La XV edizione delle Giornate degli
Autori si svolgerà nel quadro della Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica di Venezia dal 29 agosto all’8 settembre. Grazie al
sostegno delle associazioni italiane degli autori (Anac e
100autori), all’impulso del Presidente Roberto Barzanti, alla
collaborazione di istituzioni pubbliche (in primis il MiBAC e la
SIAE) e soggetti privati (dal main sponsor BNL – Gruppo BNP Paribas
al creative partner Miu Miu), al lavoro di una fantastica squadra
di professionisti che negli anni ha saputo rinnovarsi e dare
continuità al lavoro dei Delegati (Fabio Ferzetti e oggi Giorgio
Gosetti) e del Vice direttore Sylvain Auzou, le Giornate degli
Autori sono una realtà vivace e feconda che porta alla Mostra il
coraggio della creatività, le voci di autori da tutto il mondo, un
modello indipendente e diverso di interpretare l’idea stessa del
Festival.
“Quando abbiamo cominciato nel 2004,
con Citto Maselli, Emidio Greco, Roberto Barzanti – dice il
Delegato generale, Giorgio Gosetti – avevamo meno di tre mesi
davanti, zero budget, tante idee e una scommessa comune da vincere,
in piena sintonia con la Biennale. Oggi crediamo di proporre un
programma che va ben oltre la semplice vetrina dei film della
selezione ufficiale, una luminosa finestra aperta sul lavoro degli
autori, sulle loro sfide e sulle emergenze e le prospettive di un
cinema in piena trasformazione”.
11 film in concorso, una serie molto
articolata di eventi speciali tra cui un omaggio speciale al Leone
d’oro Alexander Kluge e il programma speciale Women’s Tales in
collaborazione con il creative partner Miu Miu, un fitto programma
di immagini e parole che animeranno le serate alla Villa degli
Autori, un riconoscimento al cinema al femminile delle Giornate
presentato dal gruppo Hearst Italia, il Label di Europa Cinemas, il
premio SIAE per un autore italiano (Mario Martone) nel quadro di
una collaborazione che ci accompagna per tutti i giorni di Venezia,
il premio del pubblico assegnato dagli spettatori nel segno di BNL,
il premio delle Giornate realizzato con il sostegno del Parlamento
Europeo (progetto “28 volte cinema” per il Lux Film Prize) con la
splendida e giovanissima giuria presieduta quest’anno da un regista
italiano, Jonas Carpignano.
Che volto avrà la selezione di
quest’anno? La vitalità e la qualità delle proposte giunte
quest’anno a Venezia (solo per la nostra sezione quasi 1000
pellicole visionate) garantisce di un’annata davvero ricca di
talenti, sia affermati che giovani o esordienti. Ed è un segno
prepotente ed incoraggiante per tutta la Mostra, per tutte le sue
sezioni. Noi abbiamo scelto di dedicare l’apertura delle Giornate
degli Autori a un grande maestro, a un cineasta come Rithy Panh che
ha fatto della memoria e del pensiero sul passato la chiave per
leggere il presente, convinti che la sua ricerca sia in totale
sintonia con la nostra visione del valore del cinema nella società.
E abbiamo affidato la nostra chiusura a una commedia, nella
tradizione delle Giornate che hanno sempre aperto le loro porte ai
generi, all’intrattenimento intelligente e provocatorio. Le opere
prime non mancano nel programma (e ancor più numerose sono le opere
seconde), ma non sono state la bussola della nostra ricerca che ha
privilegiato il coraggio e il rinnovamento come dimostra il
bellissimo, nuovo film di Joachim Lafosse, un moderno western al
femminile, significativo fin dal titolo.
È straordinariamente forte
quest’anno la presenza femminile nella nostra selezione: 6 film su
12 (compresa la chiusura dell’8 settembre) sono firmati da autrici
e in tutti i film i personaggi femminili giocano un ruolo cruciale,
sintomo di un tempo in cui al centro della ricerca c’è sempre più
spesso il nucleo originale della società: una famiglia scomposta,
disgregata, riaggregata, messa in discussione dal ruolo che la
donna porta con sé. Anche questa scelta è il risultato di una
ricerca senza steccati e presupposti: abbiamo cercato il meglio
(nell’ambito di ciò che potevamo scoprire e avere) e spesso lo
abbiamo trovato nella sensibilità femminile. Il numero delle
nazionalità rappresentate (oltre 15) conferma del resto che le
Giornate spaziano nelle cinematografie di tutto il mondo e che se
costanti esistono, queste non hanno bandiera o limiti.
