un progetto dalla lunghissima gestazione per lui, che racconta dell’uomo che ha condiviso con Orson Welles il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale di Quarto Potere.

A interpretare lo sceneggiatore, Herman J. Mankiewicz, ci sarà Gary Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard Fincher il padre defunto di David.

Il film dovrebbe entrare in fase di riprese il prossimo novembre a Los Angeles, e Fincher girerà in bianco e nero. A produrre il film invece troviamo Ceán Chaffin, frequente collaboratrice di Fincher, e Douglas J. Urbanski che aveva già prodotto L’ora più buia, film per il quale Oldman ha il premio Oscar come migliore attore protagonista.

Mank doveva essere il progetto a cui David Fincher voleva dedicarsi dopo The Game del 1997, con Kevin Spacey accreditato come protagonista, tuttavia la produzione è stata rallentata a causa della decisione di Fincher di girare in bianco e nero, proprio come Quarto Potere.

Mankiewicz è stato uno degli sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood e ha lavorato con Orson Welles per Quarto Potere. Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago Tribune e critico teatrale del New York Times e del New Yorker, Mankiewicz ha scritto alcuni dei film più importanti del suo periodo, e sia lui che Welles hanno condiviso l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale per Quarto Potere nel 1941. Altri film a cui ha lavorato durante la sua carriera includono Il mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle otto, L’idolo delle folle e The Pride of St. Louis.

Oldman ha appena recitato per Netflix nel film diretto da Steven Soderbergh The Laundromat, il film drammatico che racconta lo scandalo dei Panama Paper, insieme a un cast che include Meryl Streep e Antonio Banderas.

Sempre per Netflix, David Fincher ha prodotto la raccolta di racconti animati Love, Death & Robots.

Mank: il trailer del film di David Fincher

0
Mank: il trailer del film di David Fincher

Dopo aver lanciato brand del calibro di House of Cards e Mindhunter, David Fincher torna a lavorare con Netflix. Mank, un progetto dalla lunghissima gestazione per lui, racconta dell’uomo che ha condiviso con Orson Welles il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale di Quarto Potere.

A interpretare lo sceneggiatore, Herman J. Mankiewicz, ci sarà Gary Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard Fincher il padre defunto di David. Il film dovrebbe entrare in fase di riprese il prossimo novembre a Los Angeles, e Fincher girerà in bianco e nero. A produrre il film invece troviamo Ceán Chaffin, frequente collaboratrice di Fincher, e Douglas J. Urbanski che aveva già prodotto L’ora più buia, film per il quale Oldman ha il premio Oscar come migliore attore protagonista. Mank doveva essere il progetto a cui David Fincher voleva dedicarsi dopo The Game del 1997, con Kevin Spacey accreditato come protagonista, tuttavia la produzione è stata rallentata a causa della decisione di Fincher di girare in bianco e nero, proprio come Quarto Potere.

Mankiewicz è stato uno degli sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood e ha lavorato con Orson Welles per Quarto Potere. Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago Tribune e critico teatrale del New York Times e del New Yorker, Mankiewicz ha scritto alcuni dei film più importanti del suo periodo, e sia lui che Welles hanno condiviso l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale per Quarto Potere nel 1941. Altri film a cui ha lavorato durante la sua carriera includono Il mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle otto, L’idolo delle folle e The Pride of St. Louis. Oldman ha appena recitato per Netflix nel film diretto da Steven Soderbergh The Laundromat, il film drammatico che racconta lo scandalo dei Panama Paper, insieme a un cast che include Meryl Streep e Antonio Banderas. Sempre per Netflix, David Fincher ha prodotto la raccolta di racconti animati Love, Death & Robots.

Il poster di Mank

Mank: il teaser ufficiale del film di David Fincher

0
Mank: il teaser ufficiale del film di David Fincher

A sei anni dal suo ultimo film, Gone Girl – L’Amore Bugiardo, David Fincher sceglie Netflix per tornare alla regia e racconta Mank, la storia dietro alle quinte di Quarto Potere. Dopo aver lanciato brand del calibro di House of Cards e Mindhunter, David Fincher torna a lavorare con Netflix. Il regista dirigerà Mank, un progetto dalla lunghissima gestazione per lui, che racconta dell’uomo che ha condiviso con Orson Welles il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale di Quarto Potere.

