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Dallas 3×15: anticipazioni e promo per il finale di stagione

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Si intitolerà Brave New World, Dallas 3×15, l’atteso finale di stagione della serie di successo prodotta dal network TNT.

Dallas 3×15In Dallas 3×15, Ewing e i Rylands affrontano il cartello per pagare lo scotto: alcune vite sono state salvate, altre perse. Bobby e Sue Ellen formano un nuova allenza per proteggere la famiglia, che si oppone a John Ross, che sta ancora tentando di riprendere il comando della Ewing Global e sistemare il suo matrimonio con Pamela. Elenaviene spinta al limite quando scopre il tradimento di Nicolas. Alla fine della terza stagione, i nemici vengono mascherati, le nuove alleanze formate e John Ross scopre un segreto scioccante su J.R. che lo porta in giro al mondo in cerca di un nuovo complice.

Dallas 3×14: anticipazioni e promo

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Si intitolerà Endgame, Dallas 3×14, il quattordicesimo episodio  della terza stagione di Dallas, che sta per concludersi.

In Dallas 3×14 Mentre Christopher corre per trovare Elena, Bobby viene ingannato dal cartello. John Ross non riesce più a stare fermo e guardare e decidere di mettere a rischio la propria vita nel tentativo di salvargli la vita. Mentre, Nicolas tenta di mettersi alla prova agli occhi di Elena stringendo un patto con le autorità che lo mette in collisione con il piano di John ross e mette le loro vite in pericolo.

Dallas 3×13: anticipazioni e promo

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Si intitolerà Boxed In, Dallas 3×13, il tredicesimo episodio della terza stagione di Dallas, reboot della mitica omonima serie in onda su TNT.

In Dallas 3×13 Bobby (Patrick Duffy) tenta di salvare alcune vite nella vigila del rapimento della famiglia.John Ross (Josh Henderson) e Pamela (Victoria Principal) raggiungono un accordo cauto. La spirale di Elena (Jordana Brewster) è in discesa libera dopo aver scoperto la verità diNicolas (Juan Pablo Di Pace); Christopher (Jesse Metcalfe) ha paura per la sicurezza diElena, mentre Bobby si trova a dover fare una scelta.

Dallas 3×09: anticipazioni e promo

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Si intitolerà Denial, Anger, Acceptance, Dallas 3×09,  il nono episodio della terza stagione della serie di successo Dallas.

http://youtu.be/AgNi3QCZusY

In Dallas 3×09,  La premiere di metà stagione ritrova la famiglia Ewing alla ricerca di risposte su chi abbiaappiccato il fuoco al Southfork Ranch e chi sopravviverà. Mentre John Ross ed Emma lottano con il loro ruolo nell’overdose dDallas-3x09i Pamela, i rapporti tra la famiglia sono per sempre cambiati.

 

Dalla vita in poi: recensione del film

Dalla vita in poi: recensione del film

Può una ragazza sulla sedia a rotelle sposare un uomo che sconta una pena di 30 anni per aver ucciso un uomo? Ma prima ancora, possono due persone ‘sconfitte’ innamorarsi in tali situazioni? Dalla vita in poi racconta proprio la storia di Katia e Danilo e del loro amore, nato per caso e per sbaglio come quello di Rossana per Cyrano. Il regista Gianfrancesco Lazzotti ci racconta un melodramma con toni da commedia, incastrando coraggiosamente per il panorama italiano storie dolorose e difficili con un linguaggio che fa sorridere.

Molto bravi gli attori protagonisti di Dalla vita in poi, Cristiana Capotondi che fa di tutto per togliersi di dosso la sua immagine di perenne ragazzina riesce credibilmente a rappresentare la forza e il coraggio di questa donna affetta da distrofia muscolare ma non per questo sconfitta e arresa alla vita; allo stesso modo Filippo Nigro, che interpreta Danilo, offre come suo solito una buona interpretazione.

Notevole il lavoro fatto sulla raffinatissima e molto brava Nicoletta Romanoff che il regista ha voluto trasformare nella coatta Rosalba, forse esagerando e scadendo nel cliché. Ottimi anche i comprimari a partire da Insegno e Buccirosso che come sempre offrono interpretazioni convincenti. Intanto però se gli attori sono così bravi, la sceneggiatura non è molto omogenea presentando diversi punti di squilibrio che inficiano la riuscita di un film basato su un’idea non geniale ma innovativa.

Nel complesso Dalla vita in poi si lascia guardare, soprattutto perché è basato sui personaggi che muovono bene il racconto e ne portano a compimento la trama senza strafare, portando a casa un buon film. Interessante il titolo: è esattamente una battuta che Nigro/Danilo dirà a Capotondi/Katia: “Infondo tu dalla vita in poi sei normale”, riferendosi al contrario alla sua condizione di carcerato.

Dalla vita in poi: il cast racconta il film

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Dalla vita in poi è un film scritto e diretto da Gianfrancesco Lazotti con protagonisti i noti Filippo Nigro, Cristiana Capotondi, Nicoletta Romanoff.
Il film racconta la storia di tre personaggi le cui vite sono intrecciate tra loro in maniera complicata: Rosalba (Nicoletta Romanoff) ama Danilo (Filippo Nigro), un ragazzo che dovrà trascorrere parecchi anni in carcere. Per alleviargli la sofferenza della detenzione decide di scrivergli ogni giorno una lettera. Così si fa aiutare da Katia (Cristiana Capotondi), la sua amica del cuore, costretta a vivere su una sedia a rotelle.

Dalla tv al cinema: le star con una doppia carriera

Ecco i nomi di alcune star che hanno trovato successo nel mondo delle serie tv e che poi sono riusciti a costruirsi una solida carriera di successo anche sul grande schermo, senza trascurare l’ambito di provenienza.

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Fonte: EW

Dalla pagina allo schermo: dalla teoria alla pratica

Dalla pagina allo schermo: dalla teoria alla pratica

Entra nel vivo il progetto formativo Dalla pagina allo schermo. Percorsi di didattica laboratoriale sul rapporto tra cinema e fumetti, realizzato nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione e del Merito per l’a.s. 2024/2025 e che vede coinvolti gli Istituti Scolastici di Latina I.C. Don Milani, I.C. Torquato Tasso e I.C. Giuseppe Giuliano. Da martedì 11 febbraio avranno inizio gli incontri di laboratorio, con appuntamenti settimanali che fino alla prima metà di aprile vedranno gli studenti impegnati nella realizzazione di un unico grande fumetto collettivo. I laboratori saranno tenuti da Ilaria Palleschi Viola Coldagelli, che seguiranno gli studenti nel disegno di ambienti e personaggi, fornendo loro gli strumenti necessari per padroneggiare le tecniche del disegno, del fumetto e della narrazione.

Al termine del laboratorio, quanto realizzato dagli studenti verrà poi “adattato” in cortometraggio grazie ad una fase di riprese gestita dal partner del progetto, Dreamcatchers Entertainment, sotto la guida di Francesco Madeo, e dal regista Renato Chiocca, anche formatore del progetto. In quest’occasione gli studenti avranno modo di animare loro stessi i personaggi disegnati davanti all’obiettivo, fornendo anche la propria voce per raccontare la loro storia. Il prodotto finale di questa fase di riprese verrà poi gestito dalla stessa Dreamcatchers Entertainment al fine di dar vita ad un breve cortometraggio da proiettare poi negli istituti scolastici nel corso di giornate evento (aperte a tutti) che si svolgeranno a maggio e interamente dedicate alla dimostrazione di quanto appreso e compiuto nel corso di questo progetto.

Il progetto Dalla pagina allo schermo si rivolge a studenti di classi primarie e secondarie di I° grado, proponendo un percorso di esplorazione dei rapporti tra cinema e fumetto, entrambe forme di narrazioni per immagini, attraverso un percorso didattico comparativo che unisce momenti di alfabetizzazione e di analisi delle due forme d’arte, incontri laboratoriali di storytelling, disegno e produzione partecipata finalizzati alla realizzazione di un prodotto audiovisivo.

Proposto dall’Istituto Don Milani, il progetto è reso possibile grazie alla collaborazione tra una rete di dirigenti scolastici del territorio, un gruppo di operatori culturali e di settore esperti, come Mauro Uzzeo e Renato Chiocca. Ad affiancarli, una rete di partner che vede Cinefilos APS, associazione di promozione culturale fondata nel 2019 da un collettivo di professionisti del settore cinematografico con l’obiettivo di diffondere la cultura cinematografica, con particolare attenzione al pubblico giovane, e anche Dreamcatchers Entertainment, casa di produzione con il desiderio di proporre una nuova, inedita prospettiva nel raccontare storie con parole, immagini, musica, utilizzando principalmente l’innovazione tecnologica e l’infinito potere del video in tutte le sue forme.

Un’esperienza formativa capace, dunque, di sviluppare un approccio critico al linguaggio cinematografico e all’arte del fumetto e di potenziare le competenze nei linguaggi audiovisivi e creativi.

Dalla pagina allo schermo. Gli studenti di Latina a scuola tra cinema e fumetti!

Al via il progetto formativo Dalla pagina allo schermo. Percorsi di didattica laboratoriale sul rapporto tra cinema e fumetti, realizzato nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola promosso dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione e del Meritoper l’a.s. 2024/2025 e che vede coinvolti gli Istituti Scolastici di Latina I.C. Don Milani, I.C. Torquato Tasso e I.C. Giuseppe Giuliano.

In un arco di tempo che va da novembre 2024 a maggio 2025, il progetto si rivolge a studenti di classi primarie e secondarie di I° grado, proponendo un percorso di esplorazione dei rapporti tra cinema e fumetto, entrambe forme di narrazioni per immagini, attraverso un percorso didattico comparativo che unisce momenti di alfabetizzazione e di analisi delle due forme d’arte, incontri laboratoriali di storytelling, disegno e produzione partecipata finalizzati alla realizzazione di un prodotto audiovisivo.

I formatori di “Dalla Pagina allo Schermo”

Proposto dall’Istituto Don Milani, il progetto è reso possibile grazie alla collaborazione tra una rete di dirigenti scolastici del territorio, un gruppo di operatori culturali e di settore esperti, come Mauro Uzzeo e Renato Chiocca. Ad affiancarli, una rete di partner che vede Cinefilos APS, associazione di promozione culturale fondata nel 2019 da un collettivo di professionisti del settore cinematografico con l’obiettivo di diffondere la cultura cinematografica, con particolare attenzione al pubblico giovane, e anche Dreamcatchers Entertainment, casa di produzione con il desiderio di proporre una nuova, inedita prospettiva nel raccontare storie con parole, immagini, musica, utilizzando principalmente l’innovazione tecnologica e l’infinito potere del video in tutte le sue forme.