Un discorso a parte merita il cinema
italiano che porta alle Giornate degli Autori un film in concorso
(Ricordi? di Valerio Mieli) e un evento speciale come Il bene mio
di Pippo Mezzapesa. Dopo l’ampia rappresentanza dello scorso anno
si potrebbe pensare a un passo indietro dovuto anche alle difficili
condizioni in cui autori e produttori hanno potuto operare in
questi 12 mesi. Noi preferiamo sottolineare invece che ci ha
colpito la varietà dei formati e delle idee di cinema che la
difficoltà del mercato ha incentivato. Così troviamo molte finestre
italiane aperte sul programma e siamo orgogliosi di aver dato
spazio a formati diversi (per la prima volta c’è più di un
cortometraggio anche se ogni scelta in questo campo va ricondotta a
una specificità di linguaggio) e con un’attenzione particolare allo
spazio del documentario, protagonista delle “Notti veneziane” alla
Villa degli Autori. Se dovessimo scegliere un portabandiera di
questo spazio penseremmo a Stefano Savona cui affidiamo una “carta
bianca” per scardinare il modello di un festival come puro spazio
delle opere in vetrina e in anteprima.
La Villa degli Autori avrà quindi –
una volta di più – centralità assoluta nel nostro progetto di
“festival nel festival”. Sarà come sempre luogo di convivialità e
di dialogo, momento di ospitalità degli autori italiani per quelli
che invitiamo a Venezia. Ma sarà anche un luogo per interrogarci
sul futuro, un’occasione per la riflessione e il confronto, grazie
agli incontri che stiamo progettando con il Gruppo Hdrà. Ecco
perché, con la consueta complicità di Immagine&Strategia,
abbiamo scelto per quest’edizione un’immagine doppia (un uomo e una
donna), allegra e combattiva come i guantoni da boxe che vorremmo
indossassero tutti quelli che saranno con noi, fin dalla serata di
pre-apertura dedicata ai nuovi talenti di “Bookciak, Azione!”. È il
nostro modo di ricordare un’altra stagione, 50 anni fa, in cui i
giovani conquistarono il centro del ring e furono campioni; è il
nostro modo di ricordare a noi stessi che il talento, la fantasia,
la determinazione possono sfondare i muri delle convenzioni e
dell’impossibile.
Nel momento in cui presentiamo un
programma di cui siamo specialmente orgogliosi per come alterna
innovazione e continuità, sentiamo di dovere un ringraziamento
speciale alla Direzione Generale Cinema che sostiene noi come tutta
la Mostra e che è il punto di riferimento di un cinema italiano che
merita attenzione e fiducia, e alla Biennale di Venezia con cui
abbiamo sempre sviluppato un rapporto di collaborazione e lealtà
reciproca che dovrebbe essere il modello per tutti gli operatori di
cultura nell’Italia di oggi.

SELEZIONE UFFICIALE
IN CONCORSO
Film d’apertura
Il senso della memoria
LES TOMBEAUX SANS NOMS (GRAVES WITHOUT A NAME) di Rithy Panh
Cambogia/Francia, 2018, 115’, prima mondiale
Produzione: CDP Catherine Dussart Production
Vendite estere: Playtime
Dopo L’immagine mancante (vincitore
del Certain Regard nel 2013 e candidato all’Oscar come Miglior Film
Straniero nel 2013) ed Exile, Rithy Panh continua il suo percorso
di ricerca personale e spirituale. S21 – la macchina di morte dei
Khmer Rossi e Duch, le maître des forges de l’enfer analizzavano i
meccanismi del crimine. Les tombeaux sans noms è l’espressione del
bisogno di ritrovare la pace. Quando un uomo, che a tredici anni ha
perso quasi tutta la sua famiglia sotto il regime dei Khmer rossi,
va alla ricerca delle tombe dei suoi familiari, non importa se su
un terreno d’argilla o puramente spirituale, cosa trova? E
soprattutto, cosa sta cercando? Alberi spettrali? Villaggi ormai
irriconoscibili? Testimoni tanto spaventati da non voler parlare?
Il tocco etereo del corpo di un fratello o di una sorella al calare
della notte? Un film che va ben oltre la storia di un singolo Paese
assumendo una dimensione universale. “Eravamo in undici quando
lasciammo Phnom Penh. Solo due di noi sono sopravvissuti. Venti
anni dopo, nel 1996, torno regolarmente a Char, Trum, Wat PÔ. Ma
perché ripresentarsi in questi posti? Per cercare cosa? Non vi sono
tracce delle tombe di mio padre e dei miei nipoti. Dove si trovano
le fosse comuni in cui sono sepolte mia madre e le mie sorelle? La
morte è invisibile”. (Rithy Panh)
Che cos’è la tenerezza?
C’EST ÇA L’AMOUR (REAL LOVE) di
Claire Burger
Francia, 2018, 98’, prima mondiale
Con Bouli Lanners, Justine Lacroix, Sarah Henochsberg
Produzione: Dharamsala
Vendite estere: Indie Sales Company
Debutto “in solitaria” dalla regista
che nel 2014 vinse la Caméra d’or con il collettivo Party Girl. È
il racconto della vita di Mario, un uomo che, da quando sua moglie
se n’è andata, deve occuparsi della casa e crescere due figlie
adolescenti in piena crisi. Un ritratto solo apparentemente
sommesso e quotidiano che diventa racconto corale, confronto di
solitudini e sentimenti, orchestrato dal grande Bouli Lanners di
Louise-Michel e di Petit Paysan.