A interpretare lo sceneggiatore, Herman J. Mankiewicz, ci sarà Gary Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard Fincher il padre defunto di David. Il film dovrebbe entrare in fase di riprese il prossimo novembre a Los Angeles, e Fincher girerà in bianco e nero. A produrre il film invece troviamo Ceán Chaffin, frequente collaboratrice di Fincher, e Douglas J. Urbanski che aveva già prodotto L’ora più buia, film per il quale Oldman ha il premio Oscar come migliore attore protagonista. Mank doveva essere il progetto a cui David Fincher voleva dedicarsi dopo The Game del 1997, con Kevin Spacey accreditato come protagonista, tuttavia la produzione è stata rallentata a causa della decisione di Fincher di girare in bianco e nero, proprio come Quarto Potere.

Mankiewicz è stato uno degli sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood e ha lavorato con Orson Welles per Quarto Potere. Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago Tribune e critico teatrale del New York Times e del New Yorker, Mankiewicz ha scritto alcuni dei film più importanti del suo periodo, e sia lui che Welles hanno condiviso l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale per Quarto Potere nel 1941. Altri film a cui ha lavorato durante la sua carriera includono Il mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle otto, L’idolo delle folle e The Pride of St. Louis. Oldman ha appena recitato per Netflix nel film diretto da Steven Soderbergh The Laundromat, il film drammatico che racconta lo scandalo dei Panama Paper, insieme a un cast che include Meryl Streep e Antonio Banderas. Sempre per Netflix, David Fincher ha prodotto la raccolta di racconti animati Love, Death & Robots.

Mank, recensione del film di David Fincher

0
Mank, recensione del film di David Fincher

A sei anni dal suo ultimo film, L’Amore Bugiardo – Gone Girl, David Fincher si siede di nuovo sulla sedia di regia e regala al mondo Mank, la sua undicesima fatica disponibile direttamente su Netflix a partire dal 4 dicembre 2020. Ed è paradosso che un lavoro del genere, di tale scopo e grandezza, arrivi direttamente sulla piattaforma, confinato sugli schermi di casa o, peggio, dei pc degli abbonati. Certo, Fincher ha un rapporto privilegiato con il colosso dello streaming, alla luce della sua produzione seriale, eppure come Martin Scorsese, che ha trovato spazio solo su Netflix per il suo The Irishman, così il regista di Seven ha trovato il suo spazio per raccontare la sua storia.

Mank è il nomignolo di Herman J. Mankiewicz, brillante sceneggiatore e personaggio scomodo, alcolista e avversario del golden boy di Hollywood, quell’Orson Welles a cui, a soli 24 anni, la RKO offrì carta bianca per realizzare il suo debutto al cinema, Quarto Potere. Il film ripercorre il processo creativo di Mankiewicz per realizzare la sceneggiatura che conquistò il premio Oscar nel 1942. Il lavoro di Fincher, che si avvale di una sceneggiatura firmata dal padre Jack Fincher molti anni fa e che lui ha certamente rimaneggiato pur non comparendo nel credits, non si può assimilare né al biopic su Mank, né al racconto del making of del più grande film della storia del cinema.

Ficher racconta il presente attraverso la contemporaneità di Mank

Mank film 2020Ammantando la storia che vuole raccontare di nostalgia, David Fincher utilizza lo spazio del film per mettere in scena il suo Paese, le difficoltà che esso affronta sia da un punto di vista politico sia da quello dell’informazione, attraverso un lavoro che percorre tanti punti di vista, tanti personaggi, tante situazioni, scegliendo la forma del flashback per giustificare e raccontare qual è il mondo, la Hollywood nella quale Mank stesso vive a dalla quale attinge il materiale che riverserà nella storia di Charles Foster Kane. Le writers room, la crisi economiche, le elezioni in California, la nube che si addensa sull’Europa, William Randolph Hearst (magnate della comunicazione su cui varrà modellato il Kane immaginario), la dolce Marion Davies, l’alcol, la devozione di e per Sara, ma soprattutto l’impossibilità di tacere qualsiasi pensiero, anche il più scomodo, che passa per la testa del protagonista.

