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GLAAD Awards 2021: tutti i vincitori della 32° edizione

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GLAAD Awards 2021: tutti i vincitori della 32° edizione

Sono stati assegnati, questa notte, i GLAAD Awards, i premi annuali, creati nel 1990, assegnati dalla Gay & Lesbian Alliance Against Defamation alle persone e alle produzioni dell’intrattenimento, per il loro contribuito nel dare un’immagine più veritiera e accurata della comunità LGBT.

Ecco di seguito tutti i vincitori:

Outstanding Film – Wide Release
Happiest Season (Hulu/TriStar Pictures)

Outstanding Film – Limited Release
The Boys in the Band (Netflix)

Outstanding Documentary
Disclosure (Netflix)

Outstanding Comedy Series
Schitt’s Creek (Pop)

Outstanding Drama Series
Star Trek: Discovery (CBS All Access)

Outstanding TV Movie
Uncle Frank (Amazon Studios)

Outstanding Limited or Anthology Series
I May Destroy You (HBO)

Outstanding Reality Program
We’re Here (HBO)

Outstanding Children’s Programming
The Not-Too-Late Show with Elmo (HBO Max)

Outstanding Kids & Family Programming [TIE]
First Day (Hulu)
She-Ra & The Princesses of Power (DreamWorks Animation/Netflix)

Outstanding Music Artist
Sam Smith, Love Goes (Capitol)

Outstanding Breakthrough Music Artist
CHIKA, Industry Games (Warner Records)

Outstanding Video Game [TIE]
Tell Me Why (DONTNOD Entertainment & Xbox Game Studios)
The Last of Us Part II (Naughty Dog & Sony Interactive Entertainment)

Outstanding Comic Book
Empyre, Lords of Empyre: Emperor Hulkling, Empyre: Aftermath Avengers, by Al Ewing, Dan Slott, Chip Zdarsky, Anthony Oliveira, Valerio Schiti, Manuel Garcia, Cam Smith, Marte Gracia, Triona Farrell, Joe Caramagna, Ariana Maher, Travis Lanham (Marvel Comics)

Outstanding Variety or Talk Show Episode
“Lilly Responds to Comments About Her Sexuality” A Little Late With Lilly Singh (NBC)

Outstanding TV Journalism Segment
“Dwyane Wade One-On-One: Basketball Legend Opens Up About Supporting Transgender Daughter” Good Morning America (ABC)

Outstanding TV Journalism – Long-Form
“ABC News Joe Biden Town Hall” (ABC)

Outstanding Print Article
“20 LGBTQ+ People Working to Save Lives on the Frontline” by Diane Anderson-Minshall, David Artavia, Tracy Gilchrist, Desiree Guerrero, Jeffrey Masters, Donald Padgett, and Daniel Reynolds (The Advocate)

Outstanding Magazine Overall Coverage
People

Outstanding Online Journalism Article
“Gay Men Speak Out After Being Turned Away from Donating Blood During Coronavirus Pandemic: ‘We are Turning Away Perfectly Healthy Donors’” by Tony Morrison and Joel Lyons (GoodMorningAmerica.com)

Outstanding Online Journalism – Video or Multimedia
“Stop Killing Us: Black Transgender Women’s Lived Experiences” by Complex World (Complex News)

Outstanding Blog
TransGriot

Barbara Gittings Award for Excellence in LGBTQ Media
Windy City Times

Special Recognition
After Forever (Amazon)

Deadline’s New Hollywood Podcast

Happiest Season Soundtrack (Facet/Warner Records)

Noah’s Arc: The ‘Rona Chronicles (Patrik Ian-Polk Entertainment)

Out (Pixar/Disney+)

Razor Tongue (YouTube)

“The Son” Little America (Apple TV+)

Outstanding Spanish-Language Scripted Television Series
Veneno (HBO Max)

Outstanding Spanish-Language TV Journalism
“La Hermana de Aleyda Ortiz Narra Cómo Salió del Clóset y Cómo se lo Comunicó a su Familia” Despierta América (Univision)

Outstanding Spanish-Language Online Journalism Article
“Desapareció en México, Solo se Hallaron sus Restos: La Historia de la Doctora María Elizabeth Montaño y su Importancia para la Comunidad Trans” por Albinson Linares y Marina E. Franco (Telemundo.com)

Outstanding Spanish-Language Online Journalism – Video or Multimedia
“Soy Trans: El Camino a un Nuevo Despertar” por Sarah Moreno, Esther Piccolino, y José Sepúlveda (El Nuevo Herald)

Special Recognition (Spanish-Language)
Jesse & Joy, “Love (Es Nuestro Idioma)”

GJ.JOE

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Giustizia privata: trama e cast del film con Jamie Foxx

Giustizia privata: trama e cast del film con Jamie Foxx

Sono i molti i film dove uomini qualunque decidono di farsi giustizia da sé, insoddisfatti da quella offerta dalle autorità. Tra i titoli più recenti di questo filone si ritrovano Il giustiziere della notte e Vendetta finale, ma prima di questi, nel 2009, è arrivato al cinema il film Giustizia privata (qui la recensione), diretto da F. Gary Gray e scritto da Kurt Wimmer. Attraverso la storia qui narrata si esplora dunque la sfiducia nelle istituzioni, come anche il senso di colpa che si genera da situazioni al limite come quella qui raccontata. Il titolo originale, Law Abiding Citizen (letteralmente: cittadino rispettoso della legge), risulta particolarmente esplicito, e ironico, riguardo a tali argomenti.

Pur se accolto in modo negativo dalla critica, Giustizia privata si è affermato come un buon successo a box office. Il film è infatti arrivato ad un guadagno di circa 127 milioni di dollari a fronte di un budget di 53. Girato nella città di Philadelphia, sfondo ideale per una storia crime di questo tipo, il lungometraggio è poi stato candidato come miglior film d’azione ai prestigiosi Saturn Awards, perdendo però contro Bastardi senza gloria. Arricchito da un cast di grandi attori, tra cui alcuni premi Oscar, Giustizia privata è ancora oggi, a distanza di più di dieci anni, uno dei film più ricercati dagli amanti di questo genere.

Particolarmente teso e dinamico, questo riesce infatti a coinvolgere lo spettatore in una spirale di violenza e vendetta, abbattendo la distinzione tra buoni e cattivi. Ognuno dei personaggi presenti vanta infatti tante ragioni quanti torti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Giustizia privata trama

La trama di Giustizia privata

Protagonista del film è l’ingegnere Clyde Shelton, il quale conduce una tranquilla esistenza nella città di Philadelphia, insieme alla moglie ed alla figlia. Purtroppo per lui, tutto ciò viene irrimediabilmente spezzato nel momento in cui durante una notte due criminali si introducono nella sua abitazione. Si tratta di Clarence Darby e Rupert Ames, i quali oltre a rubare ciò che possono decidono di violentare e uccidere la moglie e la figlia di Clyde sotto gli occhi di questi. I due vengono però arrestati, e l’ingegnere spera di poter vedere giustizia fatta. A causa di alcuni errori durante le indagini, però, non risultano esserci abbastanza indizi per condannare entrambi gli assassini.

L’avvocato Nick Rice, che ha in mano il caso, decide allora di patteggiare, convincendo Darby a testimoniare contro Rupert. Quest’ultimo verrà dunque condannato alla pena capitale, mentre l’altro viene rilasciato. Deluso e tradito dal sistema, Clyde cova allora il desiderio di ottenere una vendetta personale. Cose orribili iniziano infatti a capitare a quanti non hanno permesso che la famiglia dell’uomo ottenesse giustizia. Ben presto, Rice capisce di essere sulla lista dei condannati a morte e per poter evitare di fare una brutta fine dovrà riuscire a riscattarsi delle sue azioni, ottenendo il perdono di Clyde.

 

Il cast del film

Protagonisti del film, rispettivamente nei ruoli dell’ingegnere Clyde Shelton e dell’avvocato Nick Rice, sono gli attori Gerard Butler ed il premio Oscar Jamie Foxx. Originariamente, però, i due avrebbero dovuto interpretare l’uno il ruolo dell’altro. A proporre lo scambio sembra essere stato Foxx, più interessato ad interpretare il ruolo dell’avvocato. Butler, entusiasta dell’idea, acconsentì subito. Accanto a loro, nei panni del detective Dunningan vi è l’attore Colm Meaney, celebre per aver interpretato il personaggio di Miles O’Brien nel franchise di Star Trek. Il procuratore distrettuale Jonas Cantrell ha invece il volto di Bruce McGill, attore noto per i suoi ruoli da giudice o avvocato. L’attrice Leslie Bibb interpreta invece Sarah Lowell, collega di Nick.

Ad interpretare i due criminali, Clarence Darby e Rupert Ames, vi sono gli attori Christian Stolte e Josh Stewart. Il primo è principalmente noto per il ruolo di Randy “Mouch” McHolland in Chicago Fire, mentre il secondo è ricordato per serie come Squadra emergenza e Dirt. L’attrice Regina Hall, celebre per il ruolo di Brenda la migliore amica della protagonista della saga di Scary Movie, dà vita al personaggio di Kelly Rice, la moglie dell’avvocato Nick. Infine, la premio Oscar Viola Davis è presente nei panni del sindaco della città. Originariamente tale ruolo era stato offerto all’attrice Catherine Zeta-Jones, la quale ha però rifiutato la parte.

Giustizia privata cast

Giustizia privata è tratto da una storia vera?

In un’intervista, il regista ha parlato di alcune decisioni prese durante le riprese del film e delle ricerche effettuate. Uno dei commenti che si è più fatto notare è stata la dichiarazione che Giustizia privata non è “un documentario“. Con ciò il regista voleva intendere di non aver preso spunto da nessuna storia di vita reale a cui sentisse il bisogno di rimanere fedele. Tuttavia, Gray ha portato avanti numerose ricerche con l’obiettivo di rendere il film realistico. “Non ho mai visto un’esecuzione in vita mia, ma ho fatto delle ricerche in video. Penso che tutte le persone coinvolte abbiano fatto un buon lavoro nel creare quella che penso sia un’esecuzione che sarebbe andata male“.

Nella stessa intervista, Gray ha parlato delle armi utilizzate da Shelton, dicendo: “Ho fatto molte ricerche con esperti di armi e persone del Dipartimento della Difesa, e ho studiato molto gli strumenti della CIA. Quasi tutto è possibile. È questa la parte spaventosa. È questo che rende il personaggio così divertente e pericoloso“. Questo dimostra che, pur non essendoci un episodio specifico da cui Gray ha tratto i dettagli, la libertà creativa l’ha portato a cercare altre fonti per sviluppare le sue idee. In ogni caso, si può stabilire che Giustizia privata non è basato su una storia vera.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

Per poter guardare e approfondire il film e i suoi significati, è possibile fruirne grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Giustizia privata è infatti disponibile nel catalogo di Prime Video per il noleggio, l’acquisto o la visione compresa nell’abbonamento alla piattaforma. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 8 aprile alle ore 21:20 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

Giustizia Privata: recensione del film con Gerard Butler

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Giustizia Privata: recensione del film con Gerard Butler

Giustizia Privata è il film del 2010 diretto da F. Gary Gray con protagonisti Gerard ButlerJamie Foxx.

La trama del film Giustizia Privata – Clyde Shelton (Gerard Butler) è un onesto padre di famiglia la cui moglie e figlia vengono brutalmente assassinate nel corso di una rapina nella loro casa. Quando gli assassini vengono catturati, viene assegnato il caso a Nick Rice (Jamie Foxx), un fin troppo ambizioso procuratore di Philadelphia.

Nick offre ad uno dei sospettati la possibilità di ottenere una sentenza lieve a patto che testimoni contro il suo complice. Dieci anni dopo questi fatti, l’omicida rimasto impunito viene trovato morto. Clyde Shelton ammette con gelido distacco di averlo assassinato e avverte Nick: dovrà trovare il modo di riparare il difettoso sistema giudiziario che ha offeso la memoria della sua famiglia, altrimenti le figure chiave del processo moriranno una dopo l’altra….presto inizieranno una serie di omicidi diabolicamente spettacolari.

Cosa dire di questo legal thriller? Forse far sapere che lascia col fiato sospeso dall’inizio alla fine, che porta lo spettatore ad identificarsi completamente con i due protagonisti di questa storia, definita dallo stesso Buttler, intensa ed agghiacciante, rende un po’ l’idea di che genere è il film che si sta per vedere.

Giustizia Privata, l’action con Gerard Butler

Nato dalle menti di Lucas Foster, Gerard Butler e Alan Siegel, il film getta uno sguardo accusatorio sulle incongruenze di un sistema giudiziario sovraccarico e imperfetto. Come afferma Siegel : ” entrambi i protagonisti vogliono un sistema più perfetto ma hanno una idea differente di ciò che sono pronti a sacrificare a livello personale. La forte determinazione che entrambi posseggono li obbliga a fare cose estreme e il pubblico alla fine del film si chiederà se il fine giustifichi sempre i mezzi.”

È proprio questo il problema che lo spettatore deve affrontare guardando il film: stare dalla parte di Clyde, condividere e giustificare tutto ciò che fa, oppure immedesimarsi con Nick, che di certo ha i suoi difetti ma tenta sempre di fare la cosa giusta? Di sicuro non è facile scegliere, sopratutto quando l’interpretazione degli attori è così coinvolgente da sembrare reale.

Gerard Butler, dopo aver interpretato ruoli molti diversi, ha finalmente tirato fuori il suo lato “pazzo”, lo vediamo trasformarsi da padre di famiglia affettuoso, premuroso ed amorevole, a uomo distrutto dal dolore che arriva addirittura a torturare un uomo (la scena della tortura è talmente intensa che potrebbe dar fastidio a persone troppo sensibili!)… per non parlare delle sue battuttine che, seppur sporadiche, strappano qualche sorriso allo spettatore che subito però si sente in colpa a causa della serietà del tema trattato. Per prepararsi Butler ha trascorso del tempo al fianco di alcuni criminologi, studiando la psicologia dei serial killer e dei cosi detti “revenge killer”…e direi che il risultato è ottimo!