Inoltre, immancabile anche una sala cinematografica del territorio, il Supercinema 2.0 di Latina, che accoglierà gli studenti per le proiezioni. Gli appuntamenti sono fissati al 21 gennaio, quando verrà proiettato il film Nausicaa della Valle del Vento, capolavoro d’animazione del 1984 del premio Oscar Hayao Miyazaki; e il 6 febbraio, quando gli studenti assisteranno invece alla proiezione di Asterix e il segreto della pozione magica, film del 2018 diretto da Alexandre Astier e Louis Clichy, facente parte del celebre franchise di Asterix. Film che, attraverso il confronto con i rispettivi fumetti, contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi del progetto.

Un’esperienza formativa capace, dunque, di sviluppare un approccio critico al linguaggio cinematografico e all’arte del fumetto e di potenziare le competenze nei linguaggi audiovisivi e creativi.

Dalla mia finestra: Al di là del mare, tutto quello che c’è da sapere sul film

Negli ultimi anni le produzioni spagnoli, grazie soprattutto alle piattaforme streaming, si sono moltiplicate, anche per via del grande successo ottenuto in termini di critica e pubblico. Titoli come La casa di carta, Vis a Vis – Il prezzo del riscatto, Élite, Fenómenas – Indagini occulte o Tin & Tina sono solo alcuni degli esempi più noti di come la produzione – di film o serie TV – spagnola abbia invaso gli schermi di tutto il mondo. Dalla penisola iberica, nel 2022, è arrivato sulla piattaforma un altro titolo immediatamente divenuto un grande successo, ovvero Dalla mia finestra, pellicola romantica di cui è ora stato rilasciato da poco il sequel: Dalla mia finestra: Al di là del mare.

Questo secondo capitolo (un terzo, conclusivo, è già in fase di produzione) porta dunque avanti le vicende dei due protagonisti, offrendo grande romanticismo ma anche erotismo e tutte le forti passioni che l’estate può suscitare nei giovani. Dato l’apprezzamento ricevuto dagli utenti, con questo secondo film Netflix sembra aver fatto nuovamente centro nel proporre un prodotto capace di intercettare il proprio pubblico di riferimento ed entusiasmarlo a dovere. Coloro che hanno apprezzato la serie di film After potranno infatti ritrovare in Dalla mia finestra e Dalla mia finestra: Al di là del mare due titoli altrettanto intriganti.

Diretto da Marçal Forés, questo sequel in particolare si distingue però dagli altri titoli dedicati alle relazioni e passioni giovanili intraprendendo percorsi narrativi inaspettati, offrendo anche colpi di scena tutt’altro che scontati. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori, ma anche alle location dove si sono svolte le riprese. Infine, si illustrerà in che modo poter vedere il film in tutta comodità.

La trama di Dalla mia finestra: Al di là del mare e il libro da cui è tratto

Dopo gli eventi del primo film, Ares è andato a studiare a Stoccolma, mantenendo però con Raquel una relazione a distanza. La cosa, però, si rivela più complicata di quanto pensassero e nel corso di questa separazione sono ovviamente molte le esperienze che i due si trovano a vivere ognuno per conto proprio. Quando i due si incontrano di nuovo all’inizio dell’estate, la lunga separazione e le persone che hanno incontrato nel frattempo metteranno infatti in discussione un legame che entrambi ritenevano indistruttibile. Per loro, dunque, si prospetta un’estate difficile, durante la quale dovranno ritrovare un equilibrio nel proprio rapporto.

Il film è l’adattamento del secondo libro della trilogia scritta da Ariana Godoy, la quale ha iniziato la sua carriera di scrittrice nel 2009 durante gli anni universitari, raggiungendo una certa popolarità grazie alle pubblicazioni che ha realizzato sulla piattaforma gratuita di lettura e scrittura online, Wattpad. My Love, pubblicato nel 2011, è stato il suo primo successo su questa piattaforma, che le è valso il premio per la storia più letta e la migliore storia dell’anno agli Watty Awards. La Godoy è considerata una dei più grandi fenomeni letterari emersi da questa piattaforma e anche i suoi successivi romanzi, come la trilogia di A través de, si sono affermati come grandi successi.

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Il cast e le location di Dalla mia finestra: Al di là del mare

Ad interpretare i due protagonisti, Ares e Raquel, vi sono nuovamente gli attori Julio Peña Fernández e Clara Galle. Lui, attore e cantante spagnolo classe 2000 è noto, oltre al ruolo di Ares, anche per aver interpretato Manuel Gutiérrez Quemola nella soap di Disney Channel Bia e Guillermo Sacristán nella soap Una vita. La Galle, classe 2002, è divenuta celebre proprio grazie ai film di Dalla mia finestra, ma ha anche recitato nella serie La scuola dei misteri. Accanto a loro nel film recitano poi anche Pilar Castro nel ruolo di Tere e Abel Folk in quelli di Juan Hidalgo. Completano il cast Hugo Arbues, Rachel Lascar ed Eric Masip rispettivamente nei ruoli di Apolo, Sofia e Artemis Hidalgo.

Proprio come il primo film, anche Dalla mia finestra: Al di là del mare è ambientato prevalentemente a Barcellona, la vivace città spagnola, ma anche in alcune zone limitrofe della Catalogna. Se la storia del precedente lungometraggio era però ambientata nel periodo invernale, quella di questo sequel si svolge invece in estate, permettendo dunque di mostrare nuovi angoli della città che proprio durante questa stagione danno il meglio di sé. Altra location è stata Costa Brava, una regione della Spagna famosa per le insenature frastagliate, i borghi medievali, le spiagge sabbiose, i vigneti e le opere di Salvador Dalí.

Il trailer di Dalla mia finestra: Al di là del mare e come vedere il film in streaming su Netflix

Come anticipato, è possibile fruire di Dalla mia finestra: Al di là del mare unicamente grazie alla sua presenza nel catologo di Netflix, dove attualmente è al 1° posto della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.

Fonte: IMDb

Dalla mia finestra 3: Guardando te, la spiegazione del finale del film Netflix

Dalla mia finestra: Al di là del mare si conclude con la rottura tra Raquel e Ares a causa della morte di Yoshi. Il gioco delle colpe ha portato ad un’amara conclusione di una relazione piuttosto appassionata e Raquel sospetta già che Ares abbia una relazione con Vera, ma nel frattempo la protagonista inizia a mostrare interesse per Gregory, un suo vecchio compagno di classe all’università. Per risolvere questo racconto rimasto in sospeso arriva ora su Netflix Dalla mia finestra 3: Guardando te, terzo e ultimo film di questa trilogia a sua volta tratto da un romanzo omonimo di Ariana Godoy. Quest’ultimo capitolo della saga new adult porta dunque a conclusione la storia di Raquel e Ares. Scopriamo allora cosa succede nel finale.

Perchè Raquel e Ares non si parlano all’inizio di Dalla mia finestra 3: Guardando te?

Dalla mia finestra 3 Guardando te attori

Raquel e Ares in questo terzo film all’inizio non si parlano più e rimangono distaccati e ristretti nelle rispettive camere da letto. Purtroppo però le finestre delle loro stanze si affacciavano sempre l’una sull’altra, ed evitarsi è difficile, anche perché lei dà sempre un’occhiata alla stanza di Ares e lui viceversa. Raquel inizia però una relazione con Gregory, che organizza una piccola festa a casa sua e invita anche Ares e la sua ragazza Vera, oltre ad altri amici. A Raquel non piace l’idea di avere Ares tra i piedi, ma Gregory insiste che lei rimanga comunque amica del suo ex a causa del loro passato. Ares e Raquel durante il party continuano però a non rivolgersi neanche una parola ma la tensione tra i due è palpabile, mettendo entrambi a disagio per il resto della serata.

Perché Raquel e Gregory si lasciano?

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© 2022 Netflix, Inc. Foto: MICHAEL OATS/NETFLIX © 2022

 

Il rapporto tra Raquel e Gregory non ha tuttavia vita lunga. Raquel ha difficoltà a scrivere il seguito del suo romanzo perché è ancora scossa dalla rottura con Ares. L’editore insiste perché il secondo libro offra una storia estensione del primo libro e dunque Raquel finisce con lo scrivere qualcosa basato sulla sua breve esperienza come fidanzata di Ares. Gregory, però, legge alcuni estratti dal suo computer portatile, il che rappresenta per lei una grave violazione della sua privacy. Visibilmente turbato dai capitoli, Gregory poi affronta Raquel riguardo i suoi sentimenti e lei non smentisce ciò che ancora prova per Ares. Dopo questa discussione, Gregory lascia dunque Raquel. La rottura è però significativa per la protagonista, perché gli permette di non concentrarsi solo sull’essere un’autrice, ma anche di guardare da lontano la relazione tra Vera e Ares senza sensi di colpa.

Raquel e Ares hanno poi una relazione in Dalla mia finestra 3: Guardando te?

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© 2022 Netflix, Inc. Foto: MICHAEL OATS/NETFLIX © 2022

 

Dopo la rottura di Raquel con Gregory, Ares si ferma nella sua camera attraverso la finestra, come era solito fare fin dall’inizio della loro relazione. Raquel rivela a quel punto all’ex che la sua relazione con Gregory è finita e questo dà a entrambi un motivo sufficiente per iniziare una relazione, dato che l’amore tra loro non si è mai spento. Poiché Ares sta ancora con Vera, però, lui e Raquel devono tenere segreta la loro relazione per un po’. Alla fine, entrambi scelgono però di interrompere quella loro relazione clandestina anche perché Raquel ha capito che Ares non l’avrebbe mai resa pubblica. Ares, scettico a causa dei rapporti commerciali della sua famiglia con quella di Vera, prende una decisione difficile e accetta di porre fine alla relazione con Raquel.

Cosa succede alla festa di Capodanno?

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© 2022 Netflix, Inc. Foto: MICHAEL OATS/NETFLIX © 2022

In Dalla mia finestra 3: Guardando te, durante la notte di Capodanno, Ares decide però di tornare sui suoi passi, ponendo fine alla sua relazione con Vera e impegnandosi completamente, e finalmente, con Raquel, riconoscendo così pubblicamente la loro relazione. Ares, venuto a conoscenza della relazione di Vera con il suo vecchio amante, Diego, trova dunque il pretesto per porre fine al suo rapporto con lei. Sebbene l’amore di Ares per Raquel sia sincero, Vera vuole però continuare a stare con Ares e Diego allo stesso tempo. Nel frattempo, Ares che è sempre stato un ragazzo ribelle e vuole vivere alle sue condizioni, si allontana e manda un messaggio a Raquel per chiedergli se vuole continuare a stare con lui. Nel mentre, però, Raquel è alla festa per la pubblicazione del suo libro. Ha bevuto un po’ più del previsto e pur leggendo il messaggio di Ares non riesce a rispondergli, in quanto sviene improvvisamente.

Come si riconciliano Raquel e Ares?