L’humus in cui prospera Mankiewicz è ricchissimo e David Fincher lo racconta con un occhio clinico, mai schierato, sebbene venga il sospetto, a vedere confronti aspri tra il protagonista e il bimbo prodigio, che l’ago del regista penda dalla parte del primo. Tuttavia non viene mai messa in scena solo la sua voce, ma un insieme di punti di vista, di personaggi, che danno spessore alla storia, rendendola viscosa da attraversare.

La mente di Mank è la nuova Rosabella

Gli omaggi a Quarto Potere si sprecano, nelle inquadrature, nelle scelte estetiche, nella disposizione degli oggetti in scena, tuttavia il vero punto di contatto tra Mank e il film del 1941 sembra essere il forte parallelismo costruito tra la mente di Mank stesso e la misteriosa Rosabella. La funzione dello slittino di Kane, quell’oggetto misterioso che dà il via alla narrazione e che in qualche modo contiene la soluzione dell’enigma sulla vera natura e identità del protagonista del film di Welles, è la stessa che per Fincher ha la mente del protagonista, intorno alla quale si costruisce una storia polifonica, rivolta all’attualità, al mondo in cui vive il regista di Denver. In questo parallelo si esplica al meglio l’amore per il cinema thriller che ha Fincher e che in più di un’occasione ha declinato nelle maniere più differenti nei suoi racconti per il grande schermo.

La dicotomia tra racconto contemporaneo e ricostruzione storica si rivela anche nello stile che Fincher adotta per raccontare. La fotografia in bianco e nero, le lenti scelte per inquadrare i suoi attori, le angolazioni, i costumi, persino la ricostruzione musicale certosina dei soliti ottimi Trent Reznor e Atticus Ross ci raccontano un film girato 80 anni fa. Di contrasto le interpretazioni, le battute affilate, i concetti che il film mette in scena sono modernissimi e ne svelano l’effettiva contemporaneità. In particolare le interpretazioni di Gary Oldman, Amanda Seyfried, Lily Collins, Tuppence Middleton, Tom Burke e di tutto il cast del film regalano uno spessore e una polifonia di punti di vista degni del miglior racconto corale.

Il lavoro svolto sull’immagine, che sfarfalla e gracchia, è un messaggio d’amore profondo ad un immaginario che non esiste più, tanto potente e attuale proprio perché sarà fruito su schermi piccoli, casalinghi. Mank è dunque un film che potrebbe rappresentare un vero e proprio spartiacque per il futuro della sala, di fronte ad una situazione contemporanea in cui l’istituzione stessa del cinema è messa in pericolo.

MankIl grande cinema su Netflix

Da un punto di vista distributivo, Mank è la prosecuzione di un lavoro organico e continuo che Netflix ha cominciato ormai più di un paio di anni fa con Roma di Alfonso Cuaron, e che ha portato avanti con grande successo con titoli del calibro del citato The Irishman, ma anche Storia di un matrimonio e il recente Il processo ai Chicago 7. La casa del grande cinema resta la sala, sicuramente, ma la piattaforma si offre sempre più come un porto franco per quei cineasti che non si piegano alle logiche degli studios, quelle figure ormai eroiche non vogliono assoggettarsi alla logica che “l’unica vera star è Leo il leone” (come dice in Mank un rampante Louis B. Mayer riferendosi al logo della MGM), quegli artisti del nostro tempo che vogliono ancora il loro spazio per raccontare la contemporaneità, attraverso la propria lente.

Il decennio del 2010 era stato inaugurato da David Fincher con uno dei migliori film del cinema contemporaneo, The Social Network, che ancora oggi dice moltissimo del mondo in cui viviamo. In apertura del nuovo decennio, Fincher prova di nuovo a regalarci un titolo che potrebbe accompagnarci per i prossimi dieci anni, un’altra opera attuale, ricca, intelligente e personale.