“Come nei miei lavori precedenti mi
sono ispirata alla mia storia e alla cittadina dove sono cresciuta,
Forbach, che quando ero piccola fu devastata dalla crisi delle
miniere mentre la mia famiglia andava in pezzi per la partenza di
mia madre. Questo film è per me un percorso di resilienza in cui
accettare di perdere l’altro può alla fine condurre a ritrovarsi”.
(Claire Burger)
Un western al femminile
CONTINUER (KEEP GOING) di Joachim Lafosse
Belgio/Francia, 2018, 100’, prima mondiale
Con Virginie Efira, Kacey Mottet Klein
Produzione: Versus Production, Les films du Worso
Vendite estere: Le Pacte
Sybille trascina il giovane Samuel
in un viaggio iniziatico che li vede soli, coi loro cavalli, in una
terra magnifica e pericolosa, ricca di ricordi per lei, ostile e
ribelle per lui. Divorziata, inquieta, posseduta dalle ombre del
passato, Sybille vuole tenere Samuel lontano dal fascino pericoloso
della violenza e della rabbia. Oltre gli incontri con i Kirghisi
lungo il percorso, l’avventura si trasforma però, per la donna e il
giovane, in un inevitabile confronto… Primo adattamento letterario
per Joachim Lafosse (il romanzo omonimo di Laurent Mauvignier è
stato pubblicato nel 2016), il film è un autentico western
femminile, ambientato in una terra senza tempo, di bellezza
folgorante.
La commedia umana tra Buñuel e
Altman
DOMINGO di Clara Linhart & Fellipe Barbosa
Brasile/Francia, 2018, 95’, prima mondiale
Con Itala Nandi, Ismael Caneppele, Camila Morgado
Produzione: República Pureza Filmes
Vendite estere: Films Boutique
Primo gennaio 2003. Mentre il
Brasile celebra l’investitura storica del presidente Lula, due
famiglie della classe media del Rio Grande do Sul si riuniscono in
una vecchia casa mal tenuta, intorno a un barbecue, tra segreti e
frustrazioni. La domenica potrebbe essere una giornata come tante
altre, dolce e pacifica. Ma i cambiamenti che il nuovo presidente
ha promesso al popolo brasiliano, preoccupano profondamente Laura,
la matriarca, che teme di vedere scomparire poco alla volta
autorità e ricchezza.
Opera seconda dell’autore di Gabriel e la montagna (premiato a
Cannes nel 2017), il film è firmato da Barbosa e Linhart con uno
stile che ricorda la tragicommedia surreale.
“Domingo – dicono gli autori –
potrebbe chiamarsi ‘ritratto di famiglia in Brasile’ ma il titolo
rimanda all’allegoria del settimo giorno, quello del riposo, per
evocare lo stato in cui i personaggi vivono. Per loro ogni giorno è
uguale all’altro e il senso del tempo si perde così come quello
delle loro vite”.
Con gli occhi delle protagoniste
JOY di Sudabeh Mortezai
Austria, 2018, 100’, prima mondiale
Con Joy Alphonsus, Mariam Precious Sanusi, Angela Ekeleme
Produzione: Freibeuter Film
Vendite estere: Films Boutique
Joy viene dalla Nigeria. È partita
giovanissima per l’Europa con il sogno di guadagnare per mantenere
la sua famiglia, ma è anche attratta dal mondo delle luci e del
lusso. Ben presto finisce nel circolo vizioso della prostituzione e
dello sfruttamento sessuale. Legata alla Madame che la protegge e
la sfrutta allo stesso tempo, vive ormai per pagare il suo debito e
mandare dei soldi a casa. Ma quando si trova a dover proteggere la
giovane Precious e i suoi affetti, comincia a pensare alla
ribellione. Nel suo viaggio verso la libertà Joy scoprirà quanto è
difficile trovare il proprio posto, tra un destino da vittima e una
responsabilità da complice, in questo micidiale sistema dello
sfruttamento degli esseri umani.
“Volevo fare un film che restituisse uno sguardo intimo e autentico
sulle vite di queste donne, facendone le vere protagoniste delle
loro storie”. (Sudabeh Mortezai)
Anatomia di un cambiamento
JOSÉ di Li Cheng
Guatemala/Stati Uniti, 2018, 93’, prima mondiale
Con Enrique Salanic, Manolo Herrera
Produzione: YQstudio LLC
José ha 19 anni e vive con sua madre
in Guatemala: una vita dura in uno dei paesi più violenti e
religiosi dell’America latina. La sua è una vita fatta di telefoni
(il suo prezioso cellulare), autobus stracarichi, lavoro per strada
e sesso occasionale. Quando però incontra Luis la sua vita cambia e
il ragazzo si tuffa in una nuova passione che è anche sofferenza.