Dalla mia finestra 3 Guardando te Ares e Raquel
© 2022 Netflix, Inc. Foto: MICHAEL OATS/NETFLIX © 2022

Ares alla fine aspetta tutta la notte la risposta di Raquel, ma che non riceverà mai. Il giovane quindi pensa che la loro relazione sia finita per sempre. Sulla via del ritorno a Stoccolma, fa però un’ultima telefonata di addio, nella speranza di ricevere una risposta. Risposta che arriva, ma dal tono di voce di Raquel, Ares si chiede se fosse la ragazza non sia nei guai. Dopo averla trovata, caduta accidentalmente in piscina mentre era ubriaca e sonnolenta, Ares pur essendo allergico al cloro si tuffa e riesce a salvare l’amata, scambiandosi un bacio con lei prima di svenire entrambi. Ares si risveglia a quel punto in ospedale e cerca freneticamente Raquel, chiedendosi se lei fosse già andata via.

I due, però, si ritrovano e si riconciliarono in ospedale mentre lui si sta riprendendo dalle reazioni allergiche. Anche se hanno provato ad allontanarsi e a stare con altre persone, Ares e Raquel riconoscono di non essere fatti per stare lontani e che il destino li ha fatti rincontrare nel modo più bizzarro. Dalla mia finestra 3: Guardando te si conclude dunque con Raquel che gira il Paese con il suo nuovo libro e Ares che l’accompagna ovunque. Ares è orgoglioso dei suoi risultati e continua a starle accanto senza più essere insicuro. La protagonista alla fine annuncia che non ci sarà un seguito e non intende più scrivere o pubblicare nulla sulla sua vita privata. Alla fine, Ares e Raquel si trasferiscono insieme in città e intraprendono un viaggio insieme.

Dalla Cina con furore: trama, cast e curiosità sul film con Bruce Lee

Negli anni Settanta il cinema mondiale venne conquistato dall’Oriente, con una lunghissima serie di film di genere a tema arti marziali. Il più grande esponente di tale filone fu il grande Bruce Lee, il quale con una manciata di film contribuì a diffondere tali arti del combattimento in tutto il mondo. Questi sono Il furore della Cina colpisce ancora, L’urlo di Chen terrorizza anche l’Occidente e I 3 dell’Operazione Drago. Di particolare importanza e rilevanza fu però Dalla Cina con furore (qui la recensione), opera del 1972 divenuta un vero e proprio cult, nonché il titolo che più di tutti ha dato il via ad un seguito vivo ancora oggi.

Scritto e diretto da Lo Wei, il film riscosse un enorme successo sin dalla sua uscita ad Hong Kong. Il personaggio protagonista, Chen Jeh, divenne da subito ed è ancora oggi identificato con il moderno eroe cavalleresco, pronto a battersi contro le ingiustizie e gli invasori. Sulle spalle di questo si costruì un film che è non solo grande intrattenimento, ma anche promotore di un nuovo orgoglio nazionale. Il pubblico cinese poté da subito identificarsi nell’opposizione dei cinesi contro le oppressioni dei giapponesi, ritrovando qui una catarsi dalle pene subite durante la guerra.

Arrivato anche in Occidente, il film rese poi celebre tanto Lee quanto le arti marziali, dando vita ad un enorme culto manifestatosi attraverso rifacimenti e sequel apocrifi. Nessuno ha però il valore di Dalla Cina con furore, che rimane ancora oggi un esemplare insuperato. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Dalla Cina con furore: la trama del film

Il film si svolge nella Shanghai del 1910, dove due scuole di arti marziali, una cinese e una giapponese, danno continuamente vita ad una serie di brutali scontri dettati dall’odio e dalla rivalità che li separa. In questo contesto particolarmente teso, il giovane Chen Jeh torna in città per poter convolare a nozze con la propria amata. Talentuoso studente cinese di arti marziali affiliato della scuola Jingwu, egli vede però spezzata la propria tranquillità nel momento in cui apprende una terribile notizia: il suo maestro di kung fu Huo Yuanjia è stato brutalmente ucciso, anche se la sua morte appare quanto mai misteriosa.

Quando durante il funerale del maestro un gruppo di arti marziali giapponesi si presenta per recare fastidio, Chen comprende come ci siano loro dietro la morte di Huo. Mettendo momentaneamente da parte il matrimonio, Chen scatena tutta la sua ira, deciso ad infliggere una severa punizione agli arroganti invasori. Intenzionato a scoprire di più sulla morte dell’amato maestro e vendicarlo, egli intraprenderà dunque una vera e propria guerra, durante il quale sfoggerà tutte le sue abilità. Sostenuto dall’intero popolo cinese oppresso, Chen è pronto a reclamare giustizia e nessuno sembra in grado di poterlo fermare.

Dalla Cina con furore cast

Dalla Cina con furore: il cast del film

Come anticipato, protagonista del film nei panni di Chen Jeh è l’attore Bruce Lee. La sua grandezza per questo film fu quella di fornire al personaggio un forte spessore carismatico, evidenziando però come Chen non sia un vero e proprio modello da seguire, mancando di virtù come tolleranza e compassione. Con Chen, però, Lee ebbe modo di diventare estremamente popolare, facendo diventare tali anche le arti marziali. L’attore curò infatti tutte le coreografie dei combattimenti presenti, eseguendo questi in prima persona, in quanto esperto della materia. Per l’occasione, Lee riportò in scena anche l’uso del nunchaku, strumento agricolo poi divenuta vera e propria arma da combattimento.

Sul set però Lee ebbe anche diversi scontri con il regista, per via dei metodi troppo sbrigativi di quest’ultimo a detta del primo. In seguito, Lee e Wei non collaborarono più in futuro. Tra gli altri interpreti del film si ritrovano poi Nora Miao nei panni di Yuan Le-erh e Riki Hashimoto in quelli di Hiroshi Suzuki. Robert Baker è invece Petrov, crudele oppositore russo. Nel film, inoltre, compare brevemente anche un giovane Jackie Chan, nei panni di un allievo della scuola cinese. Solo qualche anno dopo questo film, anche lui divenne famoso come uno dei grandi interpretati del cinema di arti marziali, contribuendo a rendere questo ulteriormente popolare nel mondo ancora oggi.

Dalla Cina con furore: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire del film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Dalla Cina con furore è infatti disponibile nei cataloghi di Now, Rai Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 7 luglio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

Dalla Cina con furore: recensione del film con Bruce Lee

Dalla Cina con furore: recensione del film con Bruce Lee

Dalla Cina con furore è il film del 1972 diretto da Lo Wei e con protagonisti Bruce Lee, Nora Miao, James Tien, Riki Hashimoto e Bob Baker.

Nella Shanghai dei primi del ‘900 il maestro di arti marziali Huo Yuanjia viene trovato morto in circostanze misteriose. Il suo allievo prediletto, Chen Jeh, rimane talmente sconvolto da sospettare che la morte del suo maestro n on sia accidentale ma causata dagli invasori giapponesi tramite avvelenamento. I suoi sospetti aumentano e vengono rafforzati quando ai funerali dell’uomo si  presentano i delegati di una scuola giapponese di karate che portano un cartello infamante con scritto “Marionette dell’Asia”: questo episodio scatenerà in Chen una rabbia e un desiderio di vendetta tali da spingerlo a voler vendicare il maestro affrontando- a colpi di arti marziali- l’intera scuola e tutti coloro che si frappongono tra lui e il suo scopo, se necessario.

Dalla Cina con furore, il film

Il vento deciso che spira da Oriente porta nelle sale europe nel 1972 un film di arti marziali destinato a diventare in breve tempo un cult del genere: Dalla Cina con Furore (in originale Jing Wu Men e nei paesi anglosassoni The Chinese Connection) vede cimentarsi dietro la macchina da presa il veterano regista Lo Wei, personalità forte nel panorama della cinematografia cinese, scopritore di (futuri) talenti come un giovanissimo Jackie Chan– qui presente in veste di stuntman- con appoggi ambigui e pericolosi all’interno della “mala” cinese, la famosa Triade; sul set di questa pellicola dirige la giovane e brillante stella della cinematografia asiatica- destinata ad entrare nella leggenda – Bruce Lee, già approdato in America sulla scia del successo della serie tv Green Hornet. Involontariamente, con questa pellicola, entrambi scrivono la storia dei Kung Fu Movies, altro genere in voga nei primi anni ’70 che si è dimostrato, però, molto più longevo di altri rinnovandosi e reinventandosi in differenti declinazioni fino ad oggi.

Apparentemente la pellicola presenta la classica trama esile utile solo a “coreografare” ulteriormente, armonizzandole, le spettacolari sequenze d’azione presentate sullo schermo, ma non in questo caso: qui, per la prima volta, proprio grazie allo spessore dell’interpretazione di Bruce Lee i personaggi assumono delle sfumature diverse, soprattutto il protagonista Chen, carattere atipico e ben distante dai classici ideali astratti legati alla disciplina, al rigore, l’equilibrio e l’armonia tipici delle arti marziali orientali.

Chen agisce d’impulso, sono la vendetta e l’ira a muoverlo e risponde se provocato: stiamo parlando comunque sempre si un “eroe positivo” che aprirà la strada a tante altre figure carismatiche dopo di lui, personaggi che colonizzeranno il mondo action della settima arte.

Per quanto riguarda le innovazioni, Dalla Cina con Furore fu il primo film sul Kung Fu con Bruce Lee  ad essere distribuito in occidente e ad avere, piano piano, un successo sempre maggiore, fino a diventare una pietra miliare del genere e a procreare una serie infinita di cloni, sequel, parodie, remake etc… fino a quasi un decennio fa; Bruce Lee si consacrerà, a partire da questo film, come star di spessore in grado di gestire contemporaneamente e nel migliore dei modi il lato più action, più fisico, con quello invece più contemplativo e riflessivo legato alla psicologia del personaggio, creando scena di lotta sempre più coreografiche e cariche di una tensione emotiva finalizzata allo sviluppo diegetico della trama e alla crescita del suo personaggio.

Dall’Australia a Hollywood fino alla Terra di Mezzo: Cate Blanchett

Perfetta come donna sull’orlo di una crisi di nervi e come regina, come star della Hollywood degli anni 30 e 40 impetuosa, volitiva e fragile; perfetta, infine, senza esaurire la rosa di ruoli rivestiti, nei panni di Bob Dylan. L’attrice australiana Cate Blanchett, nata Catherine Cate Blanchett, classe 1969, le ha azzeccate proprio tutte, o quasi. Dopo aver vinto l’Oscar e il Bafta nel 2004, per la sua interpretazione di Katharine Hepburn nel bellissimo The Aviator di Martin Scorsese , nel 2008 viene nominata Migliore Attrice per Elizabeth: The Golden Age e come Migliore Attrice Non Protagonista per Io non sono qui di Todd Haynes, diventando la settima performer, nella storia dell’Academy ad aver ricevuto entrambe le nomination nello stesso anno (insieme a lei Sigourney Weaver, Emma Thompson, Holly Hunter, Al Pacino, Julianne Moore e Jamie Foxx). Nel 2008, la Hollywood Walk of Fame, aggiunge una stella con il suo nome.