Manimal in produzione per il Grande Schermo

0

ManimalDal 2012 è noto che Sony Pictures Animations è interessata alla trasposizione cinematografica della serie tv cult Manimal. Adesso lo studio ha messo al lavoro Jay Martel e Ian Roberts per la sceneggiatura del film, con Jimmy Miller che si occuperà della produzione. Anche Will Ferrel e Adam McKay sarebbero coinvolti nel progetto come produttori.

Come gli appassionati ricorderanno, protagonista di Manimal è un giovane playboy di successo, Jonathan Chase, che nasconde un incredibile segreto: ha infatti ereditato dal padre il potere di trasformarsi in qualsiasi animale desideri. Jonathan decide di mettere questa sua ‘dote’ al servizio della giustizia, facendo da consulente alla polizia. Apice degli episodi era naturalmente il momento della trasformazione, mai mostrata completamente: gli effetti speciali e il budget dell’epoca permettevano di mostrare soprattutto la testa del protagonista ‘allungarsi’ e riempirsi di piume nel caso della mutazione in falco, o la mano deformarsi nel caso di quella in pantera. La serie, firmata da Glen A. Larson, non ebbe grande fortuna, limitandosi a un solo ciclo di otto episodi. Il protagonista, Simon MacCorkindale (morto a soli 48 anni per un tumore) ebbe in seguito un ruolo di un certo rilievo nella soap Falcon Crest e più tardi, nella prima metà degli anni 2000, nel medical – drama Casualty, trasmesso da BBC One. A un certo punto venne ritenuto un possibile successore di Roger Moore per il ruolo di James Bond, poi assegnato a Timothy Dalton. La protagonista femminile, Melody Anderson, aveva precedentemente ottenuto una certa notorietà grazie al suo ruolo nel film di Flash Gordon.

HR

Manifest 4: teaser trailer, la fine è vicina per il dramma Netflix

0

Netflix ha svelato il primo teaser per l’imminente premiere degli episodi finali di Manifest 4 – Parte 2. Il video prende in giro la fine del mondo mentre i passeggeri del volo 828 si riuniscono per trovare un modo per impedire che accada il giorno del giudizio. Gli episodi rimanenti dell’ultima stagione dovrebbero iniziare in streaming il 2 giugno.

La trama di Manifest 4 Parte 2.

“Dopo che Angelina ha scatenato una devastante fessura vulcanica, i passeggeri devono affrontare un severo controllo in un mondo alimentato dall’odio degli 828er, non più liberi di risolvere le proprie chiamate senza la costante supervisione del Registro 828. Un misterioso incidente rivela minacciosi avvertimenti che metteranno ulteriormente a repentaglio il sostentamento di tutti i passeggeri.  Mentre Michaela è addolorata per la perdita del suo amato marito Zeke, deve collaborare con la sua vecchia fiamma Jared per trovare nuovi metodi per indagare su Callings. Nel frattempo, Ben e Saanvi tentano di collaborare con le autorità del Registro, il che porta solo a risultati disastrosi per i passeggeri. Miracolosamente, un evento mitologico riattiva la cicatrice del drago carica di zaffiro di Cal, offrendo un barlume di speranza per gli 828ers per sopravvivere alla data della morte che si avvicina rapidamente.

La quarta stagione di Manifest

“Due anni dopo l’omicidio violento di Grace che aveva sconvolto le loro vite, la famiglia Stone è distrutta, con un devastato Ben che continua a piangere la moglie e a cercare Eden, la figlia rapita. Consumato da questo dolore, Ben si è dimesso dal ruolo di co-capitano della scialuppa, lasciando il comando a Michaela, un incarico quasi impossibile visto che i movimenti di ogni passeggero sono ora controllati da un registro del governo. Mentre la data di morte si avvicina sempre più e i passeggeri cercano con sempre maggiore disperazione un modo per sopravvivere, arriva un personaggio misterioso con un pacchetto per Cal che stravolge tutto ciò che sanno del volo 828 e permetterà di scoprire il segreto delle chiamate attraverso un viaggio profondamente emotivo, coinvolgente e spiazzante.