Intanto la madre, che non accetta le scelte del figlio, prega
perché ritrovi la retta via. Finché Luis chiede a José di
scegliere…
Di famiglia cinese, formatosi negli Stati Uniti, Li Cheng lavora da
qualche anno in Sud America e porta per la prima volta nella storia
della Mostra, un film guatemalteco a Venezia.
Nella West Bank 15 anni dopo…
MAFAK (SCREWDRIVER) di Bassam Jarbawi
Palestina/Stati Uniti/Qatar, 2018, 105’, prima mondiale, opera
prima
Con Ziad Bakri, Areen Omari, Jameel Khoury
Produzione: Rimsh Film, Dialectic
Dopo 15 anni passati in prigione,
Ziad combatte per ritrovarsi nella Palestina di oggi e sostenere il
ruolo di eroe che si ritrova cucito addosso. Incapace di
distinguere tra realtà e allucinazione, Ziad crolla e ritorna là
dove tutto era cominciato. Nella lunga notte in cui deve decidere
cosa fare, l’uomo cerca se stesso e una risposta alla vita senza
speranze del suo popolo.
“La dipendenza dei prigionieri in
isolamento per la propria fantasia come una tecnica di
sopravvivenza ha colpito la mia immaginazione e ha largamente
influenzato la storia di Mazak. Il film è ambientato nel contesto
del conflitto tra Israele e Palestina, ma si connette a una
narrazione più universale che riguarda la prigione, la tortura e la
lotta contro la propria immagine e il riflesso che sta nel nostro
cervello”. (Bassam Jarbawi)
72 ore nel regno del body
building
PEARL di Elsa Amiel
Francia/Svizzera, 2018, 76’, prima mondiale, opera prima
Con Julia Föry, Peter Mullan, Arieh Worthalter
Produzione: Unite de Production, Bande a Part Films
Vendite estere: MK2 Films
Mancano 72 ore alla finale di un
campionato internazionale di bodybuilding femminile. Léa Pearl è
pronta a gareggiare per il prestigioso titolo di Miss Heaven. Ma
proprio allora riemerge il suo passato: il suo ex-compagno Ben si
presenta alla finale con un figlio avuto con Pearl 6 anni prima e
che lei praticamente non ha mai conosciuto.
“Questo mondo complesso del
bodybuilding, paradossale e molto cinematografico, mi ha fatto
venir voglia di mettere in discussione alcuni luoghi comuni
attraverso il personaggio femminile di Léa Pearl. Questa moderna
eroina ha costruito la propria identità a partire dal proprio corpo
come oggetto di desiderio, sottomissione, performance, memoria.
Volevo mettere in discussione le questioni di genere legate alla
maternità, al di là degli imperativi imposti dalla società. In un
mondo fondato sulle apparenze e l’appiattimento, Pearl mostra come
gli sforzi di un’atleta che mira all’eccellenza è anche la lotta di
una donna che cerca di essere se stessa”. (Elsa Amiel)
Sui sentieri dell’amore e
dell’inconscio
RICORDI? di Valerio Mieli
Italia/Francia, 2018, 106’, prima mondiale
Con Luca Marinelli, Linda Caridi
Produzione: Bibi Film Tv, Les Films d’Ici, Rai Cinema, con il
contributo del MiBAC, con il sostegno di Regione Lazio, CNC
Vendite estere: Le Pacte
Una lunga storia d’amore raccontata
attraverso i ricordi, falsati dagli stati d’animo, dal tempo, dalle
differenze di punto vista dei giovani protagonisti. Il viaggio di
due persone negli anni: insieme e divise, felici, infelici,
innamorate tra loro, innamorate di altri, in un unico flusso di
emozioni e colori. Nel corso del film lui scopre che è possibile un
amore che dura, lei impara invece la nostalgia. Ma anche i loro
ricordi cambiano col tempo: sbiadiscono, o invece si saturano di
gioia, in un presente che scivola via per farsi subito memoria.
“È la nostalgia che rende tutto bello e inventiamo una felicità
perfetta che non c’è mai stata o siamo stati davvero felici, ma lo
capiamo solo dopo? È da questa domanda che sono partito. Spero che
la storia dei personaggi risuoni con i ricordi e le emozioni di
ciascuno di noi essendo, secondo me, anche la nostra vita un unico
flusso di sensazioni e memoria”. (Valerio Mieli)
I tre volti di una favola moderna
THREE ADVENTURES OF BROOKE di Yuan Qing
Cina/Malesia, 2018, 100’, prima mondiale, opera prima
Con Xu Fangyi, Pascal Greggory
Produzione: Beijing Beauty Culture Communication Co.
Vendite estere: Parallax Films
Xingxi (Brooke) viaggia da sola
verso Alor Setar, città nella Malesia del nord. In seguito alla
foratura di una gomma della sua bicicletta, finisce in tre diverse
storie con diverse soluzioni, dal momento che ogni volta si
presenta con una diversa identità e molti segreti. Nella prima
storia Brooke è una turista, nella seconda un’antropologa, nella
terza una giovane donna divorziata che, per un tratto, viaggia con
uno scrittore francese che vorrebbe esserle amico. Quando la storia
volge alla fine l’ombra di Alor Setar cede il passo alla Natura
incontaminata che regalerà a Brooke il magico fenomeno delle
Lacrime Blu.