Per Io non sono qui, in cui sbaraglia un parterre di colleghi uomini, Cate Blanchett riceve il Golden Globe Award e la Coppa Volpi come Migliore Attrice al Festival del Cinema di Venezia del 2007. La grande abilità della Blanchett infatti, oltre che nella recitazione, è stata finora anche nella selezione di personaggi perfetti per la sua fisicità e, forse, anche per le varie sfaccettature della sua personalità. Lo dimostra scegliendo di prender parte alla trilogia di Peter Jackson Il signore degli Anelli, nel ruolo dell’elfa Galadriel, figura che interpreterà anche nei due prequel Lo Hobbit.

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Ora, nell’ultimo film girato da Woody Allen, Blue Jasmine, è stata osannata da critica e pubblico per aver rappresentato non solo una persona completamente alla deriva, ma la dissoluzione totale del modello della donna americana dei quartieri alti, piena di lussi, pomeriggi tra caffè e gallerie d’arte, e certezze.

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Cate Blanchett, nata a Melbourne, frequenta una scuola metodista, e studia danza, pianoforte ed economia. Tuttavia, è a 18 anni che, dopo aver preso parte a un film arabo sul pugilato, in Egitto, decide di intraprendere la carriera di attrice. Le prime soddisfazioni arrivano a teatro – dove, tra l’altro, interpreta anche il ruolo di Ofelia nell’Amleto – al Sydney’s National Institute of Dramatic Arts, e con la partecipazione alla serie televisiva Polizia Squadra Soccorso, ma l’anno della svolta sarà forse il 1997, quando reciterà in Paradise Road di Bruce Beresford e in Oscar e Lucinda di Gillian Armstrong, in coppia con il già affermato e stimato attore inglese Ralph Fiennes. Un anno dopo, Shekhar Kapur la sceglie per il ruolo di Elisabetta I in Elizabeth.

cate blanchettL’interpretazione della “regina vergine” le varrà la sua prima nomination agli Oscar, il London Film Critics Circle Awards e il Golden Globe come miglior attrice drammatica. Dopo questa esperienza nessun ostacolo ferma l’ascesa dell’angelica Blanchett. In seguito la vediamo affiancare Rupert Everett e Julianne Moore nel film tratto dalla commedia di Oscar Wilde Un marito ideale. Seppur sottovalutato dagli addetti ai lavori e nonostante il suo personaggio non fosse affascinante come quelli dei colleghi, Cate Blanchett riesce comunque a rubare il centro della scena, anche grazie a una bellezza che, nonostante i capelli biondi e il fisico asciutto, non risulta mai algida. Nello stesso anno è, in parte, oscurata dalla splendida triade Damon-Law-Hoffman – ma non dall’“altra”, Gwyneth Paltrow – nel film di Anthony MinghellaIl talento di Mr. Ripley. Ciò che più si apprezza del suo stile è un senso della misura e un’eleganza che riesce a mantenere anche quando si tratta di calarsi nelle disavventure di personaggi fragili e disorientati, come dimostra in Babel, parte conclusiva della trilogia sulla morte, del regista Alejandro González Iñárritu.

Nel 2014 verrà trasmesso nelle sale americane The Monuments Men, diretto da George Clooney, in cui Cate Blanchett recita insieme a Bill Murray e di nuovo al fianco di Matt Damon. Il film, dalla trama quanto mai attuale, ripercorre le vicissitudini di un plotone dell’esercito americano incaricato di recuperare e portare negli Stati Uniti ogni opera d’arte rubata dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Negli ultimi sei anni, la Blanchett, sposata dal 1997 con il drammaturgo e sceneggiatore Andrew Upton, ha espresso il desiderio di trasferirsi di nuovo dall’Inghilterra in Australia con i figli, Dashiell John, Roman Robert e Ignazio Martin. La decisione è stata dettata, oltre che dalla volontà di riavvicinarsi alla terra d’origine, anche per seguire e aiutare la promozione del teatro australiano. È, infatti, co-direttore artistico e co-amministratore delegato della Sydney Theatre Company, insieme al marito. Per il suo impegno e il contributo apportato all’ambiente artistico del paese d’origine, l’attrice è stata premiata con la Centenary Medal, nel 2007. Al livello internazionale, Cate Blanchett è stata inserita da Time Magazine tra le 100 personalità più influenti dello star system, mentre, nel 2012, è stata insignita dello Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres, una della maggiori onorificenze culturali francesi, per il suo impegno nella diffusione dell’arte e della cultura.

Dall’alto di una fredda torre: recensione del film di Francesco Frangipane – #RoFF18

Chi butteresti dalla torre, mamma o papà? È questa, semplificato al massimo, la domanda irrisolvibile posta agli spettatori dal film Dall’alto di una fretta torre, opera prima di Francesco Frangipane, regista che vanta però alle spalle una lunga carriera teatrale. Questo suo primo lungometraggio è infatti tratto proprio da un testo da lui già portato sul palcoscenico nel 2015, scritto da Filippo Gili che assume per questo adattamento il ruolo di sceneggiatore. I due con lo spettacolo teatrale prima e con questo progetto cinematografico ora, si interrogano dunque sui grandi temi universali come la vita e la morte, il destino e il libero arbitrio.

Presentato nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma, il film, data la sua domanda di partenza, si presenta dunque come una vera e propria tragedia moderna che si fonda sugli archetipi di quella greca, interrogandosi su questioni grandi ma calandole in un contesto intimo, famigliare, da cui far trasparire ancor di più la gravità e la complessità di ciò su cui il regista vuole si rifletta. L’adattamento di Dall’alto di una fredda torre riesce però solo in parte a portare a termine tale obiettivo, rimanendo talvolta troppo sospeso in una dimensione di simboli e metafore che allontanano il film da una più completa sviscerazione dei temi trattati.

La trama di Dall’alto di una fredda torre

Dall’alto di una fredda torre propone dunque una situazione in cui la normalità di una famiglia composta dal padre Giovanni (Giorgio Colangeli), dalla madre Michela (Anna Bonaiuto) e dai figli gemelli omozigoti Elena (Vanessa Scalera) e Antonio (Edoardo Pesce), viene spezzata da una terribile scoperta: entrambi i genitori sono gravemente malati. Potrebbero essere salvati entrambi da una donazione dei due figli, ma sfortunatamente solo uno dei due è compatibile. Pertanto, solo uno dei due genitori può essere salvato. Ai due figli spetterà dunque decidere se comunicarglielo e, soprattutto, decidere chi tenere in vita. Una scelta che li obbligherà a fare i conti con il loro passato e che porterà a galla i più feroci istinti.

L’impossibilità di una decisione

Sin dalle sue premesse di base (una malattia rara sviluppata dai due genitori, la compatibilità di solo uno dei due figli alla donazione), Dall’alto di una fredda torre chiede allo spettatore di non focalizzarsi sugli aspetti straordinari del racconto quanto sulle domande che costringe a porsi e sulle risposte che occorre darsi. Il film vuole affrontare l’angoscioso dilemma se sia giusto o no incidere sul destino degli altri, se sia lecito sostituirsi al fato, ponendo i protagonisti di fronte alla facoltà e responsabilità, di dover decidere se far vivere o far morire un uomo, con tutte le questioni morali e sociali che ne conseguono.

Dall'alto di una fredda torre Anna Bonaiuto
Anna Bonaiuto in Dall’alto di una fredda torre. Foto di © Arianna Lanzuisi.

Questioni che vengono dunque poste attraverso una situazione in cui può essere facile immedesimarsi e che proprio per questo punta a catturare e tenere lo spettatore incollato alla ricerca di una risposta. Risposta che, per quanto il regista tenti davvero di trovare, non sembra poterci essere. Viviamo allora attraverso i volti e i corpi degli attori la drammaticità di questa situazione, che già con la sua premessa pone in crisi dimostrando quanto possa essere arduo se non impossibile prendere decisioni di natura etica, specialmente se ci si trova a scontrarsi poi con contesti che per loro natura spingono invece a prenderle, queste decisioni.

Un film evasivo

Ciò che colpisce di Dall’alto di una fredda torre e della regia di Frangipane, è il modo in cui si cerca di non ripudiare la provenienza teatrale, ma anzi di esaltarla per far sì che anche attraverso di essa si possa evincere la natura smarrita dei protagonisti. Una famiglia in tutto e per tutto simmetrica che si spezza però nel momento in cui viene a mancare quell’elemento doppio che avrebbe potuto riequilibrare il tutto (ovvero la compatibilità di uno solo dei due figli). Il regista gioca allora con questi equilibri e vi riesce anche grazie ad un quartetto di attori ben affiatati. Vanessa Scalera, che aveva già interpretato Elena nello spettacolo teatrale, spicca in particolare su tutti.

Eppure, nonostante queste note di merito, Dall’alto di una fredda torre, specialmente nel momento in cui si avvicina alle sue battute finali, dimostra di non riuscire ad offrire non tanto una risposta – appunto, forse impossibile – quanto una più completa trattazione delle tematiche sollevate con questo racconto. Sono tanti i conflitti che animano il film ma forse proprio perché tanti sono i punti vista si ha la sensazione che non tutti riescano ad offrire quanto avrebbero potuto dire sull’argomento. Si giunge così ai titoli di coda con più incertezze di quelle che si aveva prima della visione, ma probabilmente non nel senso che regista e sceneggiatore intendevano.

Dall’alto di una fredda torre, la scelta di Vanessa Scalera ed Edoardo Pesce

Al cinema dal 13 giugno, distribuito da Lucky Red, la storia di Dall’alto di una fredda torre (qui la recensione) nasce sul palcoscenico del teatro, quello sul quale Francesco Frangipane aveva già messo in scena la storia creata da Filippo Gili (qui anche autore della sceneggiatura) che sullo schermo vediamo interpretata da Edoardo Pesce e Vanessa Scalera. Loro i protagonisti della drammatica vicenda scelta dallo stesso regista per esordire alla direzione cinematografica e per parlare dell’angoscioso dilemma di due fratelli costretti a decidere della sorte dei due genitori, della vita e della morte di uno o dell’altro.

Un agghiacciante “gioco della torre” dal quale nessuno rischia di uscire indenne e che ci raccontano – insieme al loro regista – gli stessi protagonisti, nel film circondati da un cast di pregio completato da Anna Bonaiuto e Giorgio Colangeli. Sono loro i genitori di Elena e Antonio, coppia di anziani affetti da una rara malattia alla quale non sembra esserci cura. O meglio, dalla quale sarà possibile salvare uno solo di essi.

Il dramma di Dall’alto di una fredda torre

Questa la diagnosi dei due medici (Elena Radonicich e Massimiliano Benvenuto) che li seguono e che caricano i due figli della responsabilità di scegliere tra “papà e mamma” uno – e solo uno – cui regalare un futuro. Per una incredibile casualità, infatti, solo i geni di Elena potrebbero venire utilizzati, non quelli di Antonio, e così i due figli si trovano a vivere una doppia vita, nel tentativo di mantenere una normalità di facciata davanti ai genitori e insieme di prendere insieme la decisione più importante della loro vita, o di non prenderla, condannando entrambi i malati.