Melissa Roxburgh, Josh Dallas, J.R. Ramirez, Luna Blaise, Ty Doran, Parveen Kaur, Matt Long, Holly Taylor, Daryl Edwards. Ideatore / Showrunner / Produttore esecutivo: Jeff Rake.  Produzione esecutiva: Jack Rapke, Jackie Levine, Len Goldstein

Manifesto: recensione del film con Cate Blanchett

Manifesto: recensione del film con Cate Blanchett

Arriva nelle sale italiane dal 23 al 25 ottobre Manifesto, il film diretto, scritto e prodotto da Julian Rosefeldt, regista e video artista tedesco: al tempo stesso una celebrazione del manifesto in quanto testo e una riflessione sul valore e sul senso del manifesto oggi. Nato come installazione nel 2015, poi diventato un lungometraggio, quindi passato al Sundance Festival 2017, è un’opera in cui l’attrice premio Oscar Cate Blanchett si fa in tredici, interpretando altrettanti personaggi in scenari diversi, dando voce e corpo ad alcuni tra i manifesti letterari, artistici e cinematografici più significativi dal ‘900 ad oggi.

Misurare l’attualità di quelle parole nella società odierna, la forza della carica distruttiva e rivoluzionaria che spesso le accomuna, immergendole in contesti reali, era la scommessa del regista. Idea interessante dagli esiti eterogenei. A volte parole e scenario cozzano volutamente, dimostrando quanto la realtà attuale sia lontana da esse: un senzatetto che inneggia alla rivoluzione e dichiara la fine del capitalismo al vento, in un paesaggio postindustriale desolato; l’operaia di un inceneritore, chiuso, fetido e illuminato solo da luci artificiali, che lavora e intanto immagina un mondo pervaso dalla luce, splendente, aperto alla natura. Oppure, stridendo col contesto, le parole creano un divertente effetto di straniamento, come nel caso di una madre di famiglia conservatrice che costringe i suoi a recitare il manifesto della pop art come preghiera prima del pasto.

L’attualità di alcuni manifesti è sorprendente: le parole del futurista Marinetti risuonano nella mente di una broker, e con la loro ossessione per la velocità, per l’attimo in cui tutto accade, la carica distruttrice verso il passato e la smania di prendersi il futuro sembrano cucite addosso ai lupi di Wall Street; i manifesti dell’arte concettuale e del minimalismo in bocca alla conduttrice di un Tg e ad un’inviata fanno riflettere sul concetto di falsità in relazione all’informazione, non senza un sorriso; enunciate da una maestra agli alunni, le Regole d’Oro del Filmmaking sono un inno alla libertà per i piccoli, al contrario dei rigidi principi del Dogma 95. Ed è proprio nei bambini che il regista sembra confidare, nella loro innocenza e vitalità, nella capacità un giorno di cambiare il mondo, al di là delle parole.

Altrove l’accostamento tra manifesto e scenario è meno fecondo, più scontato, come quando una punk che si scaglia contro i musicisti desiderosi solo di compiacere il pubblico, orgogliosa del proprio isolamento dalla massa.

Cate Blanchett interpreta 13 personaggi in Manifesto – trailer

Nella maratona interpretativa dei tredici personaggi, Blanchett si lancia senza risparmiarsi, mostrando le molteplici sfaccettature del suo talento artistico. Le interpretazioni più efficaci sono senza dubbio quelle più misurate, che conservano naturalezza senza rinunciare all’intensità. Altre finiscono per essere troppo sopra le righe, accentuate nei toni declamatori, forse per una volontà del regista di restituire la veemenza dirompente del manifesto, ma ottenendo uno sgradevole effetto di forzatura.

Esteticamente molto valide alcune scelte, che si devono anche al Rosefeldt artista visuale, come le suggestive inquadrature dall’alto nello scenario del senzatetto, che immergono gradualmente lo spettatore in un’atmosfera lugubre, tra le macerie; ma anche il vortice di una scalinata, una parete di cunei, edifici come meccanismi perfetti ma alienanti e asettici.

Il film ha alti e bassi, fa riflettere, a volte sorridere, può sorprendere, ma al contempo soffre della sua struttura rigida, della presenza preponderante di testi che non sono nati con e per il film, ma restano pur sempre testi letterari recitati, il che non avvicina il pubblico, pur catturato dalla presenza magnetica e dal fascino di Cate Blanchett.