“Nell’esprimere il mio rispetto più sincero e profondo per Eric
Rohmer, spero che il mio film riesca a mostrare il lato luminoso,
caldo, privato delle ‘variabili dell’esistenza’ attraverso gli
occhi di una giovane donna”. (Yuan Qing)
Joseph, l’oceano e il senso della
vita
VILLE NEUVE di Félix Dufour-Laperrière
Canada, 2018, 76’, film di animazione, prima mondiale, opera
prima
Produzione: Productions l’unité centrale
Vendite estere: UDI – Urban Distribution International
Un’estate sulla costa atlantica del
Québec nei giorni che precedono il referendum sull’indipendenza del
1995. Un racconto d’animazione che mette insieme destini personali
e collettivi. Joseph si trasferisce nella casa al mare di un amico
e cerca di riannodare un rapporto con la donna che lo ha lasciato.
Una fragile speranza diventa concepibile mentre il Québec è, forse,
alla vigilia della sua indipendenza.
“Volevo raccontare una storia di emancipazione che tenesse insieme
impegni, fragilità e ricostruzione di sé. La cronaca di un abortito
ritorno alle radici e il doloroso riscatto afferrato con tutta la
forza che è dentro di noi”. (Félix Dufour-Laperrière)
FUORI CONCORSO
Film di chiusura
Trentenni: istruzioni per l’uso
LE SUICIDE D’EMMA PETEERS (EMMA PETEERS) di Nicole Palo
Belgio/Canada, 2018, 82’, prima mondiale
Con Monia Chokri, Fabrice Adde, Andréa Ferréol
Produzione: Take Five
Emma, una giovane attrice di 34 anni
alla quale nella vita non è riuscito nulla di ciò che avrebbe
desiderato, comincia a pensare che forse è il caso di farla finita.
Ma, proprio mentre si prepara al suicidio, incontra Alex, impiegato
in un’agenzia di pompe funebri, che sebbene non riesca a
dissuaderla, si rivelerà un sostegno inaspettato. Questa è una
commedia a tutti gli effetti, a dispetto del titolo che potrebbe
lasciar intendere altro. Nicole Palo tratta il tema abbastanza
ricorrente del malessere dei trentenni, in modo inconsueto,
fantasioso e ironico. Protagonista è la nuova star del cinema
canadese rivelata da Denys Arcand e Xavier Dolan e poi da Sandrine
Dumas, ma nel cast brilla il caméo di Andréa Ferréol
EVENTI SPECIALI
AS WE WERE TUNA di Francesco
Zizola
Stati Uniti/Italia, 2018, 18’, documentario, prima mondiale
Produzione: 10B Photography
Realizzato durante due stagioni di
pesca al tonno rosso (2016/2017) presso le ultime tonnare operative
nel Mediterraneo, in Sardegna, il documentario vuole costruire un
percorso narrativo che offre una visione complessa di questo antico
e sostenibile metodo di pesca.
“Il linguaggio non si avvale di un testo didascalico ma vuole
suggerirci una metafora dell’eterno conflitto tra l’uomo e la
natura, una riflessione sulla Hybris dell’uomo contemporaneo. “Ho
cercato di offrire diversi punti di vista che corrispondono ai
diversi protagonisti mostrati; il mare e i tonni , i pescatori e la
loro antica sapienza in via di scomparsa, lo sguardo dal cielo dei
gabbiani che accompagnano da millenni questa particolare pesca”.
(Francesco Zizola)
DEAD WOMEN WALKING di Hagar
Ben-Asher
In collaborazione con il Tribeca Film Festival
Stati Uniti, 2018, 100’, prima internazionale
Con Dale Dickey, Dot Marie Jones, Lynn Collins, Colleen Camp, June
Carryl, and Ashton Sanders
Produzione: Blackpills & HK Corp
Vendite estere: Seville International
Nove storie per raccontare le fasi
che portano al momento dell’esecuzione di nove donne nel braccio
della morte, in un percorso doloroso che mostra il tributo di
umanità imposta dalla pena di morte, non solo alle detenute ma
anche a coloro che le incontrano nelle ultime ore di vita.
Allo stesso tempo Dead Women Walking mostra in modo toccante ed
efficace come la violenza contro le donne, la povertà, le tensioni
razziali e l’ingiustizia siano determinanti nel segnare il destino
di queste donne.