Francesco Frangipane e i suoi ‘figli’, Vanessa Scalera ed Edoardo Pesce

Come si prende una decisione impossibile?

FF: In realtà l’obiettivo è stato sempre quello di non fare un film a tesi, di non dare una risposta, anche perché mi auguro il senso del film sia quello di scatenare le domande dei protagonisti in ognuno di noi. A quel punto al pubblico non interesserà più quale sia stata la scelta di Elena o Antonio, ma quale possa essere la propria. Che sia una scelta di qualche tipo, o una non scelta, che comunque è una scelta anch’essa. So che i finali sospesi come quello che ho montato possono infastidire, perché lasciano lo spettatore con il senso di un pezzettino che ti manca. Però io credo che in realtà quel pezzettino non manchi, ma sia quello che ognuno porta a casa con sé.

Dall'alto di una fredda torre

Cosa avreste fatto voi nei loro panni?

VS: Io difendo la scelta di Elena. Anche perché il classico “vuoi più bene al papà o alla mamma” è un ricatto terribile, brutto, è una domanda che ci facevano da piccoli, e che è capitato anche a me di fare, da zia, magari, prima di rendermi conto di cosa avessi detto. Da lì è partito Filippo Gili per la sceneggiatura, dalla domanda più banale del mondo, poi è toccato a noi, e devo dire che per quanto conoscessi quello che chiamo il talento furente di Edoardo Pesce non pensavo di tradurre la chimica che avevo a teatro con l’attore che interpretava Antonio (che poi era lo stesso Benvenuto) con lui. Abbiamo creato una alchimia che credo si veda sullo schermo, come quella tra i gemelli, due cuccioloni, due che hanno delle carenze evidenti nella vita, non hanno compagni e non hanno figli.

EP: Fai bene a definirli dei bambinoni, interpretando Antonio anche io ho avuto questa sensazione. Oltre a quella di star costruendo un film sulle dipendenze, anche affettive, sebbene la loro famiglia non sia proprio disfunzionale, visto che si vogliono bene. Ma sotto sotto qualcosa c’è.

FF: Sì, i due fratelli sono molto legati, in simbiosi, e la situazione li fa tornare al passato, li costringe a un salto all’indietro, a tornare adolescenti, però con la consapevolezza di trovarsi di fronte a una montagna che non possono scalare. Vedendo il film, devo dire di esser stato davvero fortunato a poter esordire con degli attori di questo livello, che mi hanno fatto credere che fossero fratelli, gemelli, pur non assomigliandosi, perché hanno lavorato su delle complicità intime, sotterrane, che però si percepiscono.

Avete trovato delle similitudini tra voi, ancor prima che con i personaggi?

EP: Ci sono in effetti delle similitudini caratteriali tra me e Vanessa, nel bene e nel male. Siamo entrambi un po’ viscerali, diciamo.

VS: Purtroppo, a differenza di Elena, sono decisamente una istintiva.

EP: Pure io, un pochino…

Dall'alto di una fredda torre Anna Bonaiuto
Anna Bonaiuto in Dall’alto di una fredda torre. Foto di © Arianna Lanzuisi.

Eppure qui fa un ruolo diverso dal solito, più tenero…

EP: Ultimamente ho la fortuna di poter scegliere, e sto cercando di approfittare dei ruoli che mi hanno proposto, non so se casualmente o perché sono io che ho bisogno di aprirmi su certe cose, perché nella vita sono il contrario di come appaio, un po’ anaffettivo, e tendo a nascondermi dietro la maschera del guascone per creare una certa distanza. Questo film – e un altro che ho fatto, nel quale faccio un papà – mi ha dato la possibilità di tirare fuori delle cose che nella mia vita non riesco a far emergere, a meno di bere un bicchiere di vino. È stata un’occasione per lavorare su alcune parti di me.

Eppure Vanessa ha detto che lei è stato perfetto per un ruolo così morbido, meno conflittuale, e Francesco, il regista, che lei ha quella fragilità, anche se non la fa vedere…

EP: Riesco a farlo nella comfort zone che è il set, in un film, come questo poi, con una location bella come Gubbio, l’atmosfera particolare che si è creata, e poi questo personaggio, un solitario con un rapporto speciale con il suo cavallo e con la natura. Un uomo che definirei in ascolto.

La magia del cinema, insomma. Ma il cinema ha ancora una sua forza?

VS: Sì, io ci credo. Basti vedere il film di Paola Cortellesi. Io ho amici in Puglia, a casa, che non vanno al cinema nemmeno per vedere me e sono riuscita a parlarci di cinema per la prima volta. Vuol dire che funziona se diventa un rito collettivo. Il problema è che noi parliamo sempre di film che non vede nessuno.

EP: Le produzioni non sono molto coraggiose. Se in un film c’è Favino non ci sono problemi, ma molti soggetti, molte proposte, fanno fatica. Ci sono troppi condizionamenti, paletti, se fai qualcosa contro il sentire comune non ce la fai. Ma il cinema dovrebbe fare proprio questo. Se ci omologhiamo diventa difficile trattare certi temi. Come fanno quelli della A24, o come fa questo film, che ha un tema molto forte.

VS: Se un attore smette di pensare che quello che fa non possa essere condiviso è finita. Noi siamo qui non solo perché ci piacciamo tanto, per soddisfare un ego enorme e vederci sullo schermo, ma anche perché crediamo in quello che facciamo. Se iniziassimo a pensarla diversamente, questo mestiere non avrebbe più senso, lo faremmo solo per noi stessi.

Dall’abito della Monroe alla giacca di Gable: all’asta i memorabilia di Hollywood

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Il costume del Leone Codardo, indimenticabile co-protagonista de Il Mago di Oz, interpretato da Burt Lahr nel film del 1939, potrebbe essere di un fortunato fan, se il prezzo dovesse essere quello esatto. Lunedì prossimo, 24 novembre, a New York, un pezzo della storia del cinema verrà infatti messo all’asta.

Il costume fa parte di un gruppo di memorabilia che verranno venduti alla Bonhams  nell’ambito della serie TCM Presents: There’s No Place Like Hollywood.

Gli altri oggetti della vendita fanno parte della storia del cinema e tra questi si conta il piano di Sam da Casablanca, la giacca di Clarke Gable da Via col Vento, il costume di Rita Hayworth per Gilda, l’abito di Marilyn Monroe per La Magnifica Preda e, per rimanere in tema con Il Mago di Oz, anche il costume prova per Dorothy.
Per consultare la lista completa e magari partecipare all’asta clicca qui.

Fonte: Variety

Daliland: al cinema dal 25 Maggio il biopic con Ben Kingsley su Salvador Dalí

Plaion Pictures annuncia l’uscita nei cinema italiani dal 25 maggio di Daliland, biopic diretto da Mary Harron e con il Premio Oscar Ben Kingsley (Gandhi, Hugo Cabret) nei panni dell’istrionico ed eccentrico artista Salvador Dalí, affiancato da Barbara Sukowa, Ezra Miller e Christopher Briney.

Dopo aver scavato nell’oscurità della mente umana con il cult American Psycho e aver raccontato di un altro genio dell’arte in Ho sparato a Andy Warhol, Mary Harron torna dietro la macchina da presa in questo biopic che sfida le convenzioni. Puntando l’obiettivo sul crepuscolo della carriera di Salvador Dalí – maestro surrealista autore di capolavori quali La persistenza della memoria – la regista delinea l’elettrizzante ritratto di una delle figure più iconiche del XX secolo, la cui esistenza fu caratterizzata fino alla fine da un irresistibile mix di genio e sregolatezza. Daliland ci introduce nel mondo di Salvador Dalì, in un viaggio nella quotidianità del genio eccentrico, ma soprattutto dell’uomo che si cela dietro l’artista.

Navigando fra luci e ombre della vita di Dalí, indagando alcuni degli aspetti meno noti della sua quotidianità, Harron regala al pubblico un affascinante mosaico, glamour e divertente ma al contempo profondamente introspettivo. Per una sfida simile, la cineasta canadese ha potuto contare su un cast d’eccezione, che include Barbara Sukowa (Johnny Mnemonic, Air – La storia del grande salto) nel ruolo di Gala, dispotica moglie di Dalí, e il camaleontico Ben Kingsley nelle vesti del geniale pittore. Proprio il volto del Premio Oscar®, straordinariamente somigliante a Dalì, domina il poster ufficiale del film, il cui claim “Il viaggio nell’eccesso inizia da un paio di baffi”, mette in luce l’esistenza sfrenata dell’uomo che fece dell’eccesso un’arte.

La trama del film Daliland

New York 1974, James lavora presso la galleria d’arte che ospiterà la prossima esibizione del genio Salvador Dalí. Quando l’artista in persona gli propone di diventare suo assistente, il ragazzo pensa di coronare il sogno della sua vita, ma presto scopre che non è tutto oro quel che luccica. Dietro allo stile di vita sgargiante, al glamour e ai party sontuosi, un grande vuoto consuma l’ormai anziano pittore, divorato dalla paura di invecchiare e dal dolore per il rapporto logoro con la dispotica moglie Gala, un tempo sua musa e ora circondata da giovani amanti e ossessionata dal denaro.

Presentato al Toronto International Film Festival 2022 e fuori concorso al 40° Torino Film Festival, il biopic DALILAND di Mary Harron sarà nei cinema italiani dal 25 maggio, distribuito da Plaion Pictures.

Dalíland, la recensione del film sul genio di Salvador Dalì

Dalíland, la recensione del film sul genio di Salvador Dalì

Non c’è cosa che quest’uomo non faccia” dice una delle concorrenti del gioco televisivo nel quale l’ospite misterioso era proprio il protagonista del film diretto da Mary Harron che Plaion Pictures distribuisce nei cinema italiani dal 25 maggio. Il suo Dalíland era stato già presentato al Toronto International Film Festival 2022 e fuori concorso al 40° Torino Film Festival, sollevando interesse e curiosità sul biopic interpretato dal Premio Oscar Ben Kingsley, con Barbara Sukowa, Ezra Miller, Christopher Briney e la modella trans Andreja Pejić, nei panni della musa dell’artista e icona pop del nostro secolo Amanda Lear.

Vita e opere di Salvador Dalì, o una minima parte di esse

Siamo nel 1974, appena arrivato a New York dall’Idaho, James lavora presso la galleria d’arte Dufresne che ospiterà la prossima esibizione del genio Salvador Dalí. Quando l’artista in persona gli propone di diventare suo assistente, il ragazzo sogna di coronare il sogno della sua vita, per accorgersi presto che non è tutto oro quel che luccica. Dietro allo stile di vita sgargiante, al glamour e ai party sontuosi, un grande vuoto consuma l’ormai anziano pittore, divorato dalla paura di invecchiare e dal dolore per il rapporto logoro con la dispotica moglie Gala, un tempo sua musa e ora circondata da giovani amanti e ossessionata dal denaro.