Manifest, serie tv: trama, cast e tante curiosità

0
Manifest, serie tv: trama, cast e tante curiosità

Grazie soprattutto alle numerose piattaforme di streaming a pagamento, come Netflix e Amazon Prime, il panorama televisivo è ormai sovraccarico di contenuti di ogni forma e genere. Tuttavia, nonostante la corposa offerta, il pubblico sembra aver imparato a fare selezione e a premiare principalmente le serie tv e i film più originali o meglio realizzati. Negli ultimi anni ci sono diverse serie, americane e non, che sono riuscite a catturare l’attenzione del pubblico e tra queste c’è anche Manifest.

Si tratta di una serie tv sci-fi mistery thriller statunitense, ideata da Jeff Rake per il network della NBC. Andata in onda per la prima volta negli States nel settembre 2018, la serie è sbarcata in Italia solo un mese più tardi su Mediaset Premium, canale a pagamento del gruppo Mediaset. Ma grazie al successo ottenuto, la prima stagione di Manifest è stata trasmessa in chiaro un anno più tardi, nel 2019 su Canale 5.

Manifest: la trama e il cast

La famiglia Stone, di ritorno dalle vacanze in Giamaica, si separa prendendo voli differenti. Nel primo volo ci sono Ben (Josh Dallas) e Michaela (Melissa Roxburgh), fratello e sorella, e Cal (Jack Messina), figlio di Ben. Sul secondo volo, invece, ci sono Steve (Malachy Cleary) e Karen (Geraldine Deer), genitori di Ben e Michaela, Grace (Athena Karkanis), moglie di Ben, e Olive (Luna Blaise), figlia di quest’ultima.

Mentre il volo con a bordo Steve, Karen, Grace e Olive atterra senza problemi, il Volo 828 con a bordo, Ben, Michaela e Cal scompare dai radar. Le autorità cominciano a indagare ma, dopo settimane di ricerche, i passeggeri del Volo 828 vengono dati ufficialmente per dispersi. A questo punto la serie fa un passo indietro nel tempo e nello spazio per rivelare cos’è successo ai passeggeri del volo scomparso.

Manifest
Frank Deal, Josh Dallas, and Melissa Roxburgh in Manifest – Fonte: IMDB

A metà del viaggio, il volo di Ben, Cal e Michaela incontra una terribile turbolenza che li accompagna fino all’atterraggio a New York. Ma una volta scesi dall’aereo, fanno una scoperta sconcertante; mentre per loro il volo è durato poche ore, nel resto del mondo invece sono passati cinque anni dal decollo.

Creduti ormai morti da tempo, i passeggeri, vengono interrogati dalle autorità prima di essere ricondotti dalle loro rispettive famiglie. Lo shock iniziale, da entrambe le parti, lascia presto il posto alla gioia di riabbracciarsi. Ma in cinque anni le cose sono cambiate. Karen Stone è morta ormai da tempo a causa di un cancro e Jared (J.R. Ramirez ), fidanzato di Michaela, si è sposato con la migliore amica di lei, Lourdes (Victoria Cartagena).

Nonostante il forte desiderio di normalità, i passeggeri del Volo 828 non riescono a tornare alle vite di tutti i giorni e, come se non bastasse, cominciano a sentire delle strane voci nella testa…

Manifest 2, trama: a proposito della seconda stagione

La prima stagione di Manifest si concentra principalmente sul ritorno a casa dei tre Stone e sulla risoluzione del mistero del velivolo scomparso. L’alterazione spazio temporale incontrata dai passeggeri è dunque al centro delle indagini, seconda solo alle loro allucinazioni auditive che tutti cominciano ad avere.

[SPOILER ALERT]

In ognuno dei 16 episodi della prima stagione, i personaggi riescono a scoprire nuove informazioni, piccoli tasselli di un puzzle molto più grande e difficile da risolvere. Grazie a uno sforzo comune, gli ex dispersi riescono a svelare alcuni dei segreti legati a quella terribile esperienza, tuttavia, nuove domande e nuovi dubbi si aggiungono alla lista. Gli indizi raccolti soprattutto da Ben e Michaela, conducono fratello e sorella a una sconvolgente conclusione. Sembra, infatti, che i cinque anni mancanti del volo 828 siano in effetti gli ultimi anni di vita rimasti a ognuno dei passeggeri, destinati a morire entro l’anno 2024.