Da parte sua il premio Oscar Jamie Foxx non è certo da meno; è riuscito a vestire i panni di un procuratore che, nonostante sia un uomo di buon cuore e un buon marito e padre, cerca a tutti i costi di farsi strada nella sua professione e non ha alcun problema a lavorare in un sistema legale inefficiente perché vuole disperatamente tentare la scalata del successo. Anche Foxx si è preparato molto per il film, ha infatti incontrato sia dei procuratori che degli avvocati per avere un quadro d’insieme del sistema della giustizia penale….ecco ciò che ha affermato: “la maggior parte dei procuratori distrettuali con cui ho parlato non faceva altro che pensare alla propria percentuale di condanne”…Ed è proprio questo che ha fatto infuriare Clyde Shelton, ottimo doppio di possibili persone reali.

Ad aggiungersi all’ottima sceneggiatura e all’eccellente interpretazione degli attori, c’è il lavoro del regista F. Gary Gray che già aveva ottenuto un grande risultato con The Italian Job. Secondo gli stessi attori, Gray è stato capace di creare quell’atmosfera di drammaticità, di suspence e di coinvolgimento che rendono il film un grande prodotto cinematografico. Ed è vero… grazie al regista lo spettatore non sa mai cosa aspettarsi, non riesce a capire come un uomo dalla prigione riesca a tenere sotto scacco un intera città…né si rende conto di quale sia la sua prossima mossa.

Infatti sin dall’inizio non sappiamo quale sia il lavoro di Clyde né tantomeno quanto sia intelligente….solo più avanti avremo la consapevolezza di chi è e di cosa sia capace. Di sicuro hanno contribuito non poco le location, Philadelphia è stata infatti scelta non solo per la fantastica architettura ma perché è il luogo in cui i Padri Fondatori hanno affrontato per la prima volta molte questioni di giustizia, mentre, per le scene girate in carcere, la scelta è caduta su Holmesburg Prison, una prigione che dopo un periodo di chiusura è stata riaperta per ospitare i detenuti provenienti da altri penitenziari sovraffollati.

In questo carcere dall’aspetto medievale, gli attori si sono dovuti destreggiare tra detenuti che di tanto in tanto dovevano passare bloccando le riprese, cattivi odori, un grande freddo e l’idea di essere in un posto conosciuto per i suoi assurdi esperimenti medici fatti su alcuni detenuti in tempi passati….insomma un luogo ideale per ricreare un atmosfera colma di tensione!

In conclusione si può affermare che grazie a tutti questi fattori Giustizia Privata è un film interessante, che affronta un tema importante in modo inusuale…di certo non è un film prevedibile.

 

Giuseppe Tornatore presenta La Migliore Offerta a Roma

La_migliore_offerta_tornatore_10La sala si riempie di giornalisti per quella che ci si aspetta sarà una conferenza stampa di altissimo livello. Davanti alla schiera di poltroncine che iniziano a riempirsi in effetti ci troviamo in una situazione particolare quanto interessante: uno dei migliori registi italiani, Giuseppe Tornatore, con accanto il pluripremiato “signore” della musica per film Ennio Morricone.

Giuseppe Tornatore ha trovato un produttore per Leningrad?

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Un sogno che Giuseppe Tornatore si porta dietro da anni che era stato, prima che il suo, quello di Sergio Leone: girare un film sull’assedio di Leningrado. Nella testa del regista partenopeo il film dovrebbe intitolarsi Leningrad. In questi anni Tornatore non ha mai trovato produttori interessati, oggi sembra che sia finalmente spuntato un americano. Il film dovrebbe essere girato nei dintorni di San Pietroburgo e negli studi di Lerner in Bulgaria. Ci sarebbero già accordi con il produttore Avi Lerner su come trasformare la sceneggiatura per renderla più appetibile anche agli spettatori degli Stati Uniti. Una mega-produzione con un costo che si aggira intorno ai 100 milioni di dollari, la cui realizzazione è ancora in bilico. Il regista ha già fatto sapere che se non riuscirà ad entrare in preproduzione entro due mesi trasformerà la sceneggiatura in un libro.

Della sceneggiatura di Sergio Leone esisterebbero solo alcune pagine, con l’incipit del film. Un piano sequenza meraviglioso: a partire dal primo piano sulle mani di Dmitri Shostakovich mentre compone la Settima sinfonia in pieno assedio, l’inquadratura, senza stacchi, si allarga alla strada, al movimento dei volontari che salgono sui bus, raggiungendo le trincee alle porte di Leningrado, fino ad una panoramica aerea sulla steppa, popolata da mille carri armati tedeschi. Aspettiamo di scoprire se questo sogno verrà davvero realizzato.

Giuseppe Tornatore e Nuovo Cinema Paradiso: il passato e il futuro della Sicilia

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In occasione della presentazione del libro Giuseppe Tornatore. Il cinema e i film a cura di Pedro Armocita e Emiliano Morreale avvenuta al Pesaro Film Festival, il regista siciliano parla dei suoi film preferiti, del cinema, della sua carriera e di Nuovo Cinema Paradiso. Tornando al volume, una sezione è dedicata proprio ai film preferiti da Tornatore che cita Salvatore Giuliano di Francesco Rosi:

Ricordo benissimo quando ho visto il film. L’ho visto in televisione e cerco di vederlo ogni due anni. Avevo nove anni ed ero già un assiduo frequentatore del cinema, avevo visto tanti film soprattutto di ambientazione siciliana. Quando vidi Salvatore Giuliano mi colpì il tono realistico. Trovavo in quel film suoni e immagini, situazioni che vedevo solo nella vita di tutti i giorni: le donne che urlavano e piangevano come succedeva nel mio quartiere con un fatto drammatico”.

Al cinema questa realtà io non l’ho mai sentita quindi fu uno shock. In più mi colpì anche il modo di raccontare che non somigliava a niente rispetto a quello che avevo visto in quel momento e ne avevo visti tanti di film, alcuni anche complessi. Ma dalla visione del film di Rosi iniziai a pensare che con il cinema si possono fare tante cose diverse. In seguito ho letto tutto quello che ho potuto trovare su quel film e ho avuto anche la fortuna di conoscere Francesco Rosi e non abbiamo mai smesso di parlare di quel film. Proprio qualche giorno fa mi trovavo a Palermo e girando per quei luoghi mi fa automaticamente rivedere quelle scene”.

Il cinema di Giuseppe Tornatore

La voglia di Giuseppe Tornatore di mettersi in gioco e di cambiare stile registico in continuazione per continuare a fare il cinema e non rimanere intrappolato in un solo genere: “Io mi sono sempre illuso di avere sempre, in un certo senso, fatto film diversi che non avessero un filo tra di loro. A me piaceva l’idea che il regista di Nuovo Cinema Paradiso fosse completamente diverso dal regista del Il camorrista. I critici cinematografici mi fanno vedere il mio stesso lavoro con una prospettiva diversa, che non avevo colto. Ho sempre puntato a cambiare proprio perché al cinema una volta trovavi tutti i generi, la programmazione te lo richiedeva per attirare una fascia di pubblico più ampia possibile”.

Per questo Giuseppe Tornatore è stato titubante sulla lavorazione di Nuovo Cinema Paradiso, perché arrivava dopo Il camorrista che era totalmente diverso: 

Per il Camorrista ho scelto una strada che poi ha anticipato i tempi, un racconto popolare, una ballata. All’epoca girai anche la serie tv, con gli stessi attori. Poi non è mai andata in onda per problemi giudiziari. Ora ne se riparla, ho avuto un incontro e potrebbe uscire non so in quale piattaforma. Quando ho avuto l’idea per il soggetto di Nuovo Cinema Paradiso ricordo di essermi detto che non volevo farlo come secondo film, ma più in là nella carriera perché volevo avere più esperienza. Poi le cose si sono messe diversamente”.

I documentari

Il suo muoversi tra generi e formati del cinema si consolida anche nei documentari. Giuseppe Tornatore inizia con Ritratto di un rapinatore nel 1981, ma è con Lo schermo a tre punte nel 1995 e più recentemente con l’acclamato Ennio nel 2021 che i documentari di Giuseppe Tornatore iniziano a far parlare:

I documentari sono stati la prima esperienza della mia vita e rimane ancora oggi l’aspettò del linguaggio audiovisivo che mi amo. Il documentario ti da quella libertà che il cinema non ti può dare. Da ragazzo quando ho cominciato giravo con la mia cinepresa e c’era sempre qualcosa. Un giorno c’era uno sciopero e allora giravo quello, riprendevo gli anziani che facevano la fila all’ufficio postale, la processione e tutte le scene di vita quotidiana che mi capitavano. Da queste riprese nascevano degli schemi di racconto che non erano precostituiti. Ed è questo quello che mi piace dei documentari che sono aperti. Per Ennio avevo scritto un trattamento che poi però non ho seguito perché mi sono lasciato prendere dall’istinto, dal vortice. Mi piace ogni tanto stare con il piede in due scarpe”.

Un cinema fatto di emozioni

Non solo Nuovo Cinema Paradiso ha rappresentato un momento chiave della filmografia di Giuseppe Tornatore. Un cinema fatto di realtà e di emozioni lo si incontra anche nelle strade di quella Baarìa che lui ricostruisce interamente: 

Devo riconoscere che Nuovo Cinema Paradiso per me ha rappresentato una emozione incredibile. Perché rappresenta un mondo di cui sono innamorato. Anche Baarìa. Ricostruire il mio paese tornando indietro di settant’anni. È stato un privilegio, ricostruire tutto nei minimi dettagli. Quando la mattina andavo sul set facevo una passeggiata nei ricordi. Lo scenografo sbagliava a mettere un cartello e io lo correggevo perché rivedevo tutte le esperienze”.

“Si continueranno a fare film sulla Sicilia”

La settima arte in continua trasformazione con le piattaforme streaming, di cui Giuseppe Tornatore ammette di non essere un assiduo frequentatore.

Non sono un frequentatore di piattaforme, e continuò ad andare al cinema anche se non molto come vorrei. Però cerco quelle due/tre volte alla settimana di andare. Però a casa li guardò sempre e li proiettato nella mia piccola sala o cerco di vederli in uno schermo grande, non mi piacciono i piccoli device. Quando trovo qualche film che si trova su piattaforma cerco sempre di guardarlo sul grande schermo, in proiezione. L’ultimo film che ho visto è il film di Bellocchio e di Salvatores”.

Riguardo la sua Sicilia, una terra che ama e dalla quale è appena tornato dopo le riprese di uno spot pubblicitario per Dolce & Gabbana, il regista ammette che questa terra sarà sempre territorio fertile per nuovi registi e pellicole:

La Sicilia, come diceva Sciascia, è la regione più cinematografica che esista al mondo. Non esiste una regione piccola come la Sicilia ad avere ispirato così tanto cinema su cui si può ancora riflettere. È una terra ricchissima di pensieri, fatti, personaggi e opportunità narrative. Non so come sarà Il Gattopardo, ma mi auguro che possa aiutare il pubblico a conoscere il film di Visconti e il libro di Lampedusa. Io come amante del film di Visconti non sentivo il bisogno di vederlo raccontato come una serie ma ci sono varie fasce di spettatori che sono più portate ad accedere al racconto attraverso una formula nuova”

Sul futuro lavorativo Giuseppe Tornatore non si sbottona: “Sto lavorando a due progetti contemporaneamente. Uno è in pre produzione, uno è in lavorazione. Ma non posso dire molto”.

Giuseppe Tornatore e la magia del cinema

Giuseppe Tornatore e la magia del cinema

Il cinema è molte cose: è la magia del suo farsi, è la possibilità per chi guarda di sognare una realtà diversa dalla propria, è la speranza per chi crea di poterla realizzare e racchiudere in un’unità perfetta e coerente. Può essere un rifugio, un modo di fuggire la vita, o piuttosto uno strumento, un veicolo di memoria e consapevolezza. È un mestiere da artigiani, certosino, quello di stupire e commuovere con le immagini, di saper trasmettere emozioni attraverso una forma rigorosa, far convivere istinto e stile, e far sì che tutto funzioni, come in una danza, o in una partitura musicale.

Tra i registi italiani d’oggi, quello che forse più di tutti ha voluto e saputo raccontare il fascino del cinema e il potere delle immagini, facendone al contempo strumento d’indagine della realtà e dell’individuo, è Giuseppe Tornatore. I suoi sono racconti di grande respiro, anche magniloquenti, grandi affreschi di spazi circoscritti – i paesini della sua terra d’origine, la Sicilia, protagonista di tante pellicole, amata, ma al tempo stesso esposta nelle sue contraddizioni e amaramente criticata; oppure contesti chiusi come il commissariato di polizia di Una pura formalità, o la nave Virginian de La leggenda del pianista sull’oceano -ma dal valore universale. Per questo le sue opere sono apprezzate anche all’estero e Tornatore può vantare tra i premi vinti la famigerata statuetta dell’Academy di Hollywood, ottenuta col suo secondo film Nuovo Cinema Paradiso. Inoltre, ad aumentare l’appeal del suo lavoro a livello internazionale, c’è sicuramente lo sguardo aperto del regista verso quel mondo e quel cinema, che ben volentieri ha coniugato più volte col nostro, scegliendo di dirigere attori di fama internazionale come Ben Gazzara, Philippe Noiret, Gérard Depardieu, Tim Roth e ora, nel suo ultimo film in uscita il 1 gennaio 2013, La migliore offerta, Geoffrey Rush, Donald Sutherland e Jim Sturgess. Una carriera partita dal teatro, proseguita come documentarista e per il grande schermo, dove in quasi trent’anni con una produzione piuttosto contenuta – una decina di lungometraggi  – ha imposto il suo nome nel panorama italiano e internazionale, senza tuttavia essere risparmiato da critiche e attacchi, come è accaduto con Baarìa, non molto apprezzato dalla critica, quasi per nulla premiato, al centro di polemiche per gli alti costi di produzione, solo in parte ripagati dagli incassi.

Giuseppe Tornatore nasce a Bagheria il 27 maggio del 1956. Come il personaggio di Totò in Nuovo cinema paradiso, la cui storia contiene diversi elementi autobiografici, Tornatore inizia presto (a dieci anni) a lavorare nell’ambito del cinema, facendo il proiezionista. Dunque non certo dalla parte delle “star”, bensì come artigiano del mestiere. Ma è l’immagine in tutte le sue forme ad interessare il futuro regista, così comincia anche ad approfondire la fotografia. Ed è proprio grazie ai servizi fotografici che mette da parte i primi risparmi. Questi gli consentono di acquistare la prima attrezzatura da documentarista. Il suo documentario d’esordio, Le minoranze etniche in Sicilia, è premiato e fa da trampolino di lancio verso una collaborazione con la Rai. Seguono infatti diversi lavori per l’emittente nazionale: il documentario Diario di Guttuso e due regie televisive: Ritratto di un rapinatore: incontro con Francesco Rosi, Scrittori siciliani e il cinema: Verga, Pirandello, Brancati e Sciascia.

L’esordio per il grande schermo risale al 1986, quando Tornatore dirige Il camorrista, in cui racconta il mondo della camorra attraverso un suo personaggio di spicco dell’epoca. La figura del protagonista, il Professore di Vesuviano, magistralmente interpretato da Ben Gazzara, si ispira infatti a Raffaele Cutolo – il film è tratto da un romanzo di Giuseppe Marrazzo ispirato proprio a Cutolo. Per questo lavoro il regista siciliano è subito premiato col Nastro d’Argento come miglior esordiente. Della pellicola Tornatore è anche sceneggiatore, come accadrà per diversi lavori successivi (qui assieme a Massimo De Rita). Inizia anche la sua collaborazione col fotografo Blasco Giurato, mentre le musiche sono di Nicola Piovani. Nonostante sia solo all’esordio, Tornatore mostra di saper ben padroneggiare il mezzo, realizzando un film avvincente, ricco di pathos drammatico, ma al tempo stesso senza fronzoli, coadiuvato dalle ottime interpretazioni del cast. Per quel che riguarda la materia, poi, non si limita certo a parlare di camorra come di un fenomeno locale e circoscritto, ma ne dà una visione più ampia che non manca di coinvolgere livelli politici e istituzionali nazionali e internazionali.

Giuseppe Tornatore Nuovo Cinema Paradiso

Due anni dopo è di nuovo dietro la macchina da presa per dirigere quello che a oggi è considerato il suo capolavoro: Nuovo Cinema Paradiso, di cui è anche sceneggiatore. Torna a lavorare con Blasco Giurato e chiama attorno a sé un ricco cast: Philippe Noiret, Pupella Maggio, Isa Danieli, Leopoldo Trieste, Antonella Attili, Enzo Cannavale e Agnese Nano, oltre a confermare la collaborazione con Leo Gullotta e Nicola Di Pinto. Ma oltre a Noiret, che interpreta Alfredo, il proiezionista del Cinema Paradiso nella Sicilia post bellica, il protagonista del film è Salvatore (da bambino, Salvatore Cascio, da adolescente, Marco Leonardi, da adulto, Jaques Perrin): la piccola peste che ama il cinematografo e vuole rubare al burbero Alfredo i segreti del mestiere, Salvatore che più tardi lascerà l’isola per Roma, dove diverrà un affermato regista. Il film è la storia di una grande amicizia, ma è innanzitutto un atto d’amore incondizionato per il cinema visto dalla parte della gente comune – quella che affollava le sale nel dopoguerra, quella come Alfredo che rendeva possibile tutto ciò stando dietro al proiettore – il cinema come mestiere artigianale dalla insostituibile funzione sociale, ma anche come mezzo per recuperare memoria di sé e della propria storia. Poi c’è il tema del coraggio e dell’emancipazione rispetto a una  realtà chiusa – quella dell’isola siciliana – che si ama ma che può diventare ostacolo alla realizzazione  delle proprie aspirazioni e talenti.

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Una realtà da cui è necessario essere lontani per comprenderla, ma a cui tornare per comprendere fino in fondo sé stessi. Un rapporto complesso quello di Tornatore con l’isola natale che, ha affermato, “è stata a lungo il mio tema ricorrente”. Nel personaggio di Salvatore troviamo poi una caratteristica che sarà tipica anche di altri personaggi creati dal regista, un duplice aspetto: da un lato possiedono un’indubbia capacità, un talento, una grandezza in un certo campo – Salvatore, ad esempio, è un affermato regista – dall’altro, rivelano grandi debolezze, sono impauriti e fragili nell’affrontare il passato, l’essenza più profonda di sé a lungo rimossa, oppure il mondo esterno con le sue insidie, le difficili relazioni umane, l’ignoto, la morte. Il film,  prodotto da Franco Cristaldi, ha una strana fortuna: la sua prima versione, di 167 minuti, viene scarsamente presa in considerazione dal pubblico e passa sotto silenzio.

La seconda invece, accorciata a 118 minuti, rinunciando al racconto dell’incontro tra Salvatore e il suo amore di gioventù ormai adulti, ha un enorme successo sia nel nostro paese che all’estero, dove Tornatore riceve i riconoscimenti più prestigiosi, che lo lanciano nel firmamento delle star internazionali come erede della grande tradizione cinematografica italiana: innanzitutto l’Oscar, il Golden Globe e il BAFTA come miglior film straniero – quest’ultimo premio va anche a Philippe Noiret e Salvatore Cascio come migliori attori, protagonista e non, allo stesso Tornatore in veste di sceneggiatore e ad Ennio Morricone per le splendide musiche.  Ma i premi non arrivano solo dal mondo anglosassone. Tornatore si aggiudica anche lo European Film Award, e il Festival di Cannes gli assegna il Premio Speciale della Giuria. È un successo internazionale enorme, cui si aggiunge il David di Donatello ottenuto in patria per la colonna sonora di Ennio Morricone.

Nel ’90 il regista di Bagheria ha l’occasione di dirigere Marcello Mastroianni, che in Stanno tutti bene offre una delle sue ultime intense interpretazioni nei panni di un anziano che gira l’Italia alla ricerca dei suoi figli. La pellicola riceverà il Nastro d’Argento per la sceneggiatura – opera dello stesso regista assieme a Tonino Guerra e Massimo De Rita – e il premio della Giuria Ecumenica al Festival di Cannes. Nel 2009 l’americano Kirk Jones ne ha tratto un remake, affidando a Robert De Niro la parte che fu di Mastroianni.

L’anno dopo, Tornatore vuole ancora Philippe Noiret come protagonista de Il cane blu, episodio da lui diretto facente parte del film La domenica specialmente.

Una Pura Formalita Giuseppe TornatoreNel ’94, cambia genere e stile con Una pura formalità. Sceglie infatti le atmosfere cupe di un noir claustrofobico, che ruota attorno alla sfida ad alta tensione fra i due protagonisti: Gérard Depardieu e Roman Polanski. Entrambi offrono delle ottime interpretazioni: il primo è il noto scrittore Onoff, che si trova a vagare in un bosco nel mezzo della notte. Raggiunto dai gendarmi, è condotto in commissariato per accertamenti come presunto autore di un omicidio (a stendere il verbale dell’interrogatorio che segue è un giovane Sergio Rubini). Il secondo è il commissario che cerca di farlo confessare, sebbene Onoff dichiari di non ricordare nulla. La chiave del film è appunto il ricordo – Ricordare è anche il titolo del brano cantato dallo stesso Depardieu sui titoli di coda, con testo scritto da Tornatore e musica di Andrea ed Ennio Morricone – che porterà a svelare il mistero e a dare al film nella sua seconda parte una svolta e un significato del tutto diversi da quelli inizialmente intesi.

Sfruttando la dicotomia tra sogno (incubo) e realtà, la pellicola si trasformerà infatti da giallo classico in riflessione sul tema della morte, dell’angoscia dell’uomo di fronte a quest’evento, dell’inconsapevolezza con cui lo affronta. Qui Tornatore è lontano dai grandi affreschi storico sociali dell’Italia, preferisce il sano distacco di un’oscura ambientazione europea e uno stile registico più scarno, funzionale all’ambiente chiuso e ristretto in cui si svolge gran parte dell’azione. Certo meno vistosi dei grandi “kolossal” diretti dal regista, questo tipo di film, che pure occupano una parte non trascurabile della sua produzione, hanno una serie di pregi: offrono uno sguardo inedito, sono aperti alla sperimentazione e meno sentimentali – in essi manca quel romanticismo nostalgico presente nelle pellicole legate all’Italia, e in particolare alla Sicilia. È proprio alla terra d’origine che il regista di Bagheria sceglie di tornare artisticamente col suo successivo lavoro – oltre che col documentario Lo schermo a tre punte –  a dimostrare come i due aspetti convivano nella sua carriera.

uomo_stelle-tornatoreNel ’95 infatti, sceglie ancora il binomio Sicilia-cinema per L’uomo delle stelle, in cui dirige Sergio Castellitto. Siamo negli anni ’50 e il Joe Morelli interpretato dall’attore romano è un cialtrone, un truffatore che sbarca in Sicilia per vendere agli abitanti di un piccolo paesino il sogno del cinema, della fama e del successo attraverso finti provini. Un film sul cinema come sogno, ma con un lato amaro e un disincanto assai più marcati rispetto a Nuovo cinema Paradiso, perché qui il cinema è assieme momento di verità su sé stessi (durante i provini gli aspiranti attori mettono a nudo la loro parte più autentica), ma anche una grande truffa, un raggiro e la miriade di caratteristiche facce sicule che Morelli scova appartiene a una massa di italiani creduloni, pronti a farsi raggirare davanti al miraggio della fama, del successo.

Morelli stesso, appunto, è a sua volta un disgraziato, ma anche un vigliacco truffatore. È esterno a quell’ambiente, che vive e legge da romano, con la tipica concretezza, il disincanto, il sarcasmo e una buona dose di cinismo. Ne esce la fotografia di un’Italia non certo edificante, in cui l’aspetto romantico, lo sguardo indulgente del regista si stemperano, pur essendo presenti. Attraverso quei volti segnati, quegli individui disposti a tutto pur di coltivare una speranza, il regista ci racconta comunque un sud che ama profondamente, con le sue ferite: arretrato, in perenne difficoltà, costretto a vivere di sogni, di miti, abbandonato a sé stesso. La pellicola riceve una buona accoglienza da parte di pubblico e critica e diversi riconoscimenti: David e Nastro d’Argento a Tornatore come miglior regista, Nastro d’Argento anche a Sergio Castellitto come miglior attore e a Leopoldo Trieste come non protagonista, oltre che alla fotografia di Dante Spinotti e alla scenografia di Francesco Bronzi; mentre a Venezia il film ottiene il Premio Speciale della Giuria.

La leggenda del pianista sull’oceanoIl 1998 è l’anno della trasposizione del monologo teatrale di Alessandro Baricco, Novecento, che diventa nelle mani di Tornatore La leggenda del pianista sull’oceano. Potenti uomini e mezzi lo affiancano in quest’impresa di respiro internazionale, che vede protagonista nei panni del pianista Danny Boodman T. D. Lemon, detto Novecento – abbandonato su una nave e lì cresciuto, diventato un portentoso pianista e mai sceso – un Tim Roth in grande spolvero. Se già il monologo di Baricco era toccante, intimo, ricco di piani lettura e sfumature, capace di veicolare emozioni universali, tale ricchezza viene resa perfettamente dal film, che aggiunge l’elegante magniloquenza delle immagini, degli scenari e della musica, quest’ultima opera ancora una volta del Maestro Morricone, al suo meglio. Il film è ricco di momenti e scene che restano impressi nella memoria dello spettatore, poiché è questo il cinema che piace al nostro regista, quello che lascia lo spettatore stupito, a bocca aperta di fronte alle immagini. Si disegna qui in maniera egregia la figura di un uomo vissuto da sempre in un universo limitato, quello del transatlantico Virginian, e abituato a valicare i suoi confini solo con la fantasia e attraverso la magia delle note, della musica che ha imparato a suonare alla perfezione sui tasti del pianoforte. Dunque, come già in altri film di Tornatore, c’è l’idea di uno spazio chiuso, di un universo circoscritto e della difficoltà ad uscirne, a trovare il coraggio di affrontare il mondo esterno. Questa difficoltà è spinta qui alle estreme conseguenze. E come in altre opere del regista, a questa debolezza e fragilità del protagonista fa da contraltare una straordinaria capacità, un talento in un dato ambito. Sembra una fiaba, o appunto, una leggenda, ma c’è nel personaggio di Novecento un’umanità in cui tutti si possono riconoscere. Tornatore ottiene per questo lavoro il Ciack d’Oro,  il David di Donatello e il Nastro d’Argento per la miglior regia. Con quest’ultimo è premiato anche per la sceneggiatura. Mentre Ennio Morricone riceve il Golden Globe per la colonna sonora.

malena-tornatoreDopo questo successo internazionale, il regista torna all’Italia, e alla “sua” Sicilia con Malèna, che segue la vicenda esistenziale di un’affascinante e disinibita donna (Monica Bellucci) in un paesino della provincia siciliana in tempo di guerra, vittima di una mentalità bigotta e ipocrita, considerata puro oggetto di desiderio dagli uomini e d’invidia e rancore dalle donne. L’unico che sembra nutrire per lei un sentimento autentico è l’adolescente Renato (Giuseppe Sulfaro). Malèna dovrà sopportare una serie di traversie, conoscere umiliazioni e violenze, ma faticosamente e a caro prezzo sarà poi accettata. Ancora un premio alle musiche di Morricone, il Nastro d’Argento, e uno alla fotografia di Lajos Koltai, il David.

A questo punto della carriera, Tornatore si concede una sosta per poi riprendere nel 2006 con quel filone noir, thriller intrapreso anni addietro con Una pura formalità. Riprende però anche, in un cero senso, il tema di Malèna. La sconosciuta infatti, ci porta nel territorio oscuro della suspense, ma la sua protagonista, Irena/Ksenia Rappoport, vive una condizione per alcuni versi non dissimile da quella di Malèna. È cambiata l’epoca, qui siamo all’attualità, e Irena è una donna ucraina venuta in Italia per lavorare, che invece finisce a fare la prostituta per conto di un inquietante protettore di nome Muffa. Una donna che diventa oggetto, viene usata dagli uomini.

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Qui ci si spinge ancora oltre rispetto a Malèna, perché Irena è per di più schiava dell’abbietto Muffa e viene usata non solo come prostituta, ma anche come fattrice di bambini da vendere alle facoltose famiglie del nord Italia che non possono avere figli. Tutto questo però si scopre solo gradualmente durante il film perché svelato poco alla volta da sapienti flashback. All’inizio infatti, Irena è “la sconosciuta” che fa di tutto per guadagnarsi un posto a servizio in casa Adacher. Scopriremo poi il suo doloroso passato e quali conti con esso lei voglia chiudere. Qui il regista, ancora coadiuvato dal Maestro Morricone, sostenuto da un ottimo cast che vede accanto alla talentuosa Rappoport, volti noti del cinema nostrano come Alessandro Haber, Piera Degli Esposti, Michele Placido, Margherita Buy, Claudia Gerini e Pierfrancesco Favino, dà una convincente ulteriore prova della sua grande abilità registica riuscendo a orchestrare un noir che tiene alta la tensione e vivo l’interesse dello spettatore per tutta la sua durata, con un mistero che si svela pian piano e che unisce abilmente una storia di rivincita, un tentativo di riappropriarsi della propria vita e dignità, con la denuncia di una tragedia sociale che si consuma nelle società occidentali. Il film otterrà quattro David, fra cui quello come miglior pellicola e miglior direzione, tre Nastri d’Argento e uno European Film Award.

Tre anni dopo Tornatore si dà alla realizzazione di quello che lui stesso ha definito “il film della mia vita”, ovvero Baarìa, in cui racconta uno spaccato di vita della sua città natale, Bagheria (Baarìa), a partire dagli anni ‘30 e nel suo dipanarsi attraverso tre generazioni. Il film può dirsi davvero corale: se infatti i protagonisti sono Peppino Torrenuova/Francesco Scianna e Mannina Scalia/Margareth Madè con le rispettive famiglie, una miriade di interpreti – quasi tutti siciliani, il che ha permesso di farne una versione in siciliano stretto e una doppiata  dagli stessi attori e destinata alla fruizione fuori dall’isola – si muovono attorno a loro a comporre un affresco poetico ed epico di grande raffinatezza estetica, come solo Tornatore sa fare.

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Il regista è anche autore del soggetto e della sceneggiatura. Le musiche sono come sempre affidate a Ennio Morricone, mentre la fotografia è di Enrico Lucidi. Il film porta con sé grandi aspettative, sia da parte del suo autore, che si è mosso sul terreno a lui più caro con un grande impegno registico, sia da parte del pubblico, che ormai conosce la maestria di Tornatore e si aspetta sempre da lui cinema ai massimi livelli. L’impegno non viene però suffragato dai riconoscimenti sperati: nonostante le molte candidature, il film porta a casa solo il David alla miglior colonna sonora, il David Giovani e il Nastro dell’anno. Altrettanta delusione per quanto riguarda i premi internazionali: è candidato all’Oscar ma non arriva alla cinquina finale, e neppure la nomination al Golden Globe va a buon fine. Per quel che riguarda l’accoglienza da parte del pubblico, il film incassa, sì, più di 10 milioni di euro, a fronte però di un impegno produttivo di 25 milioni da parte di Medusa. Addosso al regista piovono così molte critiche, cui si aggiungono quelle degli animalisti per la sequenza dell’uccisione di un bovino, girata in un mattatoio tunisino. Un’esperienza con luci e ombre, dunque, questa di Baarìa, di cui però Tornatore resta nel complesso soddisfatto e orgoglioso.

Giuseppe TornatoreDal 1 gennaio 2013, invece, nelle sale italiane ci sarà l’ultima fatica del regista siciliano, di nuovo un tuffo nel giallo, come lui stesso lo ha definito: “con una tessitura narrativa un po’ misteriosa, da giallo classico, un po’ thriller, anche se nel film non ci sono morti, assassini, assassinati o investigatori”. Il film si avvale ancora una volta di un cast internazionale: Geoffrey Rush, Donald Sutherland, Jim Sturgess, Sylvia Hoeks, ed ha in comune con La sconosciuta l’ambientazione in una città mitteleuropea. L’azione si svolge nel mondo delle aste: il protagonista è infatti Virgil Oldman/Geoffrey Rush, un battitore d’asta che si trova alle prese con una particolare cliente (Sylvia Hoeks). Molteplici saranno le chiavi della storia, che è anche e soprattutto una storia d’amore, come dichiarato dallo stesso Tornatore. La produzione stavolta è affidata a Paco Cinematografica e Warner Bros.

Mentre, per chi è già oltre e si sta chiedendo quali siano i programmi futuri di uno dei registi più apprezzati del nostro cinema, pare stia cercando di concretizzare un suo vecchio progetto: un kolossal sull’assedio nazista di San Pietroburgo che dovrebbe intitolarsi Leningrado. Al lavoro sull’aspetto produttivo di un progetto da cento milioni di dollari dovrebbe esserci l’americano Avi Lerner. Per il momento però, non c’è nulla di certo.

Giuseppe Rotunno: è morto il maestro direttore della fotografia

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Giuseppe Rotunno: è morto il maestro direttore della fotografia

È morto Giuseppe Rotunno, che molti conoscono con il nome affettuoso di Peppino, uno dei grandi direttori della fotografia dell’intero mondo, collaboratore stretto di Luchino Visconti e di Federico Fellini, all’età di 97 anni. È sua la firma sulla fotografia di AmarcordIl gattopardo e Rocco e i suoi fratelli e Il Casanova.

Il suo palmares vede scintillare sette Nastri d’Argento, due David di Donatello e una nomination agli Oscar per All That Jazz – Lo spettacolo continua di Bob Fosse, nel 1980, un BAFTA per il film di Fosse e una nomination ai premi britannici per Il Casanova di Federico Fellini. Attivo fino alla fine, ha supervisionato il restauro di moltissimi film, tra cui Rocco e i suoi fratelli di Visconti, di Amarcord di Fellini.

Ha lavorato con i più grandi del cinema italiano, molto apprezzato anche all’estero: Vittorio De Sica, Pier Paolo Pasolini, Mario Monicelli, Valerio Zurlini, Mario Soldati, Antonio Pietrangeli, Lina Wertmuller, Massimo Troisi e Roberto Benigni, Roberto Faenza, Dario Argento, Stanley Kramer, Martin Ritt, John Huston, Mike Nichols, Monte Hellman, Bob Fosse, Robert Altman, Alan J. Pakula, Fred Zinnemann, Terry Gilliam, Sydney Pollack.

Giuseppe Battiston: 10 cose che non sai sull’attore

Giuseppe Battiston: 10 cose che non sai sull’attore

Popolare e poliedrico interprete del panorama cinematografico italiano, Giuseppe Battiston ha negli anni dato prova di grande talento grazie a ruoli di particolare rilievo in alcuni celebri film di produzione nazionale, affermandosi non solo per la sua presenza scenica ma anche per un carisma raro. Ad oggi, Battiston ha recitato in generi spesso diversi tra loro, dimostrando di poter indossare con naturalezza panni diversi e sempre inediti, grazie ai quali ha conquistato gli onori di critica e pubblico.

Ecco 10 cose che non sai di Giuseppe Battiston.

Giuseppe Battiston altezza

Giuseppe Battiston: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. Battiston debutta al cinema con il film Italia-Germania 4-3 (1990), per poi recitare in Un’anima divisa in due (1993) e Pane e tulipani (2000), con cui acquista particolare popolarità. Da quel momento recita in celebri titoli come Chiedimi se sono felice (2000), Agata e la tempesta (2004), La bestia nel cuore (2005), di Cristina Comencini, Uno su due (2006), Giorni e nuvole (2007), La passione (2010), Bar Sport (2011), Il comandante e la cicogna (2012), con Valerio Mastandrea, Zoran, il mio nipote scemo (2013), La sedia della felicità (2014), La felicità è un sistema complesso (2015), Perfetti sconosciuti (2016), con Marco Giallini e Anna Foglietta, Finché c’è prosecco c’è speranza (2017), Io c’è (2018), con Edoardo Leo, Troppa grazia (2018), Il grande passo (2019) e È per il tuo bene (2020).

9. Ha preso parte a produzioni televisive. Nel corso della sua carriera, Battiston non ha mancato di recitare anche per il piccolo schermo, prendendo parte a serie come Cuore (2001), I ragazzi della via Pal (2003), Al di là delle frontiere (2004), Una famiglia in giallo (2004), Tutti pazzi per amore (2008-2010), con Neri Marcoré, Non pensarci – La serie (2009), Le ragazze dello swing (2010), I fantasmi di Portopalo (2017), Trust: Il rapimento Getty (2018), con Donald Sutherland e Luca Marinelli, e Volevo fare la Rockstar (2019).

8. Ha vinto importanti riconoscimenti. Ad oggi, Battiston vanta tre vittorie come miglior attore non protagonista ai David di Donatello, per i film Pane e tulipani, Non pensarci e La passione. In aggiunta a queste, ha all’attivo altre sette nomination, che fanno di lui uno degli attori più candidati al premio. Ha poi vinto anche il Nastro d’argento speciale per il film Perfetti sconosciuti, altro suo grande successo. Sempre a quest’ultimo premio, Battiston vanta poi un totale di tre nomination e una vittoria come miglior attore non protagonista.

Giuseppe Battiston e gli audiolibri

7. Ha registrato le letture di noti romanzi. Un’altra delle tante attività portate avanti negli anni dall’attore è quella relativa agli audiolibri. Registrò il primo di questi nel 2010, e si trattava di Diari di scuola, di Daniel Pennac. Successivamente, ha letto anche Il porto delle nebbie, Il viaggiatore di terza classe, Pietro il Lettone e Il cane giallo di Georges Simenon. Nel 2016 ha invece rilasciato l’audiolibro di Una cosa divertente che non farò mai più, del celebre scrittore David Foster Wallace.

Giuseppe Battiston: ha una moglie?

6. È estremamente riservato. Nonostante la sua grandissima popolarità come interprete, della vita privata di Battiston non si sa pressoché nulla. Egli è infatti sempre stato molto riservato a riguardo, evitando di lasciar trapelare informazioni che potessero dare adito a gossip o pettegolezzi. Per questo motivo, infatti, non si è a conoscenza del suo stato sentimentale, e non è possibile stabilire se abbia o meno una moglie.

Giuseppe Battiston Stefano Fresi

Giuseppe Battiston e Stefano Fresi

5. I due attori vengono spesso confusi l’uno con l’altro. Data la somiglianza con Stefano Fresi, che quest’ultimo sintetizza con “uomo panciuto con la barba”, Battiston e l’attore di Smetto quando voglio vengono spesso confusi dai fan per strada, e numerose volte si sono trovati a firmare autografi in nome dell’altro. I due attori sono ovviamente grandi amici, e hanno sempre dichiarato di star cercando un film che possa riunirli e permettergli di recitare insieme per la prima volta.

4. Hanno recitato nel ruolo di due fratelli. Nel 2019 i due sono infine riusciti a trovare un film dove recitare insieme. Si tratta di Il grande passo, dove data la somiglianza tra di loro si sono ritrovati a recitare nel ruolo di due fratelli, simili fisicamente ma completamente diversi da un punto di vista caratteriale. Grazie alla loro interpretazione, i due hanno inoltre vinto insieme il premio come miglior attore al Torino Film Festival, dove il film era stato presentato.

Giuseppe Battiston in Volevo fare la Rockstar

3. Ha recitato nella nuova serie Rai. Nella serie andata in onda su Rai Uno nel corso dell’autunno del 2019, l’attore ha ricoperto il ruolo di Francesco Colombo, che da Milano si trasferisce nella campagna del Friuli per aprire un piccolo market, cercando riparo dal proprio passato burrascoso. Qui conoscerà e si invaghirà della protagonista Olivia Mazzuccato. Nel raccontare la serie, rivolta ad un pubblico giovanile, Battiston ha affermato che una delle più grandi soddisfazioni è stata quella di poter collaborare con un gruppo di giovani interpreti, rimanendo affascinato dalla loro bravura.

Giuseppe Battiston in Tutti pazzi per amore

2. Ha interpretato un ruolo rimasto iconico. Dal 2008 al 2010 Battiston si è fatto notare in televisione grazie alla serie Tutti pazzi per amore, dove ricopre il ruolo del Dotto Freiss. Questi, oltre a commentare a mo’ di ospite di un talk televisivo le azioni dei protagonisti della vicenda principale, cerca anche di motivarle rifacendosi ogni volta a diversi studi da lui condotti. Il personaggio si dimostra infatti essere un tuttologo, cambiando specializzazione di episodio in episodio.

Giuseppe Battiston: età e altezza

1. Giuseppe Battiston è nato a Udine, in Friuli-Venezia Giulia, Italia, il 22 luglio 1968. L’attore è alto complessivamente 173 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Giuseppe Battiston presenta Billy al Bellaria Film Festival

Giuseppe Battiston presenta Billy al Bellaria Film Festival

In occasione della presentazione al Bellaria Film Festival 2023 di Billy, esordio alla regia di Emilia Mazzacurati, abbiamo parlato con Giuseppe Battiston dei temi legati al film: provincia, solitudine e relazioni umane, ma anche del suo lavoro da regista, Io vivo altrove!, e della crisi delle sale.

Giuseppe Battiston e la famiglia Mazzacurati

Per quel che riguarda Billy, presentato nella sezione Eventi speciali del Bellaria Film Festival, non si può non riflettere sul rapporto stretto e consolidato che lega Giuseppe Battiston prima a Carlo Mazzacurati, con cui l’attore ha collaborato a lungo, prendendo parte a diverse pellicole del regista padovano, e poi a sua figlia Emilia Mazzacurati. La giovane regista aveva già lavorato come fotografa di scena ne La sedia della felicita, che vedeva Giuseppe Battiston tra gli interpreti. Ora Battiston l’ha scelta nello stesso ruolo per il suo primo film Io vivo altrove! Dal canto suo, Emilia Mazzacurati lo ha voluto come interprete sia nel cortometraggio Manica a vento (2018), che in Billy, dove interpreta un solitario vigile del fuoco.

Insomma, un universo artistico che appare come una sorta di grande famiglia. Battiston ne parla così, evidenziando soprattutto lo sguardo originale e la freschezza di Emilia: “Emilia è una persona che sento estremamente vicina e familiare per il rapporto che ho con lei […] da tanti anni. Il talento fotografico di Emilia lo avevo già scoperto ne La sedia della felicità, con Carlo. […] Aveva fatto delle foto splendide. È stato bellissimo veder nascere la sua sensibilità, il suo modo personale di raccontare le storie. Di conseguenza è stato per me non solo emozionante, ma qualcosa che sento mi appartiene profondamente. C’è una grande familiarità, ma non c’è nulla che potremmo dare oper scontato. È stata una bellissima scoperta. […] La cosa più bella è che ha realizzato un film che rappresenta un’età, la sua. […] Quindi, è straordinariamente fresco e giovane, nell’accezione più nobile del termine. La freschezza spesso viene considerata come ingenuità, ma qui non c’è ingenuità. È uno sguardo che io, ad esempio, non ho più da tanto tempo”.

Battiston sulla visione della provincia in Billy

La dimensione spaziale ed anche esistenziale di Billy è quella della provincia. Una provincia che la regista definisce come un “non- luogo” dove nascono sentimenti “forti ed estremamente radicati”. Giuseppe Battiston ne parla così: “È come se fosse una sorta di grande acquario, dove queste creature fluttuano tra i loro pensieri e le loro paure. È un microcosmo placido, senza scossoni, senza grandi slanci, ma con dei piccoli, grandi disagi. Sono quelli dei protagonisti, i quali non sanno forse che nome dare a questi disagi, ma li vivono e finiscono, in parte, anche per superarli”. “Questo non-luogo ha anche la caratteristica di raccontare qualcosa che forse è già successo, come se fosse già successo. Come dopo un tornado, i protagonisti raccolgono i pezzi, li vendono. È un mondo veramente bizarro”. Aggiunge poi una considerazione sul ruolo dei genitori e quello dei figli, che sembrano essere invertiti nel film: “La cosa curiosa in questa visione è che gli adulti sono i personaggi più fragili. Vedendo gli adulti di questa storia, non chiederesti loro un consiglio. Un’altra cosa molto matura e bella è che non c’è giudizio su queste figure. Sono così come sono”.

Il personaggio di Massimo in Billy

I personaggi del film, sostiene Battiston, “sono tutti segnati da piccole e grandi paure: la paura del fuoco, la paura di crescere, di invecchiare, di cambiare, di sentire , di parlare. Questa visione è forte e molto interessante”. In particolare Massimo, il vigile del fuoco da lui interpretato, si fa portavoce di una visione del mondo e delle relazioni umane, quando afferma che si può anche “essere soli insieme”. Battiston commenta così questo modo di intendere la vita: “E’ un modo di patire insieme, di “con-patire”, condividere una situazione di vita che forse poteva darci qualcosa un tempo, ora ci da meno, ma essendo il film privo di giudizio, […] non ci interessa sapere se i personaggi siano dei vinti o dei vincitori, sono comunque delle creature che attraversano un luogo. Attraversarlo tenendo per mano qualcuno aiuta, da una parte, a superare delle piccole grandi delusioni, dall’altra, a vedere anche di più l’aspetto positivo nelle cose”.

billy film recensioneLa situazione del cinema italiano secondo Giuseppe Battiston

Billy arriva nelle sale dal 1 giugno. Chiediamo a Giuseppe Battiston se si aspetta un ritorno del pubblico in sala, ora che siamo ufficialmente fuori dalla pandemia di Covid-19: “Speriamo che non abbiano tutti voglia di andare al mare”. “E’ un momento in cui la gente dovrebbe ricominciare tranquillamente a ripopolare le sale”. Siamo peraltro in un momento in cui il teatro, ad esempio, sta conoscendo una grande fortuna in termini di pubblico, come confermato dallo stesso attore, reduce da una fortunata tournée teatrale: “Io sono abituato molto bene, perché ho finito da poco la tournee del mio spettacolo in teatro e avevo i teatri sempre pieni”. Per quanto riguarda le sale cinematografiche, la situazione è in evoluzione: “Si tratta di recuperare la dimensione partecipativa dell’evento. È vero che il teatro, come la musica, la danza, sono situazioni live, che non hanno senso viste sul piccolo schermo, ma anche il cinema è un’esperienza di condivisione. Parlando del mio film [Io vivo altrove! ndr] ad esempio, laddove sono riuscito ad andare a presentarlo, ho riempito le sale, […] si è creato un momento di confronto meraviglioso”. Tuttavia, prosegue Battiston, “Non possiamo andare in tournée anche per i cinema, ma, se dovesse servire, cercheremo di farlo in qualche modo”. È innegabile però, che il pubblico sia chiamato a fare la propria parte: “Non serve un battage pubblicitario per indurre una persona a comprare un libro, ad esempio. Lo si fa spinti dalla curiosità, […] è così che succedono le cose. […] Oppure, piove, ci si infila in un cinema. Certo, se ci fossero ancora le sale in centro, sarebbe molto bello. Ad ogni modo, si può fare senza grossi sforzi”. Ciò che conta, e che occorre recuperare, conclude, è la curiosità: “Il cinema è curiosità”.

Un bilancio dell’esperienza da regista

Reduce dal suo primo lavoro dietro la macchina da presa, Io vivo altrove!, a qualche mese dall’uscita nelle sale, gli chiediamo di tracciare un bilancio dell’esperienza e se intenda ripeterla. Risponde così: “E’ stata un’esperienza ampiamente positiva, non posso che essere enormemente felice di quello che mi ha restituito il pubblico”. “Conto di rifarla, non subito, anche se sono già a lavoro. Sicuramente, per come il film è stato accolto dal pubblico, è una cosa che va rifatta. […] Anche come affluenza, nei luoghi in cui è stato distribuito, il film è andato piuttosto bene. Avrei voluto che questo film si confrontasse con tutta Italia, ma dove è andato ha raccolto bei consensi. Quel che posso fare è continuare a portarlo in giro, sperare che tra un po’ vada in una piattaforma e trovi il suo spazio. Non solo il mio, ma tutti i film d’esordio – che strano, stiamo parlando di un ultra cinquantenne e di una under trenta, esperienze agli antipodi, ma credo che abbiano entrambe la dignità di essere visti. Poi giudicherà il pubblico”.

Billy è in sala dal 1 giugno. Prodotto da Jolefilm e Rai Cinema. Mentre, Io vivo altrove! si potrà forse recuperare nelle arene estive, in attesa di un possibile passaggio su piattaforma.

Giuseppe Battiston contro gli attori ‘cani’ [video]

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Giuseppe Battiston contro gli attori ‘cani’ [video]

Giuseppe Battiston, uno degli attori italiani più apprezzati del momento eppure sempre relegato a ruoli secondari si è lasciato andare ad un divertente eppure tristemente realistico monologo contro “gli attori cani”.

L’occasione l’ha offerta il programma di La7 Victor Victoria.

Ecco il video:

Giurato numero 2: il primo trailer ufficiale del film di Clint Eastwood

Warner Bros. ha rilasciato il primo trailer di Giurato numero 2 (fino ad oggi conosciuto come Juror #2), il nuovo film diretto da Clint Eastwood. Insieme al trailer arriva anche la conferma che il film sarà nelle sale italiane dal 14 novembre.

Scritto da Jonathan Abrams, il film segue Justin Kemp (Nicholas Hoult) che, mentre presta servizio come giurato in un processo per omicidio di alto profilo, si trova alle prese con un grave dilemma morale – che potrebbe usare per influenzare il verdetto della giuria e potenzialmente condannare o liberare l’assassino accusato. Juror No. 2 è interpretato anche dalla candidata all’Oscar Toni Collette (”Hereditary“), dal premio Oscar J.K. Simmons (”Whiplash“), oltre che da Zoey Deutch, Chris Messina, Gabriel Basso, Leslie Bibb e Kiefer Sutherland.

Alcuni rumor fino ad oggi circolati in rete hanno suggerito che questo potrebbe essere il film conclusivo della carriera di Eastwood. Non è certo se Giurato numero 2 sarà davvero il  progetto finale del regista e sebbene da alcuni isia etichettato come tale, Eastwood non ha dichiarato personalmente le sue intenzioni riguardo al ritiro. Tuttavia, con il quattro volte vincitore dell’Oscar che ha compiuto 94 anni ed ha oltre 5 decenni sulla sedia da regista, è possibile che questo possa davvero essere il suo ultimo film. Naturalmente, ci auguriamo di poter continuare a gioire della sua maestria ancora molto a lungo.

Giulio Scarpati si racconta al Rff 2010

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Giulio Scarpati si racconta al Rff 2010

Giulio Scarpati è stato il protagonista ieri di un Focus On nell’ambito del Roma Fiction Fest.

Giuliano Montaldo: addio al regista, sceneggiatore e attore genovese

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Si è spento a 93 anni Giuliano Montaldo, regista, sceneggiatore e attore genovese che ha contribuito a rendere grande il nome del cinema italiano nel mondo. Lascia la moglie, Vera Pescarolo, la figlia Elisabetta e i suoi due nipoti Inti e Jana Carboni.

Ha iniziato la sua carriera da attore, negli anni Cinquanta, e all’inizio degli anni Sessante debutta come regista con Tiro al Piccione (1961). Nel corso della sua carriera ha diretto oltre 20 film, tra cui Gli Intoccabili (1969), Sacco e Vanzetti (1970), Giordano Bruno (1973), L’Agnese Va A Morire (1976) e Gli Occhiali d’Oro (1987).

Tuttavia, uno dei suoi più recenti riconoscimenti è stato attribuito alle sue doti di interprete davanti alla macchina da presa: nel 2018 ha ricevuto il David di Donatello come miglior attore non protagonista nel film Tutto quello che vuoi (2017), di Francesco Bruni. Per Giuliano Montaldo era il secondo, visto che nel 2007 gli era stato assegnato quello alla carriera.

Giuliano Gemma: 10 cose che non sai sull’attore

Giuliano Gemma: 10 cose che non sai sull’attore

Iconico attore e stuntman italiano, Giuliano Gemma ha avuto una lunghissima carriera, composta da film per il cinema e prodotti per la televisione. Distintosi come uomo prestante ed energico, con un passato di trapezista circense, anche quando divenne attore affermato girò molte scene pericolose e acrobatiche di persona, senza ricorrere mai a una controfigura. Passando con naturalezza da pellicole commerciali ad altre più impegnate, egli si affermò presso il grande pubblico, che ancora oggi lo ricorda con grande affetto.

Ecco 10 cose che forse non sai di Giuliano Gemma.

Giuliano Gemma: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in celebri film. La carriera cinematografica di Gemma ha inizio con piccoli ruoi in film come Venezia, la luna e tu (1958) e Ben-Hur (1959). Successivamente ottiene sempre più popolarità recitando in pellicole come Arrivano i titani (1962), Il giorno più corto (1963), Il Gattopardo (1963), Angelica (1964), Vivi o preferibilmente morti (1969), Anche gli angeli mangiano fagioli (1973), L’arciere di fuoco (1971), Delitto d’amore (1974), Il deserto dei tartari (1976), Il prefetto di ferro (1977), Corleone (1978), Un uomo in ginocchio (1979), Tenebre (1982) e Claretta (1984). Tra i suoi ultimi film per il cinema si annoverano Tex e il signore degli abissi (1985), Speriamo che sia femmina (1986), Qualcuno pagherà (1988), Un bel dì vedremo (1996), Un uomo perbene (1999), La donna del delitto (2000) e To Rome with Love (2012).

2. Ha lavorato molto anche in televisione. Verso gli ultimi anni della sua carriera l’attore si è dedicato prevalentemente alla televisione, recitando in serie come Caccia al ladro d’autore (1985), I promessi sposi (1990), Deserto di fuoco (1997), Angelo il custode (2011), Giovanni Paolo II (2005), Pompei (2007), Il capitano (2005-2007), Butta la luna (2009) e Capri 3 (2010). Ha poi recitato anche in film TV come Non aprite all’uomo nero (1990), Jewels (1990), Una storia italiana (1993) e L’uomo che piaceva alle donne – Bel Ami (2001).

3. Ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti. Nel corso della sua lunga carriera Gemma ha ricevuto diversi premi di grande prestigio. Nel 1977 ha ad esempio vinto un David di Donatello speciale per Il deserto dei tartari, mentre nel 1979 è stato riconosciuto con un Grolla d’oro per il suo ruolo in Un uomo in ginocchio e Corleone. Ha poi vinto due volte il Premio Vittorio De Sica, nel 1983 e nel 2008, e ha ricevuto sempre nel 2008 il Nastro d’argento e il Globo d’oro alla carriera.

Giuliano Gemma incidente

Giuliano Gemma: le relazioni e la figlia Vera

4. Si è sposato due volte. L’attore è stato sposato due volte, la prima con Natalia Roberti, dalla quale ha avuto le figlie Vera e Giuliana. La Roberti tuttavia scomparve prematuramente nel 1995, lasciando un vuoto nella vita dell’attore. Egli riuscì a colmarlo sposando in seconde nozze nel 1997 la giornalista Daniela “Baba” Richerme. I due non ebbero figli, ma vissero profondamente legati fino alla scomparsa di lui.

5. Sua figlia è un’attrice. La figlia Vera, nata nel 1970, ha seguito le orme paterne divenendo un’attrice cinematografica e televisiva. Cresciuta tra Roma e i set cinematografici del padre, da bambina ha avuto modo di recitare accanto a lui nel film Il grande attacco. Nel corso della sua carriera ha poi avuto modo di recitare in film come La sindrome di Stendhal, Il cartaio e Scarlet Diva. Negli ultimi anni ha invece partecipato come concorrente a diversi programmi televisivi.

Giuliano Gemma aveva una cicatrice

6. Aveva una cicatrice sul volto. Non tutti sono a conoscenza del particolare aneddoto che vi è dietro la cicatrice che l’attore aveva sul volto. Da bambino nel periodo in cui viveva nelle campagna presso i suoi nonni in Reggio Emilia, l’attore rimase vittima dell’espulsione di un ordigno bellico. Questo sembra fosse rimasto in un campo, non visibile, e in seguito alla sua detonazione Giuliano rimase ferito da una scheggia, che lo colpì alla guancia. Di quell’incidente, all’attore rimase dunque una cicatrice che ha rappresentato per lui, negli anni, un ulteriore simbolo di fascino e di identificazione.

Giuliano Gemma e i film western

7. Ha recitato in molti film western. Gemma conobbe grandissima popolarità a partire dagli anni Sessanta, un decennio che gli permise di prendere parte a molti film appartenenti ad un genere cinematografico molto in voga in quegli anni nel nostro Paese: il western all’italiana. Tra i titoli più celebri che lo videro in ruoli di rilievo si annoverano Una pistola per Ringo, Un dollaro bucato, Il ritorno di Ringo, Adios gringo, Per pochi dollari ancora, I lunghi giorni della vendetta, I giorni dell’ira e Il bianco, il giallo, il nero.

Giuliano Gemma western

Giuliano Gemma: l’incidente e la morte

8. Ha avuto un incidente d’auto. Il 1° ottobre del 2013 l’attore fu coinvolto in un incidente stradale. La Toyota Yaris sulla quale viaggiava si è scontrata frontalmente con una Bmw con a bordo un uomo e suo figlio. L’impatto è avvenuto tra via del Sasso a via di Zambra. Gemma è poi stato trasportato all’ospedale San Paolo di Civitavecchia, ma è morto per arresto cardiaco quella sera stessa. Ancora oggi le dinamiche dell’incidente ed eventuali ritardi nel prestare soccorso ai coinvolti non sono del tutto chiari, nonostante dei tentativi di ricostruire l’accaduto.

9. È sepolto a Roma. In seguito alla scomparsa dell’attore, il Comune di Roma organizzò la camera ardente in Campidoglio, poi i funerali si tennero nella Chiesa di Santa Maria dei Miracoli in Piazza del Popolo: in memoria della sua giovanile esperienza, la bara fu trasportata da una squadra di Vigili del Fuoco. Giuliano Gemma è stato quindi sepolto nella tomba di famiglia del Cimitero di Prima Porta, a Roma.

Giuliano Gemma: età e altezza dell’attore

10. Giuliano Gemma è nato il 2 settembre del 1938 a Roma ed è deceduto a Civitavecchia il 1° ottobre del 2013, all’età di 75 anni. L’attore era alto complessivamente 1.85 metri.

Fonte: IMDb, Corriere, Cronaka

Giuliano Gemma morto in un incidente stradale

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Giuliano Gemma morto in un incidente stradale

Giuliano Gemma mortoE’ morto, dopo una corsa in ospedale, l’attore italiano Giuliano Gemma. In un terribile incidente frontale Gemma ha riportato gravissime ferite ed è spirato pochi minuti fa all’ospedale di Civitavecchia, dove era stato ricoverato d’urgenza. Nell’incidente sono state coinvolte altre due persone.

Con Giuliano Gemma, 75 anni, va via una parte del cinema italiano, principalmente quella legata al ricchissimo e fortunato filone dello spaghetti western che tanto ha dato alla sua carriera e a quella di molti altri attori nostrani. Negli anni Sessanta divenne Ringo in una serie di film che gli diedero grande notorietà: Una pistola per Ringo e Il ritorno di Ringo di Duccio Tessari, Arizona Colt di Michele Lupo, Adiòs Gringo di Giorgio Stegani. Ma già nel ’58 aveva recitato per Dino Risi in Venezia, la luna e tu con Alberto Sordi e Nino Manfredi. Sul tranpolino per balzare nel mondo del cinema fu una comparsa nientemeno che in Ber Hur di William Wyler, comparsa che gli aprì le porte del cinema.

Giuliano Gemma mortoLavora in ruoli minori con Visconti, ne Il Gattopardo, e poi in rpoduzioni internazionali come Angelica e Angelica alla corte del re. Duccio Tessari, Tonino Valerii, Sergio Corbucci sono solo alcuni dei registi che l’hanno consacrato nello spaghetti western.

I titoli più noti sono Un dollaro bucato, I lunghi giorni della vendetta e Per pochi dollari ancora. Compare con Bud Spencer in Anche gli angeli mangiano fagioli, e con Ricky Bruch in Anche gli angeli tirano di destro.

A partire dagli anni Settanta cambia registro e offre alcune delle sue prove migliori ne Il deserto dei Tartari di Valerio Zurlini, del 1976 e di Il prefetto di ferro di Pasquale Squitieri, 1977.

GiULiA, recensione del film di Ciro De Caro

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GiULiA, recensione del film di Ciro De Caro

Presentato nell’ambito delle Giornate degli Autori – Notti Veneziane a Venezia 78, GiULiA è il terzo film di Ciro De Caro, che il regista scrive insieme a Rosa Palasciano, anche interprete principale.

Giulia, che è costantemente divisa tra il bisogno di sentirsi a casa, amata e una selvaggia e sacrosanta voglia di libertà, si ritrova letteralmente in mezzo ad una strada e inizia, in maniera tutta sua, a cercare un rifugio e un posto nel mondo. Tra un illusorio desiderio di maternità e qualche espediente per sbarcare il lunario, passa i giorni più caldi di una torrida estate romana con dei personaggi dall’esistenza vuota, inafferrabili puri e meravigliosi come lei. In una sospensione fatta di niente (e di tutto) Giulia comprende che sta a lei decidere come vivere, o non vivere, la vita.

GiULiA, la recensione

La forza di GiULiA si situa nel fotografare in maniera così efficace e allo stesso tempo sospesa una situazione comune condivisa a seguito di un periodo tanto surreale quanto difficile per ognuno. Tuttavia De Caro non manca di sottolineare che la difficoltà è un aspetto della vita che tutti vivono in maniera differente: quello che per Giulia è complicato da affrontare, per il suo ex e per la sua famiglia non è altro che una nuova avventura. Ma questo perché ognuno reagisce alla vita con i propri strumenti.

L’immersione nella contemporaneità del film è un elemento prezioso e raro, nel cinema contemporaneo che ha deciso di fare finta che la pandemia non ci sia mai stata, e questo fa di GiULiA anche un documento importante della contemporaneità. 

Il film si posa naturalmente tutto sulle spalle di Rosa Palasciano, inafferrabile, eterea, che sembra sfuggire allo stesso occhio dell macchina da presa e che crea comunque con lo spettatore un legame magnetico inedito, affascinante e respingente allo stesso tempo. Con lei, come compagni di viaggio insoliti, Fabrizio Ciavoni e Valerio Di Benedetto formano un trio equilibrato, perfettamente intonato con il mood del film e una specie di gruppetto di teneri freak, ognuno alla ricerca di un posto in quel mondo (questo) che sta impazzendo.

Non tutti riusciamo sempre a fare ciò che è bene per noi, non tutti abbiamo la forza di affrontare con lucidità le nostre difficoltà, ma GiULiA ci insegna che non dobbiamo farlo per forza, che la vita può essere anche lasciata scorrere via, senza cura per nessuno e niente, e che in questo può esserci una forma di pace, come sembra suggerirci l’ultima inquadratura del film. 

Giulia, il trailer del film di Ciro De Caro

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Giulia, il trailer del film di Ciro De Caro

Koch Media è lieta di annunciare il poster ufficiale di Giulia, il terzo film di Ciro De Caro, e l’uscita nei cinema italiani dal 17 Febbraio.

Presentato alla XVIII edizione delle Giornate degli Autori, nella sezione Notti Veneziane in collaborazione con Isola di Edipo, il film ha già ottenuto ottimi riscontri da parte della critica e del pubblico. Il regista, al suo terzo lungometraggio, ha debuttato nel 2013 con “Spaghetti story”, rivelatosi un piccolo “cult”.

Giulia, leggi la recensione

Rosa Palasciano interpreta il  personaggio stravagante di Giulia in modo toccante ed immersivo.  L’attrice è anche co-sceneggiatrice del film insieme allo stesso Ciro De Caro; nel cast sono presenti Valerio Di Benedetto, Cristian Di Sante e Fabrizio Ciavoni al suo debutto sul grande schermo.

Il film è prodotto da Ugo Baistrocchi, Maurizio De Arcangelis, Michael Fantauzzi per Fare Cinema e distribuito da Koch Media.

La trama di Giulia

Giulia, che è costantemente divisa tra il bisogno di sentirsi a casa, amata e una selvaggia e sacrosanta voglia di libertà, si ritrova letteralmente in mezzo a una strada e inizia, in maniera tutta sua, a cercare un rifugio e un posto nel mondo. Tra un illusorio desiderio di maternità e qualche espediente per sbarcare il lunario, passa i giorni più caldi di una torrida estate romana con dei personaggi dall’esistenza vuota, inafferrabili puri e meravigliosi come lei. In una sospensione fatta di niente (e di tutto) Giulia comprende che sta a lei decidere come vivere, o non vivere, la vita.

Il poster di Giulia

Giulia, dal 17 febbraio al cinema il film di Ciro De Caro

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Giulia, dal 17 febbraio al cinema il film di Ciro De Caro

Koch Media è lieta di annunciare il poster ufficiale di Giulia, il terzo film di Ciro De Caro, e l’uscita nei cinema italiani dal 17 Febbraio.

Presentato alla XVIII edizione delle Giornate degli Autori, nella sezione Notti Veneziane in collaborazione con Isola di Edipo, il film ha già ottenuto ottimi riscontri da parte della critica e del pubblico. Il regista, al suo terzo lungometraggio, ha debuttato nel 2013 con “Spaghetti story”, rivelatosi un piccolo “cult”.

Giulia, leggi la recensione

Rosa Palasciano interpreta il  personaggio stravagante di Giulia in modo toccante ed immersivo.  L’attrice è anche co-sceneggiatrice del film insieme allo stesso Ciro De Caro; nel cast sono presenti Valerio Di Benedetto, Cristian Di Sante e Fabrizio Ciavoni al suo debutto sul grande schermo.

Il film è prodotto da Ugo Baistrocchi, Maurizio De Arcangelis, Michael Fantauzzi per Fare Cinema e distribuito da Koch Media.

La trama di Giulia

Giulia, che è costantemente divisa tra il bisogno di sentirsi a casa, amata e una selvaggia e sacrosanta voglia di libertà, si ritrova letteralmente in mezzo a una strada e inizia, in maniera tutta sua, a cercare un rifugio e un posto nel mondo. Tra un illusorio desiderio di maternità e qualche espediente per sbarcare il lunario, passa i giorni più caldi di una torrida estate romana con dei personaggi dall’esistenza vuota, inafferrabili puri e meravigliosi come lei. In una sospensione fatta di niente (e di tutto) Giulia comprende che sta a lei decidere come vivere, o non vivere, la vita.

Il poster di Giulia

Giulia Bevilacqua: 10 cose che non sai sull’attrice

Giulia Bevilacqua: 10 cose che non sai sull’attrice

L’attrice Giulia Bevilacqua è attiva ormai da anni nel mondo della televisione e del cinema. Interprete di numerosi film e serie di grande popolarità, si è negli anni guadagnata sempre più spazio, affermandosi come un’attrice ricca di talento e carisma.

Ecco 10 cose che non sai di Giulia Bevilacqua.

Giulia Bevilacqua: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in noti film. La carriera cinematografica dell’attrice ha avuto inizio con il film Cardiofitness (2007), per poi proseguire con L’oera di punta (2007), Feisbum! Il film (2009), Come trovare nel modo giusto l’uomo sbagliato (2011) e 100 metri dal paradiso (2012). Nel 2014 ottiene un ruolo nel film Tutta colpa di Freud (2014), con Marco Giallini, mentre negli anni successivi recità in Natale col boss (2015), Tiramisù (2016), di Fabio De Luigi, Il contagio (2017) e Moschettieri del re – La penultima missione (2018), con Pierfrancesco Favino. Di recente ha invece recitato in Ritorno al crimine (2021), Tre sorelle (2022), C’era una volta il crimine (2022) e Il principe di Roma (2022).

2. Ha preso parte a diverse serie televisive. Prima di debuttare sul grande schermo, la Bevilacqua aveva già recitato in serie come Un medico in famiglia 3 (2003), Don Bosco (2004), Don Matteo 4 (2004), Una famiglia in giallo (2005), Grandi domani (2005) e Distretto di Polizia (2005-2011), dove ha interpretato la sovrintendente Anna Gori. In seguito, parallelamente al cinema, ha recitato per serie come Dov’è mia figlia? (2011), Nero Wolfe (2012), Come un delfino 2 (2013), Fuoriclasse (2014-2015), Una pallottola nel cuore (2014-2018) e È arrivata la felicità (2015-2018). Di recente ha invece preso parte a Cops – Una banda di poliziotti (2020-2021) e Più forti del destino (2022).

3. Ha recitato per diversi videoclip. Negli anni l’attrice non ha mancato di dedicarsi anche ad altri progetti al di fuori dei film e delle serie TV. In particolare, si annovera la sua partecipazione a diversi videoclip di noti cantanti e gruppi. Nel 2000 prende ad esempio parte al videoclip del brano Thank You for Loving Me, del gruppo statunitense Bon Jovi. In seguito è in Tutte le mattine di Valeria Rossi, I giorni migliori dei Tiromancino, La razionalità dei Velvet, Giulia domani si sposa di Artù e Il rimedio, la vita e la cura di Chiara Galiazzo.

Giulia-Bevilacqua-Ritorno-al-crimine

Giulia Bevilacqua in Ritorno al crimine

4. Ha recitato nel noto film. In Ritorno al crimine, sequel di Non ci resta che il crimine, l’attrice interpreta il personaggio di Loretta, figlia di Sabrina, che nel primo film da giovane era interpretata da Ilenia Pastorelli e qui, da anziana, ha invece il volto di Loretta Goggi. La Bevilacqua ha poi ripreso il suo personaggio anche nel terzo film, dal titolo C’era una volta il crimine.

Giulia Bevilacqua: il matrimonio, il marito e i figli

5. È sposata. Il 30 settembre del 2017 l’attrice si è sposata a Positano con il giornalista Nicola Capodanno. I due, conosciutisi circa tre anni prima ad una festa, hanno scelto il celebre comune in provincia di Salerno in quanto luogo d’origine di lui. Qui hanno celebrato la loro unione su una terrazza che affaccia sul mare, davanti ad amici e parenti.

6. Hanno avuto due figli. Poco dopo il loro primo anniversario di matrimonio, il 16 novembre 2018 è nata la prima figlia della coppia, chiamata Vittoria. Il 28 maggio 2020 è poi nato Edoardo, il secondo figlio della coppia. La Bevilacqua ha annunciato tale lieto evento tramite il proprio account Instagram, postando una foto del neonato. Proprio tramite il proprio account Instagram l’attrice aveva condiviso già aggiornamenti su entrambe le gravidanze.

Giulia Bevilacqua: il suo fidanzato

7. Era fidanzata con un collega. Prima di sposarsi con Capodanno e formare con lui una famiglia, l’attrice era stata fidanzata per circa sei anni con l’attore Simone Corrente, conosciuto sul set della serie Distretto di polizia. Quando i due hanno poi annunciato di essersi separati, sono stati attenti a non far trapelare ulteriori informazioni a riguardo. In seguito, però, hanno affermato di essere rimasti in buoni rapporti e di volersi bene ancora oggi.

Giulia-Bevilacqua-instagram

Giulia Bevilacqua è su Instagram ma non su Facebook

8. È presente sul social network. L’attrice possiede un proprio profilo Instagram ufficiale con tanto di spunta blu. Questo è seguito attualmente da 161 mila persone e vanta oltre mille e quattrocento post. Attraverso le sue pubblicazioni l’attrice è solita raccontare le proprie giornate lavorative, tra curiosità e dietro le quinte dei set a cui partecipa. Non mancano però anche immagini legate alla propria quotidianità, tra momenti di svago, giornate in compagnia di amici o colleghi e molto altro. Seguendola si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue novità.

9. Non è presente su Facebook. Se l’attrice risulta essere molto attiva su Instagram, lo stesso non si può dire per Facebook. Sul noto social network la Bevilacqua non sembra infatti possedere un profilo o una propria pagina ufficiale. Per chi utilizza Facebook e vuole rimanere aggiornato su tutte le novità riguardanti l’attrice, si possono però ritrovare alcune fan page a lei dedicata, con informazioni e foto dei suoi progetti passati e futuri.

Giulia Bevilacqua: età e altezza dell’attrice

10. Giulia Bevilacqua è nata a Roma, il 19 maggio del 1979. L’attrice è alta complessivamente 1.74 metri.

Fonte: IMDb, Instagram

Giulia Arena: 10 cose che non sai sull’attrice

Giulia Arena: 10 cose che non sai sull’attrice

Divenuta popolare in seguito alla sua elezione come Miss Italia, Giulia Arena sta oggi perseguendo una promettente carriera da attrice. Tra bellezza e talento, si è già distinta in alcuni lavori di rilievo nel panorama televisivo italiano, aprendosi sempre più le porte ad un futuro roseo in tale ambiente.

Ecco 10 cose che non sai di Giulia Arena.

Giulia Arena: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in diverse serie TV. Ad aver reso popolare come attrice la Arena è stata la soap opera Il paradiso delle signore, dove recita ancora oggi dal 2018. Nel 2020 ha invece poi recitato nella serie Bella da morire, ricoprendo il ruolo di Gioia Scuderi, aspirante showgirl scomparsa nel nulla. Accanto a lei, nel ruolo di protagonista, vi è l’attrice Cristiana Capotondi.

2. Non ha ancora recitato per il cinema. Attualmente l’attrice non ha ancora avuto modo di recitare per il cinema, ma grazie alla popolarità che sta guadagnando è lecito aspettarsi che prima o poi questo debutto arrivi. Non resta dunque che attendere.

3. Ha partecipato a diversi programmi televisivi e ad un videoclip. Oltre ad aver partecipato come concorrente a Miss Italia, la Arena ha avuto modo di lavorare come conduttrice televisiva del programma Mode e modi e, in seguito, di Mode e modi – Food. Nella primavera del 2015 le viene affidata la conduzione del programma culinario Gustibus. Nel settembre 2016 prende invece parte a Miss Italia 2016 come conduttrice delle anteprime sulle semifinali di Miss Italia – A un passo dalla finale. Nella primavera del 2017 passa a Rai 4, dove conduce il programma televisivo Kudos – Tutto passa dal web. Nel 2021 ha inoltre recitato nel videoclip Amarsi è un miracolo, di Alberto Urso.

Giulia-Arena-Il-paradiso-delle-signore

Giulia Arena è Miss Italia

4. Ha vinto il celebre concorso. Nel 2013, all’età di 19 anni, la Arena ha partecipato al concorso Miss Italia con la fascia di Miss Cinema Planter’s Sicilia. Dopo aver superato varie selezioni si è infine affermata come vincitrice di quell’edizione. Eletta dunque Miss Italia, la Arena ha potuto guadagnare sempre più popolarità, decidendo poi di proseguire con una carriera nel mondo dello spettacolo.

5. La sua è stata una vittoria particolare. La Arena è stata la prima Miss Italia a essere stata eletta in diretta su LA7, nonché la prima Miss Italia ad essere eletta a Jesolo dopo l’abbandono di Salsomaggiore Terme come sede storica. Giulia Arena, inoltre, è stata la decima Miss Italia proveniente dalla Sicilia.

Giulia Arena è su Instagram

6. È presente sul social network. L’attrice è presente sul social network Instagram, con un proprio profilo seguito da 126 mila persone e dove attualmente si possono ritrovare quasi 3000 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da attrice e modella, ma non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le sue novità.

Giulia Arena e la sua laurea

7. Ha frequentato l’università. Al momento della vittoria del concorso Miss Italia, la Arena era iscritta alla facoltà di Giurisprudenza internazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Non è chiaro se abbia poi terminato o meno gli studi, considerando comunque la sua scelta di perseguire una carriera nell’ambito dello spettacolo.

Giulia-Arena-fidanzato

Giulia Arena in Il paradiso delle signore

8. È tra le protagoniste della serie. Dal 2018 la Arena ricopre il ruolo della nobildonna Ludovica Brancia di Montalto nella popolare soap opera Il paradiso delle signore, su Rai 1. Il personaggio, presente dunque dalla terza stagione in poi, si presenta come una ragazza snob e perennemente annoiata, la quale cambierà però profondamente in seguito all’innamoramento con Marcello, nonostante le loro estrazioni sociali molto diverse. Nel tempo, dunque, il personaggio di Ludovica è diventato sempre più centrale, portando la Arena a divenire una vera e propria protagonista.

Giulia Arena: chi è il suo fidanzato

9. È fidanzata. Spulciando sul profilo Instagram dell’attrice si possono ritrovare anche immagini di lei in compagnia del suo fidanzato. Questi è Anton Giuseppe Morra, di cui si sa ben poco. Sul suo profilo ufficiale, egli si descrive come un “siciliano per scelta, milanese per caso” e anche “avvocato per circostanza, chef d’ispirazione”. Il fidanzato della Arena sembra dunque essere estraneo al mondo dello spettacolo e i due pare infatti si siano conosciuti frequentando la facoltà di Giurisprudenza.

Giulia Arena: età e altezza

10. Giulia Arena è nata a Pisa, il 22 aprile del 1994. L’attrice è alta complessivamente 1.70 metri.

Fonte: IMDb, Instagram

Giulia Amati: intervista alla regista di Kristos, l’ultimo bambino

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Giulia Amati è la regista di Kristos, l’ultimo bambino, documentario selezionato in Notti Veneziane a Venezia 79.

Dei trenta abitanti di Arki, un’isola del Dodecanneso battuta dal vento, Kristos è l’ultimo bambino rimasto. Ha dieci anni ed è l’unico alunno della maestra Maria che gli si dedica con devozione.  Presto Kristos inizierà il suo ultimo anno di scuola elementare. Per terminare la scuola dell’obbligo dovrebbe lasciare Arki e trasferirsi in un’isola più grande. La sua famiglia però non ha i mezzi per permetterselo e suo padre vuole che diventi un pastore, un mestiere che la famiglia si tramanda da generazioni. Maria non riesce ad accettare questa situazione ed è determinata a trovare una soluzione per farlo continuare a studiare. Kristos rimarrà sull’isola per diventare un pastore come i suoi fratelli maggiori oppure lascerà Arki per continuare gli studi lontano, dall’altra parte del mare?

Giudicesse 2030: presentato l’esito della residenza artistica del duo STUDIOLANDA

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Una rivisitazione contemporanea delle giudicesse raccontate attraverso un’installazione audiovisiva e una pubblicazione d’artista. È l’esito del progetto di residenza artistica Giudicesse 2030, che è stato presentato sabato 16 dicembre in Sardegna a Sant’Antioco presso la sala mostre della Biblioteca Comunale.

Il progetto, promosso dalla Società Umanitaria di Carbonia e realizzato in collaborazione con le associazioni TerrasU-BOOT Lab, è nato per raccontare in chiave contemporanea le figure delle giudicesse e il loro ruolo nello sviluppo della storia della Sardegna, e ha dato vita ad una residenza d’artista condotta dal duo multidisciplinare STUDIOLANDA.

Nel periodo della residenza, tenutasi a Sant’Antioco dal 4 al 16 dicembre, il lavoro di STUDIOLANDA si è focalizzato sull’incontro nonché sulla raccolta di testimonianze della comunità locale, intrecciando l’approfondimento sulle fonti bibliografiche, storiche e iconografiche, e la ricerca sui filmati amatoriali in pellicola, digitalizzati attraverso il progetto regionale di raccolta di cinema di famiglia “La Tua Memoria è la Nostra Storia” e conservati nell’archivio del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria. Un lavoro che ha visto il coinvolgimento attivo della comunità, attraverso un laboratorio con i bambini, interviste, incontri informali e letture condivise.

Quello tracciato durante la residenza è un percorso che intende ri-significare questa figura simbolica nell’età contemporanea, realizzato a partire dalle storie di diverse incarnazioni moderne – una pescatrice, una biologa, una pedagogista, una cavallerizza, un’archivista. L’esito finale è un’installazione audiovisiva e una pubblicazione d’artista che intreccia le diverse fonti facendone un racconto corale, a partire dall’assenza di immagini dell’epoca giudicale per arrivare al ritratto di una giudicessa multiforme e atemporale, che ha attraversato la storia per arrivare ai giorni nostri come specchio della figura femminile nella società.

Dopo la prima presentazione a Sant’Antioco, in Sardegna, l’esito della residenza potrà essere declinato e presentato in forme diverse: all’interno di festival e nelle sale cinematografiche come opera audiovisiva, e in forma installativa all’interno di spazi dedicati all’arte e alla cultura contemporanea.

giudicesse 2030Spiegano Giorgia Cadeddu e Vittoria Soddu«Per rendere visibile la stratificazione e varietà dei materiali raccolti e delle iniziative realizzate nelle due settimane di residenza a Sant’Antioco abbiamo scelto di utilizzare i due linguaggi che caratterizzano la nostra pratica artistica: la grafica e il montaggio audiovisivo. La bozza di un libro d’artista in grande formato diventa uno storyboard che affianca l’installazione proiettata su tre schermi, dove si intersecano immagini e voci, proponendo una narrazione che suggerisce connessioni tematiche e visive tra le diverse fonti utilizzate. Siamo partite dalle vite romanzate tra storia e leggenda delle Giudicesse di Sardegna, personaggi lontani da noi nel tempo, che acquisiscono oggi una valenza simbolica al di là del giudizio sulla verità storica del loro operato, attraverso un riposizionamento della loro figura che, nella sua frammentarietà, diventa unitaria – La Giudicessa – con uno sguardo verso il futuro. Frammentaria perché partendo dalla certezza attuale di non disporre di alcuna immagine dell’epoca giudicale che le ritragga, le nostre eroine da figure senza volto si sono moltiplicate in una miriade potenzialmente infinita di corpi e voci, attraverso fotogrammi sfocati, riprese effimere nelle immagini di cinema di famiglia dei fondi conservati presso la Fabbrica del Cinema del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria. La Giudicessa è diventata un simbolo re-immaginato in un laboratorio per bambini ospitato dal Museo Diffuso all’ex Montegranatico, riletto dalle voci dell’associazione della Terza Età e re-significato nelle esperienze lavorative di figure femminili che riflettono sull’importanza della trasmissione di un sapere, della tutela dell’ambiente e del rapporto con l’elemento naturale nella vita quotidiana».

Aggiunge  Maria Pina Usai, U-BOOT Lab, curatrice del progetto: «Il ritratto che emerge da questa narrazione condivisa, contemporaneamente intima e corale, è  quello di una giudicessa che attraversa il tempo e connette le generazioni, si stacca dalla figura cristallizzata delle singole eccellenze rievocate storicamente e viene ridefinita nel ruolo di una donna profondamente contemporanea, che nel rapporto di cura con il contesto in cui vive, attraverso il proprio lavoro, aderisce istintivamente e senza mediazioni alla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030».

«Con questa restituzione – dice Moreno Pilloni, direttore del CSC Carbonia della Società Umanitaria – chiudiamo un percorso che è stato realizzato attraverso il coinvolgimento attivo della comunità. Crediamo sia un bel modo di fare cultura e rapportarsi a un territorio nell’ottica di una crescita condivisa e partecipata». Paolo Serra, direttore della Società Umanitaria in Sardegna, aggiunge: «questa residenza ci consegna come esito un’opera visuale che crediamo possa e debba avere una vita ben oltre il territorio sardo e possa essere fruita tanto presso gli spazi artistici che nelle sale cinema».

Al fine di consentire la più ampia partecipazione, rilevanza sostanziale hanno avuto all’interno del progetto gli aspetti legati a inclusione e accessibilità ampliata, curati da Marina Fanari, U-BOOT Lab, garantiti attraverso l’interpretariato in Lingua dei Segni Italiana e la sottotitolazione in tempo reale. La serata di presentazione, che ha rappresentato un momento di condivisione e scambio con la comunità, è stata realizzata in collaborazione con il Comune di Sant’Antioco, Ottovolante Sulcis e Museodiffuso.exe.

Giù le mani dalle nostre figlie: tutte le curiosità sul film

Giù le mani dalle nostre figlie: tutte le curiosità sul film

Uno dei maggiori timori per un padre è quello di conoscere il fidanzato della propria figlia. Su tale preoccupante incontro si sono nel tempo costruite storie ricche di stereotipi o esagerazioni, ma anche tante commedie estremamente divertenti. Dal classico Indovina chi viene a cena? fino ai più recenti Proprio lui? o Non sposate le mie figlie!. Del 2018 è invece l’apprezzato Giù le mani dalle nostre figlie, il cui titolo originale è però Blockers, in riferimento al termine “cockblocking”, ovvero l’atto di impedire che un rapporto sessuale si compia. Nel film, naturalmente, a compiere cockblocking sono dei genitori con figlie femmine.