“Non è solo un film sulla pena di morte, ma su tutti quegli eventi
che hanno portato le nostre protagoniste al punto in cui si
trovano, comprese le circostanze socio-economiche, le storie
personali ed affettive, il fatto che le donne rappresentino la
percentuale con un maggior indice di crescita nella popolazione
carceraria, i conflitti irrisolti tra vittime e persecutori, e
l’orribile dato statistico che dice che l’88% delle donne oggi
detenute hanno subito in passato violenze sessuali o altri
terribili abusi”. (Hagar Ben-Asher)
GOODBYE MARILYN di Maria Di Razza
Italia, 2018, 13’, film di animazione, prima mondiale
Produzione: Marechiarofilm
Distribuzione italiana: Zen Movie
In occasione del suo novantesimo
compleanno, Marilyn Monroe riceve la lettera di un giornalista che
vorrebbe intervistarla. La grande diva di Hollywood non si concede
al pubblico da cinquant’anni, da quando, senza alcuna spiegazione,
ha deciso di ritirarsi per sempre dalle scene. Sorprendentemente,
Marilyn decide di rompere il silenzio e di concedere l’intervista.
Il giornalista cercherà di decifrare il mistero di una donna che,
all’apice del successo, rinunciò alla fama in nome della propria
libertà, diventando un mito.
HAPPY LAMENTO di Alexander Kluge
Germania, 2018, 93’, prima mondiale
Produzione: Kairos-Film Alexander Kluge
Vendite estere: Rapid Eye Movies
“Questo è un film d’autore, come
altri che ho fatto in passato. Al contempo mette in risalto il
lavoro straordinario del giovane regista filippino Khavn De La
Cruz. Visto tutto insieme il risultato è un film musicale di genere
del tutto speciale. In sintesi questo film parla di luce elettrica,
del circo, della canzone “Blue Moon” e delle guerre di strada fra
le gang giovanili di North Manila, un deserto di norma
inaccessibile agli occhi occidentali. “Blue Moon”, un tempo
identificata con la voce di Elvis Presley, richiama una fase della
luna che potrebbe non esistere più ai giorni nostri: proprio come
accade spesso con l’amore. Ma talvolta il “mai” accade. Gli
elefanti erano già presenti con un ruolo importante nel mio film
Artisti sotto la tenda del circo: perplessi presentato a Venezia
giusto 50 anni fa. Ma quanto sono violentemente diverse le immagini
di Happy Lamento se le accostiamo a quelle del mondo di
cinquant’anni fa!”. (Alexander Kluge)
IL BENE MIO (MY OWN GOOD) di Pippo
Mezzapesa
Italia, 2018, 94’, prima mondiale
Con Sergio Rubini, Sonya Mellah, Teresa Saponangelo
Produzione: Altre Storie, Rai Cinema, con il contributo del MiBAC,
con il sostegno di Fondazione Apulia Film Commission
Distribuzione italiana: Altre Storie
Elia, ultimo abitante di
Provvidenza, paese distrutto da un terremoto, rifiuta di adeguarsi
al resto della comunità che, trasferendosi a “Nuova Provvidenza”,
ha preferito dimenticare. Per Elia, invece, il suo paese vive
ancora e, grazie all’aiuto del suo vecchio amico Gesualdo, cerca di
tenerne vivo il ricordo. Quando il sindaco gli intima di
abbandonare Provvidenza, Elia sembrerebbe quasi convincersi a
lasciare tutto, se non cominciasse, d’un tratto, ad avvertire una
strana presenza. In realtà, a nascondersi tra le macerie della
scuola, dove durante il terremoto perse la vita sua moglie, è Noor.
Lei è una giovane donna in fuga e sarà questo incontro, insieme al
desiderio di continuare a custodire la memoria di Provvidenza, a
mettere Elia di fronte a una inesorabile scelta.
“Mi hanno sempre turbato i paesi fantasma, le case abbandonate, le
strade deserte attraversate dall’eco di un passato dissolto. Così
come provo una profonda fascinazione per chi di quei luoghi
dimenticati, in fondo traditi, diventa custode. È per questo che ho
deciso di raccontare la lotta di Elia, l’ultimo abitante di
Provvidenza, la sua resistenza, lo strenuo tentativo di recuperare
una comunità smembrata”. (Pippo Mezzapesa)
THE GHOST OF PETER SELLERS di Peter
Medak
Cipro, 2018, 93’, prima mondiale
Produzione: Vegas Media
Questo film è una tragicommedia
sulla vicenda di un regista che deve sopravvivere al più grande
disastro della sua vita artistica. Nel 1973 Peter Sellers accettò
la proposta della Columbia di girare una commedia piratesca in mare
aperto. Perse quasi subito fiducia nel progetto e, mentre le
riprese continuavano, cercò di sabotare in ogni modo il film: prima
cacciando i produttori, poi rivoltandosi contro il suo amico, il
regista Peter Medak. Per lui, che veniva dal clamoroso successo di
The Ruling Class, quel disastro fu fatale. Il film con Peter
Sellers non fu mai finito.
“Fare questo documentario è stato probabilmente il più folle
esercizio della mia carriera. Mi ha spinto a cercare nel profondo e
a viaggiare nei ricordi della peggiore esperienza professionale di
tutta la mia vita, mi ha costretto a rivivere tutti i momenti
camminando sulla mia ombra di 46 anni fa. Peter Sellers e Spike
Milligan erano allora due geni della commedia e avrei dovuto
realizzare una delle migliori commedie di tutti i tempi. Invece fu
un miserabile disastro che mi ha perseguitato per il resto della
mia vita. Questo film è stato un viaggio davvero emozionante in cui
non mi sarei mai voluto imbarcare…ma sono così contento di averlo
fatto…”. (Peter Medak)
WHY ARE WE CREATIVE? di Hermann
Vaske
Germania, 2018, 82’, prima mondiale
Produzione: Emotional Network Production
Vendite estere: Celluloid Dreams
Distribuzione italiana: I WONDER PICTURES
In oltre 30 anni di incessante
ricerca Hermann Vaske ha girato il mondo intero, incontrato le più
diverse personalità, frequentato i festival di cinema, le mostre
d’arte, i simposi internazionali per porre ad artisti e
intellettuali la stessa domanda: “Perché siamo creativi?”. Alcune
delle folgoranti risposte di vincitori del Nobel o dell’Oscar,
protagonisti della scena e del cinema, furono presentate molti anni
fa in una mostra. Adesso il viaggio è finalmente completato
(temporaneamente) e il film vero e proprio vede la luce alla Mostra
di Venezia. Tra i protagonisti: David Bowie, Ai Weiwei, Björk, Wim
Wenders, Philippe Stark, Yoko Ono, John Hegarty, David Lynch, Yohji
Yamamoto, Damien Hirst, Angelina Jolie, Nobuyoshi Araki, Quentin
Tarantino, Bono, Nick Cave, Neo Rauch, Stephen Hawkins, il Dalai
Lama, Peter Ustinov, Marina Abramovic, Diane Kruger, Julian
Schnabel, John Cleese, Jimmy Page, Vivienne Westwood, Takeshi
Kitano.
NOTTI VENEZIANE
alla Villa degli Autori
CARTA BIANCA A STEFANO SAVONA
Una serata tra storie, immagini, ricordi e racconti. L’autore del
film più sorprendente dell’anno, Samouni Road, ripercorre la lunga
strada che lo ha portato a Gaza, dialoga con gli autori sul senso
del mestiere e sulla natura del “cinema del reale”, mostra e
commenta immagini inedite del suo lavoro, di ieri e di oggi. È
questo il senso delle “Notti veneziane” alla Villa degli Autori:
uno spettacolo della parola e delle immagini, un momento di sosta e
dialogo nella corsa a perdifiato della kermesse chiamata
festival.
IL TEATRO AL LAVORO (THEATRE AT
WORK) di Massimiliano Pacifico
Italia, 2018, 58’, prima mondiale
Produzione: Teatri Uniti
L’avventura umana e artistica della creazione di “Elvira”, lo
spettacolo di Toni Servillo prodotto insieme al Piccolo
Teatro di Milano, tratto dalle lezioni di Louis Jouvet al
Conservatorio d’Arte drammatica di Parigi nel 1940. Lo sguardo
degli autori segue Servillo e i suoi giovani compagni dalla
partenza alla Biennale di Venezia all’approdo al Théâtre de
l’Athénée a Parigi, attraverso Napoli e Milano. Con Toni Servillo e
gli altri protagonisti, la serata diventa anche un dialogo sul
mestiere e sull’etica dell’interpretazione.
I VILLANI di Daniele De Michele (Don
Pasta)
Italia, 2018, 83’, prima mondiale
Produzione: Malia
“La cucina popolare italiana, amata e imitata in tutto il mondo,
sta morendo. Ma in tanti provano a salvarla. Il film racconta il
mio incontro con otto personaggi, uomini e donne di ogni età, che
nel loro fare quotidiano rappresentano la sintesi delle infinite
resistenze e reticenze a adottare un modello gastronomico e
culturale uguale in tutto il mondo. Quattro generazioni a
confronto, per poter verificare se la cucina italiana sia ancora un
patrimonio vivo, se il passaggio di informazioni tra generazioni
esiste ancora, se la tradizione così come l’abbiamo ereditata si
salverà o scomparirà”. (Don Pasta)
L’UNICA LEZIONE di Peter Marcias
Italia, 2018, 14’, prima mondiale
Con Riccardo Cara, Mostafa Ghoratolhamid
Produzione: ULTIMA ONDA PRODUZIONI – KIO FILM – Celcam, Università
di Cagliari
“Rovistando per caso nel mio
archivio privato, ho trovato un filmato, girato di nascosto, della
lezione che Abbas Kiarostami tenne a Cagliari nel 2001. I miei
alunni si sono innamorati di queste immagini e da li è nato L’unica
lezione, un film breve realizzato nell’ambito del mio primo corso
da insegnante di regia all’Università di Cagliari, raccontato anche
attraverso le poesie del Maestro”. (Peter Marcias)
ONE OCEAN di Anne de Carbuccia
Italia, 2018, 11’, prima mondiale
Produzione: Art + Vibes e FilmMaster Productions
Un documentario su “quello che abbiamo, quello che potremmo perdere
e quello che abbiamo già perso”. One Ocean, ideato e diretto dalla
celebre artista Anne de Carbuccia, musicato da Ludovico Einaudi,
parte dall’incredibile bellezza dell’oceano per mostrare come
l’umanità stia minacciando il proprio futuro. In un mondo in cui
tutto è connesso, fenomeni come il riscaldamento del pianeta, le
foreste in fiamme in Siberia e il consumo della plastica usa e
getta hanno dirette e terribili conseguenze sull’oceano. Ma c’è
ancora tempo per cambiare le cose. “L’Oceano è sacro, o almeno
questo è quello che si diceva una volta. Io vengo dalla Corsica,
una montagna nel mare, e amo l’Oceano. Lo amo come una bambina
stregata dai suoni, canzoni, racconti, leggende, tutto ciò che
narra della magica chimica e della generosità di questo mondo”.
(Anne De Carbuccia)
MIU MIU WOMEN’S TALES
#15 HELLO APARTMENT di Dakota Fanning
Italia, Stati Uniti, 2018, 11’, prima italiana
Con Eve Hewson, Tom Sturridge, Christina Rouner
Produzione: Hi Production, Next Wednesday
Ava entra nel loft di Brooklyn per la prima volta. È vuoto.
Verniciato di fresco, ma vecchio. La luce del sole entra dalle
grandi finestre, sul pavimento in legno, consumato e con i segni
dei precedenti abitanti. Ava si siede. Ed è subito casa. La sua
casa. È qui che incontrerà un ragazzo e si innamorerà. È qui che
berranno insieme del vino a una festa. È qui che si urleranno
addosso e decideranno che è finita. L’appartamento diventerà un
testimone della storia personale di Ava, gioia e tristezza,
speranze e delusioni, quello spazio universale in cui tutti noi ci
ritroviamo a diventare adulti.
Hello Apartment è stato scritto da Liz Hannah (coautrice di The
Post di Steven Spielberg candidato all’Oscar). Liz
descrive l’idea del corto come un “rivivere il passato mentre si
vive il presente, in un unico spazio”. Dakota Fanning afferma che
la storia “è stata ispirata dalla mia prima casa, dove tutt’ora
vivo. È un reliquiario di esperienze”. Alla domanda se prevede di
lasciare il posto in cui vive, risponde: “Mi è difficile anche solo
pensarlo. Cosa ne sarebbe di tutti quei ricordi?” Alla sua prima
esperienza come regista, Dakota ammette: “Dovevo avere un pò di
paura”. E aggiunge: “Miu Miu è per me come una famiglia. È stato un
vero piacere fondere insieme i diversi aspetti”.
#16 THE WEDDING SINGER’S DAUGHTER di
Haifaa Al-Mansour
Italia, Stati Uniti, 2018, 8’, prima mondiale
Con Haylie Neimann, Adam Neimann, Rotana Tarabzouni
Produzione: Hi Production, Anonymous Content
È notte a Riad, in Arabia Saudita, negli anni Ottanta. Donne
avvolte nei tradizionali abaya neri, dirigendosi verso una sala
ricevimenti per matrimoni, rivelano scarpe dai tacchi scintillanti.
Una volta all’interno, mostrano ciò che indossano sotto: splendidi
abiti e acconciature selvagge, la loro essenza più vera rimessa in
libertà, invisibile agli occhi degli uomini. Nei matrimoni sauditi
vigono infatti regole molto severe sulla separazione tra sessi.
Tutti gli occhi e le orecchie sono puntati sulla cantante del
matrimonio … fino a quando la corrente elettrica si interrompe
improvvisamente. “Questa è la peggiore cantante da matrimonio mai
sentita,” borbottano gli ospiti con condiscendenza. Riuscirà la
giovane figlia a salvare la dignità di sua madre?
Haifaa Al-Mansour, che oggi lavora a
Los Angeles, è considerata la prima regista donna saudita. Il film
del suo debutto, La bicicletta verde (2013) – su una ragazzina
ribelle che vuole infrangere le leggi della società e pedalare
sulla sua bicicletta – è stato un successo che l’ha resa subito
famosa, ed è il primo lungometraggio dall’Arabia Saudita mai
ammesso agli Oscar nella categoria migliore film in lingua
straniera. Ora che il paese sta vivendo una fase di riforme
culturali senza precedenti e di recente ha assistito alla
concessione alle donne del diritto di guidare e alla comparsa dei
primi cinema aperti al pubblico, il prossimo film di Al-Mansour,
The Perfect Candidate, sarà il primo ad avere il sostegno del nuovo
Saudi Film Council nazionale. Sarà una commedia-drammatica e
racconterà la storia di una giovane dottoressa che sogna di
partecipare alle elezioni comunali, totalmente dominate dagli
uomini.