Manifest
Josh Dallas, Melissa Roxburgh, and Parveen Kaur in Manifest – Fonte: IMDB

Nella prima stagione di Manifest gli autori sono molto astuti e rivelano i segreti della serie a poco a poco, aggiungendo sempre più informazioni ambigue a ogni episodio. La seconda stagione, quindi, riprende la storia da dove si era interrotta, aggiungendo nuovi personaggi e confondendo ancora una volta le carte in tavola.

La seconda stagione di Manifest è andata in onda tra il 2019 e il 2020 conta ben 13 episodi al suo attivo.

Manifest 3 trama: in arrivo la terza stagione

Ma la corsa di Manifest e dei passeggeri del Volo 828 non si ferma con la seconda stagione. Nonostante gli ascolti della serie siano calati dal 2018, la NBC a luglio 2020 ha deciso di rinnovare Manifest per una terza stagione.

[SPOILER ALERT]

La seconda stagione si è conclusa con il ritrovamento di una parte dell’aereo in acque cubane, cosa apparentemente impossibile visto che il Volo 828 è atterrato integro a New York cinque anni dopo il suo decollo. Com’è possibile che un aereo, o parte di esso, si trovi in due posti contemporaneamente? Inoltre, l’aereo in questione, è andato distrutto con un’esplosione proprio all’inizio della prima stagione. Le cose dunque si complicano e questo strano ritrovamento potrebbe causare nuovi problemi ai passeggeri superstiti.

C’è inoltre un altro dettaglio del finale della seconda stagione che potrebbe influenzare il destino dei personaggi nella terza stagione. Alcuni dei passeggeri del volo sono riusciti infatti a sopravvivere alla loro preannunciata ‘data di morte’, informazione che infonde speranza a Ben e Michaela che continuano a indagare.

Manifest
Geraldine Leer in Manifest – Fonte: IMDB

Secondo quanto dichiarato da Jeff Rake, autore della serie, a TV Line, nella terza serie di Manifest salteranno fuori nuovi passeggeri del volo misterioso e inoltre conosceremo alcuni degli amici e anche dei nemici di Michaela. Nella storia entreranno in balle molti nuovi personaggi che complicheranno le indagini e probabilmente anche la risoluzione del caso.

Per adesso la terza stagione di Manifest non ha ancora una data d’uscita certa, a causa dell’epidemia di Corona Virus in corso che ha rallentato le attività televisive e cinematografiche. Si spera, tuttavia, che questa terza serie possa arrivare in tv il prossimo autunno.

Manifest su Mediaset Play: dove vederlo in streaming

In attesa della nuova stagione di Manifest, potete recuperare le puntate della prima e della seconda stagione in streaming sul sito di Mediaset Play. Vi basterà effettuare la registrazione per poter accedere gratuitamente ai contenuti multimediali del sito.

https://www.youtube.com/watch?v=_81XFwKXzSQ

Fonte: Wiki, IMDB, Fandom, TV Line

Manifest 4: trailer della seconda parte della quarta stagione della serie Netflix

0

Netflix ha rilasciato il trailer della quarta stagione di Manifest per gli episodi rimanenti dell’ultima stagione del dramma di fantascienza, che sarà presentato in anteprima il 2 giugno. Il video presenta Ben, Maya, Cal e il resto dei passeggeri del volo 828 mentre continuano a trovare un modo per fermare le loro date di morte e la fine del mondo.Dai un’occhiata al trailer della quarta stagione di Manifest qui sotto:

https://youtu.be/N3gNzLjYwCE

La trama di Manifest 4 Parte 2.