Il film è l’opera di debutto della regista Kay Cannon, celebre per essere stata la sceneggiatrice della trilogia di Pitch Perfect e poi per aver diretto Cenerentola, che si è qui cimentata con un racconto apparentemente molto banale, affrontato però con brillante umorismo e impreziosito da interpretazioni degne di nota. Apprezzato da critica e pubblico, Giù le mani dalle nostre figlie è dunque un’esilarante commedia che ha incassato quasi 100 milioni di dollari in tutto il mondo, a conferma del fascino esercitato su spettatori di ogni tipo. In particolare, spicca qui il wrestler e attore John Cena, che dà prova di grandi capacità comiche.

Per chi è in cerca di una commedia intelligente e ricca di cuore, questo è dunque il titolo giusto, un film tutto da scoprire che offre uno sguardo nuovo sulla genitorialità e la difficoltà di tale ruolo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Giù le mani dalle nostre figlie: la trama del film

Protagoniste del film sono Julie Decker, Kayla Mannes e Sam Lockwood, amiche fin dai tempi dell’infanzia che stanno ora per affrontare il fatidico ultimo anno di liceo, prima di partire per il college e cambiare per sempre le loro vite. Prima che la scuola finisca, però, le tre ragazze decidono di stringere un patto segreto, promettendosi di perdere la propria verginità durante il ballo di fine anno. Come loro sono insaparabili, però, altrettanto lo sono i loro rispettivi genitori. Lisa Decker, Mitchell Mannes e Hunter Lockwood sono infatti stati influenzati dal rapporto tra le loro figlie, divenendo a loro volta un gruppo molto affiatato.

Quando proprio questi ultimi scopriranno per caso i messaggi segreti che le tre ragazze si sono scambiate, faranno di tutto per impedire che le tre vadano fino in fondo ai loro piani. Per preservare le tre amate figlie, i tre genitori si lanceranno allora in una serie imprevedibile di avventure e guai, rimettendo in discussione i rapporti tra di loro e andando alla ricerca di cosa davvero voglia dire essere un buon genitore. Più il ballo di fine anno si avvicina, più la situazione si farà tesa, necessitando rapidi chiarimenti.

Giù le mani dalle nostre figlie cast

Giù le mani dalle nostre figlie: il cast del film

Ad interpretare le tre ragazze protagoniste Julie, Kayla e Sam vi sono le attrici Kathryn Newton, Geraldine Viswanathan e Gideon Adlon. La prima è nota per la serie Big Little Lies, mentre la Viswanathan e la Adlon erano qui al suo primo ruolo in un film. Come anticipato, uno dei genitori, Mitchell, è interpretato dal wrestler e attore John Cena, recentemente visto anche in The Suicide Squad e Fast & Furious 9. L’attore ha in seguito dichiarato di aver accettato il ruolo con grande entusiasmo, desideroso di potersi cimentare con una nuova commedia.

Nei panni del genitori Hunter vi è invece l’attore Ike Barinholtz, noto per commedie come Disaster Movie, Cattivi vicini e Fottute!. Originariamente, accanto a questi due padri avrebbe dovuto essercene un terzo. Il personaggio è però stato poi cambiato in una madre, così da rendere più variegato il gruppo e poter affidare il ruolo all’attrice Leslie Mann, interessatasi al progetto. Completano il cast gli attori Sarayu Blue nei panni di Marcie Mannes, moglie di Mitchell, Miles Robbins in quelli di Connor, Graham Phillips in quelli di Austin e Ramona Young per la parte di Angelica.

Giù le mani dalle nostre figlie: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Giù le mani dalle nostre figlie grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 4 agosto alle ore 21:20 sul canale Canale 5.

https://www.youtube.com/watch?v=vuIw1W2aYqQ

Fonte: IMDb

 

Giù la testa: trama, cast e colonna sonora del film di Sergio Leone

Secondo capitolo della cosiddetta Trilogia del Tempo, iniziata con C’era una volta il West e proseguita con C’era una volta in America, Giù la testa è un altro dei grandi film western diretti da Sergio Leone. Il film è in realtà uno dei meno citati della sua filmografia, ma mantiene tutte le caratteristiche principali del suo autore come anche quel grande e inconfondibile senso dell’epica. Distribuito in sala a partire dal 1971, questo è ambientato nel Messico del 1913, nel bel mezzo della rivoluzione che in quegli anni sconvolse il paese.

Il film nasce da un’idea dallo stesso Leone, il quale però non voleva ricoprire il ruolo di regista. Egli desiderava infatti smettere di dedicarsi al western per lavorare a film di genere differente. A fargli cambiare idea furono però i due attori protagonisti, che rifiutarono di prendere parte al progetto senza di lui. Fu così che Leone finì con l’essere anche regista di quello che è poi effettivamente stato il suo ultimo film western. Grazie a Giù la testa, inoltre, Leone vinse il suo unico David di Donatello come miglior regista.

Al momento della sua uscita al cinema, il film si affermò come un discreto successo, ma risultò essere il meno remunerativo tra i western di Leone. Come già accaduto al regista, inoltre, anche questo film manco di ricevere particolari riconoscimenti dalla critica. Con il tempo però, il titolo è stato fortemente rivalutato ed è oggi considerato uno dei migliori di Leone. Merito di ciò è il cast, l’ambientazione, le sue tematiche fortemente politiche e ovviamente il grande gusto per la messa in scena del regista. Numerosi sono stati negli anni i tributi al film, indicato come uno dei più significativi per cogliere l’evoluzione presente nel cinema e nella poetica del suo autore.

Giù la testa: la trama del film

La vicenda ha origine in Messico, nel 1913, e ha per protagonista Juan Miranda, il quale è a capo di un gruppo di banditi. Durante l’ennesimo colpo, questi si ritrovano però ostacolati dal dinamitardo John “Sean” Mallory, rivelatosi un asso delle esplosioni. Anziché farselo nemico, Mallory decide di stringere un’alleanza con questo, vedendo in lui la possibilità di espugnare la Banca di Mesa Verde, suo obiettivo da molto tempo. Mallory decide di accettare l’offerta, salvo poi fuggire alla prima occasione utile. I due, però, si ritroveranno proprio a Mesa Verde, dove il dinamitardo offre a Miranda la possibilità di entrare alla banca partecipando alla rivoluzione popolare attualmente in atto.

I due, partecipando ad una riunione dei rivoluzionari, riescono infatti a farsi assegnare come incarico quello di occuparsi della banca. Una volta qui, però, scopriranno che al suo interno non si nasconde un tesoro, bensì una prigione ricolma di contadini. Abbandonata la banca, i due si scontrano con il fallimento della rivoluzione. I loro compagni sono infatti stati tutti assassinati, e a loro non resta che fuggire su di un treno diretto per l’America. Nel corso di questo inizieranno a progettare una vendetta, aspirando a radunare un nuovo esercito di rivoluzionari con cui combattere le truppe del dittatore Victoriano Huerta.

Giù la testa: il cast del film

Ancora una volta, Leone si affidò a celebri attori statunitensi e italiani per i protagonisti del suo film. La parte di Juan Miranda, in particolare, era stata inizialmente pensata per Eli Wallach, che aveva già recitato per il regista in Il buono, il brutto, il cattivo. La produzione, tuttavia, impose la presenza di Rod Steiger, all’epoca divenuto popolare grazie all’Oscar vinto come miglior attore. Per prepararsi al ruolo, questi decise anche di prendere lezioni di spagnolo, così da raggiungere un accento il più credibile possibile. Il suo rapporto con Leone non fu però particolarmente roseo, e diede vita a celebri litigi tra i due, con il regista dichiaratosi insoddisfatto dall’interpretazione dell’attore. Riuscirono comunque a terminare le riprese, e dopo aver visto ultimato il film si dichiararono entrambi soddisfatti del risultato.

Per il ruolo di John Mallory, invece, si considerarono inizialmente gli attori John Wayne e Clint Eastwood. Il regista però scelse di non prendere in considerazione il primo per via della sua eccessiva fama, che avrebbe finito per distrarre il pubblico. Eastwood, invece, rifiutò il ruolo ritenendolo troppo simile a quello già interpretato nei precedenti film di Leone. Ad interpretare il ruolo è stato allora l’attore James Coburn. Questi era però inizialmente riluttante, e si decise ad accettare solo dopo che Henry Fonda, che aveva recitato in C’era una volta il West, gli descrisse Leone come il più grande regista di sempre. A sua volta, anche Coburn lavorò sull’accento. Per risultare credibile, spese diverso tempo in Irlanda, essendo il personaggio originario di quel paese.

Altro celebre attore presente nel film è l’italiano Romolo Valli. Celebre per i suoi ruoli in Il Gattopardo e Il giardino di Finzi Contini, questi ha qui interpretato un personaggio scritto appositamente per lui. Leone, infatti, ideo Villega come un medico di professione, consapevole che l’attore aveva studiato proprio medicina prima di iniziare a recitare. Ciò favorì la sua interpretazione, potendo risultare realistico nella parte. Sono poi presenti nel cast l’attore Antoine Saint-John nel ruolo di Günther Reza, Franco Graziosi nei panni del governatore Jaime, e l’attrice Maria Monti in quelli di Adelita. Rick Battaglia è invece il generale Santerna, il leader della rivoluzione messicana.

Giù la testa: la colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Come per tutti i film di Leone, anche Giù la testa vanta una colonna sonora firmata dal maestro Ennio Morricone. Questi realizzò una serie di brani originali, mantenendo però una perfetta coerenza con quelli già realizzati per i precedenti film western del regista. Il risultato fu una sequenza entusiasmante di epica ed emozioni, in grado di sottolineare nel miglior modo possibile ognuno dei grandi eventi del film. Quella presente in questo film è infatti stata considerata una delle più grandi e importanti colonne sonore realizzate da Morricone, con numerose delle tracce rimaste nell’immaginario comune. Nel 1972 viene pubblicato l’album contenente la colonna sonora completa.

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Jumanji – Benvenuti nella Giungla è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now TV, e Tim Vision. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione lunedì 5 ottobre alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

https://www.youtube.com/watch?v=1I_TRvItH8E

Fonte: IMDb

Girls State, il nuovo documentario da oggi su Apple TV+

Girls State, il nuovo documentario da oggi su Apple TV+

Un film Apple Original prodotto da Concordia Studio e Mile End Films di Davis Guggenheim, “Girls State” è diretto e prodotto da Jesse Moss e Amanda McBaine e prodotto esecutivamente da Nicole Stott, Jonathan Silberberg, Davis Guggenheim e Laurene Powell Jobs.

Che aspetto avrebbe la democrazia americana nelle mani di ragazze adolescenti? Una storia politica di crescita, un’emozionante re-immaginazione di ciò che significa governare, “Girls State” segue un gruppo di giovani leader femminili – provenienti da contesti molto diversi in tutto il Missouri – alle prese con un esperimento coinvolgente per costruire un governo dalle fondamenta.

Regia:                            Jesse Moss e Amanda McBaine

Produttori:                    Jesse Moss e Amanda McBaine

Produttori esecutivi:    Nicole Stott, Jonathan Silberberg, Davis Guggenheim e
Laurene Powell Jobs

Apple TV+ offre serie drammatiche e commedie avvincenti e di qualità, lungometraggi, documentari innovativi e intrattenimento per bambini e famiglie, ed è disponibile per la visione su tutti i tuoi schermi preferiti. Dopo il suo lancio il 1° novembre 2019, Apple TV+ è diventato il primo servizio di streaming completamente originale a essere lanciato in tutto il mondo, ha presentato in anteprima più successi originali e ha ricevuto riconoscimenti più velocemente di qualsiasi altro servizio di streaming. Ad oggi, i film, i documentari e le serie originali Apple sono stati premiati con 479 vittorie e 2.135 nomination ai premi, tra cui la commedia pluripremiata agli Emmy “Ted Lasso” e lo storico Oscar® come Miglior film a “CODA“.

Girls 5: Teaser Promo della nuova stagione con Lena Dunham

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Girls 5: Teaser Promo della nuova stagione con Lena Dunham

Il network americano della HBO ha diffuso il primo teaser promo di Girls 5, l’atteso quinto ciclo di episodi della serie di successo creata e interpretata da Lena Dunham.

Girls è una serie televisiva statunitense in onda sul canale via cavo HBO dal 15 aprile 2012.

La serie è creata, interpretata e prodotta da Lena Dunham. Tra i produttori esecutivi figura Judd Apatow. La prima stagione è stata premiata con il Golden Globe per la miglior serie commedia o musicale. La HBO il 5 gennaio 2015 ha rinnovato la serie per una quinta stagione che verrà trasmessa nel 2016. Lena Dunham ha rivelato che la serie si chiuderà con la sesta stagione.

I diritti per la messa in onda in Italia sono stati ottenuti da MTV, che ha trasmesso la prima stagione dal 10 ottobre 2012 e la seconda dal 13 febbraio 2013.

Girls 4×02: anticipazioni e promo

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Girls 4×02: anticipazioni e promo

Si intitola Triggering, Girls 4×02, il secondo episodio del l’atteso quarto ciclo di puntate della serie televisiva di successo trasmessa dal network americano dell’HBO.

In Girls 4×02 nei suoi primi giorni come studentessa laureata, Hannah scopre che può ottenere di più per il suo denaro, in Iowa. Più tardi, nel corso di una video chat, lei pungola furbescamente Marnie su Adam. Al suo primo seminario, Hannah avverte i suoi colleghi scrittori del workshop che il suo pezzo potrebbe innescare alcune intense emozioni ma non ottenere il feedback che aveva sperato.

Girls 4×10: promo del finale di stagione “Home Birth”

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Il network americano della HBO ha diffuso il promo ufficiale di Girls 4×10, l’atteso decimo e ultimo episodio che si intitolerà “Home Birth” e che chiuderà la quarta stagione.

Girls è una serie televisiva statunitense in onda sul canale via cavo HBO dal 15 aprile 2012. La serie è creata, interpretata e prodotta da Lena Dunham. Tra i produttori esecutivi figura Judd Apatow. La prima stagione è stata premiata con il Golden Globe per la miglior serie commedia o musicale. La HBO ha rinnovato la serie per una quarta stagione che verrà trasmessa nel 2015. I diritti per la messa in onda in Italia sono stati ottenuti da MTV, che ha trasmesso la prima stagione dal 10 ottobre 2012 e la seconda dal 13 febbraio 2013.La serie segue le vicende di quattro amiche, poco più che ventenni, che stanno cercando di costruirsi una vita dopo essersi trasferite a New York.