Luci e ombre di Dalíland

Sul “Benvenuto a Dalíland” del segretario di Salvador Dalí, la porta si apre su un mondo difficile, quasi impossibile, da rappresentare. Ma un genio strabordante ed egocentrico e come quello del poliedrico artista di Figueres merita ogni omaggio possibile, per quanto parziale e naturalmente limitato nel rendere il suo immenso amore per la vita e la passione che metteva in ogni manifestazione del suo talento. Un’impresa che forse non andava affidata a uno sceneggiatore come John Walsh, attivo soprattutto nel corto, e che l’esperta Mary Harron (American Psycho) sembra aver affrontato più per piacere personale, dopo aver inseguito in passato Andy Warhol (1996), Bettie Page (2005) e Charles Manson (2018).

Al netto del filtro offerto dal James di Christopher Briney (testimone della storia, come il Zac Efron di Me and Orson Welles o l’Eddie Redmayne del Marilyn di Simon Curtis), il film – presentato come biopic – rischia in partenza di spiazzare lo spettatore, concentrato com’è su una porzione ben precisa della vita di Salvador Dalì. Vera icona senza tempo alla quale Ben Kingsley rende giustizia con una interpretazione fin troppo mimetica ma funzionale e riuscita, pregi che purtroppo non si trovano nella versione giovanile dell’artista affidata a Ezra Miller (che la regista sembra volesse a tutti i costi, nonostante lo si veda molto poco), anche a causa di una forma discutibile che sembra cercare l’originalità a tutti i costi.

Forse sentito come obbligo, visto il tema trattato, oltre a certe scelte di casting (ma non sarebbe stato facile per nessuno interpretare Amanda Lear) è spesso la messa in scena a convincere meno e a indebolire il complesso. Che certo avrebbe tratto vantaggio dal mostrare qualcuna delle opere del pittore, se i produttori ne avessero avuta la possibilità, piuttosto che suggerirne l’ispirazione in maniera piuttosto goffa e stilisticamente poco omogenea. Più interessante – insieme al tentativo di rendere l’importanza e il temperamento della moglie russa Gala e le citazioni di Buñuel, Magritte, Paul Éluard e Alice Cooper – è l’accenno alla collaborazione tra Dalì e Walt Disney, conosciutisi alla fine della Guerra e rimasti per sempre amici, della quale ci resta il progetto “Destino” rispolverato dopo la morte di entrambi e trasformato in un corto da Roy Disney.

DALAI LAMA – La saggezza della felicità: il trailer

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DALAI LAMA – La saggezza della felicità: il trailer

Wanted ha diffuso il trailer del documentario DALAI LAMA – La saggezza della felicità (titolo originale Wisdom of Happiness), in arrivo nei cinema italiani dal 26 maggio.

Realizzato in occasione delle celebrazioni per il suo novantesimo compleanno che ricorre il 6 luglio, DALAI LAMA – La saggezza della felicità vuole essere lo straordinario testamento spirituale di una delle figure più carismatiche e significative del nostro tempo e vede il 14° Dalai Lama e leader spirituale Tenzin Gyatso rivolgersi direttamente ad ogni individuo del pianeta per condividere la sua saggezza sulla ricerca della felicità nel mondo contemporaneo. Una riflessione sull’equilibrio tra le antiche tradizioni del buddhismo tibetano e i valori contemporanei della nostra società globalizzata – oggi in lotta per superare la violenza e la guerra, mentre si trova sull’orlo del collasso ambientale – ci dimostra che è possibile costruire un mondo più sano e felice per tutti gli esseri viventi e che gli strumenti necessari per farlo sono, in realtà, già nelle nostre mani. Il messaggio del Dalai Lama, grazie alla sua mente illuminata e al suo disarmante senso dell’umorismo, ci aiuta a comprendere quanto possa essere semplice costruire una società pacifica e prospera per tutti. La felicità nasce dentro ciascuno di noi, ma solo coltivando una compassione incondizionata gli uni per gli altri è possibile trasformare il mondo.

Il documentario vede la straordinaria collaborazione dei registi Barbara Miller (#Female Pleasure, Forbidden Voices), Philip Delaquis (E.1027 – Eileen Gray and the House by the Sea, #Female Pleasure), e Oren Moverman e Richard Gere nelle vesti di produttori esecutivi, dando vita a un’opera potente e attuale. Attraverso un accesso privilegiato, immagini contemplative e filmati d’archivio inediti, DALAI LAMA – La saggezza della felicità accompagna lo spettatore in un viaggio meditativo offrendo una visione semplicemente trasformativa.

Dopo aver partecipato a festival internazionali tra cui Zurich Film Festival, Woodstock Film Festival, Dharamsala Film Festival e Film festival Diritti Umani Lugano, DALAI LAMA – La saggezza della felicità è l’evento di chiusura del Vesak 2025, la più importante festività buddhista dell’anno, che l’Unione Buddhista Italiana celebra alla Fabbrica del Vapore di Milano dal 23 al 25 maggio.

L’arrivo in sala sarà preceduto da una proiezione speciale per il pubblico che si terrà domenica 25 maggio al Palazzo del Cinema Anteo di Milano in cui saranno ospiti speciali Richard Gere, attore, produttore cinematografico e da anni attivista impegnato nella causa tibetana e Jetsun Pema, Ex Presidente di Tibetan Children’s Villages nonché sorella di Sua Santità il XIV Dalai Lama, in dialogo con Piero Verni, Giornalista, scrittore e documentarista. 

DALAI LAMA – La saggezza della felicità è un documentario profondamente intimo con protagonista il Dalai Lama, che, a quasi 90 anni, offre consigli pratici per affrontare le sfide del XXI secolo. Il film lo ritrae mentre si rivolge direttamente agli spettatori, creando l’intimità di un incontro personale, e condivide la sua saggezza senza tempo su come raggiungere la pace interiore e la felicità per tutti.

Dal tramonto all’alba: trama, cast e curiosità sul film

Dal tramonto all’alba: trama, cast e curiosità sul film

Reduce dal successo di Pulp Fiction, che lo aveva portato a vincere la Palma d’oro al Festival di Cannes, l’Oscar alla miglior sceneggiatura originale e a consacrarsi come una delle nuove più importanti voci del cinema mondiale, Quentin Tarantino si trovò a vivere un periodo particolarmente fervido, che lo spinse però anche a prendersi una breve pausa dalla regia. Dopo aver realizzato unicamente il film ad episodi Four Rooms, egli decise di affidare una sua vecchia sceneggiatura all’amico fraterno Robert Rodriguez (che a sua volta aveva diretto un episodio di Four Rooms). Con questa loro nuova collaborazione nacque Dal tramonto all’alba.

Tarantino aveva scritto la sceneggiatura di questo ai tempi del liceo, fondendo in questa elementi da poliziesco e da opera horror. Nello scrivere, inoltre, Tarantino ammise di aver abbandonato la formula “domande prima, risposte dopo” tipica dei suoi primi film, decidedo piuttosto di ricorrere fortemente al duo suspense/sorpresa. Sapendo che Rodriguez era alla ricerca di un horror daa dirigere, Tarantino decise di affidare a lui la sceneggiatura di Dal tramonto all’alba, consapevole del comune gusto per il cinema. Con il gusto grottesco di Rodriguez, il film prese così vita andando poi incontro ad un’ottima accoglienza di critica e pubblico.

Ancora oggi è ricordato come l’ennesimo film che confermò il talento di Tarantino, facendo altresì scoprire Rodriguez come un regista ricco di risorse e idee. Per i fan dei due cineasti, si tratta dunque di un titolo imperdibile. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori e alle opere derivate da questo film. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.

Dal tramonto all’alba: la trama del film

Protagonisti del film sono i fratelli Seth e Richard Gecko, in fuga verso il Messico dopo una cruenta rapina in una banca del Texas. Durante il tragitto, tuttavia, i fuggiaschi entrano in un negozio di liquori, dove Richard, in preda al delirio, uccide il commesso e il ranger Earl McGraw. Avendoli individuati, inizia da parte delle forze dell’ordine una dura caccia per impedire ai due di attraversare il confine. Nel tentativo di trovare un modo per superare la frontiera, Seth e Richard si imbattono nel pastone in crisi Jacob Fuller, in vacanza con i suoi figli adolescenti Scott e Kate. I due criminali costringono l’uomo a introdurli clandestinamente oltre il confine messicano grazie al suo camper.

Ormai certi di essere salvi, i due e con loro i tre ostaggi si fermano presso uno strip club nel deserto di nome Titty Twister. Qui hanno intenzione di spendere la notte, avendo in programma per il giorno dopo di incontrare un certo Carlos, che li accompagnerà al santuario di El Rey, un luogo sicuro per i fuggitivi. Quella che doveva essere una notte tranquilla, lontana da tutto e tutti, si rivelerà però ben presto la sfida più difficile da superare per i fratelli Gecko e quanti presenti nello strip club. Qualcosa di spaventoso si sta infatti avvicinando a loro con il sopraggiungere della notte, qualcosa di non umano e particolarmente affamato.

Dal tramonto all’alba: il cast del film

Per il ruolo di Seth Gecko, protagonista primario del film, si era inizialmente pensato agli attori John Travolta, Steve Buscemi e Michael Madsen, i quali avevano già collaborato con Tarantino. Tutti e tre erano però già impegnati su altri set e il ruolo finì così per essere affidato al semi sconosciuto George Clooney, noto principalmente per la serie E.R. – Medici in prima linea. Fu proprio Dal tramonto all’alba a renderlo un affermato attore anche sul grande schermo. Accanto a lui, nei panni del fratello Richard si ritrova lo stesso Tarantino, che accettò la richiesta di Rodriguez a riguardo, desideroso di poter dirigere l’amico. La sua interpretazione è stata a lungo oggetto di discussioni, tra chi la eloggiava e chi la giudicava pessima. Su volontà di Tarantino, hanno partecipato al film anche lo specialista degli effetti speciali Tom Savini e Fred Williamson, noto per i film della blaxploitation, rispettivamente nei ruoli di Aiden Tanner e Frost.

Harvey Keitel, apparso sia in Le iene che Pulp Fiction, accettò ben volentieri di recitare nei panni del pastore Jacob Fuller. L’attore affermò a riguardo che lavorare con Tarantino era stata un’esperienza unica che desiderava ripetere assolutamente. Nei panni dei suoi figli Scott e Kate vi sono invece gli attori Ernest Liu, qui al suo esordio, e Juliette Lewis, già nota per Natural Born Killers e Cape Fear. L’attrice ha in seguito affermato di essere riuscita a girare le sue scene non trovando alcun modo di immedesimarsi con il suo personaggio. Per altri una cosa negativa, per lei questa impossibilità fu di grande aiuto. Completano il cast gli attori Salma Hayek nei panni di Santanico Pandemonium, Danny Trejo in quelli di Razo Charlie e Cheech Marin, nel triplice ruolo del poliziotto di frontiera, di Chet Pussy e di Carlos Madrigal.

Dal tramonto all'alba cast

Dal tramonto all’alba – La serie e i sequel del film

Dal 2014 al 2016 è andata in onda in televisione Dal tramonto all’alba – La serie, composta da 3 stagioni per un totale di 30 episodi. Ad averla ideata e parzialmente diretta vi è lo stesso Rodriguez, che si è così potuto assicurare che il progetto rimanesse fedele al film del 1996 e ai suoi due sequel. La serie ripropone dunque i personaggi e le situazioni già viste, approfondendoli maggiormente grazie ai tempi dilatati della serialità. Ad interpretare i due fratelli Gecko vi sono però stavolta gli attori D. J. Cotrona e Zane Holtz. Sfortunatamente la serie è stata cancellata dopo la terza stagione, lasciando parzialmente in sospeso il racconto.

Come accennato, esistono anche altri due film legati al racconto di Dal tramonto all’alba. Visto il successo di questo, infatti, Tarantino e Rodriguez decisero di produrre un sequel e un prequel. Intitolati Dal tramonto all’alba 2 – Texas, sangue e denaro e Dal tramonto all’alba 3 – La figlia del boia, questi, ambientati qualche tempo dopo e diversi decenni prima dell’originale, sono diretti rispettivamente da Scott Spiegel e P. J. Pesce. In entrambi i casi, cambia il cast di attori. Anche per tali motivi, nessuno dei due riuscì a replicare il successo ottenuto dal primo, che aveva dalla sua grandi nomi di richiamo tanto nel cast quanto alla regia e alla sceneggiatura.

Dal tramonto all’alba: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Dal tramonto all’alba grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 14 gennaio alle ore 21:30 sul canale Spike TV.

Fonte: IMDb

Dal ring alla sala: The Fighter

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Dal ring alla sala: The Fighter

Finalmente The Fighter arriva anche in Italia. Questo fine settimana potremmo finalmente tutti gustare la grande interpretazione di tutto il cast, parte del quale (mi riferisco a Christian Bale e Melissa Leo) è stato premiato anche con l’Oscar per il miglior attore nella categoria non protagonista.

La storia vera parla di Dicky, un uomo che è l’orgoglio dell’intera cittadina ora caduto in disgrazia, e del suo fratellastro Micky, a sua volta un puglie, la cui carriera è appena agli esordi ed è gestita dalla madre Alice. Nonostante il suo impressionante gancio sinistro, Micky continua a perdere sul ring. L’ultimo combattimento affrontato da Micky finisce quasi per ammazzarlo, e a quel punto viene persuaso dalla sua ragazza, Charlene, a tentare qualcosa di estremo: dividersi dalla sua famiglia, perseguire i suoi interessi e allenarsi senza l’inquieto fratello. Fino a che, a Micky non viene offerta l’opportunità di una vita: combattere per il titolo. Ma presto Micky capisce che avrà bisogno del fratello e di tutta la sua famiglia per poter vincere.

altLa trama è chiara: si parla di vittoria e sconfitta, non solo sul ring ma anche nella vita, e di legami, quelli familiari che a volte vanno al di là dei legami di sangue. A dirigere David O. Russell, regista e sceneggiatore, che nel 1994 ha visto premiare al Sundance Film Festival il suo primo film Spanking the Monkey, e che ha ottenuto anche due nomination agli Indipendent Spirit come miglior opera prima e migliore sceneggiatura. Il suo secondo film è stato Amori e disastri, entrato nel 1996 nella lista dei top ten di oltre trenta film. Ma si ricordano di lui anche Three Kings del ’99 e il più recente I Heart Huckabees – Le strane coincidenze della vita.

Per The Fighter, Russell ha anche ottenuto una nomination come miglior regista, statuetta andata poi al collega Tom Hooper per Il Discorso del Re la scorsa notte al Kodak Theatre. Il film si distingue per una straordinaria prova collettiva del cast, Mark Wahlberg che interpreta Micky, offre una buona prova  affiancato da un Christian Bale che offre una delle sue interpretazioni migliori nei panni del problematico ed emaciato Dicky. Anche le donne alzano la voce in questo film e Melissa Leo e Amy Adams rappresentano molto bene il ‘sesso debole’ in un mondo governato dai pugni dentro e fuori dal ring.

Il film uscirà in Italia il 4 marzo.

Dal Grand Budapest all’Overlook: gli alberghi al cinema [FOTO]

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Wes Anderson ci ha raccontato di recente le avventure, favolose e un po’ strambe, che si possono vivere al Grand Budapest Hotel, molto tempo prima invece Stanley Kubrick ci aveva raccontato i segreti dell’Overlook in Shining. Ma moltissimi registi, grandi e piccoli, hanno deciso di raccontare le avventure dei loro personaggi abbandonati sulle poltrone di un hotel, di un albergo o anche di un motel. Ecco i più famosi: [nggallery id=584]

OverlookA parte quei film che hanno un lussuoso (o spaventoso) albergo come quartier generale e poi si sviluppano altrove, come Una Notte da Leoni, ce ne sono alcuni completamente ambientati in questi luoghi che si prestano alla perfezione a raccontare storie dell’orrore, nel caso perfetto e emblematico di Psycho e del Bates Motel, o anche storie molto divertenti e che non invecchiano mai, come nel caso di Mamma ho riperso l’aereo mi sono smarrito a New York, o anche del ‘nostrano’ Grand Hotel Excelsior, vero e proprio contenitore di talenti comici del nostro cinema passato. Anche l’animazione, di recente, ha sfruttato le potenzialità del tipo di location, portando al cinema Hotel Transilvania, in cui si narra di avventure rocambolesche in un resort per soli mostri. E per voi? Qual è  il vostro albergo cinematografico preferito?

Dal Centro Sperimentale al Saltarello: intervista a Enrico Melozzi

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Enrico Melozzi è un compositore di colonne sonore, ma anche un musicista con un gruppo e uno studio di registrazione, in cui realizza prevalentemente musica elettronica. Ha realizzato le colonne sonore di diversi film e documentari tra cui Fratelli d’Italia di Claudio Giovannesi, il cortometraggio di Adriano Giannini Il Gioco e L’uomo fiammifero di Marco Chiarini, grazie al quale ha recentemente vinto un premio al festival di Sulmona.

Dal Bat-costume di Bale alla lettera da Hogwarts, all’asta memorabilia del cinema

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hogwarts letteraSe avete sempre sognato di combattere il crimine, ora potete avere l’opportunità di farlo con l’attrezzatura giusta. Prop Store mette all’asta moltissimi oggetti comparsi e usati in film degli ultimi anni, tra cui la tuta indossata da Christian Bale in Batman Begins e il batpod de Il Cavaliere Oscuro il Ritorno.

L’asta live, che si svolgerà il 27 settembre, vedrà messi in vendita ben 570 oggetti, costumi e materiale di produzione da 160 show televisivi e film. Tra gli altri pezzi messi all’asta ci sono il costume di Tom Hardy in Il Cavaliere Oscuro il Ritorno, la pistola di Arnold Schwarznegger in Terminator, una lettera di accettazione a Hogwarts da Harry Potter e la Pietra Filosofale e un elmo di pilota di combattimento da Star Wars.

I potenziali compratori possono partecipare online, al telefono o anche di persona a Londra.

Fonte: EW

Dal 6 luglio al via il Faito Doc Festival

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Dal 6 luglio al via il Faito Doc Festival

Il 6 luglio prossimo parte il Faito doc Festival, che si svolgerà tra il monte Faito e Vico Equense (NA), nello splendido scenario della penisola sorrentina.

Dal 6 Giugno: Shame, L’Industriale e La Trilogia Ong Back in Dvd e Blu-ray!

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A partire dal 6 giugno saranno disponibili in vendita: L’industriale di Giuliano Montaldo con Pierfrancesco Favino, Carolina Crescentini. SHAME di Steve McQueen con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie. 

Dal 6 febbraio torna al cinema RoboCop

Dal 6 febbraio torna al cinema RoboCop

Sbarcherà nelle sale italiane il prossimo 6 febbraio l’atteso remake di RoboCop. Il filone dei rilanci del cinema sci-fi anni ’80 è ormai in voga, con alterni risultati, da qualche anno: era solo questione di tempo prima che anche il futuristico poliziotto – cyborg tornasse sugli schermi. Il progetto era già un po’ datato,  risalendo al 2008: l’intenzione fu allora di approdare nelle sale del 2010, ma in seguito una serie di ritardi, cambi di rotta, abbandoni  – il più importante dei quali quello di Darren Aaronofsky –  ha allungato i tempi di realizzazione.

Alla guida del film viene chiamato in seguito il brasiliano José Padilha, fattosi conoscere per Tropa de Elite, mentre per il ruolo del protagonista, dopo aver valutato varie opzioni, viene scelto Joel Kinnaman, assurto alla fama internazionale grazie alla versione americana di Millennium – Uomini che odiano le donne, firmata da David Fincher; più tribolata la scelta del ‘cattivo’: inizialmente per il ruolo viene ingaggiato Hugh Laurie, reduce dai fasti di Dr. House, il quale in seguito rinuncerà a prendere parte al progetto;  la parte viene poi definitivamente assegnata a Michael Keaton, attore alla ricerca del rilancio, la cui carriera, dopo i successi a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 con gli anni 2000 è entrata in una fase di stallo.

Gary Oldman sarà lo scienziato creatore di RoboCop ed Abbie Cornish (Limitless, Sucker Punch)  avrà il  ruolo della moglie del protagonista; il resto del cast vede la presenza, tra gli altri, di Samuel L. Jackson, Jackie Earl Haley (Watchmen, Lincoln), Jennifer Ehle (A gifted man, Zero dark thirty), Jay Baruchel (voce originale della serie di Dragon Trainer). La colonna sonora è curata da Pedro Bromfman, già collaboratore di Padilha per le musiche di Tropa de Elite.

Ambientato nel 2028, Robocop vede protagonista il poliziotto Alex Murphy che, rimasto gravemente ferito, diviene la cavia per la creazione di un nuovo tipo di poliziotto, un ibrido tra essere umano e macchina: ad occuparsene è la Omnicorp, una multinazionale già attiva nel settore militare, che punta così a monopolizzare anche il settore della sicurezza nelle città; tuttavia, il risultato dell’esperimento si mostrerà molto meno ‘controllabile’ del previsto…

Il RoboCop originale viene ancora oggi ricordato per l’abbondante dose di violenza (che portò a vari tagli da parte della censura), non priva di risvolti ironici. Diretto da Paul Verhoeven, protagonisti Peter Weller e Nancy Allen, il film godé di un buon successo, che portò a produrne due sequel e una serie tv, oltre che a una versione a fumetti scritta da Frank Miller.  Vedremo se e come il reboot riuscirà a reggere il confronto con l’originale: l’impresa appare a dire il vero ardua.

Dal 5/02 al 5/04 torna il Cinema al MAXXI

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Cinema al MAXXIDopo il successo dello scorso autunno, dal 5 febbraio al 5 aprile torna Cinema al MAXXI, la manifestazione organizzata da Fondazione Cinema per Roma e MAXXI, curata da Mario Sesti, che propone al pubblico un’inconsueta e innovativa commistione fra cinema e spazi museali. Ogni mercoledì, sabato e domenica, l’Auditorium del MAXXI ospiterà un’inedita programmazione di anteprime, documentari, classici, conversazioni con autori e registi realizzata grazie al Main Partner BNL GRUPPO BNP Paribas in collaborazione con Istituto Luce Cinecittà e 100autori, grazie al supporto di Gruppo Editoriale Minerva Raro Video, Lucky Red, Bim, Eagle Pictures, 20th Century Fox, Cineama, RAI Cinema, Notorius Pictures, Koch Media, Ripley’s Film, Gallucci Editore, Lanterna Magica. Inoltre, Cinema al MAXXI si arricchirà di due nuovi appuntamenti: uno spazio settimanale dedicato ai film per famiglie, in collaborazione con Alice nella città, e un corso di formazione e “allenamento” di critica cinematografica.

“Ci piace pensare che il MAXXI stia diventando un nuovo cineclub – ha detto Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI –  dove, oltre a vedere anteprime, classici e film d’avventura, con il biglietto ridotto del museo, si può visitare questo spazio straordinario e le sue mostre. Benvenuti al Cineclub MAXXI!”

“Con il successo della rassegna sperimentato lo scorso anno – ha detto Mario Sesti – la Fondazione Cinema per Roma e il MAXXI ci hanno ricordato che questa città è una punta avanzata della passione per il cinema: il Festival del Film di Roma, grazie anche al MAXXI, coinvolge il pubblico per tutto l’anno, lavorando alle attività permanenti e non soltanto nel periodo della manifestazione”.

“Cinema al MAXXI” sarà diviso in tre sezioni: “EXTRA”, “CLASSIC” e “FAMILY”.

La sezione “EXTRA” ospiterà “tutto il cinema che non è ancora al cinema”: ogni mercoledì infatti verranno proposti al pubblico grandi film, documentari e pellicole d’autore in anteprima. Primo appuntamento il 5 febbraio con A proposito di Davis, di Joel e Ethan Coen, premiato a Cannes. La programmazione di “Extra” proseguirà con 12 anni schiavo, il film diretto da Steve McQueen nominato a nove premi Oscar®, vincitore del Golden Globe come miglior film drammatico; Lei, l’ultimo lavoro di Spike Jonze, presentato in Concorso all’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, premiato con il Golden Globe per la miglior sceneggiatura e nominato a cinque Oscar®; Felice chi è diverso di Gianni Amelio, selezionato dal Festival di Berlino, un viaggio nel mondo dell’omosessualità attraverso memorie e testimonianze di chi ha vissuto gli anni repressivi del fascismo e del dopoguerra; il film di apertura del prossimo Festival di Berlino, The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, con un cast di star formato fra gli altri da Ralph Fiennes, Bill Murray, Edward Norton, Jude Law e Tilda Swinton; Supercondriaco, esilarante commedia di Dany Boon, il regista del film campione d’incassi Giù al nord; Tyrannosaur di Paddy Considine premiato al Sundance e presentato al Festival di Roma; Wolf di Claudio Giovannesi, vincitore ex-aequo del premio speciale della Giuria Italiana Doc all’ultimo Torino Film Festival; Non dico altro di Nicole Holofcener, commedia maliziosa che ospita l’ultima interpretazione di James Gandolfini, scomparso lo scorso giugno; Bruno e Gina di Beppe Attene e Alessandro Sciamagna, sulle vicende che hanno legato il terzogenito di Benito Mussolini, Bruno, e Gina Ruberti.

La sezione “CLASSIC” accoglierà i capolavori che hanno fatto grande il cinema, dalle origini ai giorni nostri, ma anche una serie di omaggi e riscoperte di grandi autori italiani e internazionali. Ogni sabato, alle ore 18 e alle ore 21, verranno proiettati due film, legati da un tema, una traccia, un’affinità comune, con l’idea che i grandi film sappiano “parlarsi” tra di loro: ad esempio, nel primo appuntamento dell’8 febbraio verranno esplorati i territori dell’amore e dello scandalo con Monica e il desiderio di Ingmar Bergman a cui seguirà Diavolo in corpo di Marco Bellocchio. Nelle settimane successive, la sala Auditorium del MAXXI ospiterà La caduta degli dei di Luchino Visconti e Il portiere di notte di Liliana Cavani, I primi della lista di Roan Johnson e Vogliamo i colonnelli di Mario Monicelli, Kadosh di Amos Gitai e La cagna di Marco Ferreri, La calda amante e La signora della porta accanto (un omaggio a François Truffaut nel trentennale della sua scomparsa); due pietre miliari del cinema d’avanguardia come El Topo di Alejandro Jodorowsky e Eraserhead – La mente che cancella di David Lynch, Mussolini ultimo atto di Carlo Lizzani (che sarà proiettato prima del documentario Bruno e Gina) e per concludere Parole, parole, parole… di Alain Resnais e Segreti segreti di Giuseppe Bertolucci. Grazie alla collaborazione con i 100Autori, la doppia programmazione del sabato sarà accompagnata da una conversazione con un autore dell’associazione che dialogherà anche con il pubblico.

alice nella citta logo 2012“FAMILY” è lo spazio che Cinema al MAXXI dedica ogni domenica ai film per famiglie. Grazie alla collaborazione con Alice nella città, la sezione autonoma e parallela di cinema per ragazzi del Festival Internazionale del Film di Roma, gli spettatori potranno scoprire interessanti film d’animazione firmati da talenti dell’illustrazione, del disegno, della pittura e della grafica. Si inizia il 9 febbraio con La tela animata di Jean-François Laguionie, mentre i successivi appuntamenti saranno con Le avventure di Fiocco di Neve di Andrés G. Schaer, Ernest & Celestine di Stéphane Aubier, Vincent Patar, Benjamin Renner, Tiffany e i tre briganti di Hayo Freitag e Nat e il segreto di Eleonora di Dominique Monféry, presentato al Festival Internazionale del Film di Roma. I film saranno preceduti dalla proiezione di un cortometraggio firmati da Emanuele Luzzati e Giulio Gianini: fra i titoli in programma, Pulcinella e il pesce magico, I paladini di Francia, La gazza ladra, Alì Babà. Inoltre, Cinema al MAXXI dedicherà al grande scenografo, animatore e illustratore genovese la programmazione di domenica 16 marzo quando il pubblico potrà assistere a Il flauto magico, la straordinaria opera per bambini e adulti firmata con Giulio Gianini. La proiezione sarà preceduta da due corti, Guizzino ed È mio, realizzati da Leo Lionni (storia e immagini) e Gianini (regia e animazione).

Cinema al MAXXI ospiterà infine un corso diretto da Mario Sesti dal titolo “Bella la fotografia, bravi gli interpreti: come diventare critici cinematografici in poche ore”, quattro incontri di formazione e “allenamento” di critica cinematografica che si terranno ogni lunedì dal 17 febbraio al 10 marzo alle ore 18 presso MAXXI BASE.

Dal 30 marzo La Furia dei Titani travolgerà i cinema … in 3D

Era il marzo 2010 e Scontro tra Titani doveva ancora uscire nelle sale che già si iniziava a parlare di un probabile sequel. E puntuale, il sequel è arrivato: La furia dei Titani in uscita nelle sale italiane dal prossimo 30 marzo. Sono passati dieci anni da quando il prode Perseo ha sconfitto il terribile e mostruoso Kraken, ed ora l’eroe tenta di vivere una vita tranquilla con il proprio figlioletto Helius in un piccolo villaggio di pescatori.

Nell’Olimpo però gli dei sono inquieti perché gli uomini credono sempre meno in loro indebolendo così il loro potere. I Titani stanno per approfittare della situazione e guidati da Crono, padre di Zeus, Ade e Poseidone progettano la loro vendetta. Quando Zeus, tradito dai fratelli, verrà rapito da Crono, toccherà a Perseo accorrere in suo aiuto accompagnato nella sua missione dalla principessa guerriera Andromeda, da Agenore, figlio di Poseidone, e dal dio Efesto.

A dirigere questo sequel di Scontro tra Titani, non sarà più Louis Leterrier, passato in compenso alla produzione esecutiva, bensì Jonathan Liebensman. Il regista sudafricano specializzato in horror movie si è fatto conoscere dal grande pubblico soprattutto per Non aprite quella porta. L’inizio, film del 2006 che ha ottenuto un discreto successo al botteghino; dopo aver perso la candidatura per dirigere il remake di Venerdì 13, andata a Marcus Nispel, Libensman ha quindi diretto World Invasion uscito nelle sale lo scorso anno.

Tornando a La furia dei Titani segnaliamo come il cast tecnico abbia subito un sostanziale restyling dopo il flop del primo capitolo, infatti oltre al regista sono cambiati anche gli sceneggiatori; David Leslie Johnson e Dan Mazeau hanno sostituito Greg Berlanti che dopo aver iniziato a scrivere la storia è stato messo da parte dalla Warner nel giugno del 2010. Riguardo al cast artistico invece sono arrivate quasi immediatamente le conferme di Sam Worthington, Ralph Fiennes e Liam Neeson a cui si aggiungono Bill Nighy per il ruolo di Efesto, Toby Kebell nel ruolo di Agenore ed Edgar Ramirez per la parte di Ares, il dio della guerra.

La vera e più interessante novità è però rappresentata da Rosamund Pike che sostituisce Alexa Davalos nel ruolo della regina Andromeda. La Pike, che ha superato una concorrenza nutrita e agguerrita, in cui spiccano i nomi di Janet Montgomery ed Haley Atwell, oltre a questo film era stata considerata anche per una parte in Superman: man of steel.

La furia dei Titani, le cui riprese sono iniziate il 23 marzo del 2011, è stato girato negli studi fuori Londra, a Surrey, oltre che nelle isole Canarie e più precisamente a Tenerife e La Gomera.

Dopo la grande delusione riportata per il primo film Scontro tra Titani, la produzione, la Worner Bros, ha cercato di evitare quegli errori che probabilmente hanno portato all’insuccesso: su tutti era stata criticata la conversione in 3D in post produzione e quindi ora il film è stato girato direttamente con la stereoscopia.

A fare outing riguardo al primo e sfortunato capitolo è stato lo stesso attore  Sam Worthington il quale ha affermato: “Penso che possiamo migliorare, con il primo film abbiamo deluso parecchie persone ed un sequel va fatto solo se il pubblico lo richiede o se si ritiene di poter fare un lavoro migliore del primo…quello che stiamo cercando di fare”. Ed ovviamente è quello che ci auguriamo tutti noi.

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