“Dopo che Angelina ha scatenato una devastante fessura vulcanica, i passeggeri devono affrontare un severo controllo in un mondo alimentato dall’odio degli 828er, non più liberi di risolvere le proprie chiamate senza la costante supervisione del Registro 828. Un misterioso incidente rivela minacciosi avvertimenti che metteranno ulteriormente a repentaglio il sostentamento di tutti i passeggeri.  Mentre Michaela è addolorata per la perdita del suo amato marito Zeke, deve collaborare con la sua vecchia fiamma Jared per trovare nuovi metodi per indagare su Callings. Nel frattempo, Ben e Saanvi tentano di collaborare con le autorità del Registro, il che porta solo a risultati disastrosi per i passeggeri. Miracolosamente, un evento mitologico riattiva la cicatrice del drago carica di zaffiro di Cal, offrendo un barlume di speranza per gli 828ers per sopravvivere alla data della morte che si avvicina rapidamente.

La quarta stagione di Manifest

“Due anni dopo l’omicidio violento di Grace che aveva sconvolto le loro vite, la famiglia Stone è distrutta, con un devastato Ben che continua a piangere la moglie e a cercare Eden, la figlia rapita. Consumato da questo dolore, Ben si è dimesso dal ruolo di co-capitano della scialuppa, lasciando il comando a Michaela, un incarico quasi impossibile visto che i movimenti di ogni passeggero sono ora controllati da un registro del governo. Mentre la data di morte si avvicina sempre più e i passeggeri cercano con sempre maggiore disperazione un modo per sopravvivere, arriva un personaggio misterioso con un pacchetto per Cal che stravolge tutto ciò che sanno del volo 828 e permetterà di scoprire il segreto delle chiamate attraverso un viaggio profondamente emotivo, coinvolgente e spiazzante.

Melissa Roxburgh, Josh Dallas, J.R. Ramirez, Luna Blaise, Ty Doran, Parveen Kaur, Matt Long, Holly Taylor, Daryl Edwards. Ideatore / Showrunner / Produttore esecutivo: Jeff Rake.  Produzione esecutiva: Jack Rapke, Jackie Levine, Len Goldstein

Maniac: intervista a Elijah Wood

0
Maniac: intervista a Elijah Wood

Elijah Wood Maniac 01Deciso a non essere ricordato unicamente come Frodo Baggins( sebbene si sia comunque concesso un cameo nella nuova trilogia de Lo Hobbit di Peter Jackson) Elijah Wood sembra adesso prediligere particolarmente i ruoli da serial Killer: presto potremmo infatti vederlo di nuovo in sala con Maniac, ultimo film di Franck Khalfoun e remake dell’omonimo Horror del 1980. Girato tutto in soggettiva( non potremo mai vedere in faccia Wood se attraverso lo specchio)Maniac vedrà l’attore nei panni di un serial killer di donne segnato da un’infanzia di violenza e abuso.

Maniac: il trailer del film con Elijah Wood

0
Maniac: il trailer del film con Elijah Wood

Qualche tempo fa vi avevamo proposto le prime foto di Maniac, il thriller che vede protagonista Elijah Wood nei panni di un maniaco assassino. Il film è stato presentato all’ultimo

Maniac: ecco i primi 6 minuti!

0
Maniac: ecco i primi 6 minuti!

Elijah Wood Maniac 01Sono stati diffusi online i primi 6 minuti di Maniac, il nuovo thriller di Franck Khalfoun con Elijah Wood.

Maniac, Looper, Prometheus: poster per tutti i gusti!

0
Maniac, Looper, Prometheus: poster per tutti i gusti!

Vi presentiamo tre nuovi poster di altrettanti film: Prometheus, Looper e Maniac. Il primo, sci-fi diretto da Ridley Scott, vedrà un gruppo di scienziati spingersi nel cosmo profondo per sondare i misteri dell’origine della vita e della natura umana; arriverà in Italia il prossimo autunno. Looper, un thriller fantascientifico diretto da Rian Johnson, opporrà Bruce Willis a Joseph Gordon-Levitt (i due sono le versioni “futura” e “presente” di uno stesso personaggio); sarà nelle sale USA dal 28 settembre. Maniac, remake dell’omonimo film degli anni ’80, racconterà le sanguinolente avventure dell’assassino Frank Zito, interpretato da Elijah Wood; regia di Frank Khalfoun. Ecco i poster annunciati!

Fonte: Worstpreviews

Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità